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MALCOLM MUGGERIDGE Qualcosa di bello per Dio www.paoline.it

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Page 1: Qualcosa di bello per Dio - estratto -Paoline

MalcolM Muggeridge

Qualcosa di bello per DioPrefazione del cardinal Cormac Murphy O’Connor

« L’amore è un frutto di ogni stagione e può essere raggiunto da ogni mano. Ognuno può raccoglierlo e senza limiti... »

Madre Teresa

« Toccherà ai posteri decidere se Madre Teresa è o non è una santa. Dico soltanto di lei che in tempi oscuri è una luce che arde e illumina; in tempi di crudeltà è una personificazione vivente del Vangelo d’amore di Cristo; in tempi in cui vogliono Dio morto, rappresenta il Verbo che vive fra noi, pieno di grazia e di verità. Per questo motivo, tutti coloro che hanno l’inestimabile privilegio di conoscerla o di sentire parlare di lei, devono esserle eternamente grati ». Malcolm Muggeridge

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Sommario

prefazione pag. 9

QualCosa di bello per dio » 15

la via d’amore di madre Teresa » 63

parla madre Teresa » 79

una porTa aperTa » 129

appendiCe » 149

CosTiTuzioni » 150

noTa biografiCa » 155

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Devo dire che Madre Teresa mi ha pregato di non tentare nulla che possa risultare qualcosa come una biografia o uno studio biografico della sua vita. Mi scrisse: « La vita di Cristo non fu scritta mentre Egli era ancora in vita, eppure Egli compì, sulla terra, la più grande impresa: redense il mondo e insegnò all’umanità ad amare il Padre. L’Opera sua rimane sempre Opera sua, e perché continui a rimanere tale, noi, piccoli strumenti suoi, mettiamo la nostra piccola parte e poi dobbiamo scom-parire ». Rispetto i suoi desideri, in questo e in ogni altra cosa. Ciò che maggiormente qui ci interessa è il lavoro che la Madre, e le Missionarie della Carità da lei fondate, compiono insieme, la vita che conducono insieme, al servizio di Cristo sia a Calcutta sia altrove. Il loro campo è vastissimo: la dedizione completa ai più poveri fra i poveri.

Attualmente hanno case in altre città dell’India, in Australia, in America Latina e a Roma. Ci sono altre fondazioni in Tanzania, Ceylon e Giordania. Esse nascono sempre, quasi spontaneamente, là dove la catena del dolore e dell’abbandono penetra più nella carne. Dove più c’è bisogno, là è presente come ispiratrice e pioniera Madre Teresa, la donna che le altre guardano e seguono con speciale attenzione. Sono sicuro, e con me condividono la stessa convizione coloro che l’hanno conosciuta, che Madre Teresa è una persona unica nel mondo di oggi; non nel nostro comune modo di concepire la celebrità, con in testa un’aureola illumi-nata al neon; bensì nel senso opposto, di una persona che si è immersa nelle sembianze comuni dell’umanità, fino a identificarsi con l’umana sofferenza e la povertà di tutti.

È vero: le persone interamente consacrate come Madre Teresa non hanno biografie. Biograficamente parlando, a loro non accade nulla. Vivere per gli altri, come fanno lei e le sue Suore Missionarie della Carità,

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vuol dire escludere tutte le circostanze in cui entrano l’io e la propria volontà. « Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me » (san Paolo), è una delle sue frasi preferite. Le feci, una volta, poche sconnesse domande sulla sua vita, sulla sua fanciullezza, sui suoi genitori, sulla sua casa e su quando lei decise di farsi suora. Mi rispose con uno dei suoi caratteristici sorrisi canzonatori e affascinanti nello stesso tempo, uno di quei mezzi sorrisi che lei sola sa abbozzare quando si discute di qualcosa di particolarmente umano, un sorriso suo proprio, pervaso dalla sua incorreggibile umanità. Mi disse che la sua era una casa eccezio-nalmente felice e che quando, ancora studentessa, percepì la vocazione, lasciare questa famiglia ricca di affetti e straordinariamente felice e distaccarsene fu l’unica cosa veramente difficile che dovette affrontare. Naturalmente anche questo ostacolo fu superato, e per sempre. Fu così che lei si offrì a Cristo e, attraverso Cristo, al suo prossimo. E questa fu la fine della sua biografia e l’inizio della sua vita. Rinnegando se stessa, ritrovò se stessa, in virtù di quell’unica trasformazione cristiana, manifestata nella crocifissione e nella risurrezione, per cui noi moriamo per continuare a vivere.

Oggi si parla molto della scoperta della propria identità, quasi si trattasse di una cosa a cui dare la caccia, come al numero vincente di una lotteria, con il quale, una volta favoriti dalla fortuna, ci si assicura la ricchezza. Effettivamente – come afferma il secondo principio di Keynes: più si spende e più si diventa ricchi – così fu per Madre Teresa: eclissando se stessa, lei divenne se stessa. Non ho mai incontrato una persona che mi abbia tanto colpito come lei. Basta aver conversato con lei per pochi e fugaci momenti, per riceverne un indelebile ricordo. Ho conosciuto persone incapaci di trattenere le lacrime nel vederla partire,

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sebbene l’incontro fosse durato appena il tempo di ricevere un suo sorri-so, durante una tazza di tè. una volta ebbi l’occasione di vederla partire, con una sua suora, dalla stazione di Calcutta. Era di mattino prestissimo e le strade erano costeggiate da persone addormentate sui marciapiedi: persone che dormivano con lo strano e commovente abbandono dei poveri indiani senza tetto. Cosa abbastanza assurda, l’accompagnavo alla stazione con una di quelle lussuose e grandi macchine americane, che mi era stata messa a disposizione. I facchini, che ci avevano quasi assaliti per offrirci il loro servizio, si ritirarono disillusi, quando mi videro scendere dalla macchina seguito da due suore vestite del bian-co « sari » della loro congregazione, fatto della stoffa più ordinaria, e recanti come bagaglio un povero canestro di viveri che, in gran parte – lo sapevo bene –, sarebbero stati distribuiti lungo il viaggio. Le vidi incamminarsi verso il treno e prendere posto in uno scompartimento di terza classe. Madre Teresa ha ricevuto dal Governo un lasciapassare che le permette di viaggiare gratuitamente su tutte le ferrovie indiane. So che ha fatto di tutto per ottenere un simile vantaggio anche per i viaggi aerei, e che si offerse di lavorare come hostess in cambio di un posto gratuito, ma questa possibilità, che trovai ingegnosa, le venne sfortunatamente negata.

Quando il treno si mosse, tornando da solo indietro, provai dentro di me la sensazione che tutta la bellezza e la gioia dell’universo se ne fossero andate con lei. Si ha l’impressione che una particella dell’amore universale di Dio si sia diffusa su Madre Teresa, dando ai suoi linea-menti semplici una visibilissima luminosità. Lei vive così unita al suo Signore, che diffonde attorno a sé lo stesso fascino che emanava dal portamento semplice del Maestro, messaggero di salvezza, quando le

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folle lo seguivano incantate da Gerusalemme alla Galilea. Fuori, le strade cominciavano ad animarsi: alcuni si svegliavano stirandosi e sbadigliando, mentre altri frugavano fra i mucchi di spazzatura, cercan-do qualcosa di commestibile. Era una scena di desolazione, e tuttavia mi sembrava in qualche modo radiosa. Questo amore, questo amore cristiano che brilla sulla miseria da noi stessi causata e sull’oscurità dei nostri cuori colpevoli, tutto illuminando, tutto unificando, di tutto facendo una stupenda armonia: ecco ciò che compresi in un istante, mentre, seduto nella lussuosa limousine americana, venivo condotto a fare colazione.

Forse è bene precisare che la famiglia che Madre Teresa tanto amava era una famiglia di contadini albanesi trasferitisi in Iugoslavia. Questa sua origine la si scorge subito dalla sua fisionomia, dal suo comporta-mento e dal modo di affrontare gli avvenimenti. Senza la speciale grazia concessale, Madre Teresa potrebbe apparire una persona piuttosto rude e avida. Dio invece ha indirizzato queste qualità ai suoi propri fini. Non ho incontrato una persona meno sentimentale, meno prodiga e più con i piedi per terra. Così, fino a quando i suoi lebbrosi non siano sistema-ti in abitazioni appropriate, dove possano vivere decorosamente e in compagnia, con possibilità di mantenersi lavorando, essi possono, se lo desiderano, uscire a mendicare per le vie di Calcutta. « È interessante per loro », mi spiegò. Se le capita di incontrarli mentre ritornano a casa, si informa e chiede loro come è andata la questua. Non era andata molto bene, il giorno in cui mi trovavo con lei, e lei li compatì e partecipò al loro disappunto. Era bello vederla premurosa e tanto interessata nel discutere su qualcosa che a loro stava così a cuore. I santi, mi venne da riflettere,

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sono molto più simili a Mrs Quickly che a Beatrice Webb e a Eleonora Roosevelt1, e questo pensiero mi procurò una grande soddisfazione.

Il secondo grande avvenimento, nella vita di Madre Teresa, ebbe luogo quando insegnava nella Scuola superiore di St. Mary, a Calcutta; una chiamata nella chiamata, dirà lei stessa. Ebbe occasione di recarsi in alcune delle strade più miserabili di Calcutta – e dove se ne trovano di più povere che a Calcutta? – e immediatamente comprese che il suo posto era là e non nel convento delle Suore di Loreto, con i suoi ameni giardini, vivaci studentesse, simpatiche colleghe e un lavoro rimunerato. Anche questa volta l’unico impedimento alla nuova vocazione era la rinuncia che le veniva richiesta alla felicità e alle care amicizie. Potreb-be sembrare strano che la vita in una congregazione religiosa possa apparire eccessivamente comoda; ma fu così che Madre Teresa vide la sua, in confronto con quella dei poverissimi di Calcutta. Ella dovette aspettare due anni prima di essere sciolta dai voti che la vincolavano al suo istituto, per poter rientrare nel mondo, dove avrebbe praticato voti ben più stretti di quanto avesse pensato. Oserei dire che l’autorità ecclesiastica è per lei qualcosa da accettare indiscutibilmente, così come il contadino accetta il brutto e il bel tempo, o come il marinaio affronta la bufera in mare. Non le capiterà mai di venerarla o di sfidarla. Perciò attese pazientemente. Quando alla fine scaddero i suoi voti, lei se ne uscì dal convento con poche rupie in tasca, si diresse verso il quartiere più povero e più miserabile della città, trovò là un alloggio, prese con sé

1 Mrs Quickly (Madama Fapresto), un personaggio caratteristico delle opere di Shakespeare (Le allegre comari di Windsor, Enrico IV e Falstaff ), è la popolana pratica e indaffarata. Beatrice Webb (1858-1943), moglie di Sidney Webb (v. nota 5), fu patrocinatrice delle riforme economiche e sociali nell’età vitto-riana. Eleonora Roosevelt (1884-1962) è la moglie e la collaboratrice del noto presidente democratico americano, Franklin Delano Roosevelt.

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Madre Teresa è stata un’insuperabile

ispirazione di semplicità, fede e compassione.

Con il suo quotidiano impegno per i poveri di

Calcutta, ha sfidato il mondo, abituato a grandi

eventi, suggerendo l’importanza delle piccole

cose fatte con grande amore.

Pubblicato la prima volta nel 1971, Qualcosa di

bello per Dio è una cronaca coinvolgente della sco-

perta che Malcolm Muggeridge ha fatto di Madre

Teresa e dell’Ordine religioso da lei fondato, le

Missionarie della Carità. Non si tratta di una

biografia nel senso ordinario del termine, ma di

osservazioni e riflessioni emerse dall’esperienza

che Muggeridge ha vissuto accanto a lei a Cal-

cutta. Questo libro-testimonianza ha reso nota

Madre Teresa e la sua opera in Occidente.

La nuova edizione, arricchita anche da illustra-

zioni a colori, riporta le riflessioni di Muggeridge,

la trascrizione della conversazione tra il giorna-

lista inglese e Madre Teresa, una selezione tratta

dai suoi scritti e dalle sue meditazioni. Il tutto per

affermare il significato del messaggio di Madre

Teresa di Calcutta, messaggio che continua ad

essere entusiasmante e coinvolgente per moltis-

sime persone anche oggi.

Qualcosa di bello per DioPrefazione del cardinal Cormac Murphy O’Connor

« L’amore è un frutto di ogni stagione e può essere raggiunto da ogni mano. Ognuno può raccoglierlo e senza limiti... »

Madre Teresa

« Toccherà ai posteri decidere se Madre Teresa è o non è una santa. Dico soltanto di lei che in tempi oscuri è una luce che arde e illumina; in tempi di crudeltà è una personificazione vivente del Vangelo d’amore di Cristo; in tempi in cui vogliono Dio morto, rappresenta il Verbo che vive fra noi, pieno di grazia e di verità. Per questo motivo, tutti coloro che hanno l’inestimabile privilegio di conoscerla o di sentire parlare di lei, devono esserle eternamente grati ». Malcolm Muggeridge

Foto di copertina: Corbis

MADRE TERESA DI CALCUTTANato nel 1903, Malcolm

Muggeridge studiò alla Selhurst Grammar School

e al Selwyn College, di Cambridge. Cominciò la sua

carriera come lettore universitario al Cairo prima di

occuparsi di giornalismo. Come giornalista lavorò

in giro per il mondo per conto di varie testate: The

Guardian, Calcutta Statesman, Evening Standard e

Daily Telegraph, e poi, nel 1953, diventò editor di

Punch, dove rimase per quattro anni. Durante la

seconda guerra mondiale si arruolò come maggiore

nell’Intelligence Corps e fu premiato con la « legione

d’onore » e con la « croce di guerra ». Negli anni

successivi Malcolm Muggeridge divenne un noto

giornalista di programmi televisivi e radiofonici

per conto della BBC, la famosa emittente nazionale

inglese. Morì nel 1990, all’età di 87 anni.

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