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Il clone divertente SMITH & WESSON M&P15-22 CAL. .22 LR

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Il clone divertente

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testo di Matteo Brogi, foto di Gianluigi Guiotto

a completare la sua gamma di fucili sviluppati sulla piattaforma aR15, la cui distribuzione è iniziata nel 2006, Smith & Wesson ha lanciato una versione in calibro .22 long Rifle. Realizzata ricorrendo in gran parte ai polimeri, è un’arma molto divertente che esteticamente non differisce dalla versione maggiore e conserva la compatibilità con molti accessori

D a sempre attivo nel settore delle forniture militari e per forze di po-lizia, il marchio Smith & Wesson

ha lanciato da pochi anni una linea di mo-delli espressamente pensati per l’impiego operativo. La gamma, emblematicamente denominata M&P (ovvero Military & Poli-ce), è stata sviluppata inizialmente con l’in-troduzione di pistole e revolver – tradizio-nalmente legate al core business del produt-tore – per essere poi estesa anche al settore delle armi lunghe. Un segmento che Smith & Wesson ha calcato a più riprese nel corso della sua lunga storia ma che è sempre sta-to marginale all’interno della sua offerta. Dopo l’introduzione nel 2005 della pistola semiautomatica M&P, successivamente de-clinata in numerose varianti, nel 2006 è ar-rivato il momento dell’arma lunga. Come dichiarò a quel tempo il product manager Steve Skrubis, “l’obiettivo di Smith & Wes-son è quello di diventare un fornitore com-pleto di armi pensate per il law enforcement e la difesa personale”. Invece di studiare un sistema d’arma completamente nuovo, con tutte le incognite che questo percorso avrebbe comportato, il produttore ameri-cano decise di sviluppare la propria inter-pretazione di quello che è tutt’oggi, a molti anni dalla sua introduzione, il sistema d’ar-ma più completo, appetibile e diffuso nel mondo occidentale. Quello dell’AR15. Non potendo sfruttare il nome originale (AR15 è l’acronimo di ArmaLite model 15 ed è proprietà di Colt), decise di nominarlo M&P15 e di sintetizzare in una nuova ar-ma il meglio che l’impiego operativo e lo sviluppo tecnologico hanno suggerito nel tempo. Come dichiarò lo stesso Skrubis al momento del lancio del nuovo prodotto, Smith & Wesson “non sta cercando di re-inventare la ruota. Il nostro intento è quel-lo di produrre il più affidabile AR15 out of

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5,45x39 mm introdotta nel 1974 per arma-re il fucile d’assalto sovietico AK74), cui vanno ad aggiungersi le 2 allestite dal Per-formance Center. Nel 2009, ad integrare la piattaforma AR15, Smith & Wesson ha an-nunciato e presentato anche una versione dell’arma in .22 Long Rifle. Progettata per il .22Anche se per qualcuno accostare il piccolo calibro a percussione anulare al fucile d’as-salto americano può apparire blasfemo, si deve osservare come questo non sia un ac-costamento peregrino. Al fine di ridurre il costo d’esercizio in allenamento e facilitare

the box (di produzione industriale), fornito delle migliori caratteristiche e dei migliori accessori disponibili”. Per farlo, i tecnici di Springfield avevano esaminato tutti gli AR15 e i componenti in circolazio-ne arrivando a elaborare una sintesi che si rifaceva al progetto originario così come alle varianti succedutesi nel tempo. Nel 2006 venivano così lanciate allo Shot Show le prime due interpretazioni S&W nel settore, rispettivamente contrassegnate dalle sigle M&P15 (la versione standard) e M&P 15T (versione con mire abbattibili e 4 slitte Picatinny). Queste prime armi era-no prodotte da Stag Arms, gio-vane azienda fa-mosa per il suo AR15 per opera-tori mancini, ma in breve la stessa Smith & Wesson ne iniziò la pro-duzione in proprio, producendo interna-mente il lower receiver e montando canne prodotte da Thompson Center, azienda del gruppo. Le varianti si sono nel tempo mol-tiplicate fino a comprendere le 22 versioni attualmente disponibili sul catalogo (tra cui quella camerata per la cartuccia

l’addestramento delle truppe, conversioni in .22 sono da tempo disponibili sul mercato interno americano. La vera novità, semmai, è il lancio di un’arma espressamente pensata per il piccolo calibro, un’arma che di questa specificità si è avvantaggiata divenendo un fenomeno nel suo genere ed ispirando nu-merosi cloni, che ad un solo anno dalla sua introduzione già affollano il mercato. Lo Smith & Wesson M&P15-22 nasce quindi sulla piattaforma AR15, di cui con-serva tutte le caratteristiche meccaniche (ad eccezione del sistema di chiusura a re-cupero di gas) e funzionali, che invece le conversioni non sono in grado di mante-

Sul lato destro dell’arma sono visibili la finestra d’espulsione e la predisposizio-ne per l’inversione del comando della si-cura, che di fabbrica è collocato a sinistra

il calcio retrattile caR a 6 posizioni consente un’escursione di circa 8 centimetri, di modo che l’ingombro totale dell’arma può passare da 769 a 850 mm. il calcio presenta un coman-do che ne consente l’escursione lungo l’asta; tutto è realizzato in polimero consentendo un risparmio ponderale di circa 500 grammi rispetto all’arma in calibro .223 (5,56 nato nella versione militare). al calcio è applicata la maglietta per l’ancoraggio della cinghia

la diottra, applicata alla slitta Picatinny, ha comandi per la regolazione dell’alzo e della deriva. Può essere facilmente rimossa per fare spazio a un sistema di col-limazione alternativo. Grazie all’adozione dello stan-dard mil-StD-1913 possono essere impiegati anche sistemi d’acquisizione pensati per l’arma maggiore

anche il mirino, può essere facilmen-te rimosso dal suo supporto

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nere. L’aver di fatto ripensato l’arma di Sto-ner per il .22 ha consentito di apportare al-cune variazioni significative; si pensi, infat-ti, alle prestazioni balistiche dei due calibri: là dove il 5,56 NATO con una palla da 62 grani sviluppa velocità superiori ai 900 m/s e potenze superiori ai 1.700 Joule, il 5,6 mm a percussione anulare con palla da 30 grani può superare di poco i 500 m/s e spuntare potenze comunque inferiori ai 300 Joule. Questo ha permesso di abban-donare il più complesso sistema a recupero di gas a favore di una chiusura labile e di la-vorare sulle masse dell’arma; il M&P15-22 adotta infatti un sistema di upper e lower receiver in polimero che vanno a sostituire

quelli in alluminio dell’arma originale (le-ga d’alluminio aeronautica 7075 T6) e consente di ridurne la massa totale di circa il 16% (mezzo chilo). La canna montata è quella classica d’impostazione tattica da 16” con un passo di rigatura di 1:15” (un’intera rotazione in 378 mm). L’arma è dotata di 4 slitte Picatinny, sempre realizza-te in polimero, che permettono l’adozione di una gamma vastissima di accessori, per quanto riguarda le mire ma non solo. Gli organi di mira forniti a corredo prevedono una tacca a diottra regolabile in alzo e de-riva dotata di due differenti aperture, fa-

cilmente selezionabili, che consentono una mira più istintiva contro bersagli ravvici-nati (quella con l’apertura più larga) o una mira più ponderata a distanze anche eleva-te (apertura stretta). Le prove effettuate a 50 metri in appoggio hanno dimostrato che l’arma è in grado di sparare con una precisione notevole anche a distanze me-dio lunghe grazie alla validità del disegno della piattaforma e alla buona realizzazione del prodotto da parte del costruttore, ma anche per merito delle caratteristiche

Smith & Wesson, le armi lunghe e quelle militari

Non è la prima volta che Smith & Wesson frequenta il settore delle armi lunghe militari. Durante i primi anni del secondo conflitto mondiale produsse per il governo britannico lotti del Model 1940, una carabina a canna corta disegnata per l’impiego della cartuccia 9 para. La prima versione, Mk1, fu rifiutata dal committente per l’impossibilità d’impiego di cartucce ad alta pressione; il programma successivamente fallì nonostante la messa in linea della versione rinforzata (Mk2) e molte delle armi prodotte rimasero in arsenale. In anni più recenti, precisamente nel 1967, avviò la produzione di una pistola mitragliatri-ce (Model 76), ancora in calibro 9 mm, in diretta concorrenza con la IMI Uzi e l’HK MP5 per sostituire la svedese Carl Gustav M45 che lo Stato nord-europeo non forniva più alle forze speciali americane perché in disaccordo con la guerra in Vietnam; l’arma non ebbe gran-de successo e fu prodotta fino al 1974 in piccoli lotti che furono in parte acquistati da forze di polizia e in parte da privati cittadini. In anni successivi, l’azienda di Springfield lanciò un fucile d’assalto a canna liscia in calibro 12, il Model AS (Assault Shotgun), che ebbe però vita breve. La produzione di fucili a canna liscia è stata ripresa in più momenti tanto che anche ora il catalogo S&W annovera la serie Elite, tre doppiette e un sovrapposto per l’im-piego venatorio. Anche se la storia del marchio include la produzione di alcuni modelli a canna liscia, la missione di Smith & Wesson è sempre stata legata al revolver. La sua pri-ma semiauto SW fu lanciata nel 1913 (Model 1913, poi Model 35) e prodotta in poco più di 8.000 esemplari; ma è solo negli anni 50 del Novecento che si avventurerà con convinzio-ne nel settore delle pistole semiautomatiche, nel quale entrerà in seguito ad un concorso lanciato dall’esercito americano per sostituire la 1911; ne venne fuori il Model 39, la prima semiauto a doppia azione americana: comparve sul mercato nel 1955.

Sul lato sinistro dell’arma sono collocati la sicura e il comando dello hold open, che consente di bloccare anche manualmente l’ottu-ratore in apertura. Da nota-re l’indicazione del calibro per cui è camerata l’arma

il caricatore in polimero del m&P 15-22 è cata-logato in italia per 5 colpi; un riduttore ne limita la capacità dai 25 della versione americana

Sul lato destro, in prossimità del caricatore, sono visibili nome del produttore, modello dell’arma e il pulsante di sgancio del caricatore. Dietro alla finestra d’espulsione è visibile il deflettore che facilita l’espul-sione corretta del bossolo. nel m&P15-22 manca il dust cover per proteggere la finestra d’espulsione

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Il telaio, come detto, è realizzato in poli-mero ad alta resistenza così come il cal-ciolo retrattile a 6 posizioni tipo CAR; tra i due estremi nel posizionamento ci cor-rono 8 centimetri abbondanti, un’escur-sione tale da favorire diversi stili di tiro e l’imbracciata da parte di operatori dalle caratteristiche fisiche molto differenti. Il caricatore, anch’esso costruito in poli-mero, concorre alla riduzione sostanziale

del peso dell’arma. Purtroppo, come pre-vedibile, la versione italiana dell’arma è stata catalogata per ospitare solo 5 colpi, mentre il caricatore originale ne potrebbe contenere addirittura 25. L’arma che esce da questa rivisitazione dell’AR15 non è esattamente quella che si può definire una riduzione di scala; il man-tenimento dell’impostazione meccanica e delle dimensioni originali fa sì che l’aspetto

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del calibro, che a 50 metri (come dimo-strano i tiratori delle specialità accademi-che) e a 100 metri (come dimostrano le ga-re di bench rest informali) permette di ot-tenere risultati notevoli. Il mirino fornito di serie, così come la tacca, appartiene all’allestimento AR15/M16 denominato A2 (variante del 1982) e può essere facil-mente smontato per non intralciare la li-nea di mira quando si decida di usare un dispositivo di puntamento più evoluto. L’adozione dello standard Picatinny (MIL-STD-1913) così come l’assoluta compati-bilità del sistema agli standard Mil Spec dell’AR15 consentono di dotare l’arma di S&W di tutti i dispositivi e gli accessori dei vari produttori previsti per l’originale. Il sistema di otturazione, fatta salva l’adozio-ne del sistema a massa battente e l’assenza del dust cover, ricalca quello dell’arma d’as-salto dell’esercito americano così come l’ar-chitettura, che per lo smontaggio richiede esattamente la stessa sequenza di operazioni dell’AR15. Anche in questo caso, la chiave del sistema è la spina passante posta in pros-simità del calcio che permette di svincolare il receiver superiore facendolo ruotare sul perno anteriore; da questa posizione, è facile provvedere alla rimozione dell’otturatore e accedere alla canna per le comuni operazio-ni di pulizia. La parte “calda” dell’arma è composta dal classico sistema di scatto ad azione singola che può essere inabilitato agendo sulla classica sicura a due posizioni posta sul lato sinistro dell’arma.

Viste laterali dello S&W m&P15 cal. .22lR

l’arma smontata nelle due sue componenti principali. il field stripping è facilmen-te eseguibile a mano, even-tualmente aiutandosi con il fondello di una cartuccia

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dell’arma rimanga invariato ad eccezione di un leggero contenimento della lunghez-za complessiva (circa 4 centimetri), co-munque non apprezzabile a prima vista. Quel che cambiano sono calibro e chiusura, passo di rigatura della canna, peso com-

plessivo dell’arma (2.500 contro 2.950 grammi) e materiali impiegati.

alla linea di tiroAl tiro il M&P15-22 fornisce delle sensa-zioni inaspettate. Se il rinculo è inesi-stente – e questo non ci sorprende – una piacevole sor-presa è la precisione e la facilità di ottene-

re rosate significative senza grandi sforzi. Smith & Wesson, inaugurando un sistema di comunicazione che sarebbe bello vedere

applicato anche ad altre armi, nel libretto di istruzioni presenta una lista di caricamenti più adatti all’impiego con questa carabina ed una seconda con l’elenco di quelli da evitare; tra questi ultimi spiccano ovvia-mente tutti quelli subsonici, che tendono a far inceppare l’arma a causa della scarsa pressione che sviluppano. Tra i caricamenti consigliati figurano: CCI (Standard Veloci-ty, Mini-Mag, Stinger), Aguila (Super Extra High Velocity, Super Extra Standard Velo-city), Winchester (Super-X High Velocity) e Federal (American Eagle, GameShock). Ciò non significa che altri caricamenti non siano idonei all’impiego; noi infatti l’abbia-mo testata utilizzando cartucce RWS R50 e Federal Gold Medal senza riscontrare nes-sun inceppamento ed ottenendo ottimi ri-sultati in termini di rosata.

Costruttore: Smith & Wesson, USAtel. +1-413-7818300, www.smith-wesson.comimportatore: Bignamitel. 0471 803.000, www.bignami.itModello: M&P15-22Tipo: carabina semiautomatica a chiusura labileCalibro: .22 Long RifleCatalogazione: 18216Alimentazione: caricatore da 5 colpiCongegno di scatto: scatto ad azione singolaOrgani di mira: tacca registrabile in alzo e derivaSicurezze: sicura manualeCalcio: a 6 posizioni, in polimerolunghezza canna: 406 mmlunghezza totale: 769 mmPeso: 2.500 gMateriali: upper e lower receiver in polimero, carrello d’acciaio Finitura: brunitura opacaPrezzo: 545 euro

Smith & Wesson M&P15-22

la rosata è stata ottenuta sparando a 50 metri, in appoggio, 5 colpi di munizionamento commer-ciale Federal Gold medal con palla da 40 grani

la rosata è stata ottenuta sparando a 50 metri, in appoggio, 5 colpi di munizionamento commer-ciale RWS R50 con palla da 40 grani

la carabina si smonta esattamente come l’aR15, svincolando l’upper receiver. il vincolo tra le due parti dell’arma è garantito da due spine passanti

la volata dell’arma è incassata perché eventuali urti non rovinino la rigatura causando una ridu-zione della preci-sione dell’arma

la faccia posteriore dell’otturatore. Una volta rimossa la spina che blocca i due recei-ver è facilmente aspor-tabile per le comuni operazioni di pulizia

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