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066 S e per gli appassionati di buoni vini la parola “magnum” indica una bot- tiglia di capacità doppia del norma- le, per quelli che amano bruciare polvere da sparo questo termine di derivazione latina identifica una munizione più veloce e po- tente di altre con identico calibro nominale. Tutti sanno che la prima cartuccia magnum da arma corta della storia è stata la “357”, lanciata sul mercato nel 1935 insieme all’omonimo revolver Smith & Wesson su castello grande. Quel primo revolver S&W, che in seguito prese il nome di Model 27, sparava una cartuccia che all’epoca vantava prestazioni impensabili per una munizione commerciale, ma già allora c’erano degli intraprendenti sperimentatori che caricava- no molto allegramente 45 Colt e 44 Special ottenendone risultati che mettevano in ombra, almeno in termini energetici, quelli della 357 Magnum. Un calibro per battere il .357 Catone il Censore, col suo "delenda Cartha- go" ruppe l’anima ai romani per anni fino a provocare la terza guerra punica; Elmer Keith, il più famoso amante dei “cannoni a tamburo”, ha martellato per oltre 25 anni anni produttori di armi e munizioni fino al punto che, agli albori degli anni ’50 del XX secolo, riuscì a convincere Remington e Smith & Wesson a realizzare un binomio ar- ma munizione capace di mettere in ombra quello del 357. Quel binomio arma-muni- zione era – ed è – il Model 29 camerato in 44 Magnum. Ma il 29 non è stato il primo 44 Magnum della storia e all’inizio non si chiamava Model 29 ma semplicemente “44 Magnum”. Remington iniziò a lavorare sulla cartuccia nel 1954 e nel gennaio 1955 Smith & Wesson camerò cinque 44 Special 1950 Target Model per la nuova 44 magnum utilizzando tamburi e fusti con particolari trattamenti termici. Il 1950 Target modifica- to resse bene la cartuccia ma il rinculo SMITH & WESSON 29 CAL. 44 MAGNUM Il revolver di Callahan Lo si identifica subito con Dirty Harry e con la potente 44 Magnum: è lo Smith & Wesson 29, un revolver “vigoroso” che ha sempre affascinato gli appassionati ma anche l’immaginario collettivo. Da 55 anni sulla breccia, non sembra sentire il peso del tempo e per i suoi estimatori viene proposto in una variante “Classic” che ricalca esteticamente i primi esemplari di Vittorio Balzi La Classic mantiene il largo grilletto solca- to per aumentare la presa del polpastrel- lo che è tipico dellle 29. Ideale per il tiro in singola azione, questo grilletto è poco indicato per la doppia azione, vuoi per la larghezza, vuoi per la solcatura Il tamburo del 29 Classic non è “recessed”, ovvero non ha le sedi per la base del fondello. Questa modifica non incide in niente sull’uso dell’arma ed è stata introdotta già con la 29-3 per ridurre i costi delle lavorazioni

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S e per gli appassionati di buoni vini la parola “magnum” indica una bot-tiglia di capacità doppia del norma-

le, per quelli che amano bruciare polvere da sparo questo termine di derivazione latina identifica una munizione più veloce e po-tente di altre con identico calibro nominale. Tutti sanno che la prima cartuccia magnum da arma corta della storia è stata la “357”, lanciata sul mercato nel 1935 insieme all’omonimo revolver Smith & Wesson su castello grande. Quel primo revolver S&W, che in seguito prese il nome di Model 27, sparava una cartuccia che all’epoca vantava

prestazioni impensabili per una munizione commerciale, ma già allora c’erano degli intraprendenti sperimentatori che caricava-no molto allegramente 45 Colt e 44 Special ottenendone risultati che mettevano in ombra, almeno in termini energetici, quelli della 357 Magnum.

Un calibro per battere il .357Catone il Censore, col suo "delenda Cartha-go" ruppe l’anima ai romani per anni fino a provocare la terza guerra punica; Elmer Keith, il più famoso amante dei “cannoni a tamburo”, ha martellato per oltre 25 anni

anni produttori di armi e munizioni fino al punto che, agli albori degli anni ’50 del XX secolo, riuscì a convincere Remington e Smith & Wesson a realizzare un binomio ar-ma munizione capace di mettere in ombra quello del 357. Quel binomio arma-muni-zione era – ed è – il Model 29 camerato in 44 Magnum. Ma il 29 non è stato il primo 44 Magnum della storia e all’inizio non si chiamava Model 29 ma semplicemente “44 Magnum”. Remington iniziò a lavorare sulla cartuccia nel 1954 e nel gennaio 1955 Smith & Wesson camerò cinque 44 Special 1950 Target Model per la nuova 44 magnum utilizzando tamburi e fusti con particolari trattamenti termici. Il 1950 Target modifica-to resse bene la cartuccia ma il rinculo

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Il revolver di CallahanLo si identifica subito con Dirty Harry e con la potente 44 Magnum: è lo Smith & Wesson 29, un revolver “vigoroso” che ha sempre affascinato gli appassionati ma anche l’immaginario collettivo. Da 55 anni sulla breccia, non sembra sentire il peso del tempo e per i suoi estimatori viene proposto in una variante “Classic” che ricalca esteticamente i primi esemplari

di Vittorio Balzi

la classic mantiene il largo grilletto solca-to per aumentare la presa del polpastrel-lo che è tipico dellle 29. ideale per il tiro in singola azione, questo grilletto è poco indicato per la doppia azione, vuoi per la larghezza, vuoi per la solcatura

il tamburo del 29 classic non è “recessed”, ovvero non ha le sedi per la base del fondello. Questa modifica non incide in niente sull’uso dell’arma ed è stata introdotta già con la 29-3 per ridurre i costi delle lavorazioni

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una 29 classic (in basso) e una 29-2. anche se non ha la superlativa finitura dei primissimi model 29, il classic è comunque un revolver molto ben finito e particolarmente curato, superiore a tanti 29 del passato. Sul piano struttu-rale, come pure su quello delle prestazioni è sicura-mente migliore di tutte le varianti precedenti

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armerie americane alla fine del 1955, mentre lo S&W 29 vi approdò all’inizio del 1956. Tra i primi a ricevere i nuovissimi Model 29 ci furono, oltre ovviamente a Keith, anche altri personaggi tra i quali Julian Hatcher dello American Rifleman. Keith asseriva che il rinculo del 29 non era poi così severo come quello di un Chiefs Special, Hatcher lo paragonava a un colpo di mazza da baseball sul palmo della mano. Keith era un auten-tico fanatico delle bombardelle manesche ma anche Hatcher non poteva certo essere considerato un neofita. Altri autori entraro-no nella disputa assumendo posizioni pro o contro l’uno o l’altro, oppure ponendosi a mezzo tra i due, e la cosa viene qui ricordata solo come pretesto per sottolineare come la sensazione di rinculo abbia una sua solida base fisica nella quantità di moto del proiet-tile e dell’arma ma la percezione può essere, ed è, influenzata, oltre che dall’abitudine e

dell’arma risultò troppo feroce an-che per i più resistenti pistoleri: divenne quindi necessario aggiungere peso, cosa che fu fatta aumentando la lunghezza del tamburo e il diametro della canna, così da aggiungere più di due etti di acciaio. Nacque così il Model 29 con canna da 6¹/²” (stessa lunghezza di quella del 1950 Target), che fu messo in produzione ver-so la metà del dicembre 1955.

Ruger vs S&WIl Model 29 fu quindi un bel regalo di Na-tale per tutti gli appassionati ma non fu il primo revolver 44 Magnum ad essere com-mercializzato perché, nonostante quello del-la cartuccia e del revolver fosse un progetto segreto, Bill Ruger riuscì a battere sul tempo S&W e, poco prima che il Model 29 fosse pronto, mise in commercio il suo Super Blackhawk a singola azione, che raggiunse le

dall’allenamento, anche da diversi fattori, sia di ordine fisiologico sia psicologico.L’abbinamento Model 29 6¹/²” 44 Magnum era accreditato in origine di 1.570 piedi al secondo con un proiettile da 240 grani, che “scendevano” a circa 1.400 fps con la canna da 4” (introdotta alla fine del 1956) dell’uni-ca variante inizialmente prevista per il Mo-del 29 oltre a quella con canna da 6¹/²”.I primissimi Model 29 sono oggi conosciuti anche come “5 viti”: quattro sul fianco dalla carcassa (a tenere la cartella) e una quinta alla radice anteriore della guardia paragril-letto che tratteneva la molla del cylinder-stop-plunger. Le “5 viti” durarono solo un anno e dalla fine del 1956 i Model 29 furono prodotti solo con “4 viti” perché venne fatta scomparire la vite superiore che tratteneva la cartella (sostituita da un incastro). Fu nel 1957 che il “44 Magnum” divenne Model 29 e un anno dopo alle versioni 4” e 6¹/²”

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il cane della classic (in basso) è privo del percussore, spostato all’in-terno del fusto con la 29-7 così come è accaduto per tutti i revolver S&W. il percussore nel fusto garantisce una percussione più cen-trata e decisa ed evita qualsiasi possibilità di rottura del percussore per urti contro il canale di passaggio. Questo secondo possibile in-conveniente era già stato in parte risolto caricando elasticamente i percussori montati sui cani. l’unico svantaggio del percussore nel fusto è quello di inchiodare il revolver se il percussore si pianta in un innesco. con le cartucce di fabbrica questa evenienza non si verifica

in questa sede sono evidenti le differenze tra i dorsi dei top-strap di 29 classic e 29-2. l’impianto attuale della tacca di mira è migliore di quello precedente anche sul piano estetico. il top-strap (parte superiore del tela-io) non ha subito variazioni delle quote, così come sono rimaste immutate le quote (e le forme) del front-strap (perte anteriore del telaio)

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(o counterbored) costituì un indubbio alleggerimento dei costi e dopo un iniziale periodo di messa a punto (alcune canne si sono ruotate sparando) non ha costituito alcun problema. a parte una piccola perdita di “poesia”. Nel corso degli anni ’80 ci furo-no degli interventi meccanici radicali volti a eliminare i problemi che potevano sorgere con un uso continuato e pesante di cartucce a piena carica, come pure l’uso continuato della doppia azione. I problemi erano stati evidenziati dal maggior uso di cartucce a piena carica conseguente alla diffusione del 29 come arma da caccia e per il tiro alle silhouette metalliche, specialità questa per la quale venne realizzata (1983) una varian-te dedicata con canna da 103/8” e mirino regolabile su quattro differenti distanze di tiro. I tecnici della S&W irrobustirono il revolver aumentandone le dimensioni del telaio (nella parte posteriore) e lavorarono sulle chiusure per impedire lo sganciamen-to del tamburo al fuoco (cosa che prima poteva accadere). L’“Endurance Package” venne implementato dal 1987 al 1990 con le varianti 29-3E, 29-4 e 29-5. Le parti in-terne ricevettero accoppiamenti più stretti per impedire che urtassero una contro

venne aggiunta quella 83/8. Così come altri revolver S&W, anche per il Model 29 alla denominazione originale è stato aggiunto un suffisso numerico progressivo ogni volta che venivano fatte delle modifiche tecniche signi-ficative. Nel 1960, per prevenire lo svitamento accidentale dell’alberino dell’estrattore, il ver-so della filettatura venne rovesciato e nacque così il 29-1. Nel 1961 la vite alla radice della guardia paragrilletto venne eliminata, e fu la

volta del 29-2. Questa variante è rimasta in produzione per oltre 20 anni ed è la più dif-fusa; nel corso della sua vita ha subito alcune modifiche per le quali non è stato ritenuto necessario cambiare il suffisso nella nomen-clatura; tra queste l’abolizione del “diamante” in mezzo alle guancette (1968) e il cambia-mento del prefisso nella matricolazione, che (1969) passò da S a N, con la decisione di as-segnare ai telai dei revolver S&W dei “nomi”

corrispondenti alle lettere N (fusto grande), K (fusto medio) e J (fusto piccolo). Nel 1979 avvenne una co-sa che in molti non si spiegano nep-pure oggi: la canna della variante primigenia (61/2”) venne accorciata a 6”. Forse questo accorciamento della canna ha portato dei benefici economici (modesti) ma ha decisa-mente maltrattato le filanti linee del grosso revolver S&W.

Gli anni OttantaNel 1982 si passò al 29-3 con la modifica dell’accoppiamento canna-fusto (non più filettato e con spina di blocco ma a inter-ferenza e con incollaggio) e l’eli-mimazione dei recessi per l’orlo del fondello prima presenti sulla faccia posteriore del tamburo. La scomparsa della spina di blocco (segno esterno dell’accoppiamento filettato) e del tamburo “recessed”

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anche il mirino della classic è a rampa e con inserto rosso ma, contrariamente a quanto avveniva in passato, può essere facilmente sostituito perché non è un pezzo unico con la base ma è fissato da questa tramite una spina elastica. l’esecuzione della volata del classic e migliore di quella della volata del 29-2 usato come con-fronto, e già quest’ultima non era certo delle peggiori. il realtà l’intero 29 classic è curato nei dettagli, soprat-tutto in quelli che incidono sulle prestazioni

oltre ad essere eseguite in modo superbo, le guancette del 29 classic sono accop-piate “strette” al telaio dell’impugnatura e hanno anche due spine di riferimento che impediscono qualsiasi allentamento e fanno in modo che non venga a variare l’accoppiamento tra le due guancette

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l’altra sotto l’azione del rinculo. I perni vennero arrotondati e irrobustiti, venne migliorato il bloccaggio del giogo, fu irro-bustito il chiavistello di chiusura (quello che

imopegna posteriormente il tamburo) e gli intagli sul tamburo (per il dente di arresto) furono approfonditi. Sul finire degli anni ’80, partendo con la variante 29-3E, furono

commercializzati i “Classic Model” con canna contrappesata fino alla volata stile Pythonper ridurre il rinculo.

Gli anni NovantaNel 1994 fu la volta del 29-6 con guancette Hogue in gomma e top strap (parte su-periore del telaio) forato e filettato per il montaggio dell’ottica. I fori non erano in vista perché si trovavano sotto alla tacca di mira. Un anno dopo tutti i revolver S&W square butt furono trasformati in round butt e il telaio dell’impugnatura passò quindi da squadrato ad arrotondato. Nel 1996 si iniziò ad usare il MIM per il grilletto e nel 1998 (29-7) il percussore fu tolto dal cane per passare all’interno del telaio. Con la variante 29-8 (ulteriori varianti a scatto e percussio-ne) l’originale Model 29 finì la sua corsa, che si chiuse ufficialmente nel gennaio 1999. Nel 1979 dal Model 29 era stata derivata la va-riante stainless Model 629 che ha subito tutte le modifiche dell’originale e alla fine lo ha “ucciso” perché il mercato dimostrò di prefe-rire la versione inossidabile rispetto a quella brunita. Nel corse degli anni il Performance Center ha realizzato diverse versioni custom derivate da 29 e 629 e tra queste anche un “resuscitato” Model 29 che è rimasto per qualche tempo a catalogo tra le “Performan-ce Center Heritage”. Quel Model 29 della se-rie Performance Center Heritage era un 29-9 e da questa variante è nata, infine, la recente 29 Classic che è, almeno per ora, l’ultima nata di un revolver che non vuol morire e che con-tinua ad attirare schiere di appassionati.

Il 29 ClassicIdentificato come variante 29-10, è un ritorno alle origini con l’aggiunta di tutti i miglioramenti introdotti nel corso degli anni. La sua lunghezza di canna è tornata ad essere di 6¹/²” e il telaio dell’impugnatura è ora di nuovo squadrato; il mirino non è più

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Per i modello 29 sono disponibili diverse guan-cette aftermarket, nella foto vediamo una coppia di mustang e le Pachmayr Decelerator in neo-prene. le prime sono particolarmente indicate per il tiro in singola azione, vengono vendute “grezze” per essere personalizzate prima del-la finitura e accoppiate di precisione al telaio dell’impugnatura. le Decelerator costano poco e sono un eccellente complemento per i grossi revolver S&W. Se invece preferiamo il look del legno e non vogliamo intervenire sulle guancette possiamo scegliere nel catalogo hogue

tamburo e relativo giogo non sembrano aver subito interventi significativi rispetto al passato. Di sicuro si è però lavorato sulle chiusure e sugli inta-gli del dente di arre-sto, così da impedire svincoli indesiderati della chiusura an-teriore e/o rotazioni libere del tamburo dopo lo sparo.

Fiocchi 200 LSWC Colpo più lento 1135 - Colpo più veloce 1180-Velocità Media 1160- Tra colpo più lento e colpo più veloce 45-Deviazione standard 20- Ec calcolata sulla velocità media Kgm 82 (J 806)Fiocchi 240 JSP Colpo più lento 1270 - Colpo più veloce 1315 - Velocità Media 1300 -Tra colpo più lento e colpo più veloce 45 - Deviazione standard 24 - Ec calcolata sulla velocità media Kgm 124 (J 1.215)

Winchester 240 JSP Colpo più lento 1188 - Colpo più veloce 1270 - Velocità Media 1230 - Tra colpo più lento e colpo più veloce 82 - Deviazione standard 40 - Ec calcolata sulla velocità media Kgm 110,9 (J 1.087)Federal 180 JHP Colpo più lento 1550 - Colpo più veloce 1620 - Velocità Media 1590 - Tra colpo più lento e colpo più veloce 70 - Deviazione standard 32 - Ec calcolata sulla velocità media Kgm 139 (J 1363)

Smith & Wesson 29 Classic 44 Magnum – Velocità (in piedi al secondo) ed energie – serie di 5 colpi

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in un sol pezzo con la sua base ma è fissato con una spina ed è quindi facilmente so-stituibile. Questa scelta accontenta i puristi che vogliono un’arma quanto più possibile simile all’originale ma accontenta anche chi non ama il mirino a rampa con inserto rosso che è uno dei tratti caratteristici del Model 29. Personalmente avrei preferito di

questa possibilità. Esternamente il Classic si presenta con la vite sulla sommità della cartella, a richiamare i primissimi Model 29 e la sua finitura non sarà di quel bel colore profondo, più blu che nero, tipica dei primi Model 29 ma è senza alcun dubbio curata e ben eseguita. Le superfici sono ben tirate, il colore omogeneo, le curve non hanno incertezze e gli spigoli sono netti ma non fastidiosi. Senza alcun dubbio siamo di fronte a un revolver di classe anche come finiture. E a proposito di finiture non si può non sottolineare l’eccellenza esecutiva delle guancette, sulle quali è “tornato” il diamante al centro dello zigrino ed è però presente an-che lo speed-loader cutout che facilita l’uso dei carichini. Le guancette sono accoppiate di precisione al telaio dell’impugnatura e tra di loro, e oltre al classico perno di riscontro (sul telaio dell’impugnatura, in basso) sono tenute in posizione da due perni che colle-gano una guancetta all’altra.Belle e ben fatte, le guancette del 29 Classic sono piuttosto asciutte e costituiscono un indubbio progresso rispetto alle

gran lunga che S&W avesse dotato il suo 29 di mirino tipo Patridge (come sui modelli da tiro tipo il 50 da cui “nasce” il 29) o quan-to meno che non avesse messo quell’inserto rosso che tanti sembrano amare ma che in certe condizioni di luce disturba non poco la mira. Sul Classic è facile sostituire il miri-no e penso che in molti approfitteranno di

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il fianco destro della 29 classic richiama quello di una delle prime cinque-viti; in realtà le viti sono solo quattro perché alle tre ormai classiche ne è stata aggiunta una (a similitudine di quan-to avveniva sui primi esemplari) nella parte alta della cartella

Pur ricalcando la collaudata e validissima conge-gnazione tipica della S&W, la meccanica attuale è meno “nobile” di quelle pregresse ma risulta sen-za alcun dubbio largamente superiore. È pur vero che alcune parti (per esempio il cane) non sono più macchinate ma in mim, però è anche altret-tanto vero che il complesso ha subito una serie di interventi che lo rendono più robusto e duraturo, oltre a evitare rischi di alterzione del timing se si spara molto in doppia azione. Quanto a peso e pulizia dello scatto in singola e a caratteristiche della doppia azione, il nuovo revolver è quanto meno paragonabile con i migliori predecessori

L’arrivo di Dirty Harry

A dispetto del grande interesse che ha sempre rivestito per gli appassionati, per anni il Model 29 non è stato un “fenomeno di massa” ma nel 1971 Don Siegel e Clint Eastwood cambiarono radicalmente questo stato di cose con la presentazione nelle sale americane di Dirty Harry (il Italia Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo), a cui seguì, due anni dopo, Magnum Force (In Italia Una 44 Magnum per l’Ispettore Callaghan) di Ted Post. A quei primi due film ne

fecero seguito altri tre: The Enforcer, Sudden Impact e The Dead Pool, tutti con personaggi principali Harry Callahan (non è un errore il vero cognome è questo, e non Callaghan come in Italia) e la Smith & Wesson Model 29 in 44 Magnum. Harry la carogna (questo il significato di Dirty Harry) ha letteralmente “sparato” il Model 29 nell’em-pireo delle armi, sia in termini di vendite sia di presenza nell’immaginario collettivo, ba-sti pensare che in un sondaggio

del 2008, fatto su tutti i film della 20th Century Fox, il Model 29 è la seconda in classifica tra le armi più popolari. Per la cro-naca in quel sondaggio vennero prese in considerazione circa

2.000 pellicole e l’arma prima in classifica è stata la spada laser (lightsaber) di Star Wars. Forse, anche a chi ha un Model 29 si potrebbe dire: “che la For-za sia con te”.

il debutto sulle scene dell’ac-coppiata fra clint eastwood e lo S&W 29 è avvenuto col film Dirty harry (il italia ispetto-re callaghan il caso Scorpio è tuo) del quale vediamo qui una foto di scena

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guancette tipo Roper utilizzate pri-ma del passaggio al-le Hogue in gomma. Ma per quanto ben fatte sono comun-que guancette di tipo tradizionale, e la

loro linea snella, che è di aiuto nel gestire lo scatto, aumenta la pressione specifica che l’arma somministra alla mano allo sparo. Il peso complessivo del revolver ascende a 1.360 grammi a vuoto ma quando si spa-rano cartucce potenti preferisco sostituire le guancette di serie con le Pachmayr De-celerator o con altre guancette aftermarket come le vere Hogue.

Ottimo scatto in SALo scatto della 29 Classic è superbo in sin-gola azione: pulito e prevedibile, è esente da filature e parte con una pressione di circa 1.500 grammi. La doppia azione è ottima sul piano meccanico ma il grilletto largo e solcato, ideale per il tiro in singola azione, non consente di gestire al meglio il revolver anche se si hanno mani non proprio pic-cole. Non molti sparano in doppia azione con un 44 Magnum e facendolo il rinculo si sente ancora di più. Per il grilletto S&W ha preferito, giustamente, rimanere fedele al modello originale e se si ama sparare in doppia azione la soluzione migliore è quella di sostituire il grilletto con uno più stretto, liscio e raccordato sui fianchi; possono essere utilizzati grilletti di altri modelli S&W ma se non si è più che esperti è meglio rivolgersi a un bravo ar-maiolo: non tanto per smontare e rimontare il tutto (difficile ma non impossibile con un minimo di competenza), quanto perché può darsi che il nuovo grilletto

abbia bisogno di essere correttamente accoppiato alla meccanica e se non si sa

come fare possiamo combinare un disastro con lime e pietre. Anche il timing (corretto allineamento tra canna e camera prima dello sparo) è al di sopra di ogni sospetto, come pure sono più che corretti esecuzione del cono di forzamento, parallelismo tra faccia posteriore del cono e faccia anteriore del tamburo, gap tra canna e tamburo. Si tratta di un revolver “di bandiera” destinato a sparare cartucce particolarmente potenti e quindi era logico attendersi una notevole cura per quanto riguarda dettagli poco appariscenti ma molto signi-ficativi. Con il Classic le attese non sono andate deluse e si può ben dire che per quanto rigauarda la meccanica, quel-la attuale è migliore (e non di poco) rispetto al passato.Da tempo la 44 Magnum non è più la regina in termi-ni energetici tra le cartucce commerciali per arma corta, resta comunque munizione potente ed esasperata, tanto che una Fiocchi da JSP da 240 grani sfiora quasi i 1.300 piedi al secondo nella canna da 6¹/²“ del 29 Classic (Kgm 124 – J 1.215) mentre, nella stessa canna, una Federal da 180 grani viaggia alla bel-lezza di 1.590 fps (Kgm 139

– J 1.363), prestazioni che sono piuttosto lontane dai 1.570 piedi al secondo per un proiettile da 240 grani di cui era accreditata in origine la 44 Magnum. Ma quelle pre-stazioni erano alquanto “ottimistiche” e chi come me ha sulle spalle un certo numero di primavere potrà confermare il fatto che col passare degli anni tutti i produttori di munizioni, salvo poche eccezioni, abbiano un po’ annacquato le prestazioni dei loro prodotti e… imparato ad essere un tanti-no più sinceri. Con la 44 Magnum si può ottenere di più rispetto a quanto garantito dalle munizioni di fabbrica, prove ne siano

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il classic è stato provato con un assortimento di mu-nizioni scelte tra le più rappresentative di quelle in commercio. le prestazioni (vedi la tabella nelle pagi-ne precedenti) di quelle a piena carica sono esaltanti ma se non ci vogliamo sollecitare troppo la mano e per chi voglia iniziare a prendere confidenza col re-volver le Fiocchi lSWc da 200 grani sono la scelta ide-ale. non sono “feroci” come le altre ma erogano pur sempre circa 80 kgm di energia cinetica alla volata

il 29 classic riprende la canna da 6¹/²” dei primissimi model 29 e questo mezzo pollice in più di lunghezza rende l’arma incomparabilmente più bella e filante. chi l'autore ha sempre considerato le canne da 5” come ottimali per i castelli n ma sul piano puramente estetico la 29 con canna da 6¹/²” è senza dubbio migliore. e comun-que un po’ di peso in più in avanti fa comodo con un revolver potente come questo

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Ringraziamo per la collaborazione l’armeria BM di Viareggio – www.bmarmi.it

le cartucce monstre caricate negli Stati Uniti per caccia, cartucce che montano proiettili fino a 320 grani (inutilizzabili nel 29 per la lunghezza del tamburo). Ma a cosa servono quelle cartucce così ricche di testosterone? E sono sicure da usare? A chi scrive pare che le prestazioni delle cartucce di fabbrica siano più che adeguate e se il 29 non è poi così spiacevole da usare, resta comunque arma affaticante, che sollecita robustamente la mano. Anche sapendo di rischiare delle pernacchie da qualche purista dei magnum, devo dire che il vero “problema” è proprio l’elevata potenza della cartuccia nei carica-menti standard. Per chi la pensa come me e vuole allenarsi e divertirsi senza eccessive

“scosse”, Fiocchi offre le 44 Magnum con proiettile LSWC da 200 grani che in una 29 Classic viaggiano comunque intorno ai 1.160 piedi al secondo, con corrispondenti 82 Kgm (J 806) di Energia Cinetica. Il livel-lo energetico non è certo trascurabile e in un 29 Classic queste cartucce sono comun-que ben gestibili e direi piacevoli da usare. Pur essendo una cartuccia esasperata, la 44 Magnum garantisce anche una elevata precisione e il 29 è in grado di esprimere al meglio le potenzialità della munizione. Ot-timo scatto, timing e rapporti tra tamburo e canna al di sopra di ogni sospetto, col 29 Classic è possibile ottenere rosate strepito-se… a patto di imparare prima a gestire le

prestazioni da “gran turismo” che l’abbi-namento revolver e cartuccia è in grado di esprimere. Quindi il consiglio che mi sento di dare è quello di imparare prima a gestire il revolver con cartucce meno esasperate e poi cimentarsi con quelle potenti… e se le rosate non sono strette non è colpa né dell’arma né della cartuc-cia. Ma non si deve disperare, col tempo le rosate si stringono e il divertimento è assicurato fin dal primo rombo di tuono di un revolver elegante e ben fatto.

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S&W 29 Classic cal. 44 Magnum

Costruttore: Smith & Wesson, Springfield (Usa) www.smith-wesson.com, [email protected]: Bignami Spa, tel. 0471 803.000, fax 0471 810.899, www.bignami.itModello: 29 ClassicCalibro: 44 Magnum

Tipo: revolver a singola e doppia azione con tamburo basculanteCanna: 164 mm (rigatura destrorsa a 5 principi)Mire: mirino a rampa intercambiabile, con inserto rosso; tacca di mira S&W registrabile

Tamburo: 6 colpi Sicure: cane a rimbalzo; barra di intercettazione del cane; azione bloccata a tamburo basculatoScatti: SA peso 1.850 g (media su 10 pesate), DA 4.900 g; grilletto solcato largoPeso: 1.365 g (con tamburo vuoto)

Lunghezza totale: 305 mmMateriali e lavorazioni: acciaio da cementazione; canna brocciata, tamburo macchinato da trafilato; fusto macchinato da forgiato; impugnatura in noceFinitura: brunitura lucidaNumero Catalogo nazionale: 108

a sinistra: un 29 fotografato nell’istante subito dopo la partenza del colpo con cartucce a piena carica (Fiocchi 240 JSP). il rilevamento è appena all’inizio e il tiratore un po’ smaliziato non ten-de a controllarlo completamente ma, pur mantenendo salda la presa, lo asseconda almeno in parte così da ridurre l’energia scaricata sulla mano. infatti, allo sparo il revolver tende a ruota-re nella mano che lo impugna e la parte posteriore del telaio preme con forza contro l’eminen-za tenar. assecondando in parte il rilevamento, riduciamo il carico sull’eminenza tenar

a destra: rispetto alle cartucce a piena carica con proiettile da 240 grani, con le

Fiocchi lSWc da 200 grani rinculo e rile-vamento sono tutta un’altra cosa. avendo

il proiettile in piombo questa cartuccia “fuma” un po’ ma all’aperto l’in-

conveniente è insignificante

¤ Prezzo al pubblico: 1.435 euro (1.535 euro con finitura Nickel)

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