quindici anni di fesr in piemonte - european commission |...

63
UNIONE EUROPEA Ministero dell’Economia e delle Finanze Quindici anni di FESR in Piemonte

Upload: ngoque

Post on 18-Feb-2019

216 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

UNIONE EUROPEA Ministero dell’Economia e delle Finanze

Quindici anni di FESR

in Piemonte

INDICE

1. La politica regionale europea ...................................................................................................................................... 1

1.1 Il FESR e l’Obiettivo 2 .............................................................................................................................................. 2

2. Quindici anni di FESR in Piemonte ............................................................................................................................. 5

2.1 Le programmazioni 1989-1993 e 1994-1999 ........................................................................................................... 5

2.2 L’attuale periodo di programmazione (2000-2006)................................................................................................... 8

2.3 I risultati di quindici anni di FESR in Piemonte ....................................................................................................... 10

Sviluppo locale e valorizzazione del territorio............................................................................................................... 12 Promozione Internazionale Del Piemonte ............................................................................................................... 12 I Progetti Integrati Di Sviluppo Turistico Di Area...................................................................................................... 13 Il Restauro E La Valorizzazione Della Reggia Di Venaria Reale ............................................................................. 14 Infrastrutturazione Per Il Sistema Produttivo ........................................................................................................... 17

Le Aree Attrezzate Industriali e Artigianali e le Aree Ecologicamente Attrezzate ............................................... 19 I Centri Intermodali ............................................................................................................................................. 20 I Poli Integrati di Sviluppo (PIS) .......................................................................................................................... 20 I Centri Servizi .................................................................................................................................................... 23

Riqualificazione Del Territorio.................................................................................................................................. 23 Il recupero di siti degradati o dismessi: da problema ambientale a opportunità di sviluppo................................ 23 Progetti di riqualificazione locale......................................................................................................................... 29 Progetti Integrati di sviluppo socio-economico d’Area (pia) ................................................................................ 30 La Corona Verde ................................................................................................................................................ 32

Aiuti Agli Investimenti Delle PMI Industriali, Artigianali E Delle Cooperative ........................................................... 34 Interventi di ingegneria finanziaria ...................................................................................................................... 35 Aiuti alle PMI industriali e artigianali per l’acquisizione di servizi di consulenza ................................................. 36 Creazione di nuove imprese ............................................................................................................................... 37

Ricerca, Innovazione E Trasferimento Tecnologico ................................................................................................ 38 Le infrastrutture per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico: Parchi Scientifici e Tecnologici e Incubatori......... 38 Gli interventi per la diffusione e lo sviluppo dell’innovazione .............................................................................. 47 Diffusione della Società dell’Informazione .......................................................................................................... 49

Tutela Dell’Ambiente ............................................................................................................................................... 52

Appendice........................................................................................................................................................................ 55

Quindici anni di FESR in Piemonte

1

1. La politica regionale europea

Il tema del superamento delle differenze regionali all’interno dell’Europa era affrontato già nel Trattato del 1957 che istituiva la Comunità Economica Europea, ma la responsabilità delle politiche da mettere in atto a tale scopo era demandata in ogni caso ai singoli stati membri. Lo stesso Fondo Sociale Europeo, già previsto dal Trattato, non era inteso quale strumento di una politica regionale, ma rispondeva all’esigenza del mercato comune di facilitare la libera circolazione dei lavoratori ed in particolare “alle esigenze delle economie forti della CEE che contavano sui flussi migratori per soddisfare i propri bisogni di manodopera”1. Anche l’idea alla base del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR), espressa per la prima volta nel 1972 al Consiglio Europeo di Parigi, si fondava sulla necessità di un contrappeso alla predominanza della politica agricola comune all’interno del budget comunitario. Il Fondo metteva a disposizione dei programmi nazionali di sviluppo, risorse aggiuntive del bilancio comunitario, continuando così a svolgere la funzione di strumento di intervento a sostegno delle politiche statali. Infatti, in questa prima fase, la distribuzione delle risorse finanziarie dedicate al fondo funzionava sulla base di un sistema a quota, in base alla quale ogni stato membro riceveva una quota fissa da destinarsi al conseguimento del proprio equilibrio regionale. Fu solo nel periodo 1979-84 che l’attività del Fondo iniziò a slegarsi dalle politiche nazionali grazie all’inserimento di una percentuale (5%) indipendente dal sistema a quota, che poteva essere utilizzata direttamente dalla Commissione per ridimensionare i problemi regionali dell’intera Comunità. Con l’introduzione nel 1985 dei Programmi Integrati Mediterranei (PIM), destinati alla Grecia e alle regioni mediterranee della Francia e dell’Italia, venne poi introdotto, nel contesto dell’utilizzo dei fondi strutturali, il principio della programmazione che si affermerà sempre più nei successivi periodi, insieme al concetto di valutazione e di partenariato. Fu solo con l’Atto Unico Europeo però, che la Comunità Europea adottò formalmente la coesione come finalità politica propria, affiancata a quella, fino ad allora perseguita, della realizzazione del mercato comune. I nuovi articoli introdotti nel Trattato richiedevano l’efficace coordinamento e la razionalizzazione delle attività dei Fondi strutturali, e sulla scia di questi sviluppi la Commissione propose una proposta di riforma dei fondi che si basava non solo su nuovi principi ma anche sulla disponibilità di una maggiore quantità di risorse. Con l’approvazione del Regolamento CEE n. 2052/88, che inaugurava il primo periodo di programmazione 1989-1993, venne introdotta la classificazione degli obiettivi prioritari – all’epoca cinque2, al raggiungimento dei quali concorrevano tutti i fondi strutturali (FESR, FSE e FEAOG sezione orientamento). In particolare, se gli obiettivi 1 Art. 33, comma 2, Titolo II, Trattato che istituisce la Comunità Europea 2 1) sviluppo e aggiustamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo; 2) riconversione delle regioni, regioni frontiere o parti di regioni gravemente colpite dal declino industriale; 3) lotta contro la disoccupazione di lunga durata; 4) inserimento professionale dei giovani; 5) a - adeguamento delle strutture agrarie, b – sviluppo delle zone rurali

Quindici anni di FESR in Piemonte

2

3, 4 e 5-a riguardavano tutto il territorio comunitario, e per questo erano detti orizzontali, gli obiettivi 1, 2 e 5-b rivestivano un carattere specificatamente territoriale, operando solo su quelle che sono ancora oggi definite le zone eleggibili. La riforma del 1993, studiata nel contesto della firma del trattato di Maastricht, risultò meno innovativa di quella precedente: al di là dell’istituzione del Fondo di Coesione, e dell’introduzione di un nuovo obiettivo regionale, il n. 6, dedicato alle regioni a scarsissima densità di popolazione, non venivano modificati i principi del 1988 (concentrazione, partenariato, programmazione, addizionalità), e l’azione dei 5 obiettivi prioritari veniva appena ridefinita, in termini di zone eleggibili e di funzioni. Con la riforma del 1999, invece, in uno sforzo di concentrazione degli interventi strutturali, gli obiettivi prioritari sono ridotti a tre: sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo riconversione economica e sociale delle zone con problemi strutturali andamento e ammodernamento delle politiche e dei sistemi di istruzione, formazione e occupazione. La novità più interessante riguarda l’incorporamento dell’obiettivo 5-b nel nuovo Obiettivo 2, e l’introduzione di un sostegno transitorio per le regioni o zone che erano ammissibili agli obiettivi regionali nel periodo 1994-1999, ma che non lo sono più nel nuovo periodo. Il regime di aiuto transitorio decrescente ha lo scopo di evitare in queste regioni un’interruzione improvvisa dell’aiuto comunitario e quindi di consolidare i risultati degli interventi strutturali precedenti. Tale regime riveste un’importanza particolare per le regioni che partecipavano nel periodo precedente agli obiettivi 2 e 5-b, come nel caso del Piemonte. La riforma del 1999 introduce inoltre tra le regole per il nuovo periodo di programmazione (2000-2006), l’estensione del principio del partenariato a tutti gli attori economici e sociali coinvolti dalla politica regionale, e il criterio di valutazione dell’efficacia degli interventi. Oltre all’attività di verifica ex-ante, intermedia ed ex-post, e alla regola del disimpegno automatico, il cosiddetto n+2, viene introdotto il principio della riserva di efficacia

e di efficienza, in base al quale viene previsto un premio per i programmi operativi o i documenti unici di programmazione che, sulla base di un numero limitato di indicatori di sorveglianza, si siano dimostrati a metà percorso particolarmente efficaci ed efficienti.

1.1 Il FESR e l’Obiettivo 2

Come previsto dal Regolamento n. 1260/99 che disciplina l’azione dei Fondi strutturali per il periodo 2000-2006, il FESR contribuisce al conseguimento degli obiettivi 1 e 2, nonché alla rigenerazione economica e sociale delle città e dei suburbi in crisi nell’ambito delle iniziative comunitarie e al sostegno delle azioni innovatrici a livello comunitario e delle misure di assistenza tecnica. Nella pratica il FESR finanzia tutta una serie di iniziative rivolte ai seguenti settori: l’ambiente produttivo, segnatamente per sviluppare la competitività e gli investimenti durevoli delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese, nonché per aumentare la capacità di attrazione delle regioni, segnatamente mediante il potenziamento della loro dotazione

Quindici anni di FESR in Piemonte

3

infrastrutturale; la ricerca e lo sviluppo tecnologico allo scopo di favorire l’attuazione delle nuove tecnologie e l’innovazione o di potenziare le capacità di ricerca e di sviluppo tecnologico che contribuiscano allo sviluppo regionale, lo sviluppo della società dell’informazione; lo sviluppo del turismo e degli investimenti culturali, compresa la protezione del patrimonio culturale e naturale, a condizione che creino posti di lavoro duraturi; la protezione e il miglioramento dell’ambiente, segnatamente tenendo conto dei principi di precauzione e di azione preventiva nel sostegno allo sviluppo economico, l’impiego pulito ed efficace dell’energia e lo sviluppo delle energie rinnovabili; la parità tra uomini e donne nel campo dell’occupazione, in particolare con la creazione di imprese e mediante infrastrutture o servizi che consentano di conciliare la vita familiare con quelle professionale; la cooperazione transnazionale, transfrontaliera e interregionale nel settore dello sviluppo regionale e locale duraturo3. Sulla base dei principi del partenariato e dell’addizionalità, il FESR non finanzia da solo gli interventi, ma concorre al finanziamento di questi insieme alle risorse nazionali. Il Reg. 1260/99 prevede i massimali di partecipazione dei Fondi a seconda dell’obiettivo in cui operano e del tipo di investimenti ammessi a finanziamento. Il Piemonte rientrava in Obiettivo 2 e 5 b durante i primi due periodi di programmazione, ed è stato confermato in Obiettivo 2 per l’attuale periodo. Le regioni in Obiettivo 2 sono infatti quelle ”aventi problemi strutturali la cui riconversione economica e sociale deve essere favorita [..] Esse comprendono, in particolare, le zone in fase di mutazione socioeconomica nei settori dell’industria e dei servizi, le aree rurali in declino, le zone urbane in difficoltà [..]”4.

3 Art 2, comma 2, Reg. 1783/99 4 Art. 4, comma 1, Reg. 1260/99

Quindici anni di FESR in Piemonte

5

2. Quindici anni di FESR in Piemonte

2.1 Le programmazioni 1989-1993 e 1994-1999

Il primo Documento di programmazione della Regione Piemonte cofinanziato dai Fondi Strutturali risale al 1989. Sulla base del principio di concentrazione degli interventi, previsto dal Reg. CEE 2052/88, il Programma Operativo (PO) prima e il Programma Operativo Plurifondo (POP) poi, antesignani del DOCUP, concentrarono i loro interventi nelle cosiddette aree Obiettivo 2 e, segnatamente, in provincia di Torino e nel Verbano-Cusio-Ossola. Nella successiva programmazione la zona eleggibile per l’Obiettivo 2 venne integrata da 4 circoscrizioni e alcuni quartieri del Comune di Torino e dall’area della Valle Scrivia. La popolazione coinvolta era poco meno della metà di quella totale piemontese, e pari a circa 1.900.000 abitanti. In quegli anni il Piemonte è costretto ad affrontare una crisi dovuta a cause sia reali che finanziarie: al rallentamento delle vendite causato dalla fase congiunturale, si aggiunge il ricorso all’indebitamento proprio in un momento di contrazione dell’offerta di capitali e di conseguente aumento degli interessi reali. In questo contesto molto negativo per l’attività industriale si inseriscono gli effetti di un progresso tecnologico che, avendo favorito le innovazioni di processo di tipo labour-saving, aveva reso strutturalmente in esubero la manodopera del comparto industriale. Nel 1993 il prodotto interno lordo della regione diminuì così in termini reali quasi del 4% rispetto al 1992, anno già caratterizzato da una profonda recessione. In seguito alla congiuntura internazionale, e alla svalutazione della lira, si iniziarono a intravedere i primi segni di un positivo cambio di rotta. Contemporaneamente l’economia piemontese iniziava a mostrare cambiamenti rilevanti nei tratti che l’avevano fino ad allora caratterizzata: si riduce la specializzazione nel comparto manifatturiero e la dimensione media delle imprese e delle unità produttive. Cresce, in misura maggiore rispetto alla media nazionale, il grado di terziarizzazione, principalmente nelle attività informatiche di ricerca e sviluppo e di altri servizi alle imprese. In questo contesto si inseriscono i due DOCUP (1994-96 e 1997-99) che pongono al centro – conformemente agli orientamenti comunitari - proprio il sistema della piccola e media impresa, e mirano a creare i presupposti favorevoli ad un nuovo modello di sviluppo industriale, privilegiando forme di specializzazione a più alto contenuto innovativo e di qualità, e lo sviluppo di servizi qualificati che costituiscano un elemento propulsivo autonomo per la regione. Tutti i DOCUP si articolano in Assi prioritari che rappresentano le priorità strategiche individuate sulla scorta degli orientamenti comunitari e sull’analisi dei punti di forza e di debolezza del territorio.

Quindici anni di FESR in Piemonte

6

In particolare il DOCUP 1994-96, che ha registrato in termini di pagamenti dei beneficiari finali una spesa di 359 milioni di euro, di cui 294 di spesa pubblica, e ha generato investimenti per 987 milioni di euro, si concentrava su: sviluppo delle piccole e medie imprese turismo ricerca e innovazione ambiente sviluppo e riequilibrio del territorio. La spesa è stata quindi distribuita su cinque assi prioritari, escluso quello relativo all’assistenza tecnica. Il primo asse ‘Sviluppo e rafforzamento del tessuto delle PMI’ si componeva di misure di diverso tipo, tutte destinate alle piccole e media imprese, per aiuti agli investimenti, acquisizione di consulenze o creazione e sviluppo di aree attrezzato. Il secondo asse era invece rivolto alla promozione dell’offerta turistica, sia dal punto di vista infrastrutturale che in termini di promozione della domanda turistica, ed in particolare con la misura 2.4 si introduceva il principio delle programmazione e progettazione integrata. Particolarmente importante è invece risultata la misura 3.1, che ha costituito il punto di partenza per la costruzione della rete dei Parchi Tecnologici. La rete dei Parchi Tecnologici piemontesi è il punto di riferimento d’eccellenza nelle azioni per lo sviluppo economico regionale. Ai Parchi è affidato infatti il compito di facilitare sul territorio la diffusione dell'innovazione nelle PMI, di favorire la creazione d’impresa e di attrarre nuovi investimenti a livello locale. Il progetto di una rete di Parchi è nato a metà degli anni Novanta per iniziativa della Regione e con il coordinamento di Finpiemonte S.p.A.; per la realizzazione sono stati aggregati know-how e risorse di enti pubblici e soggetti privati. Il progetto ha introdotto in Piemonte il modello “parco tecnologico” come tipologia di intervento in grado di facilitare il passaggio dei risultati della ricerca all'industria, secondo l’esperienza di analoghe iniziative in Europa e negli Stati Uniti. Sempre all’interno dell’asse 3 vanno annoverate le misure attivate per favorire gli investimenti nel campo della ricerca e dell’innovazione, mentre all’interno dell’asse 4 sono stati finanziati investimenti miranti alla sistemazione di siti industriali degradati, alla realizzazione di impianti di stoccaggio, smaltimento e recupero dei rifiuti industriali e artigianali, e più in generale di investimenti ambientali. Infine all’interno dell’asse 5 va citata la misura relativa ai Poli Integrati di Sviluppo, introdotta proprio con il DOCUP 1994-96. I PIS consistono in aree industriali attrezzate di dimensioni cospicue, da 300 mila a 1 milione di metri quadrati, con opere di urbanizzazione primaria e secondaria e dotate di strutture comuni. Il concetto di PIS deriva da una proposta, a suo tempo presentata dall’Unione Industriale di Torino e dalle Organizzazioni Sindacali, relativa alla promozione di nuove opportunità di insediamento industriale aggiuntive alle normali esigenze di riordino territoriale. Nelle aree PIS sono realizzati dei Centri Servizi, strutture destinate a soddisfare le necessità gestionali e operative delle aziende insediate nei poli. Le articolazioni prevedibili nei Centri Servizi comprendono sia servizi alle persone (strutture alberghiere, ristorazione, banche, sale riunioni, sale conferenze, uffici e negozi) sia servizi alla produzione (scalo merci, impianti di cogenerazione, stoccaggio, raccolta rifiuti industriali).

Quindici anni di FESR in Piemonte

7

Il DOCUP 1997-99 si componeva di 7 assi prioritari (escluso l’asse relativo all’assistenza tecnica):

• sviluppo e rafforzamento del tessuto di PMI;

• turismo e valorizzazione del patrimonio culturale;

• promozione e diffusione dell’innovazione tecnologica e della società dell’informazione;

• ambiente e sviluppo sostenibile;

• riqualificazione urbana e del territorio;

• progetti integrati di sviluppo economico;

• valorizzazione delle risorse umane. All’interno delle misure rivolte alle PMI va evidenziata l’introduzione della misura 1.5, relativa ai servizi finanziari alle imprese. In particolare il progetto ‘merchant bank’ consisteva nella costituzione di un fondo che intervenisse nel capitale di rischio delle imprese con l’acquisizione di partecipazioni temporanee. Le partecipazioni, da acquisire in aziende finanziariamente sane con elevate prospettive di crescita e programmi di investimento innovativi o di ampliamento, non potevano essere inferiori al 20% e superiori al 49%, cioè la quota di controllo, e dovevano essere smobilizzate nel medio termine. All’interno del progetto si è scelto di dare priorità alle imprese ad alto contenuto tecnologico, con progetti di internazionalizzazione e di fusione/acquisizione. Un altro elemento positivo è stato rappresentato dal fatto che l'intervento non si è esaurito nel triennio di validità del piano, ma è proseguito nel tempo, con le medesime condizioni e gli stessi soggetti interessati. La seconda linea “Prestiti partecipativi”, riproposta all’interno dell’attuale DOCUP, prevedeva invece la costituzione di un fondo di rotazione per la concessione di prestiti partecipativi a PMI finanziariamente sane, a fronte di programmi di investimento e di sviluppo produttivo e occupazionale. Lo stesso meccanismo del fondo di rotazione era lo strumento scelto per sostenere gli investimenti innovativi e ambientale delle PMI (Misura 3.2). All’interno dell’obiettivo di riqualificazione urbana e del territorio, va segnalata la misura 5.4 “Agenzia per la promozione internazionale di Torino e Piemonte”, finalizzata all’attrazione e assistenza di investitori esterni, italiani e esteri, nelle aree Obiettivo 2 del Piemonte. La misura che ha riscosso un certo successo (25 aziende attratte – di cui 19 estere e 6 italiane – per un totale di più di 1.800 posti di lavoro a regime, ha dato il via agli interventi miranti all’internazionalizzazione del sistema economico piemontese ed è stata ripresa dal DOCUP 2000-2006. Il DOCUP 1997-99 approfondisce e sviluppa il tema della programmazione e progettazione integrata: le misure 2.2 b (‘Progetti integrati di area’) e 6.1 (‘progetti integrati di bacini economici locali, aree sistema e distretti’) ripropongono gli interventi già previsti dalla programmazione precedente (misura 2.4 del DOCUP 1994-99), e inseriti nel contesto dei Patti Territoriali. Come vedremo in seguito l’attuale DOCUP prevede una misura rivolta ai PIA.

Quindici anni di FESR in Piemonte

8

All’interno delle misure rivolte al settore turistico va invece menzionata l’inaugurazione del progetto di restauro della Reggia di Venaria Reale, che per entità di fondi stanziati e per livello di progettazione non ha eguali in Europa. In totale il DOCUP 1997-1999, solo per la parte relativa al FESR, ha generato investimenti per 1.764 milioni di euro, a fronte di un costo totale di 910,28 milioni di euro, di cui quasi 800 di spesa pubblica.

2.2 L’attuale periodo di programmazione (2000-2006)

Il DOCUP 2000-2006 ha ripreso quegli interventi, già previsti nella programmazione precedente, che hanno dimostrato di avere notevoli ricadute positive: è il caso delle misure rivolte all’internazionalizzazione dell’economia piemontese, dell’istituzione dei fondi di rotazione per concedere prestiti alle PMI, dei Progetti Integrati di Area (PIA), e infine del progetto di restauro della Reggia di Venaria Reale. Con l’unificazione dei precedenti obiettivi 2 e 5-b, e l’introduzione del regime di sostegno transitorio, la popolazione in Obiettivo 2 ammonta a 1.343.402 abitanti, quasi la metà di quella del periodo precedente, mentre il Phasing Out interessa 1.219.627 abitanti, e si concluderà un anno prima rispetto all’Obiettivo 2, vale a dire a fine 2005. Il costo totale per entrambe le aree Obiettivo 2 e Phasing Out ammonta a 1.288,9 milioni di euro, di cui 509,8 milioni corrispondono al finanziamento FESR, e i restanti 737,2 milioni rappresentano il cofinanziamento pubblica nazionale (Stato, Regioni, Altri Enti locali). Considerando anche le risorse private non rendicontabili, gli investimenti totali ammontano a 2.713,4 milioni di euro. Il DOCUP 2000-2006 si articola in quattro Assi. Il primo dedicato all’Internazionalizzazione, risponde all’esigenza di attribuire un ruolo internazionale di preminenza del sistema economico regionale. Da un lato si tratta di favorire l’accesso alle imprese piemontesi alle reti europee e di agevolare la costituzione di partnership permanenti per la promozione di prodotti e di servizi; dall’altro di attrarre gli investimenti esterni e promuovere le opportunità insediative offerte dal territorio regionale. Oltre alle misure rivolte alle imprese e alle Camere di Commercio, Associazioni imprenditoriali, ecc, rientra in questo asse la misura gestita per conto della Regione Piemonte da ITP (Invest in Turin and Piedmont), che mira, attraverso azioni specifiche, a sostenere e attrarre gli investimenti esteri in Piemonte. La misura riprende quella già finanziata nel DOCUP 97-99. Da citare anche la misura 1.1 a, Piemonte nel mondo, che intende costituire un valido presupposto per le politiche turistiche e di investimento estero in Piemonte. Questa linea finanzia inoltre un progetto di comunicazione e promozione dell’evento olimpico. L’Asse Qualificazione e Sostegno di Sistema è orientato al completamento del processo di riconversione del sistema economico piemontese. In quest’ottica, sono previsti interventi di sostegno alle imprese, anche attraverso incentivi al miglioramento delle performance ambientali quale fattore di competitività, ed interventi volti alla valorizzazione dei beni culturali (in questo asse rientra il proseguimento del grande progetto di

Quindici anni di FESR in Piemonte

9

Da http://www.europa.eu.int/pol/reg/index_it.htm

Quindici anni di FESR in Piemonte

10

restauro della reggia di Venaria Reale), turistici e naturalistici esistenti sul territorio. In particolare si intende accelerare la qualificazione a livello europeo del settore dei servizi sostenendo l’elaborazione e la diffusione di modelli e competenze innovativi e organizzando spazi e opportunità di accesso e scambio tecnologico. Da citare inoltre all’interno dell’asse, la linea 2.4 b 2 (Sviluppo di una piattaforma di comunicazione tra Pubblica Amministrazione e sistema delle imprese) che finanzia il progetto RUPAR 2 o WI-PIE, mirante allo sviluppo, su tutto il territorio regionale, di reti a banda larga. Il terzo Asse, dedicato allo Sviluppo Locale e Valorizzazione del Territorio, risponde all’esigenza di favorire uno sviluppo armonioso e sostenibile dei territori intesi come aree omogenee sotto l’aspetto morfologico o economico o sociale. Si prevedono due tipologie di interventi: da un lato, quelli volti alla salvaguardia, alla messa in sicurezza dei siti inquinati, al recupero delle situazioni di degrado e alla tutela delle risorse ambientali; dall’altro quelli tesi alla valorizzazione e riqualificazione del tessuto economico, culturale e sociale. All’interno di questo asse rientra la misura 3.1 a che finanzia i Progetti Integrati di Area, riproponendo le analoghe misure già previste dai precedenti DOCUP. Da evidenziare anche la misura 3.4, introdotta recentemente in sede di riprogrammazione finanziaria, che prevede l’attivazione di progetti a valenza strategica che si connotano per la loro idoneità a generare effetti positivi su aree vaste attraverso la valorizzazione delle caratteristiche specifiche dei territori, facendone emergere i punti di forza, sfruttandone le opportunità ed assecondandone le vocazioni naturali. L’Asse quattro, Coesione sociale intende favorire il coinvolgimento di tutti gli individui nei processi di inserimento sociale e lavorativo per contrastare i processi di emarginazione e di disoccupazione. A questo scopo, appare prioritario creare un ambiente favorevole attraverso interventi di riqualificazione urbana e di sostegno alle attività economiche. Non meno importante risulta, infine, la promozione di opportunità di accesso all’imprenditorialità e di interventi finalizzati allo sviluppo imprenditoriale.

2.3 I risultati di quindici anni di FESR in Piemonte

La parola d’ordine di tutti i DOCUP è stata quella di puntare ad una “riqualificazione diversificata”, salvaguardando la centralità del sistema delle imprese minori. Tutti i programmi regionali quindi, hanno fatto perno sul rafforzamento del tessuto delle piccole e medie imprese in un quadro di politica industriale volto alla promozione e alla diffusione dell’innovazione, alla qualificazione dei prodotti e dei processi e alla facilitazione dell’accesso al credito. Parallelamente sono state attuate strategie di potenziamento delle infrastrutture e dei servizi, indirizzando le scelte localizzative degli investimenti produttivi. Tutti gli interventi sono stati realizzati con una costante attenzione alla tutela e valorizzazione ambientale attraverso progetti di bonifica, il miglioramento dello sfruttamento delle risorse naturali e il risanamento di siti degradati che vengono restituiti a una pluralità di funzioni con un progressivo ampliamento delle possibilità di riuso. Un altro punto di forza di

Quindici anni di FESR in Piemonte

11

tutti i programmi è la valorizzazione delle aree turistiche, che ha favorito l’auspicato processo di diversificazione dell’economia piemontese. Dal 1989 al 2004 il Piemonte ha potuto usufruire di più di 2 miliardi di euro di contributi, che hanno consentito di finanziare complessivamente più di 28.000 progetti di soggetti pubblici e privati attraverso i quali sono stati attivati circa 5 miliardi di euro di investimenti. Le risorse stanziate hanno favorito la riconversione economica, come era nelle finalità dei Fondi Strutturali: particolarmente importante è stato il contributo a favore dello sviluppo delle piccole e medie imprese, sebbene anche lo sviluppo del settore delle costruzioni sia stato significativo. Considerata la varietà di interventi finanziati e dei settori sostenuti, nonché delle modalità di finanziamenti e degli strumenti utilizzati per l’attuazione degli interventi, al fine di descrivere l’intera esperienza dei fondi strutturali in Piemonte dal 1989 ad oggi si è scelto di raggruppare gli interventi in tre grandi ambiti:

• Sviluppo locale e valorizzazione del territorio;

• Sviluppo e competitività del sistema economico;

• Tutela dell’ambiente.

Quindici anni di FESR in Piemonte

12

Sviluppo locale e valorizzazione del territorio

PROMOZIONE INTERNAZIONALE DEL PIEMONTE

Puntare sulla valorizzazione dell’immagine regionale e promuovere i prodotti piemontesi all’estero è una delle sfide lanciate già dal DOCUP 1997-99, e approfondite con il DOCUP attuale, che per la prima volta riserva un complesso articolato di misure incentrate sull’internazionalizzazione del sistema economico piemontese. Il carattere dell’iniziative è promozionale, ma se la misura “Piemonte nel mondo”, gestita e realizzata direttamente dalla Regione Piemonte, ha l’obiettivo di rappresentare a livello internazionale le attuali vocazioni del Piemonte e le attrattive del suo territorio, anche in raccordo con gli eventi legati allo svolgimento delle Olimpiadi Invernali, la linea “Promozione internazionale per settori economici ed aree geografiche” , si rivolge invece alle Camere di Commercio, alle Province, alle Associazioni di categoria, agli ATR e al Centro Estero delle Camere di Commercio, e prevede l’organizzazione di eventi promozionali all’estero, di workshop e seminari, ecc. Con gli stessi obiettivi, ma con le PMI come beneficiari finali, è stata prevista la linea “Promozione internazionale delle imprese”, che sostiene i progetti di singole imprese, che intendano proporsi sui mercati internazionali e rafforzarvi la propria presenza. Ripresa dal DOCUP 1997-99, la linea “Supporto agli investimenti esteri in Piemonte”, è gestita da ITP la prima Agenzia in Italia con l’obiettivo di attrarre investimenti esteri sul territorio. Grazie al lavoro di ITP numerose aziende operanti in diversi settori si sono insediate in Piemonte: è il caso di Motorola, che ha scelto Torino per insediarvi il suo centro di R&S grazie alle incoraggianti condizioni “ambientali” e alla presenza del Politecnico, che fornisce i “cervelli” ai laboratori. La valorizzazione delle aree turistiche è stato uno dei punti di forza di tutti i programmi regionali finanziati dai Fondi Strutturali dal 1989 ad oggi. D’altra parte, le aree Obiettivo 2 piemontesi comprendono alcune tra le zone di maggior attrattività turistica della nostra Regione, come le future valli Olimpiche della provincia di Torino e l’area del Lago Maggiore. I Fondi Strutturali hanno agito contemporaneamente su tre filoni: la realizzazione di infrastrutture turistiche, l’erogazione di incentivi alle imprese turistiche e lo sviluppo delle attività di promozione. Dal 1989 al 1999 sono stati realizzati circa 300 interventi riguardanti le cosiddette infrastrutture turistiche, cioè strutture extra-alberghiere complementari all’attività turistica. Si tratta di miglioramenti, adeguamenti e completamenti di piccoli impianti sportivi (bocciodromi, piscine, campi da calcio, calcetto, tennis, piste da pattinaggio e sci nordico, ecc.), e ricreativi, quali parchi giochi, aree di sosta e pedonali. Rientrano in questo gruppo di progetti la ristrutturazione di case per ferie, rifugi alpini e ostelli per la gioventù; la realizzazione di centri polifunzionali per attività culturali e congressuali, compresi i centri di accoglienza e informazione turistica; la dotazione di attrezzature di vario genere (per esempio, piccoli interventi di riqualificazione e arredo urbano) per migliorare la fruizione turistica dei beni ambientali e culturali.

Quindici anni di FESR in Piemonte

13

Con l’obiettivo di accrescere e migliorare le capacità ricettive delle zone interessate, nello stesso periodo, sono stati erogati circa 14 milioni di euro di incentivi, che hanno attivato 95 milioni d’investimenti da parte delle piccole e medie imprese turistiche. I progetti realizzati assommano a 214 e

riguardano la costruzione, l’ampliamento, l’adeguamento e la ristrutturazione di alberghi, residence, motel, agriturismi e campeggi, ma anche ristoranti, bar, locande e posti di ristoro. A complemento dei due filoni precedenti è stato realizzato un terzo gruppo di progetti finalizzati a sostenere le attività di informazione turistica dei centri e delle Aziende di promozione turistica. Tra il 1989 e il 1999 sono state realizzate circa 200 iniziative promo-pubblicitarie per un investimento di circa 8 milioni di euro, interamente finanziati dai contributi pubblici.

I PROGETTI INTEGRATI DI SVILUPPO TURISTICO DI AREA

Sulla scia dei risultati già ottenuti e al fine di accrescere la qualità e l’impatto degli interventi, a metà degli anni ’90 la Regione intraprende la sperimentazione di progetti complessi di sviluppo turistico locale concentrati su alcune aree definite e comprendenti interventi infrastrutturali, promozionali, nonché investimenti privati: inizia la stagione dei cosiddetti progetti integrati di sviluppo turistico di area. La principale caratteristica di questi progetti è la stretta interrelazione delle tre tipologie d’intervento previste e la loro concentrazione, in modo da arrivare alla creazione di un “sistema turistico”, capace di integrare tutte le potenzialità ed esaltare i suoi elementi di attrattività: sportivi, ambientali e storico-culturali. All’interno delle aree Obiettivo 2 piemontesi sono state individuate quattro aree, aventi le caratteristiche di ‘comprensori turistici’: la Valle di Susa, il Canavese, il Lago Maggiore, il Cusio Mottarone (DOCUP 1994-96). Nel DOCUP 1997-99 si è proceduto all’individuazione di ulteriori macro-aree (es. Valli Chisone e Germanasca, Pinerolese, Bassa Valsusa e Val Cenischia, Alta Valle Susa, Valli Orco e Soana, Valli di Lanzo, Val Pellice, Novi Ligure, Lago d’Orta, ecc.) fino alla definizione di 14 progetti integrati ognuno gravitante su una zona specifica. Tra il 1994 e il 1999 sono stati realizzati 18 progetti integrati articolati in: 209 interventi infrastrutturali, 17 promozionali e 90 progetti d’investimento delle imprese per un totale di circa 110 milioni di

Quindici anni di FESR in Piemonte

14

euro d’investimenti, il 65% dei quali costituito da contributi pubblici. Accanto alla costruzione ex novo o alla ristrutturazione di strutture ricettive di vario tipo sia pubbliche che private (spesso si tratta di progetti realizzati da società miste pubblico-private), un significativo rilievo hanno assunto negli anni le operazioni di recupero di beni architettonici e culturali da destinare a funzioni prevalentemente turistiche. L’ex Mulino di Rivalta, la Cascina il Chiosso di Leinì, la Cascina Roland di Villarfocchiardo, Villa Bernocchi a Premeno sono divenuti centri polifunzionali. Il Mulino di Laval nel Parco Naturale della Val Troncea è stato adibito a rifugio. La Cascina La Maddalena a Chiomonte è stata recuperata per ospitare il Museo Archeologico di Chiomonte e la sede della Cooperativa Clarea che, grazie al “Progetto Vigne” finanziato dall’Unione europea, ha contribuito a far conoscere ed apprezzare i vini dell’Alta Valle. Questo intervento fa parte di un più ampio progetto della Comunità Montana dedicato alla valorizzazione del Parco Archeologico La Maddalena, uno dei più grandi villaggi neolitici d’Europa. Nel Castello di Vogogna è stato insediato un centro multimediale, mentre a Villa Maioni a Verbania è stato riqualificato il parco urbano, all’interno del quale la nuova Arena ospita gli spettacoli estivi. In questi progetti occupano un posto altrettanto rilevante i musei. In Valchiusella è stato realizzato il Museo Ecoterritoriale del ferro; a Novi Ligure - patria di Coppi - il Museo del Ciclismo; a Cassano Spinola il recupero del Castello deve portare alla realizzazione del Parco Museo, mentre a Serravalle Scrivia il recupero di Villa Caffarena è servito ad ospitare il Museo della città romana di Libarna che, all’interno di un sito archeologico di grande interesse, presenta uno degli anfiteatri meglio conservati del Nord Italia. A Bussoleno Casa Aschieri - splendido esempio di architettura medioevale, utilizzata anche come modello per la riproduzione di una casa tipica all’interno del Borgo Medioevale del Valentino a Torino – è divenuta un ecomuseo integrato dotato di nuovi spazi espositivi. In una prospettiva di sviluppo e completamento dei progetti integrati, anche nel programma regionale 2000-2006 sono stati introdotti interventi per sostenere i progetti degli enti locali e delle Associazioni senza fini di lucro interessati alla valorizzazione dei prodotti turistici territoriali e termali. I 96 progetti ammessi a contributo spesso si pongono in continuità con quanto già realizzato dalle Amministrazioni locali nelle precedenti fasi di realizzazione. Tra i progetti delle nuove aree Obiettivo 2 si segnalano la realizzazione del Museo del Tempo delle Meridiane a Bellino in alta Val Varaita e il potenziamento delle risorse ricettive del comune di Agliano Terme in funzione della fruizione turistica dello stabilimento termale ivi insediato.

IL RESTAURO E LA VALORIZZAZIONE DELLA REGGIA DI VENARIA REALE

La realizzazione di un “circuito delle Residenze sabaude” è un ambizioso progetto al quale la Regione Piemonte con gli enti locali interessati sta lavorando ormai da alcuni anni. Nel 1997 è stato avviato il progetto di restauro e valorizzazione della Reggia di Venaria Reale, l’opera più imponente di quell’insieme di architetture e parchi, che costituiscono la “corona delitiae” del sistema di residenze di corte e palazzi di caccia intorno a Torino.

Quindici anni di FESR in Piemonte

15

Il recupero di questo straordinario complesso rappresenta uno dei più importanti progetti europei di restauro e valorizzazione di un bene culturale fino ad oggi realizzati, per il quale la Regione Piemonte, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Comunità europea hanno assunto un impegno finanziario di circa 140 milioni di euro per un investimento globale di oltre 314 milioni di euro. Oltre al restauro della Reggia vera e propria, sono previsti il recupero del Borgo Castello della Mandria, dei giardini e della cascina Rubbianetta: un enorme cantiere di 950 mila mq di superficie (150 mila mq di edifici e il resto di giardini), che impegna quasi 1.000 addetti al giorno, arruolati tra le maestranze più competenti d’Italia. Il progetto permette innanzitutto il recupero di un immenso patrimonio ambientale e architettonico, unico nel suo genere, le cui condizioni di degrado rischiavano di diventare irreparabili, e in secondo luogo, compie un passo decisivo verso l’attivazione del “Circuito delle Residenze Sabaude”, di cui La Venaria Reale costituirà la ‘porta d’accesso’. Infine, sostiene la riqualificazione di una vasta area del Nord-Ovest torinese, contrassegnata da declino industriale e crisi occupazionale. Importanti progressi sono stati compiuti in tutte e tre le direzioni, a partire dalla Reggia. La vastità del sito e la complessità dell’intervento hanno richiesto la suddivisione dei lavori in lotti, che sono stati appaltati in tempi diversi. Si è concluso il recupero della juvarriana Chiesa di Sant’Uberto ed è in fase conclusiva il restauro della Galleria Grande (cosiddetta Galleria di Diana), che collega i due Torrioni ideati da Michelangelo Garove alla fine del ‘600, adiacenti l’uno, quello Sud-Est, alla Chiesa di Sant’Uberto e l’altro, quello Ovest, alla Reggia vera e propria. Con l’appalto dei lavori del Lotto B si è posto mano al restauro del secondo padiglione (Torrione Sud-Est) e alle gallerie di collegamento alle scuderie juvarriane, risalenti a Benedetto Alfieri che subentrò nella progettazione dei lavori a partire dal 1739 (Manica Belvedere, Torrione Alfieri, Piccola Galleria Al-fieri, Sottocentrale Alfieri). La Reggia di Diana nel nucleo progettato da Amedeo di Castellamonte ha rappresentato una delle fasi più delicate dell’intera operazione ed ha richiesto meditate scelte di restauro accompagnate da ripensamenti funzionali. Qui sono stati effettuati i lavori più raffinati di restauro artistico attraverso la pulitura e il consolidamento degli apparati decorativi sia negli ambienti seicenteschi che nelle porzioni settecentesche. Questo insieme di interventi ha una perspicua destinazione museografica. Il percorso di visita metterà in scena la civiltà della corte sabauda. Al centro dell’esposizione vi sarà il tema della vita a corte, dal sentimento religioso alle norme cerimoniali, dal costume militare alla caccia, al raffinato gusto che permeava gli oggetti d’uso quotidiano, così come le straordinarie macchine allestite per le feste. Un altro importante complesso di lavori in corso di ultimazione, nonché secondo percorso di visita, riguarda i giardini storici. La Reggia di Diana, infatti, è immersa in un parco di circa 800 mila mq, le cui caratteristiche erano state pressoché cancellate da due secoli di incuria ed usi impropri, che li avevano trasformati in una sterminata pianura semi-incolta. Si trattava quindi di ripristinare lo stretto rapporto che legava in antico il complesso architettonico con i suoi giardini, sia le modalità antiche di fruizione sia le geometrie latenti. Gli

Quindici anni di FESR in Piemonte

16

imponenti lavori per riportare alla luce i giardini storici della Reggia riguardano il riallestimento del secentesco Parco Basso e dei giardini settecenteschi del Parco Alto, nonché il ripristino del collegamento originario tra le due aree. Per quanto riguarda il Parco Basso, che si sviluppa ai piedi della Reggia, sono già stati ricostruiti il terrapieno castellamontiano del parterre, che si affaccia sulla Grande Peschiera, il Teatro Verde con la valorizzazione delle testimonianze archeologiche della Fontana di Ercole, e l’Allea di Ercole con il nuovo canale che raggiunge le rovine del Tempio di Diana, riportate definitivamente alla luce. Sul terrapieno castellamontiano sono state collocate le curiosità e i vari plaisirs, come il Teatro di Verzura, il Giardino delle Grotte, il Giardino delle Bulbose e il Giardino delle Pergole. L’elemento più spettacolare del Parco Basso è la grande Peschiera che, anche se non è certo se fu realmente realizzata oppure no in antico, sicuramente rappresenta la materializzazione del ‘sogno architettonico’ di Amedeo di Castellamonte. Inaugurata nella primavera 2004 in futuro ospiterà fontane danzanti e diverrà palcoscenico di spettacoli navali. La peschiera viene alimentata dal canale, che unisce la Fontana d’Ercole e il tempio di Diana e che sarà ripercorso da una copia della regia “peota”, l’imbarcazione di gala di casa Savoia, mentre l’originale, rinvenuto altrove, sarà esposto al pubblico in uno spazio appositamente dedicato nella Scuderia Grande. La Fontana prende il nome da una statua di Ercole, oggi conservata a Palazzo Madama, che tornerà a Venaria per essere collocata in una sala antiquarium della Reggia. Anche le statue delle Quattro Stagioni, opera di Simone Martinez, trasferite da Napoleone nei giardini di Palazzo Reale, saranno risistemate nel cosiddetto Belvedere alfieriano. Il Parco Alto, che si può ammirare dalle finestre della Sala e della Galleria di Diana, restituisce i luoghi storici, che formavano gli scenari di rappresentanza e di caccia della Corte: i jardins à fleurs, i cabinet de verzure, i jardins à l’anglais e i parterre de broderies. Ospita il Giardino dei fiori, trapunto di aiuole che disegnano corni di caccia, e il Giardino inglese. Al centro del primo si trova la cosiddetta Meridiana acustica, un sofisticato congegno dotato di una suoneria interna che, eccitata dal sole di mezzogiorno, modulerà il suono del corno da caccia. Accanto a questo straordinario sistema di opere, si stanno sviluppando i lavori di altre importanti componenti del complesso sabaudo. Il recupero e la rifunzionalizzazione delle Scuderie Alfieriane doterà di una sede prestigiosa il nuovo Centro di Conservazione e Restauro, che offrirà corsi di formazione dai livelli secondari a quelli universitari. Sono già compiute le installazioni degli innovativi laboratori e la realizzazione dell’ “argentea nave”, concepita dall’architetto Pietro de Rossi per accogliere l’Aula Magna del Centro: due muri in acciaio racchiudono lo spazio, producendo una forma quasi ellittica con il soffitto aperto per consentire lo spettacolo delle volte antiche. Le strutture, destinate a uffici, aule, laboratori e biblioteche, invece, sono estremamente leggere, efficienti e discrete, per permettere la piena fruizione dei grandi spazi alfieriani. Nella Citroniera troverà posto l’esposizione di essenze floreali a guisa di serra (jardin d’hiver) con il complemento di una Caffetteria che, nell’intento dei progettisti, dovrà raccordarsi perfettamente col linguaggio del contesto.

Quindici anni di FESR in Piemonte

17

L’altro importante blocco di lavori riguarda i due piccoli complessi del Borgo Castello e della Cascina Rubbianetta de La Mandria. Nel Borgo Castello, che un tempo ospitava i maneggi e le carrozze, troveranno posto un hotel de tradition e il Centro Natura e Paesaggio, che proporrà una serie di realizzazioni museali dedicata al concetto di paesaggio e al ruolo dell’uomo nella costruzione del paesaggio. Nell’edificio principale e nella manica neogotica del Borgo, dove i lavori di recupero sono in fase avanzata, saranno collocati i servizi di accoglienza al pubblico e le attività commerciali. Presso la Cascina Rubbianetta, invece, troverà sede il Centro del Cavallo, dotato di un maneggio coperto. In un futuro ormai non troppo lontano, a conclusione dei lavori, la Reggia di Venaria diverrà un polo europeo di riferimento culturale e di richiamo internazionale. Nei grandi spazi espositivi offerti dalle scuderie troverà posto il parco scientifico dell’Unesco per la valorizzazione e la tutela dei monumenti riconosciuti patrimonio dell’umanità. L’Unesco potrebbe trasferire qui il suo centro di documentazione e formazione del personale incaricato d’intervenire a tutela delle meraviglie del mondo, supportato da uno specifico corso di laurea attivato dal Centro Conservazione e Restauro. Il Centro Conservazione e Restauro è stato istituito nel marzo 2005 come fondazione, per iniziativa congiunta di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Piemonte, Università di Torino, Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Fondazione Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali La Venaria Reale - Venaria Reale (Torino) Presso il Centro hanno sede laboratori di restauro, analisi, ricerca e diagnostica sulla conservazione dei beni culturali. Verrà attivata anche una Scuola di alta formazione, che permetterà di conseguire una laurea in conservazione e restauro. La creazione del Centro del Paesaggio, invece, nel Borgo Castello ha destato l’interesse del National Geographic di Washington. L’imponente cantiere della Reggia ha cominciato ad esercitare effetti positivi anche sull’area circostante, come era nelle finalità del progetto regionale. Il paese di Venaria sta tornando ad essere un tutt’uno con la Reggia, com’era in antico: il centro storico, già pedonalizzato e in corso di risanamento, è nuovamente diventato la via d’accesso principale al complesso sabaudo e si stanno sperimentando percorsi di visita integrati con quelli della Reggia e del Parco.

INFRASTRUTTURAZIONE PER IL SISTEMA PRODUTTIVO

La creazione e lo sviluppo di infrastrutture destinate all’insediamento delle piccole e medie imprese (in particolare Aree Attrezzate, Poli Integrati di Sviluppo, Centri Intermodali e Centri Servizi Comuni) è un intervento che ha radici profonde nella politica industriale della Regione Piemonte. Già a partire dalla metà degli anni ’70 la Regione si fece carico delle esigenze del sistema industriale e degli enti locali attraverso l’emanazione di leggi regionali destinate alla riqualificazione e al riequilibrio territoriale degli insediamenti produttivi (LL.RR. 21/75 e 9/80). Principali obiettivi dei provvedimenti erano il decongestionamento delle aree metropolitane e una distribuzione più razionale degli insediamenti in modo da favorire l’attrazione di nuove

Quindici anni di FESR in Piemonte

18

imprese e la crescita di quelle esistenti, la rivitalizzazione di territori poco sfruttati dal punto di vista industriale, nonché la riconversione dei sistemi industriali in crisi. Per gli stessi motivi, la realizzazione e lo sviluppo di insediamenti produttivi ha fatto parte dei programmi regionali cofinanziati dai Fondi Strutturali fin dall’inizio degli anni ’90. L’apporto dei contributi europei ha consentito di ampliare notevolmente l’azione regionale in questo campo e di raggiungere un’infrastrutturazione capillare del territorio regionale sia in modo diretto, sia in maniera indiretta grazie al ruolo di traino che i Docup hanno esercitato sulle aree non comprese nell’Obiettivo 2. Infatti, la maggior parte delle società a maggioranza pubblica, partecipate dalla Regione e sorte per la gestione delle operazioni immobiliari cofinanziate dai Fondi Strutturali, non hanno esaurito il loro compito con la chiusura dei progetti che ne hanno determinato la nascita, ma sono ora soggetti vitali e punti di riferimento per l’ulteriore sviluppo dei territori all’interno dei quali operano. Tutte le Società d’intervento, cui la Regione attraverso Finpiemonte ha dato vita dalla fine degli anni ’80 ad oggi, sono ora riunite nell’Associazione per il Coordinamento degli Insediamenti Economici e Produttivi in Piemonte (A.C.I.E.P.) con il compito di migliorare la pianificazione degli interventi sul territorio e di promuovere adeguate politiche di marketing territoriale. A.C.I.E.P. svolge la sua attività di supporto agli Associati attraverso la ricerca e lo sviluppo di opportunità di intervento, l’elaborazione di una comune e integrata strategia di marketing territoriale verso più ampi mercati nazionali ed internazionali, il reperimento e l’impiego delle risorse finanziarie pubbliche e private necessarie nonché la condivisione e la diffusione delle conoscenze tecnico-urbanistiche, amministrative, normative e fiscali. Il know-how acquisito e i risultati raggiunti dagli Associati accreditano A.C.I.E.P., e con essa tutto il sistema Piemonte, a proporsi alle Amministrazioni dei Paesi della cosiddetta nuova Europa, nonché a quelli del Mediterraneo, come partner

Quindici anni di FESR in Piemonte

19

esperto per affrontare e gestire tutte le problematiche tecniche e gestionali connesse alla realizzazione di poli e aree industriali e di servizio alle imprese, coordinando risorse pubbliche e private.

Le Aree Attrezzate Industriali e Artigianali e le Aree Ecologicamente Attrezzate

La realizzazione di aree attrezzate nuove e l’ampliamento o il miglioramento di quelle esistenti è una tipologia d’intervento che fa parte dell’azione regionale fin dal varo del primo programma di gestione dei Fondi Strutturali. Anche in questo campo, come è avvenuto in altri settori della vita economica regionale, il contributo dei Fondi Europei si è rivelato un volano delle possibilità già offerte dalla L.R. 9/80, contribuendo ad amplificare le capacità di spesa degli enti locali e a sviluppare un’attitudine alla progettazione. Infatti per circa un terzo delle domande di finanziamento, soddisfatte dal 1994 al 1999, il contributo dei Fondi Strutturali è stato determinante per la cantierizzazione degli interventi. Questo perché mentre la L.R. 9/80 eroga un contributo sotto forma di prestito, che copre fino all’80% dei costi di realizzazione (in alcuni casi anche il 100%) e che va quindi restituito, nei Docup la percentuale di contribuzione si aggira mediamente intorno al 60% (ma può arrivare al 70%) ed è a fondo perduto. Dal 1989 al 2004 i progetti destinati alla realizzazione, all’ampliamento e all’ammodernamento delle aree attrezzate nelle zone Obiettivo 2 assommano a 133 per un ammontare d’investimenti pari a circa 190 milioni di euro, il 60% dei quali finanziato con i Docup (Tab. 1 in Appendice). Le nuove aree industriali e artigianali realizzate sono circa 70 per una superficie fondiaria che raggiunge i 530 ettari. A questi numeri si aggiungono

Quindici anni di FESR in Piemonte

20

circa una trentina d’interventi di completamento, ampliamento e ristrutturazione di aree già esistenti. Le aree attrezzate tradizionali hanno una dimensione media di 90 mila mq e sono suddivise in un numero di lotti variabile. In genere vi sono insediate imprese piccole e medie con un numero di dipendenti compreso tra le poche unità e i 30 addetti. La loro offerta di servizi alle imprese è via via accresciuta, mentre una sempre maggiore attenzione è stata dedicata negli ultimi anni al miglioramento dell’accessibilità e alla soluzione dei problemi ambientali. Alla fase di programmazione in corso appartiene il varo delle cosiddette Aree Ecologicamente Attrezzate (AEA), che presentano dotazioni tecniche specifiche per la rilevazione dei dati ambientali, la gestione dei rifiuti, il collettamento e la depurazione delle acque reflue e la produzione o distribuzione dell’energia. Sono inoltre dotate di un sistema coordinato di collegamenti a reti e infrastrutture destinate a garantire la prevenzione integrata dall’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del terreno.

I Centri Intermodali

Il Piemonte dispone oggi di due grossi Centri Interportuali: l’uno situato nei pressi di Novara e l’altro in provincia di Torino. Nato su iniziativa della Regione Piemonte con il concorso dei Comuni di Rivalta, Orbassano, Grugliasco, Rivoli e dello stesso capoluogo, l’Interporto di Torino è una delle più importanti realizzazioni parzialmente cofinanziate dai Fondi Strutturali nel campo della razionalizzazione del sistema dei trasporti. Il progetto, partito nella fase di programmazione 1997-99 con le opere di urbanizzazione primaria nel comune di Rivalta, prevede per il periodo 2000-2006 il completamento delle aree che insistono sul comune di Orbassano. Su una superficie totale di 2.800 ettari si estendono il terminal ferroviario, 75 mila mq di piazzali, circa 7 km di binari attrezzati e quasi 25 mila mq di magazzini raccordati. Le aree destinate agli insediamenti produttivi sono attualmente pari a 650 ettari, sui quali sono insediate 200 società che danno lavoro a 3.000 addetti. Sono in corso di realizzazione altri 4,4 km di binari e opere per ulteriori 950 ettari tra magazzini, uffici, piazzali e aree dedicate ai servizi e alla viabilità, senza trascurare il verde.

I Poli Integrati di Sviluppo (PIS)

Appartenenti all’ultima generazione di aree industriali attrezzate, i PIS sono aree di rilevanti di-mensioni (da 300 mila a 1 milione di mq), qualificate dalla presenza di servizi a carattere logistico, ambientale, organizzativo e telematico. Frutto di una proposta presentata dall’Unione Industriale di Torino e dalle Organizzazioni Sindacali, i PIS sono ubicati nella prima e seconda cintura torinese. La loro nascita risale alla metà degli anni ’90 con il Polo di Avigliana, il primo ad essere varato. Negli anni immediatamente successivi (1997-99) sono sorti tutti gli altri: Chivasso, Moncalieri, Pinerolo, Settimo Torinese e il Polo dell’Aeroporto di Torino, che riguarda più precisamente l’area di S. Maurizio Canavese. L’ultima nata (2000-2006) è l’area di Trofarello, concepita come ampliamento del Polo di Moncalieri. Una delle caratteristiche che maggiormente distingue i PIS dalle AIA è la presenza al loro interno di centri servizi, cioè di strutture destinate a soddisfare le necessità

Quindici anni di FESR in Piemonte

21

gestionali e operative delle aziende ivi insediate. I PIS, inoltre, si distinguono per la presenza di dotazioni tecniche avanzate nei campi del controllo dell’inquinamento ambientale e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Grazie alle loro caratteristiche funzionali, i PIS sono in grado di rivolgersi a imprese operanti nei più diversi comparti produttivi, ma l’offerta di servizi tecnologici avanzati fa sì che in essi, accanto a imprese appartenenti ai settori più tradizionali, trovino adeguata collocazione aziende che operano nell’alta tecnologia e nella ricerca. I POLI INTEGRATI DI SVILUPPO DI AVIGLIANA - Tra il 1994 e il 2000 il Comune di Avigliana si è dotato di due Poli Integrati di Sviluppo. Il primo, situato a ovest della Statale 25 del Moncenisio e della linea ferroviaria Torino-Modane, si estende sul territorio dei comuni di Avigliana e di Sant’Ambrogio per una superficie fondiaria di 700 mila mq. Nato da un’iniziativa del Comune di Avigliana con il concorso di numerosi operatori privati in rappresentanza di 136 aziende, la realizzazione del Polo ha consentito la rilocalizzazione di 12 imprese già attive sul territorio, favorendone la modernizzazione e l’aumento delle potenzialità occupazionali. Il secondo PIS comprende un’area, che si estende tra la statale 25 del Moncenisio, il suo raccordo con l’autostrada Torino-Bardonecchia e l’alveo della Dora Riparia, per una superficie fondiaria di 158 mila mq. Il nuovo PIS, che ospita 22 aziende, ha favorito l’attrazione di nuove imprese e la rilocalizzazione di altre già esistenti con un significativo ampliamento produttivo e occupazionale (1500 addetti circa). Al suo interno è in fase di realizzazione un Centro Servizi alle Imprese. IL POLO INTEGRATO DI SVILUPPO DI CHIVASSO - È situato a 19 Km da Torino in una zona ad alta vocazione industriale, adiacente a un tratto dell’autostrada Torino-Milano, a pochi metri dall’uscita Chivasso Centro. Comprende il Polo Industriale, costituito da due aree a destinazione produttiva che già oggi offrono alle imprese possibilità insediative su una superficie edificabile di 450 mila mq, e il Centro Servizi Sant’Anna in corso di realizzazione. Quest’ultimo sarà dotato di uffici di sostegno e consulenza per lo sviluppo delle imprese; servizi bancari, finanziari, assicurativi e postali; ristorante, bar e self-service; servizi informatici e di tele-comunicazione; una struttura ricettiva tipo “budgethotels” da 100 camere. Vi sono attualmente insediate 32 imprese, che danno lavoro a poco più di 1000 addetti. IL POLO INTEGRATO DI SVILUPPO DI PINEROLO - Si trova a 35 Km da Torino al termine della bretella autostradale Torino-Pinerolo e alla confluenza delle statali di collegamento con il capoluogo piemontese. Concepito dal progettista come un centro tecnologico, il Polo presenta specifiche dotazioni tecniche in fatto di risparmio energetico e tutela ambientale attraverso il controllo delle emissioni in atmosfera e il trattamento consortile delle acque di scarico. È suddiviso in cinque grandi lotti, dei quali quattro sono destinati agli insediamenti produttivi artigianali e industriali (190 mila mq di superficie fondiaria) e uno a quelli terziari e ai servizi alle

Quindici anni di FESR in Piemonte

22

aziende (30 mila mq di superficie fondiaria). Al suo interno si sta realizzando il Centro Servizi polifunzionale, dove sarà possibile insediare uffici di rappresentanza e locali di contrattazione, servizi espositivi e ricettivi, servizi alle persone, servizi alle attività produttive, sedi distaccate di enti e servizi pubblici, aree per attività sportive. Attualmente è occupato da 31 aziende con circa 370 addetti. IL POLO INTEGRATO DI SVILUPPO DI SETTIMO TORINESE - Sorge all’estremità nord-occidentale del territorio di Settimo a 12 km da Torino. Agevolmente accessibile dal sistema tangenziale e autostradale torinese, una delle sue principali caratteristiche è la presenza di uno scalo ferroviario in situ per le merci e di una fermata passeggeri della linea metropolitana. Offre 300 mila mq di superficie fondiaria di aree produttive, sui quali sono attualmente insediate 10 aziende con circa 370 addetti. Al suo interno sarà presto attivato un incubatore per attività industriali (BIC – Business Innovation Center). IL POLO INTEGRATO DI SVILUPPO TORINO AEREOPORTO - Si estende sui territori dei Comuni di Caselle e di S. Maurizio Canavese. Grazie alla sua posizione adiacente allo scalo aereoportuale di Torino-Caselle, è il Polo che ha sviluppato più specifiche caratteristiche funzionali. I suoi 105 mila mq di insediamenti produttivi sono in particolar modo destinati alle aziende che operano nei settori delle alte tecnologie, delle produzioni aeronautiche, della logistica e dei trasporti. La zona produttiva comprende un’area Cargo Village, adiacente alla pista aeroportuale e connessa alle attività di trasporto aereo delle merci, e un’area per le attività produttive organizzata in lotti di superfici variabili affiancate da parcheggi. A queste si aggiungono 2.600 mq dedicati a centri e strutture di servizio comune comprendenti un moderno business park, costituito da uffici, area ristorazione, servizi bancari e un centro telematico. Attualmente vi sono insediate 7 aziende con circa 300 addetti. Le disponibilità attuali e le sue potenzialità di crescita fanno di questo Polo un elemento importante nel supportare il progetto di internazionalizzazione dell’Aereoporto di Torino Caselle. IL POLO INTEGRATO DI SVILUPPO DI MONCALIERI-TROFARELLO - Situato vicino al centro di Torino e dotato di un accesso diretto dalla tangenziale, il Polo si estende sui comuni di Moncalieri e di Trofarello. L’esaurimento degli spazi originari per gli investimenti produttivi, insistenti sulla zona Vadò a sud di Moncalieri (340 mila mq di superficie fondiaria), ha determinato la predisposizione di ulteriori 220 mila mq di superficie fondiaria in corso di realizzazione sul territorio del Comune di Trofarello. Concepito come un’area per attività nei campi della produzione, dell’assistenza tecnica e della R&S, il Polo si presenta come un complesso a-l’avanguardia in fatto di dotazioni infrastrutturali, anche telematiche, nonché per la qualità del progetto architettonico e ambientale, curato dalla Giugiaro Design, una delle aziende insediate di maggior fama. Accanto all’area propriamente industriale il comprensorio dispone di due Centri Servizi. Sta per essere ultimato un altro edificio di circa 4 mila mq destinato a centro uffici per le aziende operanti con quelle insediate nell’area industriale. Vi sono attualmente insediate 70 aziende, che danno lavoro a circa 1.800 addetti.

Quindici anni di FESR in Piemonte

23

In sintesi i numeri complessivi sono di grande impatto: più di 2 milioni e 600 mila mq di superficie fondiaria, 184 aziende insediate, 5.300 addetti, 52 milioni di contributi pubblici per un investimento totale di poco più di circa 76 milioni di euro. Concepiti come aree di eccellenza per rendere possibili insediamenti produttivi ad alta specializzazione tecnologica nonché dotati di una rete completa e integrata di servizi destinati alle imprese insediate, i PIS sono il risultato di una scelta coraggiosa non solo perché hanno richiesto notevoli sforzi finanziari e progettuali, ma anche perché furono varati in un momento di profonda trasformazione dell’economia torinese. Dovendo stendere un bilancio di questa esperienza, il giudizio non può che essere positivo. A dieci anni dalla loro nascita, tutti i PIS regionali presentano livelli di realizzazione pressoché totali. Essi si sono rivelati in grado di anticipare le esigenze spaziali e tipologiche delle attività produttive e sono stati realizzati in tempo per accogliere la domanda ingenerata negli ultimi anni dalle imprese più moderne e innovative. Ad oggi i sei Poli esistenti presentano livelli di occupazione che variano dal 50 al 100% della superficie fondiaria disponibile.

I Centri Servizi

Si tratta di strutture localizzate all’interno delle aree per gli insediamenti produttivi secondo le esigenze di una moderna attività imprenditoriale che, accanto alla predisposizione di spazi attrezzati, deve poter contare su una gamma assai ampia di servizi: sportelli bancari e postali, mense aziendali, bar, self service, tavole calde, alberghi e ristoranti, sale per convegni e riunioni, centri per servizi tecnici e telematici a favore delle imprese dell’area, centri uffici, servizi generali (vigilanza, pulizia, ecc.), infrastrutture specifiche. Le prime realizzazioni cofinanziate con il contributo dei Fondi Strutturali risalgono alla metà degli anni ’90. Accanto ai già ricordati Centri Servizi presenti all’interno dei PIS di Chivasso (Centro Servizi Sant’Anna), di Moncalieri (Centro Servizi Vadò) e del Polo di Torino Aeroporto si segnalano altre importanti realizzazioni, quali: i centri di servizi alle imprese all’interno delle aree attrezzate di Rivoli e Collegno; le aree destinate ai servizi comuni nell’ambito dell’Interporto di Torino S.I.T.O; il Centro Polifunzionale di Servizi di Rivoli. Nel periodo di programmazione in corso si stanno realizzando: un centro servizi polivalente a Caresanablot (Vc); un centro servizi per la lavorazione leggera del legno a Isasca in Val Varaita; un centro servizi a Piossasco; il Centro per l’Innovazione Tecnologica e i Servizi alle Imprese a Dronero (vd. la sezione dedicata ai Parchi Scientifici e Tecnologici).

RIQUALIFICAZIONE DEL TERRITORIO

Il recupero di siti degradati o dismessi: da problema ambientale a opportunità di sviluppo

La presenza di siti degradati o dismessi caratterizza incisivamente l’ambiente e il territorio delle aree a declino industriale come il Piemonte, una regione che ha conosciuto ricorrenti fasi di pesante deindustrializzazione e di riorganizzazione produttiva. Alla fine degli anni ’80 le zone piemontesi a maggior concentrazione industriale presentavano un’alta densità di aree industriali dismesse, che gli indirizzi dell’Unione Europea in fatto di

Quindici anni di FESR in Piemonte

24

ambiente e territorio hanno contribuito a trasformare in nuove opportunità di sviluppo. Porzioni di territorio in stato di abbandono divenute col tempo discariche a cielo aperto, strutture e capannoni degradati potevano rinascere a nuova vita, accogliendo nuove funzioni e destinazioni d’uso al servizio e in sintonia con le

esigenze delle comunità circostanti. Si tratta in primo luogo di grosse operazioni culturali, dotate di una forte valenza simbolica: recuperare il patrimonio immobiliare industriale significa innanzitutto recuperare la memoria dei luoghi, nonché rinnovare e valorizzare i segni territoriali dei processi che hanno portato alla costruzione dell’identità dei loro abitanti. All’interno delle aree più densamente popolate i progetti di recupero hanno assunto la veste di vere e proprie operazioni di riqualificazione

urbana. Ciò è particolarmente vero per Torino, una città il cui sviluppo è stato fortemente caratterizzato da una profonda interconnessione tra fabbriche e contesto urbano. Le importanti operazioni di recupero immobiliare, varate dalla Regione con il contributo dei Fondi Strutturali, hanno fortemente contribuito alla definizione della nuova immagine che il capoluogo piemontese si va costruendo dalla metà degli anni ’90 e che procede di pari passo con la progressiva terziarizzazione della sua economia. Le grandi estensioni un tempo occupate dalla Fiat nel quartiere Lingotto, dalla Fergat nel quartiere San Paolo, dalle Officine Savigliano e dagli stabilimenti siderurgici del Gruppo Finsider sulla Spina 3, dall’Alenia e dalle Concerie Italiane Riunite sono state recuperate e completamente rifunzionalizzate. Le parti di maggior interesse architettonico, quelle che più di altre conservavano l’idea originaria della fabbrica, sono state ristrutturate e integrate, ove necessario, da nuove costruzioni funzionali alle esigenze di riuso. Queste ultime sono assai varie e si integrano strettamente con il nuovo volto che le Amministrazioni locali stanno conferendo a interi quartieri del capoluogo piemontese. Infatti, l’intervento dei Fondi Strutturali sulle aree dismesse non è isolato, ma s’inserisce perfettamente all’interno di un ampio piano di riqualificazione in corso di realizzazione attraverso i progetti di recupero urbano (PRIU e PRU) delle periferie e delle cosiddette Spine (1,

Quindici anni di FESR in Piemonte

25

2, 3 e 4), la realizzazione dell’Environment Park e del Virtual Reality e Multimedia Park – quest’ultimo sull’area ex FERT (vd. la sezione dedicata ai Parchi Scientifici e Tecnologici) - e i progetti “The Gate” e “Mirafiori Nord”, anch’essi finanziati dall’Unione Europea nell’ambito dei Programmi d’Iniziativa Comunitaria URBAN 1 e 2. In particolare, il recupero dell’ex Arsenale militare nel centralissimo Borgo Dora, condotto a termine nella fase di programmazione 1997-99, rappresenta il naturale completamento del progetto Urban “The Gate”, che ha portato alla riqualificazione e al rilancio socio-economico dell’area di Porta Palazzo. Alcuni di questi progetti, come la Spina 3 o il recupero del Lingotto si inseriscono nel contesto degli interventi per l’evento olimpico, e sono descritti dettagliatamente nel relativo paragrafo. L’EX ARSENALE MILITARE - Il Borgo Dora è stato la sede del primo polo industriale di Torino. I canali derivati dalla Dora fornivano l’energia ai filatoi cinquecenteschi e alle fabbriche di prodotti chimici dell’inizio dell’Otto-cento. Qui mosse i primi passi l’industria di conserve fondata da Francesco Cirio; qui, durante il ‘400 l’area compresa tra Piazza Borgo Dora e Via San Pietro in Vincoli pullulava di stabilimenti dove si forgiavano spade e pugnali e si molavano gli strumenti. Verso la fine del ’500, una di queste strutture divenne uno stabilimento per la produzione di polveri da sparo, che operò per tre secoli, finché una grave esplosione non ne determinò il trasferimento. Sul suo sito venne allora trasportata la maggior parte delle lavorazioni dell’Arsenale di Torino, una struttura produttiva di primo piano nel contesto industriale italiano ed europeo fino alla fine della seconda guerra mondiale. Questa è la storia del complesso, una parte del quale è oggi di proprietà comunale. Su quest’area, che gravita intorno al cosiddetto Cortile del Maglio, il Comune di Torino è intervenuto nella seconda metà degli anni ’90 con un progetto di ristrutturazione, cofinanziato dal FESR. Il recupero ha consentito l’insediamento di circa 40 botteghe destinate ad attività commerciali e produttive di tipo artigianale, distribuite tra Piazza del Maglio e l’attigua “Piazzetta dei Ciliegi”. Il recupero dell’ex Arsenale completa il Progetto The Gate Porta Palazzo, promosso dalla Città di Torino e cofinanziato dalla Commissione Europea nel 1997 nell’ambito dell’iniziativa comunitaria denominata Urban. In questo contesto il recupero dell’ex Arsenale ha contribuito a rivitalizzare e rilanciare la vocazione produttiva e commerciale dell’area, la cui riqualificazione ha inciso anche sull’attigua zona del Balôn, lo storico mercato dell’usato e dell’anti-quariato, gemellato dal 1988 con il mercato delle pulci parigino delle Portes des Vanves. L’EX CIR - Sede delle Concerie Italiane Riunite dal 1905, negli anni ’80 una parte del sito viene acquisita dal Comune di Torino. I lavori per il suo riutilizzo, avviati nel 1997 e conclusi nel 2000, hanno riguardato l’edificio originariamente adibito a essicatoio e sopraelevato tra il 1916 e il 1924. Grazie all’alto grado di flessibilità modulare e funzionale accanto alla dotazione di infrastrutture tecnologiche e impianti multimediali, l’area si presentava come la candidata ideale per accogliere il Centro Europeo di Ricerca e Sviluppo della Motorola, l’azienda leader nel settore della telefonia cellulare. Nato da un progetto di ricerca applicata e di formazione

Quindici anni di FESR in Piemonte

26

post-universitaria, varato dal Politecnico di Torino e dalla stessa Motorola nel 1997, il Motorola Technology Center dal 2000 è una realtà, che si occupa dello sviluppo di nuove tecnologie della comunicazione mobile e del software ad essa correlato. Vi sono impiegati 160 ingegneri, impegnati su progetti a scala nazionale e internazionale come il programma di sviluppo della tecnologia TETRA e lo sviluppo dei terminali UMTS. L’edificio rifunzionalizzato ospita anche un acceleratore per le imprese del settore ICT e Wireless, gestito in maniera congiunta dal Politecnico e dalla Fondazione Torino Wireless, un’iniziativa pilota a livello nazionale per dare sviluppo al settore ICT nell’area torinese.

L’EX VITALI - Un tempo sede degli stabilimenti siderurgici del Gruppo Finsider, l’area presenta oggi fabbricati e capannoni dismessi dal 1989. Il progetto insiste su una porzione di una vasta area della cosiddetta Spina 3, già oggetto di un intervento di riqualificazione urbana di grandi dimensioni, di cui si è già parlato in modo più approfondito, essendo questo uno degli interventi per impianti olimpici. L’EX OFFICINE SAVIGLIANO - La Società Nazionale Officine di Savigliano (SNOS), fondata nel 1879, si trasferì a Torino nel 1881 e fu molto attiva per la produzione di costruzioni metalliche e materiale mobile e fisso per la ferrovia. L’azienda si chiamò Snos fino al 1970, quando Fiat l’acquistò e divenne Fiat Ferroviaria. La Snos interviene oggi, in convenzione con la Città di Torino e grazie al contributo dei Fondi Strutturali, per il recupero del comprensorio delle ex Officine Savigliano. Il progetto, in corso di realizzazione, prevede la costruzione di un Business Center, nuovo polo del terziario tecnologico e innovativo. Il Centro offrirà 27 mila mq di uffici e spazi per le aziende, distribuiti in sei palazzine, e 12 mila mq di aree commerciali, suddivisi in due sezioni

Quindici anni di FESR in Piemonte

27

collegate da una galleria di passaggio ricavata dalla palazzina storica della ex-fabbrica, all’ultimo piano della quale saranno predisposti 3 mila mq di loft. L’area offrirà anche 33 mila mq di parcheggi e un grande parco lungo il quale, dopo oltre un secolo di interramento, scorrerà nuovamente la Dora. Anche il recupero delle ex Officine Savigliano s’inserisce all’interno del più ampio progetto di riqualificazione della Spina 3 e rappresenta il naturale completamento dell’ Envipark e del Virtual Reality and Multimedia Park, accanto ai quali si colloca. L’EX FERGAT - La fabbrica ex Fergat, situata nel quartiere San Paolo, era lo stabilimento metalmeccanico nel quale si realizzava lo stampaggio di parti in lamiera per l’industria automobilistica. Dismessa alla fine degli anni Settanta e divenuta proprietà del Comune di Torino all’inizio del decennio successivo, nel corso degli anni Novanta è ritornata a nuova vita grazie a due progetti finanziati dai Fondi Strutturali e gestiti dalla Sinatec S.p.A. Tra il 1994 e il 1996, nell’ambito del cosiddetto Fergat 1, sono stati bonificati e recuperati 13 mila mq, 6 mila dei quali destinati all’insediamento di attività artigianali e di servizio alle PMI. Nell’ambito di questo intervento è stata avviata, in collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti, un’attività di animazione culturale attraverso la realizzazione di installazioni artistiche sulle facciate. Prosecuzione concreta e ideale di questo progetto è stata la creazione della sede del Centro per l’arte contemporanea della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, realizzato tra il 1997 e il 1999 nell’ambito del cosiddetto Fergat 2. In questo caso l’edificio, concepito dall’architetto Claudio Silvestrin, è stato ricostruito completamente ex novo, in base alle esigenze di un centro destinato ad esporre forme e installazioni dell’arte di oggi. Si tratta di un parallelepipedo dallo sviluppo longitudinale con una superficie di 3.500 mq. Il piano inferiore è destinato alle funzioni più propriamente pubbliche ed espositive, mentre il secondo piano ospita un ristorante e gli uffici della Fondazione. Pur essendo una nuova costruzione, l’edificio presenta le caratteristiche estetiche di un “capannone industriale”, una tipologia architettonica che – come dimostrano numerosi esempi di recupero in Piemonte – ben si presta alla destinazione espositiva. L’EX ALENIA - Altri spazi sono stati rifunzionalizzati per essere messi al servizio delle istituzioni pubbliche. Tra questi spicca il recupero del Lingotto, di cui si daranno i dettagli all’interno della sezione degli interventi per le Olimpiadi di Torino 2006. Altri interventi, invece, hanno puntato a salvaguardare e consolidare importanti presenze industriali. È il caso del recupero dell’ex Alenia, grazie al quale l’industria piemontese potrà mantenere una rappresentanza e un ruolo nel settore aeronautico-spaziale. Nella seconda metà degli anni ’90 il Consorzio Icarus, che riunisce Regione Piemonte, Provincia e Città di Torino, Camera di Commercio di Torino e Finmeccanica, lanciava un progetto ambizioso: realizzare il Centro Multi Funzionale Spaziale, per supportare e assistere l’attività della Stazione Spaziale Internazionale. Così tra il 1997 e il 1999, sul sito dell’ex stabilimento Alenia di corso Marche è stato recuperato l’immobile che ospita ora il nuovo Centro, gestito da ALTEC (Advanced Logistics Technology Engineering Center), la società costituita da Alenia Spazio, Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e Icarus, con il compito di trasformare la struttura torinese nel Centro europeo per il

Quindici anni di FESR in Piemonte

28

supporto alle missioni della stazione spaziale internazionale. Uno dei compiti del Centro è quello di formare e allenare gli astronauti europei: per questo è dotato degli strumenti necessari per simulare le missioni nello spazio. Ma la sua dotazione strumentale consente di garantire servizi anche in altri settori dell’attività spaziale. Ad esempio, potrà ospitare database e sistemi di immissione dati per le missioni scientifiche. Sarà inoltre in grado di fornire personale specializzato, nonché sistemi e strumenti di alta qualità. Tra i suoi obiettivi rientra anche quello di avvicinare i più giovani allo spazio attraverso corsi e si-mulazioni che facciano loro conoscere l’ambiente spaziale. Ma i progetti di recupero all’interno della città di Torino, anche se consistenti dal punto di vista finanziario, costituiscono solo una piccola parte degli interventi portati a termine dall’inizio degli anni ’90 nelle aree Obiettivo 2 piemontesi (Tab. 2 in Appendice). Fra le zone che da più tempo godono dei benefici dei Fondi Strutturali, cioè la provincia di Torino, parte di quella di Alessandria e il Verbano-Cusio-Ossola, figurano interventi ormai “storici”, come il recupero dell’ex Lanificio Bona a Carignano, dell’ex Tessitura Fantini a Chieri, dell’ex Renmert a Ciriè, dell’ex Montefibre a Ivrea, dell’ex Ovr a Venaria Reale, dell’ex Cartiera Possaccio a Verbania e dell’ex Ceretti a Villadossola. In anni più recenti sono stati recuperati o sono in corso di recupero l’ex Cavitor di Avigliana, il Complesso Le Serre di Grugliasco, l’ex Fonderia Limone di Moncalieri, l’ex Ilva di Novi Ligure, le ex Acciaierie Ferrero di Settimo Torinese, l’ex Acciaieria Pietra di Omegna, l’ex Cotonificio Del-le Piane e l’ex Orsi di Tortona. Questa nuova generazione di siti recuperati ha conosciuto anche un ampliamento delle destinazioni d’uso: teatri, spazi di aggregazione socio-culturale, musei, centri culturali e di produzione artistica, centri fieristici ed espositivi, oltre al più tradizionale riuso per fini produttivi. In linea con lo sviluppo dell’esperienza europea nel campo della ristrutturazione e del riutilizzo di siti dismessi, la fase di programmazione in corso (2000-2006) presenta una notevole varietà di iniziative sia per quanto riguarda la tipologia degli edifici da recuperare, che per quanto concerne le finalità dei recuperi. La stessa Regione ha predisposto più linee d’intervento, prevedendo il finanziamento di iniziative per il recupero di siti a fini turistici, culturali e museali oppure finalizzati all’insediamento di attività economico-produttive o all’allestimento di spazi espositivi, fieristici e congressuali. Sono perciò entrati nel novero delle strutture da recuperare non solo siti industriali dismessi, ma anche edifici storici come la “Casa del principe” di San Sebastiano Curone, la “Casa Vanni” di Vi-ganella e il Castello visconteo di Vogogna, il Castello dei Conti Govone a Isola d’Asti, il Castello dei Marchesi di Saluzzo-La Castiglia nell’omonima cittadina e il Castello di Masino a Caravino. Si prevede inoltre di ristrutturare e restituire a nuove funzioni anche strutture pubbliche ormai inutilizzate, come scuole e asili, chiese sconsacrate e monasteri abbandonati, ex cinema ed ex caserme. Vere e proprie operazioni di archeologia industriale sono state portate a termine ad Avigliana nel recupero dell’ex Dinamitificio Nobel; a Cuorgnè sul sito dell’ex Manifattura; a Villarpellice nell’area ex Crumiere e ad Alpignano nell’ex Opificio Cruto. In questi comuni, in particolare, il recupero delle strutture industriali è stato finalizzato, oltre che all’insediamento di attività terziarie, anche alla creazione di ecomusei, in modo da documentare la storia dei siti industriali dismessi e sottolineare la loro importanza per lo sviluppo socio-economico delle comunità

Quindici anni di FESR in Piemonte

29

cresciute attorno ad essi. Altri hanno una storia curiosa, come il Complesso “Le Serre” di Grugliasco, appartenente agli interventi per l’evento olimpico, che all’inizio del ‘900, quando Torino divenne la capitale dell’industria cinematografica italiana, ospitava gli studi della casa cinematografica italo-americana Photodrama Producing Company. Alcuni degli edifici rifunzionalizzati, infine, si possono definire veri gioielli architettonici, come l’ex Filatoio Rosso di Caraglio, la cui costruzione risale alla seconda metà del ‘600. Splendidi esempi di stile liberty sono offerti dall’ex Ovr di Venaria, ora divenuta centro polifunzionale del Comune, e dall’ex Mattatoio di Rivoli, ora sede della “Maison Musique”, che porta la firma dell’Arch. Mollino. Dal 1989 ad oggi sono stati finanziati 168 progetti di recupero di siti ed edifici per un investimento complessivo di circa 400 milioni di euro, dei quali circa il 65% circa è rappresentato da contributi pubblici. A partire dal periodo di programmazione 1992-93 anche le imprese hanno avuto la possibilità di effettuare interventi di recupero di siti degradati o dismessi da destinare all’insediamento di attività produttive e terziarie. Benché l’iniziativa non abbia fatto registrare grandi numeri a causa dell’onerosità delle operazioni di recupero siti, particolarmente sentita dai privati che godono di percentuali di contribuzione assai contenute (15% della spesa ammissibile per le piccole imprese e 7,5% per le medie), non sono mancate le imprese, soprattutto medie, che hanno approfittato dell’occasione per ampliare e ristrutturare la propria situazione insediativa su aree da recuperare o bonificare. A tal fine e sulla base dell’esperienza degli anni precedenti in questo campo, nel periodo di programmazione in corso, la Regione ha previsto, accanto al recupero vero e proprio, anche il finanziamento di interventi di bonifica di siti industriali inquinati, elevando in questo caso la percentuale del contributo al 100% della spesa ammissibile, sia pure con alcune limitazioni e vincoli. Dal 1992 al 2004 si contano 23 progetti promossi da soggetti privati per un investimento totale di circa 32 milioni di euro a fronte di circa 5 milioni di contributi pubblici. Le imprese coinvolte appartengono a vari settori: dalla meccanica all’editoria, dal tessile alle materie plastiche, dai prodotti in metallo ai trasporti e ai servizi.

Progetti di riqualificazione locale

Alla massiccia attività di riqualificazione del territorio avviata attraverso il recupero di siti ed edifici degradati o dismessi, si è accompagnata, a partire dalla fase di programmazione 1997-99, una serie di misure per il rilancio economico e sociale di quartieri e centri storici degradati, già oggetto di interventi di riqualificazione urbana. Tra il 1997 e il 1999 sono stati realizzati 53 progetti: 20 riguardanti il commercio, all’ingrosso e al dettaglio, 15 attività manifatturiere di vario genere, altrettanti i servizi, comprese le attività ricreative e culturali, e 5 gli alberghi e la ristorazione. Gli investimenti realizzati ammontano a 8,5 milioni di euro, il 50% dei quali di contributi pubblici. A completamento del fondo di rotazione, che erogava anticipi rimborsabili per l’acquisto di macchinari e attrezzature innovative e la realizzazione di opere edili funzionali ad accogliere attività produttive, artigianali, commerciali, terziarie e di servizio, anche alla persona, nello stesso Docup era previsto il

Quindici anni di FESR in Piemonte

30

finanziamento di progetti predisposti da enti e associazioni locali aventi una specifica funzione sociale e operanti nelle stesse aree cui si applicava il fondo di rotazione. Nella precedente fase di programmazione sono stati realizzati 21 progetti, presentati da associazioni di volontariato, culturali e ricreative, parrocchie, congregazioni e ordini religiosi, comuni e comunità montane. A questi si aggiungono i 47 progetti finanziati nel periodo di programmazione in corso. Saranno realizzati centri polifunzionali di incontro e aggregazione; centri sociali, culturali e ricreativi per giovani, anziani, soggetti socialmente svantaggiati, persone in cerca di occupazione; residenze assistenziali, anche attraverso il potenziamento di quelle esistenti; centri dedicati all’infanzia e alla famiglia. Dal 1997 ad oggi sono stati realizzati circa 52 milioni d’investimenti, il 75% dei quali di contributi pubblici.

Progetti Integrati di sviluppo socio-economico d’Area (pia)

Sotto questa dicitura si riunisce una serie di interventi tra di loro correlati e finalizzati a sviluppare ed esaltare le peculiarità di interi territori. Si definiscono “integrati”, perché sono caratterizzati dall’integrazione di diverse tipologie progettuali, in modo da incidere sullo sviluppo locale attraverso il concorso di operatori, pubblici e privati. Tra il 1997 e il 1999 sono stati realizzati tre progetti integrati: l’uno gravitante sull’Asse del Toce per la provincia di Verbania, l’altro sul Canavese per la provincia di Torino e il terzo sulla Valle Scrivia per la provincia di Alessandria. Nell’ambito dei tre bacini economici individuati sono stati realizzati 25 interventi per un ammontare di investimenti pari a 22,8 milioni di euro, il 60% dei quali circa di contributi pubblici. Segue una breve illustrazione degli attori coin-volti e degli interventi realizzati, la maggior parte dei quali sono di carattere infrastrutturale. PIA ASSE DEL TOCE - Comuni interessati: Omegna, Baveno, Gravellona Toce, Mergozzo, Verbania, Vogogna, Pieve Vergonte, Casale Corte Cerro Opere realizzate: Edificio per scuola di formazione professionale, Centro Servizi Bassa Ossola e spazi espositivo-museali (progettazione), area per insediamenti produttivi, struttura polifunzionale, piste ciclopedonali. PIA DEL CANAVESE - Comuni interessati: Chivasso, Ivrea, Traversella, Castellamonte, Caluso, Castagneto Po, Lauriano. Opere realizzate: Recupero ex caserma da destinare a Centro servizi per le imprese, recupero edificio ex Olivetti per insediamento sede universitaria distaccata, Agenzia della Pietra per la va-lorizzazione dei materiali estrattivi di qualità, Agenzia per lo sviluppo e la valorizzazione della ceramica di Castellamonte, Museo dell’architettura moderna, Centro servizi per la qualità e lo sviluppo delle PMI, struttura ricettiva per turismo termale, struttura polivalente destinata a turismo rurale, progetto di diffusione dell’innovazione tecnologica mediante Consorzio per il Distretto Tecnologico del Canavese.

Quindici anni di FESR in Piemonte

31

PIA DELLA VALLE SCRIVIA - Comuni interessati: Castelnuovo Scrivia, Villalvernia, Carezzano, Paderna, Spineto Scrivia, S. Agata Fossili, Gavazzana, Basaluzzo, Tortona, Serravalle Scrivia. Opere realizzate: ampliamento di un’area per in-sediamenti produttivi, area artigianale attrezzata, ampliamento di un edificio a destinazione turistico/ricettiva, recupero di immobili a finalità turistica, struttura polivalente per le PMI, opere di urbanizzazione e fognarie di zone industriali, azioni per il trasferimento tecnologico mediante il coinvolgimento del PST Tortona. Anche per il periodo 2000-2006 la Regione ha puntato sulla valorizzazione di questo tipo di progetti per promuovere la realizzazione d’interventi la cui individuazione nasca da specifiche esigenze locali e sia il frutto di scelte operate attraverso gli strumenti della programmazione negoziata e delle politiche di distretto. L’adesione degli operatori locali all’appello della Regione per la redazione di progetti integrati d’area è stata assai elevata. Infatti, tutte le aree Obiettivo 2 e in Phasing Out, attraverso le proprie Amministrazioni provinciali, hanno formulato progetti (anche più di uno per provincia), presentando nel complesso 18 P.I.A. comprendenti 487 interventi che riguardano: il recupero di siti dismessi; la realizzazione di centri di formazione professionale, di sale polivalenti, di strutture fieristiche ed espositive e di centri servizi comuni; la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e naturalistico; interventi di urbanizzazione primaria e secondaria. Per la realizzazione delle opere la Regione prevede di erogare circa 120 milioni di euro di contribu-ti in grado di attivare 182 milioni d’investimenti5.

5 Qui di seguito si fornisce uno sguardo d’insieme dei P.I.A. in corso di realizzazione, necessaria-mente sintetico a causa dell’alto numero d’inter-venti previsti. ALESSANDRIA • P.I.A. per il rilancio del Basso Monferrato (14 progetti) • P.I.A. per la valorizzazione dell’Alto Monferrato (39 progetti) • P.I.A. sviluppo culturale e integrato con l’economia locale delle Valli Appenniniche (25 progetti) • P.I.A.Valle Scrivia e Piana Alessandrina (26 progetti) ASTI • P.I.A. Colline in luce (41 progetti) BIELLA • P.I.A Valsessera (6 progetti) • P.I.A. del Canavese e Biellese “Pays-Sage”(10 progetti) CUNEO • P.I.A.delle Valli Occitane e Cuneesi: le Valli Occitane tra passato, presente e futuro: da una storia comune a un percorso di crescita condiviso (41 progetti) • P.I.A. alla scoperta delle Alpi Marittime: tracce di storia e scorci di natura in una proposta tu-ristica integrata alla scoperta delle Alpi Marittime (32 progetti) • P.I.A. della Comunità montana Valli Gesso Vermenagna Pesio (4 progetti) • P.I.A. le colline d’autore: una proposta di inte-grazione delle risorse turistiche locali tra arte, cultura, natura e gastronomia nei luoghi di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio (22 progetti) TORINO • P.I.A. del Canavese e Biellese “Pays-Sage” (48 progetti) • P.I.A. della Collina di Torino “Collinando 2000- 2006” (5 progetti) • P.I.A. Torino Sud (19 progetti) • P.I.A. dei due fiumi (16 progetti) • P.I.A. Torino Ovest e Sangone: accompagnare lo sviluppo locale (26 progetti) • P.I.A. Valli Susa e Pinerolo “Torino 2006” (32 progetti) VERBANIA • P.I.A. della provincia del Verbano-Cusio-Ossola (51 progetti) VERCELLI • P.I.A. della provincia di Vercelli (30 progetti).

Quindici anni di FESR in Piemonte

32

La Corona Verde

A completamento dell’importante opera di riqualificazione urbana della Città di Torino s’inserisce la realizzazione del progetto denominato “Sistema della Corona Verde”, mirato alla ricostruzione della rete ecologica che caratterizza l’Area Metropolitana torinese dal punto di vista ambientale e paesaggistico. La Città di Torino, infatti, è circondata da una fascia naturale di cui fanno parte il sistema dei corsi d’acqua della pianura torinese, i sistemi collinari della Collina di Torino, della Collina morenica di Rivoli con i laghi di Avigliana e il complesso delle Vaude. Una significativa porzione di questo territorio è connessa con l’antica “Corona di delitiae”, cioè il sistema delle Residenze sabaude, i cui giardini e parchi fanno parte del sistema regionale dei Parchi e delle Aree protette. All’interno di questo ampio sistema naturale la Comunità Europea ha individuato 13 aree, denominate Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e considerate rilevanti per la conservazione della natura (direttiva 92/43 CEE Habitat). Queste aree sono ricomprese nel progetto della Corona Verde insieme ad una serie di altri ambiti che riguardano il sistema idrografico minore (Stura, Dora Riparia, torrenti Sangone, Chisola, Orco e Malone), le aree agricole, urbane e periurbane, e le zone di montagna. In vista della realizzazione del progetto la Regione Piemonte ha disposto uno studio di fattibilità che ha preso in esame il territorio e le sue problematiche, individuando gli ambiti territoriali d’intervento e le criticità, nonché formulando alcune proposte progettuali. Obiettivo dell’intero Progetto è quello di realizzare un corridoio ecologico capace di connettere siti e centri storici, residenze reali, testimonianze di architettura rurale e di archeologia idraulica, aree di particolare interesse naturalistico e protette, costruendo una rete di relazioni sia

Quindici anni di FESR in Piemonte

33

all’interno della città sia tra la città e il territorio circostante. Questa fascia verde riqualificata potrà anche essere fruita dal punto di vista turistico attraverso la realizzazione di opere complementari (piste ciclabili, percorsi pedonali, aree attrezzate e sportive, punti di ristoro e di servizio). Accanto alle operazioni di salvaguardia, recupero e bonifica delle aree, particolare importanza assegnata agli interventi di sensibilizzazione, promozionali ed educativi, volti a diffondere una maggiore conoscenza del patrimonio naturale, paesaggistico e culturale delle aree inserite nel Progetto. In questa prospettiva, la Regione intende favorire anche la progettazione e la realiz-zazione di progetti “modello” (best practice), caratterizzati da forti elementi di novità e innovazio-ne, che siano capaci di mettere in moto trasformazioni di lunga durata e di indurre processi di sviluppo economico-sociale. I progetti, che possono provenire dagli Enti locali e dagli Enti di gestione delle Aree Protette o essere direttamente proposti dalla Regione Piemonte, hanno percentuali di contribuzione diversa che variano dal 60 al 100%. Alla fine del 2004 sono stati presentati 27 progetti per un investimento complessivo di 15,5 milioni di euro, sostenuti da poco più di 9 milioni di contributi. Tra i soggetti attuatori degli interventi figurano, oltre a numerosi comuni della cintura torinese, gli Enti di gestione del Parco fluviale del Po torinese, del Parco naturale di Stupinigi, del Parco naturale dei Laghi di Avigliana e dei Parchi e delle Riserve naturali della Collina torinese. Nei progetti presentati particolare attenzione è riservata alla riqualificazione e salvaguardia delle fasce fluviali (torrenti Sangone, Stura di Lanzo, Ceronda, Orco, Chisola e fiume Dora Riparia), al miglioramento della fruizione delle aree e degli agroecosistemi già esistenti (per es. progetto Hortocampus presso l’area “Le Vallere”), al recupero e alla regolamentazione degli orti urbani e alla riqualificazione delle aree boschive, tra cui figura anche il Sito d’Importanza Comunitaria del Bosc Grand. In relazione agli interventi connessi all’antica “Corona di delitiae” si segnala la risistemazione delle rotte storiche di caccia della riserva un tempo afferente al Castello di Stupinigi e la riqualificazione delle aree collinari connesse al Castello di Rivoli. Ai progetti pertinenti alla realizzazione della Corona verde si aggiungono alcuni interventi di rinaturalizzazione di aree verdi in provincia di Vercelli e Verbania per ulteriori 600 mila euro di contributi.

Quindici anni di FESR in Piemonte

34

SVILUPPO E COMPETITIVITÀ DEL SISTEMA PRODUTTIVO

AIUTI AGLI INVESTIMENTI DELLE PMI INDUSTRIALI, ARTIGIANALI E DELLE COOPERATIVE

Il sostegno allo sviluppo e al rafforzamento del sistema produttivo, offerto dalle Regioni attraverso l’attuazione dei programmi europei, occupa ormai un capitolo importante della storia dei regimi di aiuto agli investimenti delle piccole e medie imprese. Alla fine degli anni ’80 con il varo del Regolamento CEE 2052/88, per la prima volta le imprese ubicate in zone colpite da declino industriale (aree Obiettivo 2) poterono usufruire di un regime di aiuto agli investimenti, gestito dall’allora Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato – poi divenuto Ministero per le Attività Produttive - con il concorso di fondi europei, statali e regionali. Sono i primi passi dell’attuale, e ben nota, legge 488/92, che ebbe il suo immediato predecessore nel Decreto Ministeriale del 27 giugno 1991, attivato proprio dalle disposizioni dei Fondi Strutturali. In Piemonte gli aiuti agli investimenti delle imprese industriali, artigianali, turistiche e di costruzioni, erogati grazie al cofinanziamento della L. 488/92, costituiscono una delle Misure portanti dei vari Documenti di Programmazione, che si sono susseguiti dal 1989 ad oggi. Nei primi dieci anni di Fondi Strutturali sono stati finanziati 1.288 progetti, per i quali sono stati spesi poco meno di 190 milioni di euro di contributi, che hanno attivato investimenti per circa 1.200 milioni di euro. Nel periodo di programmazione in corso (2000-2006) l’ammontare dei contributi disponibili per il cofinanziamento della legge 488/92 è pari a 30 milioni di euro. L’obiettivo della Misura è duplice: favorire la riconversione e lo sviluppo delle aziende grazie a interventi di ammodernamento, ampliamento, ristrutturazione, costruzione di nuovi impianti, riattivazione e delocalizzazione di impianti esistenti; incentivare il miglioramento dei processi produttivi attraverso l’introduzione di tecnologie avanzate, finalizzate anche alla riduzione dell’impatto ambientale. L’ aiuto consiste nella concessione di un contributo in conto capitale pari al 15% dell’investimento per le piccole imprese, e al 7,5% per le medie. Ne hanno beneficiato le imprese di tutti i comparti, per la maggior parte di piccole dimensioni (mediamente 2/3 del totale). Parallelamente agli incentivi attivati dai provvedimenti ministeriali, i programmi regionali hanno previsto misure specifiche di sostegno agli investimenti delle imprese artigiane e delle cooperative di produzione e di servizi alla produzione che prevedono la concessione di contributi in conto capitale, variabili dal 15 al 30%. Tali misure, in vigore tra il 1992 e il 1999, hanno finanziato 1.132 progetti per un investimento di 212 milioni di euro, attivato da poco più di 47 milioni di contributi. Hanno fatto ricorso a questo tipo di agevolazione le imprese artigiane maggiormente determinate a compiere un salto di qualità nella produttività aziendale attraverso l’introduzione di innovazioni necessarie al miglioramento dei prodotti e dei processi produttivi. Il 70% degli investimenti realizzati ha riguardato l’acquisto di macchinari e attrezzature innovativi (per esempio macchinari servo-assistiti da PC), mentre il restante 30% è stato indirizzato all’ammodernamento dei laboratori o a entrambe le tipologie di spesa. Significativi appaiono i dati sull’occupazione interessata: si stima che nel

Quindici anni di FESR in Piemonte

35

periodo 1992-1999 gli occupati delle imprese agevolate siano passati da 6.700 a 9.200 unità con un incremento del 36% circa, correlabile a un aumento medio del fatturato pari al 30%. Con l’avvio dell’attuale periodo di programmazione, gli effetti del federalismo fiscale si sono fatti sentire anche sui programmi di utilizzo dei Fondi Strutturali, nei quali per la prima volta ha trovato posto il cofinanziamento di alcuni provvedimenti, la cui gestione è stata delegata alle Regioni. Si tratta della cosiddetta Sabatini (L. 1329/65) e della legge 598/94: la prima agevola l’acquisto di macchine utensili; la seconda sostiene gli investimenti delle PMI finalizzati all’innovazione tecnologica, organizzativa e commerciale, all’aumento della sicurezza sui luoghi di lavoro e alla tutela ambientale. Tra la fine del 2000 e l’inizio del 2004 sono state avviate complessivamente 915 operazioni per un ammontare di contributi pari a poco più di 14 milioni di euro ed un investimento stimato di circa 211.

Interventi di ingegneria finanziaria

L’altro filone “storico” degli interventi europei dedicati allo sviluppo industriale è quello del sostegno agli investimenti delle imprese, che abbiano contratto prestiti rilasciati dalla CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), dalla BEI (Banca Europea d’Investimenti) e in seguito solo dalla BEI. Nati per ovviare alla sottocapitalizzazione delle imprese e all’onerosità del credito bancario, i contributi sui prestiti CECA-BEI hanno rappresentato una delle prime esperienze europee di ingegneria finanziaria. Ne hanno beneficiato le imprese intenzionate a realizzare programmi d’investimento più articolati e di maggior portata rispetto a quelli “tradizionali”. A sostegno di tali investimenti, la Regione mette a disposizione un contributo in conto capitale pari al 15% dell’investimento ammesso al prestito per le piccole imprese e al 7,5% per le medie. Dal 1989 al 2004 sono stati finanziati 421 progetti per un ammontare di circa 478 milioni di euro d’investimenti a fronte di 52 milioni di euro di contributi. Nel corso degli anni la Regione ha ‘sperimentato’ varie forme di finanziamento per favorire e migliorare le condizioni di accesso al credito delle piccole e medie imprese industriali e artigianali, nonché per ovviare ai loro problemi di sottocapitalizzazione. Un’esperienza proficua è stata la costituzione di fondi che, al di là delle loro specifiche caratteristiche, hanno come comune denominatore il vantaggio di non esaurirsi nel periodo di vigenza del programma che li ha attivati, ma di continuare la loro operatività per un periodo più lungo, assicurando un’elevata moltiplicazione delle risorse finanziarie iniziali, sempre nelle aree a declino. In questo campo un provvedimento anch’esso “storico”, varato nelle prime due fasi di attuazione dei Fondi Strutturali (1989-1993) e ripreso nel programma attualmente in vigore, è la creazione di fondi di garanzia gestiti da consorzi di garanzia fidi. Di norma tali fondi sono costituiti per il 70% da fondi privati e per il 30% da fondi pubblici. I numeri sono imponenti e decretano il successo dell’iniziativa. Con i 4 Fondi costituiti all’inizio degli anni ’90 del valore di circa 28 milioni di euro (attivati grazie a 7,8 milioni di contributi comunitari) sono state aiutate più di 4.000 imprese e perfezionate circa 11.100 operazioni, alle quali sono stati concessi più di 180 milioni di euro di garanzie e circa 575 milioni di finanziamenti. Attraverso la misura varata nel corso del 2003

Quindici anni di FESR in Piemonte

36

gli enti gestori dei consorzi di garanzia sono saliti a 5 e saranno in grado di attivare investimenti per 60 milioni di euro. Le garanzie, concesse sul 50% dei finanziamenti accordati, vengono rilasciate alle imprese a fronte di programmi di sviluppo produttivo e occupazionale, di ampliamento dell’impresa e per l’introduzione di innovazioni tecnologiche. Tra il 1997 e il 1999, la Regione ha attivato a favore delle aziende artigiane di produzione e di servizi alla produzione un fondo gestito da Artigiancassa per la concessione di contributi in conto interessi sulle operazioni di credito (L. 949/52) e in conto canoni sulle operazioni di leasing (L. 240/81). Anche in questo caso i numeri parlano in favore dell’alto gradimento riscosso dall’iniziativa presso le imprese: 2654 progetti finanziati e circa 305 milioni di euro d’investimenti attivati grazie a poco meno di 17 milioni di euro di contributi. Per rafforzare la struttura patrimoniale delle piccole e medie imprese e favorirne la crescita dimensionale, dal 1997 è stato creato un fondo attraverso il quale la Regione partecipa al capitale delle imprese, che realizzino programmi d’investimento per ampliare la capacità produttiva e introdurre innovazioni tecnologiche. Il fondo per la concessione di prestiti partecipativi, costituito per il 70% da fondi pubblici e per il restante 30% da fondi bancari, eroga finanziamenti pari al 50% dell’aumento di capitale deliberato dall’impresa, della durata di 5 anni. Fino ad oggi il fondo, che è stato attivato anche per il periodo di programmazione in corso, ha consentito di perfezionare 178 operazioni ed ha concesso prestiti per quasi 35 milioni di euro. Tra gli esperimenti d’ingegneria finanziaria bisogna, infine, annoverare la costituzione di un fondo di capitale di rischio per sottoscrivere azioni o quote di minoranza nel capitale sociale delle piccole e medie imprese (la cosiddetta merchant bank). Il fondo, dell’ammontare di circa 24 milioni di euro, ha finanziato 9 operazioni proposte da imprese per la maggior parte meccaniche.

Aiuti alle PMI industriali e artigianali per l’acquisizione di servizi di consulenza

È il terzo filone “storico” degli interventi a favore delle piccole e medie imprese. Si tratta di una Misura, ampiamente consolidata, ma che rappresentò una novità assoluta nell’ambito della politica industriale dispiegata fino ad allora dalla Regione, soprattutto nella versione proposta con il varo del Regolamento 2081/93, alla quale ancora s’ispira, con alcuni miglioramenti, la misura attualmente in vigore. L’aspetto maggiormente innovativo risiede nella concessione di un contributo (pari al 50% della spesa ammissibile) per l’acquisizione di servizi immateriali, come consulenze per l’introduzione di sistemi di qualità e di certificazione, la riduzione dell’impatto ambientale, il miglioramento dell’ambiente di lavoro e dell’organizzazione aziendale, la soluzione di problemi riguardanti la logistica e le analisi di marketing strategico. Nell’ultimo periodo di programmazione, la Regione ha voluto sostenere l’acquisizione di consulenze strategiche finalizzate alla certificazione aziendale e al rafforzamento della competitività delle imprese, anche in vista di fusioni o acquisizioni, della stipula di joint venture, ecc. Si può affermare che l’intervento dei Fondi Strutturali ha contribuito in un primo momento alla sensibilizzazione delle aziende alle tematiche dell’ambiente, qualità e

Quindici anni di FESR in Piemonte

37

sicurezza, e, in seguito, alla creazione di condizioni favorevoli all’acquisizione di servizi sempre più qualificati. Anche in questo caso i numeri sono piuttosto eloquenti: dal 1994 ad oggi sono stati realizzati 2519 progetti con un investimento di circa 76 milioni di euro a fronte di poco più di 35 milioni di contributi. Nella prima fase di programmazione dei Fondi Strutturali (1989-91) questa tipologia d’intervento ha vissuto una fase di sperimentazione, nella quale le iniziative messe in atto avevano un carattere prevalentemente promozionale e si sostanziavano nell’offerta di servizi comuni da parte delle associazioni di categoria e degli enti pubblici. In seguito, la Misura ha dato un forte impulso all’implementazione dei sistemi di qualità, al miglioramento dell’ambiente di lavoro, alle attività di marketing e alla riorganizzazione delle imprese.

Creazione di nuove imprese

Un quarto, ma non meno significativo, filone d’intervento, appartenente alle ultime generazioni di programmi europei, riguarda le iniziative dirette a favorire la nascita di imprese e l’attuazione di processi di spin off. Anche in questo caso i contenuti delle Misure e le modalità di attuazione scelte dalla Regione hanno un valore paradigmatico e uno spiccato carattere sperimentale. Dal 1997 è stata varata una linea d’intervento per sostenere l’avvio di micro e piccole imprese da parte di persone, occupate e disoccupate, ponendo particolare attenzione alle iniziative promosse da giovani e donne. Queste iniziative consistono nella concessione di contributi in conto capitale e in conto interessi e sono state concepite in stretta relazione con le misure destinate allo sviluppo dell’imprenditorialità nell’ambito del Programma regionale per l’Obiettivo 3 (Fondo Sociale Europeo), che prevedono attività “preliminari” di orientamento, consulenza e tutoraggio a favore dei soggetti interessati ad avviare un’impresa. Nonostante la complessità e le difficoltà di attuazione degli interventi di questo genere, i numeri appaiono alquanto lusinghieri: dal 1997 al 2003, sono stati realizzati 521 progetti per un ammontare di 37,6 milioni di euro d’investimenti a fronte di 25,6 milioni di contributi pubblici. Sono coinvolti tutti i principali comparti dell’economia piemontese, ma i numeri più alti si concentrano nei settori delle costruzioni, del commercio al dettaglio e delle attività tecniche. Con lo stesso obiettivo di trasformare situazioni critiche e marginali in nuove e feconde opportunità di sviluppo, nell’ultimo programma di attuazione dei Fondi Strutturali la Regione ha istituito una misura di sostegno agli investimenti di attività produttive che vadano ad insediarsi in territori degradati o a rischio socio-economico, come i centri storici e i quartieri già sottoposti ad interventi di riqualificazione urbana o situati in comuni collinari svantaggiati o facenti parte di Comunità Montane. Fino ad ora la Misura, che prevede la concessione di anticipi rimborsabili a fronte di progetti d’investimento delle piccole e medie imprese, ha ottenuto una risposta discreta. Alla fine del 2004 sono stati presentati 36 progetti per un ammontare di investimenti pari a 8,2 milioni di euro a fronte di 4,1 milioni di contributi.

Quindici anni di FESR in Piemonte

38

RICERCA, INNOVAZIONE E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

Le infrastrutture per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico: Parchi Scientifici e Tecnologici e Incubatori

Secondo le tendenze delle economie più moderne e industrializzate, la Regione Piemonte, con il contributo dei Fondi Strutturali, ha fatto dei Parchi Scientifici e Tecnologici il perno di dieci anni di politiche regionali a favore dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico. Dal 1989 ad oggi i programmi regionali hanno dato vita a sei Parchi, che costituiscono una rete tecnologica qualificata, capace di incidere sullo sviluppo del territorio piemontese e con potenzialità ancora da esperire riconosciute a livello europeo. “Da operazioni immobiliari complesse a strutture specializzate nella produzione di ricerca di base e applicata”: così può essere riassunta l’evoluzione dei Parchi. La costruzione della rete dei Parchi piemontesi, infatti, è andata via via evolvendo con l’esperienza dei Fondi Strutturali. Tra il 1989 e il 1991 è nato a Verbania il Parco Tecnologico del Lago Maggiore (di seguito Tecnoparco) con la realizzazione del primo lotto. Nella seconda fase di programmazione (1992 93) sono iniziati i lavori per la costruzione del Bioindustry Park di Colleretto Giacosa. Tra il 1994 e il 1999 sono stati avviati il Parco Scientifico delle Telecomunicazioni di Tortona (PST Valle Scrivia), l’Environment Park (Envipark) e il Virtual Reality e Multimedia Park a Torino. Nello stesso periodo viene concepito il progetto di dar vita a un Centro di Eccellenza delle Tecnologie per Anziani e Disabili (C.E.T.A.D.) che, dopo un’iniziale ipotesi d’insediamento presso il Bioindustry Park, trova definitiva allocazione nell’ampliamento dell’Envipark. Tutti i Parchi sono stati implementati nel corso degli anni e verranno completati entro il 2006. Questi i numeri complessivi: 93 mila mq di superficie lorda calpestabile, 175 milioni di euro di investimenti complessivi, il 70% dei quali costituiti da contributi pubblici, 118 imprese attratte con 976 addetti, alcune nate ex novo, altre rilocalizzate. Alcuni rappresentano importanti operazioni di recupero di aree degradate. Si tratta in particolare dell’Envipark e del Virtual Reality and Multimedia Park che, trovando collocazione all’interno dell’area metropolitana, hanno contribuito allo sviluppo di alcuni dei più grandi progetti di riqualificazione urbana attuati a Torino negli ultimi anni. L’ENVINRONMENT PARK - Insiste su una parte della cosiddetta Spina 3 e si è inserito nel processo di bonifica e recupero ambientale che punta alla riscoperta delle sponde della Dora. Con una variante al Piano Regolatore, che prevedeva la realizzazione di un ‘parco fluviale sulle due sponde’, l’Envipark va a insediarsi all’interno di un sistema verde, sperimentando forme di integrazione tra giardino e costruzione, che trovano fondamento nella sua specifica vocazione ambientale. Ubicato in una zona vicina al centro di Torino, copre un’area di circa 100 mila mq, un terzo dei quali dedicati a uffici e laboratori, per offrire alle imprese che vi si insediano un insieme di servizi e strutture, caratterizzate da basso impatto ambientale e da alta innovazione tecnologica. Envipark, infatti, è un emblematico esempio d’intervento di riqualificazione urbana improntato sui canoni della green architecture, cioè dell’integrazione tra giardino e costruzione, e dell’edilizia ecocompatibile. I capannoni

Quindici anni di FESR in Piemonte

39

sono coperti con prato ecologico. Le palazzine per gli uffici sono edifici bassi e appiattiti nel verde del Parco. Tutti gli impianti sono concepiti all’insegna del risparmio energetico e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili, quali: il sistema blue building, basato sulla facciata interattiva e sul soffitto a pannelli radianti, per gli edifici; le caldaie a cippato di legna naturale, prodotto di scarto delle potature dei viali alberati torinesi; la sofisticata gestione del ciclo dell’acqua. In questo contesto, le imprese trovano un incubatore per la fase di start up, un centro servizi, laboratori di ricerca nel settore ambientale e nell’ICT, infrastrutture di telecomunicazione di alto livello tecnico e qualitativo, grazie anche alla presenza di operatori qualificati nel settore delle telecomunicazioni. La collaborazione tra imprese ed enti di ricerca ha favorito la creazione di un cluster dedicato alla R&S e all’innovazione nei settori delle tecnologie ambientali (prioritariamente fonti energetiche rinnovabili, inquinamento acustico, bioremediation, gestione ambientale, innovazione dei cicli produttivi e chimica ambientale) e dell’ICT. Ad oggi si contano 64 imprese insediate, di cui 43 operanti nel comparto dell’ecoefficiency e 21 nell’ICT, nonché 8 tra studi di consulenza alle imprese e associazioni. IL C.E.T.A.D. - È il primo esempio in Europa di Parco Scientifico e Tecnologico dedicato alla promozione, allo sviluppo e alla diffusione di tecnologie e servizi innovativi per la riabilitazione e l’integrazione sociale di anziani e disabili. Dal 2002 ha trovato la sistemazione definitiva nell’ambito dell’Envipark che, essendo posto all’interno dell’area metropolitana, presentava le qualità localizzative migliori per il target principale di utenza del Centro: anziani e disabili. Si sviluppa su un’area di circa 2 mila mq (palazzina B2) e comprende un’area espositiva laboratorio (‘casa intelligente’), un ambulatorio di riabilitazione specialistica, sale didattiche, uffici e

Quindici anni di FESR in Piemonte

40

laboratori di ricerca sulle tematiche della bioingegneria, biomeccanica e informatica applicata all’ambito sociosanitario. È impegnato nello sviluppo di alcuni settori, quali la domotica attraverso la sperimentazione di soluzioni e ausili per il mantenimento a domicilio di anziani e disabili (‘casa intelligente’ e progetto CO.S.MO) e l’applicazione delle tecnologie ICT all’assistenza domiciliare di anziani e disabili. In quest’ultimo campo sono stati realizzati il progetto ADITech sui temi del telemonitoraggio e della teleassistenza, il ‘Progetto anziani a domicilio’ commissionato dall’Istituto Superiore Boella e il progetto Interreg sulle tecnologie per l’assistenza degli anziani a domicilio in collaborazione con il Politecnico di Mondovì. Il C.E.T.A.D. è fortemente impegnato sul versante del reinserimento professionale dei disabili, progettando interventi e offrendo servizi di consulenza, orientamento, formazione e tutoraggio, per andare incontro alle esigenze delle aziende e dei disabili. Grazie al ‘Progetto Pilota’ e ai Progetti Empowerment I e II, ancora in corso di realizzazione, il Centro ha preso in carico 66 disabili del lavoro, un terzo dei quali ha trovato collocazione presso aziende. Il Centro sta anche sperimentando un servizio mirato d’informazione e consulenza alle imprese a proposito dei contributi INAIL per l’abbattimento delle barriere architettoniche: finora sono state individuate, contattate e informate 600 aziende. IL VIRTUAL REALITY AND MULTIMEDIA PARK - Va a occupare buona parte dell’ampia area di 13 mila mq compresa tra Corso Lombardia, Via Forlì e Via Foligno, di proprietà del Comune di Torino, contribuendo alla riqualificazione di una zona da vent’anni in stato di totale abbandono. Sorto nell’area FERT, già sede dei grandi studi di produzione cinematografica torinesi FioreEnricoRomaTorino operanti fino alla fine degli anni ’70, il Parco gode di una superficie coperta di circa 8 mila mq comprendente studi allestiti, sale per la produzione e postproduzione audio e video, laboratori per la computer grafica bi e tridimensionale, laboratori per la produzione multimediale, il tutto con una dotazione strumentale di altissimo livello tecnologico. Il Parco ha come mission la promozione del settore multimediale all’interno dell’area torinese anche al fine di sviluppare un distretto industriale, incentrato sulla realtà virtuale e sull’utilizzo di sistemi di comunicazione in rete all’interno della più ampia prospettiva di sviluppo del settore dell’ICT a Torino. Il Parco si propone come polo di attrazione per lo sviluppo di programmi di ricerca applicata, centro di produzione di prototipi e di idee, fornitore di formazione avanzata. In questo campo opera al suo interno una Scuola di Alta Formazione che, in collaborazione con il Politecnico, l’Università di Torino e con istituti di formazione professionale internazionali, sviluppa moduli per master e formazione continua di professionisti, utilizzando forme di addestramento innovative direttamente on the job. Le attività e i campi di azione del Parco si rivolgono fondamentalmente al cinema digitale, alla televisione, alla pubblicità con set virtuali, agli effetti speciali, ai videogiochi, nonché allo sviluppo di simulazioni e di simulatori scientifici, industriali, territoriali e urbanistici. In virtù delle sue caratteristiche peculiari il Parco ha una struttura particolare, diversa da quella degli altri Parchi Tecnologici piemontesi. Mentre il Parco si riserva la gestione diretta della Scuola e dei laboratori di ricerca e sviluppo,

Quindici anni di FESR in Piemonte

41

l’utilizzo degli studi e delle tecnologie è affidato a una società esterna, per sfruttare al meglio le strutture all’avanguardia presenti al suo interno. Per sviluppare le attività di ricerca e trasferimento tecnologico, il Parco si sta dotando di un incubatore, che permetta alle imprese operanti nel campo dell’audiovisivo di integrarsi strettamente con il distretto cinematografico e della communication technology, che sta prendendo corpo nella realtà locale. Ogni Parco ha una storia a sé stante. Come si è visto alcuni sono nati dalla possibilità di utilizzare aree industriali dismesse; altri per iniziativa politica locale o grazie al ruolo propulsivo svolto da un’impresa locale. Il Bioindustry Park, per esempio, ha il suo nucleo originario in un laboratorio di ricerche mediche a contratto presente sul territorio (RBM del Gruppo Serono). IL BIONDUSTRY PARK - Ha sede a Colleretto Giacosa nei pressi di Ivrea e si estende su un’area di 150 mila mq, 21 mila dei quali ospitano laboratori, uffici e il centro servizi, mentre 70 mila mq sono occupati da un’area attrezzata con edifici da destinare ad attività produttive. Agisce da incubatore, sostenendo lo start up di imprese innovative dei settori farmaceutico, biotecnologico, chimico, diagnostico, veterinario, agroalimentare, biomedico e ICTbioinformatico. I 1.300 mq di laboratori universitari per la caratterizzazione chimicofisica e la modellizzazione molecolare sono in grado di mettere a disposizione delle imprese competenze avanzate nel campo della proteomica, della biologia molecolare e della chimica. Al suo interno si distingue il LIMA (Laboratorio Integrato di Metodologie Avanzate) nato dalla collaborazione con l’Università di Torino e un centro di ricerca del CNR specializzato in proteomica, che offre

Quindici anni di FESR in Piemonte

42

servizi scientifici avanzati alle imprese dei settori farmaceutico, diagnostico, biotecnologico, chimico e alimentare. Il Parco realizza attività convegnistiche e seminariali, check up e studi di fattibilità, azioni di diffusione dell’innovazione e trasferimento di tecnologie nei confronti del tessuto imprenditoriale minore. Offre supporto amministrativo, consulenze legali, finanziarie, di marketing, sicurezza, ambiente, qualità, certificazione, assistenza sulle normative regolatorie, sugli incentivi alla ricerca nazionali e comunitari. Un servizio esclusivo del Bioindustry Park è il PIP (Patent Information Point) che, attraverso l’accesso alle banche dati brevettali e l’attività di orientamento alla consultazione delle banche dati e alla soluzione di problematiche brevettali, costituisce l’informazione di base per valutare gli aspetti tecnici, i limiti di validità e lo stato giuridico dei brevetti. Grazie a convenzioni con centri di competenza locali e nazionali, il Parco opera anche su problematiche tipiche di aziende dei settori elettronico, meccanico e plastico, come le tecnologie di trattamento superficiale, i controlli non distruttivi e le nanotecnologie. Vi sono insediate 24 organizzazioni operanti in tutti i settori sopracitati. Tutti i Parchi traggono la loro origine dagli stimoli provenienti dal contesto produttivo locale. Alcuni, come il Tecnoparco, hanno vocazioni multisettoriali. Altri nascono ponendosi alcuni settori di riferimento, come l’ambiente, le biotecnologie e le telecomunicazioni, anche se la risposta del territorio li spinge in seguito ad aprire ad altri comparti. È quanto avvenuto, per esempio, al PST Valle Scrivia. IL TECNOPARCO DEL LAGO MAGGIORE - Situato presso Verbania, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, è costituito da 22 edifici di circa 30 mila mq immersi in un parco di oltre 180 mila mq. Il complesso architettonico, progettato dall’architetto Aldo Rossi, comprende capannoni e laboratori con superfici variabili da 135 a 1.680 mq. e moduli per soli uffici da 25 a 250 mq. Ha il suo punto di forza nell’incubatore: una struttura duttile, costituita da spazi per piccoli laboratori sperimentali e uffici, che offre l’opportunità di realizzare idee imprenditoriali tipicamente high tech, che in mancanza di un ambiente idoneo al loro sviluppo sarebbero facilmente destinate all’abbandono. Qui le piccole imprese in fase di start up trovano le condizioni ideali per nascere e superare il primo stadio critico dell’evoluzione. Successivamente le neoimprese possono trasferirsi nell’area del Parco riservata alla prima espansione delle aziende parzialmente consolidate. Tecnoparco offre servizi di consulenza e assistenza in campo gestionale, organizzativo, per l’elaborazione di business plan e programmi comunitari, nonché per accedere a finanziamenti per le attrezzature. È dotato di una serie di strutture di supporto all’attività congressuale, didattica e di formazione quali un centro informatico, sale riunioni e una nuova sala multimediale per congressi. Carattere peculiare della sua mission è mettere in contatto le aziende con centri universitari e istituti di ricerca nazionali ed europei, nonché con altre aziende nei rispettivi campi di interesse. Opera con il mondo della ricerca e della formazione universitaria attraverso convenzioni con Università e Politecnico di Torino e collaborazioni con gli altri Parchi Scientifici piemontesi. Si propone alle aziende operanti nei settori delle biotecnologie per la florovivaistica, tecnologie per l’ecologia, della sperimentazione di nuovi materiali, automazione industriale, automazione di edifici, componentistica

Quindici anni di FESR in Piemonte

43

industriale. Tra le 19 imprese insediate, si distinguono Tecnolab e Tecnoverde. Il primo è un Centro di competenza che, oltre alle attività di testing, offre un servizio di aggiornamento e di consulenza tecniconormativa nazionale e internazionale, indirizzato in particolar modo alle imprese meccaniche, elettromeccaniche ed elettroniche. Il secondo è un Centro di sperimentazione per le piante caratteristiche del Lago Maggiore, nato per cogliere le esigenze dell’economia locale. Oltre alla fornitura di piante da ricoltivare,

Quindici anni di FESR in Piemonte

44

Tecnoverde è in grado di offrire servizi che spaziano dall’analisi di acque e terricci ad attività di ricerca e sperimentazione di biotecnologie. Tecnoparco ha tra i progetti in corso studi e sperimentazioni sull’inquinamento elettromagnetico in ambiente industriale, sul riutilizzo dei fanghi da lavorazione della pietra, sul recupero delle polveri da lavorazione dell’alluminio e sul trattamento delle lavorazioni con vernici ad acqua. IL PST VALLE SCRIVIA - Costruito al centro dell’Area Industriale Attrezzata di Tortona in Valle Scrivia, il Parco dispone di 22.500 mq di laboratori dedicati ad attività di R&S e di 2.500 mq di uffici e spazi comuni su una superficie fondiaria complessiva di 100 mila mq. Nato per sviluppare attività di ricerca e innovazione principalmente nel settore delle telecomunicazioni, il PST ha cominciato a svilupparsi anche intorno ad altri campi, alcuni dei quali, come la plastica e la scienza dei materiali, hanno stretti collegamenti con il contesto locale. Uno degli aspetti più qualificanti del Parco è l’erogazione di servizi tecnologici, che spaziano dalla chimica alla meccanica strutturale, dall’informatica e sistemistica all’optoelettronica, dalla taratura degli accelerometri all’ergonomia e biomeccanica. I servizi sono erogati da sei laboratori (ChimLab, MecLab, Ce.C.A.P. Centro per il controllo automatico dei processi, OptoLab Valle Scrivia, Laboratorio per la taratura di accelerometri e Laboratorio di biomeccanica ed ergonomia), frutto della stipula di convenzioni con vari Dipartimenti delle Università di Torino, Vercelli, Chieti, Pavia, Alessandria e Brescia. Il PST offre alle imprese opportunità d’insediamento in lotti di dimensione variabile da 250 a 2.250 mq e servizi avanzati di innovazione gestionale e tecnologica. Il Parco, infatti, è un

Quindici anni di FESR in Piemonte

45

BIC (Business Innovation Center), appartenente a EBN, rete europea di assistenza delle imprese in fase di start up e sviluppo tecnologico; è socio IBAN (Italian Business Angels Network), per favorire l’incontro tra i potenziali imprenditori e i cosiddetti investitori non istituzionali, e si avvale della collaborazione di ALPSInnovation Relay Centre nell’elaborazione di progetti comunitari e nella ricerca di partnerships internazionali. Attualmente vi sono insediate 25 aziende. Quasi tutti i Parchi hanno puntato sulle imprese dell’ICT. Al loro interno si sono formati due cluster d’imprese: da un lato le imprese relative al tema settoriale del Parco; dall’altro le imprese ICT, che in molti casi ‘lavorano’ per le aziende appartenenti al settore tematico di ciascun Parco. Tutti i Parchi forniscono servizi tecnologici grazie alla presenza di laboratori specializzati. Non si tratta solo dei laboratori del Parco e di quelli degli enti e istituti di ricerca ivi insediati, ma anche dei laboratori delle aziende localizzate, che in questo modo contribuiscono a creare una massa critica e un potenziale d’impatto molto alto sugli operatori economici del territorio. In tutti i Parchi è presente la funzione di incubatore, dal momento che uno dei loro compiti è far nascere nuove imprese hightech grazie alle facilities offerte, ma soprattutto alla loro capacità di diffondere e trasferire l’innovazione prodotta nelle sedi di ricerca. Questa sembra essere la vera sfida che i Parchi sono chiamati a sostenere: sviluppare il ruolo di interfaccia tecnologica tra il fabbisogno innovativo proveniente dalle imprese e l’offerta di conoscenza presente nelle Università e nei centri di ricerca pubblici e privati. Un’altra importante iniziativa in questo campo è il nuovo Centro, che sta sorgendo a Dronero. IL CENTRO PER L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DI SERVIZI ALLE IMPRESE PROVINCIA DI CUNEO - È la nuova struttura ad alta qualificazione tecnico scientifica promossa da Tecnogranda, una società mista, partecipata dagli enti locali (Camera di Commercio di Cuneo, Comunità Montana Valle Maira, Comune di Dronero), da enti strumentali della Provincia di Cuneo e della Regione Piemonte quali Fingranda e Finpiemonte, dal Politecnico di Torino, dalle Associazioni di categoria (Unione Industriale di Cuneo, Confartigianato Cuneo, Associazione Cuneo Trend) da istituzioni bancarie (Banca di Caraglio, del Cuneese e della Riviera dei Fiori) e da una ventina di aziende cuneesi. Il nuovo Centro si propone di favorire la nascita di nuove imprese e di funzionare come technology transfer, attraverso la creazione di centri di competenza capaci di raccogliere le risorse tecnologiche umane per far crescere le aziende di nuova costituzione. Per questo su una superficie complessiva di 10 mila mq è prevista la costruzione di 5 incubatori e di laboratori di ricerca operanti nei seguenti settori: sistemi di produzione e tecnologia meccanica, compatibilità elettromagnetica, scienza dei materiali e chimica, idraulica, energetica, microelettronica, microscopia, informatica e cad elettronico. Il nuovo Centro metterà a disposizione delle aziende servizi essenziali, consulenza gestionale e servizi di tutoring finanziario, commerciale, tecnologico e di marketing. Nato per mettersi, in primo luogo, al servizio del tessuto imprenditoriale della provincia di Cuneo, il

Quindici anni di FESR in Piemonte

46

Centro è aperto alle richieste provenienti non solo dal resto della regione, ma anche dal resto d’Italia e dall’estero. Accanto a questa massiccia attività di innovazione e trasferimento tecnologico, entro il 2006 è prevista la realizzazione di quattro incubatori: uno nell’ambito dell’ampliamento del Bioindustry Park; il secondo a Torino per iniziativa diretta dell’Università; il terzo a Garessio su proposta del Comune; il quarto a Borgo Vercelli. L’investimento complessivo è pari a 17,2 milioni di euro, il 77% dei quali è costituito da contributi pubblici.

I3T – INCUBATORE DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO - Si sviluppa su due poli distinti entrambi siti a Torino: l’uno in Via Nizza (San Salvario) e l’altro in Strada del Drosso (Mirafiori Sud). Il polo di Via Nizza, incentrato sulle biotecnologie, sarà organizzato come laboratorio di idee e dedicato allo sviluppo di progetti innovativi che, a seconda delle loro caratteristiche, potranno avere esiti differenti: la realizzazione di uno spin off, il conseguimento di un brevetto o la definizione di proposte di collaborazione con il mondo industriale. Nel polo di Strada del Drosso, che ha carattere interdipartimentale, verrà attivata una procedura di incubazione, appositamente studiata dall’Università e articolata in tre fasi: orientamento, preincubazione, costituzione e avviamento. Qui verranno anche ospitate le imprese spin off dell’Università. La nuova struttura, oltre che a svolgere le attività proprie dell’incubazione, intende proporsi come Industrial Liaison Office. Per la sua gestione è stata costituita una “Società consortile per l’incubatore di Impresa e il Trasferimento Tecnologico dell’Università di Torino” (I3T), composta da Università, Provincia e Comune di Torino, Finpiemonte.

Quindici anni di FESR in Piemonte

47

BUSINESS CENTER DELLA CITTÀ DI VERCELLI - Situato in prossimità del casello autostradale Vercelli est dell’autostrada Voltri-Gravellona Toce, si estenderà su una superficie fondiaria di quasi 13 mila mq. La nuova struttura si configurerà come un polo attrezzato di promozione territoriale principalmente finalizzato a innescare meccanismi di accelerazione dello sviluppo economico in un territorio caratterizzato oggi da debolezza strutturale. Il futuro incubatore d’impresa metterà a disposizione delle aziende spazi attrezzati per intraprendere nuove attività (uffici di primo insediamento temporaneo), servizi logistici (sale per riunioni e conferenze, laboratori attrezzati, sistemi informatici, sorveglianza, ecc.), di segreteria, di consulenza (check up aziendale, controllo di gestione, business plan, ricerche di mercato, consulenza finanziaria e bancaria, ecc.) e di formazione (corsi di formazione manageriale e imprenditoriale per le aziende insediate e per le aziende del territorio).

Gli interventi per la diffusione e lo sviluppo dell’innovazione

IL PROGETTO DIADI - La diffusione dell’innovazione presso le piccole e medie imprese è una costante delle politiche dei Fondi Strutturali regionali dal 1996 ad oggi e da sempre porta il marchio di DIADI, un progetto, gestito e attuato dal COREP (Consorzio per la Ricerca e l’Educazione Permanente) in collaborazione con il CSP, il Distretto Tecnologico del Canavese e la Rete dei Parchi scientifici e tecnologici piemontesi (Tecnorete). Giunto alla sua terza edizione, DIADI ha sperimentato e consolidato nel corso degli anni una serie di strumenti volti a migliorare la produttività e la competitività delle imprese piemontesi. “Offrire alle piccole e medie imprese opportunità di innovazione, sfruttando le competenze del mondo universitario e del sistema della ricerca”: questa è la formula che meglio descrive DIADI. Il programma ha visto infatti il coinvolgimento del Politecnico e dell’Università di Torino, nonché dei maggiori Istituti di ricerca presenti sul territorio e dei Parchi scientifici e tecnologici. Le iniziative messe in campo si articolano attorno a tre grandi nuclei: monitoraggio ed esigenze di innovazione, promozione dei risultati della ricerca e progetti d’innovazione. Il primo gruppo di iniziative consiste nell’organizzare, con la collaborazione delle associazioni di categoria, incontri di orientamento con imprenditori rappresentativi e atti a individuare esigenze puntuali delle piccole e medie imprese. La promozione dei risultati della ricerca mette in campo un ampio ventaglio di iniziative, che vanno dall’informazione e pubblicità attraverso il sito Internet e la Newsletter di DIADI, alla promozione dei Centri di innovazione attraverso l’allestimento di opportune vetrine e specifiche azioni volte a dare loro visibilità; dalle attività volte a favorire la brevettazione, all’organizzazione di incontri specialistici personalizzati (effettuati da esperti su richiesta delle piccole e medie imprese) fino alla realizzazione di studi di fattibilità. Attraverso il sito Internet di DIADI le aziende possono accedere ad una serie di informazioni e soprattutto a un database in corso di implementazione, contenente più di 800 schede di ricerca afferenti a più di 50 dipartimenti del Politecnico, delle Università di Torino e del Piemonte Orientale e ad alcuni Istituti del CNR. Uno degli aspetti

Quindici anni di FESR in Piemonte

48

più innovativi e qualificanti di DIADI è il terzo gruppo di iniziative, denominate ora “progetti d’innovazione” e in passato progetti dimostratori. Si tratta di progetti di ricerca svolti da imprese, selezionate tramite bando pubblico, in collaborazione con Centri di ricerca pubblici e finanziati con un contributo pari al 50% del costo del progetto. Dal 1996 ad oggi sono stati realizzati 40 progetti di ricerca dai contenuti innovativi nei settori meccanico, elettromeccanico, elettronico, chimico/biochimico, metallurgico e informatico. Le collaborazioni tra aziende e centri di ricerca hanno consentito l’introduzione di innovazioni di processo e di prodotto. Anche gli altri numeri di DIADI sono significativi e testimoniano lo sforzo finanziario e organizzativo espletato dal progetto. Tra il 1996 e il 2000, con un investimento pari a circa 9 milioni di euro a fronte di 6,4 milioni di contributi, oltre alla realizzazione del sito Internet e della banca dati, si contano: 191 check up aziendali, 54 studi di fattibilità, 134 seminari e 58 eventi di animazione tecnologica con il coinvolgimento di più di 1100 imprese. Per il periodo 2004-2006 è previsto un investimento di 28 milioni di euro attivati da 20 milioni di contributi DOCUP. DIADI ha svolto, infine, un ruolo determinante nella promozione delle attività dei Parchi tecnologici piemontesi presso le piccole e medie imprese attraverso l’organizzazione di eventi e di 8 progetti integrati sviluppati dai Parchi stessi su tematiche riguardanti l’ambiente, le biotecnologie e le scienze dei materiali. GLI ALTRI INTERVENTI - Creazione di un taccuino elettronico per la gestione degli ordini nei ristoranti, progettazione di un prototipo di stufa destinato al mercato statunitense e di una fisarmonica digitale, studi e sperimentazioni di nuovi apparecchi elettrici, elettronici e per la lavorazione delle materie plastiche, prototipazione e sperimentazione di veicoli a trazione elettrica e, più in generale, progettazione di motori elettrici, ricerche per la creazione di prodotti innovativi o realizzati attraverso l’utilizzo di materiali alternativi a quelli tradizionali: sono solo alcuni esempi dell’ampia gamma di progetti finanziati tra il 1994 e il 1999 nell’ambito delle Misure dirette a promuovere lo sviluppo dell’innovazione. Tali Misure prevedono l’erogazione di contributi a fondo perduto fino al 50% della spesa ammissibile per la realizzazione di studi relativi a progetti di ricerca e sviluppo (fattibilità, sperimentazione, prototipizzazione) realizzati dalle piccole e medie imprese in collaborazione fra di loro e con enti pubblici di ricerca. Si contano 279 progetti svolti da imprese sia artigianali che industriali, ma con una netta prevalenza di queste ultime, appartenenti a tutti i settori più qualificanti dell’economia piemontese. L’investimento complessivo è stato di circa 57 milioni di euro attivati da quasi 22 milioni di contributi. L’intervento è stato riproposto nel programma in corso di attuazione ed ha già riscosso un notevole successo, segno del grande interesse e delle capacità innovative delle PMI piemontesi. Il bando, aperto all’inizio del 2004, finanzia più di 500 progetti per 28 milioni di euro di contributi, che attiveranno circa 94 milioni di investimenti totali. Lo spiccato e peculiare interesse dei Fondi Strutturali per gli investimenti innovativi è testimoniato da un altro strumento ormai ‘storico’ che dal 1994, anno della sua attivazione, non è più mancato nei programmi regionali,

Quindici anni di FESR in Piemonte

49

in virtù della sua grande duttilità e del largo favore incontrato presso le imprese. Si tratta del fondo rotativo per gli investimenti innovativi e ambientali delle piccole e medie imprese industriali e artigianali. I progetti finanziati prevedono l’introduzione di innovazioni tecnologiche per aumentare la competitività delle imprese e ridurre l’impatto ambientale. L’aiuto consiste nella concessione di anticipi rimborsabili nella misura del 50% dell’investimento ammesso a tasso zero e del restante 50% ai normali tassi di mercato. Nel periodo di programmazione in corso l’accesso al fondo è stato esteso anche alle imprese turistiche, che realizzino progetti d’investimento riguardanti la qualificazione, l’ampliamento e la realizzazione di strutture turistico-ricettive.

Diffusione della Società dell’Informazione

Negli anni ‘90 lo sviluppo e la diffusione della società dell’informazione si sono progressivamente guadagnati un posto di rilievo tra gli interventi che la Commissione Europea raccomandava agli Stati membri di introdurre nei programmi di sviluppo regionale. Anche per questo, a partire dal 1997, la Regione Piemonte ha introdotto misure volte a diffondere la cultura della società dell’informazione negli operatori sia pubblici che privati. Tra le attività di promozione delle tecnologie ICT va ricordata la creazione di IRISI (Iniziativa Inter Regionale per la Società dell’Informazione), progetto promosso dalla Commissione Europea (Direzione Generale Politica

Quindici anni di FESR in Piemonte

50

Regionale). Il Piemonte ha prontamente raccolto questa opportunità, attuandola tramite il CSP (Centro di eccellenza per la Ricerca, Sviluppo e Sperimentazione di Tecnologie Avanzate Informatiche e Telematiche) in collaborazione con il Politecnico di Torino e il CSI (Consorzio per il Sistema Informativo) Piemonte. Nel Docup 1997-99 e in quello attualmente in gestione (2000-2006) il progetto è stato ulteriormente implementato e potenziato. Tra l’altro è stato attivato un sito web IRISI (www.csp.it/irisi); si sono svolti seminari e conferenze per offrire ad attori pubblici e privati esempi concreti di applicazione delle nuove tecnologie in contesti organizzativi e aziendali. Sono state inoltre attivate sperimentazioni di nuove tecnologie e di prototipi, tra cui un prototipo di rete multimediale. A partire dall’esperienza di PiemonteInRete, che ha permesso al Piemonte di essere una delle regioni più avanzate nel campo dell’ICT, è stata progettata e sperimentata una rete dati idonea a trasportare traffico di tipo multimediale, integrando infrastrutture tecnologiche e servizi in modo da consentire la realizzazione di videoconferenze, di applicazioni per la teleformazione e il telelavoro, di trasmissioni wireless, telefonia IP, ecc. L’investimento nel progetto è stato di più di 1 milione di euro e fruisce di un contributo a carico del Docup pari al 70%. Parallelamente al progetto IRISI nel Docup 1997 99 sono state attivate altre iniziative per lo sviluppo e l’applicazione di servizi telematici. Nel 1998 è nata la Società OpenNNET, situata all’interno di Envipark, che aveva come mission sviluppare un’offerta locale di servizi in rete e di stimolare la crescita della domanda di tali servizi. Il progetto ha favorito gli investimenti nelle reti in fibra ottica sul territorio torinese da parte dei principali Operatori di Telecomunicazioni; ha creato un punto di concentrazione per l’interconnessione di diverse reti Internet sul modello del newyorkese TELEHOUSE (Progetto TELEPORTO) e un Portale di promozione del territorio e del sistema imprenditoriale, denominato Spazioimprese®. Per favorire la formazione di reti business to business e business to consumer, OpeNNET ha realizzato un network aperto, formato da piccole e medie imprese specializzate a supporto del business in rete nei settori del commercio, della distribuzione e del turismo. Sempre nell’ambito del Docup 1997-99, OpeNNET ha gestito una linea d’intervento per diffondere l’utilizzo dei servizi telematici presso le piccole e medie imprese, che prevedeva l’erogazione di contributi alle aziende per coprire al 50% costi di allestimento di postazioni multimediali collegate in rete e per finanziare il periodo iniziale di accesso ad Internet, compresa la realizzazione di pagine promozionali su siti web nazionali e internazionali. Sono stati conclusi 655 interventi corrispondenti ad altrettante imprese per un investimento di 14,5 milioni di euro. Facendo tesoro dell’esperienza maturata, la Regione Piemonte ha moltiplicato gli sforzi per promuovere la società dell’informazione, finanziando sia le infrastrutture che l’offerta di servizi. Nel Docup 2000-2006 sono stati stanziati 18 milioni di euro in grado di attivare investimenti per 22,5 milioni. È prevista innanzitutto la creazione di un “Osservatorio permanente sulla neteconomy”, che rappresenta la continuazione ideale del progetto IRISI. Se ne sta occupando il CSP. Un secondo intervento qualificante è lo sviluppo di una “piattaforma di comunicazione tra Pubblica Amministrazione e sistema delle imprese”, il cosiddetto RUPAR2, prevedendo la creazione di una rete a

Quindici anni di FESR in Piemonte

51

banda larga nelle aree Obiettivo 2, che permetta a tutte le utenze di accedere a un’offerta di servizi già attivi e a nuove applicazioni che potranno essere attivate grazie proprio alla disponibilità dell’infrastruttura. Un terzo tipo d’intervento si propone di diffondere presso le PMI l’utilizzo delle tecnologie ICT. È previsto a tal fine un pacchetto di Misure che promuove l’adozione da parte delle imprese di servizi qualificanti quali l’eprocurement, l’ecommerce ed altre tecnologie e servizi ICT. Le aziende possono avvalersi di consulenze altamente specializzate per la messa a punto di software personalizzati e l’introduzione di strumenti innovativi nei processi aziendali, ricevendo un contributo pari al 50% della spesa sostenuta.

Quindici anni di FESR in Piemonte

52

TUTELA DELL’AMBIENTE

Fin dalle prime fasi di programmazione i Docup della Regione Piemonte hanno dimostrato una spiccata attenzione per i problemi ambientali legati allo smaltimento dei rifiuti industriali solidi e liquidi. Dal 1989 ad oggi sono stati finanziati progetti di ampliamento o ammodernamento di impianti per il trattamento e la valorizzazione dei rifiuti industriali “speciali” e “pericolosi” (Impianto Barricalla di Collegno, LaFumet di Villastellone, Consorzio Ovadese Valle Scrivia), un Centro per la valorizzazione dei materiali plastici (Publirec di Collegno), un Centro per la separazione, la triturazione e l’imballaggio dei rifiuti solidi ingombranti (Cons.Ser.V.C.O.), impianti di compostaggio per la frazione verde e alcune iniziative per il conferimento dei rifiuti derivanti dalla raccolta differenziata in provincia di Torino e di Biella. Si tratta di una decina di progetti che hanno attivato investimenti per quasi 28 milioni di euro, il 55% circa dei quali di contributi pubblici. A questi si aggiungono 17 progetti per la realizzazione e/o l’ampliamento di impianti per la depurazione e distribuzione delle acque reflue riutilizzate, dislocati in provincia di Alessandria, Cuneo, Torino, Verbania e Vercelli. In questo caso gli investimenti ammontano a 48 milioni di euro, il 60% dei quali di contributi pubblici. In tema di gestione delle acque, tra il 1994-96 è stato realizzato un progetto sperimentale di una rete di monitoraggio ambientale dei corsi d’acqua, che ha avuto come oggetto i 50 km del tratto piemontese del corso dello Scrivia. Il progetto, attuato dal Consorzio di Bonifica del Bacino dello Scrivia, è consistito nel posizionamento di 5 stazioni automatiche di rilevamento e di 7 stazioni meteopluviometriche, gestite da un laboratorio centrale dotato di un sistema informatico per la raccolta centralizzata dei dati provenienti dalle singole unità. Nell’ambito della fase di programmazione 1997-99 la Regione ha avviato un’altra iniziativa sperimentale che consisteva nella realizzazione di studi finalizzati a valorizzare i rifiuti speciali, anche pericolosi, attraverso interventi di raccolta, stoccaggio e trattamento allo scopo di incidere sulla prevenzione dell’inquinamento locale derivante dai rifiuti prodotti dalle PMI. Gli studi sono stati affidati dalla Regione alle Associazioni di categoria che avrebbero dovuto procedere alla verifica delle esigenze di smaltimento dei rifiuti speciali prodotti dalle imprese e all’individuazione di idonei sistemi di valorizzazione, recupero e trattamento delle varie categorie di rifiuti con particolare attenzione per quelle tipologie di rifiuti e residui per le quali si rilevava sul territorio una carenza di attrezzature adatte alla raccolta e al trattamento, come pneumatici, carboni attivi esausti, morchie di verniciatura, solventi e diluenti per lo sgrassaggio dei pezzi meccanici, la pulizia e la sverniciatura dei metalli, rifiuti e residui dalle attività di tintolavanderia, carcasse di autoveicoli ed elettrodomestici, fanghi provenienti dalla lavorazione di materiali lapidei, rifiuti contenenti amianto e rifiuti inerti. Sulla base di queste indicazioni le Associazioni di categoria hanno messo a punto 9 programmi di promozione degli interventi, nei quali sono state successivamente coinvolte 26 imprese, che hanno ottenuto contributi a fondo perduto per la realizzazione dei sistemi di valorizzazione dei rifiuti speciali sia liquidi che solidi. Si tratta di imprese che organizzano in proprio la microraccolta dei rifiuti prodotti o di imprese che effettuano la raccolta

Quindici anni di FESR in Piemonte

53

dei rifiuti prodotti da terzi. Gli studi messi a punto dalle Associazioni di categoria sono stati finanziati al 70% dei costi ammissibili; il contributo medio per le imprese, che nella maggior parte dei casi hanno scelto la formula del de minimis, è stato del 25%. L’ammontare complessivo degli investimenti attivati da questa iniziativa si aggira intorno ai 9 milioni di euro a fronte di 4 milioni di contributi pubblici. In una prospettiva di integrazione tra politica industriale e politica ambientale e con un atteggiamento di attenzione preventiva alle esigenze ambientali, anche nella fase di programmazione in corso la Regione intende contribuire al finanziamento degli investimenti delle piccole e medie imprese a finalità ambientale. Nel Docup 2000-2006 è prevista l’erogazione di anticipi rimborsabili per l’acquisto di impianti, macchinari e attrezzature per la razionalizzazione dei consumi energetici, nonché per l’introduzione di tecnologie e sistemi volti alla riduzione dell’impatto ambientale. Il finanziamento viene concesso nella misura del 70% dell’investimento ammesso a tasso zero con un limite massimo di 500 mila euro per azienda. Ad esso si affianca il finanziamento del restante 30%, erogato dagli istituti di credito convenzionati ai normali tassi di mercato. Il bando, aperto nel corso del 2004, ha cominciato a raccogliere le prime domande di finanziamento. Alla fine del 2004 sono stati presentati dalle imprese 10 progetti per un investimento di 2,3 milioni di euro, nella maggior parte dei casi destinati all’acquisto di macchinari innovativi con implicazioni ambientali dirette. IL BARRICALLA - È un impianto di interramento controllato, unico nel suo genere nel Nord Italia, per lo smaltimento dei rifiuti solidi di origine industriale classificati “speciali” e “pericolosi”, che vengono conferiti dopo

Quindici anni di FESR in Piemonte

54

un’approfondita procedura di omologazione. L'impianto, divenuto operativo alla fine degli anni ‘80, sorge nel comune di Collegno sul sito di una cava destinata, dopo la cessazione dell'attività estrattiva della ghiaia, a un progressivo degrado ambientale. I Fondi Strutturali hanno contribuito alla realizzazione del primo lotto di 100 mila mc, completato nel 1993. Un secondo lotto di 246 mila mc è stato completato nel 2001, mentre il terzo lotto di 229 mila mc sarà pronto presumibilmente nel 2007. Quando l’impianto sarà completato, l’intera area verrà recuperata a parco pubblico attrezzato. Oltre che dello smaltimento dei rifiuti (fanghi da depurazione di acque, ceneri di abbattimento fumi, scorie dell’industria metallurgica, amianto, morchie, fanghi e polveri di verniciatura, fondami di serbatoi, terreni da bonifiche, residui dell’industria chimica e metalmeccanica, contenitori sporchi, stracci e carte impregnate), l’impianto si occupa di monitoraggi e sicurezza ambientale. Nell’ambito di questa attività il Barricalla tra il 1995 e il 1997 ha partecipato al Progetto Life dell’Unione Europea con una proposta di ricerca dal titolo “Monitoraggio integrato per la valutazione globale dell'attività di smaltimento in discariche di R.S.I. su atmosfera, falde idriche e suolo”. Inoltre ha in corso con altri partners italiani ed europei, tra i quali l’Università di Venezia, un progetto sulla ricerca di fibre di amianto nel percolato, cofinanziato dal programma europeo FALL, con l’obiettivo di creare i presupposti per la stesura di un documento comunitario sui requisiti degli impianti di filtrazione dei percolati di amianto. Questi risultati, insieme al premio scientifico-tecnico GEAM, conferito dal Politecnico di Torino, riconoscono al Barricalla un’importante ruolo di ricerca e di trasferimento di knowhow ai soggetti, pubblici e privati, che operano nel campo dei servizi per l’ambiente.

Quindici anni di FESR in Piemonte

55

Appendice

TABELLA 1 - AREE ATTREZZATE INDUSTRIALI E ARTIGIANALI (distribuzione per province)

PROVINCIA N° AREE INVESTIMENTO (milioni di euro)

CONTRIBUTO (milioni di euro)

ALESSANDRIA 10 21,5 15,7ASTI 3 1,9 1,1CUNEO 4 2 1,55TORINO 46 101,6 59,8VERBANO-CUSIO-OSSOLA 9 17,5 10,1VERCELLI 3 8,6 6,7TOTALE 75 153,1 94,95

TABELLA 2 - INTERVENTO DI RECUPERO SITI (distribuzione per province)

PROVINCIA N° AREE INVESTIMENTO (milioni di euro)

CONTRIBUTO (milioni di euro)

ALESSANDRIA 19 26,1 19,2ASTI 16 6,3 4,8BIELLA 6 7,8 6,2CUNEO 16 19,5 15,8TORINO 68 299,1 183,3VERBANO-CUSIO-OSSOLA 15 20,2 14,3VERCELLI 6 7,5 6TOTALE 146 386,5 249,6

Quindici anni di FESR in Piemonte

- 56 -

1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT.

1 1 22,5 22,5 22,5 22,5

67 67 28,5 28,5 35,6 35,6

926 926 53,8 53,8 107,6 107,6

1 1 2 4,1 9 13,1 5,2 11,2 16,4

1 995 996 4,1 113,8 117,9 5,2 176,9 182,1

* per il 2000-6 da piano finanziario

1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT.

102 14 158 22 96 392 3,9 9,5 26,7 9,0 29,4 78,5 7,9 9,5 40,3 13,6 36,7 108,0

154 18 33 9 214 4,4 3,0 5,1 1,2 13,7 24,7 17,6 41,5 11,4 95,2

62 24 78 28 192 2,2 1,3 3,8 0,5 7,8 2,2 1,3 3,8 0,5 7,8

95 255 350 22,9 35,4 12,8 71,1 34,4 55,0 19,7 109,1

1 1 2 68,8 67,2 136,0 68,8 67,2 136,0

318 56 364 315 97 1.150 10,5 13,8 58,5 114,9 109,4 307,1 34,8 28,4 120,0 149,3 123,6 456,1* per il 2000-6 da piano finanziario

TABELLE RIASSUNTIVE DEL N° DI PROGETTI, DEI CONTRIBUTI PUBBLICI EROGATI, DEGLI INVESTIMENTI TOTALI GENERATI

Dati al 30/06/2005

Dati al 30/06/2005

TOTALE

PROMOZIONE E SVILUPPO DEL TURISMO

Sviluppo delle residenze sabaude

Realizzazione di infrastrutture turistiche

Incentivi alle imprese turistiche

Attività di promozione

Progetti integrati di sviluppo turistico di area

PROMOZIONE INTERNAZIONALE DEL PIEMONTE

TOTALE

N. PROGETTI CONTRIBUTI PUBBLICI (Meuro)* INVESTIMENTI ATTIVATI (Meuro)*

MISURAPiemonte nel mondo

Promozione internazionale per settori economici ed aree geografiche

Aiuti per la promozione internazionale delle Pmi

N. PROGETTI CONTRIBUTI PUBBLICI (Meuro)* INVESTIMENTI TOTALI (Meuro)*

MISURA

Creazione e attività di ITP

Quindici anni di FESR in Piemonte

57

1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT.

102 14 158 22 37 333 13,8 6,4 11,5 33,9 25,5 14,0 29,5 54,7

1 10 8 19 2,1 41,1 3,0 59,1

12 12 4,1 10,0 25,5 14,7 35,6102 14 159 32 57 364 13,8 6,4 17,7 85,0 107,3 230,2 51,0 14,0 47,2 149,4 134,1 395,7

* per il 2000-6 da piano finanziario

1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT.

4 8 16 41 164 233 8,7 7,1 22,2 112,9 153,2 304,1 12,8 8,9 28,2 167,4 191,4 408,7

2 7 7 12 28 4,4 0,5 0,7 1,4 14,0 21,0 2,5 3,8 8,9 70,0 85,2

62 24 78 53 217 2,2 1,3 3,8 0,5 7,8 8,5 8,5

95 21 42 158 22,9 35,4 19,8 78,1 8,9 71,5 80,4

25 594 619 68,8 125,4 194,2 22,8 156,7 179,5

30 10,0 12,566 34 196 147 842 1255 15,3 8,9 49,6 219,0 322,4 615,2 12,8 11,4 32,0 216,5 502,1 762,3

* per il 2000-6 da piano finanziario

Creazione e Sviluppo di Aree Attrezzate industriali e artigianali, di Aree Ecologicamente Attrezzate e di Centri Intermodali

107,3 395,7

MISURA

Creazione di Poli Integrati di Sviluppo e completamento Parchi Tecnologici (solo per il 2000-6)

Creazione e sviluppo di Centri Servizi Comuni

INFRASTRUTTURAZIONE PER IL SISTEMA PRODUTTIVO

N. PROGETTI CONTRIBUTI PUBBLICI (Meuro)* INVESTIMENTI ATTIVATI (Meuro)*

TOTALE

134,1230,2

RIQUALIFICAZIONE DEL TERRITORIO

N. PROGETTI CONTRIBUTI PUBBLICI (Meuro)* INVESTIMENTI ATTIVATI (Meuro)*MISURA

Sistemazione siti degradati o dismessi da parte di soggetti pubblici

Sistemazione siti industriali degradati da parte di soggetti privati

Fondi di rotazione per progetti di riqualificazione urbana

Progetti di riqualificazione di strutture sociali in quartieri da riqualificare e di edifici/aree a funzione sociale plurima

PIA - Progetti Integrati d'Area

TOTALE

Progetti di recupero e valorizzazione naturalistica: la Corona verde e gli interventi di rinaturalizzazione

Dati al 30/06/2005

Dati al 30/06/2005

Quindici anni di FESR in Piemonte

58

1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT.

101 120 549 368 256 1.394 11,6 13,4 66,0 68,4 30,0 189,4 82,1 95,2 444,9 360,0 200,0 1182,2

223 311 570 1.104 6,9 14,6 24,1 45,6 34,7 75,3 93,9 203,9

11 17 28 0,5 1,1 1,6 2,6 5,5 8,1

1.207 1.207 25,0 25,0 166,7 166,7

46 35 79 28 235 423 2,7 3,6 6,8 2,7 35,5 51,3 38,4 58,2 99,7 37,1 236,7 470,1

3.500 535 n.d. 4.035 6,1 1,7 18,0 25,8 20,6 7,7 60,0 88,3

2.654 2.654 8,6 8,6 157,3 157,3

74 103 177 8,6 19,5 28,1 12,3 130,0 142,3

9 9 15,9 15,9 24,3 24,3

6.608 331 777 1.479 9.195 0,8 5,6 16,3 21,7 44,4 3,2 12,7 36,1 43,3 95,3

276 296 572 10,3 27,7 38,0 19,3 55,3 74,6

33 33 7,0 7,0 46,7 46,7101 343 950 983 1.463 3.733 11,6 20,3 87,9 96,3 55,0 271,1 82,1 129,9 622,5 496,5 366,7 1.560,9

* per il 2000-6 da piano finanziarioDati al 30/06/2005

Cofinanziamento delle LL. 1329/65 e 598/94

TOTALE

SVILUPPO E RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA PRODUTTIVO

N. PROGETTI CONTRIBUTI PUBBLICI (Meuro)* INVESTIMENTI ATTIVATI (Meuro)*

Aiuti in connessione a prestiti CECA BEI

Fondo per il sostegno di attività economiche in aree degradate o svantaggiate

Costituzione di fondi di garanzia per le pmi industriali e artigianali

Fondi di rotazione per l'artigianato

Creazione di nuove imprese

Fondo di rotazione per la concessione di prestiti partecipativi

Servizi di consulenza e assistenza a pmi e artigianato

Fondo di capitale di rischio (merchant bank)

MISURAAiuti agli investimenti delle PMI (488/92)

Aiuti agli investimenti delle PMI artigianali

Aiuti agli investimenti delle cooperative

Quindici anni di FESR in Piemonte

59

1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT.

2 4 2 9

inclusi nell'infr. per il sist. prod. 17 10,0 14,5 5,7 70,8

inclusi nell'infr. per il sist. prod. 101,0 12,5 20,7 8,2 104,1

inclusi nell'infr. per il sist. prod. 145,5

7 7 18,1 18,1 22,6 22,6

1 1 1 3 5,0 17,0 20,0 42,0 28,6 28,6

589 1.240 576 2.405 56,0 59,7 44,7 160,4 11,9 251,2 89,5 352,62 4 592 1.250 8 27 10,0 14,5 66,7 165,6 20,0 276,8 12,5 20,7 20,1 355,3 51,2 196,7

* per il 2000-6 da piano finanziario

1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT.

1 2 3 0,7 18,0 18,7 1,0 22,5 23,5

1 1 3,4 3,4 5,0 5,0

655 655 7,2 7,2 14,5 28,6 43,1

1.237 1.406 28,3 28,3 56,7 56,70 0 0 657 2 659 0,0 0,0 0,0 11,3 18,0 29,3 0,0 0,0 0,0 20,5 51,1 71,6

* per il 2000-6 da piano finanziario

1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT. 1989-91 1992-93 1994-96 1997-99 2000-2006 TOT.

1 2 3 6 1,7 0,6 10,6 12,9 5,9 2,9 15,5

8 1 4 13 17,8 1,8 7,0 26,6 33,5 1,8 10,1

8 8 2,5 2,8 5,3 9,2 7,01 8 3 7 0 7 17,6 0,0 39,5 25,6 0,0 0,0

* per il 2000-6 da piano finanziario

inclusi nell'infr. per il sist. prod.

inclusi nell'infr. per il sist. prod.

RICERCA, INNOVAZIONE E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

MISURA

TOTALE

inclusi nell'infr. per il sist. prod.

MISURACostruzione di impianti di trattamento, stoccaggio, smaltimento e recupero rifiuti industriali

Aiuti agli investimenti ambientali delle Pmi

CONTRIBUTI PUBBLICI (Meuro)* INVESTIMENTI TOTALI (Meuro)*

N. PROGETTI CONTRIBUTI PUBBLICI (Meuro)* INVESTIMENTI ATTIVATI (Meuro)*

Dati al 30/06/2005

Dati al 30/06/2005

Creazione di parchi scientifici e tecnologici

Creazione d'incubatoriDiffusione d'innovazione presso le PMI (DIADI)

Creazione di infrastrutture e sistemi per l'uso razionale delle risorse idriche

TUTELA DELL'AMBIENTE

N. PROGETTI

TOTALE

TOTALE

DIFFUSIONE DELLA SOCIETA' DELL'INFORMAZIONE

N. PROGETTI CONTRIBUTI PUBBLICI (Meuro)* INVESTIMENTI ATTIVATI (Meuro)*

Dati al 30/06/2005

MISURAPromozione della società dell'informazioneSviluppo e applicazione servizi telematici

Aiuti all'informatizzazione delle PMI

Azioni a sostegno dell'e-commerce e della diffusione dell'ICT

Fondo di rotazione per gli investimenti innovativi e ambientali