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Castelnuovo Berardenga Auditorium di Villa Chigi 21 - 23 marzo 2014 Quaderno del Convegno

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Castelnuovo BerardengaAuditorium di Villa Chigi

21 - 23 marzo 2014

Quaderno del Convegno

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Quali sono i linguaggi del Paesaggio?Quali sono i linguaggi tramite i quali il Paesaggio

comunica con noi?

E’ il linguaggio del Mito? Quello della ragione? E’ il linguaggio della nostalgia e della memoria? E’ il linguaggio del teatro?Qual è il lessico con il quale ci vengono comunicate le emozioni?Quale è la semiotica del Paesaggio?

I luoghi ed i paesaggi parlano attraverso quanto hanno incessantemente registrato, conosciuto e stratifi cato. Parlano attraverso la condivisione di identità o il riconoscimento e l’interazione con identità altre.La comunicazione avviene attraverso la percezione delle relazioni fra i vari segni riconoscibili nella scena visiva del paesaggio.

Durante una intervista Josif Brodskij così parla dell’Italia e del Paesaggio:“Nel passato, nella storia, nella cultura, insomma: nelle profondità del tempo, esiste una specie di macchina fi latrice, che imbastisce segni e solchi. A volte si tratta di versi di poesia, di letteratura o magari della facciata di un palazzo, altre volte semplicemente di rughe. L’Italia per me è questo: il luogo che custodisce quella fi latrice.In Italia mi sembra di essere più vicino a quel telaio”.

Seguendo il fi lo conduttore di questi pensieri, abbiamo ideato spaziare.

La mission del progetto è quella di esplorare, approfondire, interrogarsi intorno alle tematiche che coinvolgono o potrebbero coinvolgere il Paesaggio. Indagandone il lessico, l’origine delle emozioni che esso suscita, la percezione che si ha di esso. spaziare vuole, attraverso eventi ed incontri ripetuti nel tempo e nello spazio, approfondire i temi della percezione e del senso dei luoghi, del senso delle immagini che il Paesaggio ci offre, del senso delle emozioni che nascono di fronte alla immagine scenica del Paesaggio.

E intende farlo attraverso il contributo di varie discipline, facendole interagire fra di loro in uno stesso luogo, intorno ad uno stesso tavolo e attraverso lo stesso microfono.

spaziare intende recuperare la pratica dello stare in un paesaggio e in un territorio. Stare per percepire il rumore dell’incessante lavoro del telaio di Brodskij. Perché occuparsi di Paesaggio vuol dire occuparsi anche di noi stessi e lo stare ad ascoltare i suoi echi ci aiuta ad invertire la mutazione antropologica che ci ha disabituato allo stare.

Spaziareconversazioni su Paesaggio e dintorni

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con il patrocinio di

ACCADEMIA DEI GEORGOFILI

sponsor

in collaborazione con

Comune di Castelnuovo Berardenga

coordinamento scientifi co delle giornate con:

Edoardo Milesi e

bookshop a cura di

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eventi collaterali

giovedì 20 marzo, 17.30 Auditorium di Villa Chigi

INAUGURAZIONE

fino a sabato 29 marzoAuditorium Villa Chigi - Museo del Paesaggio

ore 21.00Poesia e Paesaggi

lettura scenica con accompagnamento musicale dal vivo

Produzione:Lo Stanzone delle Apparizioni & Egum Teatro 3356188690 | [email protected]

AnteprimA Spaziare01ore 19.30 cena a buffet offerta da MultiKulti Associazione Culturale

ritrovo:ore 15.15 - Museo del Paesaggio

info:info.trekkinglabulletta@gmail.comwww.trekkinglabulletta.itRiccardo Faustini 335.5214332

domenica 23 marzo, 15.30

Trekking La Bulletta

ESCURSIONEpercorso adatto a tutti, lungo strade

bianche attraverso vigneti e poderi storici

domenica 23 marzo, 17.00Auditorium di Villa Chigi

pAeSAGGiO neLLA mACCHinA DA

preSA

Terre della Berardenga di Michele Rosania, produzione Comune Castelnuovo Berardenga

Chianti Portraits di Romina Contepomi, corto realizzato nell’ambito dello Slow Movie Contest 2013 - Progetto ideato e organizzato da La

Macina di San Cresci , per Toscanaincontemporanea2012 con Fondazione Sistema Toscana, produzione Regione Toscana.

Premio miglior regia.

Terre alte di ToscanaCritofilm di Carlo L. Ragghianti - Edizioni SeleArte OLIVETTI

1961 - ANCI - Archivio Nazionale Cinema Impresa, Ivrea

Il film dei film realizzato da R-Evolution, prodotto da Mediateca Regionale

Toscana Film Commission

Ne tre giorni di Spaziare01, rimarranno aperti e visitabili: il Parco di Villa Chigi | la Torre dell’Orologio | il Museo del Paesaggio Possibilità di visite guidate. Per informazioni e orari: 0577.351337

Proiezione di filmati e corti su Castelnuovo Berardenga, Paesaggio,

Territorio e Comunità.

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Associazione

Culturale

Ringraziamo

con piacere e volentieri

tutti coloro che hanno collaborato con noi

:

Elisabetta e Maddalena della Libreria Ancilli di Siena; Laura Cera, Francesca Brizzi

e Camilla Guidi; Davide e Tommaso di ToClip Video; Lucia Mascalchi; Edoardo Milesi

e ArtApp di Bergamo; Severino Saccardi; Matteo Marsan e Pippo Scuto dello

Stanzone delle Apparizioni; il Gruppo degli Estrosi; Elisabetta Dinetti; Giovanna

Bertone; Paola Valenti e il Circolo di Villa Sesta; Simona Santini della Fondazione

Staccioli; Angelo La Torre e il Gruppo Trekking La Bulletta; La Galleria il Ponte di

Firenze; l’ANCI Associazione Nazionale del Cinema d’Impresa CsF di Ivrea; Francesca

Pozzi della Fondazione Ragghianti di Lucca; Giuliano del Forno di Pianella; Alessandro

Scali e Riccardo Faustini; L’Associazione Culturale La Macina di San Cresci; Francesco

Rondoni di Wolfdesign di Firenze; Fulvio Gallotti di Art & Pixel di Firenze.

Ringraziamo tutti i relatori intervenuti (anche quelli che non hanno potuto

partecipare); tutta l’amministrazione comunale di Castelnuovo Berardenga e tutti

coloro che hanno sponsorizzato il convegno.

Un ringraziamento particolare desideriamo rivolgerlo a coloro che ci hanno

sostenuto e incoraggiato fin dalla prima ora.

MultiKulti

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Spaziare01conversazioni su Paesaggio e dintorni

Auditorium di Villa ChigiCastelnuovo Berardenga

21 -23 marzo 2014

PROGRAMMA DELLE GIORNATEconsultate il programma sempre aggiornato su www.kulti.it

coordinamento scientifico delle giornate in collaborazione con Edoardo Milesi edAssociazione Culturale

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Spaziare01 Programma dei seminari e delle giornate

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VENERDì 21 MARZO 2014 IL PAESAGGIO “REALE” NEL CONTESTO TERRITORIALE LOCALE Una giornata dedicata ad indagare il Paesaggio nella sua realtà fenomenica, tangibile, a partire dagli elementi

del territorio di Castelnuovo Berardenga. Un racconto narrato da coloro che sono in stretta relazione con il territorio, quotidianamente sul campo come agronomi, geografi, aziende agricole. Una giornata dedicata all’ ”ascolto del territorio”, dei suoi punti di forza e delle sue criticità.

9.00 Apertura del desk | Registrazione 9.30 / 10.00 Saluti 10.00 / 10.30 ANNA MARSON

Assessore all'Urbanistica, Pianificazione del Territorio e Paesaggio della Regione Toscana Il Paesaggio nel Piano Paesaggistico Regionale

15.00 / 15.30 FRANCESCO PARDI E’ stato docente di Geografia urbana e Regionale presso Facoltà di Architettura, Università di Firenze Il Paesaggio: Natura e Storia tra Crete e Chianti

10.30 / 11.00 STEFANO BORSA

Azienda Agricola Pacina, Castelnuovo Berardenga La parte del colibrì - Ovvero il compito degli agricoltori.

15.30 / 16.00 MAURO AGNOLETTI Docente presso il Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agricoli Alimentari e Forestali (GESAAF) dell'Università di Firenze.

Il Paesaggio rurale tra sviluppo economico, ambiente e identità 11.00 / 11.30 merenda 16.00 / 16.30 RENATO STOPANI

Geo - Storico del territorio Dal Chianti della mezzadria al Chianti della specializzazione vitivinicola: mezzo secolo di trasformazioni del paesaggio chiantigiano

11.30 / 12.00 LAMBERTO PIPERNO CORCOS

Tenuta di Monaciano, Castelnuovo Berardenga L’uomo è come l’albero del campo (Deut. 20:19). L’esperienza di un nato in città divenuto imprenditore agricolo.

16.30 / 17.00 merenda

12.00 / 12.30 BRUNO VECCHIO Docente presso la Facoltà di Lettere, Dipartimento di Storia, Archeologia, Storia, Arte e Spettacolo, Università di Firenze Riflessioni su oggettività e soggettività del Paesaggio. Parte1°

17.00 / 17.30 GIOVANNA CASALI Architetto Il giardino di Villa Arceno

12.30 / 13.00 Proiezione del filmato: Terre Alte di Toscana

Critofilm di Carlo L. Ragghianti - Edizioni SeleArte OLIVETTI 1961. ANCI - Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa - Ivrea

17.30 / 18.00 GIANNI RESTI Presidente Fondazione Musei Senesi Il paesaggio senese tra armonia e cemento

13.00 DIBATTITO 18.00 DIBATTITO 13.30 PAUSA PRANZO

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Spaziare01 Programma dei seminari e delle giornate

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SABATO 22 MARZO 2014 LA PERCEZIONE DEL PAESAGGIO: RIFLESSI INTERIORI DI UNA FORMA L’attenzione si volge ad esplorare i riflessi interiori del Paesaggio, grazie all’apporto di discipline quali la filosofia,

l’antropologia, l’estetica, la psicologia. Un’indagine tesa ad analizzare i meccanismi della percezione, a tracciare una mappa emotiva dei suoi riflessi più profondi e ad evidenziare le relazioni esistenti tra aspetto oggettivo e soggettività percettiva.

9.00 Apertura del desk | Registrazione | Saluti 9.30 / 10.00 CRISTINA CAPINERI

Docente di Geografia Economico – Politica e Geografia Sviluppo presso la Facoltà di Scienze Politiche, Sociali e Cognitive, Università di Siena. Paesaggio e social media

10.00 / 10.30 PIETRO MELONI

Antropologo culturale, Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e Cognitive, Università di Siena Sentirsi a casa,alcune note su antropologia, identità e paesaggio

15.00 / 15.30 Proiezione del filmato: Terre Alte di Toscana Critofilm di Carlo L. Ragghianti - Edizioni SeleArte OLIVETTI 1961. ANCI - Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa - Ivrea

10.30 / 11.00 MARIA RITA GISOTTI

Architetto, ricercatrice CIST, Università di Firenze L’immagine del paesaggio chiantigiano. Evoluzione e diffusione dall’Ottocento a oggi.

15.30 / 16.00 BRUNO VECCHIO Docente presso la Facoltà di Lettere, Dipartimento di Storia, Archeologia, Storia, Arte e Spettacolo, Università di Firenze Riflessioni su oggettività e soggettività del Paesaggio. Parte 2°

11.00 / 11.30 merenda 16.00 / 16.30 UGO MORELLI

Docente di Psicologia della Creatività e dell'Innovazione, presso l’Università di Bergamo. Paesaggio Lingua Madre

11.30 / 12.00 MARIA CRISTINA ADDIS

Semiologa, Facoltà di Scienze Politiche, Sociali e Cognitive, Università di Siena, Spazio e soggettività: alcune riflessioni sull'esperienza spaziale nel quadro di una semiotica delle culture

16.30 / 17.00 merenda

12.00 / 12.30 FRANCO FARINELLI

Docente di Geografia e Teorie e Modelli dello Spazio Direttore Dipartimento di Filosofia e Comunicazione, Università di Bologna Le ragioni del paesaggio: ieri e oggi.

17.00 / 17.30 MARTINA ARDIZZI Ph.D. Student, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Parma Neuroni mirror, empatia e Se corporeo.

12.30 DIBATTITO 17.30 / 18.00 VALENTINA LUSINI

Docente presso la Facoltà di Scienze Politiche, Sociali e Cognitive, Università di Siena. Arte contemporanea e comunità: progetti relazionali e responsabilità sociale

13.00 PAUSA PRANZO 18.00 DIBATTITO

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Spaziare01 Programma dei seminari e delle giornate

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DOMENICA 23 MARZO 2014 ARTE E PAESAGGIO Il Paesaggio come dato oggettivo, concreto, viene interiorizzato e diviene ispiratore, con la sua forza seduttiva e la

sua capacità evocativa, per opere d’arte, nelle sue varie declinazioni. Parleremo del Paesaggio come fonte di ispirazione per la musica e l’arte contemporanea, con approfondimenti su Land Art, installazioni, sculture site specific e site responsive.

9.00 Apertura del desk | Registrazione | Saluti 9.30 / 10.00 MARCO DEL FRANCIA

Architetto Tra Paesaggio costruito, architettura e arte contemporanea

10.00 / 10.30 ANNA MAZZANTI

Ricercatore in storia dell’arte contemporanea presso il Politecnico di Milano (Dipartimento Design) "Sentieri nell’arte”/esplorazione di percorsi

Dalle 17.00 Paesaggio nella Macchina da Presa Film e corti su Paesaggio, Territorio, Comunità.

10.30 / 11.00 L’opera del Maestro Mauro Staccioli

attraverso i video dei suoi lavori

11.00 / 11.30 merenda 11.30 / 12.00 MATTEO FOSSI

Musicista, Concertista e Docente di pianoforte presso il Conservatorio di Vittorio Veneto La Musica: Paesaggio dell’Anima

12.00 / 12.30 MIMMO ROSELLI

Visual Artist “Il Paesaggio mio degli altri”. Un’analisi artistica

12.30 / 13.00 PIERO GIADROSSI

Fondatore | Curatore del Parco Sculture del Chianti Il Parco Sculture del Chianti: integrazione tra Arte e Natura

13.00 DIBATTITO | CHIUSURA DEI LAVORI 13.30 PAUSA PRANZO

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MARIA CRISTINA ADDIS Semiologa, Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive, Università di Siena

Maria Cristina Addis è membro del Centro di Semiotica e Teoria dell’Arte Omar Calabrese (Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive, Università di Siena) e Segretaria di Redazione della rivista Carte Semiotiche (www.media.unisi.it/css). Ha conseguito il Dottorato in Semiotica presso l’Università di Siena con una tesi in semiotica dell’arte su Antoni Gaudí. Fra le pubblicazioni recenti: Forme d’aggiustamento. Note sulla pratica dell’Aikido, in Ana Claudia Oliveira Mei Alves (a cura di), As interações sensíveis: Ensaios de sociossemiótica a partir da obra de Eric Landowski. Saõ Paulo, Editions Estação das Letras e Cores e Editora CPS, 2013, e L’occhio e la finestra: effetti soggettivanti nell’opera gaudiana, in Massimo Leone, Isabella Pezzini (a cura di), Semiotica delle soggettività. Per Omar, Aracne, 2013.

Spazio e soggettività: alcune riflessioni sull’esperienza spaziale nel quadro di una semiotica delle culture

Cosa e come significa il Paesaggio? Le risposte sono evidentemente molteplici, a seconda che a porle sia l’urbanista o l’architetto, il filosofo, lo psicologo o l’antropologo, il pittore, il turista o l’autoctono. C’è però un senso ultimo a cui, per lo meno da un punto di vista semiotico, possiamo ricondurle tutte: il Paesaggio “parla dell’uomo all’uomo”, esprime e riproduce identità culturali passate e attuali, in armonia o al contrario in conflitto fra loro, e allo stesso tempo il suo senso si produce nell’incontro con il soggetto che lo abita e lo trasforma, lo esplora curioso o lo contempla rapito.Il nostro intervento intende ripercorrere alcuni modelli maturati in ambito semiotico e antropologico per descrivere la dimensione soggettiva dello spazio vissuto, rappresentato e interpretato, e riflettere in particolare sull’esperienza estetica legata al Paesaggio, esperienza in cui la percezione individuale è inscindibile da categorie e valori culturalmente definiti.

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Il paesaggio rurale, fra sviluppo economico, ambiente e identità

Il paesaggio rappresenta oggi un valore aggiunto non riproducibile dalla concorrenza, in grado di svolgere la funzione di volano economico per il territorio ed i sistemi produttivi ad esso collegati, minacciati dalla globalizzazione dei mercati e dalla perdita di competitività di vaste aree produttive. Da questo punto di vista appaiono fondamentali non solo il ruolo della diversità e dell’identità storica come fattore di competitività, ma anche il restauro e la progettazione di nuovi paesaggi, in grado di abbinare obiettivi qualitativi ai luoghi di produzione. E’ necessa-rio sfatare vecchi miti legati ad una supposta inadeguatezza economica della conservazione del paesaggio , o l’idea che un paesaggio di qualità sia il naturale risultato di una qualunque agricoltura. Dal punto di vista ambientale non sono solo le dinamiche urbanistiche e l’agricol-tura industriale a produrre il degrado del paesaggio, ma anche una generica idea di “ritorno alla natura” e dell’abbandono, come soluzione più efficace per conseguire la sostenibilità dello sviluppo . Si confonde spesso il paesaggio con la conservazione della natura, mentre lo svilup-po economico, nonostante tragga evidente vantaggio dal valore del paesaggio, non si prende la responsabilità della sua qualità. La relazione illustra iniziative nazionali ed internazionali che sostengono questa nuova visione.

MAURO AGNOLETTIFacoltà di Agraria, Università di Firenze

Professore Associato presso la Facoltà di Agraria, Università di Firenze, dove insegna i corsi di Pianificazione del territorio agricolo e forestale e storia dell’ambiente. E’ direttore del Laboratorio per il Paesaggio e i Beni Culturali e Coordinatore del Gruppo di lavoro sul paesaggio, presso il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che ha promosso l’introduzione nel paesaggio nelle politiche agricole nazionali. E uno degli esperti scientifici del Consiglio d’Europa, per la Convenzione Europea del Paesaggio, dell’UNESCO per la World Heritage List e della FAO per i sistemi agricoli del patrimonio mondiale. E’ uno dei coordinatori scientifici della Unione Mondiale Forestale, condirettore della rivista scientifica “Global Environment” e direttore della collana sulla storia ambientale, dell’editore Springer Verlag. Vincitore premio “Città Ideale” 2008, per il progetto per il Parco del Paesaggio Rurale di Moscheta. E’ autore di articoli scientifici pubblicati su riviste italiane e straniere e di numerose monografie sui temi del paesaggio, dello sviluppo rurale e sulla storia dell’ambiente. Il volume dal lui curato “Paesaggi rurali storici. Per un catalogo nazionale” pubblicata dall’editore Laterza, nel 2010, ha gettato le base per la costituzione del registro nazionale dei paesaggi rurali storici e delle pratiche tradizionali.

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MARTINA ARDIZZIPh.D. Student, Dipartimento di Neuroscienze-Sezione di Fisiologia, Università di Parma

Martina Ardizzi, nata a Bologna nel 1986, ha studiato Neuropsicologia presso la facoltà di Psicologia dell’Università di Bologna. Dal 2011 frequenta il corso di dottorato in Neuroscienze presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma, Dipartimento di Neuroscienze, sotto la supervisione del Prof. Vittorio Gallese. Nella sua attività di ricerca si occupa prevalentemente di indagare gli effetti delle esperienze traumatiche precoci sui meccanismi fisiologici di risposta alle emozioni altrui. Altre linee di ricerca che la vedono impegnata da diversi anni sono il Sè corporeo e le regolazioni autonomiche in contesti sociali, nella normalità e nella patologia psichiatrica. Negli ultimi anni ha pubblicato i seguenti articoli scientifici:Ferri F*, Ardizzi M*, Ambrosecchia M, Gallese V (2013) Closing the Gap between the Inside and the Outside : Interoceptive Sensitivity and Social Distances. PLoS ONE 8(10): e75758. Doi:10.1371/journal.pone.0075758* These authors contributed equally to this workArdizzi M, Martini F, Umilta` MA, Sestito M, Ravera R, et al. (2013). When Early Experiences Build a Wall to Others’ Emotions: An Electrophysiological and Autonomic Study. PLoS ONE 8(4): e61004. doi:10.1371/journal.pone.0061004Ferri F., Frassinetti F., Ardizzi M., Costantini M., Gallese V., (2012). A sensorimotor network for the bodily self. J Cogn Neurosci., 24(7):1584-95.

Neuroni mirror, empatia e Sé corporeo

Le implicazioni della scoperta dei neuroni mirror nell’uomo sono oggi un fiorente campo delle neuroscienze. I neuroni mirror sono neuroni visuo-motori, originariamente scoperti nell’area F4 della scimmia, attivi sia durante l’esecuzione di un atto motorio che durante la mera osservazione dello stesso. Nell’uomo, neuroni con proprietà mirror si sono registrati anche in regioni cerebrali attivate da stimoli emotivi o somatosensoriali. Osservare un altro individuo esprimere un’emozione, come ad esempio dolore o disgusto, o osservare un estraneo essere toccato attiva le medesime aree coinvolte nell’esperienza in prima persona di dolore, disgusto o tocco. Risulta quindi evidente come le azioni altrui, così come le altrui emozioni e sensazioni, vengano mappate rispettivamente sulle nostre rappresentazioni motorie, viscero-motorie e somatosensoriali. Questa pre-riflessiva, automatica ed implicita forma di conoscenza delle altrui azioni, emozioni e sensazioni viene chiamata “Embodied Simulation”. Nell’intervento verrà delineato come l’Embodied Simulation può rappresentare uno dei meccanismi implicati, non solo nell’intersoggettività, ma anche nell’esperienza estetica.

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La parte del colibrì. Ovvero: il compito degli agricoltori.

L’aspetto, la conservazione e la tutela del paesaggio sono il frutto della presenza e del lavoro quotidiano di tutti i soggetti che operano in un territorio.Il ruolo dell’agricoltura nel territorio chiantigiano, osservato nel passaggio dal sistema mezzadri-le a quello agroindustriale, per trovare nuove soluzioni di equilibrio e restituire responsabilità e valore al lavoro degli agricoltori.

STEFANO BORSAAzienda Agricola Pacina, Castelnuovo Berardenga

Nasce a Milano nel 1959 dove si laurea in Scienze Agrarie nel 1984 con una tesi che analizzava i rapporti tra i fabbisogni di energia e la ricerca di fonti energetiche in loco in un’area appenninica.Nel 1985 incomincia la sua collaborazione con aziende vitivinicole in Toscana con diverse mansioni fino ad assumere la direzione del Castello di Volpaia, azienda storica del Chianti Classico.Oltre a collaborare con alcune aziende vitivinicole biologiche attualmente gestisce insieme alla moglie la fattoria di Pacina a Castelnuovo Berardenga che si distingue sia per la conduzione Biologica che per la produzione di vini con processi naturali, cioè senza il ricorso a tecnologie e a coadiuvanti enologici.Inoltre ha collaborato fino al 2008 con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi dell’Università di Siena dove ha conseguito un Dottorato di Ricerca lavorando sulla tematica degli indicatori termodinamici come strumento di valutazione e di programmazione nell’ambito dell’agricoltura.

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Paesaggio e social media

Il contributo presenterà una lettura del paesaggio attraverso i nuovi media e i social network focalizzandosi sia sulle modalità di rappresentazione del paesaggio sia sulla distribuzione territoriale di tale interesse in Italia.

CRISTINA CAPINERIFacoltà di Scienze Politiche, Sociali e Cognitive, Università di Siena

Cristina Capineri, docente di geografia presso l’Università di Siena e fondatrice del Museo del Paesaggio di Castelnuovo Berardenga. Oltre alle attività didattiche, svolge ricerca nell’ambito dello sviluppo locale e della sostenibilità dello sviluppo, delle nuove fonti di informazione geografica generate dagli utenti e dell’analisi spaziale.

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GIOVANNA CASALIArchitetto

Architetto e phd in “storia della città e del territorio”, svolge attività professionale e di ricerca a Firenze. Ha pubblicato numerosi articoli e libri ed ha partecipato a molti convegni nazionali ed internazionali con relazioni su temi legati al territorio toscano.

Il Giardino di Villa d’Arceno

Un tesoro insospettato è nascosto nell’arido paesaggio delle campagne senesi: un parco romantico con tanto di laghetto arricchito da piccole isole, e da un imbarcadero dal quale piccoli natanti potevano solcare le sue acque tranquille e misteriose. Impreziosito da graziosi elementi di arredo, quali un tempietto, una vasca ed un rustico ponticello in pietra, il giardino fu fortemente voluto da un famoso gentiluomo senese, il Piccolomini e firmato da un progettista allora molto di moda tra le più importanti famiglie senesi dell’epoca: quell’Agostino Fantastici che aveva curato la realizzazione dei parchi delle loro ville più belle.

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MARCO DEL FRANCIAArchitetto

Architetto, ha iniziato collaborando con gli Archives d’Architecture Moderne di Bruxelles e con il Centro di Restauro della Soprintendenza Archeologica della Toscana a Firenze. E’ stato consulente storico in alcuni progetti umbri di Andrea Bartocci, Cino Zucchi e Luigi SnozziCoordinatore redazionale della rivista “Architetture Grosseto”, fa parte del comitato scientifico della rivista “ArtApp” e di “ArkNews”; è autore inoltre di articoli e di saggi monografici tra cui Vittorio Giorgini. La natura come modello, Firenze 2000 (finalista al Premio Bruno Zevi 2001) e curatore del volume “Itinerari di Architettura Contemporanea. Grosseto e Provincia” (2011). Dal 2004 al 2006 ha svolto incarichi per la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Province di Siena e Grosseto inerenti la catalogazione del patrimonio architettonico contemporaneo. E’ stato organizzatore e membro del comitato scientifico del Primo Convegno Internazionale di Studi Architettura Contemporanea nel Paesaggio Toscano. Esperienze, temi e progetti a confronto, Cantina di ColleMassari – Cinigiano. Nel 2008 è chiamato come “Esperto in Storia e Restauro dell’architettura e delle città” per la stesura del nuovo Regolamento Urbanistico di Grosseto. Presidente dal 2012 dell’Associazione “BACO Baratti Architettura e Arte Contemporanea – Archivio Vittorio Giorgini”. Tra gli ultimi riconoscimenti: Premio della critica “Architect meet Selinunte” 2012 come curatore della mostra “Vittorio Giorgini Architetto”; Premio “Business Meets Art” 2014 per l’ideazione e l’allestimento del Museo MAGMA di Follonica.

Tra Paesaggio costruito, architettura e arte contemporanea

Il tema dell’intervento sono le complesse relazioni tra arte, architettura e paesaggio che si stabi-liscono nel progetto contemporaneo. Vedremo come la concezione e la ricerca progettuale degli interventi artistici e architettonici nel paesaggio, interpreti e costruisca l’ambiente e lo spazio attingendo a linguaggi visuali evocativi legati ad un immaginario trasversale. In particolare, tutte le volte che l’attività architettonica e artistica è sostenuta dallo studio attento del territorio che deve accoglierla, quando cioè essa da oggetto estraneo diviene parte di un contesto, sottoli-neandone gli elementi, essa si traduce in attività di valorizzazione del paesaggio stesso. E per divenire parte di un contesto l’intervento non deve contestualizzarsi, ma deve avere la capacità di creare esso stesso contesto. Il senso dell’intervento è quello di spingere a una riflessione sulla qualità complessiva di un territorio che dipende dal rapporto durevole ed equilibrato tra le due forme di manifestazione antropica – paesaggio e architettura - dove la dignità d’essere di entrambe non dovrebbe mai essere equivocata, al contrario di oggi che vede questa relazione oggetto di un pesante equi-voco culturale secondo il quale il rapporto da perseguire tra paesaggio e architettura dovrebbe essere quello mimetico.

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FRANCO FARINELLIDipartimento di Filosofia e Comunicazione, Università di Bologna

Ha insegnato geografia presso il Nordic Institute for Urban and Regional Planning (NORDPLAN) di Stoccolma e presso le università di Ginevra, Los Angeles (UCLA), Berkeley, e a Parigi alla Sorbona e presso l’Ecole Normale Superieure. Attualmente è direttore del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’università di Bologna, e presidente dell’AGEI (Associazione dei Geografi Italiani). Il suo ultimo libro è: La crisi della ragione cartografica, Torino 2009.

Le ragioni del Paesaggio: ieri e oggi

Sotto lo stesso termine di paesaggio si celano oggetti, logiche e progetti oggi molto differenti rispetto a quelli originari, che risalgono al Cinquecento. La ricostruzione di tale evoluzione metterà capo ad un giudizio molto articolato, e alquanto critico, nei confronti della Convenzione Europea del Paesaggio, che da qualche anno è legge anche da noi.

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MATTEO FOSSIMusicista, concertista e docente di pianoforte

Musica: paesaggio dell’anima

Da sempre l’essere umano ha cercato con la musica di parlare di sé, del suo essere una piccola grande parte di quell’immensità che è la natura. Così, l’arte dei suoni ha rappresentato nella storia una delle massime forme creative con cui l’uomo si è rapportato con ciò che lo circonda. Si prenderanno brevemente in esame tre periodi storico-musicali per dimostrare come la mente compositiva abbia messo in relazione la musica con il paesaggio, e come da quest’ultimo sia stata influenzata.Il Classicismo descrisse gli scenari dell’universo attraverso immagini sonore di altissima definizione; il Romanticismo mise in primo piano la sensazione data dalla forza generatrice dell’ambiente, cercando di fondersi con lei per trovare delle risposte sull’esistenza stessa; il Novecento gioca con lo scenario che lo circonda evocando paesaggi e sfondi con la concatenazione di suoni e colori, dando così vita ad uno specchio di impressioni. In tutte le epoche, quindi, “l’arte è la mano destra della natura”, per dirla con Schiller.

Fiorentino, ha studiato fin da piccolissimo pianoforte e musica da camera alla Scuola di Musica di Fiesole, diplomandosi al Conservatorio di Ferrara con il massimo dei voti. Tra i suoi principali maestri, Tiziano Mealli, Piero Farulli, Maria Tipo, Pier Narciso Masi; dopo il diploma ha frequentato masterclass con Alexander Lonquich, il Trio di Milano, Mstislav Rostropovich, Maurizio Pollini. Molto attivo come concertista fin da giovanissimo, è uno dei più attivi e versatili cameristi italiani: da sempre suona in duo con la violinista Lorenza Borrani (con cui si è distinto nei più importanti concorsi internazionali), nel 1995 ha fondato il Quartetto Klimt, uno dei gruppi cameristici italiani di riferimento, e da qualche anno il duo pianistico con Marco Gaggini, con cui ha intrapreso la prima registrazione mondiale integrale dell’opera per due pianoforti di Brahms e Bartok. Con queste formazioni, e come solista, Fossi si è esibito in tutte le principali stagioni italiane e, all’estero, in importanti teatri e festival in Germania, Francia, Austria, Inghilterra, Spagna, Polonia, Svizzera, USA, Brasile, Sud Corea. Collabora costantemente con artisti di rilievo internazionale; incide per Decca, Universal, Nimbus, Hortus, Tactus, Amadeus, Unicef, Fenice D.M. Molto attivo anche come didatta e organizzatore, insegna pianoforte al Conservatorio di Castelfranco Veneto e musica da camera alla Scuola di Musica di Fiesole e all’ISSM “Rinaldo Franci” di Siena.

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PIERO GIADROSSIFondatore | Curatore del Parco Sculture del Chianti

Il Parco Sculture del Chianti: integrazione tra Arte e Natura

Siccome fino al 1999 non mi occupavo di arte penso che il mio c.v. “artistico” sia intrecciato con il curriculum del Parco. In pratica il Parco ed io abbiamo 15 anni...

In effetti possiamo vedere il Parco come un’entità che si evolve ed ha quindi un suo curriculum.

All’inizio era un bosco, poi alcuni artisti lo hanno frequentato e lo hanno reso più interessante integrando una trentina di opere che lo esaltano e ne sono esaltate; non solo, mentre prima era visitato solo da qualche cacciatore e qualche cercatore di funghi, oggi si è messo a disposizione di migliaia di persone che lo percorrono lentamente assaporando questo strano connubio tra arte e natura.

Ma dicevo che l’entità si evolve; infatti alcuni anni fa è stato creato un anfiteatro per proposte musicali e quindi gli spettatori vedono e sentono; ancora integrazione che si manifesta in modo particolare al tramonto quando contemporaneamente musica e natura fanno a gara per stimolare le sensazioni dei presenti. Forse un giorno aggiungeremo un centro visitatori già progettato dall’architetto Sartogo. Ecco un’altra fase del curriculum del Parco.

Ci sarà una fine? Non credo. Il bosco cresce, la musica continua, l’arte, oggi contemporanea, diventerà moderna, i bimbi dell’asilo ritorneranno quando saranno al liceo etc

Certo che c’è anche un c.v. “precedente” così sintetizzabile:liceo scientifico a Genovaun anno in Usa, con maturità americanalaurea in leggeservizio militare in Marinalaurea in scienze politichelavoro nel settore marketing in Germania, a Milano, in Inghilterra e a Colle Val d’ElsaPer scelta di vita trasferimento da Londra al Chianti e successiva apertura di una società di export verso l’Asia, prevalentemente di vetro. Oltre 100 viaggi in Asia fino al 2000.Infine l’ultima fase è quella delineata sopra.

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MARIA RITA GISOTTIArchitetto, Ricercatrice CIST, Università di Firenze

L’invenzione del paesaggio toscano. Immagine culturale e realtà fisica

In una delle sue tante accezioni il paesaggio può essere interpretato come prodotto di una sedimentazione: di segni fisici e rapporti morfologici ma anche di immagini e riflessioni di carattere culturale che gli hanno conferito valenze estetiche rendendolo riconoscibile come tale. Alcune di queste immagini, metafore, grandi figure paesaggistiche consegnate dalla descrizione e dalla rappresentazione attraverso i secoli, si sono fissate nell’immaginario collettivo contemporaneo, venendo a comporre un patrimonio estetico strettamente connesso alla riconoscibilità e all’identità dei luoghi. Il paesaggio toscano è uno tra gli esempi più celebri di questo processo di estetizzazione che ha “inventato” una certa immagine del territorio. Tra le sue fasi cruciali, il periodo compreso tra l’inizio dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, quando la sensibilità rispetto al paesaggio si fa sempre più matura, Firenze e la Toscana si pongono al centro di nuovi itinerari di scoperta, le immagini del paesaggio trovano importanti e innovativi canali di diffusione. Testimonianze letterarie e materiali iconografici ascrivibili a mondi e culture diverse illustrano questo percorso di evoluzione e consentono di mettere in luce “luoghi comuni” e regole morfologiche da riattualizzare nella gestione delle trasformazioni territoriali

Maria Rita Gisotti, architetto, dottore di ricerca in Progettazione Urbanistica e Territoriale, svolge attività di ricerca presso il DIDA (Dipartimento di Architettura) dell’Università di Firenze. Attualmente collabora alla revisione del Piano Paesaggistico Regionale della Toscana all’interno del CIST (Centro Interuniversitario di Scienze del Territorio). Le sue ricerche vertono su tematiche paesaggistiche, con particolare riferimento ai processi di costruzione dell’identità del paesaggio, agli aspetti estetico-culturali e morfologici, al rapporto tra città e campagna, argomenti sui quali ha pubblicato monografie, articoli e saggi.

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VALENTINA LUSINIFacoltà di Scienze Politiche, Sociali e Cognitive, Università di Siena

Arte contemporanea e comunità: progetti relazionali e responsabilità sociale

L’intervento verte sul rapporto tra comunità e arte contemporanea, tema al quale il convegno dedica uno spazio specifico. In particolare, si presentano e discutono alcuni progetti relazionali, fondati sulla collaborazione diretta tra artisti e comunità locali, che puntano a stabilire una comunicazione che allarga il campo dell’arte a quello della valorizzazione del patrimonio e dell’ambiente storico, geografico, sociale e culturale. Si tratta di progetti in cui gli artisti agiscono sperimentando pratiche di ricerca sul campo ed esplorando temi d’interesse antropologico - come la memoria, il senso di appartenenza, la cultura materiale - per produrre forme di restituzione aggreganti pensate per contesti specifici.

Valentina Lusini insegna Antropologia dell’arte e delle rappresentazioni all’Università di Siena e Teoria della Percezione all’Accademia di Belle Arti di Perugia. I suoi interessi di ricerca si situano prevalentemente nel campo dell’antropologia museale e dell’arte, con particolare riferimento alla storia dei musei etnografici, all’arte contemporanea e agli studi sul pubblico museale. Tra le sue pubblicazioni recenti, la monografia dal titolo Destinazione mondo. Forme e politiche dell’alterità nell’arte contemporanea (ombre corte, Verona, 2013)

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ANNA MARSONAssessore all’Urbanistica, Pianificazione del Territorio e Paesaggio della Regione Toscana

Anna Marson e’ professore ordinario di Pianificazione e progettazione del territorio all’Universita’ IUAV di Venezia, di cui ha diretto per anni il corso di laurea magistrale in pianificazione. Ha svolto attivita’ di ricerca a Berlino e Amsterdam, e attivita’ di consulenza per diversi enti pubblici italiani. E’ stata assessore all’urbanistica della Provincia di Venezia. Tra le sue pubblicazioni “Barba Zuchon Town. Una urbanista alle prese col Nordest”, e “Archetipi di territorio”.Dal 2010 e’ assessore all’Urbanistica, Pianificazione del territorio e Paesaggio della Regione Toscana.

Il Paesaggio nel Piano Paesaggistico Regionale

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ANNA MAZZANTIFacoltà di Design, Politecnico di Milano

Sentieri nell’arte”/esplorazione di percorsi

Ricercatore in storia dell’arte contemporanea presso il Politecnico di Milano (Dipartimento Design) dal 2009. Ha svolto attività di ricerca e di insegnamento presso l’Università di Siena e la Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Siena ( 2002-2009).I suoi ambiti di ricerca si stringono dapprima attorno alla cultura artistica e critica fra XIX e XX secolo di ambito italiano e angloamericano, in specie il Simbolismo, come anche su temi di critica e d’arte nel XX secolo; il tessuto artistico ambientale in Toscana, territorio particolarmente prolifico, destinato ad accogliere interventi di rilievo, rappresenta un altro filone di ricerca. È stata presidente (2002-2006) ed attualmente è consigliere della Fondazione Il Giardino di Daniel Spoerri a Seggiano (Grosseto). Per conto della Regione Toscana fra 2004 e 2007 ha svolto un censimento delle principali realtà d’arte in spazi aperti della regione studiandone le fisionomie e promuovendo il dibattito critico e la realizzazione di un volume Sentieri nell’arte. Il contemporaneo nel paesaggio toscano.

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PIETRO MELONIFacoltà di Scienze Politiche, Sociali e Cognitive, Università di Siena

Sentirsi a casa. Alcune note su antropologia, identità e paesaggio

L’immagine della natura e del paesaggio deve molto al gusto estetico derivato dalla pittura, dai resoconti di viaggio, dalle cartoline postali, al punto che possiamo pensare al paesaggio come ad una costruzione culturale.Questo rapporto paesaggio-immagine è stato nel tempo pensato facendo riferimento alla costruzione culturale del paesaggio e alla fallace opposizione autentico/inautentico: il paesaggio autentico è un’invenzione o, meglio, una costruzione culturale. Eppure questa opposizione ha determinato, e determina ancora oggi, l’apprezzamento estetico del paesaggio, il suo riconoscimento come qualcosa di bello, meritevole di essere osservato.Il riconoscimento di ciò che è bello, quasi a fondamento ontologico, trova la sua ragione estetica nei pittori senesi e, non di meno, in quei fotografi che hanno “congelato” il paesaggio delle Crete e del Chianti fino a renderle una delle immagini privilegiate – e desiderate – nell’immaginario locale e globale. Le fotografie dei pascoli verdi, dei campi di girasoli, delle rotoballe di fieno che “decorano” le colline brulle, i cipressi come unico arbusto che si stagliano in mezzo alle distese aride, sono un’immagine assai nota nell’immaginario turistico.La contemplazione, d’altronde, è il primo atto di fondazione del paesaggio: esso esiste attraverso il nostro guardo (sebbene preesista come spazio) e, l’analisi etnologica può concentrarsi sui modi in cui gli attori sociali che si relazionano al paesaggio, tendono a plasmarlo, a definirlo, costruirlo e, attraverso queste pratiche, definire la loro identità.Appropriandosi dei luoghi in cui si vive, infatti, le persone addomesticano il paesaggio, facendolo diventare qualcosa di familiare, nel quale riconoscersi e sentirsi a casa, creando quel sentimento di “appaesamento” che solo gli spazi vissuti, transitati, di cui si ha fiducia possono dare.

Antropologo culturale presso il Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e Cognitive dell’Università di Siena.

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FRANCESCO PARDIha insegnato alla Facoltà di Architettura, Università di Firenze

Il Paesaggio: Natura e Storia tra Crete e Chianti

Il paesaggio fisico, con le sue varietà geologiche e morfologiche, orienta, senza alcun stretto determinismo, il popolamento, l’insediamento e le attività produttive. Leggere e interpretare un paesaggio pone la necessità di un continuo rimando dalla natura alla storia e viceversa. Osser-vare un paesaggio non è puro atto visivo: la visione è sempre plasmata dalla mediazione della cultura.

Francesco Pardi è stato docente di Geografia urbana e regionale e Analisi urbanistica presso la Facoltà di Architettura di Firenze. Paesaggio fisico e paesaggio storico sono oggetto principale dei suoi studi pubblicati da Marsilio, Laterza, Angeli, Alinea, Maschietto, Passigli, da varie riviste specialistiche.E’ stato senatore durante la XVI legislatura (2008-2013)

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LAMBERTO PIPERNO CORCOSTenuta di Monaciano, Castelnuovo Berardenga

L’uomo è come l’albero del campo (Deut. 20:19). L’esperienza di un nato in città divenuto imprenditore agricolo

Nel 1940 la mia famiglia che è di origine ebraica ha acquisito la Fattoria di Monaciano, in quel periodo si era in piena campagna razziale e i beni degli ebrei venivano sequestrati, l’acquisto fu dunque possibile solo perché la proprietà era una Società Anonima e non figuravano i nomi dei veri proprietari. Nel 1943 la mia famiglia è sfuggita alle deportazioni proprio perché si trovava in campagna a Monaciano. A quel tempo e fino agli anni 60 l’organizzazione sociale ed economica era di tipo mezzadrile, esisteva comunque già una parte a “conto diretto” che aumentava sempre di più contemporaneamente alle dimissioni delle varie famiglie mezzadrili. A mio avviso questo passaggio è stato da noi meno traumatico che in altre aziende proprio perché l’organizzazione societaria e il senso dell’impresa insito nei componenti della mia famiglia hanno portato una mentalità che in altre aziende si è faticato a trovare. Questo nuovo modo di agire ha avuto degli effetti determinanti sul paesaggio. La realizzazione di un lago artificiale ora perfettamente integrato e meta di passo di fauna selvatica, il progressivo abbandono di colture tradizionali come orti familiari o gelso per baco da seta, la sostituzione delle coltivazioni promiscue con quelle specializzate hanno portato un paesaggio nuovo, ma non per questo meno bello o interessante, certamente meno vario. L’allevamento dei vitelli da carne di razza chianina e i circa 50 ha di piani irrigui con monosuccessione di mais hanno permesso all’azienda di sopravvivere economicamente alla crisi del vino. L’azienda è quindi rimasta intatta nei suoi confini originari. Nel 1984 a 23 anni ho cominciato ad occuparmi dell’azienda agricola. Nato e cresciuto a Roma frequentavo la facoltà di agraria a Firenze. Non è stato facile calarmi nell’ambiente agricolo, acquisire almeno in parte la stratificazione della cultura delle generazioni di mezzadri e rielaborare un mio modo di concepire la campagna. Dal 1988 è cominciato un progetto per la ristrutturazione delle case coloniche per adibirle ad agriturismo. Ho imparato così a “dialogare con i muri”. Contemporaneamente è stata restaurata la villa ottocentesca ed il giardino dove sono stati realizzati come a testimonianza del nostro passaggio due interventi contemporanei nel verde storico: un teatro all’aperto (in linea con il Giardino Italiano) ed una vasca che evoca la tradizione delle antiche peschiere a fregio delle ville da villa Adriana in poi. Il futuro? Il futuro sarà la rivalutazione energetica, le biotecnologie, il turismo e alimenti di qualità.Perché come l’albero del campo? I nostri mezzadri, per secoli, cercavano di ottenere l’utile per la sussistenza della loro famiglia e la conservazione della fertilità del suolo per il futuro; facendo ciò operavano e trasformavano l’ambiente in modo organico partecipando alla realizzazione anche visiva di un paesaggio di bellezza utilitaria. In fondo erano loro stessi “paesaggio”. Questi principi di base restano ancora oggi, sta a noi cercare di fare quelle trasformazioni che la modernità richiede in modo nuovo ma compatibile con la tradizione.

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GIANNI RESTIPresidente Fondazione Musei Senesi

Il paesaggio senese tra armonia e cemento

Non ho mai vissuto la città di Siena come un grande museo al cielo aperto. Non ho mai pensato al paesaggio senese come ad una semplice cartolina illustrata, E’ innegabile però che Siena e la sua provincia siano vissute come qualcosa di straordinario. Ho sempre avuto il paesaggio come fedele compagno di viaggio. L’ho osservato in silenzio e da vicino per anni cercandolo continuamente con lo sguardo. Attraverso migliaia e migliaia id sguardi il paesaggio senese è penetrato dentro di me, provocandomi emozione e meraviglia, ma anche tensione e preoccupazione. Ho gioito per la bellezza della mia terra ma ho sofferto quando ho incontrato ferite che hanno lacerato il paesaggio. Occorre dunque stare con gli occhi aperti per osservare cons tupore il paesaggio che cambia, ma anche per difenderlo da offese e maltrattamenti.

Gianni Resti insegna Filosofia al Liceo Scientifico delle Scienze Applicate “T. Sarrocchi” di Siena, E’ stato più volte amministratore pubblico in ambito culturale. Dal luglio 2008 presiede la Fondazione Musei Senesi. Tra i suoi libri si segnalano: L’istruzione popolare a Siena nella seconda metà dell’Ottocento (1987), In punta di piedi (1998), Racconti di scuola (2006), La Macchia d’inchiostro e altri racconti (2009), Ombrone. Un fiume tra due terre (2009), Al grido di viva l’Italia (2011).

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MIMMO ROSELLIVisual Artist

“Il Paesaggio mio degli altri” . Una analisi artistica.

Quando una visione ti trascina e ti fa pensare a qualcosa di artistico. L’artista coglie un sentimento che tocca l’universo, muove una traccia che scuote i pensieri. Un bambino che muove i primi passi e come per incantamento dialoga con il senso d’armonia e con il bello. Il miracolo che compie l’arte, quello che è tuo diventa degli altri. Connetti i luoghi ed avrai le risposte, connetti i sensi ed avrai le rivoluzioni. Fai tutto ciò muovendo la partecipazione ed avrai la pace.

Roma,1952. Vive e lavora tra l’ Europa e le Americhe.Roselli raffigura paesaggi: grandi spazi, grandi intervalli solcati da tracce. Le sue opere - sintesi di disegno, pittura, scultura, ambiente - sono pensate come porzioni di spazi aperti, emblematicamente mentali.L’attenzione agli elementi di confine indirizza alcune sue esperienze artistiche verso situazioni socialmente al margine (Bolivia/fonda una Scuola d’Arte,2007; gli ospedali/realizza un Simposio Internazionale su Arte e Ospedale, 1998; le grandi pitture collettive/Bolivia e Brasile, 1989-1992): il confine è estrema instabilità, quindi grande potenzialità di cambiamento. Le tele affrontano lo spazio con due soli elementi: il segno, inciso nella preparazione della tela, corre nello spazio; il fondo, espresso in monocromo da velature di colore apposte strato dopo strato, configura una trasparenza che ha spessore, che ha un peso, leggerissimo. Il passo dalla superficie allo spazio è conseguente e nasce dalla necessità di vedere l’opera come qualcosa che avvolge, disegna l’habitat, è spazio di vita. Le sculture sono sculture-installazioni site specific, sia all’interno di spazi architetturali sia in spazi aperti naturali; anche qui due soli elementi: l’aria e il segno che l’attraversa. Linee tese fra punti, senza che se ne scorga l’origine, segni di contatto fra gli uomini, scompaginano lo spazio. Su questi presupposti Roselli fonda la possibilità di allacciare un nuovo dialogo tra etica ed estetica. Fra le sue mostre personali, New York (Diagonal, Waldt and Po Foundation, 2013; Measuring the space, OK Harris works of art, 2009), Budapest (Kiscelli Muzeum, 2008), Firenze (Lineare, Galleria Il Ponte; Museo Archeologico Nazionale, 2007), Vienna (Un Km di linee di più, Open Air Museum Arterra, Kunsthistorishe Museum, 2005), Heidelberg e Bergamo (Cosmogonia, Kunstverein e GAMeC 2002).Fra le sue partecipazioni, Venezia (55° Biennale D’Arte, 2013), Haifa (Upper Space- Lower Space, 2013), Budapest (Art on Lake, Museum of Fine Art, 2011), New York (2012+The Drop, 2009), Nicosia (Babylon Shade,Cipro Artosfoundation, 2006), Lodz (Biennale Polonia, 2004), New York (Samadhi, Chelsea Art Museum, 2002), Heidelberg ( Der Berg, Heidelberger Kunstverein, 2002)

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RENATO STOPANIGeo - Storico del territorio

Dal Chianti della mezzadria al Chianti della specializzazione vitivinicola:mezzo secolo di trasformazioni del paesaggio chiantigiano

-L’organizzazione dello spazio rurale e le “tradizionali” strutture produttive della campagna chiantigana. Il sistema poderile -Le componenti del paesaggio agrario “tradizionale” : colture, sistemazioni poderili, strutture edilizie-La recente evoluzione in senso compiutamente capitalistico dellastruttura agraria. La fine del sistema poderile e della mezzadria e le conseguenti trasformazioni del paesaggio agrario

Geostorico. Già docente di geografia umana. Autore di diverse pubblicazioni sulla storia del territorio. Ricordiamo qui di seguite alcune di quelle legate al tema del presente Convegno:-La formazione del sistema di fattoria nel Chianti, Centro di Studi Storici Chiantigiani 1989- Il paesaggo agrario della Toscana. Tradizione e mutamento, MFG Studio Immagini, Firenze 1989 -La casa colonica toscana. Storia, cultura, architettura, Le Lettere,Firenze 2006-La storia che “vive” nel territorio, Le Lettere, Firenze 2004- I tre Chianti. Il Chianti geografico, il Chianti storico, il Chiantienologico, Centro di Studi Chiantigiani, 2009

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BRUNO VECCHIOFacoltà di Lettere, Dipartimento di Storia, Archeologia, Storia, Arte e Spettacolo, Università di Firenze

Riflessioni su oggettività e soggettività del Paesaggio

Si propone una narrazione della vicenda del paesaggio articolata sulla dialettica fra la concezione di esso come insieme di “cose”, di elementi tangibili e (eventualmente) come insieme dei processi che li hanno formati (tradizione “sostanzialista”); e la concezione di essocome effetto di processi culturali. Si segue il manifestarsi storico di tale dialettica, privilegiando in particolare un’epoca (gli ultimi duecento anni), un’area (il mondo occidentale) e un campo di riflessione (quello degli studi in senso lato geografici). Da ultimo si argomenta sulle lezioni che da tale dialettica si possono trarre fini della progettazione del paesaggio, richiesta fra l’altro dalla Convenzione europea.

Bruno Vecchio insegna geografia all’Università di Firenze. Si è occupato fra l’altro di problemi relativi alla storia delle superfici forestali italiane (Il bosco negli scrittori italiani del Settecento e dell’età napoleonica, Torino, Einaudi, 1974), di evoluzione dei poli urbani dell’Italia meridionale (L’agglomerazione Cosenza-Rende: una morfologia urbana, Napoli, CNR, 1992), dei significati del paesaggio e della trasmissione di essi al grande pubblico (Guida al “Museo del paesaggio”, Siena, Alsaba, 2000 e Milano, Silvana Editoriale, 2012). È direttore responsabile della Rivista geografica italiana.

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Perché MultiKulti

Non solo un’analogia lessicale (*), ma una mission culturale.

Il termine multikulti è stato scelto tenendo presente la sua etimologia e i legami che associano questa parola alle diverse culture che coabitano in uno stesso luogo e che nel corso del tempo danno vita a nuovi modelli di società multiculturali appunto.

La parola multikulti è stata reinterpretata “al plurale” ampliandone il significato, trasformandola in un concetto che si identifica in un approccio basato sulla contaminazione di saperi che affrontano uno stesso tema secondo metodologie spesso divergenti, ma che offrono una visione sfaccettata e multiforme della realtà analizzata.

Una visione multiculturale in questo caso non legata solo all’etnia, ma anche alla conoscenza sconfinante in diversi mondi del sapere: si scopre allora un’infinita rete di collegamenti, un “crossing over” che lega il cibo all’arte, il cinema alla filosofia, il design alla letteratura, il paesaggio alle neuroscienze...

Con MultKulti si intende ampliare gli orizzonti attraverso il dialogo tra i saperi, dare vita a nuove iniziative che diano, ad esempio, un’inedita centralità al ruolo del paesaggio contemporaneo, creando nuovi scenari culturali.

Contaminazioni culturali, ibridazioni, multidisciplinarietà, sono le cifre che caratterizzano la mission culturale di MultiKulti.

(*) Il termine, di origine tedesca, è un neologismo nato in ambito politico-antropologico verso la fine degli anni ‘80 nella Germania Ovest che all’epoca stava affrontando le nuove problematiche legate agli immigrati di seconda generazione, soprattutto turchi (ed italiani, in piccola parte), nati in Germania da famiglie ancora legate alla patria originale.

Associazione CulturaleVia Arnolfo, 6N50121 - Firenze

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E’ stata fondata da:

Studio [email protected] 669817 - 335 6116168

Eleonora Pini A r ch i t e t t oMonteapertiCastelnuovo [email protected]@gmail.com0577 369079 - 334 2943410