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104 L a Heckler&Kock USP è stata pro- gettata agli inizi degli anni Novanta, per poter rispondere a numerose esigenze, sia militari che civili. Erano i tempi in cui i sistemi di sparo si stavano evolven- do, passando dalla vecchia singola azione tipo 1911 e dall’ormai diffusa azione mista, come su Cz 75 e Beretta 92, a qualcosa di nuovo, come le varie semi doppie e le doppie tout court, il tutto condito da un dibattito aperto sui sistemi di sicura facoltativa, con scuole che l’aborrivano o, al contrario, la vedevano come un sistema per salvare la pelle all’operatore. I tecnici tedeschi cercarono di accon- tentare tutti proponendo un sistema di scatto modulare in cui, semplicemente sostituendo poche componenti, era pos- sibile ottenere ben nove configurazioni diverse che spaziavano dallo scatto DAO (Double Action Only), all’utilizzo di una sicura facoltativa, alla presenza del solo decocker e così via. Il nome per una sif- fatta arma non poteva che essere “pistola semiautomatica universale”, ovvero “Uni- versal Selfloading Pistol”, da cui la sigla USP, sigla valida anche se si utilizzano le parole in tedesco e che, casualmente, avrebbe anche potuto essere interpretata come “pistola per gli Stati Uniti”: univer- sale anche nel nome! Ma per conquistare il mercato nordamericano non bastava certo una sigla ammiccante: là il calibro da “uomini veri” è il 45 ACP, mentre le USP iniziali erano came- rate solo per il 9 e per il 40. L’arrivo del .45ACP Con l’introduzione del mo- dello Compact, H&K decise finalmente di offrire anche una versione in .45, arma moderna e validissima, che però non pare aver riscosso il successo sperato, troppo presto dalla P30, ma in questa evoluzione si è assistito ad un ripiega- mento dell’azienda tedesca sul calibro 9 millimetri: la P2000 era offerta in 9 e 40, ma la P30 vede solo il calibro minore e abbandona il 40, tra l’altro scomparso at- tualmente anche dalle offerte della P2000. H&K non è certo l’ultima arrivata e sicuramente avrà ben meditato le sue scelte, ma non riusciamo a capire perché abbia abbandonato le camerature che vanno per la maggiore Oltreoceano per limitarsi all’universale 9 Parabellum: for- se la volontà di limitarsi ai lucrosi con- tratti governativi e al pubblico privato europeo o forse qualche analisi segreta che abbia dimostrato che 45 e 40 sono in calo anche negli Usa, o forse la consta- tazione che il calibro .45 è legato troppo indissolubilmente alla 1911 e sia inutile sperare in un divorzio in tempi brevi. In effetti, però, la Casa tedesca non ha cancellato il 45 dal proprio listino, ma lo ha semplicemente mantenuto sulle “vecchie” USP, che quindi ancora oggi sono l’unica, validissima alternativa per chi desideri affidare la propria vita (e il proprio divertimento) a qualcosa di moderno e funzionale ma in “gros- so calibro”: parlare di USP 45, quindi, non vuol dire guardarsi all’indietro, ma esaminare un’offerta attuale. Abbiamo accennato alle numerose va- rianti di scatto nate con la USP: all’estero, negli anni, sono addirittura aumentate di numero, ma da noi in Italia, complice la catalogazione, sono sempre e solo state commercializzate le versioni con la classi- ca azione mista e abbatticane. La USP vista da vicino Sul lato sinistro di questo allestimento “standard” è presente una leva che svolge varie funzioni, al punto che la stessa H&K la chiama control lever: innanzitutto fun- ziona da sicura manuale e permet- al pari delle altre versioni “più che full si- ze”, come la 23 e la Expert, dalle dimensio- ni notevolmente maggiori. Abbiamo già avuto modo di ricordare come l’ottima USP sia stata un po’ affossata dalla stessa Casa costruttrice che le affiancò la più moderna P2000, a sua volta rimpiazzata HECKLER & KOCK USP COMPACT .45 ACP Il valore del tem po Una cartuccia centenaria e una pistola progettata oltre 20 anni or sono. Roba vecchia? No, anzi: siamo di fronte a uno dei più moderni ed affidabili impianti da difesa di Giulio Tonini Stessa struttura sul mirino, dotato di un solo pallino bianco. Entrambi i riferimenti di mira sono incastra- ti a coda di rondine e permettono una regolazio- ne del punto di impatto sul piano orizzontale: per quello verticale si deve ricorrere a mirini di varie altezze, disponibili come ricambi. Sull’esemplare in prova le mire erano perfettamente regolate La tacca di mira è oltremodo robusta e presen- ta due inserti translucidi bianchi per il tiro in cattive condizioni di luce

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La Heckler&Kock USP è stata pro-gettata agli inizi degli anni Novanta, per poter rispondere a numerose

esigenze, sia militari che civili. Erano i tempi in cui i sistemi di sparo si stavano evolven-do, passando dalla vecchia singola azione tipo 1911 e dall’ormai diffusa azione mista, come su Cz 75 e Beretta 92, a qualcosa di nuovo, come le varie semi doppie e le doppie tout court, il tutto condito da un dibattito aperto sui sistemi di sicura facoltativa, con scuole che l’aborrivano o, al contrario, la vedevano come un sistema per salvare la pelle all’operatore. I tecnici tedeschi cercarono di accon-tentare tutti proponendo un sistema di scatto modulare in cui, semplicemente sostituendo poche componenti, era pos-sibile ottenere ben nove configurazioni diverse che spaziavano dallo scatto DAO (Double Action Only), all’utilizzo di una sicura facoltativa, alla presenza del solo decocker e così via. Il nome per una sif-fatta arma non poteva che essere “pistola semiautomatica universale”, ovvero “Uni-versal Selfloading Pistol”, da cui la sigla USP, sigla valida anche se si utilizzano le parole in tedesco e che, casualmente, avrebbe anche potuto essere interpretata come “pistola per gli Stati Uniti”: univer-sale anche nel nome! Ma per conquistare il mercato nordamericano non bastava certo una sigla ammiccante: là il calibro da “uomini veri” è il 45 ACP, mentre le USP iniziali erano came-rate solo per il 9 e per il 40.

L’arrivo del .45ACPCon l’introduzione del mo-dello Compact, H&K decise finalmente di offrire anche una versione in .45, arma moderna e validissima, che però non pare aver riscosso il successo sperato,

troppo presto dalla P30, ma in questa evoluzione si è assistito ad un ripiega-mento dell’azienda tedesca sul calibro 9 millimetri: la P2000 era offerta in 9 e 40, ma la P30 vede solo il calibro minore e abbandona il 40, tra l’altro scomparso at-tualmente anche dalle offerte della P2000.

H&K non è certo l’ultima arrivata e sicuramente avrà ben meditato le sue scelte, ma non riusciamo a capire perché abbia abbandonato le camerature che vanno per la maggiore Oltreoceano per limitarsi all’universale 9 Parabellum: for-se la volontà di limitarsi ai lucrosi con-tratti governativi e al pubblico privato europeo o forse qualche analisi segreta che abbia dimostrato che 45 e 40 sono in calo anche negli Usa, o forse la consta-tazione che il calibro .45 è legato troppo indissolubilmente alla 1911 e sia inutile sperare in un divorzio in tempi brevi.In effetti, però, la Casa tedesca non ha cancellato il 45 dal proprio listino, ma lo ha semplicemente mantenuto sulle “vecchie” USP, che quindi ancora oggi sono l’unica, validissima alternativa per chi desideri affidare la propria vita (e il proprio divertimento) a qualcosa di moderno e funzionale ma in “gros-so calibro”: parlare di USP 45, quindi, non vuol dire guardarsi all’indietro, ma esaminare un’offerta attuale. Abbiamo accennato alle numerose va-rianti di scatto nate con la USP: all’estero, negli anni, sono addirittura aumentate di numero, ma da noi in Italia, complice la catalogazione, sono sempre e solo state commercializzate le versioni con la classi-ca azione mista e abbatticane.

La USP vista da vicinoSul lato sinistro di questo allestimento “standard” è presente una leva che svolge varie funzioni, al punto che la stessa H&K la chiama control lever: innanzitutto fun-ziona da sicura manuale e permet-

al pari delle altre versioni “più che full si-ze”, come la 23 e la Expert, dalle dimensio-ni notevolmente maggiori. Abbiamo già avuto modo di ricordare come l’ottima USP sia stata un po’ affossata dalla stessa Casa costruttrice che le affiancò la più moderna P2000, a sua volta rimpiazzata

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Il valore del tempo

Una cartuccia centenaria e una pistola progettata oltre 20 anni or sono. Roba vecchia? No, anzi: siamo di fronte a uno dei più moderni ed affidabili impianti da difesa

di Giulio Tonini

Stessa struttura sul mirino, dotato di un solo pallino bianco. Entrambi i riferimenti di mira sono incastra-ti a coda di rondine e permettono una regolazio-ne del punto di impatto sul piano orizzontale: per quello verticale si deve ricorrere a mirini di varie altezze, disponibili come ricambi. Sull’esemplare in prova le mire erano perfettamente regolate

La tacca di mira è oltremodo robusta e presen-ta due inserti translucidi bianchi per il tiro in cattive condizioni di luce

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te, se ruotata verso l’alto, di blocca-re i meccanismi di scatto consentendo anche di portare l’arma in condition one, cioè con la camera piena, il cane armato e l’arma bloccata, e non diteci che questa possibilità, tipicamente Government, non è stata scelta in funzione del merca-to statunitense! Portando la stessa leva in posizione orizzontale l’arma è pronta al fuoco ma, abbassandola ancora, di un tratto notevole, si provoca l’abbattimen-

to del cane in tutta sicurezza e a questo punto la leva torna automaticamente in posizione di fuoco.Abbiamo visto qualcosa di simile su altre armi (le Beretta 84 e compagnia, tanto per fare un esempio), ma la realizzazione H&K è molto più razionale e fruibile: innanzitutto l’escursione necessaria per abbattere il cane è notevole e non è pra-ticamente possibile, togliendo la sicura in fretta e furia, attivare anche questa

funzionalità, e poi in ogni caso la leva ritorna in posizione di fuoco per cui è impossibile trovarsi in una situazione di emergenza con l’arma bloccata, a meno che si tenga la leva premuta con forza verso il basso.

Sgancio del caricatoreDel tutto particolare, poi, il comando di sgancio del caricatore, posizionato alla radice del ponticello e formato da una

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La H&K USP in calibro .45 ACP

La grossa volata del-la USP in calibro 45 ACP: s’intravede la rigatura poligonale

La leva multifunzione, spinta in alto, mette l’arma in sicura, premuta con forza in bas-so, provoca l’abbattimento del cane

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moda e funzionale, a dispetto della necessità di utilizzare un caricatore in grado di ospita-re le cartucce in 45, lunghe oltre 32 millime-tri. Anche lo spessore non è eccessivo, ed an-zi la USP è una delle pistole più “piatte” che ci siano, ovviamente tenendo sempre pre-sente il calibro utilizzato. Il ridotto spessore è possibile sia per l’impiego del polimero, che consente sezioni minori e, soprattutto, di fare a meno delle guancette, sia dal ricor-so a un caricatore in metallo: è appena il ca-so di ricordare che la versione full size della

USP, invece, adottava un astuccio in polimero più ingombrante. Al di là dell’aspetto molto teuto-nico, la pistola era già molto moderna al momento della sua introduzione e molte delle soluzioni adottate sono state riposte senza modifiche sulle derivate sopra citate. In par-ticolare il sistema di chiusura

vede una robusta spallatura della canna che va a fare bat-tuta sul bordo squadrato della finestra di espulsione e la canna stessa viene guidata nel suo mo-vimento di discesa e di salita da

un piano inclinato di acciaio che, anziché essere spinato speratamene al fusto, è rica-vato nell’appendice del guidamolla. Detto così può sembrare un sistema poco solido, ma in realtà l’asta guidamolla s’inserisce di precisione in una sede ricavata nel materiale plastico del castello e viene fermata dal gros-so perno dell’hold open, costituendo un im-pianto solido e funzionale. La molla

leva che sporge ai due lati e deve essere premuta verso il basso per provocare lo sgancio dell’astuccio. Al momento della sua introduzione era una cosa molto par-ticolare, ma oggi la ritroviamo non solo nelle discendenti della USP ma anche, in formato più ergonomico, su vari modelli della Walther. Gli unici vantaggi di questa soluzione sono la struttura ambidestra ed

il fatto che lo sgancio accidentale è molto poco probabile, ma certo non è né intuitivo

né comodo operare sulle piccole appen-dici sporgenti: ben pochi hanno mani in grado di arrivare a premerle con il pollice e ci si deve adattare a modificare profon-damente l’impugnatura al momento di sganciare il caricatore o imparare ad uti-lizzare il dito medio o l’indice della mano con cui si spara o, forse meglio ancora, ad impiegare entrambe le mani.

Piatta e poco spigolosaDicevamo delle due discendenti della USP, appunto la P2000 e la P30: queste nuo-ve armi hanno addolcito notevolmente l’aspetto spigoloso della “progenitrice”, che ritroviamo sulla proposta in 45 ACP e che fa sembrare l’arma più ingombrante di quanto sia in realtà. L’impugnatura è comunque co-

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Il lato destro della pistola tedescaViste laterali

Pur bifilare, il caricatore della USP in 45 contiene solo otto col-pi, gli stessi che trovano posto in un moderno astuccio dedicato alla 1911: l’affidabilità è però sicuramente maggiore. Uno dei due caricatori forniti con la pistola ha una suoletta di dimensio-ni ridotte, mentre l’altro è caratterizzato da una struttura più voluminosa: per il porto occulto il primo è decisamente migliore

Sugli esemplari importati in Italia la leva di sicura è presente solo sul lato sinistro. In evidenza il robusto ed ampio estratto-re, che funge anche da segnalatore di colpo in canna

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di recupero ha la sezione piatta e rimane prigioniera: è un buon sistema per evitare smarrimenti durante lo smontaggio da cam-po; intorno alla molla di recupero si nota una boccola in materiale sintetico di colore bian-co, che assolve due funzioni: aiuta a centrare l’intero complesso sul fusto e funge da am-mortizzatore di fine corsa del carrel-lo, assorbendone gli urti ed evitando danni o deformazioni a tutte le parti interessate allo “scontro”.

Lo scattoIl meccanismo di sparo vede l’im-piego di un grilletto spinato al fusto, caratterizzato dalla presenza di due “orecchie” laterali che ospitano le sedi del perno stesso ed impedisco-no movimenti laterali, una struttura recentemente riproposta dalla Px4 della Beretta che qui, a seconda del modo di impugnare, può richiedere l’addolcimento degli spigoli. Il cane esterno è a sua volta caratterizzato da

un inserto in materiale gommoso sulla cre-sta, in modo da non sfuggire se si intendesse alzarlo a mano: il riporto è in materiale duro e non crea attrito con vestiti o altro durante l’estrazione. Tra grilletto e cane si trova il vero cuore dell’arma, costituito da vari elementi che, mossi in sequenza dall’avanzare della

barra di scatto, provvedono prima a rimuo-vere i blocchi automatici di sicurezza e poi permettono lo sparo.

Doppiamente sicuraLa USP, al pari delle sue discendenti, presen-ta, infatti, due sistemi di sicurezza passiva:

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Gli intagli di pre-sa, spaziati e po-co profondi, sono molto comodi e, grazie anche alle ampie superfici, permettono di gestire perfetta-mente l’arma. Da notare la cresta del cane, ricoper-ta di gomma dura

I comandi della pistola: leva dell’hold open, grilletto, sgan-cio del caricatore e leva della sicura manuale. Notare la forma particolare del ponticello, con i due ingrossamenti laterali in funzione di protezione del comando di sgancio del caricatore. Il grilletto è in polimero, ma al suo interno è presente un telaio in acciaio: su alcuni esemplari la staffa ad U può risultare un po’ troppo viva sugli spigol

Lo smontaggio da campo permette di apprezzare alcune soluzioni particolari, come la realizzazione del piano inclinato sull’ingrossamento del guidamolla. Ad arma monta-ta questo si inserisce senza giochi nel fusto polimerico, grazie anche al grosso anello bianco che funge inoltre da ammortizzatore di fine corsa. Le lavorazioni interne sono di alto livello e la costolatura deputata a sfilare le cartucce dal caricatore è accuratamente lucidata. Si vede perfettamente il nottolino del blocco automatico al percussore

Ad azione aperta si nota come la canna si inclini posterior-mente, riducendo così l’angolo di alimentazione dal caricatore, una soluzione che aiuta non poco a ottene-re quella affidabi-lità totale per cui le armi della H&K sono famose in tut-to il mondo

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sità del sistema che provvede a sganciarlo è maggiore che sulle discendenti a causa della citata progettazione che permetteva un notevole ventaglio di sistemi di sparo: la P2000 e la P30 hanno fatto a meno di molte inutili complicazioni, ma ci permettiamo di affermare che almeno un paio di soluzioni tecniche sono molto migliori sulla USP che sui disegni più recenti.Come conseguenza della complessità mec-canica, anche lo smontaggio totale della USP è meno intuitivo, ma come sempre, è molto raro dover rimuovere ogni più pic-colo particolare (nel caso meglio affidarsi a un armaiolo esperto). In definitiva, la USP .45 è un’ottima arma, di dimensioni e peso tutto sommato accettabili, altamente affidabile e molto, molto precisa, per di più una delle poche proposte realmente mo-derne nel vecchio e caro 45 ACP.

uno è il classico blocco al percussore, qui realizzato senza economia di materiale, il secondo è un “intercettatore” del cane, in grado di bloccarne la corsa ed impedirgli di raggiungere la coda del percussore stesso. Questo blocco, tra l’altro, entra in funzione anche quando si agisce sul comando di ab-battimento del cane, che quindi avviene in tutta sicurezza, dato che per di più il percus-sore è ancora bloccato.Vedere il cane abbattersi come quando si spara può far venire qualche dubbio sulla sicurezza del sistema, ma se ci pensiamo bene lo stesso avviene su quasi tutte le mo-derne pistole a cane esterno dotate di un comando per disarmarlo: l’unica eccezione è praticamente data dalle armi della Sig Sauer che permettono di accompagnarlo più dolcemente nella posizione di riposo, ma tutte le altre provvedono esclusivamente a sganciarlo e a farlo “atterrare” su qualcosa di sicuro. Altra particolarità della USP, in seguito riproposta, è che il cane ha il dente di scatto solo sul lato sinistro, ma la comples-

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Si ringrazia Armeria Bernardini di Carrara (tel. 0585 840.476)

HeCKLer & KoCK USP ComPACT .45 ACP

Costruttore: SHeckler & Koch, Germania, www.heckler-koch.comimportatore: Bignami Spa, Ora (Bz), www.bignami.it, tel. 0471 803.000 modello: USP Compact .45Tipo: pistola semiautomaticaCalibro: .45 ACP

Funzionamento: chiusura geometrica tipo Browning modificatoCanna: 3.8” ( 96mm) – rigatura poligonaleSistema di percussione: indiretto su percussore inerzialeAlimentazione: caricatore da 8 colpi

Congegno di scatto: azione mista: Doppia e Singola estrattore: a gancio su molla, spinato al carrellomire: in acciaio, incastrate a coda di rondineCongegni di sicurezza: manuale a tre posizioni: sicura, fuoco, abbatticane; blocco automatico

al percussoreimpugnatura: integrale al fustoPeso: 802 g (caricatore vuoto)materiali: canna e carrello in acciaio, fusto in polimeroNumero catalogo: 10716 (arma comune)Nota: fornita con due caricatori

A sinistra: la USP vista… dalla parte sbagliata

A destra: ro-sate ottenute tirando a 25 metri in tiro mirato

¤ PreZZo 1.020 euro

La rampa di ali-mentazione è lucidata a spec-chio, di nuovo un particolare che indica la cura con cui viene costruita questa pistola

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