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A nche se non sono mai mancati i competitor, si può ben dire che per circa un secolo il settore dei revolver è stato dominato da Colt e Smith & Wesson, ma questo sostanziale duopolio venne bruscamente messo in discussione nel 1971 quando il vulcanico Bill Ruger mise sul mercato il suo primo revolver a doppia azione: il Security Six, capostipite della “Six Series” che nelle sue tre varianti base (oltre al Security Six, gli Speed Six e Service Six) ha totalizzato la bellezza di oltre 1.500.000 esemplari prodotti. Fortemente innovativi, per non dire rivo- luzionari, i revolver della serie “Six” erano caratterizzati anche dal largo uso di parti microfuse allo scopo di contenere i costi. Innovazione, robustezza, affidabilità, dura- ta e prezzo non elevato sono stati alla base del successo dei revolver appartenenti alla famiglia nata col Security Six. Dopo il Security Six fu la volta del Re- dhawk, massiccio “revolverone” in 44 Ma- gnum che oltre a dar vita ad una famiglia di armi fece intravedere ai tecnici della Ru- ger la possibilità di perfezionare ulterior- mente il revolver “medio”. Fu infatti par- tendo dal disegno del Security e da quello del Redhawk che venne messo a punto il GP100, revolver 357 Magnum commercia- lizzato dal 1985 e destinato a soppiantare la “Six Series”. Questa infatti “sopravvisse” fino al 1988 ma da quell’anno scom- parve dal listino Ruger nel quale venne soppiantata da una famiglia di armi che fa capo al GP100. Tra la fine degli anni 70 e l’inizio della decade successiva prese avvio un “nuovo modo” di utilizzare i revolver .357 Magnum: poche .38 Special e molte cartucce .357 Magnum a piena cari- ca, meno singola azio- ne e più doppia azione. Tradizionalmente i revolver 357 venivano per lo più utilizzati con le ben più tranquille .38 Special, ma era un po’ come avere una gran turismo e con- vertirla a metano e per molti, soprattutto nel settore del law enforce- ment e della difesa personale, la cosa prese ad avere poco senso. In quegli anni si cominciò a sparare soprattutto 357 ma- gnum, munizione per la quale crebbero le tipologie dei caricamenti, con molte delle new entries ancora più aggressive sull’arma, vuoi per lo sviluppo pressorio, vuoi per l’innesco di fenomeni erosivi a carico soprattutto del cono di forzamen- to. Fra tutti i calibri per i quali esistono dei consistenti database realizzati sulla base di eventi reali, il .357 magnum è quello che può vantare il migliore stop- ping power, soprattutto quando caricato con le 125 grani JHP spinte a forte velo- cità. E cartucce come le Federal e le Re- mington 357 da 125 grani JHP (all’epoca tra le più esasperate) erano assai diffuse e apprezzate anche in Italia prima che il DM 306/92 modificasse la 110 inserendo tra quelli vietati i “proiettili ad espansio- ne” (in pratica solo gli hollow point, nati per espandere violentemente nell’attra- versamento di tessuto biologico). Questo divieto si applica solo alle munizioni da difesa, visto che subito dopo il RUGER GP-100 CAL. 357 MAG 050 Forte come l’acciaio Robusto, durevole, sicuro, affidabile, il Ruger GP 100 è anche un revolver molto preciso e particolarmente piacevole da usare. Vi proponiamo l’allestimento con canna da 6”, classificato come arma sportiva di Vittorio Balzi Il grilletto del GP 100 ricalca le for- me di quelli degli altri revolver Ru- ger e si può con- siderare come uno degli stilemi di quel fabbri- cante. Cosa ben più importante è particolarmente confortevole e fa- cilita molto il con- trollo dell’arma in doppia azione Il mirino a rampa ha con la tacca un indovinato rapporto prospettico ed è ben definito. È intercambiabile e sulle versioni con canna da 6” sarebbe au- spicabile un mirino tipo patdridge, an- cora più adatto per il tiro di precisione

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A nche se non sono mai mancati i competitor, si può ben dire che per circa un secolo il settore dei

revolver è stato dominato da Colt e Smith & Wesson, ma questo sostanziale duopolio venne bruscamente messo in discussione nel 1971 quando il vulcanico Bill Ruger mise sul mercato il suo primo revolver a doppia azione: il Security Six, capostipite della “Six Series” che nelle sue tre varianti base (oltre al Security Six, gli Speed Six e Service Six) ha totalizzato la bellezza di oltre 1.500.000 esemplari prodotti.Fortemente innovativi, per non dire rivo-luzionari, i revolver della serie “Six” erano caratterizzati anche dal largo uso di parti

microfuse allo scopo di contenere i costi. Innovazione, robustezza, affidabilità, dura-ta e prezzo non elevato sono stati alla base del successo dei revolver appartenenti alla famiglia nata col Security Six. Dopo il Security Six fu la volta del Re-dhawk, massiccio “revolverone” in 44 Ma-gnum che oltre a dar vita ad una famiglia di armi fece intravedere ai tecnici della Ru-ger la possibilità di perfezionare ulterior-mente il revolver “medio”. Fu infatti par-tendo dal disegno del Security e da quello del Redhawk che venne messo a punto il GP100, revolver 357 Magnum commercia-lizzato dal 1985 e destinato a soppiantare la “Six Series”. Questa infatti “sopravvisse”

fino al 1988 ma da quell’anno scom-parve dal listino Ruger nel quale venne soppiantata da una famiglia di armi che fa capo al GP100. Tra la fine degli anni 70 e l’inizio della decade successiva

prese avvio un “nuovo modo” di utilizzare i revolver .357 Magnum: poche .38 Special e molte cartucce .357 Magnum a piena cari-ca, meno singola azio-ne e più doppia azione.Tradizionalmente i revolver 357 venivano per lo più utilizzati con le ben più tranquille .38 Special, ma era un po’ come avere una gran turismo e con-vertirla a metano e per molti, soprattutto nel settore del law enforce-

ment e della difesa personale, la cosa prese ad avere poco senso. In quegli anni si cominciò a sparare soprattutto 357 ma-gnum, munizione per la quale crebbero le tipologie dei caricamenti, con molte delle new entries ancora più aggressive sull’arma, vuoi per lo sviluppo pressorio, vuoi per l’innesco di fenomeni erosivi a carico soprattutto del cono di forzamen-to. Fra tutti i calibri per i quali esistono dei consistenti database realizzati sulla base di eventi reali, il .357 magnum è quello che può vantare il migliore stop-ping power, soprattutto quando caricato con le 125 grani JHP spinte a forte velo-cità. E cartucce come le Federal e le Re-mington 357 da 125 grani JHP (all’epoca tra le più esasperate) erano assai diffuse e apprezzate anche in Italia prima che il DM 306/92 modificasse la 110 inserendo tra quelli vietati i “proiettili ad espansio-ne” (in pratica solo gli hollow point, nati per espandere violentemente nell’attra-versamento di tessuto biologico). Questo divieto si applica solo alle munizioni da difesa, visto che subito dopo il

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Forte come l’acciaioRobusto, durevole, sicuro, affidabile, il Ruger GP 100 è anche un revolver molto preciso e particolarmente piacevole da usare. Vi proponiamo l’allestimento con canna da 6”, classificato come arma sportiva

di Vittorio Balzi

Il grilletto del gP 100 ricalca le for-me di quelli degli altri revolver Ru-ger e si può con-siderare come uno degli stilemi di quel fabbri-cante. cosa ben più importante è particolarmente confortevole e fa-cilita molto il con-trollo dell’arma in doppia azione

Il mirino a rampa ha con la tacca un indovinato rapporto prospettico ed è ben definito. È intercambiabile e sulle versioni con canna da 6” sarebbe au-spicabile un mirino tipo patdridge, an-cora più adatto per il tiro di precisione

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“Anche se non sono mai mancati i competitor, per circa un secolo il settore dei revolver è stato dominato da colt e Smith & Wesson, ma questo duopolio venne bruscamente messo in discussione nel 1971 quando il vulcanico Bill ruger mise sul mercato il Security Six...”

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fattore che spinse Ruger a realizzare il GP 100, revolver concepito per essere il più robusto e duraturo di tutti i 357.

Arriva il GP100: il cacciavite non serveGià a una prima occhiata distratta è evidente come Security Six e GP 100 abbiano radici comuni. Su tutti e due i revolver manca la cartella laterale, perché per lo smontaggio si procede asportando

DM venne emanata una circolare, a firma dell’allora capo della Polizia, Arturo Parisi, che chiarì come il divieto del munizionamento a espansione non riguardasse caccia e tiro.Sparare tante cartucce a piena carica è ag-gressivo su un revolver, e forse ancora di più lo è lo sparare molto in doppia azione invece che in singola: il timing ne soffre e ne soffrono anche il chiavistello di blocco del tamburo e le relative sedi sulla circon-ferenza dello stesso. Alla “sfida” posta del nuovo modo di usare i revolver rispo-se per prima Smith & Wesson con i suoi castelli L (1980) e l’uscita sul mercato di quella famiglia di revolver del produttore di Springfield fu con ogni probabilità il

la guardia paragrilletto. Sui due revolver mancano in effetti viti in vista ed en-trambi sono scomponibili, impugnatura a parte, senza necessità di utilizzare un cacciavite. Sono “segni distintivi” della progettazione Ruger, così come lo sono la foggia del topstrap (parte superiore del telaio del tamburo), la molla cinetica a spirale con biella del cane non imperniata sullo stesso, la presenza di una transfer bar (elemento che, a grilletto arretrato, s’interpone tra cane e percussore tra-smettendo a quest’ultimo l’impulso del primo), i “seni” del telaio sviluppati e con il pulsante di svincolo tamburo da pre-mere verso l’interno e non da spingere in avanti (S&W) o da tirare indietro (Colt). Le similitudini non finiscono qui, ma sbaglierebbe chi ritenesse il GP100 come mera versione maggiorata del Security Six perché in realtà ci sono non poche novità e anche sui tratti caratteristici co-muni si trovano differenze di non poco conto. Vediamo un po’ insieme come stanno le cose. Il Security Six utilizzava una chiusura concettualmente identica a quella S&W, con un perno posteriore che, passando per l’estrattore, andava a impe-gnare una sede nella faccia del telaio e un perno posteriore, caricato elasticamente e collocato sotto alla canna, che impegnava la parte distale dell’alberino dell’estrat-tore. Col Redhawk, Ruger mise a punto una chiusura del tutto nuova che, pur mantenendo il perno posteriore, sostitu-isce al perno anteriore una leva, collocata sul giogo, che, col tamburo in chiusura, impegna una sede nel telaio del revolver. Questa sistemazione è molto robusta, impedisce alla base qualsiasi problema connesso con la possibilità che l’alberino dell’estrattore si allenti, fa in modo che il giogo del tamburo sia sempre ben ade-rente al telaio, con benefici sulla precisio-ne e sulla durata dell’arma perché facilità la coassialità tra camera del tamburo e as-se della canna. La chiusura del Redhawk è stata ripresa per il GP 100 e del pari si è ripreso dal grosso revolver nato in 44 magnum (e poi camerato anche per car-tucce monstre come la 454 Casull) anche il gruppo di scatto imperniato sul telaio della guardia paragrilletto.

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la tacca di mira re-golabile è incassata nel generoso top-strap e abbastanza riparata in caso di urto o caduta. la regolazione delle mire non muta con l’uso e la lama del-la tacca è ben defi-nita. Sarebbe stato preferibile avere una lama tutta nera senza il contorno bianco che da tem-po va tanto di moda

“Fortemente innovativi, per non dire rivoluzionari, i revolver della serie “Six” erano caratterizzati anche dal largo uso di parti microfuse per contenere i costi. innovazione, robustezza, affidabilità, durata e prezzo non elevato le sue principali qualità”

Il tamburo è massiccio e consente di ospitare anche cartucce più lunghe di quelle col proiettile “standard” da 158 grani. Nella foto si possono notare anche il robusto top-strap (chiave di volta per avere un telaio robusto) e il pulsante di svincolo del tamburo, da premere verso l’interno e non da spingere in avanti o tirare indietro

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temente sostituite da un blocco unico (prodotto dalla Hogue) con memory grooves (sedi per le dita). Le guancette attuali vanno benissimo per mani di va-ria taglia ma, per chi non ama le memory grooves o vuole impugnature ancora più grandi o più piccole, sono disponibili diverse alternative aftermarket oppure si può ricorrerre ad un bravo artigiano che realizzi l’impugnatura preferita. Questa non sarà condizionata dal telaio dell’im-pugnatura e, anche se rimaniamo fedeli alle guancette di serie, è da ricordare che l’assenza di un tradizionale telaio dell’impugnatura elimina il metallo a contatto della mano e ha reso possibile la presenza di uno spesso “tampone” ammortizzante nella parte alta dell’im-pugnatura: quella che sotto rinculo va a battere contro l’eminenza tenar.Il GP 100 è costruito per durare e per spa-rare bene, ma è anche stato concepito per non costare una fortuna, cosa che ha

impugnatura particolareSe si eccettua lo sfortunato Dan Wesson, prima del GP 100 tutti i revolver avevano l’impugnatura costituita da guancette avvitate su un telaio metallico che fa parte integrale della carcassa e che costituisce la sagoma dell’impugnatura. Nel GP 100

il tradizionale telaio dell’impugnatura è stato sostituito da un più piccolo telaio prismatico che non condiziona la foggia dell’impugnatura e che è “affogato” nelle guancette. Queste, per oltre 20 anni, erano costituite da due valve in gomma con al centro inserti in legno e sono state recen-

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Dettaglio della leva sul giogo del tambu-ro che costituisce la chiusura anteriore del gP 100; questa chiu-sura, unita a quella posteriore, garanti-sce una tenuta senza pari e fa in modo che il giogo sia sempre ac-costato al massimo al telaio, così facilitando la coassialità camera-canna allo sparo

Il cono di forzamento è una parte delicata e importante dei revolver. Sul gP 100 è robusto e ben eseguito, non si altera sensibilmente con l’uso e oltre a contribuire alla precisione contribuisce anche fare in modo che allo spa-ro il revolver non “sputi” fastidiose particel-le. Il gap tra cono di forzamento e faccia del tamburo è contenuto entro i valori standard, cosa che contribuisce alla durata del cono di forzamento e alla riduzione entro i normali limiti fisiologici del gas cutting

Diversi revolver cre-ano problemi nel caricamento con speed-loader, ciò non avviene col gP 100 e il caricamento rapi-do non presenta in-certezze o “intoppi”. anche da un dettaglio come questo è evi-dente che il revolver è stato pensato per essere utilizzato an-che nelle condizioni più dure, quali sono quelle connesse con l’uso di polizia

In questa foto, ol-tre alle spesse pa-reti del tamburo, possiamo apprez-zare la configura-zione e la pulizia esecutiva della dentiera a stella che, impegnata dal braccetto col-legato al grilletto, provoca la rotazio-ne del tamburo

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significato l’impiego esteso della mi-crofusione e tolleranze non strettissime su alcune parti. Tiratura superficiale e scritte non sono al livello di quello che possiamo osservare su concorrenti di maggior costo ma restano comunque più che dignitosi.

Dettagli di pregioCi sono però “dettagli” qualificanti sui quali Ruger presta molta attenzione, ad esempio il gap (soluzione di continuo) tra canna e tamburo che, per le sei camere dei due esemplari esaminati (uno bruni-to con canna da 4” ed uno stainless con canna da 6”), sono stati misurati come compresi nell’intervallo tra mm 0,15 e

0,25, ovvero entro i valori ottimali considerati standard per il tipo di revolver. E anche il gioco longitudianale del tam-buro è stato misurato entro l’intervallo tra mm 0,05 e mm 0,10: quello che serve per evitare che durante la rotazione e/o col riscaldamento conseguente agli spari il tamburo sfreghi contro il cono di for-zamento (gioco troppo ridotto), oppure si creino altri problemi (gioco eccessivo) quali imprecisione nel timing, bloccaggio del tamburo, percussioni mancate o mol-to deboli. Le misure del gap e quella del gioco longitudinale (cylinder endshake) si prendono con un semplice spessimetro

mentre occorrono anche dei bossoli vuoti e nuovi per misurare la correttezza dello headspace. Inserito un bossolo entro una camera e portato in chiusura il tamburo, fate corrispondere il bossolo con l’asse del-la canna e, tenendo il tamburo leggermen-te spinto all’indietro, misurate lo spazio tra faccia dello scudo del telaio e fondello del bossolo: se questo spazio è compresso tra 0,2 e 0,3 millimetri siete a cavallo. Piccoli scostamenti non sono significativi ma se lo headspace risultasse eccessivo ve ne accorgerete da soli sparando perché avrete fondelli che tendono ad essere spianati

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Il gP 100 è un vero “cavallo da tiro” ma quanto a precisione si comporta come un puro-

sangue. la variante con canna da 6” (bruni-ta o inox) è classificata sportiva, quelle da

4” e da 3” sono solo armi comuni da sparo

lo smontaggio dell’arma inizia togliendo le guancette e separando la biella (con la relativa molla cinetics) dal cane. Per fare questo basta armare il cane e inserire un filo di adeguato diametro (ad esempio un pezzo di molletta per fogli) nel foro che si scopre alla base della biella quando il cane è armato. a questo punto abbasseremo il cane e la potremo semplicemente estrarre biella e molla dal fusto

Il telaio dell’impugnatura è ridotto ai minimi termini e consente la massi-ma latitudine nella forma e nelle dimensioni delle guancette. Il gP 100 è ora equipaggiato di serie con Hogue in gomma dotate di memory grooves

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(come se le pressioni fossero eccessive) o mancate percussioni; per contro, se lo he-adspace fosse troppo contenuto, il fondello del bossolo potrà strusciare sulla faccia dello scudo disturbando la rotazione del

Fatto per durareNessun inconveniente è stato rilevato pure su altri tre GP 100 con i quali chi scrive ha avuto a che fare nel corso degli anni (uno era un GP 100 personale, gli altri due erano di amici) e, se non è un dato stati-sticamente rilevante, si tratta comunque di un particolare fortemente indicativo. E qui consentitemi un inciso. Il GP 100 gode di una meritata fama di solidità e durata e nel corso degli anni ho sentito, anzi letto, soltanto le lamentele di un unico lettore. Sì, ci sono state in rete delle segnalazioni di problemi, ma si tratta di questioni del pas-sato, che non sembrano riguardare l’Italia, dove ho conosciuto, a parte quel lettore, solo utenti soddisfatti. D’altro canto è giusto dire che è sempre possibile vengano riscontrati problemi su un singolo lotto o anche più lotti di prodotti di serie, siano questi armi o che altro. Non esistono né il progetto né le procedure a prova di errore: si dovrebbe sempre ragionare in termini statistici, non in termini assoluti e l’abilità di un produttore consiste nel fare in modo che le criticità e le negatività siano ridotte: col GP 100, Ruger ci è riuscito e questo spiega la meritata fama di qualità del revolver. Ora il timing. La prima cosa da verificare è che, armando il cane, il dente di arresto (quello che protrude dal telaio) lasci i suoi intagli di presa prima che

tamburo. Inutile dire che sui due Ruger misurati lo headspace era entro i limiti e che sull’esemplare con canna da 6” (l’uni-co col quale abbiamo sparato) non è stato rilevato il minimo inconveniente.

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Nato come revolver per usi generali, il gP 100 viene utilizzato a caccia, per difesa, polizia e per tiro. In Italia il revolver sente pe-

santemente la concorrenza della pistola semi-automatica quale arma da difesa o come dotazione

per corpi armati, ma per gli appassionati del re-volver un gP 100 è una splendida arma da difesa

“Dopo il Security Six fu la volta del redhawk, massiccio ‘revolverone’ in 44 magnum che oltre a dar vita ad una famiglia di armi fece intravedere ai tecnici della ruger la possibilità di perfezionare il revolver ‘medio’”

Il gP 100 scomposto nelle sue componenti essenziali. lo smontaggio da campo è rapido e facile come quello di una pistola semiautomatica ed è una delle caratteristiche uniche dei revolver Ruger a doppia azione

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il braccetto abbia iniziato a far ruota-re il tamburo. Ripetiamo il test premendo il grilletto in doppia azione: anche in questo caso il dente di arresto deve libe-rare il tamburo prima che lo stesso inizi a ruotare. Se c’è un ritardo nel disimpegno della sede nel tamburo da parte del dente di arresto lo avvertiamo come un impun-tamento mentre armiamo manualmente il cane oppure quando siamo all’inizio della corsa in doppia azione. L’altro controllo riguarda l’impegno delle sedi nel tambu-ro prima che il cane sia completamente armato: sia armando manualmente sia premendo il grilletto in doppia azione il dente di arresto deve sollevarsi e strofinare sul tamburo qualche millimetro prima di giungere in corrispondenza della sede di arresto. La verifica deve essere fatta arman-do il cane lentamente oppure, in doppia azione, premendo lentamente il grilletto. Se il dente di arresto si solleva troppo pre-sto (e struscia a lungo contro la superficie del tamburo) lascerà col tempo antiestetici segni sul tamburo e soprattutto avvertire-mo il problema tirando in doppia azione. Se il dente di arresto impegna troppo tardi le sue sedi (la verifica deve essere fatta per tutte e 6 le camere del tamburo) c’è il rischio che col tempo possa partire un col-po quando il tamburo non è bloccato. Di regola il dente di arresto del GP 100 tende a impegnare le sedi nel tamburo con un leggero anticipo. Se il timing è corretto lo si avverte anche dalle caratteristiche dello scatto, secondo a nessuno per sicurezza, durata e affidabilità ma inferiore a quello dei diretti concorrenti L Frame S&W per fluidità e pesi. L’esemplare provato ha fatto

registrare uno peso di scatto in SA pari a 2.500 grammi (media di 5 pesate), mentre il carico in DA si aggira intorno ai 6 chilo-grammi. Non si tratta di valori spregevoli in assoluto e tanto la SA come la DA sono adeguatamente prevedibili, ma la conge-gnazione del gruppo di scatto e l’esecu-zione che punta soprattutto alla sostanza hanno un costo in termini di attenzione al dettaglio. Col tempo, dopo tanto sparare, la situazione migliora nettamente, ma se volete scatti più leggeri e fluidi dovrete ricorrere alle cure di un bravo armaiolo

che potrà accuratizzarvi il gruppo di scatto con risultati semplicemente notevoli.Parlando di scatti, va sottolineata la con-fortevolezza del disegno del grilletto nel tiro in doppia azione, col dito che si posi-ziona naturalmente e “nel punto giusto” per sfruttare al meglio il leveraggio.

La prova a fuocoLa prova del revolver è stata del tutto senza storia per quanto riguarda l’affidabilità, il GP 100 macina di tutto senza fare una piega e anche con in caricamenti più tosti

“La prova del revolver è stata del tutto senza storia per quanto riguarda l’affidabilità: il GP 100 macina di tutto senza fare una piega e, anche con caricamenti più tosti, l’arma è veramente confortevole”

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Fiocchi 357 110 Jtc (nuovo tipo) Colpo più lento: 1435 Colpo più veloce: 1490 Velocità media: 1450Tra colpo più lento e colpo più veloce: 55 Deviazione standard: 29 Ec calcolata sulla velocità media: Kgm 70,7 (J 693)

Fiocchi 357 158 JSP Colpo più lento: 1180 Colpo più veloce: 1210 Tra colpo più lento e colpo

più veloce: 30 Velocità media: 1195Deviazione standard: 14 Ec calcolata sulla velocità media: Kgm 69 (J 676)

Fiocchi 38 Special 158 tccP Colpo più lento: 870 Colpo più veloce: 910 Velocità media: 890Tra colpo più lento e colpo più veloce: 40Deviazione standard: 19 Ec calcolata sulla velocità media: Kgm 38,2 (J 375)

ruger GP 100 6” 357 magnum – Velocità (in piedi al secondo) ed energie – serie di 5 colpi

I bossoli sparati non presentano deformazioni anelastiche significative (possono anche essere reintrodotti in camera) né tracce in negativa lasciate delle camere del tamburo. la percussione è decisa e centrata ma non eccessiva. l’alberino dell’estrat-tore ha lunghezza adeguata per estrarre completamente i lunghi bossoli di 357

Per la prova sono state utilizzate esclusivamente cartucce Fiocchi 357 Ma-gnum e 38 Special, con le prime largamente prevalenti sulle seconde, per le quali un gP 100 è “sprecato”. Sparare tante 357 a piena carica e spararle in doppia azione è “aggressivo” sul revolver, ma col gP 100 lo si può fare in assoluta tranquillità, sicuri della durata e dell’affidabilità del revolver

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l’arma è veramente confortevole. Anche il vostro gazzettiere appar-tiene alla schiera di quelli che se hanno un revolver 357 Magnum sparano quasi esclusivamente del-

le 357, ricorrendo alle 38 solo… quando non c’è di meglio a disposizione. La prova è stata condotta per lo più sparando 357 Magnum Fiocchi 158 JSP e 110 FMJFN (per un totale di 250 colpi) e solo per dovere di ufficio sono state sparate una scatola di Fiocchi 38 Special TCCP da 158

grani ed una di Fiocchi 38 Special FMJFN da 110 grani, munizioni che nel GP 100 danno l’impressione di tirare con una 22 LR. La buona esecuzione del cono di for-zamento, il timing corretto, la coassialità tra camere e anima, tutto concorre alla precisione del tiro e in effetti il GP 100 è un revolver che può dare grosse soddisfa-zioni. Chi scrive è più uno sparacchiatore che un vero tiratore ma, sparando in appoggio, ha messo, a 20 metri, 4 colpi su 5 entro il 10 del bersaglio di PS, con

il quinto che, per colpa del manico, è fi-nito nel 9. Le cartucce erano Fiocchi 357 Magnum JSP da 158 grani e l’arma può senza dubbio, con un tiratore migliore, fare di più, ma anche così è possibile affermare, senza paura di smentite, che quel revolver spara decisamente bene.Il GP 100 nasce come un revolver per uso generale, robusto, duraturo, affidabile e preciso. In Italia, per uso generale il re-volver sente sempre di più la concorrenza della pistola semiautomatica e le versioni più vendute sono quelle “sportive”. E come arma sportiva (e tale è de jure, non solo de facto), il GP 100 con canna da 6” ha molte frecce al suo arco, in primis la precisione e la confortevolezza d’uso.

È stato col Security Six ed i suoi derivati (Service Six e Speed Six) che Ruger ha rotto il dupolio colt-Smith & Wesson che da decenni imperava nel set-tore dei revolver. Il gP 100 è figlio del Security Six ma è ancora più robusto, durevole e comoda da usare

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Si ringrazia per la collaborazione l’armeria Bm di Viareggio (www.bmarmi.it)

ruger GP 100 6” (KGP 161)

5 colpi a 20 metri con le Fiocchi JSP 357 da 156 grani. Il revolver può dare di più ma il tiratore (sia pure

con appoggio) ha i suoi limiti e la “messa a fuoco” del mirino non è più quella di una volta. Il cerchio esterno ha il diametro (cm 8) del 9 del bersaglio di PS, il pallino blu di riferimento ha diametro di cm 3. l’arma era azzerata per sparare al centro del bersaglio comprendo il pallino blu di riferimento

Produttore: Sturm, Ruger & Co., Newport, Usa, www.ruger.com importatore: Bignami, tel. 0471 803.000, www.bignami.itcanna: 152 mm; rigatura destrorsa a 6 principi

tipo: revolver a singola e doppia azione con tamburo basculantecalibro: 357 Magnumtamburo: 6 colpi Sicure: transfer bar, azione bloccata a tamburo basculato

mire: mirino a rampa intercambiabile; tacca di mira registrabilemateriali: acciaio inossidabile, disponibile anche in acciaio non inossidabile con finitura brunita (GP161)

Scatti: SA peso g 2.500 (media su 5 pesate), DA g 6.000Peso: g 1.300 con tamburo vuoto Numero d’iscrizione al catalogo nazionale: 5035, lo stesso per allestimento stainless o blue, classifica di arma sportiva

¤ PreZZo 755 euro (685 euro per la versione brunita)

CM

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