questioni e osservatori

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questioni e osservatori sez.3 indice | doc. 24 SALUTE (TUTELA DELLA) VIOLENZA CONIUGALE E MALATTIE PSICHICHE: RIMEDI E CURA di Dome- nico Chindemi e Valeria Cardile P. osservatorio medico-legale | doc. 25 DANNO MORALE CONTRIBUTO MEDICO-LEGALE ALLA VALUTAZIONE DEL DANNO MORALE: LA QUANTIFICAZIONE TECNICA DEL GRADO DI SOFFERENZA di Enzo Ron- chi e Monica Cucci P.

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q u e s t i o n i eo s s e r v a t o r i

s e z . 3 i n d i c e

| doc . 24 SALUTE (TUTELA DELLA)

VIOLENZA CONIUGALE E MALATTIE PSICHICHE: RIMEDI E CURA – di Dome-nico Chindemi e Valeria Cardile P.

o s s e r v a t o r i o m e d i c o - l e g a l e

| do c . 25 DANNO MORALE

CONTRIBUTO MEDICO-LEGALE ALLA VALUTAZIONE DEL DANNO MORALE:LA QUANTIFICAZIONE TECNICA DEL GRADO DI SOFFERENZA – di Enzo Ron-chi eMonica Cucci P.

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| 24 VIOLENZA CONIUGALE E MALATTIEPSICHICHE: RIMEDI E CURA

Una delle manifestazioni piu subdole di violenza psichica si verifica nell’ambito familiare ed e originata oda un reflusso di tensione o insoddisfazione dei coniugi caratterizzata da una situazione di parita dialetticae di violenza tra i partners con insulti reciproci e lancio di piatti o altri oggetti; nei casi patologici puo es-sere caratterizzata da una sottile e perversa violenza, per lo piu psichica, attuata generalmente dall’uomola cui patologia, per le peculiarita del manifestarsi della stessa, non e ravvisabile dall’esterno e non e indivi-duabile, nella gran parte dei casi neanche dalla vittima che sovente dopo anni si rende conto che « qual-cosa non va ».La violenza psichica alla base di una malattia psichica (per lo piu paranoia, schizofrenia o altre perversioni)puo assumere diversi livelli di intensita, anche di elevata gravita che possono portare alla distruzione psi-cologica della vittima; nonostante la paura nel denunciare la situazione.La consapevolezza della dignita e del ruolo all’interno della famiglia che la figura femminile va sempre piuacquisendo contribuiscono al processo di emancipazione della donna, non solo sotto l’aspetto economico,ma anche sociale con una maggiore attenzione verso la violenza familiare, in precedenza fenomeno nasco-sto, oggi sempre piu oggetto di attenzione verso l’esterno grazie anche alle denunce, che vanno definitecoraggiose, delle vittime che rischiano ripercussioni fino all’omicidio, da parte del loro carnefice, personepsichicamente malate che reagiscono imprevedibilmente quando perdono l’oggetto della loro desideriopatologico.Tale lavoro, insieme a quello precedente sulle «Molestie morali: tutela giuridica e rimedi terapeutici » (in que-sta Rivista, 2007,...) ha la funzione di incentrare l’attenzione su tali situazioni in modo che chi si riconoscaquale vittima o riconosca qualche amico o familiare faccia tutto quanto e possibile, sotto il profilo giuri-dico e il rimedio della cura, per preservare la salute psichica del proprio caro e del malato stesso.

Sommario 1. Violenza familiare. — 2. Malattie psichiche all’origine della violenza coniugale: come ricono-

scerle.— 3. Rimedi e cura.

1. VIOLENZA FAMILIAREUna delle piu frequenti estrinsecazioni della violenza, sia fisica che psichica avviene

all’interno della famiglia anche se non e possibile operare alcuna tipicizzazione di tali

situazioni che possono assumere carattere occasionale da parte di soggetti «normali»,

a causa del loro carattere, ma puo anche essere originata da una malattia psichica, a

volte difficilmente diagnosticabile, e che fa assumere alla violenza connotati parossi-

stici che possono avere gravi conseguenze per le vittime.

Non esistono modelli predefiniti della violenza psicotica che puo esprimersi sotto

varie forme e con differente intensita da caso a caso anche con differenti comporta-

menti da parte dell’agente che puo attraversare varie fasi con una diversa intensita

delle forme di violenza.

di

Domenico

Chindemi

Magistrato

e di

Valeria Cardile

Farmacista

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L’autore di tali comportamenti e generalmente l’uomo e la vittima predestinata e

la donna, moglie o compagna che, nelle malattie piu gravi quali la paranoia, nel caso

in cui tenti di affrancarsi dalla violenza del partner, puo essere oggetto di atti estremi

quali l’omicidio, quale ultimo atto di supremazia dell’uomo che vede ormai perso il

controllo e, quindi, anche il potere sulla donna che ha deciso di allontanarsi dalla fa-

miglia.

La mancanza di attenzione verso tali fenomeni e indirettamente riscontrabile nelle

cronache giudiziarie che, solitamente, qualificano l’eziologia di tali comportamenti

quale «depressione» o « raptus», mentre la causa va ricercata nella patologia da cui

spesso e affetto l’agente; poiche solitamente la malattia non viene diagnosticata, il co-

niuge, nel caso in cui la violenza viene denunciata, e ritenuto responsabile sia sotto il

profilo penale per i reati di lesioni personali (art. 590 c.p.), ingiuria (art. 594 c.p.), vio-

lenza sessuale (art. 609-bis c.p.), sia, piu raramente, sotto quello civilistico ai sensi del-

l’art. 2043 c.c. (1).

La difficolta maggiore consiste nel riconoscere e distinguere una normale lite fami-

liare, con generale anche se non assoluta, posizione di uguaglianza tra i coniugi che,

ad esempio, si lanciano piatti o oggetti o si scambiano vicendevolmente insulti, dalla

violenza psichica originata dalla patologia da cui e affetto l’uomo e che vede la donna

in una posizione di inferiorita, fino a divenire vera e propria vittima di tali violenze

con conseguenze permanenti nella stessa psiche della donna che sovente non riesce

a rendersi conto del perche del particolare atteggiamento del partner.

La scelta della vittima, sia pure nell’ambito della cerchia degli affetti, non e casuale

in quanto deve possedere determinate caratteristiche a seconda della patologia da cui

e affetto il malato; il perverso narcisista la cerchera con le qualita che lui stesso vor-

rebbe possedere e cerca di succhiarle come un vampiro alla vittima, il paranoico ed il

perverso la cercano tra le persone non con forte personalita e che tendono a colpevo-

lizzarsi per quanto loro accade (2).

L’autore delle violenze psicologiche, in genere, sceglie la propria vittima con un ca-

rattere ne troppo forte ne troppo debole e mediante un lavoro certosino e costante,

che puo durare anche molti anni, a poco a poco in modo subdolo la plagia, la mani-

pola, la depersonalizza, la logora, la condiziona in ogni sua manifestazione, sino a

renderla incapace di ribellarsi, perche ha perso la stima di se stessa e crede di non

venire capita dagli altri non avendo prove tangibili da esibire; spesso non ha un la-

voro ne mezzi economici per affrontare l’aggressore, il quale, essendo dotato di una

eccellente doppia personalita, si presentera con gli estranei in veste di vittima.

(1) Sulla tutela giuridica delle violenze familiari,

Monateri, Bona, Oliva, Le molestie morali nel si-

stema giuridico italiano, in Hirigoyen, Molestie mo-

rali, Torino, 2006, 243.(2) La vittima ideale e una persona coscienziosa,

naturalmente propensa a colpevolarizzarsi. Sono

persone che tengono all’ordine, sia in campo lavora-

tivo sia nelle relazioni sociali, che si dedicano a

quanti stanno loro vicino e accettano raramente pia-

ceri dagli altri. Sono anche vulnerabili ai giudizi e

alle critiche altrui, per quanto infondate. Cio li porta

a giustificarsi ininterrottamente. I perversi, perce-

pendo tale debolezza, provano piacere nell’istallare il

dubbio: «Non saro per caso colpevole di quello che

mi rimprovera, anche se non ne sono consapevole?».

Nel caso di un’aggressione, ai perversi basta negare

perche le vittime entrino nel dubbio. E per questa ra-

gione che alcune vittime sono ricorse a stratagemmi

per verificare a posteriori la realta della violenza.

Conservano copie di lettere, si organizzano per avere

un testimone nascosto oppure registrano le conver-

sazioni telefoniche. Hirigoyen, Molestie morali,

cit., 150.

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Almeno in un primo periodo, la vittima sentendo molti parlare bene del suo ag-

gressore e confusa e dubita di se stessa, credendo di esagerare e di non capire l’effet-

tiva realta, anche perche l’aggressore spesso alterna periodi in cui si comporta molto

male con lei, a periodi in cui si comporta «benino», o almeno cosı le fa credere, fa-

cendole magari dei regali o delle concessioni che possano dimostrare agli estranei

che lui la tratta bene.

Talvolta la vittima prende pure le difese del suo aggressore, lo scusa per i suoi

comportamenti, o perche e molto plagiata da lui e si e assuefatta, o perche non vuole

o non puo rovinare pubblicamente la buona immagine di lui (ad es. se e un professio-

nista affermato), o perche ci sono i figli che non capiscono (ad es. se anche loro sono

plagiati ma trattati bene), o perche presa piena coscienza di essere in trappola si ver-

gogna di ammettere agli altri di essere stata cosı stupida da esserci caduta, o perche

in attesa di potersene liberare preferisce non complicare ulteriormente la situazione e

quindi continua a sopportare. Spesso la vittima, per un inconscio meccanismo di

autodifesa, «dimentica di ricordare», cioe cerca di rimuovere dalla mente cio che ha

subito e che l’ha fatta tanto soffrire: ha, pertanto, difficolta ad esporre l’accaduto, sia

in assenza e tanto piu in presenza del proprio aggressore.

Il vero aggressore psicologico e in genere una persona molto intelligente ma poi-

che e uno psicopatico (ad es. un paranoico-schizoide) non adotta violenze fisiche fa-

cilmente dimostrabili ma agisce sempre in assenza di testimoni in modo tale che la sua

vittima non possa provare nulla delle vessazioni a cui e sottoposta.

La vittima, nei cari peraltro rari in cui prende coscienza della patologia del partner,

teme giustamente che il suo aggressore possa manipolare anche il giudice e persino

lo psichiatra incaricato di una eventuale perizia medico-legale e sa, inoltre, che il vo-

lersi sottrarre apertamente alle violenze del suo aggressore potrebbe causare in lui

una reazione abnorme, che potrebbe portare a gesti estremi quale l’omicidio o l’omi-

cidio-suicidio.

Sono evidenti le difficolta di far emergere all’esterno la violenza, soprattutto se psi-

chica e di individuare la causa di tali comportamenti, cui si aggiunge la paura delle

vittime nel denunciare la situazione, ma la consapevolezza della dignita e del ruolo al-

l’interno della famiglia che la donna va sempre piu acquisendo contribuiscono al pro-

cesso di emancipazione, non solo sotto l’aspetto economico, ma anche sociale con una

maggiore attenzione verso la violenza familiare, in precedenza fenomeno nascosto,

oggi sempre piu oggetto di attenzione grazie anche alle denunce che vanno definite

coraggiose, delle vittime che rischiano ripercussioni da parte del malato che rischi di

perdere l’oggetto del desiderio patologico.

Rende difficile il riconoscimento della violenza da parte delle vittime la modalita di

estrinsecazione della stessa che nel perverso avviene attraverso la seduzione che poi

si trasforma in manipolazione; e solo in tale ultima fase che la vittima, con l’aiuto di

amici e familiari, comincia a rendersi conto della situazione, ma potrebbe essere

troppo tardi per sottrarsi alla violenza (3).

(3) L’intreccio si sviluppa sempre secondo lo

stesso schema: la vittima non si accorge di essere

manipolata; solo quando la violenza si fa troppo

evidente il mistero viene svelato con l’aiuto di per-

sone che intervengono dall’esterno. I rapporti co-

minciano all’insegna del fascino e della seduzione

e si concludono con terrificanti comportamenti da

psicopatico. Eppure, i perversi lasciano indizi che

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La maggiore difficolta e costituita dall’occultamento della violenza all’esterno in

quanto l’uomo sta molto attento a non far trapelare nulla della violenza, comportan-

dosi in modo premuroso nei confronti del partner, generando confusione nella stessa

donna e incertezza nella cerchia dei familiari e amici della stessa che dubiteranno

delle confessioni della donna.

Tuttavia anche quando la donna si rende conto della violenza dell’uomo non sem-

pre si allontana, anzi lo fa raramente e cio per una duplice serie di motivazioni che

vanno dalla paura, non infondata, delle conseguenze di tale gesto, al plagio cui e stata

sottoposta e che le impedisce di allontanarsi dal partner (4).

Finche la vittima non si ribella al condizionamento psichico va tutto bene, ma la si-

tuazione cambia nel caso in cui la donna pone in essere delle manovre di opposizione

e soprattutto nel caso di abbandono del partner. Si verificano, in tali casi, reazioni di

odio da parte del perverso che, pur di non perdere il dominio sull’altro, puo anche,

nei casi estremi, ricorrere all’omicidio e, comunque, il partner diventa oggetto di

odio (5).

Spesso la donna e confusa non capisce cosa le sta accadendo e non riesce a pren-

dere coscienza di cio che fa a causa del comportamento dell’uomo che non manifesta

subito in tutta la sua valenza distruttiva ma, in un crescendo rossiniano, porta la vit-

tima all’esasperazione (6).

Sovente manca la forza psicologica di reazione a tali situazioni di violenza, con as-

sunzione da parte della vittima di un atteggiamento passivo di rassegnazione tanto

piu accentuato quanto piu la violenza e grave anche per la paura concreta di ritorsioni

fisiche che, nei casi di paranoia, possono anche portare all’omicidio quale forma

estrema di dominio nei confronti di una donna che ha manifestato l’intenzione o ha

lasciato il suo aggressore che si vede privato dell’oggetto del dominio (7).

verranno interpretati solo a posteriori, quando la

vittima si sara parzialmente sottratta al condiziona-

mento e capira la manipolazione. Nella prima fase

le vittime sono paralizzate; verranno distrutte in

quella successiva. Hirigoyen, Molestie morali, cit,

.163.(4) Secondo lo studioso Carlos E. Sluzki, gli effetti

della violenza variano in funzione di due elementi:

il livello di minaccia avvertito e la frequenza del

comportamento violento.

La violenza aumenta progressivamente e la resi-

stenza della donna diminuisce fino a diventare

semplice lotta per la sopravvivenza, Hirigoyen,

Sottomesse, Torino, 2005, 101.(5) Nella violenza perversa opporre resistenza al

condizionamento vuol dire esporsi all’odio. A que-

sto stadio l’altro, che esisteva solo come oggetto

utile, diventa un oggetto pericoloso di cui ci si deve

sbarazzare con qualunque mezzo. La strategia per-

versa esce allo scoperto, Hirigoyen, Molestie mo-

rali, Torino, 2006, 123.(6) Oggi le donne sono consapevoli che la vio-

lenza fisica non e accettabile, ma lo sono molto

meno per quanto riguarda la violenza psicologica.

Se le donne accettano di subire comportamenti si-

mili, e perche le aggressioni non arrivano all’im-

provviso « come un fulmine a ciel sereno »; sono

invece preannunciate da microviolenze, da una se-

rie di scorsi spregiativi, da piccoli attacchi verbali e

non verbali che si trasformano in molestie morali,

affievolendo la resistenza e impedendo di reagire.

All’inizio dominio e gelosia vengono interpretate

come prove d’amore. A poco a poco, le donne per-

dono ogni spirito critico e finiscono per « abi-

tuarsi ». Altrettanto progressivamente il compagno

passera da certi gesti o atteggiamenti non aperta-

mente ostili a una violenza indefinibile, e la donna

che subisce continuera a trovare tutto cio normale.

Via via che la gravita e la frequenza della violenza

psicologica aumentano, la donna perde fiducia in

se stessa. E instabile, ansiosa, isolata, confusa, e di-

venta sempre meno capace di prendere una deci-

sone. La donna si dice che la propria percezione

della realta e falsa, che e lei ad avvertire le cose in

modo errato, a esagerare. Finisce per dubitare di

cio che prova e alle volte bisogna che un’altra testi-

monianza venga a confermare cio che lei non osa

dirsi. Hirigoyen, Sottomesse, cit., 86).(7) Se le donne sopportano tanti maltrattamenti, e

perche sono plagiate e condizionate. Il condiziona-

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Va rilevato che « il ciclo di violenza si articola in quattro fasi e in modo ripetitivo. A

ciascuna tappa, il pericolo per la vittima aumenta» (8).

mento e sociale, ma anche relazionale, come una

sorta di addestramento. Quando sono intrappolate in

una situazione senza uscita e, soprattutto, subiscono

aggressioni imprevedibili, le donne diventano pas-

sive, hanno l’impressione che tutti i loro sforzi siano

vani. Non riescono ad immaginare come potrebbero

cambiare le cose e non si sentono capaci di farlo.

Sappiamo ormai che l’impotenza appresa si ve-

rifica quando le aggressioni sono imprevedibili e

incontrollabili, e non c’e alcun mezzo di agire per

cambiare la situazione. Mentre e piu logico pensare

che piu grave e l’aggressione subita dalla donna,

piu lei avra voglia di andarsene, constatiamo, al

contrario, che piu il maltrattamento e frequente e

grave e meno la donna ha gli strumenti psicologici

per andare via. Comunque, l’apparente sottomis-

sione delle donne al coniuge violento, non dev’es-

sere considerata soltanto un sintomo, ma anche

una strategia di adattamento e di sopravvivenza.

Le donne sanno bene, nel profondo di loro stesse,

che l’opposizione frontale a un uomo violento puo

aumentare in modo grave la sua violenza, e allora

cercano di calmarlo e di accontentarlo, per evitare

che le cose peggiorino, Hirigoyen, Sottomesse,

cit., 97.(8) Hirigoyen, Sottomesse, cit., 56. L’autore indi-

vidua una fase di tensione, di irritabilita dell’uomo,

legata secondo lui, a preoccupazioni o a difficolta

nel quotidiano. Durante questa fase, la violenza

non si manifesta in modo diretto, ma trapela dalle

mimiche (silenzi ostili), dagli atteggiamenti (oc-

chiate aggressive), o dal timbro di voce (tono irri-

tato). Tutto quello che fa la sua compagna, da fasti-

dio. Durante questa fase di accumulo della vio-

lenza, l’uomo tende a rendere la donna responsa-

bile delle frustrazioni e dello stress della propria

vita. Naturalmente, i motivi che accampa sono un

semplice pretesto, e in nessun caso una causa della

violenza; eppure, la donna si sente responsabile.

Se chiede cosa c’e che non va, il compagno ri-

sponde che va tutto bene, che e lei che si inventa le

cose, che ha una falsa percezione della realta, e la fa

sentire in colpa: «Di cosa parli? »; «Non capisco di

che ti lamenti! »; «Mi dai noia, non ho fatto proprio

niente! ». Si giunge allora alla violenza verbale e

agli insulti, e la donna rimpiange di aver fatto una

domanda.

Succede poi una fase di attacco in cui lui da l’im-

pressione di perdere il controllo di se stesso. Ecco

allora urla, insulti e minacce; L’uomo puo anche

rompere oggetti prima di aggredire fisicamente la

compagna. La violenza fisica incomincia per gradi:

spintoni, braccia torte, schiaffi, poi pugni ed even-

tualmente l’uso di un’arma. Non e raro che a que-

sto stadio l’uomo voglia avere rapporti sessuali, per

meglio sottolineare il proprio dominio. La donna

non reagisce perche, grazie a piccoli, perfidi attac-

chi, il terreno e stato preparato, e lei ha paura. Puo

protestare, ma non si difende. Di rado l’aggres-

sione provoca collera in lei, quanto piuttosto tri-

stezza e un senso di impotenza. Qualunque rea-

zione irosa non fa che aggravare la violenza del

partner, quindi la donna e indifesa e, influenzata

psicologicamente com’e, spesso non ha altra via

che la sottomissione.

Segue una fase di scuse, di pentimento, in cui

l’uomo cerca di cancellare o di minimizzare il pro-

prio comportamento. L’uomo cerca di disfarsene

dei rimorsi trovando una spiegazione in grado di

discolparlo. La cosa piu facile e dare la responsabi-

lita alla compagna: e lei che l’ha provocato; oppure

puo giustificare il suo comportamento con motiva-

zioni esterne (ira, alcol o superlavoro). Questa fase

ha la funzione di fare sentire in colpa la donna,

portandola a dimenticare la collera. In genere, lei

finisce per dirsi che stando piu attenta e modifi-

cando il proprio comportamento potra evitate che

il compagno perda di nuovo la pazienza. L’uomo

chiede perdono, giura che non succedera piu. Se la

donna riesce finalmente ad andarsene, lui contatta

qualche intimo perche la convinca a tornare. In

quel momento l’uomo e sincero, ma cio non signi-

fica affatto che non ricomincera. Troppo spesso le

donne prendono per oro colato le belle promesse

fatte durante questa fase e concedono ben presto il

loro perdono. Tanto piu che l’uomo approfitta del

momento per giustificarsi parlando della propria

infanzia infelice e per ricattare psicologicamente:

«Solo tu puoi aiutarmi. Se mi lasci, non mi resta che

morire!» cit., 56).

E possibile una successiva fase di riconciliazione,

definita anche della « luna di miele », in cui l’uomo

adotta un atteggiamento carino, all’improvviso si

mostra attento, premuroso. Si mostra anche inna-

morato, offre regali, fiori, inviti al ristorante e si

sforza di rassicurare la compagna. Puo addirittura

farle credere che e lei ad avere il potere. A volte,

questa fase viene interpretata come una manipola-

zione perversa degli uomini al fine di meglio « te-

nere » la donna. In realta, in questo preciso mo-

mento, gli uomini sono sinceri perche terrorizzati

dall’idea di essersi spinti troppo oltre e di essere

lasciati dalla moglie. Invece, e la paura dell’abban-

dono che porta a questo cambiamento momenta-

neo, ed e la medesima paura che, piu tardi, li por-

tera a riassumere il controllo sulla compagna. Du-

rante questa fase le donne ricominciano a sperare

perche ritrovano l’uomo che era stato capace di

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Occorre prestare particolare attenzione nel caso in cui il comportamento dell’uomo

e connotato da una continua, incessante ostilita nei confronti della donna (9).

Alla base di tali fenomeni di violenza puo anche influire una congenita vulnerabi-

lita psicologica, quale humus favorevole allo sviluppo della violenza familiare anche

se la causa principale va individuata sempre nella patologia da cui e affetto il partner

che sovente adotta per il condizionamento delle vittime, sia pure inconsciamente, tec-

niche che si sono rivelate efficaci per tale scopo su prigionieri (10).

farle innamorare. Pensano che riusciranno a recu-

perare quell’uomo ferito e che, con l’amore, lui

cambiera. Disgraziatamente, tutto cio non fa che

alimentare la speranza nella donna, aumentando

cosı il suo livello di tolleranza agli attacchi. In ge-

nere, e questo il momento che lei ritira le querele.

Mentre la paura provata durante il periodo aggres-

sivo potrebbe darle la voglia di porre fine alla si-

tuazione, il comportamento del compagno durante

la fase di pentimento la stimola a rimanere. Il ciclo

della violenza puo cosı ricominciare Esiste un’e-

norme differenza nel comportamento dell’uomo

durante la fase di tensione e durante quella di ri-

conciliazione. Le donne dicono spesso che non si

trovano piu di fronte allo stesso uomo, ma a un

Dottor Jekyll eMr Hyde.(9) Dall’esterno tutto sembra andare normalmente.

All’inizio, una donna e abbagliata da un uomo at-

traente e brillante. Ma la tranquillita e presto turbata

dalla paura che si insinua nella mente, trasforman-

dosi progressivamente in angoscia. La donna non

capisce. Non e successo niente, o quasi. Si domanda

se non sara lei a essere troppo sensibile e se lo rim-

provera, tanto piu che il partner dice che si fa idee

strane, che e paranoica. Eppure, con piccole aggres-

sioni verbali, con sguardi sprezzanti e, soprattutto,

con una fredda distanza, lui sembra rimproverarle

qualcosa, ma lei ignora che cosa. Non dando un

nome al problema, lui ha un potere su di lei. E ama-

bile solo quando lei gli serve. Di solito, a questo sta-

dio, la donna preferisce cedere, nella speranza di

trovare in questo modo una protezione duratura.

Poi gli attacchi si moltiplicano: frasi sferzanti di

fronte a testimoni o in privato, critiche cattive su

tutto cio che lei fa o dice. La donna e isolata: non osa

piu vedere gli amici e la famiglia, perche anche loro

vengono attaccati. Cosı lei preferisce evitarli perche

si vergogna.

Senza nessuna ragione, la violenza passa ad uno

stadio superiore. I colpi bassi e gli insulti si moltipli-

cano; tutto quello che la donna dice e deriso. Quando

lei supplica: «Perche mi tratti cosı? », lui sogghigna:

«Guardati, poveretta, e capirai! ». La donna puo

scorgere odio nello sguardo del partner, e qualunque

colpo e permesso, anche il piu perfido. (Es.: Lui puo

fare allusioni molto cattive che solo lei puo capire e

quando lei e innervosita abbastanza, dire agli amici

di essere molto in pena perche in quel momento sua

moglie e « strana». Gli amici effettivamente notano

che la donna sembra fuori di se. Si agita, trema, e

sull’orlo delle lacrime).

La violenza perversa e un concentrato di vio-

lenza allo stato puro. Puo insinuarsi nella mente

dell’altro fino a condurlo all’autodistruzione. Que-

sto processo portatore di morte va avanti anche in

assenza di chi l’ha messo in moto, e non si ferma

mai, nemmeno quando la donna ha deciso di la-

sciare il coniuge violento. Oltretutto e contagioso, e

un rischio grave; anche la vittima o i testimoni pos-

sono incominciare a trascendere, a perdere i loro

punti di riferimento. Hirigoyen, Sottomesse,

cit., 62.(10) Hirigoyen, Sottomesse, cit., 92. L’autore evi-

denzia anche che gli studi provano che le donne che

hanno subito maltrattamenti fisici o morali nell’in-

fanzia corrono un maggiore rischio di trovarsi, a

loro volta, vittime della violenza coniugale. Anche al-

cuni studi americani hanno dimostrato che il fatto di

essere cresciuti in un contesto in cui il padre era vio-

lento con la madre aumenta per un ragazzo le pro-

babilita di essere un violento, e per una ragazza

quelle di diventare vittima di un uomo violento. E sa-

dismo per il maschio e masochismo per la femmina,

o piuttosto una forma di apprendimento? Si puo

pensare che questi bambini abbiano imparato, per

imitazione, che la violenza e normale nella vita di

coppia.

Tutti gli specialisti sono d’accordo nel dire che

un trauma passato ha preparato il terreno e che,

dietro l’attuale persecutore, si cela spesso un altro

persecutore, nell’infanzia. Quindi, se si parla sol-

tanto della fragilita della vittima, dimenticando la

distruttivita del partner, e ci si limita a ricordare il

masochismo della donna, quando si trova invi-

schiata in una relazione dolorosa, non si fa che ag-

gravare il suo senso di colpa e rendere ancora piu

opprimente la sudditanza psicologica. Bisogna

stare attenti a non arrivare a dire che e la vittima a

fare il carnefice... Gli uomini violenti sanno bene

come riconoscere il lato protettivo di una donna e

come servirsene per giustificare i propri eccessi

comportamentali. Alcuni di loro, particolarmente

manipolatori, sollecitano subito gli istinti di prote-

zione di una donna per sedurla. Si lamentano della

loro storia infantile («Mia madre non mi ha mai

voluto bene, ho avuto un’infanzia difficile »), della

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La violenza varia in base al profilo psicologico del malato potendo assumere di-

verse espressioni; il narcisista e una delle categorie piu frequenti caratterizzata da

megalomania, ammirazione di se stessi, indifferenza alle critiche e tendenza allo

sfruttamento degli altri, dominio e sottomissione della donna cui viene sottratta qua-

lunque possibilita e capacita di critica, non accettata dal narcisista (11).

Lo psicopatico, invece, nasconde le proprie emozioni, e generalmente violento e

aggressivo ed e portato alla menzogna ed all’inganno al fine di ottenere il risultato

prefissosi; non si cura delle sofferenze degli altri, ed in particolare della donna su cui

abitualmente la esercita, rimanendone indifferente, non provando rimorso: trattasi di

individui senza sentimenti (12).

Non sempre la violenza psichica viene esercitata in modo attivo e quindi immedia-

tamente accertabile potendo essere anche attuata, in forma subdola ma non per que-

sto meno efficace, anche passivamente attraverso frasi non pronunciate, reticenza,

comportamento ostruzionistico, falsita e risulta, in qualche caso, ancora piu distruttiva

in quanto non percepibile come tale, influendo sulla psiche della vittima che non

trova alcun rimedio a tale situazione sconvolgente in cui si trova coinvolta suo mal-

grado senza capirne il motivo (13).; non si riesce a stabilire col carnefice una comunica-

zione diretta che viene sempre rifiutata o travisata con modalita diverse ma sempre

efficaci sulla vittima che si ritrova in una situazione di impotenza (14).

loro precedente compagna (era un’arpia), del loro

lavoro (non mi danno le responsabilita che merito),

Hirigoyen, Sottomesse, cit., 77).(11) Vista la loro megalomania, le personalita nar-

cisistiche si presentano come moralisti, dando lezioni

di integrita agli altri. Sanno meglio di chiunque altro

che cosa e bene e che cosa e male, e denunciano la

cattiveria altrui. Per continuare a considerarsi onni-

potenti, passano il tempo a criticare tutto e tutti,

senza ammettere la minima discussione e alcun rim-

provero. Quando capita loro qualcosa di negativo,

tendono ad attribuire la responsabilita agli altri.

Nella coppia, gli uomini sono dominatori e at-

traenti, e cercano di sottomettere e di isolare la com-

pagna. Non chiedono amore, ma ammirazione e at-

tenzione, pertanto usano il partner finche li valorizza

e lo buttano via appena smette di essere utile.

Per questi individui, qualunque insuccesso puo es-

sere vissuto come una minaccia personale. In tal

caso, qualunque altra persona, troppo lucida o

troppo critica, diventa un potenziale aggressore e va

distrutto. Non si tratta di una crisi di pazzia, in cui

si e « fuori di se », bensı, al contrario, di un’azione

deliberata che mira a ferire.

L’autostima di un individuo narcisista si nutre

esclusivamente dello sguardo dell’altro: senza l’al-

tro non e niente. Il narcisista cerca la fusione, ha

bisogno di fagocitare l’altro, di controllarlo, di farne

uno specchio che rifletta soltanto una bella imma-

gine di se, Hirigoyen, Sottomesse, cit., 138.(12) Le personalita antisociali o psicopatiche diffi-

dano delle proprie emozioni; per loro, i sentimenti di

tenerezza o calore sono segni di debolezza. Amano

tradire, per vantaggio o per piacere, e non esitano a

mentire, a imbrogliare e a manipolare l’altro, senza

alcuno scrupolo. Cercano di ottenere cio che vogliono

subito, con qualsiasi mezzo ma, di preferenza con la

forza.

La loro violenza e prima di tutto aggressiva, le-

gata a un’irritabilita permanente o a un’aggressivita

a fior di pelle. Sono pronti a battersi al primo se-

gnale.

La caratteristica di questi uomini e una defi-

cienza nella risposta emotiva, oppure risposte

emotive superficiali. Sono incapaci di immaginare

il dolore o la paura in una terza persona e, a mag-

gior ragione, nella donna a cui fanno violenza.

Inattaccabili dal senso di colpa, non provano alcun

rimorso e non si mettono in discussione. Non trag-

gono alcun insegnamento dagli errori passati. Hiri-

goyen, Sottomesse, cit., 140.(13) La comunicazione perversa viene attuata an-

che in forma non verbale, nascosta e soffocata, la

violenza trapela attraverso i non detti, i sottintesi,

le reticenze e, proprio per questo, veicola angoscia

Hirigoyen, Molestie morali, cit., 103.(14) Il perverso rifiuta la comunicazione diretta

perche «non si discute con le cose »; quando si

pone una domanda i perversi eludono; non si parla

di niente, tutto e sottinteso: basta un’alzata di

spalle, un sospiro. Si nega alla vittima il diritto di

essere ascoltata; al perverso, che rifiuta di sentirla,

non interessa la sua versione dei fatti; quando una

risposta c’e, e sempre marginale, indifferente; la

non comunicazione si ritrova a tutti i livelli espres-

sivi; di fronte al suo bersaglio, l’aggressore e teso,

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Non e facile riconoscere un perverso narcisista perche a volte si manifesta all’e-

sterno come una persona brillante, pieno di fascino e seduzione che esercitano sulla

«preda» per sedurla, ma solamente finche se ne puo trarre utile o finche ve ne e bi-

sogno, per poi abbandonarla una volta che non serve ai suoi interessi. Non provano

effettivi sentimenti di amicizia o di rimorso in quanto non soffrono psichicamente (15).

Trattasi di individui megalomani che hanno una grande considerazione di se stessi

e nessuna per gli altri, non accettano critiche e ritengono che siano solo gli altri a sba-

gliare (16).

Non bisogna confondere episodi momentanei di comportamenti manipolatori che

possono essere adottati quando ci si ripropone di ottenere determinati risultati dalla

vera e propria patologia narcisistica. Il perverso narcisista adotta sempre tali strategie

comportamentali senza mai provare sensi di colpa o altri sentimenti; trattasi di indivi-

dui insensibili ai normali sentimenti provati dalle persone in occasione di determinati

eventi quali il dolore per la perdita di una persona cara, il rimorso per comportamenti

antisociali o disdicevoli (17).

Non e facile individuare le situazioni di normalita da quelle patologiche, anche

perche trattasi di manifestazioni che non lasciano tracce tangibili, trattandosi di com-

portamenti a volte connotati da sottile e nascosta violenza che non sono immediata-

mente evidenziabili non solo all’esterno, ma anche dalle stesse vittime (18).

il suo corpo rigido, lo sguardo sfuggente, Hiri-

goyen, Molestie morali, cit. 104.(15) I perversi entrano in relazione con gli altri

per sedurli. Spesso li si descrive come persone af-

fascinanti e brillanti. Una volta preso il pesce, si

deve solo tenerlo all’amo finche se ne ha bisogno:

L’altro non esiste, non viene visto o ascoltato, e so-

lamente «utile ». Nella logica perversa non esiste la

nozione di rispetto per il prossimo. La seduzione

perversa non comporta nessuna affettivita, perche

il principio stesso del funzionamento perverso e di

evitare ogni affetto. La forza dei perversi e l’insen-

sibilita. Non conoscono alcuno scrupolo di ordine

morale. Non soffrono. Puo accadere che i perversi

si appassionino a una persona, un’attivita, un’idea,

ma si tratta di fiammate che restano molto in su-

perficie. Ignorano i sentimenti veri, in particolare

quelli di tristezza e di dolore. I fallimenti suscitano

in loro collera o risentimento e un desiderio di ri-

valsa. Questo spiega la rabbia che si impadronisce

di loro in caso di separazione. Quando un perverso

subisce una ferita narcisistica (sconfitta, rifiuto),

avverte un desiderio sconfinato di prendersi una

rivincita. Non si tratta, come in un individuo colle-

rico di una reazione passeggera e disordinata, e un

rancore inflessibile al quale il perverso applica

tutte le sue capacita di ragionamento. L’efficacia

dei loro attacchi dipende al fatto che la vittima o

l’osservatore esterno non immaginano che si possa

essere a tal punto privi di sollecitudine o di com-

passione di fronte alla sofferenza altrui, Hirigoyen,

Molestie morali, cit.,136.(16) I perversi narcisisti sono individui megalo-

mani che si atteggiano a punti di riferimento, a

campioni del bene e del male, della verita. Manife-

stano una totale mancanza di interesse e di empa-

tia per gli altri, ma desiderano che ci si interessi di

loro. Tutto e loro dovuto. Criticano chiunque, non

ammettano di essere messi in causa o di venire

rimproverati. Di fronte a questo universo di potere

la vittima e per forza di cose in un universo di de-

bolezze, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 136.(17) I tratti narcisistici della personalita sono co-

muni un po’ a tutti (egoismo, bisogno di ammira-

zione, intolleranza alla critica); non sono tuttavia

patologici. D’altra parte, a tutti noi e capitato di

manipolare qualcuno allo scopo di ottenere un

vantaggio e tutti abbiamo provato un odio distrut-

tivo passeggero. Quello che ci differenzia dai per-

versi e che comportamenti o sentimenti di questo

tipo sono solo reazioni momentanee e seguite da

rimorsi o rimpianti. La nozione di perversita im-

plica una strategia di sfruttamento e poi di distru-

zione dell’altro, senza alcun senso di colpa, Hiri-

goyen, Molestie morali, cit., 131 I perversi provano

un piacere estremo, vitale, di fronte alla sofferenza

dell’altro e ai suoi dubbi, cosı come prendono gusto

ad asservirlo e a umiliarlo. I perversi narcisisti

sono insensibili, privi di affetto. Cosı non soffrono,

Hirigoyen, Molestie morali, cit., 135.(18) Nel DSM-IV, manuale della classificazione

internazionale delle malattie mentali, la personalita

narcisista, (non si trova il termine «perversione

narcisista »), per essere tale deve presentare al-

meno cinque delle seguenti manifestazioni: il sog-

getto ha un senso grandioso della propria impor-

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q u e s t i o n i

S A L U T E ( T U T E L A D E L L A ) | 2 4

La comunicazione tramite linguaggio nel perverso e connotata da voce piatta, sem-

pre uguale, sempre con lo stesso tono: e un segnale importante per il riconoscimento

della patologia in quanto raramente il perverso altra la voce, ma ha cura di deridere

la vittima usando un linguaggio ambiguo ed allusivo; a volte il perverso utilizza un lin-

guaggio tecnico poco comprensibile alla donna proprio per non consentire alla stessa

di capire appieno il senso della conversazione (19).

La vittima cerchera di trovare nel proprio comportamento, la ragione delle accuse

dell’uomo colpevolizzandosi e cadendo nella trappola tesale (20).

Anche alcune categorie di narcisisti sono caratterizzate dalla perversione che con-

siste nello sfruttamento degli altri che vengono considerati solo finche possono essere

loro utili; in genere riescono ad individuare la parte debole del partner e lo attaccano

con ironia insidiosa.

Il loro comportamento nei confronti della vittima e caratterizzato da calma e da un

controllo costante della situazione (21).

tanza; e assorbito da fantasie di successo illimitato,

di potere; pensa di essere « speciale » e unico; ha

un eccessivo bisogno di essere ammirato; pensa

che tutto gli sia dovuto; nelle relazioni personali

sfrutta il prossimo; manca di empatia; invidia

spesso gli altri mostra atteggiamenti e comporta-

menti arroganti., Hirigoyen, Molestie morali,

cit., 131.(19) I perversi, quando comunicano con le loro vit-

time, mantengono una voce fredda, incolore, piatta,

monocorde. E una voce priva di tonalita affettive,

che raggela, inquieta e lascia affiorare nelle parole

piu insignificanti il disprezzo o la derisione. Anche

nel caso di confronti violenti, non si alza la voce, la-

sciando l’altro a innervosirsi da solo, cosa che non

puo che destabilizzarlo.Molto spesso, il perverso non

fa lo sforzo di articolare le parole, oppure mormora

qualcosa quando l’interlocutore si trova in un’altra

stanza, costringendolo cosı a spostarsi per sentire

oppure a trovarsi, domandandogli di ripetere, nella

condizione di chi deve chiedere. E facile, poi, fargli

notare che non ascolta.

Il messaggio di un perverso e deliberatamente

vago ed impreciso, tale da alimentare la confusione.

Puo dire: «Non ho mai detto questo» ed evitare qua-

lunque rimprovero. Servendosi di allusioni, lancia

messaggi senza compromettersi.

Un altro procedimento verbale cui i perversi ri-

corrono abitualmente e l’uso di un gergo tecnico,

astratto, dogmatico, per coinvolgere l’altro in ragio-

namenti di cui non capisce nulla, e sui quali non osa

chiedere spiegazioni per non fare la figura dello stu-

pido. Questo discorso freddo, puramente teorico, ha

l’effetto di impedire a chi ascolta di pensare e quindi

di reagire. Il perverso, parlando con un tono sac-

cente, da l’impressione di sapere, anche se dice

sciocchezze.

— In quello che dice il perverso importa piu la

forma della sostanza, dare l’impressione di sapere

per stancare l’avversario. Ad esempio: Per rispon-

dere a sua moglie, che desiderava parlare del loro

rapporto di coppia, un marito assume un tono dot-

torale: «Presenti una problematica tipica delle

donne castratrici, che proiettano sugli uomini il

loro desiderio del fallo ». Un altro procedimento

perverso consiste nel parlare delle intenzioni del-

l’altro o nell’indovinarne i pensieri nascosti, come

se si sapesse cosa pensa meglio di lui: «So perfet-

tamente che detesti i Tali e che cerchi un modo

per non incontrarli! » Hirigoyen, Molestie morali,

cit., 103.(20) Le allusioni destabilizzanti non sono evidenti.

Sono parole aggressive, ma pronunciate con un

tono normale, calmo, quasi disteso, di fronte a insi-

nuazioni del genere, e logico andare in cerca di

che cosa si sia detto o fatto di male e colpevoliz-

zarsi, sempre che non ci si arrabbi e si apra il con-

flitto. E una strategia che raramente fallisce, per-

che non si sfugge al senso di colpa, a meno che

non si sia a propria volta perversi. Hirigoyen, Mo-

lestie morali, cit., 104.(21) Nei narcisisti perversi il rifiuto di soddisfare le

esigenze affettive del partner non corrisponde a una

semplice mancanza d’amore o di tenerezza, bensı a

un assoluto disinteresse per l’altro, che non esiste,

non conta, ameno che non sia utile.

La violenza dei perversi non e ciclica, ma perma-

nente, e non e il caso di aspettarsi da loro ne richie-

ste di pace ne scuse. Sono calmi e freddi, e sembrano

controllare sempre la situazione. Il loro comporta-

mento non e consapevole e deliberato, ma compul-

sivo: sono stati obbligati ad agire cosı perche l’altro

se l’e andata a cercare.

Questi individui sono predatori la cui pericolosita

deriva soprattutto dalla loro abilita nel distruggere la

capacita di pensare dell’altro. Per affermarsi, devono

usare la propria distruttivita e godere della soffe-

renza dell’altro. Il loro mondo e diviso in buoni e cat-

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q u e s t i o n i

2 4 | S A L U T E ( T U T E L A D E L L A )

Il perverso ha quale finalita l’imposizione di una dominazione o potere sull’altro

soprattutto attraverso il linguaggio, sicuro e deciso tanto da far credere di essere piu

informato ed a conoscenza dei fatti; mostra sicurezza e decisione nelle sue afferma-

zioni inducendo l’interlocutore a dargli credito (22).

Quando la vittima reagisce si innesca la fase dell’odio che porta a comportamenti

violenti o subdoli che hanno lo scopo di annientare la vittima che tenta di sottrarsi al

potere dell’uomo che anche se dovesse rendersi conto del suo atteggiamento lo attri-

buisce al comportamento dell’altro, quale reazione necessitata alle presunte e imma-

ginarie cattive intenzioni del partner; anche la separazione non attenua l’odio che

puo avere quale terreno di sbocco o la violenza fisica o le molestie morali con appigli

giuridici, azioni legali, anche per quanto riguarda i figli, gli alimenti, il mantenimento.

Nella forma piu grave non esistono cure o comportamenti che possano far desi-

stere il perverso, a volte paranoico, da tali comportamenti e non e facile trovare le so-

luzioni adatte per sfuggire a tale situazione; e consigliabile l’aiuto di uno psicotera-

peuta che, analizzando le peculiarita della situazione, sappia individuare i giusti ac-

corgimenti e rimedi (23).

tivi. Attribuiscono loro cattive intenzioni, che non

sono altro che la proiezione del loro stesso mala-

nimo. La loro diffidenza assume forme quasi deli-

ranti.

La difficolta a smascherare un simile individuo

sta nel fatto che non attacca mai frontalmente, ma

procede per allusioni, sottintesi. Un’altra difficolta e

che sa farsi apprezzare in societa. Da una buona im-

magine di se e fa in modo che anche il coniuge la

rafforzi. Si fa vedere molto in gamba per dimostrare

fino a che punto il partner e « cattivo », e quindi sia

normale prendersela con lui. — Durante le separa-

zioni, i perversi narcisisti si atteggiano a vittime ab-

bandonate, il che permette loro di fare bella figura e

di sedurre un altro partner consolatore.

E piuttosto eccezionale che i perversi narcisisti

arrivino all’omicidio, ma cio non impedisce loro di

essere estremamente distruttivi e di mettere a se-

gno veri e propri assassini psichici dato che sono

dei predatori. Hirigoyen, Sottomesse, cit.,148.(22) Il perverso si prende il potere con la parola.

Da l’impressione di saperne di piu, di detenere

una verita, « la » verita. Il discorso del perverso e

totalizzante: enuncia proposizioni che sembrano

universalmente vere. Il perverso « sa», ha ragione

e cerca di trascinare l’altro sul suo terreno indu-

cendolo ad accettare quello che dice lui. Ad esem-

pio, invece di dire: «Tizio non mi piace», dice «Ti-

zio e un fesso. Lo sanno tutti e tu, tu non puoi non

pensarlo ». Poi generalizza, vale a dire che tra-

sforma questo discorso in una premessa univer-

sale. L’interlocutore pensa: «Deve avere ragione,

ha l’aria di sapere quello che dice ». In questo

modo, i perversi narcisisti attirano partner insicuri

di se, che tendono a pensare che gli altri ne sap-

piano di piu. Hirigoyen, Molestie morali, cit., 120.

(23) La fase d’odio appare allo scoperto quando la

vittima reagisce, cerca di erigersi a soggetto e di re-

cuperare un po’ di liberta. Nel momento in cui la

vittima da l’impressione di sfuggirgli, l’aggressore

prova una sensazione di panico e di rabbia e si

scatena. Quando la vittima esprime cio che prova,

la si deve far tacere. E una fase di odio allo stato

puro, estremamente violenta, fatta di colpi bassi e

di ingiurie, di parole che sminuiscono, umiliano, si

beffano di tutto cio che l’altro ha di piu intimo.

Questa armatura di sarcasmo protegge il perverso

da quello che teme di piu, la comunicazione. An-

sioso di ottenere uno scambio ad ogni costo, l’altro

si espone. Piu si espone, piu viene attaccato e piu

soffre. Quando l’altro rivela le sue debolezze, il

perverso le sfrutta immediatamente a suo danno.

Non si tratta qui, di amore che si trasforma in odio,

come si tende a credere, perche, da parte del per-

verso, non c’e mai stato amore nel senso reale del

termine. Quando l’odio si esprime apertamente, si

accompagna al desiderio di distruggere, di annien-

tare. Neanche con il tempo il perverso vi rinun-

cera. A lui i motivi di questo odio sono chiari:

«Perche e cosı! », anche se per chiunque altro sono

incoerenti. Quando ne da una giustificazione, attri-

buisce questo odio a una persecuzione che mette-

rebbe lui nella condizione di legittima difesa. Come

nei paranoici, appaiono allora in lui l’idea di essere

il bersaglio di pregiudizi e persecuzioni, un’antici-

pazione delle attese reazioni difensive che porta a

comportamenti delittuosi, e un pensiero cavilloso.

Tutto quello che non va e imputabile agli altri, che

sono coalizzati in un complotto contro di lui. L’ag-

gressore attribuisce alla vittima cattive intenzioni e

la previene aggredendola per primo: la vittima e

comunque colpevole, sempre, di delitto di inten-

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La violenza psichica non e un fatto isolato o ciclico, ma e continua, quotidiana, fatta

di ripetute aggressioni che non sono aperte e manifeste, ma si estrinsecano in frasi al-

lusive, stoccate, insinuazioni, tanto da fiaccare nel tempo la tempra e la resistenza

della vittima fino a farla divenire succube ed esercitare un completo dominio su di

essa. Anche dall’esterno e quasi impossibile rilevarla e anche quando, in casi molto

rari, la vittima fa denuncia, gli investigatori ben difficilmente potranno accertare tale

forma di violenza che non lascia tracce, a differenza della violenza fisica col rischio di

qualificare la donna visionaria e la denuncia originata da spirito di vendetta (24).

Una variante comportamentale del perverso consiste nel mettere la vittima con le

spalle al muro, aizzandola ad agire contro di lui, con vari stratagemmi e facendola ap-

parire quale aggressore, assumendo il perverso, agli occhi degli altri, il ruolo di vittima

con una metamorfosi e manipolazione pari al grado di intelligenza di cui e dotato (25).

Altra variante della psicosi e costituita dalle personalita rigide, caratteristica degli

ossessivi che si esternano con una mania perfezionista che si manifesta nell’essere

esigenti, nella critica eccessiva e nel controllo sistematico dell’altro a cui non e lasciato

alcuno spazio di autonomia fino a logorarlo con tale comportamento (26).

zione, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 123.(24) L’effetto distruttore della violenza psichica de-

riva dalla ripetizione di aggressioni apparentemente

insignificanti ma continue, delle quali si sa che non

avranno mai fine. Si tratta di un’aggressione a vita.

In superficie non si vede niente o quasi niente.Il per-

verso preferisce uccidere indirettamente o, piu pro-

priamente, indurre l’altro a uccidersi da solo. I se-

gnali di ostilita non compaiono nei momenti di irrita-

zione o di crisi. Sono costantemente presenti in

forma di stoccatine, tutti i giorni o piu volte alla setti-

mana per mesi, addirittura per anni. Non vengono

espressi con un tono irato, ma con un tono freddo,

che enuncia una verita o un’evidenza.

L’aggressione viene distillata a piccole dosi

quando ci sono testimoni. Se la vittima reagisce e

cade nella trappola della provocazione alzando la

voce, sembra lei la violenta e l’aggressore si atteg-

gia a vittima. Quando c’e violenza fisica, elementi

esterni sono lı a testimoniare: referti medici, testi-

moni oculari, accertamenti della polizia. In una ag-

gressione perversa, non c’e alcuna prova. E una

violenza «pulita ». Non si vede niente, Hirigoyen,

Molestie morali, cit., 125.(25) Il perverso cerca di spingere la sua vittima ad

agire contro di lui, per poi denunciarla come «cat-

tiva». L’importante e che la vittima sembri respon-

sabile di quello che le capita. Spingere l’altro all’er-

rore consente di criticarlo o di sminuirlo e di dargli

una cattiva immagine di se. Si vedono anche per-

versi incitare al suicidio: «Povera ragazza mia, non

hai da aspettarti niente dalla vita, non capisco per-

che non ti sei buttata giu dalla finestra! ». Per l’ag-

gressore e facile, dopo, presentarsi nel ruolo della

vittima di un malato di mentale. Di fronte ad una

persona che blocca qualsiasi tipo di comunica-

zione, la vittima si vede costretta ad agire. Cosı

l’aggredito, gia colpevole per il perverso, agli osser-

vatori esterni sembra essere l’aggressore. La vit-

tima e tra due fuochi e, qualunque cosa faccia, non

puo cavarsela. Se reagisce, accende il conflitto. Se

non reagisce, lascia che la distruzione mortifera si

espanda, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 128.(26) Gli ossessivi sono perfezionisti. Il loro gusto

per la perfezione e utilissimo sul piano professio-

nale, anche se si fissano troppo sul particolare. Sul

piano sociale, sono conformisti e rispettosi delle con-

venienze e delle leggi. Sul piano personale, sono per-

sone difficili da sopportare; esigenti, dominatrici,

egoiste, avare. Temono gli slanci emotivi.

Si considerano serie e, secondo loro, gli altri sono

irresponsabili e sconsiderati. Nel timore che il part-

ner metta scompiglio nel loro ordine o esegua male

un compito, verificano tutto, criticano tutto perche

pensano che il loro modo di fare sia il migliore. Non

tollerano, nell’altro, alcuna individualita. Hanno bi-

sogno di controllare, di ribattere dialetticamente, di

frenare qualunque iniziativa non provenga da loro.

La loro violenza si esercita soprattutto attraverso la

coazione e nel campo del potere.

Gli ossessivi possono essere fisicamente violenti,

ma c’e poco rischio che arrivino all’omicidio. La loro

distruttivita consiste piuttosto in un quotidiano logo-

ramento e in un controllo incessante che esauriscono

il partner.

Gli ossessivi chiedono spesso una terapia, ma

non bisogna aspettarsi un mutamento radicale.

Nessuna terapia potra trasformare un carattere os-

sessivo, ma dato che questi uomini e queste donne

sanno controllare gli altri, possono anche imparare

a controllare se stessi e a non scadere nella vio-

lenza, Hirigoyen, Sottomesse, cit,.158.

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q u e s t i o n i

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Altra strategia del perverso consiste nel porre le persone le une contro le altre, con

falsita, insinuazioni e sottintesi subdoli, per indebolire entrambe e rafforzare la pro-

pria posizione; inoltre il perverso narcisista prova piacere dal contrasto a volte acceso

cui ha dato origine e che culmina con sentimenti di odio o rancore tra le persone che

ha aizzato contro (27).

La violenza puo anche avere effetti negativi sui figli che risentono sia per la man-

canza di attenzione della madre che e preoccupata dalla situazione familiare con con-

seguenze sullo sviluppo psichico del figlio, in quanto per un figlio in tenera eta le vio-

lenze e come se fossero subite direttamente dallo stesso che ne risente e reagisce a

sua volta con manifestazioni di violenza o con uno stato di agitazione che altro non

sono che forme di difesa del bambino che si sente responsabile dello stato di tensione

familiare con ripercussioni a livello emotivo (28).

2. MALATTIE PSICHICHE ALL’ORIGINE DELLA VIOLENZACONIUGALE: COME RICONOSCERLELa paranoia e una delle piu comuni estrinsecazioni della malattia psichica ed e con-

notata dalla violenza familiare, sia fisica che psichica, caratterizzata quest’ultima, con

diverse varianti, da isolamento, insulti, manipolazione, pressioni; trattasi di un feno-

meno che le stesse vittime attribuiscono al « carattere» del partner che, a sua volta,

non e in grado di rendersi conto del suo comportamento violento che ha la propria

eziologia nella stessa malattia psichica, innescando un circuito perverso che sovente

porta all’annientamento della vittima, anche in mancanza di un carnefice, in quanto

non puo essere considerato tale il malato psichico che pone in essere tali comporta-

menti in quanto originati dalla stessa malattia (29).

Solitamente il comportamento del malato psichico paranoico o perverso e caratte-

rizzato dalla ripetitivita ed unilateralita che a lungo andare spossano la vittima e le

fanno perdere ogni capacita di reazione; il comportamento del paranoico puo variare

in base alla personalita della vittima e dello stesso malato, assumendo valenza diversa

(27) Tale tecnica viene qualificata « dividere per

meglio regnare» .La dove il perverso narcisista ec-

celle, e nell’arte di aizzare le persone le une contro

le altre, di provocare rivalita, gelosie. Si puo arri-

vare allo scopo servendosi di allusioni, insinuando

il dubbio o provocando con le bugie la rivalita tra

le persone. Il piacer supremo per un perverso con-

siste nel fare in modo che un individuo ne di-

strugga un altro e nell’assistere a questo scontro

dal quale entrambi usciranno indeboliti, cosa che

ne rafforzera la sua personale onnipotenza., Hiri-

goyen, Molestie morali, cit., 118.(28) Il semplice fatto di essere esposto alla violenza

provoca nel bambino alterazioni psichiche gravi. Es-

sere testimone di violenze e altrettanto, se non piu

dannoso che l’esservi esposto direttamente. I genitori

hanno torto a minimizzare l’impatto della violenza,

specie riguardo ai piccolissimi, che non hanno la

possibilita di allontanarsi.

Per un bambino, essere testimone di violenze co-

niugali e lo stesso che essere maltrattato in prima

persona. La madre puo fare in modo che non assista

alle violenze, ma lui vedra le tracce delle botte e lo

sconforto nei suoi occhi.

Una madre che subisce violenza senza potersi di-

fendere potra avere la tentazione di usare il bambino

come sfogo.

Quando c’e violenza fra i genitori, il bambino si

sente sempre responsabile, e questo gli provoca una

perdita di autostima.

La maggior parte dei bambini che sono vittime o

testimoni di violenze non diventano violenti a loro

volta.

Paradossalmente, mentre molte donne vittime di

violenza dicono di restare a causa dei figli, alcune

decidono di andare via quando la violenza si dirige

contro i loro bambini., Hirigoyen, Sottomesse,

cit., 173.(29) Per un approfondimento sulla tematica delle

molestie morali, Chindemi-Cardile, Molestie mo-

rali: tutela giuridica e rimedi terapeutici, in questa

Rivista, 2007, ...

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anche da parte dello stesso soggetto nel corso del tempo, in base alla intensita e grado

raggiunto dalla malattia, alle cure che non portano comunque, alla guarigione se non

in qualche patologia meno grave, alle reazioni della vittima ed all’ambiente esterno

che raramente si rende conto di quanto sta succedendo tra le mura domestiche (30).

Si tentera di individuare, anche col contributo di alcune vittime che hanno richie-

sto l’anonimato, il profilo psicologico dell’agente e della vittima, importanti per con-

sentire il riconoscimento della patologia che sovente resta nascosta anche alle stesse

donne ed anche dopo una lunga convivenza, ove non abbiano contezza delle manife-

stazioni della malattia che puo essere scambiata con altre cause, quali il carattere o al-

tre diverse patologie a cui non si attribuisce una importanza particolare sotto il profilo

degli effetti giuridici delle azioni e delle loro conseguenze (31).

Le violenze psicologiche ad opera di un paranoico possono essere svariate come ti-

pologia e consistono, da parte dell’aggressore in base alla stessa narrazione di vittime

che hanno assunto consapevolezza dello stato patologico del partner, in:

a) violenze affettive; il malato non dimostra alcun affetto, alcuna comprensione; e

glaciale anche se la vittima sta male fisicamente; neppure dinanzi alla morte prova

pieta,

b) violenze con il silenzio e con i gesti; senza parlare quasi mai con la vittima e se

questa gli domanda qualcosa non risponde, fa finta di non sentire, anzi spesso alza il

volume del televisore se lo sta guardando o si allontana da lei, magari spegnendo la

luce della stanza dove si trova o chiudendo la porta a chiave se sta uscendo di casa,

come se l’altra persona non esistesse;

c) violenze con lo sguardo; spesso quando parla non guarda la vittima, ma rivolge

altrove lo sguardo; se ci sono estranei e si sente in pericolo lancia alla vittima sguardi

che solo lei puo comprendere e che lasciano intendere «Con te poi facciamo i

conti...»;

d) violenze con le parole; spesso dice di non avere capito; quando parla da solo con

la vittima lo fa o con un filo di voce oppure urlando; ingiuria, maltratta, degrada, in-

colpa, manipola, minaccia, istiga, da della pazza alla vittima e la consiglia di andare a

farsi curare o di suicidarsi, le attribuisce false colpe, vuole imporre le proprie idee,

vuole comandare sempre, non accetta il dialogo ed un pacifico confronto di opinioni;

chi non e con lui e contro di lui e quindi va combattuto in ogni modo; racconta spesso

bugie in modo magistrale e se scoperto nega sempre; ruba oggetti alla vittima e se in-

colpato nega di essere stato lui; non parla mai per altruismo, ma lo fa sempre per un

(30) Nella psichiatria ottocentesca il termine «pa-

ranoia » era sintomo di follia, mentre successiva-

mente il termine descrive una serie di disturbi

mentali, tra cui il delirio lucido sistematizzato

senza deficit intellettivi e cognitivi.

«La personalita paranoica si caratterizza per: l’i-

pertrofia dell’Io: orgoglio, sensazione di superiorita;

la psicorigidita: ostinazione, intolleranza, razionalita

fredda, difficolta a mostrare emozioni positive, di-

sprezzo per gli altri; la diffidenza: timore esagerato

dell’aggressivita altrui, sensazione di essere vittima

di malevolenze, sospetti, gelosie; la falsita di giudi-

zio: fraintendimento di avvenimenti neutri, interpre-

tati come se fossero rivolti contro di lei. (cit., 143).(31) Nella violenza di coppia, abitualmente, la

versione degli uomini non ha niente a che vedere

con quella delle mogli. E come se non parlassero

della stessa situazione. Ora, per lo piu, preferiamo

ascoltare soltanto la variante meno fastidiosa, par-

tendo dal principio che di sicuro la donna esagera:

non e affatto cosı, come abbiamo visto, dato che, al

contrario, le donne hanno la tendenza a minimiz-

zare i fatti., Hirigoyen, Sottomesse, cit., 207.

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suo tornaconto; qualunque cosa di male accade a lui, la colpa e sempre della vittima e

non manca mai di attribuirgliela; e molto superstizioso e la vittima e la sua iettatrice;

e) violenze domestiche; chiude a chiave le porte di quelle che considera le sue

stanze ed e alla continua ricerca di nuovi spazi da conquistare e delimitare; vuole

avere anche un possesso esclusivo di vari oggetti che dovrebbero invece essere in co-

mune; impone le sue decisioni su tutto:

f) violenze economiche; se la vittima dipende economicamente da lui, e lui a stabi-

lire le regole: pochi soldi e quando vuole lui; se la vittima osa lamentarsi o chiedere

un aumento la minaccia di non darle piu nulla; conserva tutte le fatture e le ricevute

degli acquisti; se fa lui la spesa dei generi alimentari, strappa gli scontrini e li butta;

se, invece, e la vittima a fare la spesa, sottopone gli scontrini a controlli e critiche, poi

rimborsa sempre con molto ritardo e conserva conti e scontrini;

g) violenze nel sociale; e falso e ipocrita, ma maschera benissimo; per un estraneo

e difficile capire;

h) violenze in automobile; guida molto velocemente, mettendo in pericolo anche la

vita dell’altro;

i) violenze verbali, attuate anche mediante ricatti

j) violenze sessuali; durante il rapporto sessuale o l’altro lo asseconda e fa come

vuole lui, o lo ricatta in vari modi.

Non e facile individuare la violenza domestica in quanto, come gia evidenziato, chi

la compie cerca di tenerla celata all’esterno e con la cerchia degli amici tiene un com-

portamento irreprensibile o, comunque, normale per cui non e raro che la donna sia

presa per visionaria o, comunque, la sua reazione sara valutata come sproporzionata

o esagerata (32).

Il malato psichico individuera, generalmente nella cerchia degli affetti, ma anche

nell’ambito lavorativo, una vittima che fungera da bersaglio della sua violenza come

in un gioco perverso che vede quale conclusione l’annientamento della preda; la vit-

tima non ha alcuna responsabilita per tale ruolo che le viene assegnato dal carnefice

che la sceglie in funzione di alcune caratteristiche positive di cui cerca di impadro-

nirsi (33).

(32) Le donne vittime sono sensibilissime alle rea-

zioni della loro cerchia. E incontrano spesso com-

miserazione, disagio, rifiuto o attribuzione di colpa,

atteggiamenti negativi che rafforzano la loro diffi-

colta a denunciare i fatti. Osservare il comporta-

mento dell’uomo non consente di capire la situa-

zione. D’altronde, se si interrogano i vicini egli

amici sui modi di quest’ultimo, di solito dicono di

non essersi accorti di niente perche, come abbiamo

visto, la maggior parte di questi individui hanno un

comportamento socialmente accettabile. Amici e

colleghi non notano l’accumularsi della tensione

che precede l’atto di violenza. Tutt’al piu possono

dire che la persona sembrava loro un po’ preoccu-

pata, tesa o distratta. E raro che l’aggressore mostri

in pubblico il suo comportamento e, in genere, le

persone che avrebbero potuto aiutare la donna

sono state allontanate. Non va dimenticato che,

nella dinamica della violenza, la donna viene iso-

lata dai suoi amici, dalla sua famiglia, da tutti quelli

che potrebbero portarla a reagire. Hirigoyen, Sot-

tomesse, cit,. 207.(33) Quello che distingue le vittime di un perverso

dai masochisti e il fatto che quando, a prezzo di un

immenso sforzo, riescono a separarsi, hanno la

sensazione di un’immensa liberazione. Sono solle-

vate perche la sofferenza in se non le interessa. Si

sono lasciate coinvolgere dal gioco perverso, ma-

gari per un lungo periodo, perche sono piene di

vita e vogliono dare la vita, anche assumendo l’in-

carico disperato di dare la vita a un perverso: «Con

me cambiera! ». Non rinunciano perche non pos-

sono immaginare che non ci sia niente da fare e

che non ci si possa aspettare nessun cambiamento,

Hirigoyen, Molestie morali, cit., 147.

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La violenza psichica diventa ancora piu subdola e pericolosa se viene esercita con-

giuntamente da piu persone, come solitamente avviene nei luoghi di lavoro, dove puo

essere posta in essere congiuntamente da piu persone contro lo stesso soggetto (34).

Cio che caratterizza la perversione e la mancanza di reciprocita nella violenza fi-

sica o verbale, diversamente da quanto solitamente avviene in un normale bisticcio di

coppia, in quanto il perverso cerca il dominio sull’altro che non cerca alcun equiva-

lente e che si ritrova, spesso senza difesa, nella morsa dell’aggressore (35).

Solitamente il perverso attua il proprio piano destabilizzante attraverso il rifiuto

della comunicazione diretta servendosi di comportamenti o azioni che tuttavia inci-

dono in maniera negativa sulla vita del partner che non capisce il perche di tali atteg-

giamenti; in tali casi e inutile cercare spiegazioni o tentare di dialogare in quanto il

perverso godra di tale stato e si avvantaggera delle notizie apprese dal partner per

continuare nella propria azione (36).

Per destabilizzare il partner utilizzano gli strumenti della derisione, del disprezzo,

del sarcasmo, cercando di ridicolizzare la donna sminuendone la dignita e cercando

di metterla in ridicolo; altro sistema utilizzato e il dibattito su varie questioni su cui il

perverso di concentra in modo da mettere in difficolta la donna anche sostenendo

orientamenti completamente diversi da un giorno all’altro per influire in modo nefa-

sto sulla sua psiche (37).

(34) La vittima e tale perche e stata designata dal

perverso. Diventa capro espiatorio, responsabile di

tutto il male. Sara d’ora in poi bersaglio della vio-

lenza e risparmiera al suo aggressore di cadere in

depressione o di rimettersi in discussione. La vit-

tima in quanto vittima, e innocente del crimine per

cui paghera. Eppure, anche i testimoni dell’aggres-

sione nutrono sospetti nei suoi confronti. E come

se una vittima innocente non potesse esistere. Si

pensa che acconsenta tacitamente o che sia com-

plice, inconsciamente o meno, dell’aggressione che

subisce. Si sente normalmente dire che, se una

persona e vittima, e perche la sua debolezza o le

sue carenze la predisponevano a diventarlo. In-

vece, le vittime vengono scelte, di solito, per cio

che hanno in piu e di cui l’aggressore cerca di ap-

propriarsi. Perche e stata scelta? Perche era lı e, in

un modo o nell’altro, ha cominciato a dare fastidio.

Non ha niente di particolare per l’aggressore. Al

perverso interessa solo quando la vittima e utiliz-

zabile e accetta la seduzione. Diventa oggetto d’o-

dio dal momento in cui si sottrae o non ha piu

niente da dare. Poiche e solo un oggetto, chi e im-

porta poco. Cio nondimeno, l’aggressore evita

chiunque potrebbe metterlo in pericolo. E cosı si

guarda scrupolosamente dall’opporsi ad altri per-

versi narcisisti o ai paranoici, troppo simili a lui.

Quando perversi e paranoici si associano, cio non

fa che decuplicare l’effetto distruttivo sulla vittima

designata. E quello a cui si assiste soprattutto nei

gruppi e nelle aziende. E piu divertente disprez-

zare o prendersi gioco di qualcuno davanti a uno

spettatore che incoraggia!, Hirigoyen, Molestie mo-

rali, cit., 145).(35) Nel rapporto con il perverso non c’e simme-

tria, ma dominio dell’uno sull’altro e la persona

sottomessa non ha la possibilita di reagire e di fer-

mare lo scontro. E per questa ragione che si tratta

effettivamente di un’aggressione. Il condiziona-

mento realizzato in via preliminare ha tolto il po-

tere di dire di no. Non e possibile negoziare, tutto

viene imposto. La vittima e trascinata in questa si-

tuazione perversa suo malgrado, Hirigoyen, Mole-

stie morali, cit., 147.(36) Il rifiuto alla comunicazione diretta e l’arma

perfetta dei perversi. Il partner si trova costretto a

fare le domande e a dare le risposte e, avanzando

allo scoperto, commette ovviamente errori che

vengono rilevati dall’aggressore allo scopo di sotto-

lineare l’incapacita della vittima. Hirigoyen, Mole-

stie morali, cit., 7.(37) La derisione consiste nel farsi beffe di tutto e

di tutti. L’aggressione si compie facendo poco ru-

more, con allusioni, senza che sia possibile dire in

quale momento e cominciata e se ci sia veramente.

Chi attacca non si compromette, spesso anzi ribalta

la situazione additando le intenzioni aggressive

della sua vittima: «Se pensi che io ti aggredisca, e

perche sei aggressivo tu! » Il perverso narcisista

ama la controversia. E capace di sostenere un

giorno un punto di vista e di difendere le idee op-

poste il giorno dopo, giusto perche la discussione si

ravvivi o nell’intento deliberato di scioccare. Se il

partner non reagisce abbastanza, e sufficiente esa-

gerare un po’ con la provocazione. La vittima rico-

nosce l’aggressivita del messaggio solo quando e

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Caratteristica del paranoico nella forma di delirio interpretativo e individuare in

ciascuna persona dei difetti ancorandoli a situazioni che non hanno tale rilievo ma

che, opportunamente mascherate e manipolate, possono anche assumere tale va-

lenza, inducendo in errore l’interlocutore che pian piano viene sottomesso e soggio-

gato (38).

Alla paranoia si avvicina la perversione per le manifestazioni a volte simili della

patologia; al perverso nulla va mai bene, non e capace di amare e cerca la distruzione

del rapporto col partner in ogni modo come se da tale annientamento potesse trovare

una sua soddisfazione o gioia di vivere a condizione di toglierla agli altri; critica tutti e

tutto, niente va loro bene e credono che gli altri siano delle nullita, senza qualita, al-

l’opposto di loro che si sentono superiori in tutto e sanno cio che e bene e cio che e

male, quel che va e cio che non va (39).

Caratteristica della personalita perversa e la irresponsabilita intesa come nega-

zione costante di ogni responsabilita e l’affermazione di quella altrui, anche ne-

gando l’evidenza (40); nei perversi si puo notare il fenomeno della vampirizzazione

che consiste nell’appropriarsi della energia e della gioia di vivere delle vittime pre-

scelte (41).

diventato un’abitudine, per destabilizzare l’altro

basta farsi beffe delle sue convinzioni, delle sue

scelte politiche, dei suoi gusti; non rivolgergli la pa-

rola; ridicolizzarlo in pubblico; denigrarlo davanti

agli altri; privarlo di ogni possibilita di esprimersi;

beffarsi dei suoi punti deboli; fare allusioni scor-

tesi, senza mai esplicitarle; mettere in dubbio le

sue capacita di giudizio e di decisione. Hirigoyen,

Molestie morali, cit., 103.(38) Tale situazione viene definita delirio inter-

pretativo paranoide. Un paranoico deve trovare a

tutti un lato negativo, anche se i motivi di denigra-

zione sono del tutto aleatori, talvolta legati a una

possibilita offertagli dall’interlocutore ma, per la

maggior parte, a circostanze esterne casuali. Si in-

staura un processo di dominazione: la vittima si

sottomette, e soggiogata, controllata, travisata. Se si

ribella, se ne sottolineera l’aggressivita e la cattive-

ria. Deve agire come vuole il perverso, deve pen-

sare secondo le sue regole. Non e possibile piu al-

cuno spirito critico. In un perverso il dominio e

subdolo e negato. La violenza perversa si mette in

atto in modo ingannevole, talvolta sotto una ma-

schera di dolcezza o di benevolenza. Il partner non

ne ha coscienza, a volte puo conservare addirittura

l’illusione di condurre il gioco. Non c’e mai con-

flitto aperto, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 120.(39) I perversi narcisisti poiche non sono capaci

di amare, cercano di distruggere col cinismo la

semplicita di un rapporto naturale. Per accettarsi, i

perversi narcisisti devono trionfare su qualcun al-

tro, sentendosi superiori. Gioiscono della soffe-

renza altrui. Per affermarsi, devono distruggere. In

loro vi e un’esacerbazione della funzione critica,

che fa sı che trascorrono il loro tempo a biasimare

tutto e tutti. In questo modo, si mantengono in po-

sizione di onnipotenza: «Se gli altri sono nullita, io

sono per forza migliore di loro ». Niente va mai

bene, tutto e complicato, tutto e una prova. Impon-

gono agli altri la loro visione pessimistica del

mondo e la loro cronica insoddisfazione della vita.

Smorzano ogni entusiasmo intorno a se, cercano

prima di tutto di dimostrare che il mondo e cattivo.

Con il loro pessimismo, inducono chi hanno ac-

canto a deprimersi, per poi rimproverarglielo. Hi-

rigoyen, Molestie morali, cit., 138.(40) I perversi quando accusano gli altri di essere

responsabili di quello che succede, non accusano,

constatano: poiche loro non possono essere re-

sponsabili, e necessario allora che lo sia l’altro.

Gettare la colpa su di lui, parlarne male facendolo

passare per malvagio permette non soltanto di sfo-

garsi, ma anche di scagionarsi. Mai responsabili,

mai colpevoli: tutto cio che va male e sempre colpa

degli altri. Si difendono anche negando la realta,

Hirigoyen, Molestie morali, cit., 141.(41) Nella maggior parte dei casi, i perversi scel-

gono le loro vittime tra persone piene di energia e

che hanno gioia di vivere, come se cercassero di

accaparrarsi un poco della loro forza. I beni di cui

si tratta sono raramente beni materiali. Sono qua-

lita morali, difficili da sottrarre: gioia di vivere, sen-

sibilita, qualita comunicative, creativita, doti musi-

cali o letterarie... Se il perverso che e invidioso,

non fosse accecato dall’odio potrebbe, in un rap-

porto di scambio, imparare come acquisire una

parte di queste doti. Cio presuppone una modestia

che i perversi non hanno. La vittima da molto, ma

non e mai abbastanza. I perversi non sono mai

contenti, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 138.

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Non e ben chiaro se tali individui si rendano conto del male che fanno, soprattutto

nelle persone con elevata istruzione o addirittura medici; non e possibile dare una ri-

sposta certa al riguardo, ma sussistono notevoli dubbi sulla capacita da parte di tali

soggetti di comprendere la reale portata del loro comportamento, in quanto solita-

mente tali individui attribuiscono agli altri la responsabilita del loro comportamento.

Le testimonianze delle vittime di tale violenza pongono in evidenza i comporta-

menti tipici degli psicopatici tra cui i paranoici sono i piu pericolosi per la manifesta-

zione delle caratteristiche della malattia.

Vi sono della affinita tra i paranoici ed i perversi narcisisti, in quanto entrambi si

presentano come dominatori, i primi con la forza, i secondi con la seduzione, en-

trambi moralizzatori con la differenza che i secondi tendono a sfidare la legge (42).

Scopo del malato paranoico o perverso narcisista e quello di installare nell’altro il

dubbio e adotta al riguardo tutti i mezzi per ottenere il risultato non esitando a ricor-

rere alle bugie e ai sottintesi. Trattasi di individui per lo piu precisi, attenti e pedanti

ed e molto difficile riuscire a prevalere sugli stessi in qualsiasi campo ci si cimenti

perche sono anche freddi e calcolatori, oltre che persone dotate, in genere, di una

spiccata intelligenza.

La donna viene sempre messa in difficolta anche quando trova la forza di separarsi

dall’uomo che, pur di non perdere il potere sulla donna, fara di tutto per renderle la

vita difficile, anche con cavilli burocratici che altro scopo non hanno che continuare

ad esercitare il dominio sulla donna (43).

Uno degli espedienti utilizzati dal perverso e la menzogna che puo assumere con-

notazioni differenti: dalla falsita, ai sottintesi fino all’uso di dettagli apparentemente

privi di significato che hanno quale risultato la destabilizzazione della vittima soprat-

tutto se attuati sistematicamente (44).

(42) I perversi narcisisti tendono a presentarsi

come moralizzatori; danno lezioni di probita agli

altri. In questo sono vicini alle personalita paranoi-

che. Il perverso pero, a differenza del paranoico,

se conosce bene le leggi e le regole della vita in so-

cieta se ne serve per aggirarle con successo. Carat-

teristico del perverso e sfidare le leggi. I paranoici

prendono il potere con la forza, i perversi invece

con la seduzione, ma quando questa non funziona

piu, possono ricorrere alla forza. La fase violenta e

di per se un processo di scompenso paranoico: l’al-

tro deve essere distrutto perche e pericoloso. Biso-

gna attaccare prima di essere attaccati a propria

volta. La vittima e il ricettacolo di tutto quello che

il suo aggressore non e capace di sopportare. Se

questo meccanismo funziona, l’odio proiettato su

un bersaglio divenuto preda basta a calmare le

tensioni interiori, cosa che permette al perverso di

essere, per il resto, di gradevole compagnia. Di qui

la sorpresa o addirittura il diniego delle persone

che vengono a conoscenza delle azioni perverse di

un vicino che fino a quel momento aveva mostrato

solo il suo lato positivo. Le testimonianze delle vit-

time non sembrano credibili. Hirigoyen, Molestie

morali, cit., 143.

(43) I divorzi da un perverso narcisista, chiunque

prenda l’iniziativa della separazione, sono quasi

sempre violenti e cavillosi. I perversi mantengono

il legame tramite lettere raccomandate, avvocati, la

giustizia. Le vittime sono raramente capaci di usare

la legge, mentre l’aggressore, che ha una struttura

molto vicina a quella paranoica, riuscira a fare le

procedure necessarie. Non di rado il perverso,

dopo avere spinto il suo partner a sbagliare, se ne

serve per ottenere il divorzio a proprio vantaggio.

In linea di principio, non si puo imputare il divor-

zio a un solo coniuge quando si possono scusare i

torti dell’uno con il comportamento dell’altro. Nella

realta, nel timore di venire manipolati anche loro e

non sapendo chi manipola chi, i giudici fanno mo-

stra di prudenza e permettono alle situazioni di

violenza perversa di continuare, Hirigoyen, Mole-

stie morali, cit., 7.(44) Piu che una menzogna diretta il perverso uti-

lizza un insieme di sottintesi, di non detti, volti a

costruire un malinteso da sfruttare poi a proprio

vantaggio. Dire senza dire e un modo ingegnoso

per far fronte a qualunque situazione. Un altro tipo

di menzogna indiretta consiste nel rispondere in

modo impreciso o marginale, o con un attacco di-

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Altro metodo usato dai perversi e il messaggio paradossale che, proprio perche

tale, ingenera dubbi sulla sua reale portata e il significato attribuitogli dalla vittima

sara qualificato come sbagliato, creando nella stessa dubbi e incertezza; vi e un’arte

sottile adoperata dal perverso nel diffondere tali messaggi adoperando anche un lin-

guaggio e un tono di voce che appare in contrasto con le prime per il contenuto appa-

rente delle stesse frasi (45).

Anche lo screditare una persona, insieme alle altre tecniche evidenziate, puo rag-

giungere l’effetto che il perverso si prefigge di sminuire la personalita della vittima e

tutta la sua cerchia degli affetti e amicizie con un’azione che tende a dequalificare la

persona presa di mira che perde sicurezza e stima di se agevolando l’attuazione delle

finalita dell’aggressore nell’annientamento della vittima (46).

Anche i figli possono subire traumi anche gravi a seguito di violenze coniugali an-

che se non riguardanti direttamente i minori, con la comparsa di turbe che possono

assumere varie forme, quali turbe dello sviluppo (ritardo staturo-ponderale, immaturita,

difficolta scolastiche), turbe psico-somatiche (problemi digestivi, cefalee), turbe emotive

(ansia, tristezza, collera, scarsa autostima), oppure turbe comportamentali (scarso con-

trollo pulsionale, assunzione di droghe) (47).

I bambini sono anch’essi vittime inconsapevoli della violenza degli adulti in

quanto i minori non sono in grado di comprendere i meccanismi e il perche dell’at-

teggiamento del genitore e si trovano sovente schiacciati tra le comunicazioni con-

traddittorie dei partners che rischiano di avere effetti devastanti sui bambini che, in-

versivo. A una donna che esprimeva dubbi sulla

sua fedelta, il marito ha detto: «Per dire una cosa

del genere bisogna che tu abbia qualcosa da rim-

proverarti ». La menzogna puo anche attaccarsi ai

dettagli: Alla moglie che gli rimproverava di essere

andato otto giorni in compagnia di una ragazza, il

marito risponde: «Sei tu la bugiarda, innanzitutto

non erano otto giorni ma nove, e poi non si trattava

di una ragazza ma di una donna! » Qualunque cosa

si dica, i perversi trovano sempre un modo per

avere ragione, tanto piu che la vittima e gia desta-

bilizzata e non prova, a differenza del suo aggres-

sore, alcun piacere a polemizzare. Verita o bugia,

ai perversi importa poco: e vero quello che dicono

in quel dato istante. Queste falsificazioni della ve-

rita sono a volte molto vicine a una costruzione de-

lirante, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 108.(45) Un tipo di messaggio paradossale consiste nel

seminare il dubbio su fatti piu o meno insignificanti

della vita quotidiana. Il partner finisce per vacillare e

non sa piu chi ha torto e chi ha ragione. Si dice qual-

cosa che immediatamente si nega, ma la traccia re-

sta, sotto forma di dubbio: «Ha voluto dire questo o

sono io che interpreto tutto male? ». Se la vittima

cerca di parlare dei suoi dubbi, viene trattata da pa-

ranoica che interpreta tutto per il verso sbagliato. Il

paradosso nasce, il piu delle volte, dal divario tra le

parole dette e il tono con cui le si pronuncia. Questa

sfasatura induce i testimoni a fraintendere completa-

mente la portata del dialogo. Non e facile riconoscere

i messaggi paradossali. Anche nei casi di conflitto

apparentemente aperto, non si menziona mai l’argo-

mento della discordia, perche la vittima non sa in

che situazione si trova. Come parlare di impressioni

vaghe, di intuizioni, di sensazioni? Nulla e mai con-

creto. La comunicazione perversa e spesso costituita

da messaggi sottili che non vengono immediatamente

percepiti come aggressivi o distruttivi, perche altri

messaggi, emessi simultaneamente, intervengono a

confonderli. Molto spesso li si potra decodificare solo

dopo che il destinatario sara uscito dal condiziona-

mento, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 113.(46) Consiste nel togliere a qualcuno ogni qualita,

nel dirgli e ripetergli che non vale niente, fino a in-

durlo a pensare che sia davvero cosı. Come ab-

biamo visto, cio accade dapprima in modo latente,

sul piano della comunicazione non verbale: sguardi

di disprezzo, sospiri esagerati, sottintesi, allusioni

destabilizzanti o malevoli, osservazioni scortesi,

critiche indirette dissimulate in una battuta, pette-

golezzi. La squalificazione attraverso l’uso del pa-

radosso, della menzogna e di altri procedimenti si

estende dal bersaglio designato al suo ambiente, a

famiglia, amici e conoscenti: «Conosce solo fessi ».

Tutte queste strategie sono destinate a fare cadere

in basso l’interlocutore per mettersi meglio in ri-

salto, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 117.(47) Hirigoyen, Sottomesse, cit., 173.

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vece, hanno bisogno di certezze e non di messaggi di valenza diametralmente di-

versa (48).

3 RIMEDI E CURALe malattie psichiche possono essere curate con farmaci efficaci e sempre piu mirati

al trattamento delle singole patologie, ma generalmente, nelle patologie conclamate,

sono riscontrabili solo miglioramenti, a volte occasionali, dell’evoluzione e decorso

della malattia, mentre, soprattutto per le malattie piu gravi quali la paranoia non e

possibile la guarigione.

C’e da porsi anche un interrogativo di carattere morale: l’aggressore psicologico es-

sendo una persona malata va capito ed aiutato o va condannato? La risposta non e fa-

cile in quanto certe patologie psichiche, come gia evidenziato, sono difficili se non im-

possibili da curare; si puo intervenire farmacologicamente nei periodi di maggiore de-

lirio o di grave depressione, che talvolta si manifestano ciclicamente, ma non si puo

guarire il malato. E anche difficile curare una persona che non sa e non ammette-

rebbe mai di essere malato, anzi che accusa gli altri di esserlo; non essendoci il con-

senso personale alle cure, solo nel caso di pericolo di vita per se stesso e/o per gli altri

e possibile il ricovero coatto a seguito del quale scattano una serie di procedure quali

il ritiro del porto d’armi, il ritiro della patente di guida e la sospensione dal lavoro o

attivita professionale. Di certo l’aggressore non ne sara contento e prima o poi si ven-

dichera; in tali casi la donna non sa che fare e a chi chiedere aiuto; la vittima spesso

continua ad essere vittima perche non sa cosa fare!

Vi sono anche difficolta nella cura e nella somministrazione dei farmaci in quanto

i malati, che non si rendono conto di essere tali, sono refrattari a qualunque terapia,

ritenendola inutile e solo se sono costretti vi si sottopongono, generalmente con scarsi

risultati.

Tra i piu refrattari alle cure vi sono i paranoici che ritengono essere sussistente

una causale esterna, riconducibile all’altro, nei loro comportamenti; non e possibile

guarire un paranoico anche se il trattamento farmacologico puo avere effetti positivi e

di attenuazione dei sintomi, almeno per qualche periodo (49).

(48) Queste aggressioni perverse destabilizzano la

famiglia. I bambini, i testimoni non possono sup-

porre che si tratti di una cattiveria gratuita. I bam-

bini non sono in grado di reagire, La manipolazione

perversa causa, tanto nei bambini quanto negli

adulti, disturbi gravi. Come e possibile pensare retta-

mente quando un genitore ti dice che si deve pensare

in un modo e l’altro ti dice esattamente il contrario?

Se non viene eliminata da parole ispirate al buon

senso e pronunciate da un altro adulto, questa confu-

sione puo portare il bambino o l’adolescente a una

fatale autodistruttivita. Molto spesso in quegli adulti

che da bambini sono state vittime della perversione

di un genitore si constatano alternanze di anoressia

o di bulimia o altri comportamenti addizionali.

Manipolare i bambini e facilissimo. La loro tolle-

ranza non ha limite, sono pronti a perdonare tutto

ai loro genitori, ad assumere su di se la colpa, a

comprendere, a cercare di capire perche la madre

o il padre e scontento. I bambini percepiscono

molto presto la comunicazione perversa ma, poiche

dipendono dai genitori, non sono in grado di defi-

nirla. Tutto quanto non e stato metabolizzato du-

rante l’infanzia viene continuamente riprodotto in

eta adulta, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 7.(49) I paranoici sono di rado accessibili ad una te-

rapia. Non avvertono alcun bisogno in tal senso dato

che sono persuasi che tutto il problema venga dal-

l’altro e di avere ragione ad agire cosı. Cio nono-

stante, possono beneficiare con profitto di un tratta-

mento antidepressivo che, diminuendo la pressione

interna, puo a volte attenuare il senso di inferiorita

e, di conseguenza, disinnescare la violenza. In ge-

nere, vedono uno psichiatra soltanto su ordine giu-

diziario e mantengono una notevole diffidenza nei

suoi confronti,Hirigoyen, Sottomesse, cit., 161.

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Occorre prestare particolare attenzione alla violenza del paranoico che, soprattutto

in caso di abbandono da parte della donna, puo anche portare all’omicidio sia del

partner che dei figli anche quale forma di vendetta e di ripicca per l’abbandono che

viene vissuto quale perdita di potere sulla donna (50).

Alcune patologie non sono neanche rimediabili con la mediazione coniugale in

quanto, soprattutto nel caso di perversione narcisista, il malato usa il mediatore, che a

volte non se ne rende neanche conto, per meglio raggiungere il proprio scopo, raggi-

rando il mediatore e lo stesso partner che crede di avere trovato una soluzione alla

violenza psichica dell’uomo (51).

E, quindi, importante rivolgersi a psichiatri esperti ed in grado di rendersi conto,

attraversi i gesti e le parole, del comportamento dissimulatorio del paziente che viene

smascherato sia per quello che non dice, sia attraverso le modalita di esternazione di

quello che dice e del relativo comportamento; ad uno esperto psichiatra non dovreb-

bero sfuggire i particolari rivelatori della personalita patologica del malato.

Raramente nelle forme piu gravi si ottengono risultati positivi sulla violenza, sia

con cure farmacologiche che terapeutiche, in quanto eventuali benefici effetti si

(50) Si tratta di individui meticolosi, perfezionisti,

dominatori, che si concedono pochi contatti emo-

tivi, pur avendo rapporti forti e tirannici con chi li

circonda. La donna deve essere sottomessa e, per

questo, la isolano materialmente impedendole di

lavorare, di amministrare il denaro di casa, di ve-

dere gli amici e la famiglia. Sospetta significati na-

scosti o minacciosi nei commenti degli altri o ri-

spetto a eventi anodini. Il minimo passo falso altrui

viene stigmatizzato senza nessuna pieta e il para-

noico e capace di usare tutta una serie di argo-

menti inoppugnabili per dimostrare che l’altro ha

torto. Puo divertirsi a mentire, tradire, aggredire,

ma, nonostante tutto, ritiene che siano gli altri che

mentano, tradiscono, aggrediscono. Mantiene una

lusinghiera immagine di se, considerandosi irre-

prensibile, mentre gli altri sono cattivi. Non se la

prendono con chi e piu forte di loro. Alcuni si mo-

strano perfino sottomessi, addirittura ossequiosi

con chi li domina, per esempio il loro superiore ge-

rarchico. Mentre sanno prosternarsi di fronte ai

potenti, non hanno pieta con le persone piu fragili.

I paranoici non si fidano di nessuno, si aspettano

di essere sfruttati, traditi...nella coppia, mettono in

dubbio, costantemente e senza motivo, la fedelta

del coniuge. Questa gelosia morbosa e stata defi-

nita «paranoia coniugale ». Questi uomini control-

lano tempo e spazi della moglie: «Dove sei stata?

Perche torni a quest’ora?» e, soprattutto, si agitano

per qualunque contatto con un altro uomo. Il para-

noico non ha la minima fiducia nella compagna e

lei deve giustificare, in ogni momento, il suo im-

piego del tempo. Tutto e costantemente sottoposto

a verifica: i soldi, il tempo, e perfino i pensieri!

Hanno talmente paura di essere abbandonati o tra-

diti che interpretano tutto in tal senso. Cio nono-

stante, non si tratta di un delirio in senso stretto.

Questa gelosia esacerbata non si incontra unica-

mente negli uomini che hanno una personalita pa-

ranoica: anche le personalita bordeline e gli psico-

patici possono essere tremendamente gelosi, tra i

paranoici, pero, la gelosia puo portare all’omicidio.

Il rischio di passaggio all’atto dell’omicidio e mas-

simo quando la donna cerca di andarsene, quando

non ha piu paura del compagno e cerca di tenergli

testa. A quel punto, lui smette di seguire i soliti

schemi e si fa giustizia da se. Secondo uno studio

americano risalente al 1992, il 45 per cento degli

omicidi di donne erano provocati dall’ira cieca del-

l’uomo che si riteneva abbandonato dalla compa-

gna. La violenza dei paranoici non lascia scampo.

Qualunque atteggiamento vissuto come offensivo

puo provocare, in loro, un rancore inflessibile e de-

vastante: la loro rabbia e la loro gelosia possono

portare a un omicidio, quello della donna che cerca

di fuggire, ma a volte anche quello dei bambini, se-

guito in qualche caso dal suicidio. Quando l’uomo

e paranoico, e la paura a trattenere la donna, e la

paura, ahime, e giustificata. Hirigoyen, Sottomesse,

cit., 161.(51) La perversione narcisista costituisce un’asso-

luta controindicazione a una mediazione coniugale o

familiare, perche il mediatore corre il grosso rischio

di essere usato per distruggere ancora meglio il part-

ner.

Queste personalita non sono minimamente ac-

cessibili alle cure e, d’altronde, non provano alcuna

esigenza in tal senso. Quando vanno da uno psico-

terapeuta, e perche la cosa puo avere un’utilita per

loro, per esempio per giustificarsi di fronte al part-

ner o alla giustizia. Il loro gioco consiste nel mani-

polare il terapeuta, Hirigoyen, Sottomesse, cit., 148.

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hanno per un arco temporale determinato, mentre poi le violenze riprendono siste-

maticamente (52).

La violenza psichica produce reazioni nell’organismo che variano a seconda della

personalita e della resistenza psichica della vittima; in un soggetto debole psichica-

mente le reazioni non tarderanno a manifestarsi e saranno costituite da palpitazioni,

sensazioni di oppressione, di affanno, di stanchezza, disturbi del sonno, nervosismo, irri-

tabilita, mal di testa, disturbi digestivi, dolori addominali e manifestazioni psichiche quali

l’ansia generalizzata, accompagnato da uno stato di apprensione e di permanente allerta,

di rimuginamenti ansiosi difficili da tenere sotto controllo, di tensione continua e di iper-

vigilanza (53).

I piu comuni sintomi riscontrabili nelle donne oggetto di violenza coniugale sono

costituiti da turbe ansiose, depressione, anche grave, stress post-traumatico, con un

aumento dei tentativi di suicidi con una percentuale maggiore (dalle cinque alle otto

volte), rispetto al resto della popolazione (54).

Da non sottovalutare e il sentimento di paura provato dalle vittime che stanno

sempre in allerta, analizzando l’uomo cercando di cogliere con anticipo alcuni atteg-

giamenti che preannunciano la violenza anche se, e a lungo andare, non trovano la

forza di reagire e si sottomettono all’uomo (55).

(52) Ci sono diversi profili di uomini violenti e a

seconda di tali profili le terapie saranno differenti

e avranno differenti risultati. Gli uomini violenti in

modo impulsivo e circoscritto, la cui patologia non

e molto marcata, finiranno forse per riconoscere la

loro violenza, a condizione di accettare un tratta-

mento psicoterapeutico regolare, che gli insegnera

a controllarsi, specie se, contemporaneamente, si

sforzeranno di smettere con alcol e droghe. Con gli

psicopatici, le sanzioni legali e l’obbligo di curarsi

in genere non fanno che rafforzare le loro ten-

denze aggressive. Con i perversi narcisisti il lavoro

terapeutico e difficile, o addirittura impossibile,

perche non ammettono i fatti e non si mettono in

discussione. Se accettano un trattamento psicotera-

peutico, di solito e in modo del tutto strategico e

utilitaristico. Hirigoyen, Sottomesse, cit., 188.(53) Hirigoyen, Molestie morali, cit., 166; la vulne-

rabilita allo stress varia da un soggetto all’altro.

Tuttavia, le persone impulsive di carattere sono

piu sensibili allo stress, mentre i perversi non lo

sono affatto. Si sfogano facendo soffrire l’altro.

L’aggressore sfugge allo stress o alla sofferenza in-

teriore addossando all’altro la responsabilita di

tutti i suoi disturbi. Le vittime non hanno via d’u-

scita, perche non capiscono il processo in corso.

Niente ha piu senso, si dice una cosa e poi il suo

contrario, si negano le evidenze. Si sfiniscono nel

dare risposte inadeguate che esasperano la vio-

lenza, logorano e infine causano una disfunzione

neurovegetativa. Dato che queste pressioni prose-

guono per lunghi periodi (mesi, a volte anni), la re-

sistenza dell’organismo si esaurisce ed esso non e

piu in grado di evitare l’insorgere di un’ansia cro-

nica. Possono sopravvenire disordini funzionali e

organici, dovuti alle scosse neurormonali, Hiri-

goyen, Molestie morali, cit., 166.(54) Per uscire da una posizione di vittima, e ne-

cessario, con un lavoro psichico, ritrovare una

buona immagine di se. Le umiliazioni lasciano

tracce incancellabili, ma che possono essere supe-

rate, se si accetta la propria storia. Hirigoyen, Sot-

tomesse, cit., 180.(55) Le vittime descrivono, tutte, una sensazione

di paura. Sono costantemente sul chi vive, a spiare

lo sguardo dell’altro o una rigidita dei gesti, un

tono gelido, che potrebbe mascherare un’aggressi-

vita non espressa. Temono la reazione del partner

se non sono conformi alle sue attese, la sua ten-

sione o la sua freddezza, osservazioni offensive,

sarcasmi, disprezzo, derisione. Che le vittime, ter-

rorizzate, si sottomettano oppure reagiscono,

hanno torto comunque. Nel primo caso i perversi,

e forse anche l’ambiente circostante, diranno che

sono proprio delle vittime nate; nel secondo caso,

se ne sottolineera la violenza, le si accusera di es-

sere responsabili del fallimento del rapporto e an-

che di tutto quello che non va, a dispetto di ogni

verosimiglianza. Piu si e generosi nei confronti di

un perverso, piu lo si destabilizza. Sforzandosi di

sembrare benevoli, non si fa altro che fargli vedere

quanto gli si e superiori, il che, naturalmente, ne

riattiva la violenza. Quando l’aggredito, per rea-

zione comincia a odiare, i perversi sono contenti.

Cio li giustifica: «Non sono io che lo/la odio, e lui /

lei che mi odia », Hirigoyen, Molestie morali,

cit., 168.

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Il trattamento psicoterapeutico puo essere di grande aiuto per superare tali situa-

zioni, anche associato a cure farmacologiche, in quanto aiuta la donna ad uscire dal-

l’angoscia con attenuazione dei sintomi post-traumatici; tuttavia poiche la donna sof-

fre comunque, per il fallimento del rapporto, che in parte e portata a ritenere imputa-

bile anche a lei, occorre evitare qualsiasi colpevolizzazione che possa, anziche attutire,

aggravare il senso di vergogna e di colpa, cercando anzi di decolpevolizzare il paziente

che e la vittima, inducendolo a riflettere sul rapporto di coppia analizzando le cause

del fallimento e ponendo il rilievo il comportamento del malato che e indipendente

da ogni atteggiamento del partner o insensibile a ogni possibile rimedio.

Sovente si riscontra anche l’uso di alcol o droghe per attutire lo stato di disagio,

con conseguenze ancora piu gravi per la salute della donna che dovra poi sottoporsi

ad un trattamento di disintossicazione tanto piu difficile quanto piu permane la situa-

zione che ha dato origine alla loro assunzione (56).

Appare consigliabile anche il trattamento multidisciplinare in quanto entrambi i

soggetti della coppia hanno bisogno di assistenza terapeutica evitando, tuttavia di fare

reincontrare la coppia soprattutto nel caso in cui i coniugi si siano separati (57).

Oggetto di attenta valutazione dovra essere la situazione della coppia a seconda

che i partners convivano o vivano separatamente e/o in posti lontani tra loro; nel caso

di convivenza la donna dovra far capire al malato quali sono i limiti a cui puo giun-

gere il suo comportamento, rifiutando decisamente ogni eccesso, inviando un chiaro

segnale al partner di rifiuto di ogni situazione eccedente tale linea di confine, recupe-

rando una capacita critica che consente alla donna, oltre che la consapevolezza di

cosa le sta accadendo, anche di valutare senza veli il comportamento dell’uomo, ana-

lizzando le cause che ne hanno agevolato l’atteggiamento violento (58)

Se l’uomo riconosce le proprie colpe e cio generalmente avviene nelle forme meno

gravi di patologia, la donna potra anche perdonarlo, ma tale assunzione di responsa-

bilita non potra avvenire nelle malattie psichiche piu gravi quali la paranoia perche

l’uomo non si rendera conto del proprio comportamento e non ammettera la vio-

lenza (59).

(56) La psicoterapia di coppia non e assolutamente

adatta in caso di violenza coniugale, perche parte

dal principio che ognuno dei due partner sia corre-

sponsabile dei problemi matrimoniali. Di conse-

guenza, permette all’uomo di trovare giustificazioni

alla sua violenza, e rischia di rafforzare il senso di

colpa della donna. Inoltre, questa terapia puo essere

pericolosa per la donna perche cio che viene detto

durante la seduta rischiera di essere usato dall’uomo

per potenziare ancora di piu la sua violenza. La vul-

nerabilita della donna aumentera. Hirigoyen, Sotto-

messe, cit., 180.(57) Anche se e necessario che il trattamento sia

multidisciplinare e che ci siano contatti fra il tera-

peuta dell’aggressore e quello della vittima, mi

sembra pregiudizievole per la donna vittima essere

seguita nelle stesse strutture del marito. Come ab-

biamo detto, le donne hanno paura, e ce l’hanno

ancora molto dopo la separazione, e quindi l’even-

tualita di un incontro con il loro aggressore puo co-

stituire un trauma supplementare che sarebbe me-

glio evitare, Hirigoyen, Sottomesse, cit., 188.(58) Bisognera, poi, insegnare alla persona a

porre limiti, a rifiutare una situazione che non le

giova, per uscire dalla confusione e proteggere la

propria intimita dalle intrusioni esterne. Peraltro si

constata che, una volta che la persona ha indicato

con fermezza i propri limiti, il partner avverte di

non potersi spinger oltre. Ma sara bene stare at-

tenti, perche cerchera di nuovo di infrangerli. Hiri-

goyen, Sottomesse, cit., 180.(59) Nel caso delle aggressioni perverse, l’aggres-

sore non riconosce mai i propri torti, e cosı la vittima

deve fare opera di sopportazione, da sola. Le donne

che ne escono meglio sono quelle che sono riuscite

ad andare fino in fondo a un procedimento legale.

Ora quando si tratta di violenza psicologica, questo e

impossibile perche non ci sono tracce, non ci sono

prove, e le vittime vengono difficilmente credute.

Questo le inchioda in una posizione di vittime eterne,

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E difficile per le donne la scelta tra rimanere o andarsene soprattutto per coloro

che sono sotto plagio e che tendono ad adattarsi alla situazione imposta dal partner;

soprattutto se sono in cura presso uno psicoterapeuta e fondamentale che la scelta,

previa presa di coscienza della situazione, sia attuata dalla donna e non dal sanita-

rio (60).

Premesso che non esistono cure che consentano la guarigione contro alcune delle

piu gravi malattie psichiche quali la paranoia e la schizofrenia, la somministrazione di

antipsicotici, soprattutto dell’ultima generazione, denominati atipici, nei periodi di

crisi puo arrecare benefici al malato anche se non puo portare alla guarigione (61).

Scarsa e la possibilita di rimedio farmacologico nei confronti del carnefice — ma-

lato che difficilmente accettera di sottoporsi a terapia sia farmacologica che psichica

in quanto le riterra delle «baggianate», non riconoscendo la sua situazione patologica

e se anche dovesse sottoporvisi, perche comunque, costretto dalla situazione, lo fara

per un breve arco temporale senza che ne possa ricevere concreti benefici (62).

E fondamentale che la parte debole sia in buona salute psichica, cosı, una volta

presa coscienza della sua situazione potra porre in essere tutte le strategie egli accor-

gimenti necessari per difendere la sua vita e la sua stessa esistenza.

Nei casi in cui la donna presenti una situazione psichica alterata o compromessa e

utile ricorrere a farmaci antidepressivi o ansiolitici che consentano di ripristinare una

condizione psichica accettabile.

Un aiuto fondamentale puo anche derivare dal ricorso ad un bravo terapeuta, pre-

feribilmente psichiatra, ma anche psicologo, che sia esperto di relazioni familiari alte-

rate e che e maggiormente in grado di altri di riconoscere le situazioni patologiche

presenti nell’ambito della coppia (63).

Il terapeuta deve comunicare con il paziente e infondergli fiducia dimostrando di

avere capito il dramma in cui la vittima si trova e suggerirgli con dolcezza e sensibilita

i comportamenti da tenere e quelli da evitare per consentirgli di tentare di uscire dal

tunnel in cui si e trovato.

Hirigoyen, Sottomesse, cit., 180.(60) Le donne sviluppano strategie di adattamento

per limitare la violenza del partner e salvaguardare

la coppia e la famiglia. Se tardano ad andarsene, e

perche non e cosı semplice liberarsi dal plagio. Si

tratta di una lunga presa di coscienza che richiede

appoggio, allo scopo di identificare le « trappole».

«Molte donne, non vogliono continuare a sop-

portare la violenza ma non sanno come fare ad an-

dare via. Quali che siano gli approcci terapeutici

proposti, e importante che sia la donna, e non una

persona esterna, a decidere se lasciare o meno il

partner violento», Hirigoyen, Sottomesse, cit., 193.(61) Per gli effetti di tali farmaci si rinvia Chin-

demi-Cardile, Molestie morali: tutela giuridica e ri-

medi terapeutici, in questa Rivista, 2007, ...(62) E molto raro che un perverso narcisista accetti

un consulto di terapia familiare o di coppia, perche

non gli e possibile rimettersi davvero in discussione.

Quelli che hanno il coraggio di farlo sono individui

che utilizzano difese perverse senza essere vera-

mente perversi. Nel caso di consulti imposti, ad

esempio di mediazioni su richiesta di un giudice, i

perversi tendono a manipolare anche il mediatore

per fargli vedere fino a che punto il partner e « cat-

tivo». E importante, quindi, che i terapeuti e i media-

tori siano particolarmente vigili. Hirigoyen, Sotto-

messe, cit., 213.(63) Per essere sicuri di non ricadere in un tor-

bido sistema di manipolazioni e preferibile assicu-

rarsi di certe garanzie relative alla sua formazione.

Nel dubbio, e preferibile scegliere qualcuno che sia

psichiatra o psicologo. La cosa piu semplice per la

vittima, e chiedere un indirizzo a una persona di fi-

ducia o al suo medico generico. Non si deve esitare

a incontrare piu terapeuti, per poi scegliere quello

con il quale ci si sentira piu in confidenza. Il pa-

ziente giudichera la capacita che un dato terapeuta

ha di poterlo aiutare sulla base delle proprie sensa-

zioni. Hirigoyen, Sottomesse, cit., 199.

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Non trattasi di rimuovere situazioni passate, ma di evitare quelle presenti e future

ed e per questo che si incontrano difficolta operative da parte del terapeuta che e al

cospetto di una situazione ancora in evoluzione e in divenire: in tal caso la bravura

dello psichiatra e di individuare esattamente la psicosi da cui e affetta il partner per

suggerire sia le cure piu appropriate allo stesso, con le difficolta di somministrazione,

sia alla vittima (64).

Occorre che il terapeuta chiarisca al paziente che ha a che fare con una persona

malata o disturbata e che la situazione, ancorche patologica e comprensibile e giustifi-

cabile. Piu difficile e suggerire i rimedi, non solo farmacologici, adatti in quanto

manca anche nella vittima la esatta conoscenza del soggetto malato che puo avvenire,

nella maggior parte dei casi, solamente attraverso la descrizione che ne fa la vittima,

non sempre obiettiva ed attendibile proprio per la particolare situazione di vessazione

in cui si trova. Occorrera, quindi, molta pazienza ed una particolare attenzione ed in-

tuito per verificare il racconto e la narrazione della donna chiedendo, ove possibile,

qualche ulteriore riscontro (65).

Il paziente deve riuscire a parlare col suo terapeuta e spiegargli quanto gli e acca-

duto o gli sta accadendo, liberando le sue emozioni e le sue sensazioni senza censure

o autolimitazioni.

La cura psicologica inizia col liberare il paziente dalle remore e paure di parlare e

confidarsi: questa e l’approccio per la effettiva liberazione psicologica del paziente

dalle catene che fin allora lo avevano intrappolato (66).

Il medico deve far capire al paziente che al riguardo e sempre piuttosto confuso

che non ha alcuna responsabilita per la situazione in cui si trova nonostante le accuse

(64) Di fronte a questi pazienti feriti nel loro narci-

sismo la neutralita benevola, che in certi psicanalisti

assume l’aspetto della freddezza, non e ammissibile.

Il silenzio dello psicoterapeuta fa eco al rifiuto comu-

nicativo dell’aggressore e provoca una vittimizza-

zione secondaria. D’altra parte, la maggior parte de-

gli psicanalisti che prendono in carico delle vittime

non seguono piu Freud per cio che riguarda la realta

del trauma. Dobbiamo imparare a pensare con indi-

pendenza rispetto a qualunque riferimento, a qua-

lunque certezza, con il coraggio di rimettere in di-

scussione i dogmi freudiani. Gli psicoterapeuti de-

vono dar prova di flessibilita e inventare un modo

nuovo di lavorare, piu attivo, benevolo e stimolante.

Finche la persona non e uscita dal condizionamento

non puo aiutarla una cura psicoanalitica tipo, con

tutto quello che essa comporta in termini di frustra-

zione. La vittima non farebbe che cadere in un’altra

suggestione, Hirigoyen, Sottomesse, cit., 200.(65) E importante che il traumatismo derivato da

un’aggressione esterna venga riconosciuto come pre-

messa dal terapeuta. I pazienti fanno spesso fatica a

ricordare la relazione passata, da un lato perche cer-

cano di rifugiarsi nell’oblio, dall’altro perche per loro

quello che potrebbero dire e ancora impensabile. Per

giungere gradualmente a formularlo avranno bisogno

di tempo e del sostegno del psicoterapeuta. Alcuni pa-

zienti che hanno vissuto una situazione di molestia di-

cono che, quando hanno cercato di parlarne con uno

psicoterapeuta, questi non ha voluto ascoltare e li ha

informati di essere piu interessato agli aspetti intra-

psichici che alla violenza effettivamente vissuta. Par-

lare di manipolazione perversa non induce la persona

a rimuginare, le consente invece di liberarsi dal senso

di ingiustizia e di colpa. Liberarsi dal peso dell’ambi-

guita delle parole e del non detto vuol dire accedere

alla liberta. Perche cio avvenga, il terapeuta deve con-

sentire alla vittima di ritrovare fiducia nelle proprie ri-

sorse interiori Non e possibile curare la vittima di un

perverso (morale o sessuale che sia) senza tenere

conto del contesto. Alla presa di coscienza della natura

perversa del rapporto si deve aggiungere quella di

come viene messo in atto il condizionamento. For-

nendo alla vittima gli strumenti per riconoscere le

strategie perverse, le si da la possibilita di non la-

sciarsi piu sedurre, ne impietosire dal suo aggressore.

Hirigoyen, Sottomesse, cit., 201.(66) Bisogna parlare col paziente di perversione e

chiedere di dare voce alla collera che non ha po-

tuto provare perche era suggestionato, consentirgli

di pronunciare parole e di provare emozioni fino a

quel momento censurate; se il paziente non trova

espressioni, lo si deve aiutare a verbalizzare. Hiri-

goyen, Sottomesse, cit., 201.

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del partner e deve liberare o far rientrare, il senso di colpa, che affligge sovente la vit-

tima che si sente, quantomeno, corresponsabile di quanto gli sta accadendo (67).

La vittima uscira da tale stato e sara pronta alla reazione che la affranchera anche

psicologica, mente solamente ove abbia preso coscienza di tutto cio che le e capitato,

razionalizzando lo stato di dolore psichico e di sofferenza in cui si trova, comprenden-

done le ragioni (68).

Nella maggior parte dei casi di malattie mentali non risultano tessuti del cervello

danneggiati o una significativa variazione nell’emissione o ricezione di neuratresmit-

tori con dubbi sulla esistenza di una patologia medica, oltre a quella psicologica, che

tuttavia gli psichiatri tendono a sminuire affermando l’esistenza di vere e proprie ma-

lattie sulla base di protocolli diagnostici.

Non e compito di tale lavoro dare delle risposte a tematiche che hanno impegnato

gli studiosi e i ricercatori per decenni ma va segnalato anche il rischio di cure farma-

cologiche senza limiti o «a vita » che a lungo termine debilitano il paziente anche

sotto l’aspetto cerebrale con effetti negativi sulla sua generale qualita della vita, senza

risultati apprezzabili ai fini della cura della malattia, se non temporanei e nel breve

periodo.

Occorre evitare che il paziente durante il trattamento prolungato manifesti feno-

meni quali riflessi rallentati, movimenti appesantiti, spasmi irreversibili, discinesia

tardiva (sbavare permanente), aumento di rischio di infarto.

In tali condizioni sarebbe opportuno sospendere il trattamento ove non risolutivo

ai fini della cura.

La esatta diagnosi e fondamentale ai fini della cura, e non appare facile la indivi-

duazione del malato, soprattutto se paranoico per la difficolta della stessa definizione

medica della «paranoia», caratterizzata da diversi sintomi che possono essere riferiti

anche a differenti quadri clinici, caratterizzati da sintomi persecutori e di sospettosita

con la conseguente eliminazione del termine «paranoia» dalla classificazione interna-

zionale delle malattie mentali e la sua sostituzione con quella di «disturbo deli-

rante» (69).

(67) In nessun caso la terapia deve intervenire a

rafforzare il senso di colpa della vittima, renden-

dola responsabile della sua posizione. Non ne e re-

sponsabile: piuttosto accetta la situazione. Finche

non esce dal condizionamento, resta in preda al

dubbio e al senso di colpa: « In che cosa sono re-

sponsabile di questa aggressione? », e questo senso

di colpa le impedisce di fare progressi, soprattutto

se, come spesso accade, l’aggressore ha puntato il

dito sulla malattia mentale della vittima: «Sei

pazzo/a! ». Non ci si deve preoccupare di lui e di

quello che ha detto, ma di se stessi. Hirigoyen, Sot-

tomesse, cit., 203.(68) Guarire vuol dire essere in grado di riconnet-

tere le parti sparse, di ripristinare la circolazione. Il

paziente deve riconoscere la propria sofferenza

come una parte di se stesso degna di stima e che

gli consentira di costruire un avvenire. Deve tro-

vare il coraggio di guardare in faccia la propria fe-

rita. Potra a questo punto smettere di lamentarsi o

di nascondere a se stesso il proprio stato morboso.

Il trauma vissuto implica una ristrutturazione della

personalita e una relazione diversa con il mondo

circostante. Lascia una traccia che non si cancel-

lera, ma sulla quale e possibile ricostruire. Questa

dolorosa esperienza di vita e spesso l’occasione per

una ristrutturazione personale. Se ne esce piu forti,

meno ingenui. Si puo decidere che, da questo mo-

mento in poi, si verra rispettati. Hirigoyen, Sotto-

messe, cit., 207.(69) Il manuale diagnostico americano (Diagnostic

and Statistical Manual of Mental Disorders), quali-

fica «disturbo delirante » i deliri non bizzarri, della

durata di almeno un mese, che si riferiscono a si-

tuazioni presenti nella vita reale, quali il tradi-

mento, l’essere seguiti, l’avvelenamento ecc. senza

compromissione della situazione psicologica della

persona se non per quanto riguarda l’oggetto del

delirio che non dipende da assunzione di farmaci.

I principali deliri sono differenziati in base al

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Ai fini della cura va segnalato, tra gli antipsicotici atipici (in aggiunta alla clozapina,

olanzapina, quietapina, risperidone e ziprasidone) l’aripidrazolo, di seconda genera-

zione, particolarmente indicato per la schizofrenia, mania acuta e per il disturbo bipo-

lare, causando, a parita di efficacia, meno effetti collaterali rispetto agli altri psicotici

atipici (70).

Tale farmaco tuttavia non e indicato per il trattamento delle psicosi e dei disturbi

comportamentali associati alla demenza e non e consigliato nei pazienti anziani (71).

Il litio rappresenta uno dei principali trattamenti per il disturbo bipolare anche se

occorre monitorare le concentrazioni sieriche per evitare tossicita e verificare l’effica-

cia terapeutica (la litiemia dovrebbe essere controllata all’inizio del trattamento al-

meno una volta alla settimana e poi ogni due mesi).

Per tutta la durata del trattamento, anche in concentrazioni sieriche normali, si

possono verificare effetti indesiderati quali tremori fini, diarrea, sete, poliuria, edemi,

aumento ponderale ed acne, mentre nelle prime settimane possono comparire nausea

ed affaticamento, mentre ulteriori effetti conseguenti alla tossicita del litio si possono

verificare in concentrazioni sieriche maggiori rispetto a quelle terapeutiche racco-

mandate, quali tremori grossolani, atassia, aritmie cardiache, crisi convulsive e nei

casi piu gravi coma e morte (72).

Diversi farmaci antipsicotici hanno un effetto sedativo (ad esempio la clorproma-

zina) anche se non vengono trattati per curare stati d’ansia proprio per gli effetti in-

desiderati sul sistema nervoso autonomo che possono provocare anche acatisia (irre-

quietezza) e ancora piu gravi stati d’ansia.

I farmaci neurolettici hanno effetti « tranquillanti » riducono le manifestazioni af-

fettive e l’interesse nei confronti dell’ambiente circostante, con riduzione della capa-

cita di risposte agli stimoli esterni e sonnolenza, anche se i pazienti psicotici diven-

gono meno agitati e pazienti introversi divengono piu comunicativi.

Gli effetti positivi consistono nella scomparsa di sintomi psicotici (deliri, allucina-

zioni, pensiero incoerente), nella diminuzione di comportamenti aggressivi, anche se

si accompagnano a tremore, rigidita, bradicinesia e irrequietezza.

Il compito del medico e valutare effetti positivi e negativi della cura e invitare il pa-

ziente a interrompere la somministrazione di farmaci, sostituendoli con altri con ef-

fetti collaterali di minore intensita, ove il rapporto utilizzo-benefici dei farmaci non

penda dalla parte del paziente, ma si registri un quadro clinico deteriorato anche e

soprattutto per l’utilizzo dei farmaci antipsicotici.

contenuto o effetto predominante: a) mania di

grandezza; b) erotomania (convinzione di essere

oggetto di innamoramento); c) gelosia (convinzione

della infedelta del partner); d) mania di persecu-

zione (da parte di terzi).(70) L’aripiprazolo e stato approvato in Italia nel

2005 e nel 2002 dalla US Food and Drug Admini-

stration (FDA).(71) Antipsicotici aticipi negli anziani, Medical let-

ter, 2005, 34.(72) Farmaci per i disturbi psichiatrici, Treatment

Guidelines, 2004, 2.