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Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport Divisione della scuola Profilo e compiti istituzionali dell’insegnante della scuola ticinese _______________________________________ Rapporto della consultazione _______________________________________ Dicembre 2015

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Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport Divisione della scuola

Profilo e compiti istituzionali dell’insegnante della scuola ticinese _______________________________________

Rapporto della consultazione _______________________________________

Dicembre 2015

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Indice _______________________________________________________________________________

1. Premessa p. 3

2. Esiti della consultazione p. 3

2.1 Aspetti procedurali e formali p. 3

2.2 Un documento troppo generalista p. 4

2.3 Normatività e prescrittività p. 5

2.4 Le scienze dell’educazione p. 5

3. Sintesi e prospettive p. 6

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La scuola che verrà. Sintesi della prima fase di riflessione collettiva

Divisione della scuola, Bellinzona 3

1. Premessa

Il 5 novembre 2014 il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) ha posto in consultazione il documento Profilo e compiti istituzionali dell’insegnante della scuola ticinese. Redatto da un gruppo di lavoro a cui hanno partecipato rappresentanti della Divisione della scuola (DS), della Divisione della formazione professionale (DFP), del Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) della SUPSI e dell’Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale (IUFFP), il documento intendeva fornire a un pubblico diversificato - composto da docenti, amministratori, politici, ma anche da genitori e cittadini interessati alla scuola - uno strumento orientativo che contribuisse a definire le caratteristiche del docente e le aspettative formulate nei suoi confronti dal mondo della scuola, dalla politica e dalla società civile. Nell’elaborazione del profilo si è cercato di tenere conto delle esigenze e delle prospettive culturali, sociali ed economiche del Cantone e, al contempo, si sono considerati i materiali che in un recente passato si sono confrontati con il tema dell’identità professionale del docente1. Non da ultimo, il documento ha fatto riferimento al mandato costituzionale e al quadro legale che regolano l’azione educativa della scuola (ovvero la Costituzione cantonale e la Legge della scuola del 1° febbraio 1990). Nello specifico, il testo posto in esame si articolava in tre sezioni che esponevano rispettivamente le caratteristiche personali del docente (attitudini, atteggiamenti, capacità), le sue caratteristiche professionali (competenze, conoscenze, valori) e i compiti istituzionali attribuiti al docente (incombenze, autonomia, responsabilità).

2. Esiti della consultazione

La consultazione, aperta il 5 novembre 2014, si è chiusa il 30 di agosto del 2015 (dopo essere stata prolungata su richiesta dei consultati). A questa data si sono raccolte una trentina di prese di posizione, provenienti soprattutto dal settore medio e medio superiore, dagli operatori del Servizio di sostegno pedagogico e dal mondo sindacale e associativo; meno rappresentato invece il settore della formazione professionale e i settori della scuola dell’infanzia e della scuola elementare.

La lettura delle prese di posizione trasmesse al DECS indica un quadro generale molto omogeneo, nel quale i consultati hanno espresso in modo quasi unanime forti dubbi e molteplici perplessità sul documento posto in esame: i due terzi dei consultati hanno in effetti esplicitamente richiesto che il testo fosse ritirato e rielaborato. I giudizi favorevoli espressi dai consultati si limitano invece ad accogliere positivamente la volontà di affrontare il tema dell’identità professionale del docente (definire i compiti principali; distinguerli da quelli secondari; adottare un codice etico e deontologico; esplicitare in modo chiaro competenze, attitudini e compiti).

Di seguito saranno presentati gli esiti della consultazione. Dati i pochi scarti presenti tra le varie prese di posizione, e il carattere omogeneo dei giudizi espressi, ci si limiterà a riportare i nodi tematici ricorrenti, esponendo le principali considerazioni, critiche e perplessità manifestate dai consultati.

2.1 Aspetti procedurali e formali

Prima ancora di fornire una valutazione dei contenuti, i consultati esprimono ripetute riserve sulla procedura di elaborazione del profilo e su alcuni aspetti formali del documento. Una parte di essi osserva che l’elaborazione del profilo è avvenuta senza tenere conto degli altri ‘cantieri aperti’ nel mondo della scuola: l’implementazione del concordato HarmoS, l’introduzione del nuovo Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese e il progetto di riforma La scuola che verrà. Data la stretta correlazione tematica delle diverse procedure, una maggiore coordinazione era auspicata da parte dei consultati. Sempre dal punto di vista procedurale - pur riconoscendo la volontà di includere nel progetto il mondo della scuola attraverso la consultazione - si lamenta lo scarso coinvolgimento dei

1 Si trattava dei seguenti documenti: il Profilo della professione docente, realizzato nel 2003 dalla Task force ‘Prospettive

professionali nell’insegnamento’ della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE); il documento Identità professionale del docente. Rapporto finale del 2007, a cura del Gruppo di lavoro ‘Identità professionale del docente’; il Profilo di competenza relativo ai docenti di formazione professionale, redatto nel 2011; il Profilo del docente SMS, redatto nel 2011; il Profilo professionale di riferimento per i docenti delle scuole comunali, redatto nel 2012.

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La scuola che verrà. Sintesi della prima fase di riflessione collettiva

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docenti nelle fasi di elaborazione e di redazione del documento. In particolare, l’assenza di docenti dal gruppo di lavoro è ritenuta come insensata e, a tratti, inaccettabile: la progettazione e la scrittura di un documento che tocca così da vicino l’identità e la professionalità del docente non può e non deve avvenire in sua assenza.

Sono poi ricorrenti le attestazioni di disagio di fronte ad alcune scelte formali adottate dagli estensori del documento posto in esame: l’assenza di informazioni sulla composizione del gruppo di lavoro (l’identità dei membri e le loro qualifiche non sono dichiarate, e il documento si presenta così sotto una veste anonima); l’assenza di un apparato critico nel quale appaiano con chiarezza i riferimenti alla letteratura scientifica richiamata con una certa frequenza nel testo; l’utilizzo di una terminologia e di concetti vaghi e poco chiari (che attribuiscono al documento un carattere di superficialità). Per i consultati, le mancanze riscontrate sul piano della forma invalidano l’efficacia del documento, contraddicendone la volontà di porsi come strumento orientativo e come un punto di riferimento univoco, chiaro e preciso per i suoi destinatari.

2.2 Un documento troppo generalista

L’insieme dei consultati condivide l’opinione che il profilo sia caratterizzato da un carattere eccessivamente generalista. Il documento è destinato a un ampio gruppo di destinatari, la cui natura è eterogenea: docenti, funzionari, amministratori, politici, genitori, cittadini. Questi non condividono le stesse aspettative, gli stessi bisogni, e non parlano necessariamente lo stesso linguaggio. La scelta di produrre un testo rivolto contemporaneamente all’insieme eterogeno dei destinatari è quindi giudicata come poco ragionevole e poco efficace. I consultati rilevano poi una contraddizione: malgrado l’ampio spettro dei destinatari, il profilo trascura di considerare (e di menzionare esplicitamente) l’insieme delle componenti che, con il docente, partecipano all’azione educativa della scuola. Questa lacuna appare sia dal confronto proposto da alcuni con il profilo professionale elaborato dalla CDPE nel 2003 (che nell’ottava delle tesi proposte tratta esplicitamente delle ‘condizioni quadro’ all’interno delle quali il docente opera)2, sia dal riferimento alle disposizioni contenute nella Legge della scuola del 1° febbraio 1990 (art. 3, cpv. 1) che elencano esplicitamente le componenti della scuola: i docenti, i maestri di tirocinio, gli allievi e i genitori.

Sulla base di questa osservazione, i consultati segnalano il rischio che, adottando il profilo, la responsabilità educativa sia interamente attribuita al docente, indentificato come unico responsabile in caso di fallimento nello svolgimento del mandato educativo (anche perché - ha osservato qualcuno - il documento impone normativamente al docente di ‘portare al successo gli allievi’). In altre parole, malgrado la dettagliata e diffusa elencazione dei doveri, il profilo dimenticherebbe di menzionare i diritti dei docenti e di tematizzare le condizioni quadro indispensabili alla riuscita della loro azione educativa.

Sempre a proposito del carattere generalista, il ritratto del docente tracciato dal profilo appare per l’insieme dei consultati come eccessivamente vago e fortemente idealizzato. Troppo generico, il profilo non riesce a essere incisivo e convincente, e non aderisce alla variegata realtà del panorama educativo della scuola ticinese. I consultati auspicano invece la redazione di profili adattati ai diversi settori scolastici e alle diverse tipologie di allievo e di docente3. Inoltre, il tentativo di voler coprire con un unico documento l’insieme dei docenti operanti nel sistema educativo ticinese, cancellerebbe la pluralità degli approcci e degli stili educativi che caratterizzano la professione.

Non da ultimo, alcuni tra i consultati hanno osservato che la scelta di tracciare un unico profilo, e di rivolgersi a una moltitudine di destinatari, incide sulle dimensioni e sulla fruibilità del testo, giudicato a più riprese come troppo esteso, ‘ipertrofico’, privo di struttura e di gerarchia.

2 Profilo della professione docente, realizzato nel 2003 dalla Task force ‘Prospettive professionali nell’insegnamento’

della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE), p. 37 e ss. 3 A questo proposito, gli operatori del Servizio di sostegno pedagogico che si sono espressi sul documento, segnalano

l’assenza di riferimenti espliciti ai compiti assunti dagli operatori della pedagogia speciale (la collaborazione con le famiglie e con le reti di sostegno; gli approfondimenti personali e la ricerca).

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2.3 Normatività e prescrittività

Partendo da un’osservazione sulla lingua e sullo stile impiegato nella stesura del profilo, considerato normativo e prescrittivo, i consultati rilevano alcuni aspetti contradditori. La volontà dichiarata di presentare un documento a carattere orientativo è in contrasto con il tono prescrittivo e normativo utilizzato nella formulazione dei contenuti. Il contrasto generato da questa contraddizione, al di là delle considerazioni formali, produce alcuni ‘effetti collaterali’ giudicati seri da parte dei consultati. Da una parte il carattere normativo e prescrittivo del documento entrerebbe in conflitto con il principio della libertà d’insegnamento sancito dalla Legge della scuola del 1° febbraio 1990 (art. 46, cpv. 1). D’altra parte si esprime la preoccupazione che il profilo - dichiarato come un documento a disposizione anche delle autorità di nomina, della politica e delle famiglie - si trasformi in uno strumento di controllo e di sanzione, impugnabile da attori esterni alla scuola. Un rischio aggravato dall’assenza di indicazioni chiare sulla compartecipazione delle componenti della scuola all’azione educativa (di cui si è trattato in precedenza). Si manifesta dunque un certo timore riguardo alla possibilità che profilo riduca l’autonomia del docente, promuovendo invece un’attitudine condiscendente, acritica e una ‘funzionarizzazione’ della professione (tra i consultati, qualcuno ha affermato: ‘non bisogna dire all’insegnante che cosa debba fare, ma limitarsi ad affermare che cosa non debba fare’).

2.4 Le scienze dell’educazione

Il profilo nasce da una visione psico-pedagogica dell’insegnamento e della scuola: l’argomento è sollevato a più riprese da consultati che ritengono eccessivo il peso dato alle scienze dell’educazione nell’allestimento del documento. Ritorna poi con regolarità l’osservazione che il profilo non tenga in considerazione il ruolo giocato dalla cultura e dalle conoscenze disciplinari che ogni docente deve possedere per poter insegnare. In sostanza, i consultati che si esprimono in proposito rilevano un netto squilibrio tra il peso preponderante assunto dalle scienze dell’educazione e gli scarsi riferimenti al ruolo della cultura e delle conoscenze disciplinari. Lo squilibrio genera due effetti: alcuni dei consultati lo considerano come uno slittamento dalla dimensione intellettuale della professione, verso quella relazionale-assistenziale (che produce inoltre un accumulo di ruoli e che non permette di focalizzare i compiti ‘primari’ dell’insegnamento, distinguendoli dagli aspetti ‘secondari’). Altri rilevano invece che l’assenza della variabile ‘culturale’ e ‘disciplinare’ svuoti l’identità professionale del docente, mettendo in ombra una parte rilevante delle attività che - al di fuori delle lezioni tenute in classe - partecipano all’azione educativa: ricerca personale, preparazione dei percorsi didattici, organizzazione di uscite di studio e di attività di sede, attività di revisione e correzione.

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3. Sintesi e prospettive

Le considerazioni espresse nelle prese di posizione forniscono indicazioni chiare sul grado di adesione dei consultati al documento posto in esame. Dati gli intenti degli estensori, e data la funzione che un profilo professionale dell’insegnante è chiamato ad assumere - sia nei confronti del corpo docente, sia verso gli altri attori del mondo della scuola ma non solo - procedere in assenza di una tale adesione risulta essere poco ragionevole. Non per questo l’esigenza di affrontare la tematica dell’identità professionale del docente passa in secondo piano. Anzi, l’esito della consultazione appena presa in esame, così come i dati ricavati dalla riflessione collettiva svolta attorno al progetto di riforma La scuola che verrà, indicano un marcato bisogno di chiarezza da parte del corpo docente sulla definizione di compiti, diritti e doveri dell’insegnante e - rispettivamente - sulle condizioni quadro e le modalità di una loro attuazione.

In prospettiva, tenuto conto degli esiti della consultazione, il documento Profilo e compiti istituzionali dell’insegnante della scuola ticinese sarà rielaborato da un gruppo di lavoro allargato, la cui composizione sarà resa pubblica e al quale saranno invitati i rappresentanti delle associazioni del mondo della scuola e dei sindacati dei docenti. A questo proposito occorre forse ricordare che la decisione di allestire un profilo dell’insegnante affidando il compito a un gruppo di lavoro ristretto era motivata dal fatto che nel recente passato erano già stati elaborati diversi documenti che, nei diversi settori scolastici, trattavano dell’identità professionale del docente (in particolare, oltre ai documenti di carattere generale: il Profilo di competenza relativo ai docenti di formazione professionale, del 2011; il Profilo del docente SMS, del 2011; il Profilo professionale di riferimento per i docenti delle scuole comunali, del 2012). Dato che questi profili erano stati redatti sulla base di un intenso coinvolgimento dei docenti dei rispettivi ordini e gradi scolastici, una loro presenza diretta nel gruppo di lavoro non era stata ritenuta necessaria. Retrospettivamente, la decisione presa non si è rivelata opportuna, anche perché il peso dei precedenti profili all’interno di quello nuovo non è stato sufficientemente messo in evidenza.

Al gruppo di lavoro allargato sarà dunque affidato il compito di proporre una nuova versione del documento che tenga conto degli aspetti critici emersi dalla consultazione. Tra questi, la richiesta di mettere in rilievo all’interno di un profilo professionale la natura collettiva dell’azione educativa, alla quale partecipano tutte le componenti della scuola, viene riconosciuta di fondamentale importanza, e accolta come uno degli aspetti che prioritariamente dovranno essere perfezionati. Parallelamente, il nuovo gruppo di lavoro dovrà soffermarsi sulla struttura e sulla natura formale e stilistica del documento.

Affinché il compito del gruppo di lavoro non venga ostacolato da incomprensioni, si indicano in questa sede alcuni elementi importanti per il prosieguo dei lavori:

- attraverso il profilo il DECS non intendeva in nessun modo mettere in discussione la dimensione culturale o disciplinare dell’insegnamento. Le materie e il sapere sono e restano una componente fondamentale nella professione dell’insegnante: sono determinanti nell’assunzione dei docenti e nella loro formazione continua; influenzano il percorso scolastico degli allievi, organizzato e strutturato attorno alle materie o discipline. Non va tuttavia dimenticato che i compiti attribuiti al docente - come chiaramente indicato dalla Legge della scuola - non si limitano alla pura trasmissione di conoscenza e alla costruzione del sapere. Come già affermato nel documento che sintetizzava gli esiti della riflessione collettiva attorno al progetto di riforma La scuola che verrà, interrogarsi sul ruolo della cultura nella scuola è senz’altro necessario, ma occorre evitare il rischio di semplificazioni eccessive: la scuola è luogo di cultura; la scuola è luogo di competenze; la scuola è luogo di relazioni. Il docente è pertanto tenuto ad agire in tutti questi campi, tenendo in considerazione lo sviluppo dell’allievo nella sua completezza ed essendo in grado di accompagnarlo;

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- analogamente, il DECS non intende intaccare i principi dell’autonomia e della libertà di insegnamento: sono principi iscritti sia nel quadro legislativo della scuola ticinese, sia all’interno del capitale etico e valoriale che nel tempo si è costituito e al quale non si vuole rinunciare. Il rispetto della libertà e dell’autonomia del docente favoriscono lo sviluppo di stili di insegnamento individuali, mettono in evidenza le competenze personali e gli interessi di ricerca, contribuiscono inoltre all’innovazione in campo educativo. Nondimeno, il docente appartiene a un’istituzione e a una o più comunità di insegnamento/apprendimento: non può quindi agire al di fuori di un quadro che regoli il suo operato, e che permetta un’azione educativa comune tesa al raggiungimento degli obiettivi del sistema educativo;

- l’adozione di un profilo non vuole scaricare sul docente la responsabilità della riuscita scolastica degli allievi. Portare al successo il maggior numero di allievi è un obiettivo che la scuola si pone, un ideale a cui tendere e sul quale orientare il sistema educativo. Questo non equivale tuttavia ad affermare che il docente debba, da solo, portare ogni allievo al successo, indipendentemente da fattori ambientali, sociali, famigliari, cognitivi.

Sulla scorta di queste ultime considerazioni, accanto ai correttivi stilistici e formali già evocati, al gruppo di lavoro allargato spetterà di proporre un profilo che tenga conto del delicato equilibrio tra l’autonomia del docente e le aspettative del sistema (evidenziando al contempo le condizioni quadro indispensabili alla riuscita dell’azione educativa), così come della definizione del rapporto - e la distinzione - tra il livello delle aspettative (ideali a cui tendere) e il livello dell’operatività (norme, procedure, processi a cui riferirsi nella pratica professionale). Una riflessione sul grado di approfondimento del documento risulta quindi necessaria: fino a che livello di dettaglio deve spingersi il profilo? In che misura il profilo deve tenere conto delle differenze tra le varie tipologie di docente? Senza escludere la possibilità di esplicitare particolarità e specificità (di declinare quindi il profilo in funzione delle diverse tipologie di docente), il DECS ritiene opportuno presentare un documento unico, che metta innanzitutto in rilievo i valori e le caratteristiche che accomunano l’insieme dei docenti operanti nella scuola ticinese, che possa dunque porsi come un punto di riferimento comune.

Concludendo, il DECS coglie l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno voluto partecipare alla consultazione sul Profilo e compiti istituzionali dell’insegnante della scuola ticinese: il loro contribuito servirà a rendere il progetto più solido e robusto.