prussia, russia e austria tra seicento e settecento

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PRUSSIA, RUSSIA, AUSTRIA Potenze emergenti tra fine Seicento e inizio Settecento

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Page 1: Prussia, Russia e Austria tra Seicento e Settecento

PRUSSIA, RUSSIA, AUSTRIA

Potenze emergenti tra fine Seicento e inizio Settecento

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La progressiva estensione territoriale del Brandeburgo-Prussia

http://www.portalestoria.net/GERMANIA%20BRANDENBURG.htm

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Il ducato di Brandeburgo-Prussia

• Il Ducato di Brandeburgo aveva ottenuto dalla Guerra dei trent’anni un deciso ampliamento territoriale

• Due erano le questioni aperte di un principato in espansione politica e militare

Il ducato di Brandeburgo-Prussia era formato da due territori distanti l’uno dall’altro

I diversi possedimenti del ducato erano diversi tra loro: ognuno aveva dei «ceti», che decidevano le proprie imposte in base al voto e amministravano i propri territori senza considerare gli interessi del proprio duca

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L’azione politica del «Grande elettore» • Federico Guglielmo, detto «il Grande elettore», che

guidò il Brandeburgo-Prussia per circa 50 anni, 1640-1688, fu il primo duca a ottenere una concessione importante da parte dei suoi territori: un piccolo esercito permanente.

• Il costo per questa «conquista» fu che Federico Guglielmo dovette concedere ai nobili che controllavano la «Dieta» del Brandeburgo di mantenere i loro privilegi e di rafforzare il controllo sui contadini

• L’esercito permanente fu importante per due motivi

• 1. con esso il ducato partecipò alla guerra del Nord tra Danimarca, Svezia e Polonia, ottenendo il pieno possesso della Prussia, che fino al 1660 era un territorio vassallo del re di Polonia

• 2. usando l’esercito il Grande elettore poté riscuotere con la forza nuove tasse che riuscì a imporre anche senza l’autorizzazione dei «ceti», dopo la pace che terminò la «guerra del nord»

• Le tasse riguardavano le città: erano «accise» sulla birra e su altri generi di largo consumo (carne, sale, alcuni tessuti)

Friederich Wilhelm , “il Grande elettore”

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Il B-P tra Junker e esercito

• Le tasse sui terreni agricoli erano riscosse nelle campagne dagli Junker, cioè i grandi proprietari terrieri di origine nobile

• Queste tasse erano completamente pagate dai contadini, visto che gli Junker godevano dell’esenzione e avevano un’autorità quasi totale sui lavoratori agricoli

• Il nuovo esercito permanente fu un’opportunità di affermazione sociale per la nobiltà terriera, da cui provenivano gli ufficiali. Inoltre spesso anche i funzionari statali di grado più elevato erano Junker

• L’esercito era sostenuto non solo dalle tasse, ma anche dai guadagni del duca, che in Brandeburgo controllava circa 1/3 delle terre

• Alla morte di Federico Guglielmo l’esercito prussiano, che aveva partecipato con successo alla guerra contro la Francia e la Svezia negli anni Settanta, era composto da 30.000 uomini

• Gli affari militari erano diventati tanto importanti per il B-P, che fu creato per essi un apposito «Commissariato generale per la guerra»: questo dimostra che l’esercito era ormai l’organo più importante per il governo prussiano

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Federico I, il primo re di Prussia, e il «re sergente» • Federico I ottenne come principale successo del suo

regno l’elevazione del suo titolo da duca a “re” nel 1701 e creò una corte piuttosto sfarzosa

• Suo figlio Federico Guglielmo I, il “re sergente”, potenziò l’esercito, raddoppiandone gli effettivi – da 40000 a 80000 – e introdusse la coscrizione obbligatoria: il territorio della B-P fu diviso in distretti militari, ognuno dei quali doveva fornire soldati per un reggimento

• La disciplina dell’esercito, gestita da ufficiali di provenienza Junker, era ferrea, ma soprattutto questa disciplina ferrea non si limitava solo all’ambiente militare, ma si estendeva anche all’amministrazione civile e alla società prussiana nel suo complesso.

• L’esercito era sostenuto economicamente dal denaro ricavato dal demanio regio, nonché da due altre tasse: «contribuzione», tassa che gravava soprattutto sui contadini; e «accisa», un’imposta sui consumi soprattutto dei cittadini.

• Federico Guglielmo I governò in modo assolutistico contando su un potente apparato burocratico e militare. Morì nel 1740

• Lasciò al suo erede, il figlio Federico II, il governo di un paese che aveva dei punti fermi importanti: un esercito potente – un’amministrazione efficiente – un tesoro della corona piuttosto cospicuo

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La Russia da Ivan «il Terribile» a Pietro «il Grande»

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La Russia dei Romanov • La Russia nel Seicento era un territorio molto vasto,

che giungeva fino all’Oceano Pacifico, ma con un bassissimo numero di abitanti rispetto al territorio: 15 milioni di persone.

• La dinastia regnante era la famiglia Romanov, dal 1613

• A partire dallo zar Michele l’»assemblea del popolo», il parlamento dei nobili, fu convocato di rado, perché la strategia politica dello zar era assolutistica: l’aristocrazia aveva obblighi di servizio estremamente vincolanti compensati dal dominio altrettanto assoluto che i nobili esercitavano sui contadini. Questi ultimi, a loro volta, erano totalmente sottomessi non solo ai nobili, ma anche a ogni altra autorità superiore: il clero ortodosso, ma anche lo Stato che aveva al suo servizio migliaia di contadini tenuti in un regime di semi-schiavitù.

• Il sistema di potere russo si reggeva sullo stretto intreccio tra politica – lo zar – e religione cristiana-ortodossa

• Il paese rimase in gran parte estraneo alle conquiste intellettuali e ai progressi tecnici e scientifici dell’Europa occidentale tra Cinquecento e Seicento.

Stemma araldico della dinastia Romanov

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Conquiste territoriali e una successione difficile

• Alla metà del Seicento, durante il regno dello zar Alessio (figlio e successore di Michele), la Russia acquisì la Siberia, il territorio di Smolensk e l’Ucraina: questi due ultimi territori furono l’effetto di un conflitto contro la Polonia

• La seconda metà del Seicento fu segnata per la Russia da diversi problemi: un’epidemia di peste, una forte inflazione e uno scisma religioso, che portò alla persecuzione di centinaia di migliaia di russi da parte del governo zarista.

• Alla morte di Alessio, tre figli, due del primo matrimonio, deboli fisicamente e mentalmente e uno del secondo, Pietro, si disputarono il trono.

• Pietro, unico erede «sano» fu costretto a rinunciare al trono grazie a una sorta di colpo di stato militare progettato dalla sorellastra Sofia, che spinse sul trono il fratello Ivan per assumere in realtà lei il potere, esercitato per sette anni con il suo favorito principe Golycin.

• Solo nel 1689 Pietro diventò zar, al compimento della maggiore età, e riuscì a estromettere Sofia e Ivan

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Il «tirocinio» di Pietro il Grande

• In realtà durante gli anni Novanta Pietro si concentrò soprattutto sulla sua formazione personale: apprese i rudimenti della navigazione, coltivò amicizie con intellettuali stranieri e viaggiò per due anni, 1697-98, tra Olanda, Inghilterra, Germania e Austria, per formarsi sulle tecniche relative alla produzione e all’uso di navi e armi, accompagnato da tecnici e personale della corte.

• Mentre era in Austria gli pervenne la notizia di una rivolta militare in Russia guidata dal corpo di guardia al suo servizio. Lo zar tornò in Russia e massacrò i rivoltosi, alcuni dei quali in prima persona a mani nude.

• Violento e barbarico (fece torturare e uccidere suo figlio Alessio nel 1718), Pietro prese a modello la cultura occidentale soprattutto per gli aspetti tecnico-pratici, in quanto la sua aspirazione fu di trasformare la Russia, sulla base di quanto aveva appreso nel suo viaggio in Occidente, in una grande potenza militare

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Interventismo di Pietro il Grande. Inizio della «grande guerra del nord»

• Pietro portò moltissime innovazioni nel costume e nella mentalità, anche se spesso queste furono imposte con la violenza

• Ai nobili e agli uomini di corte fu imposto di tagliarsi la barba e di vestire alla tedesca

• Le cerimonie religiose tradizionali furono tralasciate

• Molti giovani aristocratici furono mandati all’estero per acculturarsi nei paesi occidentali più evoluti

• Tecnici provenienti da Olanda, stati tedeschi e stati italiani furono assunti per curare le costruzioni navali, le manifatture e l’organizzazione dell’esercito

• L’obiettivo di Pietro era procurare alla Russia uno sbocco sul mar Baltico, controllato dagli svedesi: Arcangelo, unico porto russo su quel mare era bloccato per buona parte dell’anno dal ghiaccio

• La guerra del 1700 in cui Russia, Danimarca e Polonia, alleate tra loro, combatterono contro la Svezia si concluse con la sconfitta dolorosa dei Russi. Si trattò della prima fase della cosiddetta «Grande guerra del nord».

• Il sovrano svedese Carlo XII costrinse la Polonia, il cui trono era elettivo e non ereditario, a accettare un re filosvedese: Stanislao Leszcynski, nel 1704.

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Dalla fondazione di Pietroburgo all’invasione svedese

• Pietro non arretrò dai suoi progetti espansionistici e nel 1703 avviò la costruzione di una nuova capitale posta all’estremità orientale del Baltico, in una zona appositamente conquistata dallo zar alla foce del fiume Neva: la città fu chiamata Pietroburgo.

• Nel 1707 Il sovrano svedese Carlo XII, intervenuto militarmente in Polonia a aiutare il «suo» re Leszcinsky contro una rivolta, decise di tentare anche un’invasione della Russia. Questo pose fine alla prima fase della «grande guerra del nord».

• Mentre si avviava verso Mosca, i russi indietreggiarono attuando la tattica della «terra bruciata»: si ritiravano dalle città e dai campi, spesso dando fuoco a questi ultimi per impedire all’esercito avversario di rifornirsi di cibo.

• L’esercito svedese fu bloccato anche e soprattutto dal terribile inverno russo del 1708-1709 e fu costretto a andare verso Sud in cerca di cibo e aiuto da parte degli ucraini e dei tatari della Crimea.

• Tuttavia a Poltava, nell’estate del 1709, l’esercito russo, superiore in uomini e mezzi, circondò e sconfisse duramente le truppe di Carlo XII, che cercò rifugio presso gli ottomani, che convinse a attaccare la Russia, ma con risultati modesti.

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La Russia giunge al Baltico

In rosso la vecchia capitale, Mosca, nell’interno,e la nuova capitale, Pietroburgo, presso il Baltico.

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La fine della «grande guerra del nord», il rafforzamento dell’esercito

• Il re svedese riuscì a tornare nella sua terra solo nel 1715, mentre alcuni suoi domini erano sotto attacco da parte di russi e prussiani. Morì nel 1718 in Norvegia mentre combatteva contro i danesi.

• Nel 1721 la pace di Nystadt pose fine alla «grande guerra del nord» e al predominio della Svezia sul mar Baltico.

• Pietro il Grande ottenne il possesso definitivo di Livonia, Estonia, Ingria e Carelia.

• Rafforzato dagli esiti della guerra, Pietro accentuò la sua politica riformatrice della Russia.

• Introdusse l’obbligo del servizio militare per tutta la popolazione: le comunità rurali dovevano fornire un soldato per ogni gruppo di villaggi, così nel 1720 l’esercito russo si componeva di circa 330.000 effettivi

• Per rifornire l’esercito e la marina militare di armi e equipaggiamento, Pietro fece costruire imprese statali siderurgiche, metallurgiche, tessili e navali, oppure sostenne economicamente e protesse imprese private degli stessi settori

• Per sostenere le spese ingenti di carattere direttamente o indirettamente militare, furono rafforzate le imposte dirette che presero la forma della «capitazione».

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Le riforme di Pietro il Grande Le riforme di Pietro il Grande

• Creazione di un Senato, nominato dallo zar: questo tolse potere di consiglio e veto alla nobiltà, in precedenza rappresentata nella Duma (assemblea) dei Boiari

• Formazione di nove dicasteri (sorta di ministeri) ognuno dei quali si occupava di una funzione diversa

• Abolizione del patriarca (capo supremo) della chiesa di Mosca; i beni della Chiesa ortodossa furono assorbiti dalla corona; i monasteri furono tenuti sotto stretto controllo regio. Tutto questo per superare l’ostilità della Chiesa russa ai progetti di modernizzazione e occidentalizzazione di Pietro

• Creazione della “Tabella dei ranghi”: ogni grado dell’esercito corrispondeva a un grado dell’amministrazione, in modo da coinvolgere la nobiltà, che occupava i più alti gradi militari, anche nella pubblica amministrazione:essa era così sottoposta fortemente al controllo regio. La nobiltà divenne una classe di funzionari statali e ufficiali regi che dovevano rimanere lontani dalle loro proprietà e passavano da una carica militare a un ufficio regio e viceversa.

• Istituzione di un sistema di istruzione elementare più diffuso e efficiente di quello esistente

• Introduzione dei numeri arabi e del calendario giuliano

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La politica degli Asburgo d’Austria

• Gli Asburgo d’Austria erano usciti malamente sconfitti dalla guerra dei trent’anni, tuttavia in quegli stessi anni consolidarono il loro potere nei ducati austriaci e in Boemia: sottomisero i ceti, favorirono un ricambio nella nobiltà in modo da avere un controllo più stretto su di essa; imposero con l’aiuto dei gesuiti una cattolicizzazione forzata dei propri domini, la cui popolazione aveva aderito alla Riforma

• La religione cattolica, spesso caratterizzata da manifestazioni molto intense di pietà (processioni, messe solenni, pellegrinaggi) fu il vero collante di territori diversi tra loro

• Gli Asburgo costituirono anche un esercito permanente molto ben armato e addestrato

• L’unica zona poco controllabile all’interno dei domini asburgici era l’Ungheria: il territorio ungherese era in parte preponderante controllato dagli ottomani, ma anche l’Ungheria «imperiale», zona che apparteneva direttamente agli Asburgo, manteneva privilegi a cui la nobiltà non intendeva rinunciare

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Leopoldo I: l’Ungheria e il pericolo ottomano • Il ruolo di essere «confine» europeo contro la minaccia

ottomana fu il principale problema degli Asburgo

• L’imperatore Leopoldo I, che governò per quasi tutta la seconda metà del Seicento (1658-1705), fu in prima linea contro gli ottomani

• Già nel 1664 le truppe ottomane punirono la regione della Transilvania (allora nell’Ungheria ottomana, oggi in Romania), di grande importanza strategica per la zona dei Carpazi, perché si erano ribellata contro il dominio della «Sublime Porta», sostenuta da Leopoldo

• Nello stesso anno l’esercito austriaco guidato dall’italiano Montecuccoli sconfisse l’esercito ottomano, considerato quasi imbattibile: fu una vittoria importante (ricordata come «vittoria di San Gottardo») perché gli ottomani erano a meno di 100 km da Vienna

• Leopoldo volle approfittare del grande effetto propagandistico di questa vittoria per sottomettere la nobiltà ungherese, soprattutto perseguitando l’aristocrazia protestante, ma suscitò una violenta ribellione guidata da Imre Tokoly

• La rivolta capeggiata da Tokoly costrinse Leopoldo a rinunciare ai suoi propositi, ma soprattutto il leader ungherese chiese aiuto al grande nemico ottomano perché intervenisse contro gli Asburgo d’Austria

L’imperatore Leopoldo I

Imre Tokoly

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Dalla vittoria del Kahlenberg alla pace di Carlowitz • Nel 1683 gli ottomani giunsero davvero alle porte di

Vienna, assediando la capitale degli Asburgo. Il papa Innocenzo XI fece appello affinché l’Europa cristiana aiutasse la cristianità in pericolo

• L’unico a venire in aiuto degli Asburgo fu il re di Polonia Jan Sobieski, che guidò la sua cavalleria fino alla capitale degli Asburgo.

• L’unione tra esercito asburghese e cavalleria polacca portò alla vittoria decisiva del Kahlenberg: l’assedio di Vienna fu interrotto dagli ottomani che si ritirarono precipitosamente per difficoltà logistiche e numeriche

• Negli anni successivi gli Asburgo riconquistarono tutta la pianura ungherese e la Transilvania grazie alle capacità militari dell’italiano Eugenio di Savoia, che guidava l’esercito austriaco. L’ultima e più importante vittoria la ottenne contro gli ottomani nel 1697.

• Intanto i Veneziani riuscirono a allontanare gli ottomani dal Peloponneso (anche distruggendo il Partenone di Atene con una bomba, in quanto gli ottomani lo avevano trasformato in un deposito d’armi)

• Nel 1699 fu raggiunta la pace di Carlowitz: gli Asburgo ottennero ufficialmente il dominio di tutta l’Ungheria e la Transilvania; Venezia ebbe il controllo del Peloponneso.

La vittoria del Kahlenberg: in primo piano la cavalleria polacca guidata da Jan Sobieski

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I domini degli Asburgo all’inizio del ‘700

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Bibliografia

• Carlo Capra, Storia moderna, Firenze, Le Monnier

• Francesco Benigno, Storia moderna, Bari-Roma, Laterza