progetto giovani sud 2013
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Testimonianze Progetto Giovani Sud 2013TRANSCRIPT
Se la maglia della nonna ci lascia indifferentiSe la maglia della nonna ci lascia indifferentiSe la maglia della nonna ci lascia indifferenti
Tra tante cose del passato che si ricorda-
no con nostalgia, ce n’è una che sembra
non suscitarne affatto: il caldo maglione
lavorato ai ferri che la nonna regalava
nelle ricorrenze importanti. Aveva pure
qualche imperfezione, ma a nessuno
sarebbe venuto in mente di criticarlo, era
tipico del “fatto a mano”. Oggi un simile
regalo che successo potrebbe avere?
L’occhio è ipercritico. O la
perfezione o niente. La mate-
rialità e l’esteriorità galoppa-
no! Quale modello, dunque,
per i giovani? Eppure oggi
sembra quasi che siano i
giovani a costituire
“unicamente” un problema
sia sociale che ecclesiale.
Siamo ormai assuefatti alle
considerazioni su noi giovani:
privi di interesse, facebook-
dipendenti, poco colti, lontani
dalla fede, assolutamente
non praticanti una religione,
irresponsabili, arroganti, morbosi per
l’aspetto fisico … insomma immaturi e chi
più ne ha più ne metta! E la colpa di chi
è? Semplice la risposta : dei cattivi mo-
delli televisivi e delle “dispersioni della
rete virtuale”! Beh, mi sembra troppo co-
modo suffragare questa tesi, se mancano
i modelli non sarà perché gli adulti e le
istituzioni non ci sono? E, se ci sono, non
si fanno vedere? Se non “arrivano” non
avranno forse fallito? Qualcuno si è mai
chiesto in profondità di cosa davvero ab-
biamo bisogno noi giovani per accogliere
al meglio il dono della vita e, quindi, della
fede con tutto il coraggio possibile? Nella
decisione di seguire sic et simpliciter Ge-
sù e le sue logiche, spesso possiamo
sentirci accerchiati, impauriti e stanchi,
ma rimane la speranza di un cammi-
no da continuare, di una bellezza da
contemplare e di un Signore buono
che ci accoglie nella sua casa e nel
suo abbraccio ci fa riposare così da
poter andare avanti e compiere cia-
scuno la propria missione. Ma questo
messaggio perché non arriva piena-
mente? Siamo veramente noi giovani
“duri a sentire” o questo messaggio
non è poi tanto diffuso? Il Maestro ci
coinvolge in una relazione personale
di amicizia con lui nutrita dell’ascolto
della Parola e della preghiera, che
trova ulteriore vitalità nell’amore del
prossimo e del servizio al mondo:
questa la vera essenza da noi non
percepita, il primo insegnamento che
dai religiosi e dai laici ispirati deve
esser tramandato. Solo dopo sarà
possibile organizzare attività di qual-
sivoglia genere. Ripensando al con-
sueto modo dei miei coetanei di in-
tendere i vari incontri presso
l’oratorio della Parrocchia da me fre-
quentata, i momenti di incontro sono
visti in senso egoistico: ad esempio,
andare al catechismo per poter “fare la
Comunione e levarsi un pensiero”,
“andare” a Messa solo perché luogo
d’incontro o per apparire, aderire ad
un’iniziativa spesso tralasciando il
reale fine: conoscere e far conoscere
Dio. Siamo nell’era dell’impoverimento
antropologico: l’uomo viene sfruttato e
la sua vita assume un valore utilitaristi-
co, l’essere umano risulta “buono”
solo a certe condizioni non in
quanto uomo. Una vita a tutto ton-
do non può rinchiudersi
nell’individualismo, è questo il vero
scopo della fede e se non si riesce
a farlo capire ai giovani, a noi
‘adulti del domani’, allora
l’esistenza dell’uomo sarà confina-
ta a vari ‘compartimenti’ di como-
do. Sia chiaro, i problemi ci sono, e
anche grossi (sic!). Ma, nessuno di
noi è veramente vuoto, nessuno di
noi è irrimediabilmente perso, pro-
babilmente in molti c’è tanta solitu-
dine. Dico ai miei coetanei, che anche
noi dobbiamo aprirci e porre al centro
della nostra vita relazioni disinteressa-
te, significativi amori, rapporti fondati
su una roccia capace di essere motivo
di pienezza! Non siamo soli e la fede
deve darci forza per non mollare mai.
Esistono interrogativi rispetto ai quali
nessuno di noi può sentirsi estraneo o
lontano, ed esistono ugualmente realtà
che ci accomunano tutti: felicità, soffe-
renza, morte, amore, fallimenti, lavoro,
festa, giustizia e pace, la stessa sfida
di Dio. In molti cerchiamo Dio non co-
noscendolo e, talvolta, senza saperlo.
Giovanna Pisano Molochio (RC)
Domenica 17 marzo Domenica 17 marzo Domenica 17 marzo
201320132013,,, giornata pregiornata pregiornata pre---
adolescenti Istituto San adolescenti Istituto San adolescenti Istituto San
Vincenzo Vincenzo Vincenzo ---Reggio Cala-Reggio Cala-Reggio Cala-
briabriabria. «Noi vi consegniamo una lampada ac-
cesa. A voi di aggiungere olio per ali-
mentarla!». Questo il messaggio con-
clusivo che, nel pomeriggio di domeni-
ca 17 marzo, è stato affidato a 88 ra-
gazzi provenienti da San Costantino
Calabro, Vibo Valentia, Bianco e Reg-
gio Calabria. Gli arrivi scaglionati, con il
pulmino messo a disposizione del Co-
mune, o pagato dai ragazzi, col treno o
con la macchina di papà,
hanno portato i ‘pargoli’
presso la Chiesa di Santa
Maria della Cattolica dei
Greci di Reggio Calabria.
Gremita di ragazzi (oltre ai
‘nostri’, un gruppo di scout
e i piccoli dell’Azione Catto-
lica) la chiesa ha accolto il
suo pastore, don Valerio,
con i canti preparati da suor
Nicolina e dai suoi alunni di
V classe. L’omelia ha coin-
volto tutti, grazie al linguag-
gio semplice e penetrante del parroco:
«Dio traccia una via…per incontrarci su
questa via». Finita la Celebrazione
Eucaristica, i marciapiedi sono stati
invasi da frotte di ragazzi entusiasti di
cominciare una ‘giornata’ speciale. I
problemi tecnici non mancano mai – è
questo il bello della diretta – ma dopo
avere convinto il computer a proiettare
un power point e avergli detto che, in-
vece, non ci serviva e dopo aver accol-
to con gioia uno stereo .senza poterlo
ancora utilizzare perché non c’era una
doppia presa finalmente, spento il com-
puter, collegato lo stereo, i ragazzi di
Vibo Valentia hanno potuto esprimere il
loro immenso desiderio di condividere
l’armonia dello ‘stare insieme’ con il
canto ‘Danza degli amici’ preparato
con suor Annunziatina. Riacceso il
computer e datogli il suo ‘giusto’
spazio, suor Silvana ha interpretato
un canto diventato negli ultimi anni il
leit motiv degli incontri con i più gio-
vani: “Siamo luce, siano sale” di
suor Patrizia Pellegrino. Con i ragaz-
zi di San Costantino ci siamo dati ai
saluti in inglese “ Hallo, hallo, how
are you? Jesus love me and He love
you”! aiutati anche dai ragazzi di
Reggio per i gesti! Ed ecco, tutto era
pronto per accogliere le ‘Vergini’.
L’insegnante, Giovanna Gangemi
coinvolgendo ragazzi
della V classe della Scuola Primaria
e della I e II classe della Scuola Se-
condaria di 1° grado dell’Istituto San
Vincenzo di Reggio Calabria, ha
presentato una coreografia sulla
Parabola riportata dal Vangelo di
Matteo (Mt 25,1-13), di seguito un
tour de force… power point sulla
parabola… quiz… (che ha svegliato
in tutti la voglia di indovinare la ri-
sposta giusta nel minor tempo possi-
bile; velocissimi i ragazzi di Bian-
co!!!),condivisione in piccoli gruppi e
finalmente pranzooooo!!! (Eh sì, per
la prossima volta bisogna cambiare i
ritmi!!). Nel pomeriggio tutti in campo
per un torneo specialissimo: Dodge
ball con regole ‘proprie’, due squa-
dre per volta e 4 minuti a ‘game’!
Due arbitri fantastici: il signor Pierlui-
gi e un altro papà. E mezz’ora di libertà
assoluta per giocare a calcio, pallavolo,
con la corda, coi cerchi… anche se –
sigh! – i cellulari hanno continuato a
captare occhi e pollici di molti!!! Alle
15.15 tutti nel salone. Il momento più
bello e intenso della ‘nostra’ giornata.
Dopo i canti, un po’ di condivisione:
“C’erano dieci vergini, cinque stolte e
cinque sagge. Le stolte hanno preso le
lampade ma non l’olio, le sagge, inve-
ce, hanno preso anche l’olio”; “Quando
è arrivato lo Sposo, le dieci ragazze
sagge hanno danzato intorno a lui”;
“Quando le stolte hanno bussato alla
porta, lo Sposo ha detto: ‘Non vi
conosco’; Siamo stati insieme
come amici”. Una lampada ar-
deva, poggiata sopra un pagne
africano. Una lampada di car-
toncino, preparata dalle donne
ospiti della Casa Famiglia Cas-
sibile, è stata consegnata a
ciascun ragazzo, dai loro coe-
tanei ‘piccoli teologi’ o dai
catechisti presenti. Così, ci
siamo lasciati, con l’impegno
di aggiungere olio nelle no-
stre lampade: un impegno che
«Nessuno può vivere al nostro posto.
Quando le sagge non hanno voluto
dare olio alle stolte, ci hanno insegnato
che nessuno può dare a noi l’olio. Gesù
ci dice la verità, non ci inganna, ognuno
è responsabile della propria lampada».
Ma cosa è l’olio? Noi ci siamo fidate di
Giovanna Antida: “ quale abbondanza
di opere buone potremo presentare a
questo Sposo ” ecco faremo a gara a
compiere nei prossimi mesi ‘opere
buone’: attenti ai nostri compagni di
classe, soprattutto quelli in difficoltà;
pronti ad accogliere tutti senza discrimi-
nare chi è ‘straniero’; felici di organizza-
re momenti di festa per gli ‘anziani’ o i
‘disabili’…pronti ad AMARE!
Un’educatrice
… Accendi il pensiero!… Accendi il pensiero!… Accendi il pensiero!
PER L’ ANNO DELLA FEDE: YOUCATPER L’ ANNO DELLA FEDE: YOUCATPER L’ ANNO DELLA FEDE: YOUCAT
In quest’anno della fede sentiamo il bisogno di
tornare alle radici profonde del nostro credo,
iniziando proprio dalle caratteristiche essen-
ziali della pratica cristiana. Ci serviamo di
YouCat, il catechismo fatto apposta per i gio-
vani!
Perché la musica è così importante per noi
giovani? Perché spesso preferiamo scappare
dal mondo e rifugiarci nel nostro microco-
smo? L’abbiamo chiesto a Federica.
chiedere nulla in cambio. La musica è la spinta
che proviene dall'interno ed è ovunque, è un luo-
go nel quale possiamo sentirci salvi, al sicuro,
coccolati, cullati. Questo colore che diamo al
nostro mondo ci può aiutare a vedere tutto con
una luce nuova, è l'armonia dell'universo mera-
vigliosa in ogni sua sfumatura, e non è solo nel
piacevole suono di una chitarra o
nelle dolci note di un pianoforte, o nella voce
angelica dei nostri cantanti preferiti. La musica è
nel rumore delle onde del mare, in quello della
pioggia che cade, nel soffio del vento, nella risa-
ta di un bambino. È in ogni piccola grande cosa
che Dio ci ha donato, non bisogna fare altro che
aprire il nostro cuore.. ed ascoltare.
Federica De Falco (Napoli)
Il mondo può apparire spento quando ci sem-
bra che tutto ci stia crollando addosso, quindi
abbiamo bisogno di un colore che lo accenda.
Il colore che diamo al nostro mondo si traduce
in note nelle quali ci rifugiamo e che possono
darci la forza per andare avanti.. Non importa
il quando, il dove, il come o il perché, la musi-
ca c'è sempre e riesce a darci tanto senza
Che cosa significa il segno della croce?
Con il segno della croce ci poniamo sotto la
protezione del Dio trino. [CCC 2157, 2166]
All'inizio del giorno, di una preghiera, ma
anche prima di cominciare azioni importanti,
un cristiano si pone sotto il segno della croce e
con esso dà inizio a qualcosa "nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".
L'invocazione per nome del Dio trino, che ci
abbraccia da ogni lato, santifica le azioni che
cominciamo; ci dona la benedizione e ci rende
forti nelle difficoltà e nelle tentazioni.
Andrea Bisogni (Napoli)
La nostra Quaresima di carità
La Quaresima dei giovani di 3^, 4^ e 5^ superio-re, di Delianuova (RC), è iniziata compiendo la prima delle opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, recandoci a Maropati (RC) martedì 12 febbraio, presso la mensa degli immigrati “Il cenacolo”. Per molti di noi è stata la prima esperienza di servizio alle persone po-vere. Abbiamo servito ai tavoli degli immigrati, i quali sono stati molto riconoscenti per il pane che abbiamo portato e che spesso a loro manca. Siamo tornati a casa contenti per aver aiutato gente che aveva bisogno, vedendo in loro il volto di Cristo. Queste opere ci fanno crescere come persone e come cristiani e ci aiuteranno a rende-re felici le persone che abbiamo accanto anche se diverse da noi. A Pasqua Gesù muore e risorge per ricondurci tutti ad unità: vecchi e giovani, malati e sani, neri e bianchi, liberi e carcerati, po-veri e ricchi.
Serena Lombardo e Antonella Iannò
Il sì di Chiara … il nostro sì
… a Gesù!
Chi è Chiara Luce?
Chiara è una giovane ragazza di Sassello
(Savona), tanto desiderata dai suoi genito-
ri che accolgono cosi il dono grande di u-
na figlia dopo tanti anni di matrimonio.
Chiara cresce in questa famiglia cristiana
ed è attenta fin da piccola agli altri. Rac-
conta mamma Teresa: "Chiara aveva molti
giocattoli e come a tutti i bambini le piaceva
giocare. Un giorno, mentre giocava nella sua
cameretta, io ordinavo la cucina. Ad un certo
momento apro la porta e dico a Chiara: “Certo,
di giocattoli ne hai tanti, ne hai molti!” e lei
dice: “Sì, perché?”. E io dico: “Non potresti
regalarne alcuni ai poveri?”. E lei dice: “Sono
i miei!” E prende questi giocattoli per paura,
per timore. E dopo un po’, vado in cucina e
sento lei che parla: “Questo sì, questo no…!”
Mi sono incuriosita, sono tornata sulla porta e
vedevo che aveva diviso tutti i suoi giocattoli e
poi mi ha detto: “Portami una borsa mamma”, io
gliel’ho portata e ha messo un po’ di giocattoli nel-
la borsa. Le ho chiesto: “Ma Chiara questi sono
quelli nuovi!” E lei mi ha risposto: “Mamma, ai
bimbi poveri non si possono regalare i giocattoli
rotti o vecchi”.
Durante la sua adolescenza incontra la spiri-
tualità del Movimento dei Focolari a cui sce-
glie di aderire vivendo concretamente gli in-
segnamenti del Vangelo per realizzare il so-
gno di Gesù: “Padre che tutti siano uno”.
Questa scelta si fa radicale e decisiva nel mo-
mento in cui Chiara viene a conoscenza di
avere un tumore: impiega ben 25 minuti per
dire il suo Sì a Gesù abbandonato sotto le
vesti della malattia, un sì radicale e definitivo
da cui non si tirerà mai indietro, anche quan-
do le cure saranno dure. “Sai, Gesù mi smac-
chia con la varechina anche i puntini neri, e la va-
rechina brucia. Così quando arriverò in Paradiso
sarò bianca come la neve”. Arriverà anche a
chiedere che non le sia data la morfina perché
la rende poco lucida: “Mi toglie la lucidità ed io
posso offrire a Gesù solo il dolore”.
È la sua migliore amica Chicca a provare il
vestito “da sposa” che Chiara vuole indossare
al suo funerale, perché è certa che nella morte
incontrerà lo Sposo della sua anima! Le ulti-
me parole sono rivolte alla mamma: “Mamma
sii felice, perché io lo sono. Ciao!” E sempre a lei
confida il suo amore per i giovani a cui lascia
il testimone una volta che lei sarà arrivata alla
meta.
Cosa rappresenta per te l’esempio di Luce?
Il nome nuovo di Chiara Luce le viene dato
dopo varie incessanti richieste da parte di
Chiaretta stessa, da Chiara Lubich, fondatrice
del Movimento dei Focolari, e cosi è stato:
nella sua sofferenza Chiara è stato un model-
lo di gioia nel dolore, di radicalità nel mo-
mento della prova con i suoi soli 18 anni di
vita vissuti pienamente per un amore che non
muore, è stata per i giovani del movimento e
del mondo intero
… ANNO DELLA FEDE… ANNO DELLA FEDE… ANNO DELLA FEDE
Continua a pag. 12
… ANNO DELLA FEDE… ANNO DELLA FEDE… ANNO DELLA FEDE
Cosa vuol dire avere fede oggi? o meglio
chi e come sono i giovani cristiani di oggi?
Il nostro mondo tanto votato al raziocinio,
alla praticità, in cui parole come web, face-
book, twitter spopolano è ancora capace di
forgiare cristiani dalla fede profonda e con
una cultura religiosa valida? Teologi, psi-
cologi, storici si prodigano nell’ analizzare il
comportamento delle fasce più giovani
della popolazione davanti alla fede, alla
religiosità. Da queste analisi emergono
spesso dati poco confortanti, i più giovani
tendono ad allontanarsi dalla Chiesa, non
ne sentono il richiamo o preferiscono una
“fede fai da te” o meglio “un Dio su misu-
ra”, ed ecco delinearsi figure di ragazzi indecisi, disinteressati, superficiali. Eppure, proprio in questo contesto
storico sociale, non mancano le manifestazioni di fede autentica da parte di tanti giovani, come quelli che
prendono parte alla GMG coi grandi sorrisi stampati sul viso, pronti a sottoporsi ad estenuanti giornate sotto il
sole per pregare con il Papa e con i tanti coetanei di ogni parte del globo. E’ vero che il mondo offre, oggi,
tanti stimoli e distrazioni che, forse, allontanano facilmente chi è più giovane dalla ricerca profonda di sé, da
una spiritualità fatta di riflessione, di affidamento completo a Dio: il tempo da dedicare alla preghiera si riduce
tanto da sparire, Natale e Pasqua diventano occasioni solo per rispolverare qualche preghiera. Pare si celi
una qualche forma di diffidenza, da parte dei più giovani, verso i dogmi della fede perché quando la spiega-
zione scientifica e l’umana razionalità non bastano è meglio non arrovellarsi, piuttosto si cammina
nell’indifferenza e nel disinteresse. Il senso di smarrimento a volte è molto forte, ma attaccarsi a Dio, alla
preghiera aiuta a mantenere l’equilibrio nella propria vita, a discernere il bene dal male per sé e per gli altri.
Non mancano le testimonianze incoraggianti dei tanti giovani che si consacrano a Dio, anche nella nostra
Diocesi (Oppido-Palmi) che si fanno portatori del messaggio del Buon Gesù; poi ci sono coloro che diventano
membri di associazioni di volontariato all’interno di enti cattolici e si prendono cura di poveri, anziani, malati,
bambini. Ragazzi e ragazze che spendono un po’ del loro tempo libero per gli altri, che danno e che ricevono
tantissimo in cambio, calore umano, gratitudine. Non è poi del tutto vero che i giovani mostrano disinteresse
verso il messaggio ed i valori cristiani. La Chiesa inoltre, si sta aprendo sempre di più ai giovani, offrendo
loro la possibilità di esprimersi e di comunicare ed investendo proprio sui nuovi mezzi di comunicazione tanto
cari ai giovanissimi. Il Papa, i gruppi di preghiera, i San-
tuari di tutto il mondo sono presenti sui social network per
raggiungere chiunque, ovunque. La fede viene interpella-
ta da nuove situazioni e nuovi linguaggi ai quali deve sa-
per rispondere, un nuovo tipo di evangelizzazione,
“un’evangelizzazione hi-tech” è necessaria, perché è inu-
tile negare che nelle mani dei giovani c’è il futuro della
Chiesa e non solo.
Caterina Italiano
Delianuova (RC)
Arte e fedeArte e fedeArte e fede
… ANNO DELLA FEDE… ANNO DELLA FEDE… ANNO DELLA FEDE
Il 20 marzo, a Napoli, Basilica Santa Chiara, un
gruppo di Suore ha partecipato ad un coinvol-
gente momento di preghiera pensato per i giova-
ni universitari. Denominazione dell’evento “I
poveri cristi”. Non potendo trasmettervi la ric-
chezza spirituale e profonda del loro vissuto, vi
proponiamo alcuni brevi flash della spiegazione
dell’immagine della SS. Trinità, sperando di su-
scitare in voi il desiderio di partecipare al prossi-
mo evento: il 28 maggio al Gesù Nuovo.
SS. Trinità di Roberto d’Oderisio - S. Chiara Napoli In uno dei contesti più rappresentativi della città di Napoli si scopre un gioiello dell’arte del XIV secolo: il trecen-tesco affresco della SS. Trinità attribuibile a Roberto d’Oderisio o a un suo allievo. Una grande carica espressiva caratterizza l’immagine della Trinità. Centrata sulla figura del Cristo morto. Il te-ma è fortemente mistico: Dio Padre, insieme allo Spirito Santo sotto forma di bianca colomba, raccoglie e innalza verso il cielo il corpo di Cristo. È il dogma cristiano della compresenza divina del Pa-dre, del Figlio e dello Spirito Santo interpretato visivamen-te con un taglio del tutto par-ticolare. Si compie così il ciclo dell’esistenza terrena di Ge-sù, si apre la gloria divina: non a caso il termine più pre-ciso per la scena è Trono di Grazia, a indicare propria-mente il rango regale assunto da Cristo. Il Padre sorregge il corpo esanime Cristo. Dio è seduto in trono, per evocare il tema del Giudi-zio che segue la Resurrezione. Dio Padre indossa una tunica rossa, ha le sembianze di un uomo maturo ed un'espressione ieratica; le braccia sono leggermente aperte per reggere le braccia di Cristo, che riconse-gnano il braccio orizzontale della croce, simbolo che viene duplicato sulla veste di Dio Padre. La posizione arcuata delle gambe inchiodate sulla croce e il panno quasi trasparente che sembra scivolare lungo i fian-chi, mostrano marcate somiglianze con i crocifissi giotteschi. Interessante è anche un’altra lettura: il figlio, infatti, nella posizione del Cristo in croce ma senza il legno viene sostenuto dal Padre, anzi è nelle
braccia del Padre che amorevolmente lo tiene, ispi-rato, potrebbe dirsi, dalla santa colomba. Le tre figu-re costituiscono una compatta unità nel segno dell’amore pietoso e soccorrevole: unità che non è tuttavia fine a se stessa e chiusa nel suo assetto trini-tario, ma nell’interpretazione dell’artista ha un suo preciso epilogo. L’artista, infatti ha circondato le tre figure nella mandorla di raggi, che costituiscono sfondo e prospettiva teologica dell’intera rappresen-tazione alludendo chiaramente alla Resurrezione e alla Gloria del Cristo Risorto. E dunque la Resurrezio-ne il punto di arrivo dell’intera rappresentazione, partendo dalla Pietà ossia dalla compartecipazione al dolore del sacrificio. La raffigurazione della Trinità è completata dalla colomba dello Spirito Santo: le sue ali sembrano disporsi attorno al collo di Dio Padre, tanto da rendere problematico, a prima vista, il suo
riconoscimento. Su di un piano inferiore e, nell'il-lusione prospettica, più prossime allo spettatore stanno le figure della Madonna e di S. Giovan-ni. Il santo evangelista è avvolto in un mantello rosso; lo sguardo è bas-so non rivolto alla croce, tipico atteggiamento del "dolente". Maria invece è stranamente distacca-ta e si volge verso chi guarda il dipinto. Chi si trova di fronte a questa figura ha la sensazione di essere ammessa ad assistere alla sofferenza
estrema di Cristo uomo per liberare l’umanità dalla schiavitù del peccato. Ma allo stesso tempo, alla pe-na della morte, segue la gloriosa vittoria nella Resur-rezione, cui rimanda la stessa raffigurazione di Cristo privo delle copiose emorragie nelle ferite sul corpo, le figure dello Spirito Santo e di Dio Padre, quasi a voler raffigurare quanto scritto nel Vangelo di Gio-vanni «Tutto è compiuto!».
Infine tutta la raffigurazione può essere letta come la rappresentazione del percorso dell’uomo che si in-nalza verso la salvezza: dalla vita terrena attraverso la preghiera e l’intercessione (la Vergine e San Gio-vanni) si può arrivare a Dio (la Trinità).
(Appunti della relazione della dr.ssa G. Albano)
“La voce del silenzio” Un giovane racconta la sua esperienza degli esercizi spirituali decanali.
Se penso a questa esperienza appena vissuta, degli esercizi spirituali decanali, nei giorni 19-21 febbrai, penso anzitutto a quan-to è bello il dono della condivisione. Condi-videre è “dividere con..”, spezzare, diminu-ire. Eppure da questa pratica che apparente-mente sottrae, se ne esce arricchiti, impre-ziositi, nuovi. Penso a questo: condividere fa bene all’anima. Durante un momento di condivisione, una signora così ha esordito: “Non sapevo di questi esercizi, sono corsa qui ed ho trovato ciò che cercavo”. Chi voleva il silenzio, chi un po’ di Dio, chi una parola di conforto da parte di Don Lello.. Tutti, chi più chi meno, hanno trovato ciò che cercavano. Noi giovani, purtroppo, abbiamo
smarrito il senso e l’importanza del silenzio. Noto in giro solamente una sfrenata ricerca di brividi svuotati da ogni valore. Noto che un giovane preferisce ante-
porre un succo di frutta preso in compagnia con un super alcolico che ti stona; che per un ragazzo a vent'anni è meglio una assordante musica pri-va di senso che una melodia più dolce e significativa; che è più facile uccidere la propria ragazza che augurarle il bene ac-cettando una persona diversa al suo fianco. Se facessimo un po’ più di silen-zio, se solo pensassimo un po’ in più nel silenzio del nostro cuore, tutto sarebbe migliore. Per me questa è la vera Chiesa. La chiesa non è solamente quella
gerarchica. Chiesa sono quei saluti calorosi al termine dell’Eucaristia conclusiva, sono quei silenzi di meditazione, quei sorrisi tra due persone che si sono trovate agli esercizi e hanno deciso di conoscersi meglio. Dell’esperienza degli esercizi spirituali, mi porto dietro la perla preziosa che è il silen-zio. Insieme all’iPod, quando esco di casa, vor-rei portare con me un piccolo Vangelo ta-scabile. Magari riesco a trasformare piccoli momenti di distrazione giornaliera in picco-li momenti di meditazione sulla Parola. Chissà se ci riuscirò.
Antonio Salamandra (Napoli)
… ANNO DELLA FEDE… ANNO DELLA FEDE… ANNO DELLA FEDE
Il Signore ti ristora … È stato Lui a ristorare le nostre anime nella
casa coloratissima che è la Terra. Dio ci ha
fatto sperimentare la sua paternità e di conse-
guenza il sentirci tutti fratelli. Abbiamo ab-
battuto le separazioni, le divisioni, per vivere
alla luce dell’unità, della fiducia. Nel silenzio
della preghiera di Taizè si faceva viva la pre-
senza di Cristo: solo il canto rompeva
l’atmosfera di Cielo, per far entrare nel cuore
di ciascuno la sua Parola viva. È stato un con-
tinuo atto di fiducia e questo ci ha fatto speri-
mentare una grandissima gioia, una gioia so-
prannaturale, che non si prova ogni giorno. Il
pellegrinaggio di fiducia ci ha lasciato il desi-
derio di costruire la
fraternità universa-
le, cercando quello
che unisce le nostre
Chiese e i nostri
popoli. I frères con
la loro semplicità e
il loro essere in Dio,
ci hanno trasmesso
la voglia di essen-
zialità: solo Dios
basta, Dio solo ba-
sta. Uno dei mo-
menti più speciali è stato l’incontro con Bene-
detto XVI: il popolo di Dio, di ogni razza e
tribù, riunito intorno a Pietro. Il Papa ci ha
lasciato un invito bellissimo: “Siete tutti chia-
mati ad essere delle piccole luci per quanti vi
circondano”. Adesso a noi la sfida di portare
ad ogni prossimo questa luce, per costruire
un mondo più cristiano e quindi più umano.
Andrea Bisogni (Napoli)
Pellegrinaggio di fiducia con Taizè In realtà non avevo idea di cosa fosse Taizè, nè
tantomeno quali fossero i miei programmi per il
Capodanno 2013 e quindi quando mi fu presentata
la settimana di pellegrinaggio a Roma per questo
incontro, la mia reazione fu piuttosto indifferente.
Solo in seguito io e il mio amico Andrea decidem-
mo che volevamo provarci, volevamo scoprire,
insieme, questa nuova avventura, volevamo vivere que-
sta esperienza di pellegrinaggio di fiducia. E siamo parti-
ti, carichi di speranza e di fiducia verso l’”ignoto”. La
nostra sistemazione era presso il Centro Betania delle
Suore della Carità. Mi sembra doveroso ringraziare an-
cora una volta le suore per la splendida accoglienza e per
la meravigliosa avventura che la loro premura ha reso
ancora più memorabile. Lì al centro c’erano altri ragazzi
italiani, ma anche un gruppo di francesi e tre ragazze
rumene e qui, già dalla prima sera, dividendoci in piccoli
gruppi, abbiamo fatto conoscenza. Quel momento di co-
munione mi hai dato la possibilità di scoprire un po’ di
me in ognuno di loro. È stato un bel momento di unità.
La sera poi, prima di andare a dormire, chi voleva poteva
adorare Gesù Eucaristia: era emozionante constatare co-
me, dopo ore di cammino o di visite per la città, tutti noi
nel silenzio Lo ringrazia-
vamo per la giornata ap-
pena trascorsa, di cui
nemmeno un momento
era andato perduto. Le
giornate infatti erano
molto intense: al mattino
si iniziava con la preghie-
ra nelle parrocchie di ac-
coglienza che arrivavano
ad ospitare fino a 300
ragazzi provenienti da
tutta Europa: tedeschi,
francesi, russi, polacchi... Sfoggiare il mio modesto in-
glese e riuscire comunque a comunicare mi ha dato una
grande carica e la mia autostima e fiducia cresceva ogni
volta sempre di più nel constatare che almeno l’ostacolo
della lingua era facilmente valicabile. Ciò mi spronava a
conoscere sempre nuova gente, a riconoscere un Gesù
dalle mille facce. Il silenzio che in una città come Roma
sembra un’utopia si concretizzava e si rinnovava quoti-
dianamente, più volte al giorno, ogni volta che, nelle
varie basiliche della Capitale, i giovani si riunivano con
una solennità mai sperimentata prima, pregando e can-
tando. Non posso raccontare tutti gli avvenimenti vissuti
in quella settimana, non basterebbe una giornata intera,
ma mi piacerebbe terminare con questa immagine. Dopo
la celebrazione del primo gennaio, una donna in lacrime
si avvicina sospirando: “Mi avete ridato la fiducia nei
giovani, mi avete fatto scoprire che avete tanto da inse-
gnare a noi “piccoli adulti”.
Alessia Badolati (Napoli)
Una straordinaria esperienza internazionaleUna straordinaria esperienza internazionaleUna straordinaria esperienza internazionale
IL GIOVANE RICCO
L’aria fresca del mattino
mi riaccende dentro al cuore
quell’immenso desiderio che...
mi riconduce a Te...
Stessa luce, stesso cielo
che si incontrano nel vero
dello sguardo che si posò su di me
come uno specchio che...
...rivela quella immagine che
riporta l’impronta di Dio.
Eccola la risposta che slega il mio domani
e mi rende libero dai “se”...
ed una nuova ricchezza c’è.
Sei Tu, sei Tu il cuore dell’umanità
nel legno di una culla ha dato esempio di
umiltà
Sei Tu, sei Tu il Dio Potente in mezzo a noi
sul legno della croce hai dato vita per i tuoi
Ed è un giorno come altri,
tra la folla in mezzo ai tanti
ma una gioia mi ricolma già...
squarcia l’eternità...
...e adesso non vorrei non essere
non esser ricco di Te
Eccola la risposta che slega il mio domani
e mi rende libero dai “se”...
ed una nuova ricchezza c’è.
Sei Tu, sei Tu il cuore dell’umanità
offerto per amore hai voluto l’unità
Sei Tu, sei Tu il Dio Potente in mezzo a noi
dal trono di dolore hai riscattato i figli tuoi
...ed ora nel mio cuore c’è...
la certezza che...
quello sguardo triste non è il mio.
Alcuni stralci dalla riflessione insieme
ai giovani, a Lamezia Terme.
NICODEMO: la ricerca, il
dubbio, la fede.
Nicodemo è un capo dei Giudei. Lo
troviamo tre volte nel Vangelo di Gio-
vanni, in occasione di tre feste di Pa-
squa. È sicuramente una persona in ricerca e va
da Gesù di notte. È interessante questo suo anda-
re da Gesù. L’evangelista lascia a noi la scelta se
porre l'accento sul fatto che va da Gesù di notte,
o sul fatto che va da Gesù. È una persona adulta,
ma non ha fatto ancora nessuna scelta. Non si è
posto dinanzi ad una alternativa. Egli vuole anzi-
tutto capire e vuole vedere se è possibile conci-
liare un dialogo serio con Gesù senza compro-
mettersi e sbilanciarsi pubblicamente. Nicodemo
è ancora troppo preoccupato di sé, della sua im-
magine; è soprattutto attento alle sue domande.
Vuole avere delle certezze. Si avvicina a Gesù,
ma lo fa di notte. Appartiene a quel gruppo dei
“molti che cedettero” in Gesù vedendo i segni
che egli faceva. Gesù di questo gruppo di "molti
che cedettero" non si fida perché la loro cono-
scenza si ferma alla superficie, non va in profon-
dità; sono capaci di cogliere il nuovo ma lo im-
prigionano subito dentro i loro schemi. Sono per-
sone che non si lasciano guidare dallo Spirito.
Infatti, Nicodemo comincia il colloquio con Ge-
sù non facendo domande, ma affermando quello
che lui e il suo gruppo già sa di Gesù: «Noi sap-
piamo che sei maestro venuto da Dio». Comincia
a sottolineare che “sa”; sa che Gesù è un mae-
stro. Sembra un riconoscimento importante, ma
in realtà è poca cosa. Nicodemo non sa chi è dav-
vero Gesù, ma inizia con l’atteggiamento di chi
sa con la speranza di attirare benevolenza.
All’inizio del colloquio è fin troppo sicuro di sé,
alla fine resta in silenzio. Nicodemo impersona
l'incomprensione, il rifiuto, la sfiducia del grup-
po che rappresenta. Arriverà Nicodemo a capire,
accettare e credere? Il fatto che lo ritroviamo
alla fine del Vangelo che aiuta Giuseppe di Ari-
matea a dare sepoltura al corpo di Gesù, fa ben
sperare. Ma domandiamoci: Quanti Nicodemo ci
sono tra noi? Quanto di Nicodemo c'è in ciascu-
no di noi? Chi darà un risposta ai Nicodemo di
oggi? Chi aiuterà i Nicodemo di oggi ad incon-
trare Gesù? E dove possono incontrare Gesù i
Nicodemo di oggi?
… Sulla via di Damasco …… Sulla via di Damasco …… Sulla via di Damasco …
Lamezia Terme, 23Lamezia Terme, 23Lamezia Terme, 23---24 febbraio 201324 febbraio 201324 febbraio 2013
Fine settimana vocazionale inter Fine settimana vocazionale inter Fine settimana vocazionale inter --- congregazionalecongregazionalecongregazionale
Pubblichiamo un canto vocazionale scritto da Diana
Oppedisano, una giovane di Villa San Giovanni (RC).
Esperienze...Esperienze...Esperienze...
PALERMO…
Durante questo
inverno 2012-
2013, noi ragazzi
di Ciaculli, con
l’aiuto delle no-
stre Suore della
Carità, sr Mela-
nia, sr Gabriella,
sr Shima, abbia-
mo avuto l’occasione di incontrare altri giovani,
provenienti da diverse zone di Palermo o da altri
paesi della Sicilia. Ci siamo dati appuntamento
due domeniche mattina a “Dipingi la pace”, no-
stro luogo di incontro, e dopo aver chiacchierato
un po’, seduti formando un cerchio, abbiamo
affrontato un gioco proposto ai fini di conoscerci
e di venire a conoscenza dei nostri interessi; in
realtà, direi che questo è stato anche un modo
per “rompere il ghiaccio” . Abbiamo avuto mo-
do di confrontarci su alcuni temi biblici e di cre-
scita personale. Abbiamo visto un cortometrag-
gio che ha commosso tutti, si intitolava “Il circo
della farfalla”, ci ha fatto riflettere molto. Il suo
significato è profondo; qui non si parla di avven-
ture impossibili, ma di voglia di vivere. Tutti sia-
mo riusciti a tirare fuori le nostre riflessioni e
considerazioni che mano mano che venivano e-
spresse ci facevano riflettere ed elaborare nuovi
contenuti, andando sempre più in profondità. Il
pranzo insieme ci ha dato la possibilità di socia-
lizzare e dialogare un po’; le danze e i canti con
l’ausilio di un cellulare, un cavo, una cassa e un
microfono hanno animato i momenti di ricrea-
zione. È stato interessante conoscere i diversi
modi di agire dei gruppi e sicuramente è stata
per ognuno di noi un’opportunità di crescita in-
teriore.
Un grazie a tutte le Suore che ci hanno guidato.
Cari giovani, vi ho visto nella processione, quando en-
travate; vi immagino a fare festa intorno a Gesù, agitando i
rami d’ulivo; vi immagino mentre gridate il suo nome ed
esprimete la vostra gioia di essere con Lui! Voi avete una
parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la
gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con
un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a set-
tanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non
invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è
molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna
della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se
stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male. Voi portate la Croce pellegrina
attraverso tutti i continenti, per le strade del mondo! La portate rispondendo all’invito di Gesù «Andate e fate
discepoli tutti i popoli» (cfr Mt 28,19), che è il tema della Giornata della Gioventù di quest’anno. La portate
per dire a tutti che sulla croce Gesù ha abbattuto il muro dell’inimicizia, che separa gli uomini e i popoli, e ha
portato la riconciliazione e la pace. Cari amici, anch’io mi metto in cammino con voi, da oggi, sulle orme del
beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Ormai siamo vicini alla prossima tappa di questo grande pelle-
grinaggio della Croce. Guardo con gioia al prossimo luglio, a Rio de Janeiro! Vi do appuntamento in quella
grande città del Brasile! Preparatevi bene, soprattutto spiritualmente nelle vostre comunità, perché
quell’Incontro sia un segno di fede per il mondo intero. I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Ge-
sù; è buono andare con Gesù; è buono il messaggio di Gesù; è buono uscire da se stessi, alle periferie del
mondo e dell’esistenza per portare Gesù! (Dall’omelia di domenica delle Palme)
Esperienze...Esperienze...Esperienze...
MISSIONE GIOVANI A SCUOLA/ “Passa il favore”
Oppido Mamertina (RC), 7-9 marzo 2013 Nei giorni 7-9 marzo 2013, sr Tina, sr Angela e
sr Monica hanno raggiunto noi studenti di Oppi-
do Mamertina per parlarci di alcuni valori molto
importanti per noi cristiani: la solidarietà, la fra-
ternità, la sobrietà. Hanno incontrato le classi
delle liceo Classico e del Liceo scientifico e
dell’ITIS e attraverso alcuni spezzoni del film
“Un villaggio di cartone” e del film “Un sogno
per domani”, hanno orientato i nostri pensieri e
attenzione sull’importanza di fare qualcosa per
gli altri, o come si diceva nel film di “passare il
favore”. Sr Angela ci ha molto commosso con la narrazione della sua esperienza e del suo servizio
presso i poveri, mentre sr Tina ci ha annunciato la possibilità di fare volontariato presso le case
delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret che accolgono persone in situazione di
povertà: malati di Aids, bambini della casa famiglia, anziani; e ci ha anche parlato di due progetti
che dovranno partire a settembre a San Ferdinando: progetti immigrati, per i bambini, e cooperati-
va di giovani per lavorare la terra. Sr Monica, infine, ha incontrato l’associazione “Ricerca alterna-
tiva” e ha presentato alcuni progetti di volontariato internazionale. Noi studenti abbiamo avuto la
possibilità di approfondire alcuni temi già affrontati con i docenti di religione e anche con il prof.
Scordino e la possibilità di presentare la nostra esperienza di volontariato a Maropati (RC) con gli
immigrati. Ora attendiamo che sr Tina ci presenti il progetto di formazione al volontariato che do-
vremmo iniziare probabilmente a maggio, per dare continuità al lavoro già avviato. Speriamo che
queste iniziative si possano ripetere anche il prossimo anno. Uno studente
La risurrezione di Lazzaro
Il 10 marzo
a Messignadi (RC), abbia-
mo vissuto una giornata molto
bella insieme alle nostre Suore e
ai giovani di Molochio (RC). Ci
siamo incontrati la mattina alle
ore 9,00 e abbiamo iniziato la
nostra giornata con un momento
di preghiera. Poi ci siamo suddi- visi in due gruppi. Il gruppo ei
più grandi ha lavorato sui proget- ti di volontariato internazionale
insieme a sr Monica, sr Angela e sr Lidia; mentre il gruppo dei più piccoli abbiamo riflettuto sul brano e-
vangelico della risurrezione di Lazzaro, aiutati da sr Tina. Abbiamo visto anche qualche scena del film Ge-
sù di Nazaret di Zeffirelli. Dopo la celebrazione eucaristica, abbiamo consumato tutti insieme un buon
pranzo preparato dalle nostre mamme, e condiviso con gli amici. Infine, in piccoli gruppi, guidati da sr Giu-
seppina, sr Rosaria e sr Silvana, abbiamo cercato di interiorizzare i messaggi ricevuti durante la giornata
che si è conclusa con l’ascolto attento di tre testimoni, i quali ci hanno narrato la loro esperienza di fede.
Con noi c’era anche il parroco, don Salvatore . È stata una giornata molto bella, ricca, impegnativa.
Continua da pag. 4
una luce di santità; la prova
vivente che la santità è per
tutti e si realizza nelle prove
di ogni giorno; che Dio può
cose grandi in noi e non ci
lascia mai soli soprattutto
nella prova. Lavorare dietro
le quinte per la sua beatifica-
zione mi ha aiutato a cono-
scere in profondità Chiaretta
e a sentire come anche io so-
no chiamata girono dopo
giorno non ad auto commi-
serarmi ma ad amare Dio
ogni attimo della mia vita,
ad essere radicale nelle mie
scelte e non perdere ma di
vista gli obbiettivi rimanen-
do sempre in allenamento
nella “tensione alla santità“.
Che significa oggi farci san-
ti per noi giovani?
La chiamata alla santità è
presente in ognuno di noi:
tutti gli uomini nel loro cuo-
re sono capaci di amare e
sono in perenne ricerca di
amore.
La santità è una possibilità
aperta a tutti, di qualunque
nazione, ceto sociale o credo
religioso. Credo che fonda-
mentale sia prendere anche
consapevolezza che il mon-
do unito già esiste perché
già ci sono persone di cultu-
re diverse che vivono insie-
me e condividono valori co-
muni come il rispetto reci-
proco e l’amore verso il
prossimo; a noi sta scegliere
se diventarne protagonisti.
Per noi giovani d’oggi, come
è stato per quelli prima di
noi e sarà per le nuove gene-
razioni dopo di noi, la strada
della santità è fatta di scelte
grandi e piccole da fare gior-
no dopo giorno. Ogni giorno
siamo chiamati a testimonia-
re e vivere i valori in cui cre-
diamo negli ambienti che
frequentiamo e con le perso-
ne più disparate: la santità è
realizzabile solo se sceglia-
mo in modo totalitario e de-
finitivo di farci santi e se
siamo pronti a rifare questa
scelta in ogni giorno che ci
viene dato da vivere. È ne-
cessario spendere tutte le
nostre energie, i nostri pen-
sieri, i nostri affetti, per rag-
giungere la meta e arma vin-
cente è la preghiera che ci
consente un dialogo sincero
e libero con Dio: a Lui pos-
siamo confidare tutto e chie-
dere quello di cui abbiamo
bisogno, nella piena fiducia
che a Lui niente è impossibi-
le!!! È nella preghiera e nel
rapporto con Dio tramite i
sacramenti che riusciamo a
morire a noi stessi e ad ab-
bracciare la volontà di amore
che Dio ha scritto per noi!
Come si può vivere la soffe-
renza offrendola a Gesù
Abbandonato?
Per offrire la sofferenza biso-
gna capovolgere l’idea stessa
del soffrire che l’uomo si è
fatto: vedere nella sofferen-
za una possibilità e non un
fardello da sopportare. Per-
sonalmente è la sofferenza e
non la gioia o la pienezza
che mi fanno sentire degna
di essere amata e poter ama-
re Dio: Lui che ha avuto un
amore così grande da soffri-
re per me fino a morire attra-
verso la sofferenza mi dà la
possibilità di poter ricambia-
re a quel gesto di amore infi-
nito! Soffrire ci mette da-
vanti a tutti i nostri limiti, ci
ricorda che siamo uomini e
non siamo noi i padroni del-
la nostra vita, il dolore di
qualsiasi eziologia sia ci aiu-
ta ad aprirci ad una realtà
che va oltre l’umano: la sof-
ferenza se viene vista come
dono del Cielo, come possi-
bilità di amore, diventa una
strada per la santità: ci aiuta
a sentirci figli, ad avere fidu-
cia nel Padre e ad abbando-
narci alla sua volontà. Poter
ripetere con Gesù “Dio mio,
Dio mio, perché mi hai ab-
bandonato?” ci fa riscoprire
la vicinanza di Dio silenzio-
sa ma presente ogni momen-
to nella nostra vita: soffrire
offrendo tutto a Gesù Ab-
bandonato significa potare
con lui la croce, avendo però
nel cuore la certezza di
“risorgere” con Lui, nuovi
nell’amore.
Francesca D’Aniello (Napoli)
11 aprile ...ricordiamo: Giovanna Antida fonda la
Congregazione delle Suore
della Carità.
Auguri a tutte le Suore!