progetto regionale 2012-2016

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2012-2016 PROGETTO REGIONALE Progetta solo chi osa sognare Progetta solo chi osa sognare AGESCI Emilia-Romagna 2012-2016

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Progetto regionale agesci emilia-romagna

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2012-2016PROGETTO REGIONALE

Progetta solo chi osa sognare

Progetta solo chi osa sognare

AGESCI Emilia-Romagna

2012-2016

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Dopo un anno di verifiche, di analisi dei Progetti di Zona, di dibattito in sede di Consiglio regionale, di proficua discussione in sede di Convegno capi, siamo riusciti a “scegliere” il meglio che l’associazione può offrire a noi tutti. Abbiamo pensato al bene dei nostri ragazzi e di noi Capi. AAbbiamo riflettuto e messo in primo piano il problema dell’indifferenza che ci circonda nel quotidiano; abbiamo posto come pietra miliare del nostro agire la gioia del servizio e la speranza che il futuro, in particolare quello lavorativo e affettivo sia migliore.Accompagnati da Gesù, nostro Maestro, siamo riusciti a progettare un cammino di 4 anni, che vedrà come car-dine la vita di comunità capi, ma non solo. Parole chiave come: desiderio, tenacia, amore e comunità saranno il nostro pane quotidiano. La sfida di essere parte di una Chiesa viva, la Chiesa di Gesù, è tutta da assaporare e “giocare”, in modo da essere forti e tenaci. E l’amore che Dio Padre ci dona tutti i giorni, lo vogliamo riscoprire nella nostra vita e farlo scoprire a chi ci è vicino.Chi è capace di sognare nella nostra società? I pazzi? Gli irresponsabili? No! Sogna chi è consapevole di voler operare un cambiamento, chi vuole ancora camminare perché ha uno scopo da perseguire.Chi ha un’identità forte, granitica, che non si scalfisce vivendo nella società dell’attimo, del fugace, della scar-sa solidità? Aiutiamoci a costruire un’identità personale ed affettiva solida. Aiutiamoci ad avere nello zaino gli strumenti per educare i nostri ragazzi a costruire relazioni.E non ultimo, ma molto importante: chi cerchiamo? Il Cristo risorto o un fantasma? Chi seguiamo? Gesù che ci salva o i nostri idoli? Sarà bello scoprire insieme come declinare gli strumenti del metodo con il percorso di Iniziazione Cristiana. E cercheremo pure di rinsaldare la nostra vocazione al servizio durante tutti gli eventi regionali.Leggete bene questo progetto, che è il vostro. Siete voi i protagonisti ed insieme lo potremo attuare in base alle nostre esigenze. Vi chiediamo di non metterlo nel cassetto, o di abbandonarlo in qualche cartella del vostro computer, ma di spolverarlo ogni tanto e verificarlo più volte nel corso di questi anni. Solo così sarà un Progetto concreto e di tutti gli scout dell’Emilia Romagna.

Paola, Giovanni, don Stefano (Responsabili e Assistente ecclesiastico regionali)

Il progetto che pubblichiamo come capi della Regione Emilia Romagna è il frutto di un lavoro durato un anno.La passione che muove l'agire educativo, che si traduce nella ricerca di obiettivi condivisi tra più di mille capi presenti al convegno metodologico, è per noi inspiegabile. Facile è leggere la passione negli occhi di Arcanda che tende la mano alla coccinella in difficoltà. Facile! È quella riflessa di gratitudine che parte dagli occhi della piccola...Ma gli occhi di fronte agli obiettivi educativi regionali riflettono solo i chiaroscuri della stampa. E allora sicu-ramente c'è qualcosa di trascendete in noi che ci spinge a lavorare con obiettivi educativi regionali con negli occhi il riflesso del sorriso grato e pieno di speranza della coccinella.Il desiderio sta anche qui: desiderare di lavorare nella fatica a qualcosa a tratti noioso ma che sentiamo impor-tante peri il nostro fare scautismo.E quindi, lo snodo che parte dal desiderio e cerca nelle relazioni solide come persone, come Cristiani nella Chiesa e come Capi la sua naturale concretizzandone, ci sembra la miglior sintesi di un intero Progetto regio-nale che insieme a tutti i capi della regione Emilia Romagna abbiamo costruito e ai quali vogliamo rendere un sentito grazie: della pazienza, della passione e del desiderio.

Alma e Alberto(Incaricati al Coordinamento Metodologico)

... DUE PAROLE PER COMINCIARE

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I CAPI IN CAMMINO VERSO IL PROGETTO REGIONALE 2012-2016

COSA MIGLIORA?

Migliora il nostro essere associazione ( concretizzazione degli orientamenti associativi)

Migliora la qualità del nostro servizio

Migliora le nostre conoscenze

Sostiene la formazione permanente dei soci adulti

Propone occasioni identitarie e di reciproca conoscenza per bambini/ragazzi/giovani

La persona ha bisogno di spazi e orizzonti sia fisici che mentali: spazi che significano possibilità, futuro, speranza, opportunità realizzabili.Per gli adulti la tentazione è quella di rifugiarsi nel “come eravamo”, mentre per i giovani il rischio è quello di sentirsi soli, di percepire di avere davanti il nulla, orfani di speranze comuni per il futuro. (Liberamente tratto da M.Calabresi “Cosa tiene accese le stelle”)Tuttavia riconosciamo nel nostro vivere un maggiore esercizio della libertà, che però se orientato alla pura soddisfa-zione dei propri desideri, ad uno sguardo su se stessi, ad un disorientamento in riferimento al “bene”, può svuotare di significato ogni nostra ricerca.Consapevoli che una vera educazione deve parlare al bisogno di significato e di felicità delle persone, l’obiettivo che ci diamo è quindi quello di suscitare il bisogno di avere un sogno, puntando lo sguardo su un orizzonte largo, con la speranza di poter guardare anche oltre la linea dell’orizzonte nel nostro agire, cosicché il sogno diventi realizzabile.

I DESIDERI CHE CI GUIDERANNODesideriamo superare l'indifferenza

Desideriamo essere persone capaci di gioia e di amore

Desideriamo guidare la nostra canoa,

orientati al bene, tenaci nel servizio educativo

Desideriamo essere sulla strada con GesU'

in un cammino comunitario

PROGETTA SOLO CHI OSA SOGNARE

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Nel desiderio è racchiusa l’idea del sogno, dell’espressione vivida e profonda del moto emotivo creativo. De-siderare è raggiungere la meta, cogliere la mancanza, colmare il vuoto che aleggia tra il trovare una strada e percorrerla. Essere capaci di desiderare ci spinge a guardare oltre l’orizzonte per non lasciare che gli eventi, i sentimenti, i pensieri... la vita ci passino davanti come se fossero il film di un altro. E’ crescere affermando l’unicità della persona, è stare nella realtà valutando ad ogni bivio un nuovo sentiero che apre a nuovi progetti, è avere la ca-pacità del non essere un elemento della massa ma segnalare un’appartenenza e spendersi nel testimoniarla. In fondo è guardare il cucciolo e vedere l’uomo, anche dentro di noi.

SUSCITARE IL “DESIDERIO” PER SUPERARE L’INDIFFERENZA

PER RISPONDERE AL DESIDERIO DI

PER ORIENTARCI A CONCRETIZZARE

Sostenere la riscoperta della ricchezza del no-stro metodo educativo

Promuovere l’idea della comunità capi come luogo nel quale coltivare la passione educativa e rafforzare la coerenza e la testimonianza

Valorizzare la dimensione educativa del far fatica per realizzare il sogno e aprire strade nuove

Sostenere la necessità di andare in profondità nelle relazioni

Rafforzare l’aspetto vocazionale dei capi aiutandoli a trasmettere il loro entusiasmo nell’azione educativa

Suscitare nei capi uno spirito di speranza nel futuro e il sogno di costruire qualcosa di gran-de per sé e per gli altri

Promuovere riflessioni su tematiche attuali ed appropriate, conoscerle meglio per poter incidere su di esse

Promuovere la consapevolezza che il cambiamento richiede la partecipa-zione attiva nel territorio in cui operiamo a tutti i livelli

Sostenere l’idea del progetto come cammino a breve, medio e lungo termine

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PER RISPONDERE AL DESIDERIO DI

COSTRUIRSI COME PERSONE CAPACI DI GIOIA E AMORE

“Le persone fanno sempre più fatica a dare un senso profondo all’esistenza. L’unità della persona è resa diffi-cile dalla separazione tra le dimensioni costitutive dell’individuo, in particolare tra affettività e razionalità, cor-poreità e spiritualità. Il mondo delle emozioni, della spontaneità tende a prevalere sul mondo della riflessione e della comprensione, a relegare gli affetti e le relazioni in un orizzonte privo di riferimenti significativi e dominato dall’impulso momentaneo… tutto ciò che piace si può ottenere.” (Educare alla vita buona del vangelo)In una prospettiva di incertezza in relazione al proprio futuro, diventa difficile per un uomo e una donna vedersi come dono, aperti ad una vocazione, ad una chiamata reciproca, corresponsabili di fronte alla vita: la conqui-sta di un’affettività “adulta” diventa così una tappa difficoltosa.La sessualità è una componente fondamentale del nostro modo di essere, di relazionarci con gli altri, di vivere l’amore, è anche un dono di Dio che ci rende protagonisti della creazione.Questo coinvolge capi e ragazzi e in ciò ci accomunano due impegni: essere fedeli ad un progetto, dall’io al noi passando per il tu, ed essere fecondi nel realizzarlo.

PER ORIENTARCI A CONCRETIZZARE

Favorire l’educazione alla costruzione dell’identità sessuale e di genere verso un modello di uomo, di donna e di coppia in re-lazione ai valori cristiani vissuti all’interno del contesto sociale attuale

Proporre occasioni formative che sostengano nel riconoscere i linguaggi dell’affettività

Sostenere le comunità capi nel testimoniare modelli di relazione fondati sul Patto Associativo

Proporre occasioni formative che sostengano i capi ad approfondire la conoscenza delle modalità relazionali che vivono i ragazzi

Affrontare a livello regionale un confronto formativo sulle situazioni o scel-te eticamente problematiche

Aiutare il capo ad acquisire strumenti per educare il ragazzo a riconoscere, costruire e gestire i diversi livelli propri di ogni relazione: dalla simpatia alla vita di coppia

Sostenere i capi nella loro formazione al fine di favorire stili di vita e progettualità nelle re-lazioni, verso un amore fedele e fecondo, ra-dicato in Cristo

Favorire il riconoscimento del valore della persona coniugata al maschile e al femminile: valore della coeducazione

Dare valore ai modelli costruttivi e positivi: valore della testimonianza della diarchia

Proporre un confronto tra i modelli proposti dalla chiesa e dalla società evidenziando e valorizzando gli elementi positivi di entrambi

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PER RISPONDERE AL DESIDERIO DI

GUIDARE LA PROPRIA CANOA, ORIENTATI AL BENE, TENACI NEL SERVIZIO EDUCATIVO

Siamo consapevoli di vivere in un tempo dove l’insicurezza genera timore, dove a volte si risponde alla paura con la chiusura.La Speranza non offre solo la Via ma sostiene la capacità di fronteggiare l’insicurezza non con il miraggio di facili certezze preconfezionate ma la solidità nell’affrontare sfide importanti. “Non esiste buono o cattivo tem-po” non è solo un monito tecnico ma indica l’atteggiamento sereno di chi investe nell’uomo come essenza del Bene.Riconoscere le scelte del Patto Associativo, vuol dire proporsi in una scelta necessariamente “di parte”. La volontà di servire si contrappone alla scelta, facile ed imperante, di essere autoreferenziati: la “parte” riguarda i valori che mostrano non la soddisfazione immediata di un impulso (l’emozione per l’emozione, il bello per il bello) ma che sostengono uno sguardo che vede “oltre l’orizzonte” dell’immediato.Temi come la condivisione, l’amicizia, l’essenzialità, la legalità… il decentrarsi per servire, in ultima analisi, porta a costruire al di là dell’adesso, al di là del “subito”: la qualità di un capo è la sua capacità di sostenere nel tempo la scelta di servizio, anche “nel cattivo tempo” non attraverso un adattamento adesivo ma respon-sabile.Non possiamo che essere testimoni di questo tempo (non è più possibile educare con “una volta si faceva” o “una volta io facevo”) ma testimoni che ne sanno riconoscere e praticare la Speranza.

PER ORIENTARCI A CONCRETIZZARE

Aiutare e sostenere i capi nell’essere testimo-ni coerenti e responsabili agli occhi dei ragaz-zi e della società: valore della solidità e virtù della fortezza

Produrre una riflessione in merito ai valori del Patto Associativo che possa supportare i capi nella loro formazione permanente

Proporre occasioni formative che riflettano sugli strumenti del metodo come guida del percorso dall’ideale al reale

Sostenere l’identità della co.ca a riconoscere una volontà condivisa e mo-tivata d’intervento sul proprio territorio

Interrogarsi se e come la co.ca è ancora luogo di attiva partecipazione corresponsabile

Avviare in regione e nelle zone una riflessione sulle modalità di esercizio, attenzione al coinvolgimento e alla promozione della partecipazione dei capi proponendo modalità maggiormente efficaci

Rivalutare l’attualità dell’essenzialità come strumento educativo

Promuovere la partecipazione personale e il senso di appartenenza a tutti i livelli dell’as-sociazione

Avviare e sostenere una riflessione sul tema della rinuncia come scelta di dare dignità pie-na alla vita propria e degli altri distinguendo ciò che è per il bene da ciò che è apparenza e prevaricazione: non perdere ma scegliere

Aiutare e sostenere i capi nell’essere testimo-ni coerenti e responsabili agli occhi dei ragaz-zi e della società: valore della solidità e virtù della fortezza

Promuovere la partecipazione personale e il senso di appartenenza a tutti i livelli dell’as-sociazione

Avviare e sostenere una riflessione sul tema della rinuncia come scelta di dare dignità pie-na alla vita propria e degli altri distinguendo ciò che è per il bene da ciò che è apparenza e prevaricazione: non perdere ma scegliere

Rivalutare l’attualità dell’essenzialità come strumento educativo

Avviare in regione e nelle zone una riflessione sulle modalità di esercizio, attenzione al coinvolgimento e alla promozione della partecipazione dei capi proponendo modalità maggiormente efficaci

Interrogarsi se e come la comunità capi è ancora luogo di attiva parteci-pazione corresponsabile

Sostenere l’identità della co.ca a riconoscere una volontà condivisa e mo-tivata d’intervento sul proprio territorio

Proporre occasioni formative che riflettano sugli strumenti del metodo come guida del percorso dall’ideale al reale

Produrre una riflessione in merito ai valori del Patto Associativo che possa supportare i capi nella loro formazione permanente

A CONCRETIZZARE PER ORIENTARCI

GUIDARE LA PROPRIA CANOA, ORIENTATI AL BENE, TENACI NEL SERVIZIO EDUCATIVO

Siamo consapevoli di vivere in un tempo dove l’insicurezza genera timore, dove a volte si risponde alla paura con la chiusura.La Speranza non offre solo la Via ma sostiene la capacità di fronteggiare l’insicurezza non con il miraggio di facili certezze preconfezionate ma la solidità nell’affrontare sfide importanti. “Non esiste buono o cattivo tem-po” non è solo un monito tecnico ma indica l’atteggiamento sereno di chi investe nell’uomo come essenza del Bene.Riconoscere le scelte del Patto Associativo, vuol dire proporsi in una scelta necessariamente “di parte”. La volontà di servire si contrappone alla scelta, facile ed imperante, di essere autoreferenziati: la “parte” riguarda i valori che mostrano non la soddisfazione immediata di un impulso (l’emozione per l’emozione, il bello per il bello) ma che sostengono uno sguardo che vede “oltre l’orizzonte” dell’immediato.Temi come la condivisione, l’amicizia, l’essenzialità, la legalità… il decentrarsi per servire, in ultima analisi, porta a costruire al di là dell’adesso, al di là del “subito”: la qualità di un capo è la sua capacità di sostenere nel tempo la scelta di servizio, anche “nel cattivo tempo” non attraverso un adattamento adesivo ma respon-sabile.Non possiamo che essere testimoni di questo tempo (non è più possibile educare con “una volta si faceva” o “una volta io facevo”) ma testimoni che ne sanno riconoscere e praticare la Speranza.

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PER RISPONDERE AL DESIDERIO DI

“L’Agesci si assume un preciso impegno all’interno della Chiesa: annunciare e testimoniare il Cristo agli uomini, partecipando all’unica missione della comunità ecclesiale”. (Carta cattolica dello Scautismo e del Guidismo)Tuttavia il contesto sociale ed educativo in cui ci troviamo ci mette alla prova fortemente sia rispetto alla testi-monianza della nostra scelta di fede sia alla volontà e capacità di annunciare “la vita buona del Vangelo”.La relazione con Gesù Cristo parte da quella domanda “Che cosa cercate?”( Gv.1,38) che ci chiama ad inter-rogarci sulle fondamenta che vogliamo dare alla nostra vita e quel “Venite e vedrete”(Gv.1,39) che implica il coraggio di accogliere la proposta, di orientare alla luce della Parola le scelte concrete della vita.Le Comunità capi, sono corresponsabili di questa vocazione missionaria?Si sentono chiamate ad essere comunità in cammino nella Chiesa, in cui ogni capo, consapevole dei propri limiti, coltiva e nutre il dono della fede, vive la testimonianza e si impegna a portare il lieto annuncio?La scelta di essere educatori infatti porta a chiederci quanto siamo capaci di fare una proposta anche con-trocorrente, in una relazione educativa che coinvolge tutti gli aspetti della persona, che porti i ragazzi alla conoscenza e all’amicizia con Gesù.

ESSERE SULLA STRADA CON GESÙ IN CAMMINO NELLA CHIESA

PER ORIENTARCI A CONCRETIZZARE

Promuovere una riflessione che interpelli la Formazione dei capi per contribuire alla loro crescita spirituale

Sollecitare e sostenere le Zone affinchè attuino una ricognizione e confronto che coinvolga le comunità capi su rapporto e integrazione tra Iniziazione cristiana metodo per rendere consapevole la regione sullo stato di fatto

Sostenere il confronto e la collaborazione con l’ufficio catechistico regionale

Elaborare un pensiero comune che sia sintesi autorevole, anche con il contributo delle branche

Proporre un confronto regionale sul cammino di fede e di iniziazione cristiana

Proporre un percorso regionale di riflessione sull'appartenenza alla chiesa che approfon-disca la spiritualità scout sia nella testimo-nianza che nel percorso educativo

Sostenere le zone nella contestualizzazione dell’esperienza sul proprio territorio

Proporre una riflessione sul percorso di fede nei CFT e nei CFM

Proporre una concretizzazione del cammino fatto che possa diventare strumento di supporto al cammino di fede e testimonianza dei capi

Valutare la proposta sia vocazionale, sia di competenza metodologica of-ferta negli eventi formativi dei capi