regioni&ambiente ottobre 2011

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CN/CONV/0969/2010 9 -12 Novembre 2011 Free Service Edizioni - Falconara M. (AN) - Rivista di Informazione e Aggiornamento di Cultura Ambientale - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in postatarget - CN/CONV/0969/2010 n° 10 OTTOBRE 2011 Anno XII 7,00

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Regioni&Ambiente ottobre 2011

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62019 Recanati (MC)

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CN/CONV/0969/2010

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SOM

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In copertina: La “mano meccanica” creata dall’Agenzia Y2K di Rimini tienedelicatamente la Salamandrina dalla coda rossa, mascotte di ECOMONDO 2011

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6 CAMBIAMENTI CLIMATICI

Conclusi gli ultimi formali Climate Change Talks (1-7 ottobre 2011)A Panama City su una barca che rema solo da un latoProgressi su GCF e MRV, ma completo stallo su un accordo vincolante di riduzione delle emissioni

8Pubblicato l’ultimo sondaggio di EurobarometroGli Europei temono più i cambiamenticlimatici che la crisi economico-finanziarioSono anche molto sensibili al problema dell’efficienza energetica

10Pubblicato un Rapporto sul ruolodelle imprese per le azioni di adattamentoAffari e cambiamenti climatici“Paion traversie eppure son opportunità”

12Presentati dall’Agenzia Europea dell’Ambiente i dati delle emissioni GHGL’UE rispetterà gli obiettivi di KyotoNonostante le difficoltà dell’Italia

14 ACQUISTI E SERVIZI VERDI ED ECOSOSTENIBILI

Pubblicati i criteri ambientali minini per altri “appalti verdi”GPP: ristorazione e fornituradi derrate alimentari e serramenti per esterni

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MATERIALE IN INSERTO

D.M. Ambiente 25 luglio 2011Acquisti verdi della PA - Ristorazione efornitura di serramenti - Criteri ambientali

18 INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Diffusi i risultati della Consultazione Europea sugli shopperLa polemica sui sacchetti della spesa si allargaSul piede di guerra i produttori di quelli oxo-biodegradabili

20Albo Gestori AmbientaliAumentano gli importi fidejussoriper i piccoli commercianti di rifiutiCircolare applicativa del D.M. 20 giugno 2011

22Il Premio Nobel per Pace 2004 si è spenta a Nairobi a 71 anni“Madre Terra” Wangari Maathai ha perso l’ultima battagliaL’ambientalista che guardava dalla chiomadegli alberi senza perdere di vista le radici

24La Commissione UE traccia la Roadmap per l’uso sostenibile delle risorseL’inefficienza è un lusso che l’UE non può più permettersiIn attesa di attuare misure eazioni concrete per la de-materializzazione

26Dossier UE per la riduzione dei rifiuti da imballaggi alimentariImballaggi: “ridotti” e “green”Uno Studio indica l’aumento al 2015 delladomanda mondiale di imballaggi da riciclo

28Entrato in vigore il 9 ottobre il Regolamento di Consiglio UEQuando i rottami cessano di essere rifiutiEvitare che preziose risorse prendano la via dell’Estremo Oriente

30 MOBILITÀ SOSTENIBILE

Pubblicato Rapporto sulle emissioni delle auto nel 2010Auto europee più “efficienti” e meno “costose”Contraddetto lo scenario delle industrie delsettore di aumenti dei costi delle vetture

32 MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

Roma, 30 Novembre - 1 Dicembre 2011III Conferenza Nazionale sull’Efficienza EnergeticaOrganizzata da “Amici della Terra”nell’ambito della campagna “Efficienza Italia”

33 SPECIALE ECOMONDO 2011

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62 EQUITÀ E SOSTENIBILITÀ

A Davos il II Forum Mondiale delle Risorse (19-21 settembre 2011)Ineludibile un’innovazione economica, sociale, tecnologica e... politicaIl Commissario UE per l’Ambiente propone dispostare la fiscalità dal lavoro al consumo di risorse

64A Made Expo 2011 una Mostra dedicata“Vegetecture”: la nuova progettazione urbana sostenibileMilano protagonista di questo modo di intendere il “verde” all’interno del costruito

di Massimo Lombardi

68Un Rapporto sollecita gli investitori ad assumereun ruolo attivo nel necessario cambiamentoMercati finanziari per un’economia sostenibilePer avere buoni rendimenti a lungo termine senza rischi

70Posticipato quest’anno l’Earth Overshoot DayL’attuale consumo di risorse è fisicamente insostenibileAl 2050 occorrerebbero 2 pianeti Terra

73 BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE

Animali minacciati nel mondoUna breve lista degli esemplari in via d’estinzione

di Silvia Angeloni

74 EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Programmate molte iniziative per una gestione sostenibile delle risorseDalla raccolta differenziata dei rifiuti alla loro riduzioneObiettivo comune promuovere il consumo responsabile

76 A COME AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, AMBIENTE

Studio della CIA sull’evoluzione del rapporto tra territorio e vita dei campiPer tutelare il paesaggio investire sull’agricolturaDall’Unità di Italia ad oggi quasi dimezzato il suolo agricolo

78 €CO-FINANZIAMENTI

80 I QUESITI DEL LETTORE

80 AGENDA - Eventi e Fiere

POLIECO MAGAZINE - SPECIALE ISCHIA 2011

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CAMBIAMENTI CLIMATICI

“A Durban si dovrà risolvere la questione ancora aperta sul futuro del Protocollo di Kyoto e quel che si intende per un futuro accordo globale. I Governi mantengono posizioni diverse, ma molti problemi tecnici in merito sono già stati risolti e c’è un forte desiderio delle Parti per vedere conclusa una decisione politica finale”.Queste parole, pronunciate dal Segretario esecutivo dell’UN-

FCCC, Christiana Figueres a chiusura della 16a sessione (III parte) del Gruppo di Lavoro ad hoc sul Protocollo di Kyoto (AWG-KP 16) e della 14a sessione (III parte) del Gruppo di Lavoro sulle Azioni di Cooperazione a Lungo Termine (AWG-LCA 14) che si sono svolte a Panama City (1-7 Ottobre), riassumono in qualche modo la situazione determinatasi a poco più di un mese dall’inizio della Conferenza sui Cam-biamenti Climatici di Durban (29 novembre - 9 dicembre 2011) in cui si dovrà sciogliere definitivamente il nodo di un eventuale Kyoto2.Tant’è che le ha fatto eco Jorge Argüello, Presidente del Gruppo dei Paesi in via di sviluppo (G77 e Cina) che ha dichiarato che “Il G77 e la Cina considerano che sono sta-ti fatti indubitabili progressi, anche se persiste una certa preoccupazione per l’irregolarità e la frammentazione con cui si procede nei negoziati e per la necessità di una decisa leadership che assicuri che tutti i testi di lavoro delle Parti siano in discussione, quale base per il successo dei negoziati a Durban”.Come dire che senza un accordo su tutte le questioni aperte non sarà possibile che la Conferenza UNFCCC di fine anno possa avere successo.

In effetti a Panama, si sono registrati progressi per quanto concerne il sostegno finanziario di 100 miliardi di dollari all’anno al 2020, per le azioni di adattamento dei Paesi più vulnerabili al global warming, come concordato a Cancún, con l’accettazione obtorto collo da parte dei Paesi in via di

sviluppo dell’ingresso massiccio dei finanziamenti privati nel “Fondo Verde per il Clima” (Green Climate Fund) che quel denaro dovrà gestire.Questo compromesso, quantunque fosse già nell’aria (cfr: “Green Climate Fund in pista per Durban?”, in Regioni&Ambiente, n. 9 settembre 2011, pagg. 6-7), stante la dichiarata e attuale difficoltà economica a farvi fronte da parte dei Governi dei Paesi sviluppati, è servito alme-no a definire gli aspetti tecnici affinché a Durban ci sia il consenso, lasciando aperta la porta per implementarlo con i proventi derivanti da una tassa sul carbonio emesso dai trasporti aerei e marittimi. I dettagli tecnici verranno messi a punto nella IV riunione del Comitato provvisorio che avrà luogo a Città del Capo dal 16 al 18 ottobre.

Anche per quanto concerne le attività di MRV ( acronimo di Measurement, Reporting, Verification) degli impegni volontari assunti dai singoli Paesi per limitare l’aumento della temperatura globale al 2100 entro i +2 °C, si è raggiunta un’intesa per una loro revisione tra il 2013 e il 2015, facendo ricorso ad un organismo esterno di esperti in grado di fornire continue e aggiornate valutazioni scientifiche.“La chiarezza su una effettiva e credibile Revisione è molto importante, soprattutto alla luce della circostanza che il to-tale degli impegni nazionali assunti in termini di emissioni globali manca del 40% l’obiettivo di mantenere entro i 2 °C l’aumento della temperatura - ha affermato la Figueres - Tale divario dovrà essere colmato in futuro”.

Come abbiamo sopra accennato, tuttavia, sulla questione del Protocollo di Kyoto si è tuttora in una situazione di stallo. Russia, Canada, Giappone hanno chiaramente fatto inten-dere che non sottoscriveranno alcun altro impegno, dopo il 2012. Assai improbabile è pure la firma ad un impegno vincolante degli USA, anche per le forti resistenze del Con-

Progressi su GCF e MRV, ma completo stallo su un accordo vincolante di riduzione delle emissioni

Conclusi gli ultimi formali Climate Change Talks (1-7 ottobre 2011)

A PANAMA CITY SU UNA BARCA CHE REMA SOLO DA UN LATO

fonte: IISD

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gresso ad una ipotesi del genere: “Possiamo prendere in considerazione un accordo che coinvolga in modo vincolan-te tutte le maggiori economie, senza condizioni quali quelle espresse di vedere prima i finanziamenti”, ha affermato il negoziatore statunitense Jonathan Pershing.L’allusione era rivolta ovviamente ai principali Paesi emer-genti (Cina, India, Brasile, Sudafrica) che avevano posto la pregiudiziale, per un loro eventuale impegno, di vedere i soldi per il GCF, prima ancora di conoscere come verranno gestiti.L’Australia è divenuta più possibilista dopo l’approvazione della Legge che impone dal luglio 2012 la carbon tax per i grandi impianti inquinatori e l’introduzione nel 2015 di un carbon trade scheme simile all’ETS dell’UE.

Tra i grandi emettitori globali, l’Unione europea è forse l’unico raggruppamento di Paesi favorevoli formalmente (a determinate condizioni) per un impegno dopo la scadenza del Kyoto1, ma, considerando la crisi del debito pubblico di alcuni dei suoi Stati membri, ha buon gioco nell’affermare che non è possibile apporre la firma ad un accordo che vede coinvolti solo Paesi la cui somma complessiva delle emissioni risulta appena del 15%.“Per combattere davvero il riscaldamento, c’è bisogno di una copertura delle emissioni pari al 100%”, ha affermato nel corso di una Conferenza stampa il 7 ottobre, Tomasz Chruszczow, uno dei negoziatori dell’UE.

Peraltro, anche il Capo negoziatore dell’UE Artur Run-ge-Metzger aveva lasciato intendere che a Durban sarà realistico pensare che ci siano solo i 30 miliardi di dollari per il fondo start-up: “Siamo disponibili ad interloquire sulla iniziale capitalizzazione, ma non si può prendere in giro le persone, dicendo che quel denaro sta per giungere a Durban”. Gli ha subito ribattuto Colin Beck, rappresentante delle Isole Salomone, una delle piccole nazioni insulari che per effetto dei cambiamenti climatici rischiano di scomparire sott’acqua, che gli ha rimproverato come lo scorso anno UE e FMI hanno sborsato 150 miliardi di dollari per il salvataggio della Grecia: “Se si deve tener conto della crisi economica, c’è da considerare che è stato speso più denaro per la Gre-cia, una sola nazione, che per la salute a lungo termine dell’intero Pianeta”.

Maggiori perplessità sono state espresse da Associazioni Ambientaliste ed ONG. Il Direttore del Programma Clima dell’Environmental Defense Fund, Jennifer Haverkamp, pur riconoscendo che ai colloqui sui cambiamenti climatici di Panama City si è respirata un’aria di minor diffidenza ed ostruzionismo, rispetto agli altri Talks svoltisi nel corso dell’anno, ha osservato che “I barlumi di progresso negoziale registrati sono stati ottenebrati dall’irrisolta questione del Protocollo di Kyoto. La prospettiva di un crollo del quadro giuridico esistente non può che rafforzare la determinazione di quei Paesi che vogliono affrontare questo problema di utilizzare i canali che sono disponibili. Rimane molto da fare nelle prossime sei settimane se si vuole che a Durban si raggiunga un accordo su un regime climatico che preservi per i nostri nipoti un Pianeta con le caratteristiche con cui noi l’abbiamo conosciuto”.

Anche l’esperto giuridico del Network di ONG “Third World”, Lim Li Lin ha accusato i Paesi industrializzati di non volersi impegnare a ridurre drasticamente le emissioni per evita-re livelli di concentrazioni pericolosi per i cambiamenti climatici.“I Paesi ricchi hanno promesso di voler prendere l’inizia-tiva, ma ora insistono per spostare il peso delle riduzioni delle emissioni sui Paesi in via di sviluppo - ha osservato Li - I Paesi in via di sviluppo in buona fede hanno richiesto una riduzione di 5 miliardi di tonnellate di emissioni, ma i Paesi ricchi sono disponibili a ridurne solo 4 miliardi di tonnellate, che, pretendono, con le scappatoie sulle norme di contabilizzazione che pretendono significherebbe nessuna riduzione. A Panama è sembrato che una barca cercasse di procedere con i remi e gli sforzi da un solo lato”.

Rilasciando un’intervista a “Environmental Finance”, l’ex-Se-gretario esecutivo dell’UNFCCC ora Consigliere della Società di consulenza KPMG, Yvo de Boer ha dichiarato che la Conferenza di Durban si prospetta “essere un incontro molto, molto difficile. I Paesi in via di sviluppo chiedono la proroga del Protocollo di Kyoto quale pre-condizione per negoziare qualcosa di più ampio, di più completo. L’UE è disponibile a giocare un ruolo in tal senso, ma non lo sono molti altri Paesi industrializzati. Credo che sia piuttosto difficile per l’Europa in questo momento di crisi economica far accettare un obbligo giuridicamente vincolante, a cui non parteci-pano Stati Uniti, Canada, Russia e Giappone. Quantunque si dovesse decidere un prolungamento di Kyoto che ponga le basi per un accordo più ampio, c’è un certo numero di Paesi, tra cui USA e India, che non è ancora in grado di attuarlo. Io penso che ci sia bisogno di una dichiarazione politica che prenda atto che i tempi sono cambiati e che c’è bisogno di passare ad un trattato ampio che includa tutte le nazioni. Se a Durban si riuscisse ad ottenere un mandato per iniziare a lavorare in questo senso si conseguirebbe un ottimo risultato”.

Già, ma se alla COP 17 di Durban non dovesse essere raggiunto un accordo che prolunghi il Protocollo di Kyoto (magari fino al 2015 come proposto della Norvegia, ap-poggiata dall’Australia, in attesa di raggiungere una nuova intesa), ci sarebbero questioni legali e istituzionali da risol-vere relative alla continuità giuridica dei Meccanismi flessibili previsti nel Kyoto1, visto che sono stati introdotti per so-stenere gli impegni delle Parti di cui Allegato I. Se dopo il 2012 non ci saranno più tali obblighi, decadranno automa-ticamente anche i Meccanismi, con tutte le conseguenze economico-finanziarie connesse, oltre a dover verificare se il Pianeta sarà in grado di sopportare altre dilazioni senza arrivare al tipping point.

Continuiamo a credere, come abbiamo scritto su que-ste pagine all’indomani della Conferenza di Cancún (cfr: Regioni&Ambiente, n. 1-2, genn.-febb. 2011, pagg. 6-9), che per poter trovare un sostituto al Protocollo di Kyoto, “Durban sia l’ultima spiaggia!”.

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Sono anche molto sensibili al problema dell’efficienza energetica

GLI EUROPEI TEMONO PIÙ I CAMBIAMENTICLIMATICI CHE LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA

Pubblicato l’ultimo sondaggio di Eurobarometro

Secondo il sondaggio pubblicato il 7 ottobre 2011 (Special Eurobarometer 372: Climate Change), effettuato dal 4 al 19 giugno u.s. su un campione di 26.840 cittadini, più di due europei su tre considerano i cambiamenti climatici come un problema molto serio e quasi l’80% ritiene che l’adozione di misure volte a combatterli possa dare impulso all’economia e all’occupazione.Il sondaggio rivela, inoltre, che nei 27 Stati membri è alta l’aspettativa che entro la metà di questo secolo l’Unione euro-pea si trasformi in una società rispettosa del clima e con basse emissioni di car-bonio.

“Si tratta di notizie incoraggianti - ha dichiarato la Commissaria UE respon-sabile di Azione per il Clima, Connie Hedegaard - Questo sondaggio mostra che i cittadini d’Europa sono consa-pevoli che esistono altre sfide oltre a quelle economiche. Una chiara mag-gioranza di europei si aspetta che i responsabili politici e i leader economici affrontino seriamente e con urgenza la grave sfida posta dal clima”.All’interno della Commissione UE è in atto un acceso dibattito sulla possibi-lità di inasprire l’obiettivo al 2020 di riduzione del 20% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, portandolo al 30%. La Hedegaard è tra i maggiori fautori di tale orientamento, a cui si oppongono altri Commissari, capitanati dal responsabile per l’Energia, Günther Oettinger.Di certo, i dati di tale indagine che ha rilevato presso l’opinione pubblica

europea un maggior grado di inquie-tudine per i cambiamenti climatici rispetto al precedente sondaggio del 2009, confermando che tale fenomeno resta più preoccupante della situazione economica, costituirà una forte base di discussione per il vertice di Lussem-burgo, dove il Consiglio Ambiente ha all’ordine del giorno la posizione da as-sumere a livello di Unione Europea in vista della Conferenza della Convenzio-ne delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), che avrà luogo a Durban (Sudafrica) dal 28 novembre al 9 dicembre 2011.

“Colpisce il fatto che le preoccupazioni circa i cambiamenti climatici siano maggiori ora che alla vigilia della conferenza di Copenaghen sul Clima - ha proseguito la Hedegaard - In particolare, il fatto che più di tre europei su quattro vedano nel miglioramento dell’efficienza energetica un modo per creare occupazione costituisce un forte segnale per i responsabili delle decisioni a livello europeo. A mio avviso questo sondaggio costituisce un incoraggiamento anche per noi della Commissione, affinché continuiamo a lottare a favore di un’azione ambiziosa e concreta in materia di clima in Europa.”

Dal sondaggio emergono i seguenti risultati principali.• Il 68% degli interpellati considera

i cambiamenti climatici un proble-ma molto grave (rispetto al 64% nel 2009).

In totale, per l’89% si tratta di un problema grave (“molto grave” o “piuttosto grave”). Su una scala da 1 (minimo) a 10 (massimo), la gravità dei cambiamenti climatici ha rice-vuto un punteggio di 7,4 (rispetto a 7,1 nel 2009).

La percezione della gravità del pro-blema, ovviamente, varia da Paese a Paese, ma i più preoccupati sono risultati i Lussemburghesi, Danesi e Svedesi; quelli meno preoccupati i

cittadini di Portogallo e Irlanda. Gli Italiani percepiscono i cambimenti

climatici con preoccupazione inferio-re alla media degli europei.

Nel complesso, i cambiamenti climatici sono stati messi al secondo posto fra i problemi più gravi che il mondo si trova ad affrontare, dopo Povertà, fame e la mancanza di acqua po-tabile (considerate come un unico problema), che tuttavia dagli Italiani (tra gli europei) ottiene il voto più basso tra i problemi seri a livello globale.

Una persona su cinque fra quelle intervistate ritiene che i cambia-menti climatici siano il problema più grave.

Per il 51% si tratta del problema più grave o di uno dei più gravi (era il 47% nel 2009), mentre la situazione economica lo è per il 45%.

• Il 78% ritiene che la lotta al cambia-mento climatico e il miglioramento dell’efficienza energetica possano dare impulso all’economia e all’oc-cupazione nell’UE (rispetto al 63% del 2009).

In tutti gli Stati membri, almeno due persone su tre, condividono questa opinione. In particolare, ri-tengono molto valido tale assioma, Ciprioti, Svedesi, Greci, Danesi e Lussemburghesi, i meno propensi ad intravedere occasioni di lavoro nella lotta ai cambiamenti climatici sono risultati i cittadini dell’est-Europa (Lettoni, Romeni, Estoni e Lituani, soprattutto). Gli Italiani si collocano appena al di sotto del dato euro-peo.

• Il 68% è favorevole all’idea di una fiscalità maggiormente incentrata sulla tassazione del consumo ener-getico e in tutti gli Stati membri i sostenitori di questa posizione sono la maggioranza. Tra i più favorevoli si sono segnalati Portoghesi, Spa-gnoli, Ciprioti e Svedesi, mentre Romeni, Polacchi, Inglesi ed Estoni si sono dimostrati i più restii. Il 73% degli Italiani intervistati si è dichia-

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rato favorevole (in totale accordo il 24% e il 49% tendenzialmente d’ac-cordo).

• L’opinione pubblica confida che l’Eu-ropa diventi una società rispettosa del clima entro il 2050, una prospettiva delineata dalla Commissione all’ini-zio di quest’anno nella sua tabella di marcia verso un’economia competi-tiva a basse emissioni di carbonio (COM (2011) 112).

Quasi nove persone su dieci (l’88%) si aspettano che nel 2050 l’Europa faccia un maggior uso delle energie rinnovabili, l’87% che essa dia prova di una maggiore efficienza ener-getica e il 73% che le automobili utilizzino combustibili più efficienti di quelli attualmente impiegati.

La metà dei cittadini Europei ritie-ne che al 2050 l’UE sarà in grado di soddisfare le sue esigenze ener-getiche dalle fonti rinnovabili. I più ottimisti sono risultati Danesi, Svedesi,Tedeschi, Olandesi; di con-tro, i pessimisti sono stati Inglesi, Polacchi, Romeni e… Italiani.

• La lotta contro i cambiamenti clima-tici è vista come una responsabilità che incombe essenzialmente ai go-verni nazionali, all’Unione europea e alle imprese.

Solo il 21% degli interpellati si considera personalmente responsabile, ma un ul-teriore 23% suggerisce spontaneamente che tutte le parti in causa, compresi loro stessi, condividano una responsabilità collettiva.

• Poco più della metà degli intervistati (il 53%) dichiara di avere adottato una qualche misura per combattere i cambiamenti climatici negli ulti-mi sei mesi, con Svedesi, Slovacchi, Lussemburghesi e Spagnoli tra i più virtuosi, di contro, i meno attenti ad azioni individuali si sono dichiarati Romeni, Polacchi, Estoni, Lettoni e Lituani. Anche gli Italiani si sono collocati tra i meno attenti nell’agire quotidiano. La percentuale, comun-que, risulta maggiore quando viene chiesto di indicare le misure specifi-che adottate: il 66% degli interpellati dichiara di aver ridotto e riciclato i rifiuti domestici, la misura più co-munemente adottata.

fonte: Eurobarometer

Quali fra i seguenti considerate essere il problema più impellente da affrontare a livello globale? E gli altri?

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Quando i leader mondiali, riuniti al Vertice della Terra di Rio de Janeiro 20 anni fa, firmarono il primo accordo globale per combattere il global warming, gli impatti dei cambiamenti climatici sulle comunità ed economie iniziavano solo allora ad essere dibattuti e il ruolo del settore privato per rispon-dere a queste sfide era appena emergente. Ora, due decenni più tardi, i cambiamenti climatici non sono una minaccia ancora lontana all’orizzonte, ma si è evidenziata forse come la più grande sfida globale del nostro tempo.Ora, United Nations Environment Programme (UNEP), Ox-fam (Confederazione internazionale di 15 ONG che lavorano insieme in 98 Paesi e con partner e alleati di tutto il mondo per trovare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia) e World Resources Institute (prestigioso think-tank indi-pendente e senza scopi di lucro con uno staff di oltre 100 scienziati, economisti, esperti di politica, analisti economici e statistici, cartografi, e di comunicazione, la cui mission è di indirizzare la società a vivere in modo da proteggere l’ambiente e la sua capacità di provvedere ai bisogni e alle aspirazioni delle generazioni attuali e future) hanno pubblicato il Rapporto “Adapting for a Green Economy: Companies, Communities and Climate Change” in cui prendendo atto che l’86% delle aziende ritiene che dare risposte ai rischi climatici o investire in azioni di adattamen-to costituisca un’occasione di affari, delinea le azioni che

aziende e politici possono perseguire per far sì che il settore privato svolga un ruolo in materia di adattamento.Basandosi sulla letteratura esistente e sui risultati di un son-daggio svolto nel 2010 tra le aziende firmatarie della United Nations Global Compact (iniziativa politica strategica per le 8.700 aziende di oltre 130 Paesi, che si sono impegnate ad allineare le loro attività e strategie con i dieci principi universalmente accettati in materia di diritti umani, lavoro, ambiente e lotta alla corruzione e a catalizzare le loro azioni a sostegno degli obiettivi delle Nazioni Unite, compresi gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio).“Viviamo in un mondo in cui gli eventi meteorologici estremi in un sol giorno possono far aumentare i prezzi di cibo e car-buranti con conseguenze sulle comunità vulnerabili e povere e sugli approvvigionamenti delle imprese - ha dichiarato Achim Steiner, Direttore esecutivo dell’UNEP - Viviamo pure in un mondo le cui infrastrutture, costruite decenni fa, saranno sempre più a rischio per forti venti e mareggiate, mettendo in crisi a loro volta la sopravvivenza dei modelli di impresa del passato e gli utili o le perdite delle aziende per il futuro”.

Se gran parte della responsabilità di approntare soluzioni per limitare i cambiamenti in corso e soddisfare le esigenze dei Paesi più poveri e vulnerabili, spetta ai Governi, è altrettanto chiaro che le imprese saranno partner essenziali nella predi-sposizione di risposte agli impatti dei cambiamenti climatici e nella costruzione di un’economia globale verde. La pubblicazione mira a sostenere gli sforzi sottesi alla Con-ferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (Rio +20) del giugno 2012, così come i processi di attività, impe-gni e collaborazioni che ne derivano, costituendo una risorsa per le imprese di portata nazionale, regionale o mondiale che siano interessate ad aumentare il loro focus strategico sulle politiche di adattamento nei Paesi in via di sviluppo, dove svolgono attività, hanno le catene di approvvigiona-mento, dipendenti e clienti attuali o potenziali. Mentre molte aziende si concentrano sulla mitigazione dei cambiamenti climatici rallentando la velocità dei cambia-menti climatici attraverso la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la maggior parte deve ancora sviluppare strategie per affrontare le conseguenze immediate e a lungo termine dei cambiamenti climatici.“Le aziende si trovano ad affrontare sfide sempre maggiori a seguito dell’aumento degli eventi climatici estremi, co-me siccità, ondate di calore e inondazioni - ha affermato Manish Bapna, Direttore del WRI - In un contesto in con-tinua evoluzione, le aziende che si muoveranno per prime per affrontare i rischi, sviluppando strategie innovative per adattarsi ai cambiamenti climatici, saranno probabilmente che supereranno le difficoltà e acquisiranno un vantaggio competitivo nel proseguire l’attività”.

“Paion traversie eppure son opportunità”

Pubblicato un Rapporto sul ruolo delle imprese per le azioni di adattamento

AFFARI ECAMBIAMENTI CLIMATICI

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Misure concrete per le aziendeIl mondo delle imprese, si legge nel Rapporto, deve trovare nuove occasioni di investimento e di crescita nella risolu-zione dei problemi e dei rischi connessi ai cambiamenti climatici, di fronte ai quali gli approcci tradizionali sono insufficienti. Tre sono le questioni chiave:1) Che cosa significa resilienza climatica per un’impresa?2) Quale sarà la posizione di un’impresa per navigare tra

i rischi e i mercati di punta di un mondo più caldo?3) In che modo l’impresa potrà coinvolgere i partner per

minimizzare i rischi e cogliere le opportunità?Le risposte esaustive a queste domande richiedono alle aziende di:• coniugare l’adattamento e la resilienza al clima alla

cultura di impresa dell’azienda, basandosi su esempi esistenti di iniziative di mitigazione;

• integrare l’adattamento climatico nei processi più impor-tanti di pianificazione strategica aziendale;

• allineare gli obiettivi di business con le priorità di adat-tamento;

• costruire un portafoglio di beni e servizi resilienti ai cam-biamenti climatici;

• costruire strategie di reciproco vantaggio con gli stake-holder e canali di comunicazione;

• dar vita a partenariati con decisori interni ed esterni.Anche se gli affari legati alle attività di adattamento ai cam-biamenti climatici sono chiaramente in una fase iniziale, circa un terzo delle aziende intervistate ha riferito di aver attentamente valutato come affrontare i rischi climatici, e quasi la stessa percentuale ha registrato una forte attenzione alle opportunità connesse all’adattamento.L’indagine mette in luce alcune best practice emergenti sulle modalità con cui le aziende stanno rispondendo alle sfide complesse e alle opportunità dei cambiamenti climatici, contribuendo così allo sviluppo sostenibile.“Gli affari possono prosperare solo in ambienti stabili e favo-revoli - ha affermato Georg Kell, Direttore esecutivo di UN Global Compact - L’adattamento al clima offre un percorso per aiutare le comunità che stanno già risentendo dei devastanti effetti dei cambiamenti climatici. Nel contempo si creano nuove opportunità di ricchezza per il settore privato”.

Misure pratiche per i Decisori Politici Come accennato, il Rapporto si rivolge anche ai responsabili politici, poiché i Governi hanno un ruolo centrale nel so-stenere il cambiamento e per favorire pratiche commerciali di resilienza ai cambiamenti climatici.Si devono attuare, attraverso accordi a livello internaziona-le, modalità di incentivazione del settore pubblico per le aziende che operino in termini di adattamento, anche se si deve enfatizzare l’attenzione sulle politiche nazionali e locali perché le risposte alle sfide di adattamento sono specifiche per ogni località, così come specifiche per ogni Paese deb-bono essere le opportunità e le barriere commerciali.Per creare un ambiente favorevole per gli investimenti del settore privato alle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, i politici possono:• dimostrare la volontà politica e l’impegno finanziario;• coinvolgere le imprese, in quanto soggetti interessati, nella

progettazione e realizzazione;• stimolare il mercato per l’adattamento attraverso incentivi

finanziari e riduzione del rischio;

• sviluppare programmi politici e normative di guida alle pratiche aziendali;

• fornire alle aziende le informazioni e gli strumenti di cui hanno bisogno per fare investimenti che sostengano la resilienza al clima delle comunità vulnerabili;

• considerare nuove forme di partenariato pubblico-privato per affrontare le sfide più complesse per lo sviluppo soste-nibile e la resilienza climatica.

“Le comunità di tutto il mondo dovranno fare i conti con gli impatti dei cambiamenti climatici - ha affermato Ray-mond C. Offenheiser, Presidente di Oxfam America - Dal momento che le aziende dipendono dai membri della comu-nità quali fornitori, clienti e dipendenti, e hanno bisogno di contare sui servizi locali e sulle infrastrutture per poter ope-rare con efficienza per il benessere delle comunità che sono maggiormente esposte ai cambiamenti climatici e di quello delle aziende che sono strettamente collegati fra loro”.

Nelle conclusioni si legge che affrontare le necessità di adattamento delle comunità vulnerabili necessita di livelli senza precedenti di mobilitazione, cooperazione, collabora-zione e di risorse tra Governi, imprese, gruppi della società civile e comunità stesse. Il settore privato può contribuire molto allo sviluppo e alla implementazione di soluzioni per l’adattamento ai cambiamenti climatici, comprese le compe-tenze in settori specifici, le tecnologie, i livelli significativi di finanziamento, l’efficienza e lo spirito imprenditoriale. La chiave è trovare il nesso di interesse comune per cui gli incentivi aziendali coincidano con le esigenze di adattamento delle comunità.“Le aziende che avranno valutato rigorosamente i rischi dei cambiamento climatici e colto le opportunità e realiz-zato soluzioni di resilienza a lungo termine faranno affari, contribuendo al contempo allo sviluppo sostenibile ed equo della crescita verde”.Sembra proprio, per mutuare l’intuizione di Giovan Battista Vico, che i cambiamenti climatici costituiscano per imprese e Governi delle “opportunità”, anziché delle “traversie”.Sapranno coglierle?

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Nonostante le difficoltà dell’Italia

L’UE RISPETTERÀ GLIOBIETTIVI DI KYOTO

Presentati dall’Agenzia Europea dell’Ambiente i dati delle emissioni GHG

“Le attività umane generano 6 mi-liardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno, mentre la Terra ne può riciclare solo 3. Il resto si ac-cumula nell’atmosfera, rafforzando l’effetto serra.Ricordatevi di risparmiare energia!”.

Questo “suggerimento green”, uno de tanti che compaiono quotidiana-mente sul sito dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), sottolineava la pubblicazione (7 ottobre 2011) di 3 nuovi Rapporti che analizzano le ten-denze passate, presenti e future delle emissioni di gas ad effetto serra (GHG) nell’Unione Europea.

Il primo, “Approximated EU GHG in-ventory: early estimates for 2010”, fornisce una stima iniziale dei gas ad effetto serra prodotti dall’UE-15 e UE-27 nell’anno 2010, tenendo presente che la

presentazione dei dati ufficiali del 2010 alla UNFCCC avverrà solo nel 2012.

Il secondo, “Greenhouse gas emis-sion trends and projection in Europe 2011 - Tracking progress towards Kyoto and 2020 targets”, presenta una panoramica dei progressi finora compiuti dall’UE, dai suoi Sta-ti membri e dagli altri Paesi membri dell’AEA verso i rispettivi obiettivi nell’ambito del Protocollo di Kyoto e della ripartizione degli oneri pre-visti dall’Accordo UE, che fissano gli obiettivi al 2020. Tale valutazione si è basata sui dati delle emissioni dei gas ad effetto serra in Europa nel periodo 2008-2010, comprese le stime di cui al Report precedente.

Il terzo, “Greenhouse gas emissions in Europe: a retrospective trend analysis for the period 1990-2008”,

offre una retrospettiva delle tenden-ze delle emissioni di GHG in Europa, con un focus particolare sulle politiche adottate, dal 1990 fermandosi al 2008, di conseguenza, l’analisi evita gli effetti della recente crisi economica, raffor-zando la validità delle conclusioni a lungo termine.

Il quadro complessivo che ne risul-ta indica che, rispetto al 1990 l’anno di riferimento da cui misurare i pro-gressi verso gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra nell’ambito del Protocollo di Kyoto, le emissioni sono diminuite nell’UE-15, ovvero nei Paesi che hanno sottoscritto l’impegno comune, del 15,5% alla fine del 2010, anche se proprio in tale anno le emissioni sono tornate a crescere (+ 2,4% rispetto al 2009). Pertanto, è centrato l’obiettivo che poneva per l’UE una riduzione dell’8% entro il 2012,

Evoluzione verso gli obiettivi di Kyoto dell’ItaliaLa media delle emissioni in Italia tra il 2008 e il 2010 era di 1,6% più bassa del livello dell’anno base, sopra l’obiettivo di ripartizione del -6,5% per il periodo 2008-2012. Nei settori non coperti da EU ETS, le emissioni erano significativamente più alte dei loro rispettivi obiettivi, con un volume equivalente al 6,5% delle emissioni dell’anno base del Paese. Si stima che le attività LULUCF diminuiscano le emissioni nette con un volume annuo equivalente al 2% dei livelli di emissioni dell’anno base. L’Italia intende usare meccanismi flessibili a livello governativo attraverso l’acquisizione annuale di una quantità delle unità di Kyoto equivalente al 2,9% delle emissioni dell’anno base. Prendendo in considerazione tutti questi effetti, la media delle emissioni nei settori non coperti da EU ETS in Italia era al di sopra del loro livello di obiettivo, con un divario di 1,7% delle emissioni dell’anno base. Di conseguenza l’Italia non è in linea con il suo obiettivo di ripartizione alla fine del 2010. (fonte: AEA)

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essendo prevista per tale data una ri-duzione del 10,7%.

“Molte e varie sono state le politiche che hanno svolto un ruolo attivo nel ridurre le emissioni di gas serra - ha dichiarato la professoressa Jacqueline McGlade, Direttore esecutivo dell’AEA - Accanto alle energie rinnovabili o all’efficienza energetica, sono da indicare gli sforzi per ridurre l’inquinamento idrico da agricoltura che hanno determinato tagli delle emissioni. Queste esperien-ze dimostrano che si potrebbe ridurre ulteriormente le emissioni, se si consi-derasse l’impatto sul clima delle varie politiche in modo più sistematico”.

Proiettati i trend analizzati al 2020, anno nel quale l’Unione europea ha deciso che le emissioni devono essere diminuite del 20% rispetto ai livelli del 2005, si otterrebbe un risultato assai prossimo, attestandosi al 19%. Mentre con le misure già approvate si raggiun-gerebbe al 2030 una riduzione del 30% contro il 40% programmato.Tuttavia, non tutti i Paesi stanno facen-do la loro parte: dei 15 Stati membri dell’UE che avevano sottoscritto l’im-pegno comune, Austria, Italia e Lussemburgo alla fine del 2010 sono risultati i Paesi ancora in ritardo sui rispettivi obiettivi. Tali Paesi “dovrebbero fare più sforzi per assicurare l’obiettivo, attraverso una ulteriore riduzione delle emissio-ni o, in alternativa, facendo maggior uso dei meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto - si legge nel comu-nicato - Qualunque sia l’opzione che decidano di adottare, sarà necessario un budget adeguato per assicurare il rispetto degli impegni”.

Dal momento che i dati definitivi, come sopra accennato, saranno disponibili a maggio 2012, solo allora verranno valu-tate le misure aggiuntive da richiedere a questi Paesi. Come noto, il mancato rispetto dei target nazionali comporta la procedura di infrazione e l’eventua-le azione disciplinare presso la Corte europea di Giustizia che potrebbe com-minare multe salatissime.

“L’Italia ha ridotto le emissioni del 4,8% tra il 1990 e il 2010. Ma non è sufficiente - ha commentato la McGla-de - Occorre accelerare il passo: c’è poco tempo a disposizione perché que-sti Paesi centrino l’obiettivo fissato dal

Protocollo di Kyoto per il 2012, che per l’Italia è del 6,5%. Si tratta di un passo importante per poter poi raggiungere i target di medio periodo”.

Ma l’Italia non sembra intenzionata a rimboccarsi le maniche. Il 6 ottobre 2011 in un incontro del nostro Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefa-nia Prestigiacomo, con la Commissaria UE di Azione per il Clima Connie Hede-gaard, in vista del Consiglio Ambiente del 10 ottobre a Lussemburgo, che do-veva definire la posizione dell’Unione Europea per la Conferenza UNFCCC di Durban (28 novembre - 9 dicembre 2011), l’Italia è sembrata voler frenare su un eventuale Kyoto2.Secondo quanto riportato nel Co-municato del Ministero, “Il nodo da

affrontare in sede europea è l’atteg-giamento da assumere in vista di un prolungamento del Protocollo di Kyoto che scade nel 2012. Su questo tema in sede europea ci sono posizioni differen-ziate fra chi ritiene che l’Unione possa assumere posizioni unilaterali con un secondo periodo del Protocollo di Kyo-to e chi, come l’Italia, è disponibile a considerare che l’impegno sul clima è efficace solo se è globale, quindi con l’adesione di tutti i Paesi, a partire da Cina, Usa, Giappone, Russia, India etc. L’Italia è disponibile a considerare un eventuale prolungamento del Protocollo solo a determinate condizioni: che ab-bia una scadenza al 2017; che ci sia un impegno delle altre economie alla riduzione delle emissioni; che ci sia un sistema comune di controllo e verifica degli impegni”.

Divari relativi (avanzo o disavanzo) tra proiezioni GHG nei settori non-ETS per il periodo di impegno e i rispettivi obiettivi 2008-2012. ( fonte: AEA)

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ACQUISTI E SERVIZI VERDI ED ECOSOSTENIBILI

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 220 del 21 settembre 2011 è stato pubblicato il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 25 luglio 2011, con cui vengono adottati i Criteri ambientali minimi da utilizzare nei Ban-di di gara per gli acquisti di beni e servizi da parte della Pubblica Amministrazione nei settori della Ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari e Serramenti per esterni (vedi l’Inserto Normativo nelle pagine seguenti).Questo Decreto, che segue quelli emanati il 12 ottobre 2009 che adottava i criteri per Ammendanti e Carta in risme (cfr: “Inserto normativo” in Regioni&Ambiente, n. 12 dicembre 2009) e quello del 22 febbraio 2011 per Tessili, Arredi, Il-luminazione e Apparecchiature informatiche (cfr: “Inserto normativo”, in Regioni&Ambiente, n. 5-6 maggio-giugno, 2011), implementa il “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione” meglio noto come Piano d’Azione Nazionale sul Green Public Procurement (PAN GPP), approvato con Decreto Interministeriale n. 135 dell’11 aprile 2008. Tale Piano avrebbe dovuto essere approvato entro il 2006, tanto che già nel 2005 la Commissione UE aveva sollecitato gli Stati membri ad adempiervi. Il Piano ha come obiettivi, attraverso l’unione delle esigenze di sostenibilità e dell’interesse all’acquisto di beni e servizi, la riduzione dell’uso delle risorse naturali, la sostituzione delle fonti energetiche non rinnovabili con quelle rinnovabili, la riduzione della produzione di rifiuti, delle emissioni inqui-nanti e dei rischi ambientali.Per l’attuazione del Piano emanato nel 2008 dovevano essere emanati i “criteri ambientali minimi” per Acquisti Verdi di 11 categorie merceologiche, individuate tenendo conto degli impatti ambientali e dei volumi di spesa pubblica coinvolti.I criteri sono definiti “minimi” in quanto elementi “base” per poter qualificare come “verdi”, le procedure di acquisto che le integrano tra gli altri criteri, garantendo un’adeguata risposta da parte dell’offerta di mercato.

Le tipologie previste dal PAN comprendono tutti i beni e servizi acquistabili dalla pubblica amministrazione:- Arredi (mobili per ufficio, arredi scolastici per sale di

archiviazione e sale lettura);- Edilizia (costruzioni e ristrutturazioni di edifici con

particolare attenzione ai materiali da costruzione e ma-nutenzione di strade);

- Gestione rifiuti;- Servizi urbani e al territorio (gestione del verde pubblico,

arredo urbano);- Servizi energetici (illuminazione, riscaldamento e raffresca-

mento degli edifici, illuminazione pubblica e segnaletica luminosa);

- Elettronica (attrezzature elettriche ed elettroniche d’ufficio e relativi materiali di consumo, apparati di telecomuni-

cazione);- Prodotti tessili e calzature;- Cancelleria (carta e materiali di consumo);- Ristorazione (servizio mensa e forniture alimenti);- Servizi di gestione degli edifici (servizi di pulizia e mate-

riali per l’igiene);- Trasporti (mezzi e servizi di trasporto, sistemi di mobilità

sostenibile).

Le Pubbliche Amministrazioni devono individuare:- le funzioni coinvolte nelle procedure di acquisto e i

responsabili del GPP;- obiettivi specifici, prevedendo forme di incentivazione

del personale in modo da favorirne il raggiungimento;- la programmazione e effettuazione di momenti di for-

mazione e divulgazione.

In relazione a quanto indicato al punto 4.2 “obiettivo na-zionale” del PAN GPP e nella Comunicazione GPP (COM (2008) 400), adottata dal Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea, l’obiettivo proposto è di raggiungere entro il 2011, la quota del 50% di appalti verdi sul totale degli appalti aggiudicati per tale categoria di affidamenti e forniture. Tale percentuale verrà valutata sia sulla base del numero che del valore totale degli stessi.Così come previsto dal PAN GPP, l’introduzione dei Crite-ri Ambientali Minimi nelle gare d’appalto sarà monitorata dall’Autorità di Vigilanza dei Contratti Pubblici attraverso il Sistema Informativo di Monitoraggio Gare (SIMOG).

Un recente Studio sugli appalti pubblici verdi preparato per la Commissione UE, in Europa circa un ente pubblico su cinque integra criteri ambientali in oltre la metà dei propri contratti d’appalto. Secondo lo Studio, i cui risultati sono stati inseriti nel documento di revisione della legislazione relativa agli appalti pubblici dell’UE, presentato nel giugno u. s. (Evaluation Report - Impact and Effectiveness of EU Public Procurement Legislation), la maggior parte degli Stati membri ha adottato piani nazionali in materia, ma sussistono grandi differenze nell’impatto ottenuto.Nel suo Piano d’Azione “Produzione e Consumo sosteni-bili” del 2008, la Commissione aveva fissato un obiettivo di massima secondo cui, entro il 2010, la metà di tutti gli appalti pubblici avrebbe dovuto “essere verde”, basandosi sui criteri stabiliti a livello centrale dall’UE, ma la maggior parte dei piani nazionali in materia ha un obiettivo infe-riore a quello dell’UE, anche se vi sono esempi “virtuosi”, come i Paesi Bassi il cui Governo ha raggiunto il 99,8% di appalti pubblici verdi, le Province il 96%, i Comuni dall’86% al 90%, gli Istituti di Istruzione e le Università, che hanno superato il 75%.Nel report vengono segnalati anche i problemi che per-

Pubblicati i criteri ambientali minini per altri “appalti verdi”

GPP: RISTORAZIONE EFORNITURA DI DERRATE ALIMENTARIE SERRAMENTI PER ESTERNI

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durano, tra cui quello del monitoraggio che, non essendo prevista una metodologia valida per tutti, è difficile con-frontare i risultati fra i vari Paesi. Inoltre, si sottolinea che molte Amministrazioni hanno una conoscenza troppo vaga dell’offerta per specificare esattamente quello che voglio-no. Spesso, infatti, non verificano nemmeno che i fornitori consegnino quello che hanno promesso, perché non di-spongono delle capacità tecniche per farlo. Al contempo, i fornitori dichiarano che i criteri sono troppo spesso soggetti a modifiche e validi soltanto a livello nazionale, rendendo così difficile soddisfare la domanda con prodotti standard.

I criteri si suddividono in criteri ambientali “di base” e “pre-mianti”. Un appalto è “verde” se integra tutti i criteri “di base”. Le stazioni appaltanti sono comunque invitate ad uti-lizzare anche quelli “premianti”, quando aggiudicano la gara d’appalto all’offerta economicamente più vantaggiosa.

Fasi della procedura d’appalto per le quali sono stati iden-tificati i criteri.- Oggetto dell’appalto: in cui si evidenzia la sostenibilità

ambientale e, ove presente, sociale, in modo da segna-lare la presenza di requisiti ambientali e, eventualmente, sociali, nella procedura di gara. Le stazioni appaltanti dovranno indicare nell’oggetto dell’appalto il decreto ministeriale di approvazione dei criteri ambientali utiliz-zati.

- Selezione dei candidati: in cui sono riportati i requisiti che l’offerente o il fornitore deve possedere per dimo-strare la propria capacità ad eseguire il contratto in modo da arrecare il minore impatto possibile sull’ambiente.

- Specifiche tecniche di base: dove vengono riportate le specifiche tecniche di carattere ambientale che, uni-

tamente alle “condizioni di esecuzione-criteri di base”, devono essere rispettate per poter qualificare l’appalto come “verde”.

Questi criteri ambientali costituiscono un riferimento per le stazioni appaltanti che vogliano ottemperare a quanto previsto dall’art. 68, c.1, del D. Lgs. 163/06 “Specifiche tecniche”, che “Ogniqualvolta sia possibile, devono essere definite in modo da tenere conto “omissis”… della tutela ambientale”.

- Specifiche tecniche premianti: dove sono indicate le considerazioni ambientali da introdurre nelle gare d’ap-palto esperite con il criterio di aggiudicazione dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”, sulle quali attribuire un punteggio tecnico.

- Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali: in cui vengono descritte le condizioni di esecuzione/clausole contrattuali dell’appalto di carattere ambientale, che, uni-tamente alle “specifiche tecniche di base”, devono essere rispettate per poter qualificare l’appalto come “verde”.

Per ogni criterio ambientale sono indicate le “Verifiche” ovvero:- la documentazione che l’offerente o il fornitore è tenuto

a presentare per comprovare la conformità del prodotto o del servizio al requisito cui si riferisce;

- ove esistenti, i mezzi di presunzione di conformità che la stazione appaltante può accettare al posto delle prove dirette.

Sul sito del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare dedicato al GPP sono disponibili anche le “Relazio-ni di accompagnamento” (background document) ai criteri minimi adottati, in cui vengono citati i riferimenti normativi su cui è basata la costruzione dei criteri e sono appprofonditi i metodi di prova per la verifica di conformità delle offerte.

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Come sopra accennato, il Decreto 25 luglio 2011 adotta i principi minimi per 2 categorie merceologiche che analiz-ziamo di seguito in dettaglio.

• SERVIZI DI RISTORAZIONE COLLETTIVA E FORNITU-RA DI DERRATE ALIMENTARI, rientranti nella categoria I “Ristorazione” di cui al punto 3.6 del PAN GPP.

L’Allegato n. 1 al Decreto definisce i criteri che possono comprendere, in tutto od in parte, le seguenti fasi:a) produzione e distribuzione degli alimenti e delle bevande;b) preparazione dei pasti;c) confezionamento dei pasti;d) somministrazione dei pasti;e) gestione dei rifiuti da preparazione dei pasti e post-con-

sumo;f) gestione dei locali comprensivo di: servizi di pulizia, ab-

battimento dei rumori, approvvigionamento energetico.

Criteri ambientali per l’affidamento del servizio di ri-storazione e per la fornitura di derrate alimentariOggetto dell’appalto:- “Servizio di ristorazione a ridotto impatto ambientale”;- “Acquisto di derrate alimentari derivanti da processi di

produzione a ridotto impatto ambientale”.

Selezione dei candidati: l’offerente deve dimostrare la propria capacità ad eseguire il contratto attraverso l’appli-cazione di un sistema di gestione ambientale (EMAS, ISO 14001).

Specifiche tecniche di base: - Produzione degli alimenti e delle bevande Vengono specificate le provenienze e le caratteristiche di:

frutta, verdure e ortaggi, legumi, cereali, pane e pro-dotti da forno, pasta, riso, farina, patate, polenta, pomodori e prodotti trasformati, formaggio, latte UHT, yogurt, uova, olio extravergine;

carne; pesce; acqua e bevande.

- Requisiti dei prodotti in carta-tessuto Nel caso di utilizzo di prodotti in carta - riconducibili

al gruppo di prodotti “tessuto-carta”, che comprende fogli o rotoli di tessuto-carta idoneo all’uso per l’igiene personale - devono essere rispettati i criteri ecologici di cui alla Decisione 2009/568/CE.

- Trasporti L’aggiudicatario deve utilizzare mezzi di trasporto a basso

impatto ambientale per il trasporto delle merci, quali: mezzi di trasporto su ferro; veicoli, almeno euro 4; veicoli elettrici; vetture ibride.

- Consumi energetici Il fornitore deve utilizzare apparecchi la cui etichetta

energetica, secondo l’Energy Label previsto dalla Diret-tiva 92/75/CEE del Consiglio e successivi regolamenti applicativi, certifichi l’appartenenza: alla classe A+ per i frigoriferi ed i congelatori;

alla classe A per lavatrici, lavastoviglie e forni. Qualora gli apparecchi in questione fossero “ad uso

professionale” e, quindi, non in possesso della suddetta certificazione energetica, il capitolato deve prevedere l’assegnazione del punteggio all’offerente che utilizza apparecchi con il minor consumo energetico, rilevato dall’apposita documentazione tecnica.

- Pulizie dei locali L’aggiudicatario deve utilizzare prodotti detergenti con-

formi alla vigente normativa sui detergenti (Reg. CE 648/2004 e D.P.R. 6 febbraio 2009 n.21) e, nel caso di prodotti disinfettanti o disinfestanti, conformi al D. Lgs. 25 febbraio 2000 n. 174 sui biocidi e al D.P.R. 6 ottobre 1998 n. 392 sui presidi medico-chirurgici.

- Requisiti degli imballaggi L’imballaggio (primario, secondario e terziario) deve ri-

spondere ai requisiti di cui all’All. F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specificata-mente descritto nelle pertinenti norme tecniche.

L’imballaggio secondario e terziario deve essere costituito, se in carta o cartone per il 90% in peso da materiale riciclato; se in plastica, per almeno il 60%.

- Gestione dei rifiuti L’aggiudicatario deve garantire una corretta gestione della

raccolta differenziata dei rifiuti, coerente con le modalità di raccolta individuate dall’amministrazione comunale sul cui territorio il servizio di mensa insiste.

- Informazione agli utenti La società erogatrice dei servizi di ristorazione deve ga-

rantire un’informazione agli utenti relativamente a: alimentazione, salute e ambiente, affrontando, tra gli

altri, il tema dell’opportunità di ridurre i consumi; provenienza territoriale degli alimenti; stagionalità degli alimenti; corretta gestione della raccolta differenziata dei rifiuti.

Specifiche tecniche premianti Vengono elencati in ordine orientativo in base alla maggiore influenza sugli impatti ambientali del servizio di ristorazione, i criteri premianti per:

la produzione degli alimenti e delle bevande; carbon footprint; destinazione del cibo non somministrato; requisiti dei prodotti esotici; trasporti; prossimità tra luogo di cottura e consumo, in caso di

cottura esterna; riduzione del rumore.

Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali: rapporto semestrale da parte dell’aggiudicatario su tipi,

quantità e metodi di produzione ed origine dei prodotti acquistati;

utilizzazione ad opera della ditta aggiudicatrice di posate, bicchieri e stoviglie riutilizzabili;

garanzia di attività di formazione del personale addetto su specificate tematiche.

(continua a pag. 17)

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(ndr: Si avverte che il testo del Decreto inserito nelle pagine di questo Inserto non riveste carattere di ufficialità e non è sostitutivo in alcun modo della pubblicazione ufficiale cartacea).

MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MAREDecreto 25 luglio 2011(G.U. 21 settembre 2011 n. 220)Adozione dei criteri minimi ambientali da inserire nei bandi di gara della Pubblica am-ministrazione per l’acquisto di prodotti e servizi nei settori della ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari e serramenti esterni

Visto l’articolo 1, comma 1126, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che prevede la predisposi-zione da parte del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i Ministri dell’economia e delle fi nanze e dello svi-luppo economico, e con l’intesa delle Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, del “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione” (di se-guito Pan Gpp);

Visti i commi 1126 e 1127 dell’articolo 1 della ci-tata legge n. 296/2006 che stabiliscono che detto piano adotti le misure volte all’integrazione delle esigenze di sostenibilità ambientale nelle proce-dure d’acquisto pubblico in determinate categorie merceologiche oggetto di procedure di acquisti pubblici;

Visto il decreto interministeriale n. 135 dell’11 aprile 2008 del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e dell’economia e delle fi nanze che, ai sensi del citato articolo 1, comma 1126, della citata legge n. 296/2006, ha adottato il Pan Gpp individuando, ai sensi dell’articolo 1, comma 1127, della legge n. 296/2006, 11 categorie di prodotti e servizi da affrontare prioritariamente ai fi ni del raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale;

Visto il decreto del Ministro dell’ambiente e della

D.M. Ambiente 25 luglio 2011

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tutela del territorio e del mare GAB/DEC/185/2007 del 18 ottobre 2007, modifi cato dal successivo de-creto ministeriale GAB/DEC/33/2009 del 14 aprile 2009, che secondo quanto indicato al punto 6 del citato Pan Gpp, ha istituito un comitato intermi-nisteriale (denominato comitato di gestione) per la gestione del Pan Gpp che vede, la presenza di funzionari del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei Ministeri dello svi-luppo economico e dell’economia e delle fi nanze, nonché di funzionari di enti ricerca e rappresentanti delle Regioni;

Visti i documenti tecnici, allegati al presente de-creto, relativi ai “Criteri ambientali minimi per il servizio di ristorazione collettiva e la fornitura di derrate alimentari” e ai “Criteri ambientali minimi per i serramenti esterni”, che sono stati elaborati nell’ambito del citato comitato di gestione e condi-visi con le parti interessate attraverso le procedure di confronto previste dal piano stesso;

Visto quanto indicato dall’articolo 2 del citato de-creto interministeriale n. 135 dell’11 aprile 2008 dove si prevede l’emanazione di “criteri ambientali minimi” per le diverse categorie merceologiche indicate al punto 3.6 Pan Gpp tramite decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti i Ministri dello sviluppo economico e dell’economia e delle fi nanze;

Preso atto che, in ottemperanza a quanto disposto dal citato articolo 2 del decreto interministeriale n. 135 dell’11 aprile 2008, con note del 4 marzo 2011, prot. DVA-2011-0005260 e del 4 marzo 2011, prot. DVA-2011-0005251 è stato chiesto ai Ministeri sviluppo economico e dell’economia e delle fi nanze di formulare eventuali osservazioni sui documenti relativi ai citati criteri per i prodotti: “ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari” e “ser-ramenti esterni”;

Considerato che entro il termine di “trenta gior-ni dalla ricezione della presente nota” così come indicato nelle citate note non sono pervenute osser-vazioni dal Ministero dello sviluppo economico;

Considerato che con nota prot. 5767 del 12 aprile 2011 il Ministero dell’economia e delle fi nanze ha

ACQUISTI VERDI DELLA PA - RISTORAZIONE EFORNITURA DI SERRAMENTI - CRITERI AMBIENTALI

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II

fatto pervenire le proprie osservazioni;

Ritenuto, tenuto conto delle osservazioni formulate dal Ministero dell’economia e delle fi nanze, neces-sario adottare i criteri ambientali di che trattasi di cui ai documenti tecnici sopra citati;

Decreta:

Articolo 1Criteri ambientali minimiAi sensi dell’articolo 2 del decreto interministeriale n. 135 dell’11 aprile 2008, citato in premessa, do-ve si prevede l’emanazione di “criteri ambientali minimi” per le diverse categorie merceologiche indicate al punto 3.6 Pan Gpp, sono adottati i criteri ambientali di cui agli allegati tecnici del presente decreto, facenti parte integrante del decreto stesso, per i prodotti/servizi di seguito indicati:ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimen-tari (rientranti nella categoria I “ristorazione” di cui al punto 3.6 del Pan Gpp) - (allegato 1);serramenti esterni (rientranti nella categoria B “edili-zia” di cui al punto 3.6 del Pan Gpp) - (allegato 2).

Articolo 2Modifi cheI criteri verranno aggiornati alla luce dell’evolu-zione tecnologica del mercato e delle indicazioni della Commissione europea, con cadenza almeno biennale.Il presente decreto unitamente agli allegati è pub-blicato nella Gazzetta uffi ciale della Repubblica italiana.

Roma, 25 luglio 2011.

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III

ALLEGATO 1Criteri ambientali minimi per il servizio di ri-storazione collettiva e la fornitura di derrate alimentari1 PremessaQuesto documento è parte integrante del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consu-mi della pubblica amministrazione, di seguito Pan Gpp1 ed inoltre tiene conto di quanto proposto nelle comunicazioni su consumo e produzione so-stenibile (COM (2008) 397) e sul Gpp (COM (2008) 400), adottate dal Consiglio dei Ministri dell’Unione europea.In relazione a quanto indicato al punto 4.2 “obietti-vo nazionale” del Pan Gpp e nella Comunicazione COM (2008) 400 al par. 5.1, l’obiettivo proposto è di raggiungere entro il 2011, la quota del 50% di appalti verdi sul totale degli appalti aggiudicati per tale categoria di affi damenti e forniture. Tale percentuale verrà valutata sia sulla base del nu-mero che del valore totale degli stessi. Così come previsto dal Pan Gpp, l’introduzione dei Criteri ambientali minimi nelle gare d’appalto sarà moni-torata dall’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici attraverso il Sistema informativo di monitoraggio gare (Simog).

2 Oggetto e struttura del documentoQuesto documento contiene i “criteri ambientali minimi” elaborati nell’ambito del Pan Gpp per l’af-fi damento del “Servizio di ristorazione collettiva” e per la fornitura di “derrate alimentari”, categoria di cui al paragrafo 3.6 lettera I) del Piano mede-simo, che può comprendere, in tutto od in parte, le seguenti fasi:a) produzione e distribuzione degli alimenti e delle

bevande;b) preparazione dei pasti;c) confezionamento dei pasti;d) somministrazione dei pasti;e) gestione dei rifi uti da preparazione dei pasti e

post-consumo;f) gestione dei locali comprensivo di: servizi di

pulizia, abbattimento dei rumori, approvvigio-namento energetico

I criteri si suddividono in criteri ambientali “di base” e “premianti”. Essi sono infatti collegati alle singole fasi di defi nizione dell’appalto in modo da facili-tare il compito della stazione appaltante che può introdurli nelle proprie gare attraverso un semplice “copia ed incolla” essendo stati selezionati in os-sequio a quanto stabilito nel codice degli appalti, in relazione anche alla tutela della normativa sulla concorrenza e par condicio.Le stazioni appaltanti che introducono i “criteri ambientali minimi” indicati nel presente documento nelle proprie procedure d’appalto sono in linea con i principi del Pan Gpp e contribuiscono a raggiun-gere gli obiettivi ambientali dallo stesso defi niti.

Un appalto è “verde” se integra tutti i criteri “di base”. Le stazioni appaltanti sono comunque invi-tate ad utilizzare anche quelli “premianti” quando aggiudica la gara d’appalto all’offerta economica-mente più vantaggiosa.Le fasi della procedura d’appalto per le quali sono stati identifi cati i criteri sono:- Oggetto dell’appalto: è descritto l’oggetto dell’ap-

palto evidenziandone la sostenibilità ambientale e, ove presente, sociale in modo da segnalare la presenza di requisiti ambientali ed eventualmen-te sociali, nella procedura di gara. Le stazioni appaltanti dovranno indicare nell’oggetto dell’ap-palto il decreto ministeriale di approvazione dei criteri ambientali utilizzati.

- Selezione dei candidati: sono riportati i requi-siti di qualifi cazione soggettiva atti a provare la capacità tecnica del candidato ad eseguire l’ap-palto in modo di recare i minori danni possibili sull’ambiente.

- Specifi che tecniche di base: in questa parte del documento sono riportate le specifi che tecni-che di carattere ambientale che, unitamente alle “condizioni di esecuzione-criteri di base”, devono essere rispettate per poter qualifi care l’appalto come “verde”.

Questi criteri ambientali costituiscono un riferimento per le stazioni appaltanti che vogliano ottemperare a quanto previsto dall’articolo 68, comma 1, del D. Lgs. 163/2006 “Specifi che tecniche” che stabilisce che le specifi che tecniche, “Ogniqualvolta sia possi-bile, devono essere defi nite in modo da tenere conto ….”omissis”…, della tutela ambientale”.- Specifi che tecniche premianti: in questa parte

del documento sono indicate le considerazioni ambientali da introdurre nelle gare d’appalto esperite con il criterio di aggiudicazione dell’of-ferta “economicamente più vantaggiosa”, sulle quali attribuire un punteggio tecnico.

- Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali: in questa parte del documento sono descritte le condizioni di esecuzione/clausole contrattuali dell’appalto di carattere ambientale che, unita-mente alle “specifi che tecniche di base”, devono essere rispettate per poter qualifi care l’appalto come “verde”.

Per ogni criterio ambientale sono indicate le “ve-rifi che” ovvero:a) la documentazione che l’offerente o il fornitore

è tenuto a presentare per comprovare la con-formità del prodotto o del servizio al requisito cui si riferisce

b) ove esistenti, i mezzi di presunzione di confor-mità che la stazione appaltante può accettare al posto delle prove dirette.

In relazione al punto a) fra i “mezzi di prova”, che, come previsto dall’articolo 68 comma 10 del D. Lgs. 163/2006, possono essere rappresentati “anche da una documentazione tecnica del fabbricante o da

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IV

una relazione di prova di un organismo riconosciu-to”, si precisa che, per “organismo riconosciuto” si intendono, secondo quanto previsto dal successivo c.11 del medesimo articolo 68 i “laboratori di prova, di calibratura e gli organismi di ispezione e certifi -cazione conformi alle norme europee”.Laddove trattasi di impegni futuri, si fa riferimento alla “dichiarazione semplice del legale rappresen-tante” dell’offerente. In quest’ultimo caso, qualora non fosse già prassi contrattuale della stazione appaltante, si suggerisce di collegare sempre l’ina-dempimento di quanto dichiarato a sanzioni e, se del caso, alla previsione di risoluzione del con-tratto.

3 Relazione di accompagnamento (background document)Per un approfondimento degli aspetti metodolo-gici, tecnici e normativi seguiti per la redazione del presente documento, si rinvia alla relazione di accompagnamento (background document), di-sponibile sul sito www.dsa.minambiente.it/gpp, (www.minambiente.it, sezione “argomenti”, link: Gpp - acquisti verdi).Nella relazione sono descritti gli aspetti e gli impatti ambientali della categoria di cui è oggetto, sono citati i riferimenti normativi, le altre fonti informa-tive su cui si è basata la defi nizione dei criteri e sono approfonditi, ove necessario, gli aspetti relativi ai metodi di prova e ai documenti di prova per la verifi ca di conformità agli stessi.Sono altresì fornite le indicazioni sulla prevista evo-luzione dei criteri che sarà recepita nella prossima versione di questo documento e sono riportati al-cuni esempi di considerazioni sociali da introdurre nelle gare bandite per queste categorie di prodotti/servizi che includono anche l’obiettivo politico di tutela sociale. Il background document può essere soggetto ad aggiornamenti qualora, in sede di ap-plicazione dei Criteri ambientali minimi, si rendesse opportuno approfondire ulteriori aspetti. 4 Indicazioni di carattere generale relative all’appalto 4.1 Riferimenti normativiI criteri ambientali, anche quelli “di base”, corri-spondono a caratteristiche e prestazioni superiori a quelle previste dalle leggi nazionali e regionali vigenti il cui rispetto deve comunque essere as-sicurato.Le principali norme ambientali che disciplinano i prodotti/servizi oggetto dell’appalto e che si con-siglia di richiamare nel capitolato di gara, sono riportate nella relazione di accompagnamento.In particolare si segnalano:- regolamento (Ce) n. 834/2007 del Consiglio del

28 giugno 2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che

abroga il regolamento (Cee) n. 2092/91- regolamento (Ce) n. 889/2008 della Commissione

del 5 settembre 2008 recante modalità di appli-cazione del regolamento (Ce) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli. Come modifi cato da ultimo dal regolamento (Ce) n. 710/2009

- regolamento (Ce) n. 1235/2008 della Commis-sione dell’8 dicembre 2008 recante modalità di applicazione del regolamento (Ce) n. 834/2007 del Consiglio per quanto riguarda il regime di im-portazione di prodotti biologici dai paesi terzi

- regolamento (Ce) n. 710/2009 della Commissione del 5 agosto 2009 che modifi ca il regolamento (Ce) n. 889/2008 recante modalità di applica-zione del regolamento (Ce) n. 834/2007 del Consiglio per quanto riguarda l’introduzione di modalità di applicazione relative alla produzione di animali e di alghe marine dell’acquacoltura biologica

- decreto ministeriale 18354 del 27 novembre 2009 recante “Disposizioni per l’attuazione dei regolamenti (Ce) n. 834/2007, n. 889/2008 e n. 1235/2008 e successive modifi che riguardanti la produzione biologica e l’etichettatura dei pro-dotti biologici”

- regolamento (Ce) n. 1898/2006 della Commis-sione del 14 dicembre 2006 recante modalità di applicazione del regolamento (Ce) n. 510/2006 del Consiglio del 20 marzo 2006, relativo alla protezione delle indicazioni geografi che e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari

- legge 23 dicembre 1999, n. 488 articolo 59, com-ma 4 e s. m. i. recante “Sviluppo dell’agricoltura biologica e di qualità”

- decreto del Ministro delle politiche agricole dell’8 settembre 1999, n.350 recante “norme per l’individuazione dei prodotti tradizionali di cui all’articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 30 aprile 1998, n. 173”

- direttiva 98/58/Ce del Consiglio del 20 luglio 1998 riguardante la protezione degli animali ne-gli allevamenti

- decreto legislativo 29 luglio 2003, n. 267 Attua-zione delle direttive 1999/74/Ce e 2002/4/Ce, per la protezione delle galline ovaiole e la registra-zione dei relativi stabilimenti di allevamento

- direttiva 2007/43/Ce del Consiglio del 28 giu-gno 2007 che stabilisce le norme minime per la protezione dei polli allevati per la produzione di carne

- decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.534 At-tuazione della direttiva 91/630/Cee che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini

- decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.533 At-tuazione della direttiva 91/629/Cee che stabilisce

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V

le norme minime per la protezione dei vitelli- decreto legislativo 1° settembre 1998, n.331

Attuazione della direttiva 97/2/Ce relativa alla protezione dei vitelli. Pubblicato sulla Gazzetta uffi ciale 25 settembre 1998 n. 224.

4.2 Criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”In linea con le indicazioni del Pan Gpp al fi ne di tenere nel massimo conto gli aspetti della soste-nibilità (ambientali, economici e sociali) la forma di aggiudicazione preferibile è quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa prevista dal Co-dice dei contratti pubblici2.Tale sistema consente di qualifi care ulteriormente l’offerta rispetto a quanto indicato come requisito base attribuendo un punteggio tecnico a prestazioni ambientali e, ove possibile, sociali, più elevate, tipi-che di prodotti meno diffusi e talvolta più costosi, senza compromettere l’esito della gara. In questo modo si favorisce e si premia l’innovazione e il miglioramento socio ambientale del mercato.Tenuto conto delle indicazioni della Commissione europea mirate a fornire al mercato un segnale adeguato, per questa specifi ca categoria di servizi e prodotti, è opportuno che le stazioni appaltanti assegnino ai criteri premianti punti in misura non inferiore al 30% del punteggio totale.

4.3 Indicazioni specifi che per le stazioni ap-paltantiSi rappresenta, in linea generale, l’opportunità da parte dell’amministrazione aggiudicatrice, di effet-tuare verifi che periodiche in corso di esecuzione contrattuale per appurare la rispondenza delle pre-stazioni rese dall’appaltatore e delle caratteristiche dei prodotti alimentari somministrati agli impegni assunti nel contratto d’appalto, nonché di riservarsi la possibilità di richiedere ulteriore documentazione probatoria a tal fi ne.Inoltre, sia al fi ne di tutela ambientale che della salute umana, si sottolinea l’importanza di promuo-vere il consumo di alimenti vegetali in alternativa a quello degli alimenti di origine animale soprattutto se questi ultimi non provengano da produzioni a minor impatto ambientale (come ad esempio quelle biologiche).Inoltre, le porzioni offerte devono essere adeguate e calibrate sulle esigenze nutrizionali degli utenti cui sono destinati, in modo tale da ridurre al mi-nimo le eccedenze e gli scarti alimentari ed offrire un apporto dietetico equilibrato. 5 Criteri ambientali per l’affi damento del ser-vizio di ristorazione 5.1 Oggetto dell’appalto“Servizio di ristorazione a ridotto impatto ambien-tale”.

5.2 Selezione dei candidatiL’offerente deve dimostrare la propria capacità ad eseguire il contratto in modo da arrecare il minore impatto possibile sull’ambiente attraverso l’applicazione un sistema di gestione ambientale, ai sensi di una norma tecnica riconosciuta (Emas, Iso 14001).Verifi ca: la registrazione Emas (regolamento n. 1221/2009 sull’adesione volontaria delle organiz-zazioni a un sistema comunitario di ecogestione e audit (Emas)), o la certifi cazione Iso 14001, in corso di validità, rappresentano mezzi di prova.Le stazioni appaltanti accettano parimenti altre pro-ve, come una descrizione dettagliata del sistema di gestione ambientale attuato dall’offerente (politica ambientale, analisi ambientale iniziale, programma di miglioramento, attuazione del sistema di gestione ambientale, misurazioni e valutazioni, defi nizione delle responsabilità, sistema di documentazione). 5.3 Specifi che tecniche di base 5.3.1 Produzione degli alimenti e delle bevandeFrutta, verdure e ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, po-lenta, pomodori e prodotti trasformati, formaggio, latte Uht, yogurt, uova, olio extravergine devono provenire:- per almeno il 40% espresso in percentuale di pe-

so sul totale, da produzione biologica in accordo con i regolamenti (Ce) 834/2007/Ce e relativi regolamenti attuativi,

- per almeno il 20% espresso in percentuale di pe-so sul totale, da “sistemi di produzione integrata” (con riferimento alla norma Uni 11233:2009), da prodotti Igp Dop e Stg - come riportato nell’Elenco delle denominazioni italiane, iscrit-te nel Registro delle denominazioni di origine protette, delle indicazioni geografi che protette e delle specialità tradizionali garantite (regola-mento Ce n. 1898/2006 della Commissione del 14 dicembre 2006 recante modalità di applicazione del regolamento (Ce) n. 510/2006 del Consiglio del 20 marzo 2006, relativo alla protezione delle indicazioni geografi che e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari e re-golamento (Ce) n. 509/2006) e da prodotti tipici e tradizionali, compresi negli elenchi nazionali, regionali e provinciali previsti dagli articoli 2 e 3 del decreto del Ministro per le politiche agricole 8 settembre 1999, n. 350.

Per quanto riguarda le uova, la quota non prove-niente da allevamenti biologici, deve provenire da allevamenti all’aperto di cui al codice 1 del regolamento 589/2008 della Commissione euro-pea in applicazione del regolamento 1234/2007 relativo alla commercializzazione ed etichettatura delle uova.

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VI

I prodotti ortofrutticoli devono essere stagionali, rispettando i “calendari di stagionalità” defi niti da ogni singola stazione appaltante3. Per prodotti di stagione si intendono i prodotti coltivati in pieno campo.Carne deve provenire,- per almeno il 15% in peso sul totale, da pro-

duzione biologica in accordo con i regolamenti (Ce) n. 834/07 e relativi regolamenti attuativi e,

- per almeno il 25% in peso sul totale, da pro-dotti Igp e Dop - come riportato nell’Elenco delle denominazioni italiane, iscritte nel Registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografi che protette (regolamento Ce n. 1898/2006 della Commissione del 14 di-cembre 2006 recante modalità di applicazione del regolamento (Ce) n. 510/2006 del Consiglio del 20 marzo 2006, relativo alla protezione delle indicazioni geografi che e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari) - e da prodotti tipici e tradizionali, compresi negli elenchi nazionali, regionali e provinciali previsti dagli articoli 2 e 3 del decreto del Ministro per le politiche agricole 8 settembre 1999, n. 350.

Pesce deve provenire,- per almeno il 20%, espresso in percentuale di

peso sul totale, da acquacoltura biologica, in ac-cordo con i Regolamenti (Ce) n. 834/07 e relativi regolamenti attuativi (tra i quali il regolamento 710/2009 che riguarda l’introduzione di moda-lità di applicazione relative alla produzione di animali e di alghe marine dell’acquacoltura bio-logica) o pesca sostenibile (rispettando i criteri della certifi cazione MSC - Marine Stewardship Council od equivalenti)4.

Il pesce somministrato nelle mense, in ogni caso, se surgelato, non deve essere ottenuto da prodotti ricomposti.Sono fatte salve le disposizioni legislative vigenti, che stabiliscono criteri più restrittivi di quelli fi ssati dal presente paragrafo.Non dovrà essere previsto l’utilizzo di acqua e bevande confezionate se non per specifi che e documentate esigenze tecniche (logistiche e igie-nico-sanitarie). Dovrà pertanto essere individuata la soluzione più idonea in base all’utenza e al con-testo, prevedendo l’utilizzo di acqua e bevande sfuse:distribuzione di acqua di rete, distribuzione di ac-qua microfi ltrata e bevande alla spina naturali e gassate (da concentrato).La ditta che effettua il servizio di microfi ltrazione e distribuzione delle bevande si deve attenere al rispetto di procedure certifi cate e della normativa vigente in materia e dovrà utilizzare attrezzature che rispondano agli standard di effi cienza energe-tica previsti nel presente documento.Dovrà inoltre dichiarare in sede di gara la solu-

zione che si impegna ad adottare per evitare i confezionamenti.Verifi ca: Tutti i prodotti biologici devono prove-nire da fornitori che operano obbligatoriamente all’interno del regime di controllo e certifi cazione previsto dai regolamenti (Ce) n.834/2007 e (Ce) n. 889/2008 della Commissione e devono, quin-di, essere assoggettati a uno degli Organismi di controllo e certifi cazione riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole e forestali.Per la pesca sostenibile occorre essere in posses-so di certifi cati di catena di custodia Msc (Marine Stewardship Council) o equivalenti.Tutti i prodotti da produzione integrata devono pro-venire da fornitori che operano obbligatoriamente all’interno del regime di controllo e certifi cazione previsto dalla norma Uni 11233:2009.Tutti i prodotti Dop Igp e Stg devono provenire da fornitori che operano obbligatoriamente all’interno del regime di controllo e certifi cazione previsto dai regolamenti (Ce) n.510/2006, (Ce) n. 1898/2006 e (Ce) n. 509/2006, con successive modifi cazioni e devono, quindi, essere assoggettati a uno degli Organismi di controllo e certifi cazione riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole e forestali.Tutti i prodotti da produzione agroalimentare tra-dizionale devono provenire da fornitori di prodotti iscritti nell’Elenco nazionale dei prodotti agroa-limentari tradizionali istituito presso il Ministero per le politiche agricole previsti dagli articoli 2 e 3 del decreto del Ministro per le politiche agricole 8 settembre 1999, n. 350.Per Fornitore si intende ogni azienda che consegna direttamente o tramite vettore il prodotto alimen-tare nei centri refezionali, la cui ragione sociale è presente nel documento di trasporto che accom-pagna le derrate.L’amministrazione aggiudicatrice deve pretendere dai propri fornitori gli attestati di assoggettamen-to che verranno conservati in originale nei propri Uffi ci ed in copia nei centri refezionali.I prodotti devono essere certifi cati da organismi di certifi cazione conformi ai sensi dell’articolo 2 del regolamento (Ce) n. 882/2004 ed alla norma europea En 45011 o alla guida Iso/Cei 65 (Requi-siti generali relativi agli organismi che gestiscono sistemi di certifi cazione dei prodotti) e accreditati in conformità delle stesse. 5.3.2 Requisiti dei prodotti in carta-tessutoNel caso di utilizzo di prodotti in carta – ricon-ducibili al gruppo di prodotti “tessuto-carta”, che comprende fogli o rotoli di tessuto-carta idoneo all’uso per l’igiene personale, l’assorbimento di liquidi e/o la pulitura di superfi ci – il fornitore deve utilizzare prodotti che rispettano i criteri ecologici previsti dall’articolo 2 e relativo allegato della decisione della Commissione del 9 luglio 2009 (2009/568/Ce).

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VII

Verifi ca: L’offerente deve dichiarare nome com-merciale e marca dei prodotti che si impegna ad utilizzare. Su richiesta dell’amministrazione aggiudi-catrice dovrà essere presentato, per i prodotti non in possesso dell’etichetta Eu Eco-label 2009/568 Ce che sono presunti conformi, qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. 5.3.3 TrasportiL’aggiudicatario deve utilizzare mezzi di trasporto a basso impatto ambientale per il trasporto delle merci, quali:- Mezzi di trasporto su ferro- Veicoli, almeno euro 4- Veicoli elettrici- Vetture ibrideVerifi ca: L’offerente deve fornire una Scheda dei mezzi di trasporto utilizzati per le merci, sottoscritta dal legale rappresentante, che riporti le seguenti indicazioni: la tipologia dei mezzi di trasporto delle merci e il numero dei mezzi di trasporto utilizzati; la targa dei mezzi di trasporto e copia delle carte di circolazione, se già disponibili. 5.3.4 Consumi energetici5

Il fornitore deve utilizzare apparecchi la cui eti-chetta energetica, secondo l’Energy Label previsto dalla direttiva 92/75/Cee del Consiglio e successivi regolamenti applicativi, certifi chi l’appartenenza:- alla classe A+ per i frigoriferi ed i congelatori- alla classe A per lavatrici, lavastoviglie e forni.Qualora gli apparecchi in questione fossero “ad uso professionale”, e quindi non in possesso della suddetta certifi cazione energetica, il capitolato deve prevedere l’assegnazione del punteggio all’offeren-te che utilizza apparecchi con il minor consumo energetico, rilevato dall’apposita documentazione tecnica.Verifi ca: Il rispetto del requisito è comprovato dall’appartenenza delle attrezzature utilizzate (la-vatrici, lavastoviglie e forni) alla classe A, o almeno A+ per i frigoriferi ed i congelatori, con riferimen-toall’etichetta Energy Label, previsto dalla direttiva 92/75/Cee concernente l’indicazione del consu-mo di energia e di altre risorse degli apparecchi domestici, mediante l’etichettatura ed informazio-ni uniformi relative ai prodotti. È accettato quale mezzo di prova la copia del libretto di istruzioni dal quale si evinca l’identifi cazione dell’attrezzatura (numero di serie) e la sua appartenenza alla classe di effi cienza energetica richiesta. 5.3.5 Pulizie dei localiL’aggiudicatario deve utilizzare prodotti detergen-ti conformi alla vigente normativa sui detergenti (regolamento Ce 648/2004 e Dpr 6 febbraio 2009

n. 21) e, nel caso di prodotti disinfettanti o disin-festanti, conformi al D. Lgs. 25 febbraio 2000 n. 174 sui biocidi e al Dpr 6 ottobre 1998 n. 392 sui presidi medico-chirurgici6 .Verifi ca: L’offerente deve dichiarare nome com-merciale e marca dei prodotti che si impegna ad utilizzare. Si presumono conformi al presente re-quisito i prodotti dotati dell’etichetta Ecolabel. Per i prodotti non in possesso dell’etichetta Ecolabel, dovrà essere presentata la documentazione atte-stante il rispetto della suddetta normativa.

5.3.6 Requisiti degli imballaggiL’imballaggio (primario, secondario e terziario) de-ve rispondere ai requisiti di cui all’allegato. F, della parte IV “Rifi uti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specifi catamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare:- Uni En 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per

l’utilizzo di norme europee nel campo degli im-ballaggi e dei rifi uti di imballaggio

- Uni En 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifi ci per la fabbricazione e la composizione - Preven-zione per riduzione alla fonte

- Uni En 13429:2005 Imballaggi - Riutilizzo- Uni En 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per

imballaggi recuperabili per riciclo di materiali- Uni En 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per

imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifi ca del potere ca-lorico inferiore minimo

- Uni En 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegra-dazione -Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione fi nale degli imballaggi.

L’imballaggio secondario e terziario deve essere costituito, se in carta o cartone per il 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%7.Verifi ca: L’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tec-niche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è rea-lizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.).In relazione al contenuto di riciclato, si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in con-formità alla norma Uni En Iso 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio il simbolo del ciclo di “Mobius”) o alla Uni En Iso 14024 “Eti-chettatura ambientale di tipo I” o con un sistema di etichettatura certifi cato da parte terza (esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti).

5.3.7 Gestione dei rifi utiL’aggiudicatario deve garantire una corretta gestio-

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VIII

ne della raccolta differenziata dei rifi uti, coerente con le modalità di raccolta individuate dall’ammi-nistrazione comunale sul cui territorio il servizio di mensa insiste.Verifi ca: Dichiarazione del legale rappresentante. L’amministrazione aggiudicatrice effettuerà verifi che in corso di esecuzione contrattuale.

5.3.8 Informazione agli utentiLa società erogatrice dei servizi di ristorazione deve garantire un’informazione agli utenti relativamente a:- Alimentazione, salute e ambiente, affrontando,

tra gli altri, il tema dell’opportunità di ridurre i consumi di carne anche per gli impatti ambien-tali causati dalle pratiche correnti di allevamento di animali

- Provenienza territoriale degli alimenti- Stagionalità degli alimenti- Corretta gestione della raccolta differenziata dei

rifi utiVerifi ca: Il fornitore deve produrre un Piano di informazione agli utenti, sottoscritto dal legale rap-presentante, che indichi chiaramente: i materiali di comunicazione che verranno realizzati; i supporti che verranno utilizzati; i temi ed i contenuti della comunicazione; gli skills professionali degli esperti di comunicazione coinvolti. 5.4 Specifi che tecniche premiantiNella ripartizione dei punteggi tra i diversi criteri premianti occorre tener conto della loro infl uenza sugli impatti ambientali del servizio di ristorazione, evitando di assegnare un punteggio eccessivamente rilevante a quei criteri la cui adozione non sia in grado di ridurli in maniera signifi cativa. L’ordine con cui sono elencati tali criteri ambientali fornisce un orientamento in merito. 5.4.1 Produzione degli alimenti e delle bevandeAttribuzione di punteggi direttamente proporzionali alla maggiore quota percentuale di alimenti quali frutta, verdure e ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, po-lenta, pomodori e prodotti trasformati, formaggio, latte Uht, yogurt, uova, olio extravergine con le caratteristiche previste nel punto 5.3.1 che l’offe-rente si impegna a fornire nel servizio.Verifi ca: dichiarazione del legale rappresentante.

5.4.2 Carbon FootprintSi prevede la possibilità di assegnare dei punteggi all’offerente che si impegna ad utilizzare nell’ese-cuzione del servizio prodotti alimentari “……”8 caratterizzati dalla minore quantità di emissioni di gas a effetto serra (Ghg - greenhouse gases), espressi in termini di CO

2 equivalenti lungo il ciclo

di vita.Verifi ca: valutazione verifi cata da parte terza delle

emissioni di CO2 equivalenti prodotte lungo il ciclo

di vita, calcolate sulla base dei criteri previsti da un programma di Dichiarazione ambientale di prodotto (Dap o Epd - Environmental Product Declarations) conforme alla norma Iso 14025 (o equivalenti) e dalle Pcr (Product Category Rules) defi nite per tale categoria di prodotto. Sono accettate come mezzo di prova le Dichiarazioni ambientali di prodotto validate rispetto ai suddetti criteri o equivalenti.La stazione appaltante accetterà come mezzo di prova anche appropriata documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto.

5.4.3 Destinazione del cibo non somministratoSi prevede la possibilità di assegnare dei punteggi all’offerente che si impegna a recuperare il cibo non somministrato e a destinarlo ad organizzazioni non lucrative di utilità sociale che effettuano, a fi ni di benefi cenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari, in linea con la ratio della legge 155/2003 recante “Disciplina della distribuzione dei prodotti alimentari a fi ni di solidarietà sociale”.Verifi ca: dichiarazione del legale rappresentante con il qual si attesti, secondo quanto previsto dal-la legge 155/2003, la destinazione del cibo non somministrato ad organizzazioni non lucrative di utilitàsociale che effettuano, a fi ni di benefi cenza, distri-buzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari, corredata da uno specifi co Protocollo sottoscritto tra fornitore e organizzazione non lucrativa di utilità sociale che distribuiscano gratuitamente i prodotti alimentari agli indigenti con il quale si attesti tale impegno.

5.4.4 Requisiti dei prodotti esoticiSi prevede la possibilità di assegnare dei punteggi all’offerente che si impegna a somministrare pro-dotti esotici (ananas, banane, cacao, cioccolata, zucchero, e caffè) provenienti da produzioni estere biologiche con garanzie del rispetto dei diritti la-vorativi ed ambientali previsti dai principi stabiliti dalla Carta europea dei criteri del commercio equo e solidale9, elaborato ed approvato da Fairtrade Labelling Organizations - FLO e World Fair Trade Organization - Wfto).Verifi ca: dichiarazione del legale rappresentante con il quale si attesta – per ogni specifi co alimen-to esotico – la provenienza dal commercio equo solidale e il rispetto dei relativi criteri, in quanto prodotti importati e distribuiti da organizzazioni accreditate a livello nazionale e internazionale (ad esempio Wfto a livello internazionale e Agices a livello nazionale) o in quanto certifi cati da orga-nismi internazionali riconosciuti (ad esempio Flo a livello internazionale e FairTrade Transfair Italia a livello nazionale), così come indicato dalla riso-luzione del Parlamento europeo n. A6-0207/2006

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approvata il 6 luglio 2006. 5.4.5 TrasportiSi prevede la possibilità di assegnare dei punteggi all’offerente che si impegna a:Criterio a) Effettuare attività di deposito e trasporto delle merci mediante soluzioni collettive come il magazzinaggio comune e gli spostamenti a pieno carico degli automezzi, con conseguente riduzione del numero di viaggi.Criterio b) Organizzare e attuare sistemi di mobilità sostenibile del personale assegnato alla commes-sa.Verifi ca: Criterio a) Dichiarazione del legale rap-presentante con il quale si attesti l’adesione ad una Sistema di gestione centralizzata delle attività di deposito e trasporto delle merci o l’eventuale proprietà di un deposito a tal fi ne destinato, se ne descrivano le caratteristiche (comprensive di mappe e foto) e le modalità di funzionamento, corredata da un Protocollo sottoscritto tra fornitore e Sistema di gestione centralizzata delle attività di deposito e trasporto delle merci.Per il criterio b): Dichiarazione del legale rappresen-tante con il quale si attesti la presenza o l’impegno a realizzare un sistema di mobilità sostenibile del personale assegnato alla commessa. 5.4.6 In caso di centro di cottura esterno: Prossimità tra luogo di cottura e consumoSi assegnano punteggi in proporzione alla mino-re distanza intercorrente tra luogo di cottura e di consumo (espressa in km), per la consegna dei pasti presso le singole destinazioni in modo da ridurre al minimo i tempi di percorrenza, al fi ne di salvaguardare le caratteristiche nutrizionali e organolettiche dei pasti.Verifi ca: dichiarazione del legale rappresentante che indichi il luogo di preparazione dei pasti e la sua distanza (in km) dal luogo della loro sommi-nistrazione. 5.4.7 Riduzione del rumoreSi prevede la possibilità di assegnare dei punteggi all’offerente che si impegna a predisporre e instal-lare dispositivi che riducono il rumore percepito nelle sale cucina e mensa.Verifi ca: dichiarazione del legale rappresentante con il quale si attesti la disponibilità ad installare dei dispositivi che riducano il rumore percepito nelle sale cucina e mensa. Il fornitore deve inoltre fornire una Scheda per la riduzione del rumore che riporti le seguenti indicazioni: il dispositivo che si intende utilizzare; la copia delle schede tecniche che ne evidenziano le caratteristiche principali; una proposta circa la sua installazione ed un calcolo dei miglioramenti, in termini di riduzione del rumore, che tale dispositivo permette di ottenere.

5.5 Condizioni di esecuzione (clausole con-trattuali) 5.5.1 Rapporto sui cibi somministrati e sulla gestio-ne delle eccedenze alimentariIn un rapporto semestrale l’aggiudicatario dovrà elencare tipi, quantità dei prodotti alimentari, metodi di produzione ed origine dei prodotti acqui-stati per la commessa, allegando documentazione appropriata (per l’origine, ad esempio, le certifi -cazioni relative allo standard internazionale sui sistemi di gestione della rintracciabilità di fi liera Iso 22005:2007)10. Dovrà dichiarare inoltre la quantità approssimativa di prodotti alimentari non consumati nel corso del periodo e le misure intraprese per ridurre tali quantità. 5.5.2 Riduzione e gestione dei rifi utiLa ditta aggiudicataria dovrà utilizzare — nella fase di somministrazione e consumo dei pasti — posate, stoviglie e bicchieri riutilizzabili (in ceramica, vetro, metallo, ecc.).Solo per documentate esigenze tecniche potrà es-sere possibile il ricorso a prodotti monouso.In tal caso, qualora nel territorio comunale sia attiva la raccolta della frazione organica dei rifi uti, po-tranno essere utilizzate posate, stoviglie e bicchieri biodegradabili e compostabili in conformità alla norma Uni En 13432:2002. La ditta aggiudicataria dovrà fornire certifi cati di prodotto che attestino la conformità a tale norma.

5.5.3 Formazione del personaleLa società erogatrice dei servizi di ristorazione de-ve garantire al proprio personale che, nell’ambito delle attività di formazione previste nel proprio sistema di gestione ambientale, siano affrontate le seguenti tematiche:- Alimentazione e salute- Alimentazione e ambiente affrontando, tra gli

altri, il tema dell’opportunità di ridurre i con-sumi di carne anche per gli impatti ambientali causati dalle pratiche correnti di allevamento di animali

- Caratteristiche dei prodotti alimentari in relazione al territorio di coltivazione e di produzione

- Stagionalità degli alimenti- Corretta gestione dei rifi uti- Uso dei detersivi a basso impatto ambientale- Energia, trasporti e mense

6 Criteri ambientali per la fornitura di derrate alimentari

6.1 Oggetto dell’appalto“Acquisto di derrate alimentari derivanti da processi di produzione a ridotto impatto ambientale”.

6.2 Selezione dei candidati

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6.3 Specifi che tecniche

6.3.1 Produzione degli alimenti e delle bevandeFrutta, verdure e ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, po-lenta, pomodori e prodotti trasformati, formaggio, latte Uht, yogurt, uova, olio extravergine devono provenire:- per almeno il 40% espresso in percentuale di pe-

so sul totale, da produzione biologica in accordo con i regolamenti (Ce) 834/2007/Ce e relativi regolamenti attuativi e,

- per almeno il 20% espresso in percentuale di pe-so sul totale, da “sistemi di produzione integrata” (con riferimento alla norma Uni 11233:2009), da prodotti Igp Dop e Stg - come riportato nell’Elenco delle denominazioni italiane, iscrit-te nel Registro delle denominazioni di origine protette, delle indicazioni geografi che protette e delle specialità tradizionali garantite (regola-mento Ce n. 1898/2006 della Commissione del 14 dicembre 2006 recante modalità di applicazione del regolamento (Ce) n. 510/2006 del Consiglio del 20 marzo 2006, relativo alla protezione delle indicazioni geografi che e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari e re-golamento (Ce) n. 509/2006) e da prodotti tipici e tradizionali, compresi negli elenchi nazionali, regionali e provinciali previsti dagli articoli 2 e 3 del decreto del Ministro per le politiche agricole 8 settembre 1999, n. 350.

Per quanto riguarda le uova, la quota non prove-niente da allevamenti biologici, deve provenire da allevamenti all’aperto di cui al codice 1 del regolamento 589/2008 della Commissione euro-pea in applicazione del regolamento 1234/2007 relativo alla commercializzazione ed etichettatura delle uova.I prodotti ortofrutticoli devono essere stagionali, rispettando i “calendari di stagionalità” defi niti da ogni singola stazione appaltante11. Per prodotti di stagione si intendono i prodotti coltivati in pieno campo.Carne deve provenire,- per almeno il 15% in peso sul totale, da pro-

duzione biologica in accordo con i regolamenti (Ce) n. 834/07 e relativi regolamenti attuativi e,

- per almeno il 25% in peso sul totale, da pro-dotti Igp e Dop - come riportato nell’Elenco delle denominazioni italiane, iscritte nel Registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografi che protette (regolamento Ce n. 1898/2006 della Commissione del 14 di-cembre 2006 recante modalità di applicazione del regolamento (Ce) n. 510/2006 del Consiglio del 20 marzo 2006, relativo alla protezione delle indicazioni geografi che e delle denominazioni

d’origine dei prodotti agricoli e alimentari) – e da prodotti tipici e tradizionali, compresi negli elenchi nazionali, regionali e provinciali previsti dagli articoli 2 e 3 del decreto del ministro per le politiche agricole 8 settembre 1999, n. 350.

Pesce deve provenire,- per almeno il 20%, espresso in percentuale di

peso sul totale, da acquacoltura biologica, in ac-cordo con i regolamenti (Ce) n. 834/07 e relativi regolamenti attuativi (tra i quali il regolamento 710/2009 che riguarda l’introduzione di moda-lità di applicazione relative alla produzione di animali e di alghe marine dell’acquacoltura bio-logica) o pesca sostenibile (rispettando i criteri della certifi cazione MSC - Marine Stewardship Council od equivalenti)12.

Il pesce somministrato nelle mense, in ogni caso, se surgelato, non deve essere ottenuto da prodotti ricomposti.Sono fatte salve le disposizioni legislative vigenti, che stabiliscono criteri più restrittivi di quelli fi ssati dal presente paragrafo.Verifi ca: Tutti i prodotti biologici devono prove-nire da fornitori che operano obbligatoriamente all’interno del regime di controllo e certifi cazione previsto dai regolamenti (Ce) n. 834/2007 e (Ce) n. 889/2008 della Commissione e devono, quin-di, essere assoggettati a uno degli Organismi di controllo e certifi cazione riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole e forestali.Per la pesca sostenibile occorre essere in posses-so di certifi cati di catena di custodia Msc (Marine Stewardship Council) o equivalenti.Tutti i prodotti da produzione integrata devono pro-venire da fornitori che operano obbligatoriamente all’interno del regime di controllo e certifi cazione previsto dalla norma Uni 11233:2009.Tutti i prodotti Dop Igp e Stg devono provenire da fornitori che operano obbligatoriamente all’interno del regime di controllo e certifi cazione previsto dai regolamenti (Ce) n.510/2006, (Ce) n. 1898/2006 e (Ce) n. 509/2006 con successive modifi cazioni e devono, quindi, essere assoggettati a uno degli Organismi di controllo e certifi cazione riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole e forestali .Tutti i prodotti da produzione agroalimentare tra-dizionale devono provenire da fornitori di prodotti iscritti nell’Elenco nazionale dei prodotti agroa-limentari tradizionali istituito presso il Ministero per le politiche agricole previsti dagli articoli 2 e 3 del decreto del Ministro per le politiche agricole 8 settembre 1999, n. 350.Per Fornitore si intende ogni azienda che consegna direttamente o tramite vettore il prodotto alimen-tare nei centri refezionali, la cui ragione sociale è presente nel documento di trasporto che accom-pagna le derrate.L’amministrazione aggiudicatrice deve pretendere dai propri fornitori gli attestati di assoggettamen-

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to che verranno conservati in originale nei propri Uffi ci ed in copia nei centri refezionali.I prodotti devono essere certifi cati da organismi di certifi cazione conformi ai sensi dell’articolo 2 del regolamento (Ce) n. 882/2004 ed alla norma europea En 45011 o alla guida Iso/Cei 65 (Requi-siti generali relativi agli organismi che gestiscono sistemi di certifi cazione dei prodotti) e accreditati in conformità delle stesse.

6.3.2 Requisiti degli imballaggiL’imballaggio (primario, secondario e pallet) deve rispondere ai requisiti di cui all’allegato F, della parte IV “Rifi uti” del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., così come più specifi catamente descritto nelle pertinenti norme tecniche, in particolare:- Uni En 13427:2005 Imballaggi - Requisiti per

l’utilizzo di norme europee nel campo degli im-ballaggi e dei rifi uti di imballaggio

- Uni En 13428:2005 Imballaggi - Requisiti specifi ci per la fabbricazione e la composizione - Preven-zione per riduzione alla fonte

- Uni En 13429:2005 Imballaggi - Riutilizzo- Uni En 13430:2005 Imballaggi - Requisiti per

imballaggi recuperabili per riciclo di materiali- Uni En 13431:2005 Imballaggi - Requisiti per

imballaggi recuperabili sotto forma di recupero energetico compresa la specifi ca del potere ca-lorico inferiore minimo

- Uni En 13432:2002 Requisiti per imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegra-dazione -Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione fi nale degli imballaggi.

L’imballaggio secondario e terziario deve essere costituito, se in carta o cartone per il 90% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%13.Verifi ca: L’offerente deve descrivere l’imballaggio che utilizzerà, indicando a quale delle norme tec-niche sopra richiamate è conforme (riportare il tipo di materiale o di materiali con cui è costituito, le quantità utilizzate, le misure intraprese per ridurre al minimo il volume dell’imballaggio, come è rea-lizzato l’assemblaggio fra materiali diversi e come si possono separare ecc.).In relazione al contenuto di riciclato, si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in con-formità alla norma Uni En Iso 14021 “Asserzioni ambientali autodichiarate” (ad esempio attraverso il simbolo del ciclo di Mobius) o fornita in base alla norma Uni En Iso 14024 “Etichettatura ambientale di tipo I” o con un sistema di etichettatura certifi cato da parte terza (esempio “Plastica seconda vita” ed equivalenti).

6.3.3 TrasportiIl fornitore deve utilizzare mezzi di trasporto a basso impatto ambientale per il trasporto delle

merci, quali:- Mezzi di trasporto su ferro- Veicoli, almeno euro 4- Veicoli elettrici- Vetture ibrideVerifi ca: L’offerente deve fornire una Scheda dei mezzi di trasporto utilizzati per le merci, sottoscritta dal legale rappresentante, che riporti le seguenti indicazioni: la tipologia dei mezzi di trasporto delle merci e il numero dei mezzi di trasporto utilizzati; la targa dei mezzi di trasporto e copia delle carte di circolazione, se già disponibili. 6.4 Specifi che tecniche premianti 6.4.1 Produzione degli alimenti e delle bevandeAttribuzione di punteggi direttamente proporzionali alla maggiore quota percentuale di alimenti quali frutta, verdure e ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, po-lenta, pomodori e prodotti trasformati, formaggio, latte Uht, yogurt, uova, olio extravergine con le caratteristiche previste nel punto 6.3.1 che l’offe-rente si impegna a fornire.Verifi ca: dichiarazione del legale rappresentante.

6.4.2 Carbon FootprintSi prevede la possibilità di assegnare dei punteggi all’offerente che si impegna a fornire prodotti ali-mentari “ “14 con il minor numero di emissioni di gas a effetto serra (Ghg - Greenhouse Gas), espressi in termini di CO

2 equivalenti, relative al ciclo di

vita del prodotto.Verifi ca: valutazione verifi cata da parte terza del-le emissioni di CO2 equivalenti prodotte lungo il ciclo di vita del prodotto, calcolate sulla base dei criteri previsti da un programma di Dichiarazione ambientale di prodotto (Dap o Epd - Environmen-tal Product Declarations) conforme alla norma Iso 14025 e dalle Pcr (Product Category Rules) defi -nite per tale categoria di prodotto. Sono accettate come mezzo di prova le Dichiarazioni ambientali di prodotto validate rispetto ai suddetti criteri o equivalenti. La stazione appaltante accetterà come mezzo di prova anche appropriata documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto.

6.4.3 Requisiti dei prodotti esoticiSi prevede la possibilità di assegnare dei punteggi all’offerente che si impegna a fornire prodotti eso-tici (ananas, banane, cacao, cioccolata, zucchero, e caffè) provengano da produzioni estere biologiche con garanzie del rispetto dei diritti lavorativi ed ambientali previsti dai principi stabiliti dalla Carta europea dei criteri del commercio equo e solida-le15, elaborato ed approvato da Fairtrade Labelling Organizations - Flo e World Fair Trade Organiza-tion - Wfto).

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Verifi ca: dichiarazione del legale rappresentante con la quale si attesta - per ogni specifi co alimen-to esotico - la provenienza dal commercio equo solidale e il rispetto dei relativi criteri, in quanto importati e distribuiti da organizzazioni accreditate a livello nazionale e internazionale (ad esempio Wfto a livello internazionale e Agices a livello nazionale) o in quanto certifi cati da organismi in-ternazionali riconosciuti (ad esempio Flo a livello internazionale e FairTrade Transfair Italia a livello nazionale), così come indicato dalla risoluzione del Parlamento europeo n. A6-0207/2006 approvata il 6 luglio 2006. 6.4.4 TrasportiSi prevede la possibilità di assegnare dei punteggi all’offerente che si impegna ad effettuare attività di deposito e trasporto delle merci mediante soluzio-ni collettive come il magazzinaggio comune e gli spostamenti a pieno carico degli automezzi, con conseguente riduzione del numero di viaggi.Verifi ca: dichiarazione del legale rappresentante con il quale si attesti l’adesione ad una Sistema di Gestione centralizzata delle attività di deposito e trasporto delle merci, o l’eventuale proprietà di un deposito a tal fi ne destinato, se ne descrivano le caratteristiche (comprensive di mappe e foto) e le modalità di funzionamento. Si richiede inoltre la sottoscrizione congiunta di un Protocollo tra fornitore e Sistema di gestione centralizzata delle attività di deposito e trasporto delle merci. 6.5 Condizioni di esecuzione (clausole con-trattuali)

6.5.1 Rapporto sulla provenienza dei prodotti ali-mentariIn un rapporto semestrale l’aggiudicatario dovrà elencare i tipi, le quantità dei prodotti alimenta-ri, i metodi di produzione e l’origine dei prodotti forniti nella commessa, allegando documentazione appropriata (per l’origine, ad esempio, le certifi -cazioni relative allo standard internazionale sui sistemi di gestione della rintracciabilità di fi liera Iso 22005:2007)16

ALLEGATO 2Criteri ambientali minimi per l’acquisto di serra-menti esterni

1 PremessaQuesto documento è parte integrante del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione, di seguito Pan Gpp17 ed inoltre tiene conto di quanto proposto nelle comu-nicazioni su consumo e produzione sostenibile (COM (2008) 397) e sul Gpp (COM (2008) 400), adottate dal Consiglio dei Ministri dell’Unione europea.In relazione a quanto indicato al punto 4.2 “Obiet-tivo nazionale” del Pan Gpp e nella Comunicazione COM (2008) 400 al par. 5.1, l’obiettivo proposto è di raggiungere entro il 2011, la quota del 50% di appalti verdi sul totale degli appalti aggiudicati per le forniture di questa categoria di prodotti. Tale percentuale verrà valutata sia sulla base del numero che del valore totale degli appalti.Così come previsto dal Pan Gpp, l’introduzione dei Criteri ambientali minimi nelle gare d’appalto sarà monitorata dall’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici attraverso il Sistema informativo di moni-toraggio gare (Simog). 2 Oggetto e struttura del documentoQuesto documento contiene i “criteri ambientali minimi” elaborati nell’ambito del Pan Gpp per la fornitura di “serramenti esterni” e assimilabili, ca-tegoria di cui al paragrafo 3.6 lettera B) “Edilizia” del Piano medesimo.Per “serramenti esterni” si intendono fi nestre (apri-bili, fi sse, verticali, orizzontali, inclinate, manuali, motorizzate), portefi nestre, porte esterne pedonali, comprensive degli infi ssi (telai fi ssi e mobili), dei tamponamenti trasparenti o opachi e delle eventuali chiusure oscuranti (avvolgibili/tapparelle e casso-netti, persiane, scuri, frangisole), che delimitano l’edifi cio verso l’esterno o verso locali non riscal-dati, in edifi ci residenziali e scolastici.I criteri sviluppati possono essere integrati sia nelle procedure di acquisto diretto di serramenti esterni (appalti di fornitura) che in altri contratti che ne prevedano l’utilizzo quali, ad esempio, gli appal-ti per interventi di costruzione, ristrutturazione o manutenzione straordinaria degli edifi ci.I criteri si suddividono in criteri ambientali “di base” e “premianti”.Essi sono collegati alle singole fasi di defi nizione dell’appalto in modo da facilitare il compito della stazione appaltante che può introdurli nelle pro-prie gare essendo stati selezionati in ossequio a quanto stabilito nel codice dei contratti pubblici, in relazione anche alla tutela della normativa sulla concorrenza e par condicio.Le stazioni appaltanti che introducono i “criteri am-bientali minimi” indicati nel presente documento nelle proprie procedure d’appalto, sono in linea con

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i principi del Pan Gpp e contribuiscono a raggiunge-re gli obiettivi ambientali dallo stesso defi niti.Un appalto è “verde” se integra tutti i criteri “di base”. Le stazioni appaltanti sono comunque invi-tate ad utilizzare anche i criteri “premianti” quando aggiudicano le gare d’appalto con il criterio dell’of-ferta economicamente più vantaggiosa.Le fasi della procedura d’appalto per le quali sono stati identifi cati i criteri sono:- Oggetto dell’appalto: è descritto l’oggetto dell’ap-

palto evidenziandone la sostenibilità ambientale e, ove presente, sociale in modo da segnalare la presenza di requisiti ambientali ed eventualmen-te sociali, nella procedura di gara. Le stazioni appaltanti dovranno indicare nell’oggetto dell’ap-palto il decreto ministeriale di approvazione dei criteri ambientali utilizzati.

- Selezione dei candidati: sono riportati i requisiti di qualifi cazione soggettiva atti a provare la capacità tecnica del candidato di eseguire l’appalto in modo che ne conseguano impatti ambientali ridotti.

- Specifi che tecniche di base: Questo “set” di criteri ambientali costituiscono un riferimento per le stazioni appaltanti che vogliano ottemperare a quanto previsto dall’articolo 68, comma 1, del D. Lgs. 163/2006 “Specifi che tecniche” che stabilisce che le specifi che tecniche, “Ogniqualvolta sia possibile, devono essere defi nite in modo da tenere conto ....”omissis”..., della tutela ambientale”.

- Specifi che tecniche premianti: in questa parte del documento sono indicate le considerazioni am-bientali che possono essere introdotte nelle gare d’appalto esperite con il criterio di aggiudicazione dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”, alle quali attribuire un punteggio tecnico.

- Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali: in questa parte del documento sono descritte le condizioni di esecuzione/clausole contrattuali che, unitamente alle “specifi che tecniche di ba-se”, devono essere rispettate per poter qualifi care l’appalto come “verde”.

Per ogni criterio ambientale sono indicate le “ve-rifi che” ovvero:a) la documentazione che l’offerente o il fornitore

è tenuto a presentare per comprovare la con-formità del prodotto o del servizio al requisito cui si riferisce

b) ove esistenti, i mezzi di presunzione di confor-mità che la stazione appaltante può accettare al posto delle prove dirette.

Laddove trattasi di impegni futuri, si fa riferimento alla “dichiarazione semplice del legale rappresen-tante” dell’offerente. In quest’ultimo caso, qualora non fosse già prassi contrattuale della stazione appaltante, si suggerisce di collegare sempre l’ina-dempimento di quanto dichiarato a sanzioni e, se del caso, alla previsione di risoluzione del con-tratto.In relazione al punto a) fra i “mezzi di prova”, che,

come previsto dall’articolo 68 comma 10 del D. Lgs. 163/2006, possono essere rappresentati “anche da una documentazione tecnica del fabbricante o da una relazione di prova di un organismo riconosciu-to”, si precisa che, per “organismo riconosciuto” si intendono, secondo quanto previsto dal successivo comma 11 del medesimo articolo 68 i “laboratori di prova, di calibratura e gli organismi di ispezione e certifi cazione conformi alle norme europee”.

3 Relazione di accompagnamento (background document)Per un approfondimento degli aspetti metodologici, tecnici e normativi del presente documento, si rin-via alla relazione di accompagnamento (background document), disponibile sul sito www.dsa.minam-biente.it/gpp, (www.minambiente.it, sezione “argomenti”, link: Gpp - acquisti verdi).Nella relazione sono descritti gli aspetti e gli impatti ambientali della categoria di cui trattatasi, sono ci-tati i riferimenti normativi, le altre fonti informative su cui si è basata la defi nizione dei criteri e sono approfonditi, ove necessario, gli aspetti relativi ai metodi e documenti di prova per le verifi che di conformità agli stessi.Nell’allegato 1 del Background Document sono fornite le indicazioni sulla prevista evoluzione dei criteri relativi a questa categoria di prodotto, di cui si terrà conto nella prossima versione del presente documento. Anche la relazione di accompagnamen-to sarà soggetta ad aggiornamenti qualora, in sede di applicazione dei Criteri ambientali minimi, si ren-desse opportuno approfondire ulteriori aspetti. 4 Indicazioni di carattere generale relative all’appalto 4.1 Riferimenti normativiI criteri ambientali, anche quelli “di base”, corrispon-dono a caratteristiche e prestazioni superiori a quelle previste dalle leggi nazionali e regionali vigenti il cui rispetto deve comunque essere assicurato.Le principali norme ambientali che disciplinano i prodotti/servizi oggetto dei criteri, che si consiglia di richiamare nei documenti di gara, sono riportate nella relazione di accompagnamento.In particolare si segnala che:- i serramenti esterni dovranno essere soggetti a

marcatura Ce ai sensi della direttiva prodotti da costruzione 89/106 e s.m.i. (regolamento (Ce) 9 marzo 2011, n. 305/2011 che fi ssa condizioni ar-monizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione e che abroga la direttiva 89/106/Cee del Consiglio), alla norma Uni En 14351-1 (“Finestre e porte - Norma di prodotto, caratte-ristiche prestazionali - Parte 1: Finestre e porte esterne pedonali senza caratteristiche di resistenza al fuoco e/o di tenuta al fumo”) e conformi alle vigenti disposizioni legislative, regolamentari e

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XIV

tecniche applicabili all’intervento di cui al D. Lgs. 192 del 19 agosto 2005 in attuazione della diretti-va 2002/91/Ec sul miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifi ci, così come modifi cato dal D. Lgs. 311 del 29 dicembre 2006 e s. m. i. e le eventuali disposizioni regionali attuative del D. Lgs. 311/2006 sui territori;

- le chiusure oscuranti dovranno essere soggette a marcatura Ce ai sensi della direttiva prodotti da costruzione 89/106 e s.m.i. (regolamento (Ce) 9 marzo 2011, n. 305/2011 che fi ssa condizioni ar-monizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione e che abroga la direttiva 89/106/Cee del Consiglio), alla norma Uni En 13659 “Chiu-sure oscuranti - Requisiti prestazionali compresa la sicurezza” e conformi alle vigenti legislative, regolamentari e tecniche applicabili all’intervento di cui al D. Lgs. 192 del 19 agosto 2005 e s.m.i.;

- i pannelli vetrocamera dovranno essere soggette a marcatura Ce ai sensi della direttiva prodotti da costruzione 89/106 e s.m.i. (regolamento (Ce) 9 marzo 2011, n. 305/2011 che fi ssa condizioni ar-monizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione e che abroga la direttiva 89/106/Cee del Consiglio), alla norma Uni En 1279-5 “Vetro per edilizia - Vetrate isolanti - Parte 5: Valutazione della conformità” e conformi alle vigenti legislative, regolamentari e tecniche applicabili all’intervento di cui al D. Lgs. 192 del 19 agosto 2005 e s.m.i.;

- i pannelli a base di legno e i manufatti con essi realizzati devono rispettare i valori di emissione di formaldeide defi niti dal decreto 10 ottobre 2008 del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, “Disposizioni atte a regolamen-tare l’emissione di aldeide formica da pannelli a base di legno e manufatti con essi realizzati in ambienti di vita e soggiorno”;

- il contenuto di Composti organici volatili (Voc) nei prodotti utilizzati per la fi nitura di serramenti esterni non deve superare i limiti relativi al 2010 specifi cati nell’allegato II del D. Lgs. 27 marzo 2006 n. 161 che recepisce la direttiva 2004/42/Ce. I pro-cessi di verniciatura devono essere rispondenti ai requisiti del D. Lgs. 152/2006 del 3 aprile (“Norme in materia ambientale”), allegato III parte quinta;

- il contenuto di composti organostannici trisosti-tuiti (come il Tbt e il Tpt) e disostituiti (come il Dbt) utilizzati come stabilizzanti nella produzio-ne del Pvc dovrà essere conforme alla decisione 2009/425/Ce della Commissione del 28 maggio 2009, che modifi ca la direttiva 76/769/Cee del Consiglio per quanto riguarda le restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso dei composti organostannici ai fi ni dell’adeguamento dell’allegato I al progresso tecnico.

4.2 Criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”In linea con le indicazioni del Pan Gpp al fi ne di

tenere nel massimo conto gli aspetti della soste-nibilità (ambientali, economici e sociali) la forma di aggiudicazione preferibile è quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa prevista dal Co-dice degli appalti18.Tale sistema consente di qualifi care ulteriormente l’offerta rispetto a quanto indicato come requisito base attribuendo un punteggio tecnico a prestazioni ambientali e, ove possibile, sociali, più elevate, tipiche di prodotti meno diffusi e talvolta più costosi senza compromettere l’esito della gara. In questo modo si favorisce e si premia l’ecoinnovazione del mercato.Secondo le indicazioni della Commissione euro-pea, allo scopo di fornire al mercato un segnale adeguato, è opportuno che le stazioni appaltanti assegnino ai criteri premianti punti in misura non inferiore al 15% del punteggio totale.

5 Criteri ambientali

5.1 Oggetto dell’appaltoFornitura di serramenti esterni a ridotto impatto ambientale per edilizia residenziale e scolastica.

5.2 Specifi che tecniche di base5.2.1 Descrizione dei materiali utilizzatiDevono essere descritti i materiali di cui il serramen-to esterno è composto, specifi cando la percentuale in peso di ogni materiale e componente.Verifi ca: scheda tecnica del produttore.

5.2.2 Trasmittanza termica (Uw)I valori della trasmittanza termica dei serramenti esterni (Uw), fatta salva la normativa locale più restrittiva, devono rispettare come minimo i valori del Dm 26 gennaio 2010 “Aggiornamento del de-creto 11 marzo 2008 in materia di riqualifi cazione energetica degli edifi ci” (G.U. n. 35 del 12 febbraio 2010)” sotto riportati, che sono gli stessi valori sta-biliti ai fi ni delle agevolazioni fi scali per il risparmio energetico, in applicazione del comma 345 dell’ar-ticolo 1 della legge n. 296/2006 (fi nanziaria 2007) e ai sensi di cui all’articolo 1, comma 20, della legge n. 244/2007 (fi nanziaria 2008).

Zona climatica Trasmittanza termica per chiusureapribili e assimilabili (W/m2K)

A 3,7

B 2,4

C 2,1

D 2,0

E 1,8

F 1,6

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XV

Verifi ca: certifi cato di conformità del prodotto ri-lasciato da un organismo riconosciuto, secondo la norma Uni En 14351-1, utilizzando la metodologia di calcolo indicata dalla Uni En Iso 10077-1 e Uni En Iso 10077-2. 5.2.3 Permeabilità all’ariaLa permeabilità all’aria dei serramenti esterni deve rispettare i seguenti requisiti:- la permeabilità all’aria delle fi nestre e porte fi -

nestre a battente deve essere classifi cata almeno in classe 3 (almeno in classe 2 per fi nestre e porte-fi nestre scorrevoli), secondo la norma Uni En 12207 (“Finestre e porte - Permeabilità all’aria - Classifi cazione”), secondo il metodo di prova Uni En 1026 (“Finestre e porte - Permeabilità all’aria - Metodo di prova”);

- la permeabilità all’aria delle porte d’ingresso a battente con soglia inferiore di battuta, deve es-sere classifi cata almeno in classe 2 (in classe 1 le altre porte) secondo la norma Uni En 12207.

Verifi ca: certifi cato di conformità del prodotto ri-lasciato da un organismo riconosciuto, secondo la norma Uni En 14351-1.

5.2.4 Legno e materie prime a base di legnoIl produttore deve assicurare che il legno e le mate-rie prime legnose utilizzate provengano da foreste gestite in modo sostenibile e/o da riciclaggio post-consumo. In particolare deve essere assicurato che non provengano da:- fonti illegali;- foreste che detengono un alto requisito di pro-

teggibilità e che sono minacciate;- zone forestali in cui non vengono osservati diritti

consuetudinari o diritti fondamentali;- foreste trasformate in piantagioni o per sfrutta-

mento non forestale.Verifi ca: il produttore deve dichiarare specie e origine del legno utilizzato, allegando idonea do-cumentazione quale, ad esempio:- certifi cato di origine del legname rilasciato dalle

autorità locali- permesso di esportazione del Paese di origine- documenti che attestino il proprietario delle terre

(autorità locale o privato) e la sua concessione al diritto d’uso

- documenti che evidenzino l’accordo delle co-munità locali sullo sfruttamento delle terre (es. tramite processo consultivo delle comunità in-digene)

- nel caso di materie prime a base di legno, do-cumenti che attestino la provenienza del legno riciclato da post-consumo, con indicazione della percentuale di legno riciclato utilizzato sul totale del peso del componente in legno.

Il possesso di una etichettatura riconosciuta a livello internazionale come la Forest Stewardship Council (Fsc), o la Programme for Endorsement of Forest

Certifi cation schemes (Pefc), puro, misto o, nel caso di materie prime a base di legno, riciclato o equi-valente, costituisce un idoneo mezzo di prova. 5.2.5 Uso di plastiche, metalli, vetroA Il produttore di serramenti esterni in Pvc deve utilizzare le best available techniques (Bat) nella produzione del Pvc.B I produttori dei principali componenti di allu-minio dei serramenti esterni in metallo devono adottare le Best Available Techniques (Bat) nel-la produzione di tali materiali o devono attuare specifi che misure per la riduzione del fabbisogno di energia primaria (e in particolare di quella di origine fossile) necessaria al ciclo completo di fab-bricazione di tali componenti.C I produttori dei principali componenti di vetro dei serramenti esterni devono adottare le Best Available Techniques (Bat) nella produzione di tali materiali o devono applicare specifi che misure per la riduzione del fabbisogno di energia primaria (e in particolare di quella di origine fossile) necessaria al ciclo com-pleto di fabbricazione di tali componenti.Verifi ca:A Pvc: autodichiarazione del produttore da cui ri-sulta partecipazione a Vinyl2010 o dimostrazione che le raccomandazioni di Vinyl2010 o equivalenti siano rispettate.B Metalli: il produttore deve fornire la documenta-zione tecnica necessaria per dimostrare l’adozione delle Bat o l’attuazione delle specifi che misure per la riduzione del fabbisogno di energia primaria ed i risultati conseguiti. La documentazione che attesti le azioni stabilite all’interno di un Sistema di gestione ambientale è considerata un valido mezzo di prova.C Vetro: il produttore deve fornire la documenta-zione tecnica necessaria per dimostrare l’adozione delle Bat o l’attuazione delle specifi che misure per la riduzione del fabbisogno di energia primaria ed i risultati conseguiti. La documentazione che attesti le azioni richieste all’interno di un Sistema di ge-stione ambientale è considerata un valido mezzo di prova.

5.3 Specifi che tecniche premianti

5.3.1 Trasmittanza termica (Uw)Fatta salva normativa locale più restrittiva, saranno attribuiti punteggi aggiuntivi in relazione alla zona climatica, per valori di trasmittanza termica inferiori ai valori del Dm 26 gennaio 2010 “Aggiornamento del decreto 11 marzo 2008 in materia di riqualifi -cazione energetica degli edifi ci” (G.U. n. 35 del 12 febbraio 2010)”, sotto riportati, che sono gli stessi valori stabiliti ai fi ni delle agevolazioni fi scali per il risparmio energetico, in applicazione del comma 345 dell’articolo 1 della legge n. 296/2006 (fi nan-ziaria 2007) e ai sensi di cui all’articolo 1, comma

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XVI

20, della legge n. 244/2007 (fi nanziaria 2008).Verifi ca: certifi cato di conformità del prodotto ri-lasciato da un organismo riconosciuto, secondo la norma Uni En 14351-1, utilizzando la metodologia di calcolo indicata dalla Uni En Iso 10077-1 e Uni En Iso 10077-2.

5.3.2 Materiali non rinnovabili: contenuto di ri-ciclatoLe parti di serramenti esterni composti da materiali non rinnovabili (metallo, plastica) devono contene-re una percentuale di materiale riciclato.Saranno assegnati punteggi premianti proporzional-mente alle percentuali di contenuto riciclato, come defi nito dal punto 7.8 della norma Uni En Iso 14021.Verifi ca: scheda tecnica del produttore che attesti il contenuto di riciclato (percentuale in peso).

5.3.3 Materie plastichePunteggi premianti saranno assegnati se le ma-terie plastiche utilizzate rispondono ai seguenti requisiti:A Le materie plastiche vergini non devono contene-re piombo, cadmio, paraffi ne alogenate, composti organici dello stagno quali Tbt, Tpt e Dbt o ritar-danti di fi amma alogenati come additivi.B Le materie plastiche riciclate devono essere sotto-poste a un test di verifi ca del contenuto di paraffi ne alogenate, composti organici dello stagno, ftalati o ritardanti di fi amma alogenati. Il contenuto di piombo e cadmio non deve superare il valore di 100 ppm (mg/kg).C Le parti in plastica più pesanti di 50 g devono essere visibilmente marcati al fi ne di facilitare il loro riconoscimento nelle operazioni di recupero a fi ne vita in coerenza con la norma Uni En Iso 11469 (“Materie plastiche - Identifi cazione generica e marcatura di prodotti di materie plastiche”).Verifi ca:A Scheda tecnica del produttore della plastica.B Risultati dei test attestanti il contenuto di pla-stiche riciclate, quali la spettrometria di massa a plasma accoppiato induttivamente (Icp-Ms, induc-tively coupled plasma mass spectrometry), l’analisi al microscopio a scansione elettronica (Sem, Scan-ning Electron Microscope) con spettroscopia Edx (Energy Dispersive X-ray spectroscopy), spettro-scopia infrarossa in trasformata di Fourier (Ftir, Fourier Transform Infrared Spectroscopy), o metodi di prova equivalenti.C Descrizione della marcatura dei componenti in plastica.

5.3.4 Legno verginePunteggi aggiuntivi saranno attribuiti se il legno utilizzato proviene da foreste gestite in modo so-stenibile.Verifi ca: Il possesso di una etichettatura riconosciu-ta a livello internazionale come l’etichetta Forest

Stewardship Council (Fsc) puro o Programme for Endorsement of Forest Certifi cation schemes (Pefc) puro o documentazione equivalente costituisce un idoneo mezzo di prova.

5.3.5 Recupero di serramenti esterni sostituitiIn caso di sostituzione di serramenti esterni esi-stenti, saranno attribuiti punteggi aggiuntivi nel caso in cui l’offerente garantisca il riciclaggio dei serramenti dismessi.Verifi ca: descrizione del sistema di recupero e ri-ciclaggio dei serramenti dismessi, con indicazione degli operatori coinvolti.

5.3.6 FormaldeidePunteggi aggiuntivi saranno attribuiti per utilizzo di pannelli a base di legno che diano luogo a emis-sioni di formaldeide inferiori a quanto previsto dal decreto 10 ottobre 2008 del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, “disposizioni atte a regolamentare l’emissione di aldeide formica da pannelli a base di legno e manufatti con essi realizzati in ambienti di vita e soggiorno”.Verifi ca: attestazioni di organismi riconosciuti. Ve-rifi che condotte con il metodo di prova indicato dalla norma Uni En Iso 717-2 “Pannelli a base di le-gno. Determinazione del rilascio di formaldeide.Rilascio di formaldeide con il metodo dell’analisi del gas”. 5.3.7 Emissioni di Composti organici volatiliPunteggi aggiuntivi saranno attribuiti per utilizzo di pannelli a base di legno con emissioni di Cov inferiori a quelli specifi cati nell’allegato II del D. Lgs. 27 marzo 2006 n. 161.Verifi ca: attestazioni di organismi riconosciuti. Veri-fi che condotte con il test Ansi/Bifma M7.1-2007. 5.4 Condizioni di esecuzione (clausole con-trattuali)

5.4.1 GaranziaIl produttore dei serramenti esterni deve specifi care durata e caratteristiche della garanzia fornita in conformità ai disposti legislativi vigenti in mate-ria in relazione al contratto in essere. La garanzia deve comprendere le lavorazioni, i materiali, la funzionalità e la durabilità dell’intero serramento. La garanzia deve essere accompagnata dalle con-dizioni di applicabilità e da eventuali prescrizioni del produttore circa le procedure di manutenzione e posa che assicurino il rispetto delle prestazioni dichiarate del componente.Verifi ca: certifi cato di garanzia ed indicazione relative alle procedure di manutenzione e posa in opera.

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17

(prosegue da pag. 16)• SERRAMENTI PER ESTERNI L’Allegato 2 definisce i criteri ambientali minimi per la

fornitura di “serramenti esterni” e assimilabili, che rien-trano nella categoria B) “Edilizia” di cui al punto 3.6 del PAN GPP.

Per “serramenti esterni” si intendono:- finestre (apribili, fisse, verticali, orizzontali, inclinate,

manuali, motorizzate);- portefinestre;- porte esterne pedonali; comprensive degli infissi (telai fissi e mobili), dei

tamponamenti trasparenti o opachi e delle eventuali chiusure oscuranti (avvolgibili/tapparelle e cassonetti, persiane, scuri, frangisole) che delimitano l’edificio verso l’esterno o verso locali non riscaldati, in edifici residenziali e scolastici.

I criteri sviluppati possono essere in-tegrati sia nelle procedure di acquisto diretto di serramenti esterni (appalti di fornitura) che in altri contratti che ne prevedano l’utilizzo quali, ad esempio, gli appalti per interventi di costruzione, ristrutturazione o manutenzione straor-dinaria degli edifici.

Oggetto dell’appalto:“Fornitura di serramenti esterni a ridotto impatto ambientale per edilizia residen-ziale e scolastica”.

Specifiche tecniche di base Descrizione dei materiali di cui il serra-mento esterno è composto, specificando la percentuale in peso di ogni materiale e componente:

- Trasmittanza termica (Uw) i cui valori debbono rispettare quelli minimi fissati dal D.M.26 gennaio 2010;

- Permeabilità all’aria secondo le norme UNI EN 12207;

- Legno e materie prime a base di legno utilizzate devono provenire da foreste gestite in modo soste-nibile e/o da riciclaggio post-consumo;

- Uso di plastiche, metalli, vetro, prodotti secondo le Best Available Techniques (BAT).

Specifiche tecniche premianti:- trasmittanza termica con valori inferiori a quelli minimi;- materiali non rinnovabili che contengono una percen-

tuale di materiale riciclato;- materie plastiche:

se vergini, non devono contenere piombo, cadmio, paraffine alogenate, composti organici dello stagno o ritardanti di fiamma:

se riciclate, non devono contenere piombo e cadmio superiori al valore di 100 ppm (mg/kg) e test di veri-fica per assenza delle componenti sopra citate;

se superiori a 50 gr., devono essere marcate per facili-

tare il loro riconoscimento nelle operazioni di recupero a fine vita.

- legno vergine proveniente da foreste gestite in modo so-stenibile;

- recupero di serramenti esterni sostituiti e riciclati;- formaldeide, emissioni inferiori a quelle previste dal D.

M. 10 ottobre 2008;- emissioni di composti organici volatili (COV) inferiori a

quelli stabiliti dal D. Lgs. 27 marzo 2006, n. 161.

Condizioni di esecuzione/clausole contrattuali: Il produttore di serramenti deve specificare durata e ca-ratteristiche della garanzia fornita in conformità ai disposti legislativi vigenti in materia.

Con questo ulteriore Decreto le pubbliche Amministrazioni han-no ormai a disposizione un buon numero di Criteri ambientali che possono essere utilizzati nelle procedure di acquisto di beni e servizi. In tal modo le PP.AA. possono svolgere un ruolo fon-damentale, tanto nella difesa dell’ambiente, contribuendo alla riduzione degli impatti ambientali derivanti dalla produzione e dall’uso di molti prodotti, quanto nell’incentivare e premiare quei produttori impegnati nell’introduzione dell’innovazione tecnologica e nella difesa dell’ambiente.Il Ministero dell’Ambiente ha segnalato che sono in corso i lavori per l’adozione dei criteri ambientali per servizi di pulizia, trasporti, servizi di gestione rifiuti, arredo urbano e costruzione e manutenzione strade, nonché di criteri di tipo sociale che riguardano le condizioni in cui si svolgono le attività produttive nelle diverse filiere, in coerenza con i 3 pilastri dello Sviluppo sostenibile (ambientale, sociale, economico).

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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

La pubblicazione dei risultati della consultazione pub-blica indetta dalla Commissione Europea per valutare le soluzioni per ridurre l’uso dei sacchetti di plastica (cfr: “Quali scelte a livello UE per ridurre l’uso degli shopper”, in Regioni&Ambiente, n. 5-6, maggio-giugno 2011 pagg. 36-37) ha rinfocolato in Italia le polemiche, mai sopite, specie dopo che il Consiglio dei Ministri nella seduta del 3 agosto 2011 ha approvato un DDL in materia di divieto di commercializzazione di sacchi biodegradabili per asporto merci, proposto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che ha riconfermato la messa al bando, in vigore dal 1° gennaio di quest’anno, dei sacchetti di plastica usa e getta non biodegradabili, chiarendo al contempo i riferimenti normativi europei per la biodegra-dabilità dei materiali.“Gli italiani hanno dato prova in questi mesi di una straor-dinaria maturità ambientale, accettando di buon grado il divieto dei sacchetti usa e getta e utilizzando le buste biode-gradabili o borse della spesa riutilizzabili - ha commentato il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo - Siamo i primi in Europa ad aver messo “fuori legge” gli shopper inqui-nanti, con un provvedimento che ha suscitato molti consensi ed ha aperto la strada ad un ripensamento in sede UE sull’ar-gomento. Adesso dobbiamo andare avanti promuovendo, come stiamo facendo, la produzione di bio-plastiche che sono parte essenziale di quella filiera della nuova chimica, capace di aiutare l’ambiente e non più di danneggiarlo”.

Il provvedimento, composto da un unico articolo, prevede, tra l’altro, che i sacchi di asporto delle merci commercia-lizzabili devono risultare conformi ai criteri fissati dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario, escludendo dal divieto quelli di “spes-sore superiore a 400 micron dotati di manici accessori e di dispositivi di chiusura, nonché di caratteristiche tecniche e costruttive che favoriscono il loro riutilizzo duraturo e li dotino di un autonomo valore economico”.Proprio quest’ultimo aspetto (insieme alla richiesta di intro-durre un regime transitorio per l’eliminazione delle scorte di sacchetti biodegradabili, ma non conformi alla UNI EN 13:432) ha costituito uno dei motivi discriminanti che, non accolti dal Ministero dell’Ambiente, hanno determinato il parere contrario delle Regioni alla riunione tecnica della Conferenza Stato-Regioni del 15 settembre u.s.Le Regioni chiedevano di spostare lo spessore limite ad una soglia compresa tra i 40 e gli 80 micron, mentre il Ministero ha chiarito che, permettendo la commercializza-zione esclusivamente dei sacchi non biodegradabili con lo spessore minimo di 400 micron (pur essendo a conoscen-za che allo stato attuale non sono presenti in commercio sacchi e borse di tale spessore) non si “intende vietare solo il monouso, bensì la commercializzazione di tutti i sacchi

e le borse non biodegradabili comprese quelle riutilizzabili che attualmente vengono comunemente usate al posto dello shopper monouso”.

In questo clima, era scontato che si sarebbe riacceso il dibattito, magari allargandosi a livello europeo, con la pub-blicazione dei risultati della Consultazione europea sugli shopper, che, peraltro, era già stata contestata dai produttori, in particolare da EuPF (European Plastic Films) che in un Comunicato stampa del 23 maggio 2011 l’avevano impu-gnata, giudicandola illegittima, dal momento che avrebbe preso avvio proprio dalla precedente decisione italiana di mettere al bando i sacchetti.Rispondendo, infatti, ad una interrogazione rivoltagli in merito dal Presidente della Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo, il Commissario UE all’Ambiente Janez Potočnik dichiarava il 19 settembre che “La Commissione UE attualmente sta conducendo una consultazione con i soggetti interessati, per raccogliere in-formazioni e dati scientifici, definire la scala del problema, valutare le possibili soluzioni”.Il Commissario all’Ambiente ha aggiunto, inoltre, che la Com-missione UE ha avviato uno Studio sull’uso dei sacchetti.“I risultati della Consultazione e dello Studio faranno parte di una valutazione d’impatto, in base alla quale la Com-missione UE proporrà nel 2012 misure a livello comunitario, volte a ridurre l’impatto ambientale dei sacchetti di plasti-ca - ha concluso Potočnik - Tali opzioni includono accordi volontari, divieto d’uso, obiettivi di prevenzione dei rifiuti o misure basate sul costo”.

Ma quali sono stati i risultati della Consultazione accessibile online, per chiedere a cittadini, associazioni ed esperti un parere sulle diverse opzioni per ridurre l’utilizzo dei sacchetti in plastica e sull’inasprimento dei requisiti di biodegradabili-tà nell’ambito della revisione della Direttiva sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi, che si è chiusa il 9 agosto scorso?

Hanno risposto al questionario in 15.538:- 15.056 cittadini;- 151 associazioni industriali;- 60 ONG;- 52 enti pubblici;- 35 università;- 184 indicati come “altro”.Alla domanda 2.1 “A vostro parere, è necessario adottare azioni a livello europeo per ridurre l’uso dei sacchetti di plastica per la spesa?”: - il 65,08% ha risposto di essere assolutamente d’accordo;- il 13,28% è d’accordo;- il 3,64% è contrario;- il 17,07% è decisamente contrario.

Sul piede di guerra i produttori di quelli oxo-biodegradabili

Diffusi i risultati della Consultazione Europea sugli shopper

LA POLEMICA SUI SACCHETTI DELLA SPESA SI ALLARGA

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Alla domanda più controversa 2.2.1 “Siete d’accordo sulla necessità di mettere al bando in Europa i sacchetti di plastica per la spesa?” si sono registrate le seguenti risposte:- il 52,85% è assolutamente d’accordo;- il 17,70% è d’accordo:- il 7, 14% è contrario;- il 20,81% è decisamente contrario.Altri dati molti attesi riguardavano le risposte alla domanda che ha suscitato molte perplessità per la mancanza tra le opzioni del requisito della “compostabilità”, 2.4.1 “Le misure per ridurre l’uso dei sacchetti di plastica dovrebbero fare una distinzione tra:”:- il 57,60% ha indicato la discriminante della biodegrada-

bilità;- il 23,52 il suo riutilizzo;- il 23,26% ritiene che non debbano esser fatte distinzioni;- il 12,74% non esprime opinioni.Il requisito della “compostabilità” veniva recuperato con la domanda 3.1 “Secondo voi, sono adeguati gli attuali requisiti sulla compostabilità e biodegradabilità della Direttiva sugli imballaggi?”:- il 12,30% li giudica adeguati;- il 26,42% li giudica parzialmente adeguati;- il 29,66% li giudica inadeguati;- il restante 31,62% non sa cosa dire.Alla domanda 3.2 “Ritenete che dovrebbe essere definito chiaramente che solo quei materiali che si degradano na-turalmente (per es. sul suolo, nelle acque e/o nel mare) siano chiamati biodegradabili?”:- il 56,39% si dichiara assolutamente d’accordo;- il 23,83% è d’accordo;- il 3,37% è in disaccordo;- l’11,26 % è decisamente contrario;- il 5,16% non esprime opinione.Infine alla domanda 3.6 “Come dovrebbe essere indicata l’etichettatura o la marcatura europea obbligatoria?”:- il 49,82% vorrebbe visibili gli imballaggi biodegradabili;- il 27,73% vorrebbe visibilità per quelli non biodegradabili;- il 20,32% non esprime opinione.

Durante l’estate era stato diffuso un altro sondaggio, ma relativo alla situazione italiana dopo la messa al bando degli shopper, commissionato da Assobioplastiche all’ISPO, la Società di ricerche di mercato diretta da Renato Mann-heimer.Dal campione statisticamente rappresentativo della popolazione è emerso che il 94% si dichiara molto o abbastanza d’accordo, anche se il 45% ritiene che il divieto sia stato introdotto in modo troppo affrettato e il 40% sospetta che sia dovuto più che altro ad interessi economici di alcuni soggetti.Dall’indagine è pure emerso che l’83% degli intervistati non vuole ritornare ai “vecchi sacchetti di plastica” (era questa la definizione precisa della domanda), mentre il 16% è poco d’accordo e quasi il 14% si dichiara “nostalgico”.A proposito dei “sacchetti biodegradabili”, questi sono co-nosciuti dalla totalità degli intervistati, anche se solo 1 su 4 sa indicarne le caratteristiche in maniera corretta. Da segna-lare che l’89% è consapevole dell’esistenza di una norma europea sulla biodegradabilità e il 60% sa che esistono in commercio sacchetti che si dichiarano biodegradabili senza esserne conformi.

Echi di ulteriori diatribe tra biodegradabilità e compostabilità si sono avute alla Bioplastics Conference di Torino (21 settembre 2011), tra chi sostiene che le plastiche additivate, seppur biode-gradabili, non sono conforme alla norma UNI EN 13:432, quindi non compostabili, e chi ritiene invece che i prodotti addittivati non danneggino la qualità del compost, impiegando solo più tempo a portare a termine il processo di degradazione.Al riguardo il Direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC) Massimo Centemero è stato categorico: “Per noi i rifiuti in ingresso negli impianti devono essere compostabili, la biodegradabilità non basta”.Richiesta di un parere da Eco dalle Città, la responsabile del-la Comunicazione di European Bioplastics, Kristy-Barbara Lange ha dichiarato: “Capisco perfettamente il disagio dei produttori di sacchetti in Italia; ciò che penso e che sostiene EuBP è che i bandi non siano mai una soluzione. Sono strumenti troppo aggressivi per il mercato. Credo, invece, che sia giusto applicare una tassa sui sacchetti di plastica, per responsabilizzare i consumatori. La polemica tra oxobiode-gradabili e compostabili non è solo una questione italiana, anche nel resto d’Europa c’è molto confusione. Io non ho nulla contro gli addittivi, ma non possono essere inclusi tra i biopolimeri. È plastica, plastica additivata”.

Anche al “Biopolymers Symposium 2011”, l’appuntamento mondiale leader della “chimica verde”, svoltosi a Denver (USA) dal 26 al 28 settembre 2011, la legge italiana che ha vietato la produzione e la commercializzazione di sac-chetti di plastica non biodegradabili dal gennaio scorso, sarebbe stata oggetto di analisi, ricevendo apprezzamento, secondo quanto riportato in una nota del 29 settembre di Legambiente.“Con buona pace dell’Associazione italiana ed europea dei produttori di plastica - ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani - la strada del bando è la miglio-re da seguire per ridurre la diffusione degli inquinanti sacchetti. Ora, però, va completata la rivoluzione italiana: il Parlamento approvi al più presto il disegno di legge varato quest’estate dal Consiglio dei ministri per bandire anche i sacchetti di plastica tradizionale con gli additivi chimici, inquinanti quanto le vecchie buste in polietilene, che purtroppo si stanno diffondendo soprattutto nel commercio al dettaglio”.

Infatti, mentre nella GDO lo shopper compostabile si è diffuso senza problemi, tra i dettaglianti va per la maggiore quelli con oxo-biodegradabili, in virtù dei minori costi (circa un terzo). Tant’è che i produttori di sacchetti di plastica con addittivi che hanno giudicato “semplicemente irricevibile, il DDL nella forma in cui è stato presentato dal Ministro Prestigiacomo” - come affermato da Claudio Maestrini, rappresentante ufficiale per l’Italia di Oxo-Biodegradable Plastics Association - vedrebbero con favore, seppur “ob-torto collo”, un compromesso che preveda l’obbligo dei compostabili nella GDO, lasciando liberi nella scelta i pic-coli commercianti: “potrebbe essere un’accettabile base di discussione, anzi forse la migliore possibile, e noi siamo più che disponibili a considerarla. Preferiamo un discorso come questo, che non uno che riguardi le fasce di spessore” (da “Eco dalle Città” del 19 settembre 2011).

Si ha l’impressione che il “tormentone” non finirà tanto presto.

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Circolare applicativa del D.M. 20 giugno 2011

Albo Gestori AmbientaliAUMENTANO GLI IMPORTI FIDEJUSSORIPER I PICCOLI COMMERCIANTI DI RIFIUTI

A pochi giorni dalla pubblicazione del D. M. 20 giugno 2011, recante “Modalità e importi delle garanzie finanziarie che devono essere prestate a favore dello Stato dei commercianti ed intermediari dei rifiuti senza detenzione dei rifiuti stessi” (G. U. n. 221 del 22 settembre 2011), il Comitato Nazionale dell’Albo Gestori Ambientali, con Circolare applicativa n. 1151 del 30 settembre, ha fornito precisazioni in merito.“Con riferimento alle richieste di chiarimento pervenute, il Comitato nazionale nella seduta del 26 settembre 2011 ha ritenuto di precisare che l’entrata in vigore del D.M. in oggetto indicato coincide con la data di pubblicazione sulla G.U (22 settembre 2011).Pertanto, il Comitato nazionale, ha chiarito che:1. restano valide ed efficaci le fideiussioni presentate con le modalità e gli importi di cui al D.M. 8 ottobre 1996, come modificato dal D:M: 23 aprile 1999, alla data di entrata in vigore del D.M. 20 giugno 2011, e già accettate entro tale data dalle Sezioni regionali e provinciali;2. le imprese che hanno presentato la fidejussione ai sensi del-la pregressa normativa, qualora non sia ancora intervenuta accettazione da parte della Sezione competente, debbono presentare apposita appendice per adeguare il contratto a quanto previsto dal D.M. 20 giugno 2011 oppure una nuova fidejussione ai sensi di tale decreto, salvo quanto previsto al successivo punto 3;3. le fidejussioni presentate dalle imprese prima della data di entrata in vigore del D.M. 20 giugno 2011, e non ancora accettate dalla Sezione competente, sono ritenute valide senza necessità di alcun adeguamento, a condizione che l’importo garantito non sia inferiore a quello previsto, per la medesima classe d’iscrizione, dal D.M. 20 giugno 2011”.

Con il suddetto Decreto viene posta la fine all’applicazione in via transitoria alla Categoria 8 (Intermediari e commercianti di rifiuti senza detenzione dei rifiuti stessi) della disciplina regolamentare delle garanzie finanziarie previste per i tra-sportatori di rifiuti e vengono fissati, con l’Articolo 4, i nuovi importi fidejussori che per qualche classe di commercianti (quelle con volumi di rifiuti pericolosi trattati più bassi) sono più onerosi fino al 60%, mentre quelle con grandi volumi godono di una riduzione del 2%.Il Decreto prevede anche (Art. 4, comma 4) che gli importi siano ridotti del 50% per le imprese registrate EMAS e del 40% per quelle in possesso della certificazione ambientale UNI EN ISO 14001.Di seguito riportiamo il quadro riassuntivo degli importi delle garanzie finanziarie dovuti per l’iscrizione all’Albo.

1. Intermediazione e commercio di rifiuti non perico losi senza detenzione dei rifiuti stessi:- Classe A (quantità annua complessivamente tratta-

ta superiore o uguale a 200.000 tonnellate): ) euro 3.000.000,00;

- Classe B (quantità annua complessivamente trattata su-periore o uguale a 60.000 tonnellate e inferiore a 200.000 tonnellate): euro 1.500.000,00;

- Classe C (quantità annua complessivamente trattata su-periore o uguale a 15.000 tonnellate e inferiore a 60.000 tonnellate): euro 450.000,00;

- Classe D (quantità annua complessivamente trattata su-periore o uguale a 6.000 tonnellate e inferiore a 15.000 tonnellate): euro 250.000,00;

- Classe E (quantità annua complessivamente trattata su-periore o uguale a 3.000 tonnellate e inferiore a 6.000 tonnellate): euro 100.000,00;

- Classe F (quantità annua complessivamente trattata infe-riore a 3.000 tonnellate): euro 50.000,00

2. Intermediazione e commercio di rifiuti pericolosi senza detenzione dei rifiuti stessi:- Classe A (quantità annua complessivamente trattata supe-

riore o uguale a 200.000 tonnellate): euro 5.000.000,00;- Classe B (quantità annua complessivamente trattata su-

periore o uguale a 60.000 tonnellate e inferiore a 200.000 tonnellate): euro 1.500.000,00;

- Classe C (quantità annua complessivamente trattata su-periore o uguale a 15.000 tonnellate e inferiore a 60.000 tonnellate): euro 500.000,00;

- Classe D (quantità annua complessivamente trattata su-periore o uguale a 6.000 tonnellate e inferiore a 15.000 tonnellate): euro 300.000,00;

- Classe E (quantità annua complessivamente trattata su-periore o uguale a 3.000 tonnellate e inferiore a 6.000 tonnellate): euro 150.000,00;

- Classe F (quantità annua complessivamente trattata infe-riore a 3.000 tonnellate): euro 80.000,00.

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L’ambientalista che guardava dalla chioma degli alberi senza perdere di vista le radici

“MADRE TERRA” WANGARI MAATHAI HA PERSO L’ULTIMA BATTAGLIA

Il Premio Nobel per Pace 2004 si è spenta a Nairobi a 71 anni

All’età di 71 anni, il 25 settembre 2011, dopo una lunga battaglia contro il cancro, che l’ha vista soccombere, si è spenta a Nairobi l’ambientalista ke-niota di fama internazionale Wangari Maathai.Numerose sono state le attestazioni di cordoglio per la sua scomparsa da par-te dei leader mondiali, dal Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon al Presidente USA Barack Obama, ma fra le varie dichiarazioni fatte per l’occasio-ne ci piace riportare quella formulata dal Direttore del Segretariato del Forum dell’ONU sulle Foreste, Jan McAlpine: “Era una visionaria che guardava dal-la chioma degli alberi, ma non perdeva mai di vista le radici”.

Fu nota al grande pubblico quando nel 2004 le venne assegnato il Premio No-bel per la Pace, prima donna africana

ad essere insignita di questo ricono-scimento, “per il suo contributo allo sviluppo sostenibile, alla democrazia e alla pace”, e quarta per il suo conti-nente, considerando anche gli uomini: Wole Soynka nigeriano, premiato per la Letteratura nel 1986 e i sudafricani Nelson Mandela, premiato per la Pace nel 1993, e John Maxwell Coetzee vinci-tore del premio Nobel per la letteratura nel 2003.Il Nobel, seppur il più prestigioso, è stato solo uno dei tanti riconoscimenti che Wangari Maathai aveva conquistato nel corso di quattro decenni di lotte nelle quali l’impegno per l’affermazione dei diritti umani e sociali si coniuga-va con la sostenibilità ambientale, tra campagne per il rimboschimento delle foreste e lotte contro il degrado ambientale e la speculazione edilizia, che non le hanno risparmiato perse-cuzioni e galera, ma hanno fatto di lei un’eroina per molti e un incubo per l’ex Presidente keniota Daniel Arap Moi che, ai tempi del suo Governo, la considerava una minaccia all’ordine e alla sicurezza della patria.

Da bambina, come lei stessa soleva ricordare, era stata ispirata, per le sue future battaglie ecologiste, dal Mon-te Kenya, la cima più alta dell’Africa (5.200 m) dopo il Kilimangiaro, che rimaneva per ore a guardare e che le era rimasto sempre nel cuore an-che durante i suoi studi all’estero: in America (scuole superiori nel Kansas e università a Pittsburgh, dove si lau-reò in Biologia, grazie al programma “Ponte aereo Kennedy”, che forniva una borsa di studio ai migliori studenti afri-cani); quindi in Germania, a Monaco di Baviera, per completare la sua pre-parazione.Tornata in Africa fu la prima donna a conseguire un dottorato di ricerca in Kenya, nonché a diventare Professores-sa all’Università di Nairobi. Ma non si è fermata qui: è stata Presidente del Con-siglio nazionale delle donne del Kenya e nel 1977 ha fondato il movimento

“Cintura Verde” (Green Belt Movement) che si batte per la salvaguardia dell’am-biente in Kenya. Sono iniziate così le sue battaglie con l’allora presidente Daniel Arap Moi e tutto il suo regime. Zappe, concimi e germogli, sono state le armi degli attivisti del movimento contro tentativi di speculazione edilizia, deforestazione selvaggia e violazioni dei diritti umani dei popoli indigeni, da parte del Governo.

Maathai raccomandave di mantenere integre le foreste tradizionali perché il disboscamento minaccia non solo il sistema ecologico, ma anche la so-pravvivenza di molti popoli a causa dell’erosione del suolo e della perdita di riserve d’acqua, fonti, a loro volta, di malnutrizione e maggior esposizione alle malattie.Grazie all’attività dell’Associazione, sono state piantate circa 45 milioni di alberi in tutta l’Africa, che, oltre a combattere l’erosione del terreno, as-sicurano agli abitanti dei villaggi legna da ardere e frutti.La sua battaglia più grande, tuttavia, è stata quella del 1998-1999 quando l’ambientalista si oppose fortemente contro una mega-speculazione edilizia di uno dei figli di Moi, che prevedeva la costruzione di un grattacielo di ses-santa piani finanziato da un gruppo di multinazionali proprio nel cuore dell’Uhuru Park, ultimo polmone verde nell’ormai cementificata Nairobi. Sotto la mobilitazione delle organizzazioni ecologiste di tutto il mondo e con lo spettro della cattiva pubblicità di cui erano state minacciate da un sapiente uso della comunicazione, le multina-zionali si ritirarono e Wangari riuscì a bloccare i lavori e a far annullare il progetto.Questo grande impegno nelle cam-pagne per il rimboschimento e per la prevenzione di ulteriori tagli le valse l’appellativo di Mama Mici (madre degli alberi), come era chiamata dalla sua gente.Allo stesso tempo, però, la dedizione

Wangari Maathai con il neo Presidente USA, Barack Obama, in occasione di una sua visita in Kenya nel 2006

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alla causa “verde” e dei più poveri è stata fonte anche di molti sacrifici e difficoltà per la donna, se già nel 1980 il marito aveva divorziato da lei “perché troppo colta, troppo di successo, trop-po testarda e difficile da controllare” rispetto a come era richiesto di essere a una “normale e brava” donna afri-cana.Nel 1991, a seguito delle persecuzioni di Moi, Wangari Maathai venne arresta-ta per le sue proteste, mentre tentava di piantare giovani alberi nella foresta di Karura, sede di una continua defo-restazione. Picchiata per convincerla ad abbandonare la lotta per tutelare i parchi e a smettere di intralciare il bu-siness delle speculazioni edilizie e del turismo “selvaggio”, l’ecologista keniota fu liberata solo a seguito di una campa-gna di Amnesty International.Da qui iniziò la rivincita di Wangari: sempre nel 1991, il suo continente la ricompensò con il premio “Africa con

i Leader” e nel 2002, con l’esclusio-ne di Moi e sotto la guida del nuovo presidente keniota Mwai Kibaki, l’am-bientalista entra nel parlamento e viene nominata vice Ministro dell’Ambiente. Kibaki era totalmente dalla sua parte, tanto da attribuirle il titolo onorario di “Saggia della spada bruciante” e de-finirla “Nuovo orgoglio del Kenya e di tutta l’Africa”.Grazie alla nuova carica politica rive-stita, Wangari riuscì a impedire conflitti armati pur continuando a combattere per salvaguardare l’ambiente. Realizzò, per esempio, il progetto “Tree is Life”, in cui all’inizio dell’anno scolastico ogni scolaro pianta un alberello e se ne prende cura fino a quando esso sarà abbastanza resistente da continuare a crescere da solo.Ma i ruoli istituzionali assunti non al-lentarono le sue dure condanne contro la corruzione e la dissipazione di ri-sorse, tanto che nel 2008 fu investita

dal lancio di gas lacrimogeni mentre protestava contro il Piano di aumenta-re il numero dei Ministri nel Governo del Presidente Kibaki, dal quale si era nel frattempo allontanata e la cui ri-elezione era stata oggetto di critiche per brogli.

Quando le chiesero cosa avrebbe fatto con i soldi del premio Nobel, Wangari Maathai non ebbe esitazioni a rispon-dere che li avrebbe usati per rendere ancora più incisiva l’azione degli ecolo-gisti. Più dei soldi, Wangari si augurava che valesse l’“effetto emulazione”, così che il premio da lei conseguito fos-se utile per far comprendere ancor di più quanto fosse importante la tutela ambientale.Oltre 20 anni fa, dopo averla intervi-stata, una giornalista scrisse di lei che “Se Madre Terra avesse un volto sarebbe quello di Maathai”…

Una suggestiva immagine del Monte Kenya, la seconda montagna per altezzadel Continente africano, che ha ispirato l’attività ambientalista di Wangari Maathai

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In attesa di attuare misure e azioni concrete per la de-materializzazione

L’INEFFICIENZA È UN LUSSO CHEL’UE NON PUÒ PIÙ PERMETTERSI

La Commissione UE traccia la Roadmap per l’uso sostenibile delle risorse

La Commissione europea ha adottato il 20 settembre 2011 la Comunicazione “Roadmap to a Resource Efficient Europe” (COM 571), la “tabella di marcia” che indica all’Europa come conseguire una crescita fondata sull’uso efficiente delle risorse, condizione im-prescindibile se in futuro vogliamo continuare a mantenere benessere e prosperità.Individuando i settori economici che consumano più risorse e proponendo strumenti e indicatori che orientino l’azione in Europa e nel mondo, la Co-municazione di fatto definisce un piano per la competitività e la crescita che si fonda sull’impiego di meno risorse nel-

la produzione e nel consumo di beni e che prevede la creazione di imprese e posti di lavoro in settori di attività quali il riciclaggio, la progettazione avanzata di prodotti, la sostituzione di materiali e l’ingegneria ambientale.In tutto il mondo si assiste ad un aumen-to della domanda per le risorse, che sta facendo aumentare la pressione sull’am-biente e inasprisce la competizione. Le risorse naturali di primaria importanza quali le materie prime, i metalli, l’ener-gia, la biodiversità e l’acqua sono state utilizzate per alimentare la crescita eco-nomica come se fossero inesauribili. È questo un comportamento insostenibile nel lungo periodo e la tabella di marcia

presentata indica attraverso quali mezzi possiamo sì continuare a crescere, ma in modo sostenibile.È perfettamente possibile produrre più valore con minor numero di ingressi, per ridurre il nostro impatto sull’am-biente, e consumare in modo più intelligente. Possiamo usare alternati-ve più efficienti, invece di molte delle attuali risorse, promuovendo il riciclag-gio, per esempio. Ma se l’obiettivo è quello di fare una società europea più efficiente nell’utilizzo delle risorse, una tale riforma presuppone che milioni di imprese e di consumatori dovranno essere coinvolti e le politiche pubbliche dovranno essere coerenti.

Fonte: Katarzyna Wolos, EU Commission - DG Environment “Resources Efficiency awareness raising campaign”

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“La crescita ecocompatibile è l’unica forma di futuro sostenibile, per l’Europa e per il mondo intero - ha dichiarato il Commissario per l’Ambiente Janez Potočnik - L’industria e l’ambiente de-vono andare di pari passo, perché nel lungo periodo gli interessi di chi opera in questi due campi sono gli stessi”.L’iniziativa faro “Europa 2020”sull’uso efficiente delle risorse preconizzava l’elaborazione di una tabella di mar-cia che definisse gli obiettivi a medio e lungo termine in questo campo e i mezzi per raggiungerli. La tabella di marcia poggia su altre azioni che rientrano nell’iniziativa faro e ne costi-tuisce nel contempo un complemento: si tratta, nella fattispecie, della Tabella di marcia per un’economia a basse emissioni di carbonio e del Libro bian-co sui trasporti, adottati nella primavera del 2011, e della Tabella di marcia per l’energia, prevista entro l’anno. La ta-bella di marcia per l’uso efficiente delle risorse attinge inoltre alla Strategia te-matica dedicata all’uso sostenibile delle risorse naturali del 2005, nonché alla Strategia in materia di sviluppo soste-nibile.Parte integrante della predisposizione della Roadmap sono risultati gli esiti e gli input della consultazione pubblica organizzata con l’obiettivo di raccoglie-re le opinioni delle imprese, di altri soggetti interessati e del pubblico in generale sulle opzioni strategiche per la tabella di marcia (cfr: “Bioecono-mia e sostenibilità delle risorse”, in Regioni&Ambiente, n. 4 aprile 2011, pagg. 54-55).Tuttavia, la Commissione ha rinviato la definizione di ogni chiaro obiettivo o indicatore fino al 2013 e si accontenta, invece di un elenco di suggerimenti che includono gli impegni per sviluppare una metodologia in grado di misurare e comparare l’impatto ambientale delle imprese e di introdurre incentivi econo-mici che premino gli investimenti per l’efficienza e incoraggino l’innovazione a lungo termine nel mondo delle im-prese, della finanza e della politica.Inoltre, l’esecutivo dell’UE suggerisce di eliminare gradualmente i sussidi che “in ultima analisi danneggiano l’am-biente, trattenendo le industrie dal fare investimenti nelle tecnologie verdi o dal ridurre la produzione di rifiuti, il con-sumo di carburanti e l’estrazione delle risorse”, spostando le tasse dal lavoro sulle attività dannose per l’ambiente.Posizione questa che Potočnik ha cal-

deggiato al World Resources Forum di Davos (cfr: “A Davos sotto accusa l’uso intensivo e inefficiente delle risorse”, a pag. 62 di questo stesso numero).Mentre in sede di presentazione della Roadmap, il Commissario UE per l’Am-biente ha osservato che, pur essendo questa “la strada giusta da percorrere”, la politica fiscale è nelle mani degli Stati membri.La tabella di marcia raccomanda di adottare un approccio integrato che contempli interventi in svariati settori strategici a livello europeo e nazionale e che si concentri sulle risorse sottopo-ste a maggiore pressione. Si potrà far ciò per via legislativa, con strumenti di mercato, riorientando gli strumenti di finanziamento esistenti e promuovendo la produzione e il consumo sostenibili, come il marchio Ecolabel (il sistema volontario per promuovere prodotti che soddisfano determinati criteri am-bientali) e le politiche di Green Public Procurement (GPP), che permettono di inserire considerazioni ambientali nei Bandi di gara per acquisti di pro-dotti ed appalti di servizi da parte della Pubblica Amministrazione.Comunque, fa sapere la Commissio-ne UE, entro il 2013 saranno elaborati obiettivi e indicatori chiari che offrano a tutti prevedibilità e trasparenza, me-diante un processo partecipativo che coinvolga decisori politici, esperti, ONG, imprese e consumatori.

La Comunicazione sottolinea altresì l’importanza di una gestione più effi-cace delle risorse naturali su cui poggia la nostra economia. La pressione su risorse quali la biodiversità, il suolo e il clima è in costante aumento e qua-lora non riuscissimo a raggiungere gli obiettivi prefissati potremmo non scon-giurare un esito fatale.In base ai dati riferiti da Bruxelles, ogni cittadino dell’UE consuma 16 tonn. di materiali l’anno. Di queste, 6 tonn. diventano spazzatura, finendo per la metà nelle discariche. La domanda mondiale di cibo, mangimi e fibre po-trebbe aumentare del 70% al 2050, ma il 60% dei principali ecosistemi della Terra, che aiutano a produrre queste risorse, sono già degradati o sono so-vrasfruttati.Perciò bisogna impiegare materiali nuo-vi, più leggeri, rinnovabili, riciclabili, cambiando anche abitudini e stili di vita.

Secondo la Commissione UE le aree prioritarie di intervento sono:- Alimentazione e spreco di cibo,

comparto dal quale deriva il 17% delle emissioni dirette di gas serra dell’UE e il 28% di quelle per l’uso dei materiali;

- Edilizia e costruzioni, settore da cui potrebbe derivare, attraverso miglio-ramenti costruttivi e di materiali, una riduzione di circa il 35% delle emis-sioni dirette, oltre il 50% di quelle da materiali impiegati e il 42% dei consumi finali di energia;

- Trasporti e mobilità, che partecipa per oltre 1/4 alle emissioni totali di CO

2, di cui ben il 70% è attribui-

bile alla mobilità delle persone e che deve, quindi, puntare su servizi efficienti e moderni, sia per i pas-seggeri che per le merci.

Il Commissario Potočnik, intervenendo qualche giorno dopo la presentazione della Roadmap al Convegno del WWF “Resources Unlimited? Moving to a resource-efficient economy” a Bruxel-les, ha concluso il suo intervento con: “Il mio messaggio chiave per voi oggi è che nonostante le risorse naturali siano state sfruttate in modo insostenibile per decenni, nonostante noi dobbiamo ora affrontare le conseguenze di questo di-sinvolto uso, privo di preoccupazione, di qualche generazione, sono ferma-mente convinto che non è troppo tardi per aprire gli occhi, svegliarsi e garan-tire alle generazioni future l’accesso a tutte le risorse (acqua da bere, suolo, legname, aria pulita ecc.) di cui noi stiamo godendo”.“Mettere l’Europa sulla strada dell’effi-cienza delle risorse non è un lusso in questi tempi di traballante economia, bensì una assoluta necessità - gli ha fat-to eco Tony Long, Direttore dell’Ufficio Politiche Europee del WWF - L’econo-mia dei Paesi europei non può far altro che intraprendere una trasformazione economica se si vuol far girare nuova-mente i motori della crescita”.

Ora, come sempre avviene, le svariate azioni e misure indicate nella tabella di marcia vanno ora tradotte nella pratica. La Commissione, perciò, preparerà le opportune proposte strategiche e legi-slative per attuarle, ma anche gli Stati membri dovranno fare la loro parte, adottando nuove misure per impronta-re all’efficienza il comportamento delle imprese e dei consumatori.

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In occasione della Giornata della Sicurezza Alimentare (Food Safety Day) dichiarata il 15 settembre, la Commissione UE ha presentato un Dossier su “Q & A on food waste minimisa-tion and packaging” (Domande e risposte per ridurre lo spreco alimentare e gli imballaggi), in cui, traendo spunto dallo Studio commissionato dalla FAO “Global Food Losses and Food Waste” sulla necessità di evitare che ogni anno circa un terzo del cibo prodotto al mondo venga perso o sprecato (cfr: “Ridurre le perdite alimentari anziché aumentare le produ-zioni”, in Regioni&Ambiente, n. 7-8 luglio-agosto 2011, pagg. 40-41), vengono indicate misure e consigli per minimizzare i rifiuti da alimenti e ottimizzare gli imballaggi.In Europa è risultato che ogni anno vengono sprecate 89 milioni di tonnellate di cibo: “Che una così grande quantità di cibo divenga rifiuto è inaccettabile da un punto di vista ambientale, economico ed etico - ha affermato John Dalli, Commissario UE alla Salute e alle Politiche dei Consumatori - Questa situazione pone sfide significative per la sostenibilità della catena alimentare ed è un esempio lampante di un uso inefficiente delle risorse”.

Per la sezione dedicata al packaging, il documento indica che le bio-plastiche sono un esempio concreto di imballaggi alimentari innovativi e sostenibili che potrebbero esser parte della soluzione, a condizione che proteggano gli alimenti in modo adeguato, che non entrino in competizione per la loro produzione con prodotti agricoli alimentari (si stanno prendendo iniziative per sviluppare bioplastiche da residui agricoli ed da altri flussi di rifiuti) e che siano messi in atto adeguati sistemi per la raccolta di rifiuti da bio-plastiche.Un altro aspetto che viene messo in risalto è la necessità di ridurre la dimensione delle confezioni e la progettazione di imballaggi ben concepiti in modo da aiutare il consumatore a prolungare i tempi di durata di conservazione dei prodotti in condizioni ottimali.Inoltre, gli imballaggi dovrebbero proteggere i prodotti dagli agenti esterni, dal deterioramento e dalla contaminazione. Per questo, la normativa UE sui materiali che entrano in contatto con gli alimenti garantisce che non cedano materiali a rischio e assicura, al contempo che le plastiche riciclate che vengono a contatto con gli alimenti siano sicure.

Uno Studio indica l’aumento al 2015 della domanda mondiale di imballaggi da riciclo

Dossier UE per la riduzione dei rifiuti da imballaggi alimentari

IMBALLAGGI:“RIDOTTI” E “GREEN”

John Dalli, Commissario UE alla Salute e Politiche dei Consumatori in visita il giorno dell’UE Food Safety Day ad un impianto di produ-zione degli imballaggi alimentari.

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Peraltro, tenendo conto della necessità di ridurre il consumo delle risorse, quelle necessarie per la produzione degli imbal-laggi, non possono mantenere il dispendio finora sostenuto. Anche le industrie del settore sembrano esserne consapevoli, come evidenzia un recente Report, il cui assunto è che “La domanda mondiale per gli “imballaggi verdi” (comprensivi dei materiali riciclati, imballaggi riutilizzabili e biodegra-dabili) è destinata ad aumentare del 5,7% all’anno per un valore al 2015 di circa 212 miliardi dollari”.Questa previsione è contenuta nello Studio di Freedonia Group, Società internazionale leader nelle ricerche di mer-cato, dal titolo “World Green Packaging”.Secondo i ricercatori la crescita della domanda di imballaggi in materiale riciclato sarà alimentata dai maggiori volumi di materiali da raccolta differenziata dei rifiuti, oltre che dalla responsabilità sociale e ambientale delle imprese per aumentare i tassi di riciclaggio dei loro prodotti.L’imballaggio riciclato rimarrà fino al periodo previsionale il prodotto più richiesto per tale segmento di mercato, anche se avrà un aumento più lento, a causa della “maturità” generale di prodotti di imballaggio in cartone, vetro, lattine di metallo, che contengono già elevati tassi di materiale riciclato.Un consistente incremento sarà registrato dagli imballaggi in plastica riciclata che, secondo lo studio, passeranno dal 6,9% del 2010 all’8,5% del 2015, avendo una base di par-tenza inferiore rispetto a quelle che si registrano per gli altri prodotti di imballaggio. Nel frattempo, superiore alla media sarà la crescita della domanda per gli imballaggi riutilizzabili e biodegradabili. In particolare la domanda del packaging biodegradabile continuerà ad avere tassi di crescita annuale a due cifre, segnando il progresso più veloce sul mercato, al 2015, tut-tavia, costituirà solo l’1% del mercato mondiale.Gli utili, secondo Freedonia, saranno trainati ancora dagli

imballaggi tradizionali, in considerazione della loro maggior competitività di prezzo, della loro crescente attenzione alla sostenibilità e delle migliorate loro prestazioni, realizzate tramite l’uso di addittivi, perfezionata polimerizzazione e nuove tecniche di miscelazione.

Sarà la regione Asia-Pacifico che vedrà i maggiori incre-menti della domanda di “imballaggi verdi”, con tassi del 7,2% nel periodo 2010-2015, per un totale di 79,1 miliardi di dollari, grazie alle sue grandi industrie alimentari e delle bevande, che costituiscono le principali applicazioni degli imballaggi verdi. India, Cina e Indonesia, vedranno i mag-giori incrementi, mentre il Giappone, pur restando uno dei più grandi mercati mondiali, avrà tassi di crescita più lenta fino al 2015.Seguono, con una crescita tuttavia inferiore alla media mon-diale essendo i mercati stabilizzati, l’’Europa Occidentale, con tassi del 4,1% (50,8 miliardi di dollari) e il Nord Ameri-ca, con tassi del 4% (54,3 miliardi di dollari), dove gli Stati Uniti si confermano con il 23% di vendite globali nel 2010 il più grande mercato nazionale. America centrale e meridionale, Europa orientale, e Africa/Medio Oriente, pur registrando incrementi superiori alla media (trainati soprattutto dalla domanda di Messico, Bra-sile, Russia e Turchia), complessivamente raggiungeranno i 27,6 miliardi di dollari.

Nello Studio sono forniti anche i dati storici che riguardano la domanda di imballaggi verdinel 2000, 2005, 2010, non-ché le previsioni per il 2015 e 2020, suddivise per tipologia di prodotti (imballaggi prodotti con materiali da riciclo, imballaggi riutilizzabili e biodegradabili9, per mercato, per regione mondiale e , in dettaglio per 19 Paesi.

DOMANDA MONDIALE DI IMBALLAGGI VERDI(miliardi di dollari)

% crescita annuale

2005 2010 2015 2005-2010 2010-2015

Domanda di imballaggi verdi 128.8 160.8 211.8 4.5 5.7

Nord America 38.4 44.6 54.3 3.1 4.0

Europa occidentale 36.6 41.5 50.8 2.5 4.1

Asia/Pacifi co 40.6 55.8 79.1 6.5 7.2

Altre Regioni 13.2 18.9 27.6 7.5 7.9

fonte: The Freedonia Group, Inc.

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Evitare che preziose risorse prendano la via dell’Estremo Oriente

QUANDO I ROTTAMICESSANO DI ESSERE RIFIUTI

Entrato in vigore il 9 ottobre il Regolamento di Consiglio UE

Per singolare coincidenza, il 9 otto-bre 2011, giorno in cui nel territorio comunitario è entrato in vigore il Rego-lamento 333/2011/UE di Consiglio del 31 marzo 2011, relativo a “Criteri per determinare quando alcuni rottami metallici cessano di essere consi-derati rifiuti” (G.U.C.E. L n. 94 dell’8 aprile 2011), che detta nuove regole per considerare i rottami di ferro, ac-ciaio e alluminio, dei veri e propri beni, una nave italiana, partita da Liverpool il 20 settembre 2011 e diretta in Vietnam con un carico di rottami ferrosi, veniva sequestrata da pirati somali in pieno Oceano Indiano.“A dispetto delle iniziative di Bruxelles per promuovere i rifiuti come preziosa risorsa, questi sono spesso spediti via mare verso le economie asiatiche in grande espansione, anziché essere ri-utilizzati in Europa”.Così scriveva EurActiv.com sul suo si-to l’11 ottobre 2011 in un articolo di commento della Roadmap al 2020 della

Commissione UE per un uso efficiente delle risorse in Europa (vedi in merito: “L’inefficienza è un lusso che l’UE non può più permettersi”, a pag. 24 di questo stesso numero). Connesso a tale fenomeno c’è pure la cessione di energia.Citando il Segretario dell’Associazione Europea dell’Alluminio, Patrick de Schrynmakers, EurActiv sottolinea come grazie all’importazione di rotta-mi metallici dall’Europa, pur avendo disponibilità di materie prime i Paesi emergenti, quali Cina e India, riescono a consumare meno energia e a ridurre pure le loro emissioni di gas ad ef-fetto serra. I rottami di alluminio, per esempio, sono ricchi di energia, dal momento che con il loro riciclaggio si consuma il 95% in meno di energia rispetto alla quantità necessaria per produrre alluminio dalla bauxite.“L’energia è un fattore chiave e il punto debole dell’economia della Cina, ragion per cui è facile comprendere i motivi

per cui cerca di procurarsi tutti i rifiuti disponibili - ha dichiarato de Schryn-makers - Lo scorso anno la Cina, che rimborsa l’IVA pagata sui rottami di alluminio provenienti dall’estero, ha importato 3,7 milioni [?] di tali rifiuti, purtroppo, quasi interamente europei. Sarebbe decisamente spiacevole consta-tare che all’aumento del nostro livello di raccolta dei rifiuti, non consegue un aumento del riciclaggio che viene, viceversa, effettuato in Cina”.Tant’è che l’Esecutivo UE nel corso del 2013-2014 presenterà nuove iniziative per stimolare il mercato delle materie prime-secondarie e la domanda di ma-teriali riciclati, introducendo incentivi economici e ulteriori criteri per deter-minare la fine dello stato di rifiuto.

Tralasciando i motivi economici ed energetici che sono alla base di questo commercio, vediamo ora in sintesi cosa prevede il Regolamento soprarichia-mato che costituisce il primo esempio

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normativo di attuazione della Diretti-va Quadro sui Rifiuti 2008/98/CE, in particolare dell’Art. 6 che stabiliva le condizioni generali per la cessazione della qualifica di rifiuti (End of Waste) e presupponeva, per essere fruibile a livello comunitario, di “criteri specifici” per i vari flussi di rifiuti, quali sono stati definiti, appunto, per i rottami ferrosi e non ferrosi con il Regolamento in oggetto.Essendo un Regolamento, come noto, non abbisogna di alcun atto di rece-pimento negli ordinamenti giuridici degli Stati membri, anzi produce effetti indiretti su quelli nazionali sinora appli-cabili (per esempio, sul nostro D. Lgs. n. 152/2006, il cosiddetto Testo Unico Ambientale, in particolare sull’Art. 184-bis, relativo alle condizioni che devono soddisfare i “sottoprodottti” e sull’Art. 184-ter sulla “cessazione della qualifica di rifiuto”).

Il Regolamento consta di 7 Articoli e di 3 Allegati, che nell’insieme defini-scono esemplarmente quanto, come e perché amministrare la regolamentazio-ne esistente, senza trascurare l’intero sistema di gestione delle politiche re-golative dell’Unione, superando così le disomogeneità dei diritti nazionali per avvicinarsi ad un comune diritto europeo (Better regulation).Dopo l’Oggetto di cui all’Art. 1, l’Art. 2 contiene 8 specifiche Definizioni, oltre che stabilire l’applicabilità delle definizioni di cui alla Direttiva 2008/98/CE (in qualche caso sarebbe stato più opportuno utilizzare una diversa ter-minologia per evitare fraintendimenti e confusione).In particolare, vengono aggiunte le definizioni di:- “detentore”, la persona fisica o giu-

ridica che è in possesso dei rottami metallici;

- “produttore”, il detentore che cede ad un altro detentore rottami me-tallici che per la prima volta hanno cessato di essere considerati rifiuti;

- “importatore”, qualsiasi persona fi-sica o giuridica stabilita nell’Unione che introduce nel territorio dogana-le dell’Unione rottami metallici che hanno cessato di essere considerati rifiuti.

“Quando” avviene il momento in cui i rottami cessano di essere rifiuti viene specificato negli Artt. 3 e 4: “allorché, all’atto della cessione dal produttore ad un altro detentore, sono soddisfatte

tutte le seguenti condizioni…”, anche se il termine “cessione”, utilizzato in questo caso nella traduzione italiana, non corrisponde adeguatamente al ter-mine originario in inglese di “transfer” (trasferimento).Le condizioni cumulative per cui i rot-tami cessino di essere dei rifiuti sono che:- i rifiuti utilizzati come materiale

dell’operazione di recupero siano conformi ai criteri stabiliti nel punto 2 degli Allegato I (Rottami di ferro e acciaio) e Allegato II (Rottami di alluminio);

- non vengano avviati a processo di recupero i rifiuti pericolosi, salvo che abbiano ottemperato ai Processi e tecniche di trattamento di cui al punto 3 degli Allegati I e II;

- i rottami di ferro, acciaio e allu-minio, ottenuti dalle operazioni di recupero, corrispondano alle caratte-ristiche definite al punto 1 (Qualità dei rottami ottenuti dall’operazione di recupero) degli Allegati I e II;

- il produttore abbia adempiuto agli obblighi di cui agli Articoli 5 (Di-chiarazione di conformità) e 6 (Gestione della Qualità).

La Dichiarazione prevista dall’Art. 5, deve essere conforme all’Allegato III ov-vero indicare i riferimenti del soggetto che ha svolto le operazioni di recupero, le specifiche tecniche dei rottami me-tallici, le quantità, la certificazione di essere stati sottoposti alla prova di radio-attività, il soddisfacimento dei criteri di cui all’Art. 3 e 4 del Regolamento stesso e l’attestazione dell’applicazione di un sistema di gestione della qualità di cui al successivo Art. 6.L’art. 6 in questione prescrive, appunto, che il produttore applichi un Sistema di Gestione della qualità, che controlli e monitori che il materiale prodotto soddisfi gli obblighi dei criteri, dei pro-cessi, delle tecniche, della qualità, ecc. previsti dagli Artt. 3 e 4 e dagli Allegati I e II, che contenga le osservazioni dei clienti sulla qualità dei rottami, che sia sottoposto a revisione e miglioramento ogni 3 anni da un organismo accredita-to, che preveda le attività di formazione del personale, che sia accessibile in qualsiasi momento alle autorità com-petenti che lo richiedano.

Ovviamente è ancora presto per formu-lare valutazioni su tale Regolamento, che potranno essere svolte solo dopo un periodo di applicazione della di-

sciplina, tuttavia vogliamo evidenziare alcuni situazioni che ci sembrano emer-gere dalla lettura della norma.Il primo aspetto che merita una favore-vole accoglienza è che, limitatamente a tali categorie di rifiuti (Rottami di ferro, acciaio e alluminio), gli Stati membri non potranno più fissare o mantenere propri relativi criteri di “fine vita”.La seconda osservazione, anch’essa po-sitiva, è che viene superato il concetto, insito nella sentenza (19 giugno 2003, causa C-444/00) della Corte europea di Giustizia, che un rottame metallico (na-turalmente verrà esteso anche alle altre categorie) cessasse di essere rifiuto nel momento in cui, sottoposto ad apposito trattamento, fosse divenuto un nuovo materiale (per esempio, quando, dopo essere entrato in fonderia, fosse stato fuso e trasformato in prodotto).D’ora in poi, i rottami ferrosi e non ferrosi che soddisfino i requisiti di cui sopra, cessano di essere rifiuti nel momento in cui viene “ceduto” (me-glio “trasferito”) dal soggetto che ha effettuato il recupero ad altro soggetto detentore, incentivando in tal modo il recuperatore ad immettere sul mer-cato quanto prima i rifiuti che hanno conseguito lo status di “fine vita”, che è poi l’obiettivo della nuova Direttiva Rifiuti, anche se l’aumento di movimen-tazione potrebbe pregiudicare la loro tracciabilità.Un profilo critico, invece, da non sottovalutare potrebbe derivare dal-le autorizzazioni poste in essere a livello nazionale. Nel Regolamento, infatti, non c’è traccia di un sistema di autorizzazioni, presupponendone l’esistenza. Qualora le autorizzazioni, in ordinaria o in semplificata, concesse agli impianti di trattamento prima del 9 ottobre 2011, non rispondano ai criteri o non consentano di ottenere rottami metallici con le caratteristiche del Re-golamento, bisognerà provvedere ad un loro aggiornamento, con il rischio di intasare i sistemi autorizzatori nazio-nali, che nella foga di dare una risposta tempestiva alle richieste degli operatori potrebbero introdurre disposizioni che risultino in contrasto con le misure del Regolamento.Evento, questo, che non è difficile ipotizzare, senza un’auspicabile coor-dinamento nazionale, e viste la rigidità e l’inderogabilità dei criteri previsti e l’assenza di un regime di graduali-tà nell’applicazione del Regolamento stesso.

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MOBILITÀ SOSTENIBILE

Con la Strategia Trasporti 2050, adottata dalla Commissione Europea nello scorso marzo, si sono poste le basi per un sistema di trasporti concorrenziale con l’obiettivo di incre-mentare la mobilità, rimuovere i principali ostacoli nelle aree essenziali e alimentare la crescita e l’occupazione.Le proposte, che puntano a ridurre del 60% le emissioni di anidride carbonica nei trasporti entro il 2050, prevedono l’esclusione delle auto ad alimentazione tradizionale nel-le città, l’uso pari al 40% di carburanti sostenibili a bassa emissione di anidride carbonica nel settore aeronautico, la riduzione di almeno il 40% delle emissioni del trasporto marittimo, il trasferimento del 50% dei viaggi intercity di medio raggio di passeggeri e merci dal trasporto su gomma a quello su rotaia e per via fluviale.In attesa che i veicoli ecologici soppiantino quelli di vecchia generazione, è necessario che si riducano in modo sensibile le emissioni di CO

2 generate dalle automobili tradizionali. Per

questo sono stati fissati dei limiti progressivi alle emissioni delle auto (Regulation(EC) n. 443/2009), che sono stati for-temente osteggiati dalle case automobilistiche, paventando un aumento dei costi medi delle vetture.

Questo scenario viene ora contraddetto dal Rapporto “How clean are Europe’s car”, pubblicato il 29 settembre 2011 dal network europeo Transport & Environment, di cui Amici della Terra, Legambiente e Terra! sono i partner per l’Italia.

Vi si evince, infatti, che il valore medio delle emissioni delle auto vendute in Europa nel 2010 è risultato del 3,7% inferiore rispetto all’anno precedente, con un consumo di carburante inferiore del 4% e un minor costo, in termini reali, del 2,5%.“L’industria automobilistica ha sempre resistito a regolamentare l’efficienza dei motori nel consumo di carburante, lamentando che i costi sarebbero diventati insostenibili - ha dichiarato Jos Dings, Direttore di Transport & Environment - Ma le emissioni degli autoveicoli sono ora scese a 140 g CO

2/km mentre i prezzi

sono effettivamente diminuiti in termini reali”. Il Rapporto, confermando le anticipazioni sulla riduzione del 3,7% rispetto al 2009 fornite il 29 giugno 2011 dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (“Monitoring the CO

2 emissions from

new passenger cars in the EU”), ha esaminato due preventivi di costi, effettuati per conto della Commissione europea nel 2001 e nel 2006, basati sui dati forniti dall’industria automobilistica. Il primo sosteneva che il raggiungimento di 140g/km di CO

2 avrebbe causato un aumento medio di

2.400 euro del prezzo al dettaglio della nuova vettura; il se-condo di 1.200 euro. Nel primo caso, si trattava di diminuire la CO

2 del 25% rispetto alla media del 1995; nel secondo,

del 16% sul 2002. Lo Studio di Transport & Environment dimostra che le cose sono andate in modo diverso, con il prezzo medio delle auto che è calato in 8 anni del 13% in termini reali (al netto dell’inflazione), quantunque si sia

Contraddetto lo scenario delle industrie del settore di aumenti dei costi delle vetture

Pubblicato Rapporto sulle emissioni delle auto nel 2010

AUTO EUROPEE PIÙ “EFFICIENTI”E MENO “COSTOSE”

Fonte: EEA

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avuto un continuo miglioramento dell’efficienza dei motori e il conseguente abbassamento delle emissioni. Questo vuol dire che una vettura che nel 2003 costava 18.000 euro, ora costa 16.660 euro.“È evidente che l’UE deve trarre una lezione da quanto ve-rificatosi - ha chiosato ironicamente Dings - Quando si tratta di definire obiettivi futuri per aumentare l’efficienza in termini di carburante, le stime dei costi del settore dovreb-bero essere assunte con un pizzico di sale sulle dimensioni di un SUV”. L’obiettivo previsto dei 130 g/km al 2015 (5,6 litri di consu-mo di carburante ogni 100 km per le auto a benzina e di 5 per quelle con motori diesel) è quindi raggiungibile, anche se, poi, c’è quello più impegnativo al 2020 di 95 g/km.

Dalla classifica stilata delle auto vendute nel 2010: FIAT, Toyota e Peugeot-Citroën si confermano nell’ordine le case automobilistiche che hanno flotte più pulite d’Europa in termini di CO

2; mentre a livello di mercati degli Stati mem-

bri: Danimarca e Portogallo sono quelli che hanno fatto i maggiori progressi in termini di riduzione delle emissioni (rispettivamente 8,9% e 5%), non casualmente, in questi Paesi le tasse automobilistiche sono basate sulle emissioni; Germania, al contrario, le ha aumentate dell’1,8% rispetto al 2009, confermando la tradizionale propensione dei co-struttori tedeschi a costruire auto di grossa cilindrata. “L’analisi dei dati per Paese - hanno dichiarato in un co-municato congiunto le tre associazioni italiane aderenti a Transport & Environment - evidenzia invece che la scelta dei consumatori è sempre più orientata verso modelli a maggiore efficienza e a basse emissioni e, indirettamente, conferma l’importanza di una corretta informazione ai cittadini sulle prestazioni, anche ambientali, dei veicoli, per orientare al meglio le loro scelte di acquisto”.

A contrastare le emissioni da combustione dei carburanti do-vrebbe contribuire l’erogazione in tutti i distributori di nuovi carburanti conformi alla Direttiva 2009/30/CE, la cui com-

mercializzazione è stata autorizzata dal D. Lgs. n. 55/2011 di recepimento nel nostro ordinamento della Direttiva.La norma è già operativa e regola la composizione delle miscele in commercio, in particolare dell’E10 e E5, rispet-tivamente miscela di benzina e combustibile diesel con il 10% e il 5% di etanolo e/o altri addittivi metallici.Tuttavia, non è facile trovare stazioni di servizio con l’eti-chetta “avente dimensioni e caratteri chiaramente visibili e di facile lettura, contenente le parole: E10. Etanolo fino al 10%. Solo per veicoli compatibili”, come prevede la normativa, dal momento che queste sostanze potrebbero danneggiare i motori dei veicoli non compatibili e il loro sistema di controllo delle emissioni.Così, oltre alla difficoltà di rintracciare il distributore che eroga i nuovi carburanti, l’automobilista deve risolvere il dubbio se la sua auto è compatibile con questi nuovi car-buranti, anche se la maggior parte delle auto in circolazione non dovrebbero avere problemi.Per aiutare i consumatori, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha reso disponibile sul suo sito una Guida contenente l’elenco dei veicoli compatibili che viene continuamente aggiornato sulla base delle comunica-zioni fornite dalle società di produzione dei veicoli.

Oltre alle perplessità legate all’utilizzo di terreni agricoli per la produzione di etanolo, c’è anche il rischio che que-sti carburanti non apportino i benefici ambientali e sociali sperati dal momento che hanno un rendimento chilometrico inferiore del 2,2% (come ha appurato uno Studio dell’Ame-rican Coalition for Ethanol). A parità di prestazioni, quindi, si avrebbe un maggiore consumo che vanificherebbe la riduzione delle emissioni e il minor costo alla pompa per effetto delle agevolazioni fiscali.

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MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

Organizzata da “Amici della Terra” nell’ambito della campagna “Efficienza Italia”

III CONFERENZA NAZIONALESULL’EFFICIENZA ENERGETICA

Roma, 30 Novembre - 1 Dicembre 2011

Si svolgerà a Roma - Palazzo Rospigliosi dal 30 novembre al 1° dicembre 2011 la III Conferenza Nazionale sull’Efficieza Energetica, l’appuntamento autunnale che, nell’ambito della “Campagna Effi-cienza Italia” a supporto della Strategia europea del “20-20-20”, viene organizza-to da Amici della Terra, l’Associazione ambientalista attiva dal 1978, che costitu-isce la rappresentanza italiana di Friends of the Earth International, il network am-bientalista più diffuso nel mondo.

Finalità della Conferenza“Fare dell’efficienza una priorità del-la politica energetica per diminuire gli impatti ambientali dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dall’estero e promuovere uno sviluppo durevole e so-stenibile dell’economia italiana”.La Conferenza si propone, infatti, come momento di dibattito pubblico intorno alle principali scadenze di policy nazio-nali ed europee quali:• l’attuazione del Secondo Piano na-

zionale sull’efficienza energetica;• il varo dei decreti attuativi previsti

sia dai recenti provvedimenti sull’ef-ficienza negli usi finali di energia e sulla promozione delle fonti rinno-vabili;

• il prolungamento o la sostituzione delle detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici in scadenza a fine 2011;

• la proposta della Commissione Europea di una nuova Direttiva quadro sull’effi-cienza energetica e i temi connessi:

- requisiti vincolanti/volontari delle misure;

- posizionamento dell’Italia e mo-dalità di ripartizione dell’obiettivo complessivo comunitario fra gli Stati Membri;

- certificati bianchi italiani e cer-tificati di risparmio energetico europei;

- obbligo di cogenerazione e di re-cupero del calore di scarto per i nuovi impianti di generazione e per il rinnovo degli esistenti.

Attraverso le relazioni introduttive, le presentazioni dei casi studio e delle migliori pratiche, gli spazi espositivi or-ganizzati nei saloni attigui a quello della Conferenza, Amici della Terra intende diffondere l’informazione sulle tecnolo-gie per l’efficienza energetica e le loro principali applicazioni nei settori che formano il bilancio energetico nazionale: residenziale, terziario, industria (settore energetico incluso) e trasporti.

Sarà posto in evidenza il potenziale di diffusione di tali tecnologie, la loro convenienza economica, gli ulteriori benefici per la collettività, gli ostacoli che si frappongono alla diffusione delle tecnologie di efficienza energetica e le misure atte a rimuoverli.

Programma di massima

30 NovembrePresentazione di case studies e best practies

Prima Sessione - Tecnologie, progetti e approcci di efficienza energetica nel residenziale.I casi studio riguarderanno: caldaie a condensazione e altre caldaie/impianti ad alta efficienza energetica; impianti a pompa di calore a ciclo annuale; solare termico integrato con altre soluzioni ad alta efficienza energetica; recupero ter-mico nel solare termodinamico; veicoli elettrici e sistemi di ricarica; sistemi di illuminazione ad alta efficienza; mate-riali e interventi per la riqualificazione

energetica dell’edificio; serramenti ad elevato isolamento termico; elettrodo-mestici ad alta efficienza nel terziario e nel civile; domotica e sistemi di gestione dell’efficienza energetica degli edifici; teleriscaldamento con recupero di ca-lore; micro-cogenerazione per utenze residenziali; best practices d’intervento nella fornitura di servizi energetici.

Seconda sessione - Come aumentare l’efficienza energetica e ridurre gli spre-chi nell’industria.Saranno presentati casi studio e best prac-tices relativi a: impianti di cogenerazione e trigenerazione; tecnologie produttive per l’efficienza negli usi termici e per il recupero di calore disperso (per la gene-razione elettrica, per la desalinizzazione di acqua di mare, per la refrigerazione, etc.); metodologie d’approccio all’effi-cienza energetica nei processi industriali, interventi riguardanti le reti di trasmissione e distribuzione dell’elettricità; automazione industriale e information technologies per il monitoraggio e controllo dell’efficienza energetica, impianti di teleriscaldamento ad alta efficienza.

1° dicembreLe proposte, i confronti, il dibattito

Terza sessione – Le novità legislative e il parere delle associazioni di categoriaSono previste relazioni informativo/scientifiche e gli interventi delle principali associazioni di categoria che esprimono interessi nell’efficienza energetica. Saranno presenti e interverranno i rappresentanti dei Ministeri competenti e l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas.

Quarta sessione - Il dibattito politico-istituzionaleNella sessione è prevista una Tavola rotonda sul peso che avrà l’efficienza nella prevista strategia energetica na-zionale. In particolare, sarà stimolato il confronto sulle proposte di direttive relative ai nuovi obblighi di efficienza e di recupero di calore e al ruolo che il nostro paese può giocare su questi temi in base alle proprie caratteristiche.

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INDICERimini 9-12 novembre 2011ECOMONDO 2011: ECORIVOLUZIONE INDUSTRIALE p. 34

REGIONI&AMBIENTE A ECOMONDO 2011 p. 38

Regione MarcheLE POLITICHE SUI RIFIUTI SONO UN RISULTATO POSITIVO DELLE POLITICHE AMBIENTALI p. 41

ARPA MarcheLE ISPEZIONI INTEGRATE AMBIENTALI SUI RIFIUTI: IL REPORT DELL’ARPAMa cura della Direzione Tecnico Scientifica ARPAM p. 42

Camera di Commercio di AnconaGREEN ECONOMY PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE p. 44

CosmariSMILE GREEN... WITH COSMARIdi Luca Romagnoli p. 46

SO.GE.NU.S. spaINTERAMENTE PUBBLICA E AL SERVIZIO DELLE MARCHE p. 48

WASTE BAY SrlIL MERCATO DEI RIFIUTI IN RETEdi Alberto Piastrellini p. 50

SEA Ambiente SrlMARCHIGIANI CHE RENDONO GRANDE L’ITALIAdi Agnese Mengarelli p. 51

Consorzio PolieCoOBIETTIVO: GREEN ECONOMY p. 52

Consorzio Nazionale per il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in AcciaioMILLE VITE E UN’UNICA MISSIONE DEGLI IMBALLAGGI IN ACCIAIO: IL RICICLOdi Silvia Barchiesi p. 54

Ecopneus scpaCON IL RECUPERO DEGLI PFU LA SOSTENIBILITÀ INCONTRA LA SICUREZZAa cura di Ecopneus scpa p. 56

EUROVIX S.r.l.BIOTECNOLOGIE PER LA VITAdi Silvia Barchiesi p. 58

Di Gennaro SpaTRADIZIONE E INNOVAZIONE PER IL TRATTAMENTO,IL RECUPERO E IL RIUTILIZZO DEI RIFIUTI p. 60

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Sarà la Salamandra dalla coda rossa (Salamandrina perspicillata) la ma-scotte di ECOMONDO 2011.Come nella tradizione, il professor Lu-ciano Morselli, Responsabile Scientifico di ECOMONDO, pone ogni anno l’ac-cento su una delle numerose specie a rischio. Per la XV Edizione della Fie-ra internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile di Rimini Fiera (9-12 no-vembre 2011), la piccola salamandra oltre che trasformata in un gadget in ecoallene, sarà riprodotta su diver-si oggetti in carta latte e carta frutta, tutti prodotti derivati dal riciclo degli imballaggi Tetra Pak, attraverso la re-alizzazione grafica di Morselli che è anche apprezzato artista.Specie endemica dell’Italia peninsu-lare, ma a sud è diffusa solo fino a Caserta, vive nelle zone montuose e collinari, ricoperte da boschi con ricco sottobosco e attraversati da torrenti e ruscelli, degli Appennini, solitamente tra 200 e 900 m di altitudine, anche se è possibile trovarla tra 50 e 1.500 m, è esigente dal punto di vista ecologico, tanto da costituire un ottimo bioin-dicatore della qualità ambientale. Di lunghezza compresa tra i 7 e i 13 cm, presenta un corpo snello, affusolato e privo di cresta vertebrale; negli adul-

ti la coda è di un caratteristico rosso brillante, colore di avvertimento per i predatori dai quali si difende anche il muco irritante che secerne dalle sue ghiandole cutanee. Anche se non risulta attualmente a ri-schio, in alcune zone del suo areale si è osservato un declino per la perdita dell’habitat e per l’inquinamento delle acque, dove le femmine depongono le uova, tanto che diverse Province italia-ne l’hanno inclusa tra le specie protette. Comunque, è inserita nella Convenzio-ne di Berna sulla conservazione della Flora e della Fauna selvatiche.

La head line dell’edizione 2011 “Eco-ri-voluzione industriale”, con le immagini grafiche di una mano meccanica che tiene delicatamente una foglia verde tra le sue dita, rinvia direttamente alla “rivoluzione industriale”. Mentre alla fi-ne del XIX secolo questo cambiamento ha rappresentato un processo di evo-luzione economica che ha portato da un sistema agricolo e artigianale ad un sistema industriale moderno caratte-rizzato dall’uso di macchine e nuove fonti di energia, l’ “eco-rivoluzione in-dustriale” che promuove quest’anno ECOMONDO vuole porre le basi per un altro cambiamento epocale, in cui l’innovazione tecnologica diventa lo

strumento per un’economia più soste-nibile.

A ECOMONDO 2011 sarà presente la filiera delle bioplastiche biodegradabili e compostabili certificate CIC che oggi rappresenta una delle migliori opportu-nità per il rilancio della chimica italiana ispirata alla sostenibilità ambientale dei processi e prodotti. Collegato alla filie-ra verrà creato un focus speciale sulla riconversione industriale di siti petrol-chimici ormai fuori mercato a poli di eccellenza per la chimica verde.

Anche quest’anno, dopo il successo delle precedenti edizioni, Rimini Fiera SpA, in collaborazione con eAmbien-te srl ripropone la Mostra di progetti nazionali e internazionali sulle miglio-ri esperienze di “città integrate” che hanno applicato piani concreti di azione per migliorare i parametri di Abitare - Spazi Verdi - Siti Industriali Dimessi - Qualità dell’acqua e sua di-stribuzione - Efficienza e integrazione nei trasporti, Smart grid - efficienza energetica, gestione integrata dei ri-fiuti, Qualità dell’aria , Cambiamenti Climatici.L’obiettivo di questa mostra è di pro-porre in modo originale le visioni più rappresentative sulla ricerca della qua-lità urbanistico-costruttiva nelle città valorizzando oltre ai progetti, le tecno-logie, i materiali che hanno permesso tali risultati.Un’Area workshop posizionata al cen-tro del percorso espositivo dove oltre 600 piccoli e grandi comuni italiani po-tranno confrontarsi sui migliori e più efficaci modelli e strumenti finanziari per trovare soluzioni mirate alle proprie esigenze.

ECOMONDO, da quindici anni punto di riferimento della Green Economy, è il Salone leader in Italia e fra i prin-cipali appuntamenti europei nel quale annualmente si misura il livello di cre-scita della cultura e dell’innovazione in

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green.Dopo il successo dello scorso anno, focus particolare sarà dedicato al set-tore dell’Autodemolizione e dello smaltimento dei veicoli a fine vita, sulle migliori tecnologie e strumenta-zione per il recupero dei componenti dell’auto e linee guida per un’efficace applicazione della normativa relativa all’ELV. Di rilievo quest’anno lo spazio dedica-to agli PFU (Pneumatici fuori uso) la recente emanazione del Regolamento per la loro gestione. Maggior rilievo e spazio verrà dedicato quest’anno alla valorizzazione integrata dei rifiuti dell’industria agroalimentare e dei rifiuti organici civili nell’ambito della moderna Bioeconomia (Bioraf-finerie).Importante è pure la presenza con un proprio stand del Centro di Co-ordinamento dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettro-niche).

Un focus speciale sul ciclo completo del RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).Quest’anno il forum offrirà il confronto con altre esperienze significative a li-vello internazionale, oltre che costituire occasione di dibattito tra le istituzioni preposte al controllo ed al coordina-mento del sistema nazionale di gestione dei RAEE ed i vari attori della filiera (comuni, distributori, gestori della rac-colta, aziende di recupero, ecc.). per evidenziare le problematiche generali e specifiche e le prospettive di sviluppo del settore.

Giunge alla V edizione il “Salone sulle demolizioni e il riciclaggio nel mondo delle costruzioni”, il progetto espositi-vo di Rimini Fiera dedicato alla demolizione, al riciclaggio dei materia-li da C&D e stradali, e al loro reimpiego. Forte dei rapporti instaura-ti con le Associazioni di categoria e con le aziende leader del settore movimen-to terra e frantumazione, che ne hanno

riconosciuto qualità e valore, INER-TECH punta quest’anno a consolidare la propria posizione di nicchia nel mer-cato italiano e di vetrina privilegiata per il mercato estero. In evidenza: ruo-li, tecnologie e competenze dei settori Macchine movimento terra, Macchine ed attrezzature per la demolizione, Im-pianti e attrezzature per il riciclaggio degli inerti, Impianti e attrezzature per il riciclaggio del conglomerato bitumi-noso.

Si consolida l’appuntamento con la IV edizione di AIMexpo “Salone Interna-zionale sulle più avanzate tecnologie di Bonifica dei Siti Contaminati”, con la presenza dei principali key players del settore. Sarà fatto il punto sull’ap-plicazione delle tecniche di bonifica in situ in Europa ed in Italia e sull’inno-vazione tecnologica che si sta conducendo su questo fronte grazie ad alcuni progetti di ricerca industriale recentemente finanziati dalla Commis-sione Europea nell’ambito del 7° Programma Quadro e l’azione della European Federation of Biotechnology (EFB). Obiettivo di questa edizione è quello di creare momenti di confronto fra i tecnici del real estate e i tecnici e progettisti del mondo delle bonifiche sulla riconversione e riqualificazione delle aree dimesse o in procinto di es-serlo. All’esposizione verrà affiancato un board industriale per definire le strategie e le linee guida di sviluppo. Obiettivo di questa edizione è quello di creare momenti di attrazione e di appeal per gli operatori attraverso exhi-bit sui siti modello, e siti da realizzare, video e filmati di grandi opere di recu-pero e le migliori tecniche e tecnologie utilizzate, dibattiti e confronti fra i tec-nici del real estate con i tecnici e progettisti del mondo delle bonifiche sulla riconversione e riqualificazione delle aree portuali a uso commerciale, militare dismesse o in procinto di es-serlo.

Confermato anche quest’anno il focus sul Decommissioning. Il processo di

campo ambientale, per l’agire umano e il sistema produttivo.“Raggiunta una leadership europea - ha dichiarato Alessandra Astolfi, project manager di ECOMONDO - abbiamo deciso di aggiungere alla formula espo-sitiva tradizionale un plus in termini di progetti e di relazioni made in ECO-MONDO. Crediamo infatti sia questa la nuova sfida di una manifestazione che ha raggiunto il vertice del succes-so, quella cioè di aggiungere più valore alle relazioni”. L’autorevolezza di ECOMONDO si evince dalle cifre della precedente edizione:- 65.109 visitatori, di cui 5.218 stra-

nieri;- 75.000 mq di esposizione;- 1.050 aziende presenti o rappre-

sentate:- 250 convegni organizzati, di cui

50 internazionali, con oltre 700 relatori;

- 572 giornalisti accreditati, di cui 81 esteri.

LE MACRO AREE ESPOSITIVE DI ECOMONDO

Questa è la denominazione che ag-giorna l’approccio al cuore espositivo storico della Manifestazione: il ciclo completo dei rifiuti, dalla raccolta al prodotto realizzato con materia rici-clata.Gestire i rifiuti in modo corretto ri-chiede una strategia complessa volta a ridurre la quantità da smaltire e il loro potenziale nocivo, coinvolgendo il sistema produttivo, le amministrazioni e i cittadini. In primo piano: sistemi di raccolta integrati adatti ad ogni esi-genza per una corretta gestione del rifiuto, mezzi più ecologici e sicuri a basse emissioni. In mostra le miglio-ri tecnologie e le migliori soluzioni per la massimizzazione delle attività di riciclaggio attraverso il sistema di imprese, associazioni, istituzioni che compongono il mosaico dell’industria dell’ambiente in Italia ed Europa. Verrà approfondita ogni tipologia di rifiuto fino al riciclo e allo smaltimento in chiave anche economica mostrando macchinari avanzati per il trattamen-to del materiale, la loro separazione e la predisposizione per il commercio, allo scopo di ottenere nuovi prodotti

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risanamento e demolizione delle aree dismesse civili e industriali è oggi un mercato in forte espansione che richie-de competenze multidisciplinari e capacità imprenditoriali specialisti-che. La nuova edizione ampliata rispetto allo scorso anno rappresenta un’importante opportunità per poter entrare in contatto con i principali buy-ers nazionali e un’occasione per tutti gli operatori del settore di conoscere le ultime tendenze di questo merca-to. Decommissioning è uno spazio per incontrarsi e creare nuove sinergie e possibilità di collaborazione, dedicato al processo di risanamento dei brown-fields, ovvero, il riutilizzo di: aree industriali dismesse, quartieri degrada-ti ed abbandonati, vuoti urbani, passività urbanistiche.All’interno del Salone vi sarà un’area di incontri B2B nella quale sviluppato-ri, imprese di demolizione, società di progettazione ed enti pubblici potranno creare nuove sinergie e possibilità di collaborazioni.

Il Salone dedicato al trattamento e riu-so delle acque punterà la sua attenzione sulle tecnologie ed innova-zioni di prodotto e/o di processo applicate al trattamento e riuso delle acque primarie e reflue e al trattamen-to fanghi di risulta. Verranno messi in risalto gli sviluppi delle tecnologie sia nella linea trattamento acque che nella linea fanghi con una particolare atten-zione alla verifica sperimentale di funzionalità ed efficienza di impianti, miglioramenti della capacità depurativa e tecnologie per il riuso. Workshop e seminari tematici sul riuso delle acque arricchiranno la sezione creando mo-menti di confronto ad alto contenuto tecnico fra gestori e tecnici, progettisti e studi di ingegneria, e costruttori edi-li.Rassegna Internazionale delle reti idriche, del recupero acque civili e in-dustriali e del trattamento aria.Obiettivo di “Oro Blu” è di divenire l’appuntamento più rilevante per la depurazione e riuso delle acque, trat-tamenti terziari e risanamento delle acque inquinate, creando momenti di confronto ad alto contenuto tecnico sulle migliori tecnologie per la co-struzione degli impianti, fra gestori e

tecnici, progettisti e studi di ingegneria, e costruttori edili. Workshop e seminari tematici studiati con le aziende saranno a disposizione per la formazione degli operatori sulle tematiche del risparmio idrico nell’industriaAbbinato è il Salone dedicato all’espo-sizione di tecnologie per il trattamento dell’aria e dei fumi industriali.

Luogo di incontro tra domanda e offerta di prodotti ecologici ed esposizione di aziende che hanno fatto dell’ambiente una chiave di competitività. Produrre e consumare sostenibile sono le parole chiave di questa iniziativa. Workshop sui temi di riferimento ed ancora la LIBRERIA DELL’AMBIENTE, luogo di consultazione e informazione sulla sostenibilità ecologica. Il contesto di riferimento è legato anche alle Pubbli-che Amministrazioni e agli Enti Locali e quindi al Green Public Procurement.

Mostra finalizzata ad individuare ed esporre le migliori innovazioni am-bientali sviluppate dal sistema Paese intendendo sia le realtà di ricerca (Fon-dazioni, Università, Centri di ricerca) sia le migliori espressioni del tessuto imprenditoriale nei diversi settori in-dustriali nei quali l’Italia continua a vantare primati di qualità. Un focus speciale sarà dedicato a nuovi materiali, tecnologie e processi per un’economia conservativa dell’ambiente. Nella cupo-la centrale della Hall Sud troveranno visibilità le innovazioni di prodotto e di processo promosse e validate grazie al contributo dei più autorevoli e referen-ziati centri di ricerca, atenei, istituzioni locali e nazionali. Sarà dato grande spa-zio alle imprese che hanno messo al centro del loro operato la risposta ai bisogni umani, senza minacciare la so-pravvivenza dell’ambiente naturale e le prospettive delle generazioni future.In concomitanza, verrà assegnato il Premio ECOMONDO - Fondazione Sviluppo Sostenibile “Imprese per lo

sviluppo sostenibile” che ha avuto l’alta adesione del Presidente della Repubblica. Il Premio ha lo scopo di promuovere le buone pratiche e le migliori tecniche delle imprese italia-ne che raggiungano rilevanti risultati ambientali, con iniziative innovative, buone possibilità di diffusione e positivi risultati economici e occupazionali. 30 fra i partecipanti verranno segnalati con diploma di riconoscimento e, fra questi, tre verranno premiati per il rispettivo settore.

Anche quest’anno Rimini Fiera SpA in partnership con eAmbiente srl dopo il successo delle passate edizioni, ripro-pone un’ampia Mostra di progetti internazionali prodotti, soluzioni, ca-se history il cui obiettivo è quello di mettere in luce una selezione di pro-getti nazionali e internazionali sulle migliori esperienze di “città integrate” che hanno applicato piani concreti di azione per migliorare i parametri di Abitare - Spazi Verdi - Siti Industriali Dimessi - Qualità dell’acqua e sua di-stribuzione - Efficienza e integrazione nei trasporti - Smart grid - Efficienza energetica - Gestione integrata dei ri-fiuti - Qualità dell’aria - Cambiamen-ti Climatici. L’obiettivo di questa Mostra è di proporre in modo originale le vi-sioni più rappresentative sulla ricerca della qualità urbanistico-costruttiva nel-le città valorizzando oltre ai progetti, le tecnologie, i materiali che hanno permesso tali risultati. Un’area work-shop, posizionata al centro del percorso espositivo verrà animata da dibattiti a tema, dove oltre 600 piccoli e grandi comuni italiani potranno con-frontarsi sui migliori e più efficaci modelli e strumenti finanziari per tro-vare soluzioni mirate alle proprie esigenze.

Education ritorna in fiera, dopo che per due anni consecutivi si è tenuta nel centro storico di Rimini, si svol-gerà nel 2011 nel Padiglione D7-B7 del quartiere fieristico. Si conclude momentaneamente un breve ciclo nel corso del quale si è voluto privilegiare il legame col tessuto cittadino rispetto agli aspetti più “tecnici” che da sempre

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avevano contraddistinto questa mani-festazione. Se infatti da un lato, per qualche edizione, il giovane pubblico ha potuto godere di attività e spettacoli “verdi” nella bella e suggestiva cornice del centro storico riminese, ora potrà nuovamente rientrare in contatto con aziende, enti e grandi consorzi del ri-ciclo, che proprio nella città e per i cittadini lavorano. Sono due aspetti di una stessa realtà, complementari ed imprescindibili. Offrirne una panorami-ca completa è uno spunto che integra l’offerta didattica e ne determina il luogo di ambientazione. Tra i temi in programma per questa edizione: gli ef-fetti dell’attività umana sull’ambiente e sul clima; il riciclo dei rifiuti e dei vari materiali; il corretto utilizzo delle risor-se (acqua, aria, suolo, materie prime, ecc.); le energie da fonti rinnovabili e il risparmio energetico; l’alimentazione e la mobilità sostenibile.

CONVEGNIAnche quest’anno a tracciare le li-nee guida dell’attività Convegnistica e Seminariale, che sarà svolta duran-te la Manifestazione, ha provveduto il Comitato scientifico, composto dai

più autorevoli esponenti del mondo dell’ambiente e presieduto dal Prof. Luciano Morselli che ha sottolineato come “I Convegni di ECOMONDO trat-teggiano una Green Economy sempre più finalizzata agli strumenti tecnico-operativi che possano incidere sugli obiettivi in tema di sostenibilità am-bientale. Dei circa 150 eventi previsti, almeno il 30% ha una valenza tecnico scientifica; si aggiungono i Call for Pa-per ai quali intervengono più di 100 enti di ricerca universitari, pubblici e privati, con circa 700 autori “.

IN CONCOMITANZACON ECOMONDO 2011

Il quarto “Salone Internazionale dell’Energia e della Mobilità sostenibi-le” vuole rappresentare la sede in cui tecnici e rappresentanti di enti locali hanno l’opportunità di approfondire, presentare e conoscere l’evoluzione delle tecnologie e normative in tal senso.Il ventaglio delle offerte va dalle rin-

novabili agli usi efficienti dell’energia passando per le società grandi e pic-cole e che si affacciano sempre più numerose sul mercato.Proprio l’efficienza energetica sarà la novità di Keyenergy 2010, dove ver-ranno presentati prodotti e soluzioni in grado di ottenere vantaggi econo-mici interessanti e saranno organizzati convegni e seminari per approfondire le novità normative e sul fronte degli incentivi.

La IV “Fiera dell’offerta cooperativa di energia e servizi per l’ambiente”, svolta in collaborazione con Legacoop presen-terà le eccellenze della cooperazione italiana: dalle case ecosostenibili, ai ser-vizi e alla gestione del ciclo dei rifiuti e della raccolta differenziata, alla produ-zione di energie rinnovabili, ai servizi di mobilità sostenibile, alla gestione delle aree verdi e boschive, alle poli-tiche per il risparmio energetico della grande distribuzione cooperative e per i milioni di soci cooperatori.

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Area Abruzzo

Legenda

Area Marche

Area del Riciclo

Aree Comuni

Sala Convegni

EDITORIA SPECIALIZZATA

1) REGIONE MARCHE / ARPAM

2) C.C.I.A.A. ANCONA

3) ASSOMOTORACING

4) BLUPURA

5) WASTE BAY S.R.L.

6) CONSORZIO CO.SMA.RI.

7) PROGETTO ENA

8) ESALEX S.R.L.

9) RAECYCLE ADRIATICA S.P.A.

10) GRAMAGLIA S.R.L.

11) NUOVE O.R.A. S.R.L.

12) SEA AMBIENTE S.R.L.

13) REGIONE ABRUZZO / PR. DI TERAMO / ARTA ABRUZZO

14) ACIAM

15) GRUPPO MAIO

16) RIVISTA REGIONI & AMBIENTE

RIVISTA PAGINE VERDI

RIVISTA AUTODEMOLITORI

RIVISTA ECO-RACING

17) CONSORZIO POLIECO

18) PROGRAMMA AMBIENTE APUANE S.P.A.

19) FURIA S.R.L.

20) ELIOS S.R.L.

21) COGESA S.R.L.

RICICLORICICLODELDEL

Aree ComuniAree Comuni

Sala Convegni

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Anche per la 15a edizione di ECO-MONDO, Free Service srl, Società di Servizi e di Editoria di Falconara M.ma (AN), gestisce ed organizza un’area all’interno dell’evento riminese, dove Istituzioni, Enti ed Imprese mettono in evidenza best practices e prodotti innovativi.Alla luce delle esperienze maturate nel-le ultime edizioni della manifestazione, Free Service srl vuole rendere ancor più proficuo tale scambio, apportando mo-difiche all’allestimento degli spazi in modo da “socializzarli” anche sotto l’aspetto fisico, e facilitando, al con-tempo, comunicazione e informazione sulle comuni tematiche di salvaguardia dell’ambiente e sviluppo sostenibile.Infatti, non è casuale che proprio pren-dendo atto anche della condivisione degli spazi, Regione Marche e Regione Abruzzo (presenti anche con alcune Istituzioni ed imprese) abbiano ritenu-to di organizzare un Workshop sulle rispettive attività di gestione del ciclo dei rifiuti, che si svolgerà nella Sala Convegni di Regioni&Ambiente, di cui Free Service è editrice, nella convinzio-ne che solo uno scambio proficuo di idee ed esperienze tra le due contigue realtà territoriali, potrà far superare le criticità riscontrate.Oltre all’Area Marche e all’Area Abruzzo, completa lo Stand l’Area del Riciclo con la tradizionale presenza del Consorzio Nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene (PolieCo) che proprio a Free Service srl affida da un decennio la comunicazio-ne istituzionale e l’organizzazione sul territorio nazionale di eventi, promossi dal Consorzio stesso.

PROGRAMMA DEGLI EVENTI

MERCOLEDÌ 9 NOVEMBRE

Mattino

11.30-13.30

Sala Regioni&Ambiente

(Pad. B5 - Stand Area Marche)

Turismo e Ambiente alla sfi da dell’in-

novazione

Promosso da: Fondazione UniVerde in

collaborazione con Modus Vivendi

14.30-17.00

Area Sinnova (Hall Sud)

Reti di impresa: un’opportunità per lo

sviluppo di nuove fi liere della Green

Economy

Promosso da: Camera di Commercio di An-

cona in collaborazione con UNIONCAMERE

e Fondazione Symbola

Giovedì 10 novembre

9.30-13.00

Sala Regioni&Ambiente

(Pad. B5 - Stand Area Marche)

Il progetto “Pre-waste” e la preven-

zione dei rifi uti

Promosso da: Regione Marche

14.00-17.30

Sala Regioni&Ambiente

(Pad. B5 - Stand Area del Riciclo)

Acquisti Verdi: stato dell’arte e pro-

spettive della fi liera nell’ottica della

green economy

Promosso da: Regioni & Ambiente

Venerdì 11 novembre

10.00-13.00

Sala Tulipano

(Pad. B6)

L’evoluzione della raccolta porta a por-

ta: qualità e innovazione, Ente gestore

e Comuni a confronto

Promosso da: Cosmari

9.30-10.45

Sala Regioni&Ambiente

(Pad. B5 - Stand Area Marche)

Ecomagnesio:

storia e prospettive di un metallo

dalle alte potenzialità ecologiche

Promosso da: Assomotoracing

11.00-13.30

Sala Regioni&Ambiente

(Pad. B5 - Stand Area Abruzzo)

Riforma degli ATO e nuova governance

della gestione dei rifi uti.

Regioni e Province a confronto

Promosso da: Regione Abruzzo

14.30- 17.00

Sala Regioni&Ambiente

Pad. B5-Stand Area Abruzzo

Eco-Evento Sportivo Es Sport:

un nuovo modo di promuovere prodot-

ti e servizi di valore ambientale

Promosso da: ESalex srl

Sabato 12 novembre

9.30-11.30

Area Decommissioning

(Pad. C5)

Pronto intervento di emergenza clima-

tica e calamitosa.

Il ruolo della Protezione Civile

Promosso da: Rimini Fiera

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Macero Maceratese

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locali, con le categorie produttive e fra le stesse forze poli-tiche, senza pregiudiziali ideologiche. L’attribuzione delle funzioni di programmazione ai Comuni e alle Province consentirà, alle realtà locali, di definire le modalità di gestione che meglio rispondono all’obiettivo di raziona-lizzare il servizio rifiuti negli Ambiti territoriali ottimali, massimizzare il recupero dei rifiuti e ridurre gli smal-timenti in discarica. La nuova legge pone gli strumenti per andare verso la riduzione delle gestioni esistenti e la loro integrazione”.“Una legge avanzata nei contenuti, perché – ha proseguito Donati - è già in linea con l’obiettivo della riduzione dei costi della politica, non prevedendo indennità o compensi per gli amministratori.”La legge è un ulteriore tassello di un proficuo lavoro, svolto nel 2011 dalla Regione nel settore dei rifiuti, con l’approvazione delle “Linee guida in materia di bonifiche”, il finanziamento degli impianti di trattamento meccanico-biologico per aumentare il recupero della frazione umida, la realizzazione di ben 13 nuovi “Centri per il Riuso” (unica esperienza di rete regionale a livello nazionale), l’assegnazione di contributi ai Comuni che hanno otte-nuto le migliori performance di raccolta differenziata (i “Comuni ricicloni” dall’iniziativa di Legambiente), la realizzazione, con il CONAI, di una Campagna di analisi merceologica sui rifiuti urbani nelle discariche “strate-giche” della Regione, l’assegnazione di risorse ai piccoli Comuni (con meno di 5000 abitanti) per l’avvio o il mi-glioramento dei servizi di raccolta della frazione organica e l’approvazione delle “Linee guida per la gestione delle terre e rocce da scavo”.“Produzione dei rifiuti, stili di vita e ambiente – ha riba-dito Donati - sono sempre più strettamente connessi e la gestione dei rifiuti è uno dei paradigmi della civiltà di un popolo. Produrre meno rifiuti, recuperarne di più, gestirli come risorsa sono obiettivi che devono perciò, in ogni occasione, essere al centro delle politiche ambientali.”Le Marche puntano a ripensare, in termini di “futuro possibile”, il modo di vivere il rapporto uomo-ambien-te, vincolando le attività umane al massimo risparmio energetico, al minimo consumo di materie prime anche attraverso la pratica del “riuso” e del completo riciclo dei rifiuti prodotti nel senso più avanzato e migliore possibile.

Nell’ambito di ECOMONDO la Regione Marche sarà presente con uno spazio espositivo dedicato al Progetto INTERREG IVC Pre-waste, volto a migliorare e sviluppare le politiche di prevenzione dei rifiuti urbani. L’iniziativa, finanziata dall’Unione Europea, vede impegnati per tre anni la Regione Marche (capofila del progetto, suppor-tata dalla sua agenzia Sviluppo Marche SpA (SVIM) in qualità di segreteria tecnica) e altri 8 Paesi comunitari: Belgio (rappresentato da ACR+ Association of Cities & Region for Recycling and for Soustainable Resource e da Brussels Environment IBGE), Bulgaria (Municipali-ty of Sofia), Finlandia (Tampere Regional Solid Waste Management Ltd), Francia (Ile de France Region Waste management Oservatory), Spagna (Municipality of Roque-tas de Mar); Romania (Public Cooperation Department of Ilfov County); Svezia (Municipality of Karskrona); Malta (WasteServ Malta Ltd.).Proprio nell’ambito delle attività di progetto il giorno 10 novembre si terrà ad ECOMONDO (Area Marche, Pad B5) il Convegno dal titolo “Il progetto Pre-waste e la prevenzione dei rifiuti” che vedrà la partecipazione di esperti del settore e per la Regione Marche interverran-no l’Assessore Regionale all’Ambiente, Sandro Donati e il Dirigente del Settore Ciclo dei Rifiuti, Piergiorgio Carrescia.

La Regione Marche ha creduto profondamente nella parte-cipazione al progetto comunitario in quanto già da diversi anni è impegnata nel raggiungimento di nuovi traguardi nel settore delle politiche ambientali, in particolare in quello della gestione integrata dei rifiuti.

La politica marchigiana degli ultimi anni ha saputo mantenere la situazione rifiuti sotto controllo, perché al manifestarsi di criticità locali, il sistema regionale è stato, ed è, in grado di contare sull’ampia collaborazione di tutti i soggetti istituzionali. I punti di forza, quindi, stanno sia nella sinergia dei sistemi sia in un sistema di raccolta differenziata diffusa e in fase di estensione nei territori; il tutto ha finora ha assicurato l’autosufficienza per la gestione dei rifiuti urbani. È obiettivo primario quindi continuare nell’azione di in-cremento della raccolta differenziata, nella valorizzazione delle varie frazioni e nel potenziamento del trattamento della componente organica.L’Assessore regionale all’Ambiente, Sandro Donati, ha espresso grande soddisfazione per l’approvazione con un’ampia maggioranza, della legge che ha riordinato la governance del sistema rifiuti a livello locale.“La legge è frutto di un ampio confronto con le realtà

LE POLITICHE SUI RIFIUTI SONO UN RISULTATO POSITIVO DELLE POLITICHE AMBIENTALI

Regione Marche

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O LE ISPEZIONI INTEGRATE AMBIENTALI SUI RIFIUTI: IL REPORT DELL’ARPAM

ARPA Marche

Le attività di ispezione ambientale integrata, ai fini della tutela ambientale, vengono effettuate da vari soggetti preposti alla vigilanza che, grazie a un protocollo d’intesa voluto dall’asses-sore regionale all’ambiente, operano in stretto coordinamento. L’ARPAM, uno dei soggetti ispettivi, ha messo a punto un sof-tware che consente di realizzare una banca dati implementata in tempo reale dai dati ottenuti nel corso dell’attività ispettiva effettuata da ciascuno degli enti addetti. In questo modo si ot-tiene un’automatica diffusione delle informazioni che consente efficacia degli interventi ed evita duplicazione delle ispezioni. In altri termini, ARPAM ha approntato un database per fare in modo che i propri Dipartimenti Provinciali potessero relazionare sulle ispezioni ambientali integrate, ognuno per la propria competenza territoriale, ma con la possibilità che altri potessero leggere ed elaborare le risultanze prodotte. Il database consente quindi già

da tempo, oltre che ai Dipartimenti Provinciali ARPAM, anche alla Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Carabinieri NOE, Capi-taneria di Porto, ecc. l’esecuzione delle ispezioni e la successiva refertazione attraverso questo unico sistema, che consente alla P.A., innanzitutto ad ARPAM ed alla Regione di visualizzare la situazione. La Direzione tecnico scientifica dell’ARPAM, ha di recente condotto uno studio basato sull’elaborazione dei dati ricavati dall’esame di oltre 1500 schede d’ispezione presenti nel PFR (il database il cui nome è Punto Focale Regionale) compilate dai vari soggetti ispettivi. L’obiettivo di questo studio è quello di fornire un quadro dei risultati prodotti dalle varie ispezioni integrate ambientali effettuate sulla matrice rifiuti negli anni 2008-2009-2010 su tutto il territorio regionale. Le tabelle che seguono schematizzano, anno per anno, tutte le informazioni prodotte ed elaborate.

a cura della Direzione Tecnico Scientifi ca ARPAM

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L’Ente presente a ECOMONDO con le eccellenze del territorio provinciale

GREEN ECONOMY PERUNO SVILUPPO SOSTENIBILE

Camera di Commercio di Ancona

La Camera di Commercio di Ancona sarà presente per il sesto anno consecutivo a ECOMONDO, il più importante evento fieristico internazionale in tema di Recupero di Ma-teria ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile. Tale partecipazione sottolinea l’attenzione e l’impegno dedi-cati dall’Ente camerale di Ancona alla diffusione della cultura ambientale sul territorio provinciale, che ha determinato applicazioni e risultati molto concreti. Nel 2001, infatti, presso la Camera di Commercio fu isti-tuita la prima Scuola EMAS europea per la creazione di figure professionali riconosciute in grado di assistere le or-ganizzazioni nella implementazione dei Sistemi di Gestione Ambientali; poi, nel 2005 l’Ente ha costituito uno Sportello CSR dedicato alla realizzazione di iniziative di sensibiliz-zazione e diffusione della responsabilità sociale d’impresa e delle buone pratiche locali, incentivandone la diffusione tramite la concessione di contributi alle PMI che decidessero di adottare un sistema di gestione ambientale (ISO14001 e EMAS) e/o sociale (SA8000 e OHSAS18001).Affinché il dialogo, però, non resti una mera dichiarazione d’intenti o, come talvolta succede, un’occasione esclusi-vamente formale, è necessario che lo stesso diventi un processo regolato, che si rinnovi continuamente attraver-so una pluralità di momenti di confronto e si migliori nel tempo. In linea con tale convinzione la Camera di Commercio di Ancona, tre anni fa ha pubblicato un documento di Bilan-cio Sociale, periodicamente aggiornato, per dare conto - in maniera snella (anche attraverso il ricorso ad indicatori chiave) - dei principali risultati ottenuti nei vari ambiti di competenza e degli effetti prodotti a favore degli stakeholder di riferimento. Un’altra pietra miliare è stata posta con il conseguimento, nel 2008, della registrazione EMAS e la pubblicazione della Dichiarazione Ambientale: l’implementazione di un sistema di gestione ambientale e l’informazione trasparente e credibile (poiché convalidata da un soggetto terzo) sulle prestazioni ambientali dell’Ente, rappresentano ulteriori passi in avanti nelle relazioni con gli interlocutori. Anche il 2010 è stato un anno di traguardi importanti: il rinnovo triennale della registrazione EMAS (con un’ampia rivisitazione degli obiettivi ambientali) e la realizzazione del Bilancio di Sostenibilità, documento unico di rendicon-tazione di tutte le perfomance.Con questo ulteriore sforzo d’integrazione, la Camera di Commercio di Ancona ha puntato, nelle politiche di con-trollo strategico e di comunicazione, all’implementazione di soluzioni ancor più avanzate, in linea con le azioni sin qui intraprese e le scelte di struttura organizzativa adottate. Si è operato, pertanto, per arrivare alla costruzione di una metodologia (il Sistema di Bilancio/Bilancio di Sostenibi-lità), che rappresenta una sintesi strategica delle iniziative

realizzate e un perno fondamentale dei sistemi di controllo di gestione e di comunicazione integrata dell’Ente. Il documento riporta, quindi, in un’unica sede, le informa-zioni relative all’aggiornamento del Bilancio Sociale all’anno 2010 e tutte le azioni della gestione ambientale dell’ente, proprie della Dichiarazione Ambientale. La realizzazione del Bilancio di Sostenibilità è in linea coi principi che ispirano e connotano il Programma Giunta della Camera di Commercio di Ancona che prevede, tra i primi obiettivi strategici del proprio programma pluriennale, quello di rendere Sviluppo Sostenibile e Green Economy mo-delli di competitività e crescita del sistema economico locale, nella convinzione che alle politiche attive per la promozione dello sviluppo sostenibile debba corrispondere un sempre più forte adeguamento delle politiche gestionali dell’or-ganizzazione camerale, nonché delle attività istituzionali di comunicazione e di rendicontazione delle perfomance, secondo la logica del “buon esempio”. Da questo punto di vista, l’Ente si pone già oggi in una po-sizione d’avanguardia rispetto al panorama non solo delle istituzioni pubbliche (e, più nello specifico, del sistema ca-merale) ma anche delle realtà private dove non si è ancora sperimentato un’analoga sintesi delle rendicontazioni. Il tutto, peraltro, in un’ottica di effettiva e crescente integra-zione con i sistemi di controllo interno. L’operazione va di pari passo con alcune altre importanti linee d’azione perseguite dall’Ente che, da diverso tempo è impegnato in un’ampia diffusione sul territorio dei concetti di responsabilità sociale e sostenibilità – anche mediante la creazione di un unico ambito organizzativo (“Servizi per lo Sviluppo Sostenibile” che vede collaborare in maniera tra-sversale personale dei Servizi Promozionali, del Marketing Territoriale, della Regolazione del Mercato ed i tecnici della Scuola EMAS). Il lavoro condotto in questi anni ha dunque consentito alla Camera di Commercio di Ancona di rendere la re-sponsabilità sociale e le politiche di sostenibilità strumenti concreti di sviluppo territoriale e di supporto alla promo-zione dell’economia e della comunità locale, secondo un approccio innovativo che è oggetto di crescenti attenzioni anche a livello nazionale, nell’ambito del panorama degli Enti camerali.

Far conoscere i casi di successo del territorio e ricorrere agli imprenditori come testimonial diretti è, quindi, la strategia seguita dall’Ente per stimolare comportamenti eticamente ed ambientalmente innovativi che possono diventare an-che fattori di competitività nei mercati internazionali. Per questo, la Camera di Commercio di Ancona, accompagnan-do alcune delle eccellenze imprenditoriali della provincia, vuole mettere al centro dell’attenzione le Imprese stesse in

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uno spazio espositivo comune all’interno dell’Area Marche (padiglione B5).L’Ente intende così dar voce a questi protagonisti della Green Economy nell’ambito di un incontro organizzato, in collaborazione con Unioncamere e Fondazione Symbola dedicato al tema delle “Reti di impresa: un’opportunità

per lo sviluppo di nuove filiere della Green Economy” che avrà luogo mercoledì 9 novembre, dalle 14.30 presso l’Area Sinnova (Hall Sud). L’iniziativa costituirà la prima tappa 2011 del road show Green Italy partito lo scorso anno su iniziativa di Unionca-mere nazionale e Symbola.

Le imprese presenti a ECOMONDO con la Camera di Commercio di Ancona sono:

BLUPURA Srl www.blupura.com; L’azienda, di soli 6 dipendenti, progetta ed assembla refrigeratori d’acqua (Fontemagna), impianti che, collegati alla rete idrica, filtrano, raffreddano e gasano l’acqua con gas refrigeranti totalmente naturali (HC) che permettono un risparmio energetico del 15%, un impatto zero sul riscaldamento globale, offrono una resa maggiore e rendono più silenziosi e duraturi i compressori del refrigeratore.

Progetto ENA (Ecodesign per la Nautica) www.progettoena.itProgetto strutturato attorno a un partenariato pubblico-privato, in cui le Istituzioni pubbliche sono rappresentate dalla Provincia di Pesaro e Urbino e dalla Provincia di Ancona, l’Università di Urbino, la Camera di Commercio di Ancona, punta alla progettazione e realizzazione di Eco-imbarcazioni di seconda generazione, che rispettino l’ambiente e facilitino l’accesso ai diversamente abili, obiettivi fondamentali del progetto europeo sovvenzionato nell’ambito del programma LIFE+, strumento finanziario dell’Unione europea per la tutela dell’ambiente.

ESALEX Srl www.esalex.euNata nel 2008 con lo scopo di offrire servizi e prodotti ambientali efficaci e sostenibili sia alle imprese che agli enti pubblici, offre in particolare, servizi per lo sviluppo di esperienze significative in campo ambientale, tramite: sistemi di gestione ambientale ISO 14001 e EMAS, dell’energia e della sicurezza sui posti di lavoro, sistemi di gestione della qualità ISO 9001 in aziende pubbliche, formazione , attività di comunicazione ambientale e sensibilizzazione per i dipendenti e per i cittadini, valorizzazione ambientale di prodotti e servizi e organizzazione di “Eco-Eventi Sportivi”.

GRAMAGLIA Srl www.gramaglia.itL’azienda si occupa dal 1980, si occupa di progettazione, costruzione e commercio di filtrazioni industriali, impianti di depurazione e di riscal-damento. Nei propri laboratori di ricerca vengono analizzate le caratteristiche dell’acqua, dell’aria, e dei rifiuti da trattare e si applicano, su scala pilota, i cicli più adatti, controllando le rese ed i costi dei singoli processi.

NUOVE ORA Srl www.nuoveora.itL’Azienda, che opera nella costruzione di impianti ribaltabili per autocarri e vendita gru di sollevamento, negli ultimi anni specializzata nel settore trasporto rifiuti, lanciando un nuovo prodotto, IGENIO (scarrabile semovente per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti solidi urbani, particolarmente adatto all’utilizzo nei centri storici) con marchio e brevetto depositati a livello mondiale.

RAECYCLE ADRIATICA SPA www.raecycle.it L’azienda si occupa del recupero vetro, trasporto di rifiuti su gomma, trattamento dei componenti elettrici ed elettronici, trattamento di rifiuti speciali e pericolosi, trattamento e smaltimento dell’amianto. L’azienda è certificata ISO14001

SEA SERVIZI ECOLOGICI AMBIENTALI SRL www.seaambiente.it Società che opera, da oltre 20 anni, nel settore dello smaltimento dei rifiuti industriali pericolosi e non, sia solidi che liquidi, occupandosi della loro raccolta e del loro trasporto, deposito, trattamento chimico-fisico e biologico, e analisi di laboratorio. SEA Ambiente, attraverso impianti di proprietà, è in grado di stoccare e trattare in maniera ecologicamente corretta ogni tipologia di rifiuto industriale pericoloso e non, rappresen-tando per le aziende un partner sicuro e competente nella gestione e nello smaltimento di tutti gli scarti e i rifiuti prodotti. La Società è certificata ISO14001.

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di Luca Romagnoli

Il Consorzio, assieme ai Comuni ed ai Cittadini, per un futuro sempre più verde…SMILE GREEN... WITH COSMARICosmari

La vera forza del Cosmari?Fare sistema!Può essere così sintetizzato “il segreto” del successo del Consorzio Obbli-gatorio Smaltimento Rifiuti della provincia di Macerata, a cui tutti i 57 Comuni maceratesi che costituisco-no l’Ambito Territoriale Ottimale n. 3, hanno affidato servizi di raccolta, ge-stione, trattamento e smaltimento rifiuti indifferenziati e differenziati per una po-polazione di circa 320 mila abitanti.In particolare, il Cosmari, svolge ser-vizi di:- raccolta stradale mediante mezzi

monoperatore e raccolta porta a porta;

- selezione dell’indifferenziato in impianto, con il recupero e la pro-duzione di energia elettrica mediante termovalorizzatore;

- trasformazione della frazione orga-nica in compost di qualità presso gli impianti consortili;

- gestione diretta delle discariche di

appoggio;- selezione manuale in impianto del

multimateriale leggero.Tutti i rifiuti raccolti e recuperati ven-gono conferiti ai consorzi di filiera per il riutilizzo e riciclo.Il Cosmari ha ottenuto la certificazione ambientale ISO 14001 e la registra-zione EMAS. Attualmente è attivo in trentanove comuni il servizio di rac-colta differenziata domiciliare “Porta a Porta”.

I suoi punti di eccellenza sono, inol-tre:• una impiantistica completa e tecno-

logicamente avanzata;• una forza lavoro professionalmen-

te preparata e dedita alla mission aziendale;

• una struttura flessibile e duttile ca-pace di rispondere pienamente alle esigenze degli utenti;

• una ricerca continua per perseguire la qualità e la giusta economicità dei servizi erogati;

• una valorizzazione di tutti i mate-riali raccolti per il riuso e riciclaggio tramite i Consorzi di filiera nazio-nali;

• un’adeguata comunicazione per sollecitare i cittadini ad assumere comportamenti ecosostenibili, ispi-rati dai più alti valori della green philosophy;

• un’innovazione tecnologica volta ad adottare i cambiamenti necessari per stare al passo con i tempi;

• un lavoro continuo e passionale per preservare l’ambiente e migliorare la qualità della vita di un intero terri-torio.

“Questo 2011 è senza dubbio un altro anno di grande soddisfazione per il Co-smari”, hanno affermato con orgoglio il Vicepresidente Daniele Sparvoli ed il Direttore Giuseppe Giampaoli.I dati del 2010 e di questo 2011 con-fermano che la scelta fatta dal Cosmari e dai Comuni che hanno avviato sul

loro territorio la raccolta differenziata domiciliare “Porta a Porta” fin dal 2007, era ed è quella giusta per aumentare la percentuale della raccolta differenziata, invertendo la tendenza che fino allo scorso 2009 vedeva la maggior parte dei rifiuti finire in discarica. Oggi grazie al “Porta a Porta” sempre più materiali, invece, si riciclano con importanti van-taggi ambientali ed economici. Infatti, se in fase di avvio, i Comuni hanno sopportato aumenti per i maggiori costi del servizio, oggi, dopo cinque anni di sperimentazione, si è riscontrata un’in-versione di tendenza che ha consentito la diminuzione della produzione dei rifiuti, l’aumento dei contributi pro-venienti dai Consorzi di filiera per il recupero degli imballaggi in carta, car-tone, plastica, vetro, alluminio, acciaio e legno, che lo scorso anno sono stati di 1 milione e 721 mila euro, l’applica-zione di economie di scala sui servizi come la raccolta della frazione organica trasformata in compost e, ovviamen-

te, la diminuzione delle spese per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati in discarica. La qualità dei servizi e dell’impiantistica, e l’economicità dei servizi offerti risaltano dal confronto con altre realtà italiane, evidenziando come il “modello Cosmari” pone la provincia di Macerata ai più alti livelli nazionali per i risultati raggiunti.

Il Cosmari, pur confermandosi come una delle più importanti aziende del territorio maceratese, in particolare,

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e di quello marchigiano, in generale, (32 milioni di euro quale valore del-la produzione e 117 dipendenti, a cui vanno aggiunti gli 8 milioni del valo-re di produzione di Sintegra, società interamente di proprietà del Cosmari, con 146 dipendenti), non esclude la possibilità di ulteriori acquisizioni.“Siamo nella fase conclusiva del-le trattative che dovrebbero portare all’acquisizione dell’intero pacchetto azionario di Smea spa, una società misto pubblico-privata che gestisce la raccolta dei rifiuti in diversi Comuni maceratesi tra cui il capoluogo Mace-rata - hanno dichiarato Vicepresidente e Direttore del Cosmari - Con questo acquisto Cosmari diverrebbe l’unico ge-store territoriale, interamente a capitale pubblico”.Gli investimenti fatti ed in corso di attuazione sono pari a oltre 21 milioni e 106 mila di euro e prevedono: • 565 mila euro per l’attuazione fun-

zionale degli interventi della raccolta differenziata;

• quasi 18 milioni di euro per il com-pletamento ed integrazione degli impianti di recupero e smaltimento di cui 3 milioni e 550 mila euro per il potenziamento dell’impianto di selezione manuale dei materiali pro-venienti dalla raccolta differenziata, uno dei primi impianti del genere in Europa;

• 1 milione e 870 mila di euro per la ricompensazione ambientale dell’ex discarica di Tolentino;

• 4 milioni di euro per la realizzazio-ne del primo stralcio della nuova discarica di appoggio di Cingoli;

• 1 milione e 971 mila di euro per il progetto di riorganizzazione e ade-guamento della linea di trattamento meccanico biologico della frazione organica dei rifiuti urbani;

• 338 mila euro per opere di ulte-riore minimizzazione degli impianti e di inserimento ambientale degli impianti;

• 900 mila euro per il primo stralcio dell’adeguamento della linea di ter-movalorizzazione esistente;

• 3 milioni di euro per l’attuazione del primo stralcio dell’impianto di fermentazione anaerobica con va-lorizzazione energetica della Forsu e della Fos;

• 1 milione di euro per il primo stral-cio dell’impianto fotovoltaico;

• 450 mila euro per la messa a norma dei centri di raccolta comunali;

“L’evoluzione della raccolta porta a porta: qualità e innovazione, Ente gestore e Comuni a confronto”venerdì 11 novembre 2011, ore 10.00Sala Tulipano - pad. B6

Ne discutono e si confrontano in un convegno il Vicepresidente del Cosmari Da-niele Sparvoli, i rappresentanti del Conai e dei Consorzi di Filiera, il Presidente di Legambiente Marche Luigino Quarchioni.Modera i lavori il Direttore del Cosmari Giuseppe Giampaoli.

Dopo gli ottimi risultati raggiunti nella raccolta differenziata, grazie al servizio “Porta a Porta”, il Cosmari raccoglie la sfi da della qualità per avviare al recupero ed al riciclaggio sempre più rifi uti. L’intenzione è quella di tutelare l’ambiente e condividere la responsabilità della raccolta differenziata tra Cittadini, Comuni ed Ente gestore. Nel corso del convegno verranno anche presentati i nuovi impianti per la valorizzazione dei materiali, il nuovo portale del Cosmari raccoltaportaporta ed il sistema di identifi cazione e misurazione dei sacchetti conferiti “Riciclochip”.

Inoltre, verrà presentato il “Quinto rapporto sul Porta a Porta”, verranno premiati i Comuni virtuosi e saranno consegnati all’Ambalt gli utili derivati dalla raccolta differenziata degli oli vegetali a cura di Adriatica Oli e Cosmari.

Le percentuali della raccolta differenziata dei Comuni Ricicloni mace-ratesi (dati riferiti al mese di settembre 2011)

Esanatoglia, 84,94%; Petriolo 82,36%; Camporotondo, 81,49%, Appignano, 81,26%; Serrapetrona, 80,85%; Caldarola, 80,76%; Pievebovigliana, 79,45%; Matelica, 79,33%; Belforte del Chienti, 78,81%; Montelupone, 78,72%; Corridonia, 78,64%; Recanati, 78,22%; Montefano, 76,70%; Urbisaglia, 76,44%; Ripe San Ginesio, 76,43%; Potenza Picena, 76,09%; Montecosaro, 75,79%; Castelraimondo, 75,59%; San Severino Marche, 75,45%; Treia, 75,13%; Morrovalle, 74,86%; Fiordimonte, 74,35%; Monte San Giusto, 74,34%; Colmurano, 72,30%; Apiro, 72,24%; Tolentino, 72,01%; Moglia-no, 71,93%; Sarnano, 71,74%; percentuale media provinciale RD, 69,74; Gagliole, 68,59%; Camerino, 67,33%; Civitanova Marche, 67,30%; San Ginesio, 66,73%; Loro Piceno, 63,14%; Porto Recanati, 60,64%.Hanno attivato recentemente il servizio di raccolta “Porta a Porta”: Gual-do, Monte San Martino, Penna San Giovanni, Pioraco e Sant’Angelo in Pontano.

Consorzio Obbligatorio Smaltimento RifiutiSede legale e operativaLoc. Piane di Chienti - 62029 Tolentino (MC)Tel. 0733 203504 - fax 0733 [email protected] - www.cosmari.sinp.netwww.raccoltaportaaporta.it

• 900 mila euro per l’impianto di pres-satura sovvalli in balle per razionale abbancamento in discarica.

“Tutto ciò a testimonianza del nostro impegno, passione e professionalità a

favore dell’ambiente e dei cittadini della provincia di Macerata che sanno di po-ter contare su servizi di qualità e su un Gruppo di sicura professionalità”, hanno concluso Sparvoli e Giampaoli.

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INTERAMENTE PUBBLICAE AL SERVIZIO DELLE MARCHE

SO.GE.NU.S. spa

Ci occupiamo di gestione rifiuti dal 1989 e lavoriamo da sem-pre nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini. Il nostro lavoro ha fatto della discarica di Maiolati Spontini un fiore all’occhiello nel panorama nazionale, un esempio di eco sostenibilità registrato EMAS. In un settore delicato e importante come la gestione dei rifiuti, SOGENUS si è sempre distinta per la sua trasparenza e la massima apertura agli organi di controllo, alle Autorità e ai cittadini.Il nostro è il miracolo quotidiano dell’operosità e dell’onestà di un’organizzazione che crede profondamente nel proprio lavoro e sente con coscienza la responsabilità nei confronti del proprio territorio. SOGENUS è una società interamente pubblica che ama e custodisce la sua identità marchigiana perché appartiene ai marchigiani!

La garanzia delle certificazioniAbbiamo scelto di far riconoscere la qualità e la sicurezza del nostro lavoro dagli Organismi di certificazione: un per-corso volontario che va ben oltre il semplice rispetto della normativa vigente.• Dal 2000 SOGENUS è certificata ISO 9001: con questa

certificazione SOGENUS garantisce la qualità dei propri servizi di raccolta, trasporto, stoccaggio, smaltimento e riciclaggio rifiuti.

• Dal 2002 SOGENUS è certificata ISO 14001: questa certifi-cazione garantisce che SOGENUS ha un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambienta-li delle proprie attività e ne ricerca sistematicamente il miglioramento in modo coerente, efficace e soprattutto sostenibile.

• Dal 2004 la discarica di Maiolati Spontini è registrata EMAS: la registrazione europea EMAS della discarica di via Cornacchia garantisce l’impegno di SOGENUS nella gestione eco-sostenibile dell’impianto e nella massima trasparenza e comunicazione nei riguardi dei cittadini, delle autorità e degli organi di controllo.

• Dal 2005 SOGENUS è certificata OHSAS 18001: la certi-ficazione OHSAS garantisce l’applicazione volontaria da parte di SOGENUS di un sistema che permette di garan-tire adeguato controllo della Sicurezza e della Salute dei lavoratori, oltre al rispetto delle norme vigenti.

• Dal 2007 SOGENUS è certificata SA 8000: la certificazione SA 8000 garantisce l’adesione di SOGENUS a particolari aspetti della responsabilità sociale d’impresa, ovvero:- il rispetto dei diritti umani;- il rispetto dei diritti dei lavoratori;- la tutela contro lo sfruttamento dei minori;- le garanzie di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro.

A marzo 2007 e successivamente nel 2009 l’intero Sistema di Qualità integrato è stato nuovamente convalidato, ottenendo la Certificazione BEST4.

La sicurezzaI nostri impianti sono costantemente controllati da un appa-rato di videosorveglianza che effettua registrazioni notturne dalla chiusura alla riapertura. Tale impianto e tutti gli altri sistemi anti-intrusione e di allarme sono collegati 24 ore su 24 con i competenti Uffici della Provincia di Ancona, del Comune di Maiolati Spontini e con la centrale operativa dell’Istituto di vigilanza privato che sorveglia l’impianto negli orari di chiusura e nelle festività.

I nostri serviziRaccolta e trasporto in discarica di rifiuti urbani indiffe-renziati e speciali non pericolosi: gestiamo il servizio di raccolta e trasporto di rifiuti solidi urbani per i 12 Comuni soci ai quali garantiamo una raccolta differenziata con alte percentuali di recupero. Lo stoccaggio e lo smaltimento per interramento avvengono nel rigoroso rispetto delle pro-cedure e dei controlli necessari a garantire la sicurezza e la qualità del servizio. Per i rifiuti speciali non pericolosi

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Sede legale ed operativa:via Cornacchia, 1260030 Moie di Maiolati Spontini (Ancona)Tel. 0731 703418 - Fax 0731 703419

Sede amministrativa:via Petrarca, 5-7-960030 Moie di Maiolati Spontini (Ancona)Tel. 0731 705088 - Fax 0731 [email protected] - www.sogenus.com

e pericolosi derivanti da attività produttive, prima dell’ac-cettazione, facciamo accurate analisi di compatibilità del rifiuto con il nostro impianto di smaltimento: in caso di esito negativo respingiamo il carico.Raccolta di rifiuti urbani differenziati da avviare a recupero presso impianti specializzati: raccogliamo separatamente plastica, carta e cartone, vetro e alluminio, organico, batterie e pile, medicinali scaduti, rifiuti ingombranti e potature.Recupero e riciclaggio: all’interno della discarica di Maio-lati Spontini gestiamo l’impianto di compostaggio per il recupero dei materiali organici provenienti da potature e scarti agro-alimentari. Produciamo compost di qualità (am-mendante compostato verde e ammendante compostato misto), concime naturale dalle elevate proprietà nutritive per il terreno, consigliato per l’impiego in vivaistica e in agricoltura biologica.Recuperiamo il biogas proveniente dai rifiuti e ne ricavia-mo energia elettrica: il nostro impianto per la captazione e produzione di energia elettrica da Biogas produce ener-gia elettrica equivalente al consumo medio di circa 2.000 famiglie.

Il recupero ambientaleLa nostra gestione scrupolosa e responsabile della discarica

di Maiolati Spontini e l’attenzione all’impatto ambientale del-le nostre attività (come la piantumazione delle aree esaurite e il rivestimento delle vasche con guaine di colore verde, in accordo cromatico con il paesaggio), consentiranno il completo recupero dell’area nel contesto ambientale cir-costante.

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IL MERCATO DEI RIFIUTI IN RETELa convenienza dell’e-commerce per l’ottimizzazione delle risorse ed il raggiungimento del business sicuro

WASTE BAY Srl

di Alberto Piastrellini

Favorire il mercato dei materiali da avvia-re a riciclo e ottimizzare le dinamiche di smaltimento residuale nel pieno rispetto delle norme e nell’ottica del risparmio di costi fis-si e della massima resa economica. Il tutto nella cornice della green economy e della sostenibilità che, in questo caso è garantita dalle possibilità di connessione della rete e dell’è-commerce.È questa la filosofia di WASTE BAY, il primo portale italiano dedicato esclusivamente alle aste di rifiuti e MPS, inaugurato a fine set-tembre dopo un radaggio on-line di 6 mesi e che sarà presentato ufficialmente ad ECO-MONDO in novembre.Dopo una prima segnalazione ed una “navi-gata” esplorativa, abbiamo voluto incontrare l’ideatore, nonché AD della Società, Andrea Pasin, che ci ha spiegato la sua creazione.

Sig. Pasin, come nasce l’idea di WASTE BAY?L’idea è nata dalla necessità di trovare nuovi acquirenti per MPS, rifiuti da avviare a riciclo e rifiuti da avviare a smaltimento. Dal momento che on-line ci sono già vari portali dedicati alla compravendita di prodotti al miglior offerente e che la necessità sopra esposta ovviamente richie-de tempo ed un cospicuo dispendio in termini di personale dedicato, ho avuto l’idea di creare una piattaforma web che consenta alle aziende di risparmiare tempo in termini di ricerca ed, allo stesso tempo, di valorizzare al massimo le diverse tipologie di materiali e la loro destinazione.Il sito non offre, però, servizi di intermediazione nella eventuale transazione, lasciamo che siano

i due soggetti coinvolti, una volta che uno si è aggiudicato l’asta, a concludere tutte le pratiche necessarie al buon fine del commercio.

A chi si rivolge il portale?Possono iscriversi tutte le aziende che producono rifiuti, per qualsiasi tipologia e dimensione. Molte aziende e piccole-medie imprese pen-sano di produrre rifiuti da smaltire e pagano per questo, invece, col nostro sito si può trasformare in risorsa economica quello che prima si pagava per smaltire. Il nostro slogan è: “se hai un rifiuto, sappi che c’è qualcuno disposto a comprarlo!”

Quali sono i costi per gli inserzionisti?La registrazione dell’azienda e la pubblicazio-ne degli annunci è completamente gratuita. L’utente paga una commissione a WASTE BAY solo ed esclusivamente nel caso in cui sull’annuncio venga effettuata almeno un’of-ferta. In questo caso c’è una commissione fissa di 80,00 a prescindere dalla quantità inserita sull’annuncio. Mentre per chi effettua offerte o si aggiudica il materiale non c’è alcuna commissione

Quali garanzie offre il sito vista la particolare natura e l’oggetto delle tran-sazioni?Il sito offre un controllo su tutte le Azien-de che si registrano gratuitamente (verifica partita Iva e upload delle autorizzazioni e certificazioni). Tutti gli utenti possono ap-purare in questo modo stato e tipologia

dell’azienda. Dopodiché un sistema di feed-back positivi e negativi fa il resto. Nel caso di 3 feedback negativi l’azienda viene auto-maticamente espulsa dal sito tuttavia basta un solo feedback negativo grave per provocarne l’espulsione definitiva.Le transazioni non sono on-line quindi non c’è rischio di perdita di denaro da parte de-gli utenti. Ad ogni modo offriremo a breve una assicurazione per tutelare legalmente gli utenti in caso di truffa. Una ulteriore garan-zia, poi, è offerta dal Patrocinio della Regione Marche, che ha perfettamente recepito la bontà dell’iniziativa.

Vi sono particolari servizi aggiuntivi che il sito è in grado di fornire?C’è la possibilità di costruire ed inserire pagine dedicate ad accesso privato su invito (per esem-pio nel caso di un Consorzio che vuol mettere all’asta la sua prossima produzione di sei mesi). Questo servizio è già attivo su ordinazione, ma comporta, ovviamente, un costo aggiuntivo in base al volume ed al tipo di asta.Poi, c’è la possibilità di inserire banner pubblicitari a pagamento da parte degli in-serzionisti ed infine, a breve, sarà disponibile una sezione formazione interamente dedicata alle scuole (sulle tematiche dell’ecologia, del riciclaggio, della gestione dei rifiuti).

E per chi trasporta?Attualmente tutte le offerte sono trasporto compreso, ovvero chi acquista si fa carico anche del trasporto. Però stiamo aprendo una sezione Waste Bay Trasporti che costituirà una piccola rivoluzione, per il momento, pe-rò, non posso anticipare nulla.

Quanti sono gli inserzionisti, attualmente?A pochi giorni dall’avvio del portale (4 ot-tobre) avevamo già 50 Aziende iscritte ed una media 280 visitatori giornalieri. I contatti arrivano non solo dall’Italia ma anche da Germania, Inghilterra, USA, Grecia. I feed-back dei primi utenti sono molto positivi e questo ci dimostra la bontà della nostra idea al punto che, il prossimo step sarà quello di aprire Agenzie locali in ogni Paese europeo ed espandere il modello WASTE BAY.

con il patrocinio della

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MARCHIGIANI CHERENDONO GRANDE L’ITALIA

di Agnese Mengarelli

Sicurezza, ricerca e passione per l’ambiente. Sono questi gli ideali che hanno fatto diventare grande SEA Ambiente Srl. I numeri parlano chiaro: l’impianto si estende su un’area di circa 20.000 m2, tratta circa 40.000 tonnellate di rifiuti ogni anno e può contare sul-la professionalità e l’esperienza dei suoi 28 dipendenti, specificamente formati e specializzati. Senza contare l’apporto dei consulenti esterni provenienti dal mondo accademico, infatti da oltre 10 anni Sea Ambiente è partner di ricerca della Facoltà di Ingegneria dell’Uni-versità Politecnica delle Marche, con risultati innovativi nella progettazione dei layout di processo, riduzione degli inquinanti e controllo della tossicità dei reflui. Sea Ambiente, attraverso impianti di proprietà, è in grado di stoccare e trattare in maniera ecologicamente corretta ogni tipologia di rifiuti industriali pericolosi e non pericolosi, rappresentando per le aziende un partner sicuro e competente nella gestione e nello smaltimento di tutti gli scarti e i rifiuti prodotti, sempre nel massimo rispetto della normativa e dell’ambiente in cui viviamo.L’impianto, sito a Camerata Picena (AN), opera su diverse linee di trattamento per gestire in modo pro-fessionale rifiuti speciali liquidi, solidi e fangosi. Esperienza e professionalità che si traducono in una maggiore attenzione verso il cliente e le sue esigen-ze, che in questo settore sono necessariamente molto specifiche e richiedono preparazione e mai improv-visazione. Oltre venti anni di esperienza acquisita nel settore dello smaltimento dei rifiuti industriali presso società pubbliche e private hanno portato ad un riconosci-mento importante: la certificazione ISO14001 per il Sistema di Gestione Ambientale delle attività di Raccol-ta, trasporto, deposito e trattamento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, che insieme alla certifi-cazione ISO9001 testimoniano l’attenzione verso la qualità di SEA.

Abbiamo incontrato Alessandro Massi, titolare di SEA Ambiente S.r.l., con il quale abbiamo fatto il punto sulla situazione del settore dei rifiuti industriali.

Dott. Massi, ha notato dei cambiamenti rilevanti nel suo settore?Noi lavoriamo nel settore dei rifiuti industriali da oltre trent’anni e abbiamo notato che è diminuita la produ-zione industriale, soprattutto quella manifatturiera che impiega le persone. Oggi il settore prevalente è quello dei servizi, ma in Italia non è sempre stato così, la nostra è una nazione che ha sempre prodotto.

Nonostante la crisi molte imprese sentono il bisogno di crescere ed investire,ma per farlo sono necessari spazi sia fisici che di cultura d’impresa

SEA Ambiente Srl

Inoltre è cambiato l’ambito giuridico, su cui lavoriamo. Fino a un decennio fa esistevano poche normative che distinguevano le discariche in 2C e 2B, smaltendo il 90% dei rifiuti industriali in modo corretto e controllato. Oggi con le nuove direttive europee i rifiuti prendono diverse direzioni, ma non sempre esistono impianti in grado di soddisfare tali richieste, per cui si tende ad esportare all’estero, creando problemi al settore del riciclo, che non riesce a reperire materiale.

Che cosa si aspetta dalla 15° edizione di ECOMON-DO?Mi aspetto la solita affluenza di persone, che studiano e si aggiornano, affrontando le avversità in una maniera che solo noi italiani siamo in grado di fare. L’italiano per sua natura è capace di adattarsi a qualunque si-tuazione e di trovare la soluzione più appropriata alle difficoltà. La mia azienda e i miei dipendenti ne sono un esempio. Poi noi siamo marchigiani, siamo abituati a lavorare sodo e a risolvere problemi.Nonostante il momento di crisi, siamo soddisfatti dell’andamento del mercato e anche quest’anno Sea Ambiente è lieta di presentare ad ECOMONDO la sua struttura, frutto di esperienza e tecnologia in un campo sempre più sentito quale lo smaltimento dei rifiuti spe-ciali e la gestione delle scorie aziendali. L’azienda sarà presente con il suo stand nell’area Marche per portare ad un pubblico - sempre più attento ed esigente - il servizio a 360° per quel che riguarda i rifiuti industriali, un servizio nato nel 1980 e cresciuto negli anni con lo scopo di seguire le industrie marchigiane.

SEASERVIZI ECOLOGICI AMBIENTALI S.R.L.Località Saline60020 Camerata Picena (AN) ItalyTel. 071 744840 - Fax 071 7450138www.seaambiente.it - [email protected]

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Protagonista dell’Area del Riciclo e in prima linea per la diffusionedella cultura ambientale e per il rilancio del riciclo made in Italy

OBIETTIVO: GREEN ECONOMYConsorzio PolieCo

in partenza sono eminentemente ecologici in quanto non abbisognano di materia prima vergine.Da questo punto di vista il PolieCo è da sempre in prima linea e, proprio ad ECOMONDO 2011 si appresta a lanciare la sua sfida per aggredire il mercato degli Acquisti Verdi.“Quale soggetto che ha nella sua mission il ritiro dei beni a base di polietilene al termine del loro ciclo di vita, onde avviarli ai processi di recupero e riciclo - spiega il Direttore del Consorzio, Claudia Salvestrini - concretizzando nel contempo una riduzione della quantità dei rifiuti smaltiti in discarica e un minor consumo di materia (con conseguente risparmio energetico e riduzione di emissioni climalteranti), il PolieCo è estremamente interessato alla possibilità di creare nuovi sbocchi di mercato per i materiali da riciclare ed i prodotti derivati”.Inoltre, come spiegano al Consorzio, consci della realtà di un mercato globale sempre più sregolato, si dovrebbe lavorare a livello nazionale affinché sia favorito al massimo il riciclo dei materiali in prossimità dei luoghi stessi di produzione, dialogando parallelamente in maniera costruttiva con le realtà imprenditoriali estere che dimostrino competenza ed affida-

bilità per ricevere materiali da riciclare e che siano in grado di certificare il proprio operato a favore della green economy e dell’ambiente.Il tutto, ça va sans dire nella cornice del massimo rispetto delle regole e della legalitàIn questo senso, l’azione che il PolieCo ha da sempre intra-preso a favore del riciclaggio del PE è in totale sintonia con le indicazioni del Ministero dell’Ambiente e delle Tutela del Territorio e del Mare e con le recenti istanze ambientali che anche le grandi economie asiatiche cominciano a maturare.Proprio su questo punto, recentemente, in occasione dei la-vori del III Forum Internazionale PolieCo sull’Economia

Con un biglietto da visita di 373.000 tonn. di polietilene riciclato nel 2010 (che rappresenta il 37% dell’immesso nel mercato nazionale); una rete di 3.500 Aziende consorziate (fra Produttori, Riciclatori e Trasportatori), oltre 3.000 presenze registrate nei vari Corsi di Formazione, Seminari, Convegni e Forum organizzati nel quadriennio 2008-2011, PolieCo (Consorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene) ritorna ad ECOMONDO, Fiera Internazio-nale del recupero di materia e di energia e dello sviluppo sostenibile, giunta alla XV edizione per sostenere la cultura del riciclo e promuovere la diffusione di nuove prospettive ambientali in chiave di green economy.“Quella della sostenibilità non è più solo uno slogan da sban-dierare per fregiarsi del titolo di ambientalista - dichiara il Presidente PolieCo, Enrico Bobbio - né, ormai, giova apporre il suffisso eco o bio ad un bene o un servizio per renderlo veramente sostenibile”.“Per contro - continua il Presidente - da un recente Studio commissionato dal Consorzio, risulta che un’ampia porzione

della popolazione italiana è interessata ad acquistare beni e servizi inequivocabilmente verdi”.In un momento in cui la crisi finanziaria, prima, ed econo-mica, poi, hanno affossato il comparto produttivo, ecco che l’opzione ambientale diventa conditio sine qua non per stare sul mercato e crescere nella consapevolezza che anche le normative comunitarie si muovono nella direzione di criteri di premialità per chi produce in chiave sostenibile.Ma sopravvivenza e sviluppo del comparto produttivo non si misurano solo coi numeri della produzione, occorre che anche il mercato dei prodotti respiri “l’aria che tira” e si comporti di conseguenza puntando proprio su quei prodotti che già

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altri Paesi (dove sono più consolidate tali pratiche di riciclo e promozione economica dello stesso).“Il Consorzio - dichiara il Presidente Bobbio - ha iniziato un percorso volto alla registrazione di un marchio ambientale volontario denominato Km 0 finalizzato ad amplificare e favorire la capacità di penetrazione nel mercato dei prodotti riciclati dalla base consortile attraverso il meccanismo del GPP”.“Grazie al supporto dell’Ente certificatore CsQa promosso dalla Regione Veneto e dalle principali organizzazioni di categoria, il marchio consentirà agli associati PolieCo di dotarsi di un Regolamento ad hoc e di uno standard prestazionale da pre-sentare al mercato come un vero e proprio biglietto da visita in grado di referenziare bontà e sostenibilità dei cicli produttivi nonché la prossimità degli stessi rispetto alla captazione dei materiali di partenza”.“Grande attenzione, inoltre - conclude il Presidente - è posta nello stabilire un meccanismo di premialità per gli impianti di riciclaggio di beni in PE e per i produttori che utilizzeranno polimero riciclato in Italia”.La credibilità di un marchio è frutto della serietà di chi lo pro-pone e PolieCo, da sempre in prima linea per l’ampliamento del mercato del rigenerato, la crescita del comparto del riciclo made in Italy, il conseguimento di una diffusa e credibile eco-nomia verde, intende perseguire ancor più il traguardo della “filiera corta” e delle economie di prossimità in un settore che finora non si è mai posto questo obiettivo.

dei rifiuti (Ischia, 23 e 24 settembre), una comunicazione del Direttore Salvestrini ha sottolineato con entusiasmo quanto le istituzioni della Repubblica Popolare Cinese hanno fatto e stanno facendo per contribuire ad una definizione di regole condivise in grado di salvaguardare gli interessi di esportatori ed importatori che operano nella legalità e con un fine pret-tamente ambientale. Nell’occasione è stato ribadito, infatti, che per la Cina la normativa sull’ingresso dei rifiuti non è mai stata troppo permissiva. Ci sono norme datate 2008 che fanno divieto di importazione per i rifiuti derivanti dal comparto agricolo e per quelli provenienti dalla raccolta differenziata di RSU, fino ad arrivare all’ultima norma 2011 in vigore dal 1° Agosto, dove si fa espressamente divieto di importazione di rifiuti solidi pericolosi, di rifiuti solidi destinati al recupero energetico così come di prestare, vendere o affittare le varie certificazioni e/o licenze per importare o esportare in Cina. [NdR. “Legge della Repubblica Popolare Cinese per la pre-venzione dell’inquinamento ambientale da rifiuti solidi” e leggi e regolamenti amministrativi ad essa collegati ove si stabiliscono le “misure organizzative per l’importazione di rifiuti solidi”, promulgata in data 8 aprile 2011 ed in vigore dal 1° agosto 2011].Purtroppo le tante indagini ed operazioni condotte dagli Or-gani di controllo e dagli inquirenti dimostrano che nonostante questi divieti si è riscontrato e si riscontra che rifiuti proibiti partono per la Cina da non ben precisate Società italiane ed europee che sono risultate poi essere semplici trading o intermediari.Nelle varie missioni che il PolieCo ha promosso in Cina si è potuto verificare, e le norme messe in atto lo dimostrano, che le istituzioni cinesi sono preoccupate quanto l’Occidente del fenomeno e sono estremamente ricettive sulle regole da appli-care per arginare quanto più possibile il fenomeno dell’ingresso di rifiuti non previsti e vietati, e quindi dell’illegalità.“Ci inorgoglisce molto il fatto che molti dei passi della nuova legge cinese sono una diretta conseguenza delle discussioni intercorse fra l’ente AQSIQ di Pechino ed il nostro staff Po-lieCo- afferma la Salvestrini - che, in questa fase, è stato visto come un vero e proprio organismo consultivo da cui estrarre conoscenze e proposte finalizzate alle realizzazione di regole precise, condivisibili ed applicabili nell’ottica della sostenibilità e della green economy”.

Per tornare alla partecipazione del PolieCo ad ECOMONDO 2011, un aspetto che sarà dibattuto con particolare partecipazio-ne da parte dei vertici del Consorzio stesso, sarà quello relativo allo sbocco nel mercato nazionale dei prodotti riciclati.La recente pubblicazione dei criteri ambientali minimi da utilizzare nei bandi di gare per gli acquisti di beni e servizi da parte della Pubblica Amministrazione nei settori della ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari e serramenti per esterni (DM 25 luglio), che segue quelli per ammendanti e carta (21 ottobre); tessili, arredi, illuminazione e apparecchiature informatiche (22 febbraio) e l’ anticipazione delle prossime Linee guida per gli appalti di igiene urbana, ha indotto il PolieCo ad avviare un costante confronto fra Imprese e PP.AA in vista della realizzazione effettiva di quel Piano di azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della Pubblica Amministrazione (PAN GPP di cui al Decreto Interministeriale n. 135 - 11 aprile 2008), palesando come sia necessario intervenire per aumentare il riciclaggio della mate-rie plastiche anche per non determinare nella gare d’appalto una penalizzazione alle imprese italiane rispetto a quelle di

Ad ECOMONDO, oltrere a ad ana immara e e dell’Area del Riciciclc o (Pad B5), PolieCo è preesesesentntee alal T Tavavololo o dedeii ReRelalatotoriri ddii dudue e imii por-tanti Convegni:

Nuove frontiiiieeere e della sos stenibi ilità. Strumenti, ssssstotoririe,e,e, innovovo aziioneeneGiovedì 10 nnnnnovovemembrbre e - --- ororo e e 1414.0.00-0-0-1717.3.330 0 SaSaalala C Cededdrororo - - P Padadadd C CC77Promossooooo dda:a: C CCCsQsQs a coon nn nn ilil p ppatatrorocicininiiiiiiio deellla FeFededeeeraazizionone e ReReeRe-lazioni Puuuuubbbbbbbblil chhe e Itallliaiaiaanaaananana ((( FERPRPPPRPi)i)i)i

Acquisti VVVVerrrrrdiddiddd : : stttttstttataaaatato oo dededellllllll’a’aaartrtr e e eee ee ppppprprpprpppprosososoospepepeeeetttttttttttttiviviivivive e e ee deeeedeeelllllllllllla a aaa a fififilililiierererrrrra nell’ottica aaaaaa dededed lllll a aaa grgrrgrgreeeeeee n ecececcononnoo omommmo yyyyyGiovedì 10 nnnnnnnnovovovvememe brbre ee - - - ore 141441 .0.0. 0-0--17171717177.3.3.3300 00 SaSaSaSaalalalaa R RRRRRegege ioionininn & &&&&&& AAAA AAAm-biente - Pad BBBBBBBBBB55555555Promosso da: RRRRRRRRRegegegegegegegegegioioioooi ninininnn & && A AA AAAAmbmbmbmm ieieentntntnnnntntnnntntnnttteeeee

Sede Legale - Sede Operativa - Presidenza Sportello ServiziPiazza di Santa Chiara, 49 - 00186 RomaTel. 06/68.96.368 - fax. 06/68.80.94.27www.polieco.it - [email protected]

Uffici BruxellesEspace Meeûs - Square de Meeûs, 38/40 - 1000 Bruxellestel. 0032 02 4016174 - fax 0032 02 4016868

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di Silvia Barchiesi

A delineare gli scenari e le prospettive degli imballaggi usatiin acciaio è il neo Direttore del Consorzio, Federico Fusari

MILLE VITE E UN’UNICA MISSIONE DEGLIIMBALLAGGI IN ACCIAIO: IL RICICLO

Consorzio Nazionale per il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Acciaio

Contenitore dalle mille vite, quello d’ac-ciaio e che per questo va strappato alla discarica e avviato al riciclo. Scatole, barattoli, fusti e lattine, infatti, fusi in accia-ieria, possono essere rimessi sul mercato all’infinito, sempre sotto nuove vesti.A garantire la “vita infinita” degli im-ballaggi in acciaio, oltre che i loro “mille volti” è il Consorzio Naziona-le Acciaio (CNA) che ne promuove e incentiva la raccolta e il riciclo. Sensibilizzare gli utilizzatori degli imballaggi di acciaio a un corretto con-ferimento, verificare i flussi di raccolta e assicurarne il riciclo sono i compiti del Consorzio che ad oggi può contare su 5 mila Comuni e più di 43 milio-ni e mezzo di italiani coinvolti nella raccolta differenziata degli imballaggi metallici.Ad illustrare i traguardi, le sfide e le prospettive del Consorzio è il neo Di-rettore Federico Fusari, dal 1° agosto alla guida dell’Ente.

Direttore, qual è la fotografia del riciclo degli imballaggi in acciaio in Italia? La situazione del riciclo dell’acciaio in Italia è sostanzialmente positiva. Nel 2010 il Consorzio Nazionale Acciaio ha avviato a riciclo ben il 71,1% degli imballaggi di acciaio immessi al con-sumo e, sin dal 2002, ha superato la soglia del 50% imposta dalla legge. In termini percentuali, in Italia siamo il

Consorzio che ricicla di più rispetto all’immesso al consumo. L’acciaio è, infatti, per sua natura una tipologia di materiale facilmente rici-clabile. Inoltre, per quanto riguarda la raccolta non occorre a tutti i costi la dif-ferenziata; basta un semplice magnete per raccogliere i materiali dall’indiffe-renziato, visto che quello in acciaio si separa più facilmente rispetto a tanti altri imballaggi.Seppur largamente al di sopra degli obiettivi di legge e in linea con il trend di crescita degli ultimi anni, dobbiamo, tuttavia, monitorare con attenzione il capitolo dei costi. L’obiettivo è raggiun-gere il delicato e difficile equilibrio tra risultati di riciclo e risultati economi-ci, tentando di conciliare le necessità istituzionali con le esigenze finanziarie del Consorzio, ovvero la sostenibilità ambientale con quella economica.

Che posto hanno gli imballaggi me-tallici nella graduatoria del riciclo del packaging sostenibile? Rispetto ad altri imballaggi, quelli me-tallici sono al primo posto quanto a percentuale di riciclo.Occorre però fare una precisazione, ol-tre che una distinzione tra il recupero e il riciclo, perchè in genere non tutto quello che si recupera viene riciclato. Nel caso della plastica, ad esempio, una parte di quello che si recupera e si raccoglie va alla termovalorizzazione e quindi al recupero energetico. Nel caso dell’acciaio, invece, lo step della ter-movalorizzazione non c’è. Tutto quello che si recupera, al netto delle frazioni estranee, va a riciclo. Quindi, da questo punto di vista l’acciaio è quello che ha il tasso di riciclo più elevato di tutti.

La crisi si fa sentire e pesa anche sull’acciaio. Quali minacce arriva-no dalla crisi, ovvero quali sfide vi trovate ad affrontare? Con quali strategie pensate di superarla?La crisi pesa molto sull’acciaio, anche su quello per imballaggio. A differenza dell’imballaggio metallico

ad uso alimentare, il cui consumo in tempo di crisi non ha subito un drasti-co calo, per via della sua convenienza e praticità, l’imballaggio metallico del settore industriale (fusti, latte, ecc) si trova in una fase di forte regressione. In questo settore, nella seconda parte dell’anno abbiamo accusato un calo del 25-30% della domanda. Di qui le nostre preoccupazioni. Questo calo si traduce in una riduzione della quantità immessa al consumo e quindi in una riduzione dei contributi da riscuotere,

oltre che nella conseguente riduzione de-gli introiti per il Consorzio. A preoccuparci non è tanto la fine del 2011, in quanto il primo semestre dell’anno è andato relati-vamente bene, quanto il 2012.La vera sfida è quella di mantenere una sorta di equilibrio tra la sostenibilità economica del Consorzio e gli obiettivi di legge. L’obiettivo è quello di non regredire troppo sui tassi di riciclo e recupero e allo stesso tempo tenere d’occhio i costi, puntando alla razio-nalizzazione delle risorse. Vi assicuro che non è facile.

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Oltre all’industria, una delle prin-cipali fonti del flusso di imballaggi metallici da avviare a riciclo è costi-tuita dall’utenza domestica. Quanto è stato fatto e cosa c’è ancora da fare per sensibilizzare i cittadini?Il cosiddetto flusso urbano, la raccolta e il recupero degli imballaggi da su-perficie pubblica, quindi dalle utenze domestiche rappresenta il settore di maggior sforzo per il Consorzio.Su questo versante, da tempo, abbiamo istituzionalizzato una serie di attività tese allo sviluppo di una coscienza so-stenibile e di una sensibilità ambientale da parte della cittadinanza, anche in quelle zone d’Italia meno virtuose.In questo contesto si inseriscono inizia-tive di successo, già collaudate come “Acciaio Amico”, la kermesse di edu-cazione e sensibilizzazione al riciclo degli imballaggi in acciaio, rivolta agli alunni ed agli insegnanti delle scuole primarie e secondarie.La collaborazione con la scuola è uno dei

perni attorno a cui ruota gran parte della nostra attività di sensibilizzazione verso i te-mi della raccolta e del riciclo dell’acciaio.A parlare sono proprio i numeri: laddove abbiamo svolto iniziative di questo genere, negli anni successivi, la raccolta differen-ziata è decollata in maniera sostanziale.

Il Consorzio concentra gran parte dei propri sforzi di comunicazione anche sul versante istituzionale per allargare gli spazi di collaborazione con Comuni, Consorzi e Munici-palizzate. Nella vostra attività di sensibilizzazione istituzionale quali sono i vostri prossimi obiettivi?La nostra attività di sensibilizzazione istituzionale passa attraverso attività di formazione e di informazione rivolte al personale amministrativo dei Comuni e punta a far recepire loro le caratteristiche

tecniche dei nostri imballi. Spesso il funzio-nario non conosce le diverse tipologie di imballi e le loro caratteristiche specifiche. Occorre pertanto un’informazione-for-mazione di tipo tecnico, un’attività di comunicazione sulla nostra attività e sui suoi risultati, oltre che attività e dimostra-zioni sul campo. Ecco perchè stimoliamo il personale dei Comuni e delle Munici-palizzate tramite apposite visite guidate per mezzo delle quali possono toccare con mano come l’imballaggio recupera-to dalla superficie pubblica in acciaieria rinasce a nuova vita e viene reintrodotto nel mercato sotto nuova veste.

Anche il Consorzio Nazionale Ac-ciaio sarà presente ad ECOMONDO: quali aspettative e novità?ECOMONDO rappresenta per noi una

vetrina istituzionale irrinunciabile, la più importante del settore. Per questo non mancheremo all’appuntamento di Rimini. Saremo presenti insieme al CONAI, il Consorzio che raggruppa i vari Con-sorzi di filiera. ECOMONDO, inoltre, rappresenta per noi molto più che una semplice vetrina istituzionale. É un’oc-casione unica di contatto con i cittadini, oltre che con amministratori e operatori del settore. Il Consorzio quest’anno ha, inoltre, pensato anche ai più piccoli. In occa-sione della Fiera abbiamo ideato un laboratorio didattico in collaborazione con RILEGNO (Consorzio Nazionale per la Raccolta il Recupero e il Rici-claggio degli Imballaggi in Legno) e COMIECO (Consorzio Nazionale Re-cupero e Riciclo degli Imballaggi a base

Cellulosica). “Come suona il riciclo” è il titolo del laboratorio, il primo tentativo di esperienza didattica congiunta tra i tre Consorzi di filiera, che punta ad insegnare ai più piccoli come costrui-re uno strumento musicale riciclando imballaggi in acciaio, in legno o in cartone. Sempre insieme a RILEGNO e COMIECO, oltre che con la collabora-zione di Slow-Food, riproporremo nella hall centrale della Fiera la mostra espo-sta al “Salone del Gusto” di Torino.

Passiamo alle previsioni. Lei è diret-tore da poco di tre mesi ma sembra avere già le idee molto chiare. Quali sono le priorità e su quali direttrici vi proponete immediatamente di lavorare?Se guardiamo al 2012 non possiamo che notare molte nuvole all’orizzon-

te, soprattutto per quanto riguarda l’immesso al consumo, come ho pri-ma sottolineato. Di qui la necessità di spingere con forza tutte quelle attività di recupero e riciclo in grado di attrarre grandi quantità di acciaio, senza gravare sui costi. La raccolta differenziata non basta. Dobbiamo perseguire altri tipi e modalità di raccolta, senza tralasciare la frazione ferrosa recuperabile con un magnete dall’indifferenziata o quella che esce dai termovalorizzatori.Si tratta di flussi da intercettare e da non trascurare. Se l’obiettivo è il riciclo, la raccolta differenziata è solo un mez-zo per riciclare, non il fine ultimo.

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Via G.B. PIrelli, 2720124 MILANOTel. [email protected]

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a cura di Ecopneus scpa

Ecopneus scpaCON IL RECUPERO DEGLI PFU LASOSTENIBILITÀ INCONTRA LA SICUREZZA

Grazie ad un Decreto Ministeriale del-lo scorso aprile, dal 7 settembre gli pneumatici delle nostre autovetture, una volta staccati e divenuti “rifiuti” sono tracciabili in ogni passaggio: dalla loro generazione in autofficine, stazioni di servizio, gommisti e sedi di flotte aziendali, fino agli impianti deputati al loro corretto recupero. E questo vale non solo per gli pneumatici delle au-tovetture, ma anche per moto, camion, autoarticolati e mezzi agricoli: in pra-tica tutte le gomme che conosciamo ad esclusione di quelle di bicicletta, aeroplano, dei cingoli gommati e delle gomme “piene” in genere.

La normativa, attesa da tempo, porta ad una razionalizzazione nella gestione di un rifiuto dalle enormi potenzialità, che purtroppo finora non ha seguito sempre percorsi virtuosi.I dati del settore indicano che ogni anno

in Italia circa il 25% delle oltre 380.000 tonnellate di pneumatici che arrivano a fine vita, viene disperso in traffici e cir-cuiti illegali: li possiamo scorgere ai lati delle strade periferiche di città come in aperta campagna, nei greti dei fiumi così come in boschi e vallate poco frequenta-te; a questo si aggiungono i cumuli più consistenti, che assumono la forma di vere e proprie “discariche” abusive.Questi simboli dello scempio paesaggi-stico recano danni, se possibile, ancora maggiori nel caso in cui scoppiasse un incendio. Lo pneumatico è un oggetto non biodegradabile e la gomma vul-canizzata di cui è composto è molto difficile da spegnere nel caso prendesse fuoco, rilasciando fumi tossici nell’aria e percolati dannosi nel suolo per la salute umana e per l’ecosistema circostante.

Purtroppo non sono cosi infrequenti i depositi abbandonati di Pneumatici

Fuori Uso sul territorio nazionale. Un dossier realizzato da Legambiente, dal rappresentativo titolo “Copertone Sel-vaggio”, analizza la situazione italiana in riferimento ai traffici illegali lega-ti agli Pneumatici Fuori Uso facendo emergere una realtà inquietante di cui difficilmente si ha cognizione esatta. In Italia dal 2005 al 2010 sono state indivi-duate ben 1049 discariche abusive, per una superficie pari a oltre 6 milioni di metri quadrati. Per avere un semplice raffronto, un’area equivalente ad 800 campi da calcio. Una situazione che oltre a rappresentare un enorme danno ambientale costituisce una significativa parte del business della malavita legato ai rifiuti nel nostro paese; oltre l’11% di tutta l’attività giudiziaria volta a contra-stare i crimini ambientali. Dal 2005 al 2010, infatti, sono state 19 le inchieste della magistratura che hanno riguardato i traffici illeciti di PFU, con il coinvol-

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Fino ad oggi questo costo era normal-mente inserito nel prezzo del servizio di sostituzione dello pneumatico, ma non c’era il dovere di segnalarlo in maniera visibile. Ora, invece, la nuova disposi-zione normativa prevede la trasparenza di questo valore, unitamente all’obbligo per i produttori e importatori di pneu-matici di organizzare su tutto il territorio nazionale la raccolta, il trattamento e il recupero di questi materiali.

Con la definizione dei contributi da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, si è entrati nella fase operativa delle attività di raccolta e recupero presso gli oltre 30.000 punti di generazione degli PFU su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di arginare la dispersione di questo prezioso materiale. Prezioso, in quanto lo PFU grazie alle proprie-tà intrinseche del materiale di cui è costituito, può essere avviato ad un processo di trattamento e recupero da

cui si ricavano materie prime seconde che è possibile utilizzare in un vasto campo di applicazioni: dai materiali in-sonorizzanti, agli elementi dell’arredo urbano, fino alle superfici sportive e agli asfalti delle nostre strade.

Gli utilizzi, poi, dei materiali derivati da PFU nel settore strade è uno dei più promettenti per il futuro sia per ciò che riguarda gli asfalti, che per gli elementi dell’arredo urbano orientati alla sicu-rezza degli utenti. Le naturali proprietà della gomma rendono i materiali de-rivati dagli PFU particolarmente adatti per queste applicazioni: presidi per la sicurezza stradale quali barriere, dossi artificiali, delimitatori di traffico, cordoli, guardrail, dissuasori di sosta, se realizzati o rivestiti di gomma non arrugginiscono, non si scheggiano e proteggono pedo-ni, ciclisti e motociclisti da urti e tagli che possono rivelarsi molto pericolosi. Data la capacità di assorbimento agli urti e la loro minore rigidezza rispetto

gimento di 16 Regioni italiane e 8 Stati esteri, sia come porti di transito che come meta finale di smaltimento.

La situazione è destinata però a cam-biare rapidamente, grazie al Decreto Ministeriale attuativo n. 82 dell’11 aprile 2011, che ha definito i dettagli opera-tivi per la raccolta e il recupero degli Pneumatici Fuori Uso sul territorio na-zionale, ponendo in capo a produttori e importatori, secondo un principio di responsabilità da tempo affermatosi in Europa in materia di rifiuti, il compito di provvedere a queste operazioni. Il Decreto impone che la responsabilità della gestione degli Pneumatici giunti a fine vita (PFU) sia dei produttori e importatori di pneumatici in quantità equivalente a quanto immesso nel mercato del ricambio l’anno solare precedente. I produttori e importatori dovranno dunque costituire un sistema che provveda alla raccolta presso i pun-ti di generazione, al trasporto presso i

punti di stoccaggio e al successivo invio agli impianti di trattamento e valoriz-zazione. La nuova normativa permette di assolvere a questi obblighi in forma autonoma o associata, ed è per questa ragione che nel 2009 le sei principali aziende di pneumatici operanti in Italia hanno costituito Ecopneus.Questa società senza fine di lucro, rap-presentando circa l’80% dell’immesso nel mercato del ricambio in Italia, sarà uno dei principali protagonisti della gestione di un sistema che nel suo complesso dovrà garantire a regime il recupero del 100% degli PFU generati ogni anno.Punto focale della nuova normativa è l’introduzione di un contributo am-bientale associato alla vendita di ogni pneumatico nuovo. Dal 7 settembre tutti i cittadini che acquisteranno uno pneumatico nuovo, vedranno indicato in modo chiaro e trasparente in fattura o sullo scontrino fiscale, il contributo ambientale che copre i costi di gestione e recupero degli Pneumatici Fuori Uso.

ai materiali comunemente utilizzati per le protezioni stradali, i granuli derivati dal recupero degli PFU sono particolar-mente adatti a ridurre le conseguenze di urti e impatti di ogni tipo.

Le esperienze internazionali, consoli-date da anni, hanno inoltre dimostrato i grandi vantaggi dati dall’aggiunta del polverino di gomma al bitume per ot-tenere asfalti modificati che evitano la formazione di buche, resistono meglio ai danni stagionali e alle deformazioni permanenti come i fenomeni di fessura-zione cui sono sottoposte normalmente questo tipo di pavimentazioni. Gli asfalti gommati consentono inoltre di ridurre notevolmente il rumore da rotolamento dei veicoli in transito fa-vorendo il loro utilizzo in quelle aree urbane dove sono presenti strade ad alto scorrimento di veicoli. A questo si aggiunge un impatto ambientale complessivo minore (nell’intero ciclo di vita del prodotto: dalla costruzione,

alle successive manutenzioni, contando anche i mezzi e le risorse impiegate) rispetto gli asfalti tradizionali.Questi sono solo alcuni dei vantaggi pos-sibili nel settore “strade” offerti dal corretto recupero di un rifiuto che finora non ha avuto giusto utilizzo. Se, ad esempio, im-piegassimo solamente quel 25% di PFU che viene disperso ogni anno in Italia per realizzare asfalti modificati, potremmo re-alizzare una strada di 7,5 m lunga 8.330 km, pari a 7 volte e mezzo la distanza tra Milano e Palermo; con il beneficio di una maggiore sicurezza, di minori costi di ma-nutenzione, di un minore inquinamento acustico e a vantaggio del paesaggio, della natura e della comunità.

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di Silvia Barchiesi

Sfide e tecnologie dell’azienda leader nel settore del biorisanamentoambientale nell’intervista a Dario Bonassi, Amministratore Delegato

BIOTECNOLOGIE PER LA VITAEUROVIX S.r.l.

Acque, suoli, materiali organici e insediamenti zootecnici.Sono questi gli ambiti di applicazione delle tecnologie EU-ROVIX, azienda leader in campo nazionale ed internazionale nel settore di biorisanamanto ambientale.Impegnata da tempo e con successo nel settore agricolo con una vasta gamma di prodotti per la rigenerazione dei suoli “stanchi”, l’integrazione delle pratiche di fertilizzazione e la difesa ed il miglioramento qualitativo delle produzioni, EU-ROVIX vanta oggi anche altre linee di ricerca e sviluppo e con la “Divisione Zoo” e la “Divisione Enviro” estende i suoi ambiti di applicazione anche all’allevamento, alla depurazione, allo smaltimento e alla bonifica.L’ampliamento dei settori di intervento è frutto degli in-vestimenti in ricerca e sviluppo, il vero valore aggiunto di EUROVIX e allo stesso tempo vantaggio competitivo per le aziende che scelgono la sua tecnologia.Ad illustrare la mission aziendale, le sue strategie e le sue tecnologie è Dario Bonassi, Amministratore Delegato di EUROVIX S.r.l.

“Biotecnologie per la vita” è lo slogan di EUROVIX; po-trebbe sintetizzare il messaggio? I nostri sistemi e sistemi e prodotti “copiano”, indirizzandoli e velocizzandoli, processi naturali, quindi proponiamo tec-nologie biologiche a favore della vita.

EUROVIX ha fatto della ricerca il suo vantaggio compe-titivo e il suo punto di forza.Quali sono le direttrici su cui si concentra la vostra at-tività di ricerca?L’obiettivo è quello di proporre tecnologie biologiche in grado di risolvere le problematiche insorte con proposte economi-che, ecologiche e facilmente applicabili e gestibili. Dobbiamo essere in grado di proporre un servizio-sistema che sottragga al cliente ogni preoccupazione.

Per ogni problematica esiste uno specifico prodotto, una sorta di “antidoto”. È questa la filosofia sottesa di EUROVIX nello studiare e selezionare specifici bioatti-vatori per risolvere le criticità.Può elencarci alcuni esempi della tecnologia EUROVIX applicata al settore agricolo?Il tema più sentito nell’agricoltura moderna è rappresentato dalla riduzione dell’impiego di mezzi chimici per la fertiliz-zazione e difesa delle colture. EUROVIX ha studiato a fondo la problematica ed ha messo a punto una speciale linea di bioattivatori del terreno e di integratori della fertilizzazione in grado di rendere maggiormente disponibili gli elementi fertilizzanti immobilizzati nel terreno, consentendo una con-sistente riduzione delle dosi di concimi chimici di base, con conseguenti vantaggi agronomici, ecologici ed economici.Analogamente, l’uso di speciali integratori microbici e di bio-stimolanti organici consente di aumentare la resistenza delle

piante nei confronti delle avversità patologiche, riducendo significativamente l’uso di pesticidi.

EUROVIX non trascura nemmeno le problematiche am-bientali legate all’allevamento intensivo e riserva alla zootecnia un’apposita divisione.A quali esigenze del settore rispondono le vostre spe-cifiche tecnologie?La “Divisione Zoo” si occupa di promuovere le proposte EUROVIX per la soluzione delle problematiche legate all’al-levamento animale intensivo e non. Il punto di partenza è che l’allevamento e la sua produttività sono considerati come parte di un ecosistema che coinvolge non solo la gestione diretta degli animali, ma anche l’ambiente in cui in vivono, l’alimentazione, la gestione delle deiezioni e la produttività agricola.Focalizzate sul benessere animale e sulla produttività, le ap-plicazioni delle biotecnologie agli allevamenti animali mirano ai seguenti obiettivi:- miglioramento dell’ambiente che agisce direttamente sul

benessere animale;

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- integrazione alimentare che contribuisce al rendimento economico ed alla salute degli animali;

- gestione delle deiezioni che impattano sull’ambiente in-terno ed esterno;

- promozione di una produzione agricola fortemente correlata all’utilizzo delle deiezioni come fertilizzanti in agricoltura.

Attraverso l’utilizzo di processi microbiologici naturali con-tribuiamo al miglioramento dell’ambiente ed al benessere animale ristabilendo l’equilibrio con l’ecosistema senza per-dere di vista la redditività economica dell’allevamento.

Oltre alle Divisioni “Agro” e “Zoo”, EUROVIX può contare anche sulla Divisione all’avanguardia di “Enviro”.Di che cosa si occupa e quali sono i suoi ambiti di ap-plicazione?La Divisione “Enviro” si occupa di tutte le applicazioni legate a problematiche ambientali originate dalle attività antropiche. In dettaglio i suoi campi di applicazione sono i seguenti:- depurazione delle acque civili ed industriali e gestione

delle reti fognarie con sistemi che migliorano il rendi-mento riducendo i consumi energetici e quantità di fango prodotte;

- bonifica di siti contaminati;- gestione dei rifiuti solidi, dalla raccolta allo smaltimento

con riduzione dell’impatto ambientale;- qualità dell’aria e riduzione delle poveri sottili;

- igiene e sanificazione di comunità ed aree pubbliche;- problematiche relative alle attività cimiteriali.In tutte le applicazioni, seguendo il principio generale dell’utilizzo di processi naturali, le biotecnologie EUROVIX consentono di mitigare l’impatto ambientale, eliminare fonti di disagio o rischi sanitari (cattivi odori, presenza di batteri patogeni), migliorare l’efficienza e l’economicità delle opera-zioni di smaltimento, depurazione e bonifica e, in generale, contribuire a migliorare l’ambiente in cui si svolgono le at-tività umane.

Oltre alle varie Divisioni, EUROVIX può contare anche su di un’apposita linea dedicata all’acqua che vanta una tecnologia all’avanguardia messa a punto per la sanifi-cazione e bonifica degli ecosistemi acquatici.In che cosa consiste e quali sono gli ambiti di applica-zione e i relativi vantaggi?Le biotecnologie EUROVIX, applicate agli eco-sistemi acqua-tici e presenti sul mercato attraverso la Divisione “Acqua”, contribuiscono a ristabilire l’equilibrio naturale alterato sia da cause naturali (eutrofizzazione) che da cause artificiali

(allevamenti, industrie e pressione antropica). In linea con il principio fondante delle tecnologie EUROVIX, si utilizzano processi esistenti in natura per promuovere, attivare ed otti-mizzare i cicli biologici di autodepurazione.Le soluzioni EUROVIX per gli ecosistemi acquatici si applica-no a piccoli laghi ornamentali, canali, fiumi, laghi e lagune, litorali marini e lacustri. Le biotecnologie EUROVIX sono eco-compatibili e quindi utilizzabili anche in ambienti ad alto valore ecologico; sono certificate “non tossiche”, sia per gli animali e i vegetali pre-senti, che per gli operatori che le utilizzano; sono economiche e facili da applicare, in quanto non richiedono installazio-ne di strutture ed ingenti investimenti inziali; inoltre, sono competitive con le altre tecnologie offerte sul mercato, e non interferiscono con le normali attività insediate (pesca, navigazione, balneazione, sport acquatici).

Punto di riferimento a livello internazionale nel campo delle biotecnologie applicate all’ambiente, EUROVIX vanta numerosi riconoscimenti e certificazioni a livello nazionale ed internazionale. Quali?Oltre alla certificazione di qualità ISO 9001:2008, i prodotti EUROVIX hanno ottenuto riconoscimenti dai governi di pa-recchi Stati esteri tra cui USA e Brasile.EUROVIX ha ottenuto l’iscrizione all’Albo dei Laboratori di Ricerca altamente qualificati del Ministero dell’Università e della Ricerca, oltre che allo Schedario Anagrafe Nazionale

Ricerche del MIUR. L’azienda è inoltre iscritta nella Cat. 9 - Classe C dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali.

Anche Eurovix sarà presente ad ECOMONDO 2011, la Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile.Che novità avete in serbo per la manifestazione?Oltre all’aggiornamento ed al miglioramento delle soluzio-ni già disponibili, utilizzeremo la Fiera di ECOMONDO per presentare le soluzioni per il miglioramento della qualità dell’aria (deodorazione e riduzione delle micro polveri) e una proposta innovativa nell’ambito delle bonifiche, sia di terreni contaminati, che dei sedimenti acquatici e marini.

Eurovix S.r.l.Viale Europa, 1025046 Cazzago S.M. (BS) ItalyTel. +39 030 7750570Fax +39 030 725361www.eurovix.it

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Trasformare il “rifiuto” in una risorsa per il sistema industriale, tutelare l’ambiente, promuovere la cultura del riciclo e della raccolta differenziata, questo il diktat imprescindibile, oggi, per scongiurare il rischio di una nuova emergenza rifiuti in Campania, ed è anche il fondamento della politica aziendale adottata dalla Di Gennaro spa, pionieristica azienda del Mezzogiorno, nell’attività di recupero dei materiali, con origini che risalgono agli inizi del Novecento. A decretare il successo dell’azienda, che ha visto avvicendarsi quattro generazioni, sono la personalizzazione proposta a ogni singola impresa assecondandone le esigenze, coniugando attività di consulenza e pianificazione economica, e la cultura innovativa che permea tutti gli intenti della Di Gennaro Spa, cultura che considera la differenziazione dei rifiuti, e la loro gestione consapevole, un atto di responsabilità necessario verso la società. Dalla presa di coscienza di queste nuove sfide del mercato globale i fratelli Di Gennaro hanno, poi, deciso di ampliare i propri impianti trasferendosi dalla sede storica di Casavatore, a Caivano nella zona industriale, come spiega Giuseppe Di Gennaro, amministratore delegato della società: «La necessità di aumentare la capacità produttiva e di ampliare la gamma dei prodotti trattati, ci hanno spinto ad aprire una nuova sede a Caivano

di quarantamila metri quadrati. Oggi siamo in grado di lavorare 200 tonnellate di rifiuti al giorno e questo ci ha permesso di diventare il principale punto di riferimento campano per i consorzi di filiera del “Sistema Conai”( Comieco, Corepla, Rilegno, Cial, Cna, Coreve), Polieco e Conic». Così, con l’apertura del nuovo insediamento, alla tradizionale attività di valorizzazione della carta da macero, l’azienda ha potuto affiancare anche delle materie plastiche con una selezione per polimero/colore degli imballaggi in plastica provenienti dalla raccolta differenziata. Tra i materiali trattati ci sono, inoltre, alluminio, materiali ferrosi e non, rifiuti in legno, vetro. Grazie ad apparecchiature a tecnologia Nir con puntamento elettronico, i rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, vengono selezionati

e trasformati in preziose risorse da reinserire nel sistema produttivo industriale. L’attenzione alla ricerca e la spinta all’innovazione sono altri due fattori di successo dell’impresa e ne evidenziano la fondamentale lungimiranza. Infatti , la Di Gennaro, ha siglato nel 2003 un’intesa con il Dipartimento di Scienze Ambientali

dell’Università Federico II di Caserta , con l’obiettivo di tenere costantemente sotto controllo il rapporto tra tecnologia impiantistica e impatto ambientale attraverso lo strumento della I.C.A (analisi del ciclo di vita). Altra parola d’ordine per la società è aggiornamento. Nel 1998 la Di Gennaro è stata la prima azienda nel settore gestione rifiuti a raggiungere la

TRADIZIONE EINNOVAZIONE PER IL TRATTAMENTO, IL RECUPERO E IL RIUTILIZZO DEI RIFIUTI.

Di Gennaro Spa

Tecnologia, aggiornamento, personalizzazione delle soluzioni, cultura e sensibilità, questi gli elementi di un’azienda che tratta i rifiuti e li trasforma, elementi necessari per percorrere la via del riciclo nella direzione di un equilibrio ambientale possibile.

La differenziazione dei rifiuti, e la loro gestione consapevole, è un atto di responsabilità necessario verso la società

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certificazione di qualità Iso 9000, cosa che gli ha consentito l’ingresso nel contesto operativo europeo consolidato, nell’agosto 2001,con il conseguimento della certificazione ambientale iso 14001. Ad oggi, la Di Gennaro si sta adoperando per la registrazione Emas e per la fine dell’anno dovrebbe conseguire la certificazione OHSAS 18001 per la

Sicurezza sul Lavoro. Un impegno, quello della tutela ambientale, che la Di Gennaro rivolge anche al territorio con una serie di iniziative volte a sensibilizzare la comunità sui temi della raccolta differenziata e del riciclo. «Abbiamo una struttura in azienda - precisa Giuseppe Di Gennaro - dedita alla comunicazione e alla formazione. Ogni anno promuoviamo alcune iniziative rivolte alle scolaresche, come le visite guidate nella nostra azienda, e

collaboriamo con Lega Ambiente per le attività di “Puliamo il mondo”. Ma l’attività di formazione- aggiunge- è rivolta anche ai nostri clienti, per aggiornarli, ad esempio, su come cambia il ciclo dei rifiuti o sulla normativa in vigore.» Nonostante operi in un contesto come quello campano, dove il tema dei rifiuti resta molto delicato, la Di Gennaro spa, unendo alla tradizione un impianto dotato di tecnologie all’avanguardia, si pone come aziende leader del comparto a livello nazionale.

Promuoviamo iniziative rivolte alle scolaresche, come le visite guidate nella nostra azienda, e collaboriamo con Lega Ambiente per le attività di “Ripuliamo il mondo”

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EQUITÀ E SOSTENIBLITÀ

Il Commissario UE per l’Ambiente propone di spostare la fiscalità dal lavoro al consumo di risorse

INELUDIBILE UN’INNOVAZIONE ECONOMICA, SOCIALE, TECNOLOGICA E... POLITICA

A Davos il II Forum Mondiale delle Risorse (19-21 settembre 2011)

“I dogmi di un passato tranquillo so-no inadeguati al presente tempestoso. La situazione è irta di difficoltà, e noi dobbiamo essere all’altezza della situa-zione. Poiché il nostro caso è nuovo, dobbiamo pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo. Dobbiamo eman-ciparci, e allora salveremo il nostro Paese”.Abramo Lincoln, da “Messaggio An-nuale al Congresso”, 1° dicembre 1862

Quasi 500 rappresentanti di oltre 40 Paesi hanno partecipato al II World Resources Forum (WRF) a Davos, in Svizzera (19-21 settembre 2011) per fare il punto sullo stato delle risorse na-turali del Pianeta e sulle buone pratiche e politiche di Green Economy.L’iniziativa, promossa dal Laboratorio federale svizzero di prova dei mate-riali e di ricerca (EMPA) e dal Prof. Friederich Schmidt-Bleek, Fondatore del prestigioso Factor 10 Institute, e

supportata, tra gli altri Organismi ed Agenzie, dall’United Nations Envi-ronmental Programme (UNEP), che ha visto alternarsi prestigiosi relatori (Achim Steiner, Doris Leuthard, Ashok Khosla, Ernst Ulrich von Weizsächer), è stato inaugurata da una sentita ed interessante keynote del Commissa-rio europeo per l’Ambiente, Janez Potočnik, che merita di essere analiz-zata e commentata.

Uno dei poster in mostra a Davos

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“Nel corso del XX secolo, il mondo ha decuplicato l’utilizzo dei combustibili fossili e l’estrazione delle risorse, mentre la popolazione mondiale è solo qua-druplicata - ha osservato Potočnik, rivolgendosi ai presenti - La maggior parte di tale utilizzo è avvenuto in Europa e Nord America. Nella UE, per esempio, oggi usiamo circa 16 tonnel-late di materiali per persona ogni anno, di cui 6 tonnellate diventano rifiuti, la metà delle restanti viene sepolta in discarica”.Considerando che la popolazione mon-diale raggiungerà i 9 miliardi di individui nel 2050 (ndr: per le dinamiche demo-grafiche globali, si veda “La bomba demografica”, in Regioni&Ambiente, n. 9 settembre 2011, pag. 28-29) e che gran parte di costoro aspira, giusta-mente, a migliorare il tenore di vita secondo standard occidentali, secondo il Commissario UE, “C’è la necessità di aumentare le produzioni alimentari del 70%, mentre gli ecosistemi terrestri sono già per il 60% sottoposti a stress e degrado. Non possiamo continuare in questo modo. Abbiamo bisogno di cambiare radicalmente il nostro modo di operare, il nostro modo di produrre e consumare, in definitiva, il nostro modo di vivere”.“Poiché non abbiamo un altro pianeta l’unica opzione che abbiamo è di tro-vare il modo di vivere all’interno dei suoi limiti. Abbiamo bisogno di usare la nostra creatività e il nostro ingegno per utilizzare le limitate risorse in modo più efficiente”, ha continuato Potočnik, annunciando che la Commissione UE avrebbe resa nota il giorno seguente la “Roadmap for a Resource Efficient Europe” (vedi l’articolo di pag. 24 di questo stesso numero), il cui obietti-vo consiste nel “de-coupling” ovvero di ridurre a livelli sostenibili l’utilizzo comprensivo delle risorse e l’impatto di tale uso da parte delle attività eco-nomiche.“Non si tratta di fare in modo che l’Europa divenga un’economia di servizi - ha chiarito il Commissario - Ab-biamo necessità di smaterializzare, non già di de-industrializzare”. Secondo Potočnik, dopo secoli di crescita intensiva nell’uso intensivo e inefficiente di risorse, l’Europa (ma possiamo affermare l’intero sistema economico globale) è intrappolata (“locked-in”) in tali strutture, dalle quali può uscirne solo con l’innovazione del-le tecnologie, dei sistemi e modelli di

business, di comportamenti, in modo da ridurre, riutilizzare e riciclare.

Potočnik a Davos ha evidenziato 4 sfi-de che devono essere affrontate per liberarsi di un’economia “resource-intensive”, che possono essere così riassunte.1. Vivendo in economie di mercato, per cambiare il comportamento si deve usare i segnali di mercato, ossia ottene-re prezzi che riflettano il valore reale delle risorse (giusto prezzo), spostando la fiscalità dal lavoro al consumo di risorse e all’inquinamento. 2. Devono essere eliminati i sussidi che perpetuano i consumi inefficienti e dannosi per l’ambiente. Non ci si può più permettere di pagare due volte: prima per sovvenzionare un compor-tamento “sporco” e una seconda volta per riparare i danni. 3. Le imprese devono essere incorag-giate a sviluppare prodotti, servizi e processi, sostenibili, perché con il giu-sto prezzo, se non troveranno modi ingegnosi per migliorare la produttività del lavoro, avranno costi del lavoro in aumento e risorse non più a buon mer-cato. Deve essere sostenuta attivamente anche l’eco-innovazione e l’eco-design attraverso politiche pubbliche, soprat-tutto quando si tratta di beni pubblici. Si deve stimolare, inoltre, la domanda di prodotti e servizi migliori, grazie al miglioramento dell’etichettatura e de-gli standard, attraverso appalti pubblici ecologici e adeguate informazioni sugli impatti del ciclo di vita dei prodotti. Ricercatori ed imprenditori devono collaborare per valutare le prestazioni ambientali della produzione e dei pro-dotti e a gestire tali risorse in modo efficiente. 4. Concentrare l’attenzione su abita-zioni, trasporti e cibo, dal momento che circa l’80% dell’impatto dei nostri stili di vita sulle risorse, così come sui cambiamenti climatici, proviene da questi settori, inclusa l’energia che vi utilizziamo.

Naturalmente le parole del Commis-sario UE all’Ambiente, non potevano che trovare favorevole accoglienza tra le varie personalità che hanno parteci-pato al Forum, primo fra tutti il Prof. Friedrich Schmidt-Bleek che aveva già elaborato alla fine del secolo scor-so il concetto MIPS (Material-Input per service unit) che quantifica ogni consu-mo di materia ed energia (MI), associato

alla produzione, all’uso, al riciclaggio e allo smaltimento di un prodotto, messo in rapporto al numero di utenti e unità di servizio che usa il prodotto nel corso della sua vita (PS), in definitiva si tratta di dare un “prezzo ecologico” ad ogni infrastruttura, bene e servizio.Per “aver proposto, promosso e im-plementato il concetto di MIPS e di zaino ecologico”, nel 2001 gli venne assegnato, ex-equo con Ernst Ulrich von Weizsäcker, rispettivamente Vice-presidente e Presidente del Wuppertal Institut für Klima, Umwelt, Energie, il Premio Takeda per l’Ambiente (una sorta di Nobel per discipline non con-template tra quelle assegnate dalla Royal Swedish Academy of Sciences). Nell’occasione aveva dichiarato di aver “sviluppato il concetto per assicu-rarci che siamo in grado di produrre benessere per tutti gli abitanti della Terra e di vivere ancora in pace con la natura. Sfortunatamente le attuali politiche economiche ed ambientali non ci garantiranno un futuro sostenibile”, spiegando, poi, che il problema princi-pale oggi deriva dalle politiche fiscali obsolete che premiano chi spreca ri-sorse e puniscono chi assume persone per lavorare.L’applicazione delle teorie di Schmidt-Bleek presuppongono una notevole innovazione economica, sociale e tec-nologica per soddisfare le esigenze di una popolazione che avrà minor di-sponibilità di risorse naturali rispetto ad oggi (il fattore 10 appunto), produ-cendo lo stesso, ovvero migliore, valore o utilità, tanto da proporre un tetto nell’impiego di materie prime e risor-se per produrre beni e servizi, pari a 6 tonnellate annue per persona, da con-seguire entro il 2050 (cfr: “Toward a 6 Ton Society”, rough draft del Workshop “Factor X: Policy, Strategies and Instru-ments Toward a Sustainable Resource Use”, Berlino, 18 giugno 2009).

Ma gli attuali decision makers, politici ed economici, sono in grado di impri-mere questo deciso, ormai ineludibile cambio di rotta?L’apertura della Commissione UE è un buon segnale, tuttavia dovrà passare al vaglio degli Stati membri che non sem-brano al momento convinti che non si possa continuare business as usual.

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A MADE Expo, la Fiera Internazionale dell’Edilizia e dell’Ar-chitettura che si è svolta a Milano dal 5 all’8 ottobre 2011, si è celebrato il 2011 Anno Internazionale delle Foreste (IYF) presentando, nell’ambito dell’evento A.A.A. - Agricoltura, Alimentazione, Architettura, iniziativa dedicata alle nuove tendenze dell’architettura “green”, la Mostra “Vegetecture”, organizzata da Nemeton High Green Tech Magazine.Si è trattato di un’esposizione panoramica di realizzazioni (70% dei casi) e progetti dei maggiori Studi internazionali di architettura, che considerano l’elemento vegetale come

materiale primario della costruzione, non già un semplice abbellimento come avviene per il “verde verticale” e i “giar-dini pensili”. È, quindi, un nuovo atteggiamento progettuale che considera la vegetazione come l’ambiente ideale per la vita dell’uomo. Il tema della “naturazione” urbana è ormai ineludibile e tocca anche aspetti sociali, come dimostra la diffusione degli “orti urbani” e il movimento “guerrilla gardening”, che testimoniano questa propensione degli abitanti delle città ad utilizzare il “verde” per migliorare la vita (ndr: per un’analisi del fenomeno guerrilla gardening

Milano protagonista di questo modo di intendere il “verde” all’interno del costruito

A MADE Expo 2011 una Mostra dedicata

“VEGETECTURE”: LA NUOVAPROGETTAZIONE URBANA SOSTENIBILE

Gwang Gyo (Corea). Il progetto del “Power Centre” dello Studio olandese MVRDV, uno degli atelier più aperti a questa nuova idea archi-tettonica. L’avveniristico quartiere ecologico, in fase di ultimazione a 35 km. dalla capitale Seoul, ospiterà 77.000 abitanti distribuiti in una serie di grandi edifici la cui forma ricorda delle enormi colline verdeggianti.

di Massimo Lombardi

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si rinvia all’articolo di Massimo Lombardi, “Un fiore è nato sulla strada”, in Regioni&Ambiente, n. 11 novembre 2010, pagg. 44-45).

Questo concetto di “urbanitas” tende a portare dentro di sé la “foresta”, non costruendo altri giardini, ma eliminando il “discrimen” tra spazio della natura e spazio del costruito. Non casualmente, “Bring the Forest in the City” è stato il tema della III edizione del Convegno internazionale High Green Tech Symposium, svoltosi parallelamente all’interno

di MADE Expo, che ogni anno fa il punto sulla situazione internazionale delle alte tecnologie per il verde e sulle ten-denze più avanzate dell’architettura sostenibile.“All’inizio dell’architettura troviamo la foresta e la mobili-tà. Oggi il cerchio si sta chiudendo, dietro allo stile di vita mobile, fisico e virtuale, dietro alla voglia di verde possiamo vedere riaffiorare le basi stesse della nostra specie. Se è vero che siamo cresciuti nella foresta, è l’esterno l’ambiente che ci è più congeniale. Quarant’anni di bioarchitettura ci hanno insegnato che l’unico vero problema della casa, è la casa.

Milano, “Bosco Verticale”. Progettato dallo Studio Stefano Boeri Architetti, si compone di due torri di 110 e 76 metri che ospiteranno 900 alberi (alti da 3 a 9 metri). Si insedierà nel centro di Milano all’interno del progetto Porta Nuova, ai margini del quartiere Isola, (l’inaugurazione è prevista per il 2015 in concomitanza con l’EXPO).

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Oggi diventa utile avere una più profonda consapevolezza del rapporto che abbiamo avuto con l’esterno e il mondo vegetale, rapporto che abbiamo rinnegato per chiuderci nei recinti delle città e negli interni delle case. Non si tratta di uscire dalla città, al contrario. La sfida è portare la foresta nella città, facendola crescere in ogni spazio possibile, anche aiutandoci con le nostre nuove tecnologie e per quanto sia difficile, non è costruendo nuovi recinti dove chiudere le piante che la vinceremo: è abbattendo i confini, togliendo i limiti, lasciando libero il senso del sacro che la foresta custodisce da sempre”. Così si è espresso nell’articolo “Architecture’s path into the forest” (DOMUS, dicembre 2010) l’architetto Maurizio Cor-rado, curatore della Mostra, nonché dell’omonimo volume, in collaborazione con Marco Ferrari, “Vegetecture” (Sistemi Editoriali Esselibri Simone, Napoli, 2011).

Anche grazie ad un’inedita modalità espositiva che abban-dona le immagini statiche per offrire un vero e proprio spettacolo in movimento, alle sofisticate tecnologie di proiezione e alle musiche di Giovanni dal Monte (noto compositore contemporaneo italiano e autore di colonne sonore per film), il visitatore è stato immerso completamente nei progetti in Mostra, che avevano per autori prestigiosi Architetti e Studi: Emilio Ambasz, Argentina; Hundertwasser Fondation, Austria; Sanzpont Arquitectura, Spagna; Carlo Ratti Associati, Italia; Dickson Despommier, USA; Bureau Baubotanik, Germania; OFF Architecture, Francia; OFIS arhi-tekti, Slovenia; Robert Harvey Oshatz, USA; Kendrick Bangs Kellogg, USA; Philippe Rizzotti, Francia; Rachel Armstrong, UK; WOHA, Singapore; Marcel Kalberer, Germania; SOM Skidmore, Owings & Merrill LLP, USA; Philip Beesley, Cana-da; Archicura, Italia; Arthur Azoulai, USA; Kois Associated Architects, Grecia; Nex Architecture, UK; Mitchell Joachim Terreform, USA; Arphenotype, Germania ; Juli Capella, Spa-gna; Enrique Browne, Cile; Benjamin Garcia Saxe, Costa Rica; Indoorlandscaping, Germania; Lucien Kroll, Belgio; Luc Shuiten, Belgio; Gica Mesiara, Brasile; R&Sie(n), Francia ; Luc Schuiten, Belgio; Bruno Stagno, Costa Rica; Verde 360, Messico; Vector Architects, Cina; Zaha Hadid, UK).“Ciò che accomuna tutti questi progetti è la variabile della durata e della cura - ha dichiarato Corrado - Integrare il verde presuppone un rapporto diverso con l’abitazione stessa, che diviene un organismo vivente, soggetto ai cicli vitali. Il costruito si modifica velocemente e inevitabilmente”.

Portare la foresta nella città è, appunto, la nuova sfida dell’ecologia più avanzata che mira a risolvere concreta-mente, tramite l’utilizzo delle più avanzate tecnologie, i problemi dell’inquinamento, del risparmio energetico e del cibo nelle città contemporanee. Da qui la necessità che ar-chitetti, ingegneri, agronomi e botanici, condividano i saperi

per trasformare la progettazione, attraverso la gestione del verde, in una nuova e grande occasione di sviluppo pro-fessionale e di progresso umano. Si ricorda che a Milano si svolgerà dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 l’EXPO Inter-nazionale il cui tema è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita (Feeding the Planet, Energy for Life)” e proprio a tale avvenimento rinvia, in qualche modo, l’articolo “The Age of Flower Towers”, comparso sul Financial Times del 7 ottobre 2011 che con enfasi dà notizia che proprio a Milano è in costruzione una delle torri “più emozionanti del mondo” (most exciting in the world). Si tratta di “Bosco Verticale” dell’architetto Stefano Boeri, composto da due torri di 110 e 76 metri, che verrà realizzato appunto nel centro di Milano all’interno del progetto Porta Nuova (ai margini del quartiere Isola), sui quali cresceranno 900 alberi (alti fino a nove metri), oltre a numerosi arbusti e piante floreali. Tutti gli appartamenti avranno un balcone alberato: in estate, le piante offriranno ombra alle finestre e faranno da filtro allo smog cittadino; in inverno, la luce solare verrà catturata attraverso i rami spogli. “La diversità delle piante e le loro caratteristiche produco-no umidità, assorbono CO

2 e polveri, producono ossigeno,

proteggono dall’irraggiamento e dalla polluzione acustica, migliorando il comfort dell’abitare e risparmiando energia - è scritto sul sito stefanoboeriarchitetti.net - L’irrigazione delle piante avverrà per larga parte attraverso un impianto centralizzato di filtrazione dell’acque grigie. Addizionalmen-te, una superficie di 500 mq di pannelli solari e sistemi che usufruiscono dell’energia geotermica sono alcune delle inno-vazioni ecocompatibile che presenta il progetto. La gestione del verde nel Bosco Verticale sarà centralizzata e affidata a una agenzia che avrà uno sportello aperto al pubblico. Ogni “cellula” di manutenzione del verde verticale potrà infatti essere utilizzata per la raccolta di dati e divulgazione utili a valutare nel tempo la funzionalità ecologica del sistema: un know-how tramandabile e divulgabile, che cresce e evolve insieme con il Bosco Verticale”.Questo progetto di riforestazione urbana, che verrà inaugu-rato in occasione dell’EXPO 2015, è la risposta necessaria, secondo Boeri, all’espansione della città moderna (sprawl) e al consumo di suolo. Se si fossero costruite singole unità abitative, sarebbero occorsi 50.000 m2 di terreno e 10.000 m2 di verde. “Bosco Verticale” costituirà il primo elemento della sua pro-posta di BioMilano, in cui verrebbe creata una fascia verde intorno alla città, recuperando per uso comunitario 60 fat-torie abbandonate della periferia.

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16/19FEBBRAIO 2012

Ecocasa & Ecoimpresa Expò 2012: un appuntamento di riferimento nazionale per tutte le imprese che operano

nel settore della “Green Economy”

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Orari: giovedì 15-18.30 - venerdì sabato e domenica 10-18.30

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Per avere buoni rendimenti a lungo termine senza rischi

MERCATI FINANZIARI PERUN’ECONOMIA SOSTENIBILE

Un Rapporto sollecita gli investitori ad assumere un ruolo attivo nel necessario cambiamento

Se gli “economisti sgomenti” nel loro “Ma-nifeste d’économistes atterrés” (esiste una traduzione italiana curata e messa in rete da “Sbilanciamoci!”, la Campagna messa in atto da 47 organizzazioni della società civile italiana) hanno proposto 22 iniziative che stanno alla base di un disegno volto a ridurre il peso dei mercati finanziari nelle scelte politiche che hanno avrebbero por-tato alla attuale crisi, la proposta che viene ora dalla ONG britannica Forum for the Future, con lo Studio pubblicato lo scorso settembre, si muove dall’interno dei mer-cati di capitali, utilizzando il ruolo chiave che avrebbero gli investitori.

Intitolato “Sustainable Economy in 2040: a roadmap for capital mar-kets” (Economia sostenibile nel 2040: una mappa per i mercati di capitali), lo studio è stato commissionato dal team SRI di Aviva Investors che si occupa di investimenti responsabili e sostenibili, e si rivolge a fondi pensione, banche, gestori, aziende e politici. Dallo studio emerge che i mercati sta-rebbero sovvenzionando attività che spingono il pianeta oltre i limiti di so-stenibilità ambientale. Queste attività non sostenibili starebbero minacciando gli interessi di lungo termine degli in-

Il report spiega come gli investitori possono passare da attività non soste-nibili a sostenibili al fine di raggiungere un’economia prospera, solida e stabile, elencando, inoltre, i limiti ambientali e le condizioni sociali che un’economia sostenibile deve rispettare. “La nostra crescita dipende da un’ampia gamma di risorse e di servizi che ven-gono messi a disposizione dal pianeta: dall’acqua potabile, ai metalli e mine-rali, ai prodotti originati dalle api - si legge nell’introduzione - Molti di que-sti sono sovra-sfruttati e sotto-prezzati oppure non valutati per nulla nelle eco-nomie di oggi”. Il report incoraggia, come sopra indicato, gli investitori a far pressione sui Governi affinché adottino politiche a favore del-lo sviluppo di un’economia sostenibile, quali: nuove definizioni di successo eco-nomico che prendano in considerazione la salvaguardia dell’ambiente e il bene comune; un prezzo dei carburanti più ragionevole; l’obbligo per tutte le aziende di diminuire le loro emissioni di gas; gli incentivi finanziari per la produzione di energia alternativa; lo stop agli incentivi per il combustibile fossile.“Tutti gli investitori dovrebbero cercare di sviluppare un’economia più stabile e du-

vestitori stessi.“Gli investitori difficilmente riusciranno a mantenere buoni rendimenti finan-ziari se si troveranno a dover affrontare l’accelerazione dei cambiamenti cli-matici e il collasso dell’ecosistema” è il monito dell’assunto dello studio.Il report invita gli investitori ad utilizzare la loro influenza finanziaria per rimodel-lare i mercati, mostrando come possano ottenere rendimenti a lungo termine e contribuire alla creazione di un’econo-mia sostenibile. Lo studio chiede agli investitori, inoltre, di far pressione sulle aziende affinché sviluppino strategie sostenibili e sui go-verni affinché intervengano, fornendo una guida pratica su dove investire e cosa evitare. “Gli investitori hanno un ruolo fonda-mentale nel creare un’economia che ci metta sulla strada di una crescita so-stenibile - ha dichiarato il Direttore dei Mercati Finanziari Sostenibili di Forum for the Future, Alice Chapple - Se ini-ziassero ad investire in nuove tecnologie, prodotti e modelli di business in grado di migliorare il pianeta e la vita delle per-sone, riuscirebbero a generare maggiori rendimenti a lungo termine per i clienti e un futuro migliore per tutti noi”.

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revole nell’offrire un maggiore benessere. Il report Sustainable Economy 2040 mo-stra agli investitori come dovrebbe essere un’economia sostenibile e quale sarebbe il loro ruolo nello svilupparla. Descrive in modo dettagliato le caratteristiche dei

maggiori settori dell’economia, permet-tendoci di selezionare gli investimenti in quelle società meglio posizionate per riuscire a trarre profitto dal passaggio ad un’economia più sostenibile - ha sotto-lineato Peter Michaelis, a Capo della Responsabilità Sociale di Impresa di Avi-va Investors - Per realizzare la completa visione dell’economia sostenibile promossa da Forum for the Future, abbiamo tuttavia bisogno di una maggiore azione da parte dei governi globali per correggere i segnali del mercato. Tutti i costi sociali e ambien-tali delle aziende verranno inclusi nelle loro valutazioni solo se questi influenzano realmente gli utili della società”.

Il Rapporto offre agli investitori una guida specifica e pratica nei 5 settori chiave che sono fondamentali, al fine di poterli considerare realmente sostenibili tra 30 anni:- cibo;- salute e benessere;- energia;- mobilità;- finanza.

In ultimo, il Rapporto indica una road-map che offre indicazioni dettagliate su dove investire per supportare lo svilup-

po di un’economia sostenibile, basata su 10 aree tematiche prioritarie:1. Gli investitori devono pretendere che tutte le società inseriscano nelle loro strategie a lungo termine l’impegno a rendere le loro attività più sostenibili

e ad occuparsi dei rischi futuri, come cambiamenti climatici, utilizzo dell’ac-qua, perdita di biodiversità e crescita demografica.2. Le società dovrebbero inserire nei lo-ro bilanci il valore dei servizi ambientali e delle relazioni sociali da cui dipendo-no, come la disponibilità di acqua e di terreno fertile e le relazioni con i clienti e le comunità locali.3. Le istituzioni finanziarie dovrebbero dimostrare che i prodotti e i servizi che offrono aiutano lo sviluppo del bene pubblico sul lungo termine e non au-mentano il rischio e l’instabilità. 4. I governi dovrebbero offrire incentivi fiscali ai fondi che investono in società che condividono la visione di un’eco-nomia sostenibile. 5. I fondi pensione dovrebbero ri-chiedere ai gestori di prendere in considerazione temi sociali e ambientali nei loro investimenti. 6. Le società dovrebbero modificare i loro sistemi di remunerazione in modo da premiare i dipendenti che mettono in pratica attività volte ad aumentare il valore del business sul lungo termine e non improntate esclusivamente a ren-dimenti nel breve termine. 7. Le società assicurative dovrebbero far

pagare sovrapprezzi alle attività che cre-ano rischio sistemico, contribuendo ai cambiamenti climatici, all’impoverimen-to delle risorse naturali e all’instabilità sociale.8. Le istituzioni finanziarie dovrebbero

sviluppare ed implementare strumenti finanziari, quali i bond, per attività so-stenibili a lungo termine.9. I Governi e gli altri Enti pubblici dovrebbero aumentare istituti e mec-canismi che siano in grado di attrarre investimenti del settore privato, quando il corrente profilo di rischio non è at-traente o sussistono rischi particolari a livello politico, tecnico o di mercati.10. Il settore pubblico e quello privato dovrebbero instaurare un dialogo più ravvicinato circa il modo di costruire un’economia sostenibile, condividendo me-glio prospettive, modelli e conoscenze.

“Il business case per la sostenibilità è in-negabile, e l’urgenza con cui dobbiamo spostarci verso un’economia sostenibile continua a crescere - ha affermato David Blood, Senior Partner e Co-fondatore di Generation Investment Management - I mercati devono essere riformati per ri-flettere una prospettiva di lungo periodo, e gli investitori giocheranno un ruolo fondamentale nell’accelerazione di que-sto cambiamento. Le priorità per l’azione analizzate in questo report forniscono una utile roadmap per la comunità di investitori che cerca una guida sulla sostenibilità”.

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Dopo anni di continuo anticipo l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui la comunità globale inizia a consumare più di quanto (overshooting) gli ecosistemi terrestri siano in grado di produrre risorse e di assorbire rifiuti, quest’anno è caduto il 27 settembre, contro il 21 agosto dell’anno scorso.Se qualcuno pensasse che è l’effetto della crisi economica globale o della consapevolezza di ridurre i consumi, ca-drebbe in errore.“Stiamo costantemente lavorando per raggiungere migliori set di dati e metodi che possano aiutare a cogliere con più precisione il momento in cui il consumo dell’umanità supera l’apporto di risorse naturali - ha chiarito Mathis Wackerna-gel che ha introdotto per primo, nel 1996, insieme al collega William Rees, il concetto di impronta ecologica (Global Fo-otprint) - Ma non possiamo contare tutti i pesci!”.Quindi, l’Earth Overshoot Day è più pensato come una stima piuttosto che una data esatta.

La metodologia utilizzata dal Global Footprint Network (or-ganizzazione internazionale di ricerca impegnata a portare al centro dei processi decisionali i tema dei limiti ecologici, proponendo l’uso dell’impronta ecologica, quale strumento per la gestione delle risorse) cambia continuamente, ma indipendentemente da quale approccio scientifico sia stato usato e quali miglioramenti metodologici siano stati adottati per cercare di tenere conto del fabbisogno umano e della produzione naturale, l’andamento rimane sempre lo stes-so: “Noi siamo in uno stato di ‘sovraspesa’ che continua a crescere. Con qualsiasi analisi noi consumiamo ben al di là delle nostre possibilità e il debito si sta aggravando”.Il “quando” è meno importante del “quanto” che si traduce in un debito ecologico con interessi crescenti che stiamo pagando su quel debito: carenza di cibo; popolazioni di animali selvaggi in caduta libera; scomparsa delle foreste; degrado della produttività delle terre; crescente CO

2 nella

atmosfera e negli oceani; con conseguenti devastanti costi umani e monetari.“Se la limitazione delle risorse si rafforza ancora, vivremo la situazione di quando si tenta di risalire su una scala mobile che scende - ha osservato Wackernagel - Ora che tentiamo di ricostruire le nostre economie sane e robuste, è proprio il momento di proporre delle modalità che siano valide e adatte per il futuro. Un recupero di lungo termine avrà successo e sarà durevole solo se avviene contemporaneamente ad una sistematica riduzione della nostra dipendenza dalle risorse”.

Anche se non tutte le risorse della terra sono consumate dall’uomo, attualmente vengono consumati servizi e risorse come se il pianeta fosse più grande, tanto che il loro attuale sovraconsumo è del 14% superiore alla capacità della Terra di riprodurli.

Al 2050 occorrerebbero 2 pianeti Terra

Posticipato quest’anno l’Earth Overshoot Day

L’ATTUALE CONSUMO DI RISORSE È FISICAMENTE INSOSTENIBILE

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I calcoli del Global Footprint Network, sull’Impronta Ecolo-gica di ogni nazione mostrano, comunque, che sono alcuni Stati, con lo stile di vita dei propri abitanti, a consumare più servizi e risorse.Non c’è dubbio che l’aumento di popolazione mondiale ha un peso, ma finora è una minoranza della popolazione mondiale che sta consumando la maggioranza delle risorse della Terra.Questo “prestito”, ovviamente, non può continuare a lungo, e potrebbe risultare fisicamente impossibile, oltre che eti-camente insopportabile, dal momento che l’impoverimento dei servizi ecosistemici avrà un costo pesantissimo per le popolazioni che basano la propria sussistenza su forme semplici di agricoltura, allevamento, pesca e silvicoltura.

Il contributo del carbonio all’impronta ecologica globale, che tiene conto anche dell’uso dei combustibili fossili, è pari alla metà ed è, secondo Global Footprint, il componente che cresce più velocemente, con un incremento, dal 1961, ad oggi, del 700%. Stiamo immettendo tanto carbonio che

il pianeta non riesce ad assorbire che si accumula, così in atmosfera, contribuendo ai cambiamenti climatici in atto.Se il global warming rappresenta il sintomo più inquietante dell’overshoot, esso offre anche una grande opportunità per l’inversione di tendenza, poiché ogni iniziativa intrapresa per ridurre il cambiamento climatico riduce anche il sovra-consumo e viceversa.Mitigare il cambiamento climatico senza esaurire altre risorse naturali, contribuisce a bilanciare il “budget” del Pianeta.Tuttavia, secondo Global Footprint, alcune strategie messe in cantiere per contrastare il cambiamento climatico, come il ricorso ad alcuni biocombustibili, spostano semplicemente la pressione sui terreni agricoli e non contribuiscono a ridurre il sovraconsumo globale.Altri effetti negativi del sovraconsumo si verificano diret-tamente per:ForesteLa conversione in terreni agricoli continua ad un livello di circa 13 milioni di ettari per anno. Ben 6 milioni di ettari di foresta primaria sono andati perduti o modificati ogni anno, a partire dal 1990 e l’andamento di questo fenomeno non sembra rallentare.PescaLa FAO stima che circa il 75% degli stock ittici è sottoposto ad overfishing o viene pescato in quantità pari alle capacità riproduttive. Alcune specie, poi, sono collassate, tanto che per loro si è sospesa la pesca. La consuetudine umana della pesca di cattura è in declino a causa della riduzione della produzione e non della domanda.BiodiversitàDown Jones index delle popolazioni dei vertebrati selvaggi è sceso del 30%. Ci sono, al momento, 44.838 specie inserite nella Lista Rossa IUCN (Unione Mondiale per la Conser-vazione della Natura) delle specie minacciate e 16.928 di

COME SI CALCOLA L’IMPRONTA ECOLOGICA

È la somma di sei categorie principali di territorio:- terreno agricolo, la superfi cie di terra utilizzata per produrre alimenti ed altri beni;- pascolo, la superfi cie di terra destinata agli allevamenti per i prodotti animali;- foreste, la superficie di terra destinata alla produzione di legname e carta;- mare, la superfi cie marina dedicata alla produzione di risorse per la pesca;- infrastrutture, la superficie di terra che ospita gli insediamenti abitativi, gli impianti industriali, le aree per i servizi, le vie di comunicazione,

ecc.;- energia, la superfi cie di terra necessaria per assorbire la CO2 emessa dai combustibili fossili.Le diverse superfi ci vengono ridotte ad una misura comune attribuendo a ciascuna un peso proporzionale alla sua produttività media mon-diale, individuando l’area equivalente necessaria per produrre quel bene.Disponendo di una quantità suffi ciente di dati, attraverso formule matematiche, è possibile calcolare l’impronta ecologica che è la somma di tutte le superfi ci necessarie per la produzione della totalità dei beni consumati da una persona, una famiglia, una città, una regione, uno stato o del mondo intero.Quantunque l’Impronta Ecologica abbia dei limiti, riconosciuti dagli stessi Autori, poiché riduce tutti i valori ad un’unica unità di misura, la Terra, trova tuttora concrete e diffuse applicazioni, costituendo un buon indicatore di pressione ambientale.

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queste rischiano l’estinzione di 5.487 mammiferi sono a rischio 1.141. L’attuale tasso di estinzione di piante e di specie animali è di circa 1.000 volte più veloce di quanto fosse nei tempi “pre-umani” e aumenterebbe fino a 10.000 volte nel 2050.SuoloLa salinizzazione dei suoli colpisce 20-30 milioni di ettari degli attuali 260 milioni di ettari di terre irrigate. L’erosione si esercita su 1,1 miliardi di ettari di terra in tutto il mondo ridistribuendo 75 miliardi di tonnellate di suolo superficiale. Le modalità di coltivazione intraprese da alcuni Paesi stanno distruggendo suolo superficiale ad una velocità superiore a quella con la quale può essere ricostituito (negli USA questa velocità è 18 volte più elevata).SiccitàI cambiamenti climatici colpiscono l’ambiente globale: siccità, inondazioni, mutamenti meteorologici stagionali aumentano con l’incremento della temperatura globale. La percentuale di luoghi del Pianeta colpiti da siccità è più che raddoppiata dal 1970, con variazioni del 10-15% nei primi anni ’70, del 30% nel 2000 e ormai siamo a 5,2 miliardi di ha di terreni aridi o semiaridi (quasi il 40% della superficie terrestre), secondo la FAO, per effetto dell’aumento della temperatura media.

Secondo i demografi dell’ONU che hanno stilato l’ultima Revisione sulle stime dell’andamento demografico mondiale, (cfr: “La bomba demografica”, in Regioni&Ambiente, n. 9

settembre 2011, pp. 28-29), al 2050, la Terra, sarà abitata da 9 miliardi di individui. Con gli attuali consumi, l’umanità avrebbe bisogno, a quella data, di due pianeti!Verrebbe in soccorso in ta senso la notizia che gli Scienziati del Max Planck Institut für Astronomie di Heidelberg hanno annunciato di aver individuato un Pianeta molto simile alla Terra adatto ad ospitare la vita.Secondo quanto riportato il 31 agosto 2011 dal National Geographic, tale Pianeta (HD85512b), grande 3,6 volte la Terra, ruota in 54 giorni attorno alla sua stella (si tratta di una delle dieci stelle più vicine a noi, monitorate proprio per tale similarità), di dimensioni pari al 69% di quelle del Sole.“La distanza tra HD85512b e la sua stella è esattamente sul limite lungo il quale è possibile avere acqua allo stato liquido - ha precisato Lisa Kaltenegger coordinatrice del gruppo di ricerca - Riferito sulla scala del nostro sistema solare, è leggermente più distante dell’orbita di Venere at-torno al Sole”.Circa metà della sua superficie sarebbe ricoperta da nuvole che la proteggono dalla luce della stella e la rendono, così, potenzialmente abitabile.Dal momento, però, che tale Pianeta dista dalla Terra 36,23 anni luce (un anno luce è pari a circa 9,5 migliaia di mi-liardi di chilometri) e che per il 2050 la scienza astronautica non sarà ancora in grado di trasferirvi parte dell’umanità, è quanto mai opportuno adoperarci per mantenere in buono stato quello che abbiamo.

Fonte: www.footprintnetwork.org

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BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE

di Silvia Angeloni

Una breve lista degli esemplari in via d’estinzione ANIMALI MINACCIATI NEL MONDO

Gli animali oltre ad essere degli straordi-nari amici dell’uomo, rappresentano anche una delle meraviglie della natura.Chi non rimane colpito dal muso buffo di un cucciolo di foca bianco neve o dallo sguardo pungente di un’aquila?Di solito, i genitori portano allo zoo i loro figli per mostrare loro le varie spe-cie di animali esistenti sulla terra. Certo, lo zoo rimane uno spazio circoscritto, dove gli animali vivono in un habitat artificiale, ma dall’altronde è un modo per mostrare: leoni, giraffe, zebre, ani-mali che - ad esempio - in Italia non si possono incontrare. Oggi molti animali esistenti sulla terra corrono il pericolo dell’estinzione. La IUCN International Union for Conser-vation of Nature, (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) che re-dige periodicamente un rapporto per fare il punto sulle specie animali e vegetali in via d’estinzione, denominata Lista Rossa, nell’ ultimo elenco del 2011 ha reso noto che erano 1.253 le specie di uccelli minac-ciate, mentre nel 2006 elencò addirittura 16 mila specie tra animali e piante.Bisogna allora chiedersi quali sono le motivazioni di questa situazione. Tra le ragioni principali ci sono i cambiamenti climatici e la distruzione degli habitat naturali da parte dell’uomo. Tra gli animali che rischiano la sopravvi-venza vi è l’Aquila di Mare, (Haliaeetus albicilla) il più grande uccello d’Europa, dalla coda bianca e dalle sembianze di avvoltoio che si trova in Svezia, in Rus-sia, in Groenlandia, in Danimarca, in Germania e in Polonia. Al fine di svolgere un’opera di sensibiliz-zazione l’APNU Amministrazione Postale delle Nazioni Unite, a partire dal 1993 ha iniziato a pubblicare ogni anno franco-

bolli dedicati ad animali che rischiano di scomparire. Quest’anno la serie ha ri-guardato in modo particolare gli uccelli. Sono stati elaborati in tre tranche che corrispondono alla valuta dei Paesi dove hanno sede gli uffici dell’ONU.Nel maggio u.s. è finita sulle pagine dei principali giornali, la triste storia dell’Orso Marsicano (Ursus arctos marsicanus) investito da un’auto lun-go la strada provinciale 83, nei pressi di Pescasseroli (AQ), che lasciò alcuni cuccioli che riuscirono a sopravvivere. Questo esemplare da sempre simbolo del Parco Nazionale D’Abruzzo Molise e Lazio, viene classificato tra quelli in via d’estinzione. Il Presidente del Parco, Giuseppe Rossi enormemente dispiaciuto per l’accaduto affermò: “ Ogni qualvolta ci troviamo di fronte ad avvenimenti del genere, siamo costretti a ripetere sempre le stesse cose. Ora però è del tutto evidente e ormai improcrastinabile che le istituzioni inte-ressate adottino provvedimenti adeguati se vogliamo che questo straordinario animale non ci lasci per sempre ”. Fortunatamente ad oggi, un Progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea po-trebbe aiutare a tutelare gli orsi marsicani. È iniziato nella metà del 2010 e terminerà nella metà del 2014, coinvolgendo diversi Enti: il Parco d’Abruzzo, il WWF, il Corpo Forestale dello Stato, nonché le Regioni Lazio, Molise e Abruzzo. Il Piano pre-vede diverse azioni a favore degli stessi orsi. Ad esempio il WWF si è occupato di costruire delle recensioni elettriche a bassa intensità, che tengono lontani gli orsi dagli ovili e li “invitano”, quindi, a non uscire dal Parco. Quali sono le cau-se che minacciano questo esemplare? Le cause sono sempre le stesse: investimenti

accidentali, un uso errato dei veleni, colpi di fucile di qualche bracconiere.“Questo è sicuramente un Progetto importante per la continuazione della so-pravvivenza degli orsi marsicani, tenendo conto anche del fatto che gli orsi ad oggi rimasti all’interno dello stesso Parco sono soltanto una quarantina circa”.In alcune zone della Cina, nonché nell’Estremo Oriente asiatico e in Co-rea, si trovava il Leopardo dell’Amur, (Phantera pardus orientalis), di cui so-no rimasti soltanto 25-34 esemplari, ad oggi solo nelle zone russe.Continuando nel nostro viaggio alla ricerca degli animali in via d’estinzio-ne troviamo la Lince Europea, (Lynx lynx) molto diffusa nei secoli passati nell’Europa Continentale, ma oggi in for-te pericolo. Tra le cause si individuano: la deforestazione, l’accapparrarsi delle pellicce e la scomparsa di quelle che erano le prede di questo animale. Va ricordato che negli anni ’70 è stato messo in atto un denso ripopolamento che ha portato ottimi risultati in Austria, Germania, Svizzera tanto che sul versan-te alpino sono stati avvistati ultimamente degli esemplari. Nel nostro Paese il programma di ripo-polamento non ha avuto molto successo, infatti sono scomparse in Italia anche le due sottospecie: la Lince Sarda (Lynx lynx sardiniae) e la Lince Alpina (Lynx lynx alpina).L’uomo con la sua azione sta distruggendo l’habitat naturale di molte specie di ani-mali che rischiano la loro sopravvivenza, tanto che bisognerà adottare per il futuro dei provvedimenti che possano migliorare la situazione per dare agli animali la possi-bilità di continuare a riprodursi e a vivere in tranquillità nelle loro aree.

La serie di francobolli del 2011 da 1 Franco Svizzero dell’APNU, dedicata agli uccelli minacciati di estinzione. Da sinistra: Strigope (Strigops habroptila); Lofoforo (Lophophorus impejanus); Cicogna nera (Ciconia nigra); Aquila delle Filippine (Pithecophaga jefferyi)

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EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Si susseguono le iniziative di educazione allo sviluppo soste-nibile e all’uso efficiente delle risorse, a dimostrazione della necessità di acquisire una consapevolezza dei rischi ambien-tali, sociali ed economici connessi ad un uso e consumo “insostenibile” dei beni e servizi ecosistemici del Pianeta..

Ha preso avvio domenica 2 ottobre il Mese dedicato al riciclo e alla raccolta differenziata di qualità, evento denominato “Raccolta 10 Più”, promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dal CONAI, in collaborazione con l’ANCI.La Manifestazione, alla 2a edizione, ha l’obiettivo di aiutare i cittadini a separare meglio i “rifiuti”, spiegando loro come si fa una raccolta differenziata di qualità, anche attraverso il

“Decalogo” messo a punto dal CONAI, che viene distribuito nelle piazze dei 20 capoluoghi di regione, dei 90 capoluoghi di provincia e di tutti i comuni italiani che hanno aderito e aderiranno attraverso il sito www.raccoltadiecipiu.it. “L’economia del riciclo - ha affermato il Ministro dell’Am-biente, Stefania Prestigiacomo - contribuisce in maniera sostanziale all’eco-efficienza generale e si segnala come una delle strade maestre da percorrere per perseguire lo sviluppo sostenibile di cui il nostro Paese ha bisogno. Promuovere la cultura del riciclo presso il grande pubblico con iniziative come ‘Raccolta 10 più: il Mese del Riciclo e della Raccolta Differenziata di Qualità’ significa promuovere stili di vita amici dell’ambiente, la base da cui partire per un pianeta più pulito e green”.

Obiettivo comune promuovere il consumo responsabile

Programmate molte iniziative per una gestione sostenibile delle risorse

DALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI ALLA LORO RIDUZIONE

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Più elaborata è la Campagna di Comunicazione Ambientale, “Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (Eu-ropean Week for Waste Reduction)”, promossa dall’Unione Europea, con il supporto del Programma LIFE+ e coordinata da ADEME (l’Agenzia francese dell’Energia e dell’Ambiente), che si svolgerà dal 19 al 27 novembre 2011.L’Italia, attraverso il suo Comitato promotore, formato da Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Federambiente, Rifiuti 21 Network, Provincia di Torino, Provincia di Roma, Legambiente, AICA, E.R.I.C.A. Soc. Coop., Eco dalle Città, intende riconfermare e superare gli ottimi risultati della scorsa edizione tramite un’estesa diffusione mediatica su tutto il territorio nazionale. A tal fine sono state anticipate le iscrizioni che saranno aperte fino al 2 novembre 2011.

Lo scopo principale dell’iniziativa è di sensibilizzare il maggior numero possibile di persone alla prevenzione dei rifiuti.“Ogni singolo gesto quotidiano, anche apparentemente in-significante, incide sull’equilibrio dell’ambiente. E ognuno di noi può, con un comportamento attento e consapevole, contribuire a preservare questo prezioso equilibrio - ha os-servato Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente - È dunque fondamentale veicolare il messaggio di quanto sia importante e necessario il contributo di tutti per la sal-vaguardia dell’ecosistema. La consapevolezza dell’impatto dei nostri consumi sull’ambiente e la necessità di ridurli drasticamente rappresentano un messaggio chiave per la conservazione del nostro habitat”.

La campagna comunicativa è rivolta a:- Pubbliche Amministrazioni, ed Enti locali;- Associazioni e ONG;- Industria e mondo delle imprese;- Istituzioni scolastiche;- Altri (per esempio: ospedali, case di riposo, centri cul-

turali, ecc).Chiunque tra questi soggetti decida di partecipare attivamen-te alla “Settimana” promuovendo e organizzando un’azione virtuosa volta alla riduzione dei rifiuti o al riutilizzo dei beni diventerà “project developer”, cioè portatore di progetto. Le azioni proposte dai project developer, se rispondenti ai criteri europei, saranno convalidate dal Comitato promotore e potranno quindi ricevere la denominazione ufficiale di azione per la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, il kit completo della campagna e la possibilità di utilizzare il logo europeo. Infine per premiare le azioni che si sono par-ticolarmente distinte a livello europeo, è prevista la consegna degli “European Waste Reduction Awards” nel corso di una cerimonia che si svolgerà a Bruxelles a marzo 2012. La Settimana vedrà, inoltre, il coinvolgimento dei singoli cittadini nell’opera di riduzione dei rifiuti.Anche quest’anno, infatti, www.menorifiuti.org, il sito uffi-ciale italiano, raccoglierà gli impegni individuali grazie ad una bacheca aperta a tutti e commentabile, dove ognuno potrà scrivere il proprio impegno per la riduzione dei rifiuti durante la Settimana o un’esperienza di riduzione che già pratica quotidianamente.“La Settimana Europea della Riduzione dei Rifiuti, è un’ini-ziativa che, attraverso il coinvolgimento di più soggetti, dal settore pubblico a quello privato, realizza sull’intero territorio nazionale un’azione di sensibilizzazione su un tema strategico

per l’ambiente quale è il ciclo dei rifiuti attraverso la realiz-zazione di comportamenti volti proprio alla riduzione degli stessi - ha proseguito il Ministro dell’Ambiente - Un’azione dunque che si inserisce, in un’ottica di sviluppo sostenibile, tra le politiche di prevenzione dei rifiuti messe in atto dall’Unione Europea, ma che rappresenta anche una vera e propria cam-pagna congiunta di formazione e informazione con l’obiettivo di accrescere la sensibilità dei cittadini verso una produzione eco-compatibile e un consumo responsabile”.

Tutti gli impegni e le azioni proposti per la “Settimana” dovranno ispirarsi a 5 principali tematiche.1. Troppi rifiuti: azioni che mirano a creare una coscienza

condivisa sulla necessità e urgenza di ridurre la quantità di rifiuti prodotti, a porre l’accento sulla prevenzione dei rifiuti e sul suo impatto in termini ambientali, sociologici ed economici, in particolare per evitare la confusione tra l’azione di prevenzione e la raccolta differenziata.

2. Produzione eco-compatibile: azioni volte a diffondere la conoscenza di misure alla portata delle aziende e dell’indu-stria che permettono di ridurre la quantità di rifiuti generati dalla loro attività economica, non solamente attraverso la riduzione dei rifiuti prodotti negli uffici, attraverso ad esem-pio la sensibilizzazione dei fornitori, ma anche integrando la prevenzione dei rifiuti all’interno dei criteri di ideazione dei prodotti e del ciclo di fabbricazione (eco-design).

3. Consumi attenti e responsabili: azioni di incentivo ai consumatori affinché riflettano sulle conseguenze che le proprie scelte di acquisto e consumo possono avere sull’ambiente: scegliere prodotti riutilizzabili, con poco o nessun imballaggio, aventi marchi ambientali; noleggiare piuttosto che acquistare; preferire l’acqua del rubinetto all’acqua imbottigliata; comprare all’ingrosso; pensare alla dematerializzazione; ecc.

4. Prolungare la vita dei prodotti: azioni che cercano di ricordare che i prodotti possono avere una seconda vita, che convincano a ritardare nel tempo l’acquisto di beni nuovi, ricorrendo invece alla loro riparazione e al loro reimpiego, incoraggiare a regalare i prodotti che non servono più.

5. Meno rifiuti gettati via: azioni che aspirano a diffonde-re semplici soluzioni per diminuire la quantità di rifiuti gettati nella pattumiera: attenzione alle date di scadenza, produzione domestica del compost, rifiuto della pubbli-cità in buca, ecc.

Per informazioni più dettagliate e scoprire come parteci-pare attivamente alla “Settimana”, è possibile visitare il sito ufficiale italiano www.menorifiuti.org, che per l’occasione è stato rinnovato e reso più fruibile, e il sito ufficiale www.ewwr.eu per i dettagli a livello europeo.

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A COME AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, AMBIENTE

Dall’Unità di Italia ad oggi quasi dimezzato il suolo agricolo

PER TUTELARE IL PAESAGGIOINVESTIRE SULL’AGRICOLTURA

Studio della CIA sull’evoluzione del rapporto tra territorio e vita dei campi

Nel corso del Convegno “Per il pae-saggio più agricoltura”, organizzato dalla Confederazione Italiana Agricol-tori (CIA) a Torino in occasione della VI Festa Nazionale dell’Agricoltura (8-11 settembre 2011), è stato presentato uno Studio che analizza l’evoluzione del rapporto tra paesaggio e vita dei campi dall’Unità d’Italia ad oggi.Nonostante il paesaggio rurale italiano costituisca un patrimonio che tra turismo e indotto legato all’enogastronomia tipica, vale più di 10 miliardi di euro all’anno, tale risorsa negli ultimi 60 anni è stata penalizzata da abusivismo, cementifica-zione e urbanizzazione selvaggia, per un danno da 25 miliardi di euro.Dal 1861 ad oggi, il paesaggio rurale ha perso quasi 10 milioni di ettari, una su-perficie pari a 5 regioni italiane come il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, l’Emi-lia Romagna e il Friuli Venezia Giulia.L’avanzata del cemento ha compro-

messo l’integrità di luoghi meravigliosi, autentiche calamite per il “turismo verde”, come possono essere oggi le distese degli ulivi secolari nel Salento o la viticoltura coraggiosa arroccata sulla scoscesa costa ligure, il tappeto multico-lore degli appezzamenti della piana di Castelluccio o le colline impervie delle sugherete galluresi: scenari unici dove il paesaggio, plasmato nel tempo dall’atti-vità agricola, diventa motivo d’attrazione per i sempre più numerosi frequenta-tori degli agriturismo, in grado da soli di raggiungere un fatturato annuo di 1 miliardo di euro, e per tutti gli amanti della cucina tradizionale, tipica e legata al territorio d’origine.E così, la progressiva erosione di terre col-tivate ha cambiato la fisionomia dell’intero Stivale, da quando l’Italia si presentava co-me un Paese agricolo a tutti gli effetti, con i due terzi del territorio presidiato dall’agri-coltura. Oggi, dai 22 milioni di ettari del

1861 si è passati a un’area di 12 milio-ni, l’equivalente di poco più di un terzo dell’estensione totale della penisola.Cifre che si traducono in un cambia-mento radicale del paesaggio, che ha avuto inizio negli anni ’50 e che si è concentrato dagli anni ’70 in poi, quando l’urbanizzazione selvaggia ha contribuito a deturpare anche le campagne. In questa fase, il paesag-gio agricolo è cambiato radicalmente: dall’aspetto nudo, selvaggio e comple-tamente privo di infrastrutture dei primi anni del secolo, in cui la maggioranza del territorio era coltivata a seminativi o destinata a pascoli, si è passati a una selezione colturale che segue esclusi-vamente i criteri della produttività. È crollata la superficie dedicata a cereali, che dai 7,3 milioni del 1910, arrivando oggi a 3,2 milioni di ettari, perdendo-ne 1 milione solo tra il 1951 e il 1971, mentre conquistavano terreno altre

Paesaggio piemontese delle Langhe

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coltivazioni, come l’ortofrutta, che da poche migliaia di ettari arriva al milione e 200.000 ettari di oggi. Sono gli anni del “boom economico”, quelli in cui il paesaggio paga pesantemente le con-seguenze dell’impressionante sviluppo nazionale e dell’avanzata inarrestabile del cemento che devasta l’ambiente rurale, deturpandolo e sottraendogli

terreno.Nelle trasformazioni del paesaggio, car-tina di tornasole della storia economica e sociale italiana - secondo la CIA - è scritto soprattutto il diverso rapporto che nel tempo ha assunto l’elemento ambientale, una volta completamente estraneo alle politiche di settore, ma negli ultimi anni divenuto giustamente fondamentale per tutelare una ricchezza di questa portata.Proprio negli anni ’60 l’agricoltura di-venta patrimonio comune in Europa, con la nascita della PAC (Politica Agri-cola Comune) che, nelle sue prime versioni, si fondava non a caso su uno spirito esclusivamente produttivistico. Solo molto più tardi l’aspetto ambien-tale è diventato parte integrante delle politiche agricole, quando nel 2000 per la prima volta nell’impalcatura della PAC è stato inserito il secondo pilastro sul-lo sviluppo rurale, che contempla una

premialità diretta a un’agricoltura com-patibile con l’ambiente, che sia capace di tutelare e valorizzare il paesaggio e il suo patrimonio di biodiversità agricola, in continuo pericolo di estinzione.Per la prima volta, così, il paesaggio rurale è stato considerato alla stregua di una risorsa economica, capace di pro-durre ricchezza, sia grazie al turismo

“verde” sia attraverso il giro d’affari legato alle produzioni d’eccellenza ti-piche e strettamente legate al proprio territorio, per cui l’Italia vanta il primato assoluto in Europa con le sue 228 de-nominazioni d’origine. E il percorso di tutela e di rivalorizzazione delle nostre campagne non deve rallentare.

Il Convegno, svoltosi il 9 settembre presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Torino, è stato aperto dal Presidente del-la CIA-Piemonte Roberto Ercole che ha ricordato l’opera di Emilio Sereni, e il contributo da lui dato alla storia dell’agricoltura in Italia (ndr: fondamen-tale la sua opera “Storia del paesaggio agrario italiano” del 1961). La tutela del paesaggio secondo diversi relatori intervenuti, non deve comunque escludere il perseguimento di obiettivi di sviluppo, ancorchè sostenibili, sulla

base di equilibrate relazioni tra attività economiche e ambiente.Se è vero, infatti, che non c’è paesaggio senza agricoltura, è altrettanto vero che non c’è agricoltura senza agricoltori e non ci sono agricoltori senza reddito. Una conservazione statica e immutevole delle colture produrrebbe una artificia-le imbalsamazione che allontanerebbe l’economia agricola. Ogni paesaggio agrario è la combinazione degli elementi originari (clima, natura dei terreni, di-sponibilità di acque) e delle tecniche usate dalla popolazione che vi vive, che possono essere catalogate come “sistemi agrari”. Ogni sistema agrario, espressione del livello tecnico di un popolo ad uno stadio specifico della sua storia, ha gene-rato un preciso paesaggio agrario.L’agricoltura moderna, molto più evo-luta rispetto a quella praticata nell’Italia prevalentemente rurale fino a cin-quant’anni fa, ha cambiato il paesaggio per effetto del mutamento delle tec-niche colturali, senza però intaccarlo nelle sue caratteristiche più qualificanti, anzi arricchendolo di nuove interessanti connotazioni. Gli agricoltori d’altronde rispettano il paesaggio perchè amano il territorio in cui vivono ed operano e perchè sanno che, insieme ai pro-dotti alimentari, rimane ancora oggi, oltre che un potente fattore di attrazio-ne turistica, una risorsa competitiva di importanza decisiva per le stesse im-prese agricole.L’agricoltura, anche innovandosi ed evolvendosi tecnologicamente, non solo continua a garantire un paesaggio attrat-tivo, ma mantiene un ruolo essenziale per la salvaguardia del territorio, dell’as-setto idrogeologico, dell’ecosistema e della biodiversità.

L’obiettivo non deve essere, quindi, quello di congelare i paesaggi ad un determinato stadio della loro evoluzio-ne, ma di attuare una salvaguardia “attiva”, consentendo le trasformazioni dei luoghi a condizione di mantenerne inalterati gli aspetti più significativi.

Nel corso dell’incontro sono stati pre-sentati anche diversi esempi in cui paesaggio, verde e agricoltura si sono incontrati in modo virtuoso: dal Parco Sud agricolo di Milano al Giardino di Kolimbetra, un aranceto antico ripiantato nel cuore della Valle dei Templi di Agri-gento, per un rapporto nuovo tra verde e città, in cui l’agricoltura spesso penetra all’interno delle mura cittadine.

Giardino di Kolimbetra, un aranceto antico ripiantato nel cuore della Valle dei Templi

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Commissione EuropeaBando “Energia” Parte II (FP7)(GUUE n. C213 del 20 luglio 2011)

Come anticipato sul numero di Settembre di Regioni&Ambiente, completiamo con tale Bando le iniziative della Commissione UE per lo sviluppo delle FER. Per gli altri due:- “Città intelligenti “(scadenza 1° dicembre 2011);- “Edifici energeticamente efficenti” (scadenza 1° di-

cembre 2011);si rinvia al sopra citato numero.

ObiettiviIl Bando “Energy Call part 2” si inserisce nell’ambito del 7° Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo tecnologico il cui finanziamento (dispone di un bilancio di oltre 53 miliardi di euro per il periodo 2007-2013) è tra le priorità dell’agenda politica dell’Unione europea e si trova al centro della Strategia coerente sull’innovazione, la cosiddetta “Unione dell’Inno-vazione” di cui l’Europa ha bisogno se vuol competere con economie grandi e dinamiche come Stati Uniti e Cina. Per ottenere tale risultato occorre dare più sostegno alle attività che permettono di colmare il divario tra attività di ricerca e mercato, divario tra attività di ricerca e mercato, dimostrando che le nuove tecnologie hanno un potenziale commerciale o possono funzionare su scala sufficientemente ampia da essere convenienti per l’industria.

Programma di lavoroIl Programma di lavoro contribuisce agli obiettivi dell’in-novazione in due modi e rappresenta un cambiamento significativo rispetto alle edizioni passate:• Sostegno a più temi di ricerca volti a generare co-

noscenza e a conseguire prodotti, processi e servizi innovativi (comprese le fasi pilota, dimostrative e di validazione)

• Identificazione delle potenzialità di sfruttamento - in-novazione e disseminazione - e migliore e uso delle conoscenze generate

Budget finanziarioPer questo Bando sono previsti indicativamente 81 milioni di euro suddivisi per aree tematiche:- per Attività di generazione di energia elettrica da rin-

novabili, sono previsti 24 milioni di euro;- per Attività di produzione di carburanti da fonti rin-

novabili, sono disponibili 35 milioni di euro;- per Attività trasversali di cattura e stoccaggio del car-

bonio (energy 5) e tecnologie di carbone pulito (energy 6), ci sono 22 milioni di euro.

Progetti finanziabili• Per le Attività di generazione di energia elettrica rin-

novabili:- Area Fotovoltaico: dimostrazione di moduli PV

multifunzionali (Progetto di collaborazione);- Area Eolico: dimostrazione di progetti innovativi

per ridurre i carichi di fatica e aumentare l’affida-bilità delle turbine (Progetto di collaborazione);

- Area Energia da oceano: dimostrazione di primi impianti per produrre energia dal mare (Progetto di collaborazione).

• Per le Attività di produzione di carburanti da fonti rinnovabili:- Area Carburanti di seconda generazione da

biomassa: dimostrazione a scala industriale pre-commerciale di impianto per produrre etanolo da legno-cellulosa (Progetto di collaborazione).

• Per le Attività trasversali di cattura e stoccaggio del carbonio (energy 5) e tecnologie di carbone pulito (energy 6):- Area tecnologiche per la riduzione delle emis-

sioni nella produzione di energia:- dimostrazione di un impianto pilota di processi

avanzati di cattura di CO2 con uno sguardo all’in-

tegrazione in impianti di produzione di energia elettrica da fonti fossili (Progetto di collaborazione):

- dimostrazione ed integrazione di un impianto pilota di emergenti e nuove tecnologie di combustione (Progetto di collaborazione).

BeneficiariUniversità, Enti pubblici no-profit, Organismi di ricerca e Piccole e Medie Imprese.Per i Collaborative Project la condizione minima di parteci-pazione prevede che ci siano almeno 3 persone giuridiche indipendenti, aventi sede in uno Stato membro o in un Paese associato. I partner del progetto non possono avere la sede nello stesso Stato.Contributo comunitarioI costi ammissibili saranno cofinanziati nelle seguenti pro-porzioni:- attività di ricerca e sviluppo tecnologico: 75%;- attività dimostrative: 50%;

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- attività di gestione: 100%;- altre attività: 100%.Si ricorda inoltre che la Commissione europea ha adottato, in data 15 giugno u.s., una decisione con la quale viene mantenuta la percentuale del 60% per il metodo di calcolo delle spese generali “Transitional flat rate” per l’intera durata del Settimo Programma Quadro, ovvero fino al 2013.Presentazione delle domande e scadenzaLe proposte vanno inviate tramite il sistema elettronico EPSS (Electronic Proposal Submission Service), a cui è necessario iscriversi, entro le ore 17.00 (ora locale di Bruxelles) dell’8 marzo 2012.

Il testo completo dell’invito a presentare proposte, il Work Programme, le Linee guida per il proponente ed altre infor-mazioni necessarie per la presentazione delle proposte sono reperibili sul portale CORDIS della Commissione europea all’indirizzo: http://cordis.europa.eu/fp7/find-doc_en.html

ANCI-CdC RAEEBando “Fondo 5 Euro/tonnellata premiata”

Il 3 ottobre 2011 è stato pubblicato il Bando per l’erogazione di contributi per il potenziamento e l’adeguamento dei Centri di Raccolta dei RAEE iscritti al Centro di Coordinamento, alimentato dal “Fondo 5 Euro/tonnellata premiata” e imple-mentato annualmente dai Sistemi Collettivi, a partire dal 1° luglio 2010, con una contribuzione pari a 5 Euro per ogni tonnellata di RAEE ritirata dai Centri di Raccolta iscritti al CdC-RAEE e premiata ai sensi dell’articolo 9 dell’Accordo di Programma tra ANCI e CdC-RAEE (così come modificato il 7 luglio 2010).

Obiettivo Sostenere il potenziamento e l’adeguamento dei Centri di Raccolta iscritti al CdC RAEE e promuovere l’efficienza e l’efficacia della raccolta dei RAEE sul territorio. La gestione delle risorse del Fondo, come deliberato dal Comitato Gui-da il 19 gennaio 2011, è affidata a un Comitato Paritetico costituito da ANCI e CdC-RAEE e si avvale del supporto di Ancitel Energia e Ambiente per le funzioni di Segreteria Tecnica. Dotazione finanziariaIl Bando ha una dotazione complessiva pari a 378.797,34 euro e fino ad un massimo del 50% delle risorse disponibi-li - cioè 189.398,67 euro - sarà destinato a contribuire agli acquisti di beni e / o servizi già effettuati dai Sottoscrittori entro il termine massimo di 120 giorni precedenti la pub-

blicazione del presente Bando (Misura 1); la restante parte delle risorse disponibili sarà destinata a contribuire agli acquisti di beni e/o servizi non ancora realizzati o ultimati, effettuati dal Sottoscrittore (Misura 2). Ammontare del contributoMisura 1: il contributo viene concesso fino a un massimo di 20.000,00 euro per domanda, relativa a interventi già effettuati entro il termine massimo di 120 giorni precedenti la pubblicazione del presente Bando, a fronte di domanda presentata dai Sottoscrittori;Misura 2: il contributo viene concesso fino a un massimo di 30.000,00 euro per domanda, relativa a interventi non ancora realizzati o ultimati alla data di pubblicazione del presente Bando, a fronte di domanda presentata dai Sottoscrittori. Beneficiari Possono presentare domanda di contributo unicamente i Sottoscrittori dell’Accordo di Programma ANCI – CdC-RAEE. Ciascun Sottoscrittore potrà presentare una sola proposta di ammissione al contributo e per una sola Misura. Sono ammesse proposte relative a più di un CdR, purché siano presentate mediante un’unica domanda; in ogni caso, a pena di esclusione, tutti i CdR oggetto di richiesta di contributo dovranno essere iscritti al CdC RAEE al momento della pub-blicazione del bando ed essere “aperti” alla distribuzione (almeno piccoli e grandi conferitori del bacino di riferimento del CdR) al momento della chiusura dei termini del Bando (15 novembre 2011). Presentazione delle domande e scadenzeLe singole domande di richiesta di contributo devono essere presentate utilizzando esclusivamente, a pena di esclusione, il Modello di Domanda, scaricabile dal sito di Ancitel Energia e Ambiente di ANCI e da quello del Centro di Coordinamento RAEE, che deve essere compilato in ogni sua parte e siglato in tutte le sue pagine dal legale rappresentante pro-tempore del Sottoscrittore, comprensivo degli Allegati e con la produzione della documentazione di sostegno richiesta.Le domande, a pena di esclusione, dovranno pervenire entro e non oltre le ore 17.00 del 15 novembre 2011, al seguente indirizzo:Ancitel Energia e Ambiente Segreteria Tecnica del Fondo 5 Euro/tonnellata premiata. Programma per l’erogazione di contributi per il potenziamento e l’adeguamento dei Centri di Raccolta dei RAEE - Via Cristoforo Colombo 112 (scala A, piano terra) - 00147 Roma.Saranno ammesse solo le domande trasmesse a mezzo rac-comandata A/R o corriere. I plichi pervenuti oltre il termine fissato o inviati con mezzi difformi da quelli indicati saranno automaticamente respinti.

Informazioni possono essere richieste alla Segreteria Tecnica di Ancitel Energia e Ambiente tramite l’indirizzo e-mail [email protected] fino alle ore 17.00 del 15 novembre 2011.Le informazioni fornite in risposta ai singoli quesiti formulati saranno pubblicate sotto forma di FAQ (Frequently Asked Questions).Ulteriori forme di supporto nella predisposizione della documentazione richiesta saranno fornite dalla Segreteria Tecnica di Ancitel Energia e Ambiente attraverso il Numero Verde 800 090187.

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agenda Eventi e Fiere

Roma, 10-12 novembre 2011CLIMA EXPO ROMA 2011Biennale della Climatizzazione,Riscaldamento, Idronica e RinnovabiliSede: Fiera di RomaVia Portuense, 1645-1647Organizzazione: ROS-Fiere srl SocietàVia Portuense, 1645 - 00148Informazioni: 06 65074200 - fax 06 65074201SENAFVia Eritrea, 21/A - 20157 MilanoTel. 02 332039450 - 3320391 - fax 02 39005289www.climaexporoma.it - www.senaf.it

Bolzano, 18-20 novembre 2011BIOLIFE - Sapori e Profumi. Salute. SostenibilitàSede: Fiera di BolzanoOrganizzazione: Fiera Bolzano spa - P.za Fiera, 1 - 39100 BolzanoTel. 0471 516000 - Fax 0471 516111Informazioni: [email protected] www.fierabolzano.it

Torino, 24-27 novembre 2011RESTRUCTURA - L’ambiente naturale dell’ediliziaSede: Lingotto FiereOrganizzazione: GLevents Italia spa - Via Nizza, 294 - 10126 TorinoTel. 011 6644111 - Fax 011 6646642Informazioni: [email protected]

a cura di Leonardo Filippuccii quesiti dei lettori: L’ESPERTO RISPONDE

Commette un reato chi esercita la caccia in un gior-no di silenzio venatorio, diverso dal martedì e dal venerdì, nel quale è vietata l’attività venatoria in base al calendario regionale?Sì. Con sentenza n. 34755 del 26 settembre 2011 la Terza Sezione Penale ha confermato la sentenza con la quale tre cacciatori pugliesi erano stati condannati alla pena prevista dall’art. 30 della Legge 157/1992 in quanto sorpresi a cac-ciare di giovedì in un periodo in cui, in base al calendario venatorio della Regione Puglia, le giornate di caccia con-sentite erano i giorni mercoledì, sabato e domenica.Nell’occasione la Suprema Corte, confermando il proprio precedente orientamento, ha affermato che “il contenuto del divieto dell’attività venatoria enunciato nella L. n. 157 del 1992, art. 18 va individuato facendo riferimento alla legge regionale (cfr. Sez. 3, n. 20678 dell’11/3/2004, Rea, Rv. 228916) e pertanto è evidente che per giornate di si-lenzio venatorio devono essere considerate non solo quelle espressamente indicate come tali dalla legge quadro sulla caccia (ossia il martedì e venerdì), ma anche quelle nelle quali l’esercizio della caccia non sia consentito in virtù di disposizione di legge regionale”.

Le acque di lavaggio delle betoniere costituiscono rifiuto?Sì. Come recentemente affermato

dalla Cassazione, “il calcestruzzo e gli altri materiali da costruzione,

residuati all’interno dei mezzi meccanici utilizzati nel ciclo

produttivo ed eliminati con il mezzo della lavatura e

dell’immissione di acqua, di per sé stessa deter-

gente, rientrano nella nozione di rifiuti allo stato liquido” (Terza Sezione Penale, sentenza 23 settembre 2011, n. 34608).La sentenza, peraltro, conferma l’orientamento già prece-dentemente espresso nella sentenza n. 22036 del 13 aprile 2010, secondo cui “integra il reato previsto dal D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, art. 256, comma 2, l’abbandono in-controllato di liquami trasportati su autospurgo, in quanto sono da considerarsi rifiuti allo stato liquido i reflui stoccati in attesa di un successivo smaltimento, fuori del caso delle acque di scarico, ossia quelle oggetto di diretta immissione nel suolo, nel sottosuolo o nella rete fognaria mediante una condotta o un sistema stabile di collettamento”.

Da quando si applica la nuova disciplina sull’op-posizione all’ordinanza-ingiunzione in materia ambientale? Per effetto del D. Lgs. 1° settembre 2011, n. 150, recante “Disposizioni complementari al codice di procedura civile in materia di riduzione e semplificazione dei procedimenti civili di cognizione, ai sensi dell’articolo 54 della legge 18 giugno 2009, n. 69”, l’opposizione ad ordinanza-ingiun-zione non risulta più disciplinata dagli articoli 22, 22-bis e 23 della Legge n. 689/1981, bensì dall’art. 6 dello stesso D. Lgs. 150/2011, il quale, con alcune specificità, rende applicabile il cosiddetto rito del lavoro.In base alla disciplina transitoria prevista dall’art. 36 del D. Lgs. n. 150/2011, il rito del lavoro si applica ai procedimenti di opposizione ad ordinanza-ingiunzione instaurati succes-sivamente all’entrata in vigore dello stesso decreto, vale a dire ai ricorsi depositati dal 6 ottobre 2011 in poi.Per i giudizi di opposizione pendenti a tale data, invece, continuano ad applicarsi le norme abrogate o modificate dal D. Lgs. n. 150/2011.

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3° Forum Internazionale PolieCo:L’Economia dei Rifiuti

n. 15 - O t tob re 2011SPECIALE ISCHIAM A G A Z I N E

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PolieCoMagazine

SPECIALE ISCHIA

EDITORIALE

A poco più di un mese dal-la chiusura del III Forum Internazionale PolieCo sull’Economia dei Rifiuti (Ischia 23 e 24 settembre), ancora una volta si è ritenuto doveroso, investire in un ser-vizio di informazione puntuale per quanti, impossibilitati a ve-nire, hanno perso la possibilità di partecipare ad un evento di alta formazione e rilevanza in-ternazionale per la diffusione di una sana cultura ambienta-le nel quadro della legalità e della green economy.La ricchezza culturale dei Re-latori e dei rappresentanti dei Ministeri e delle Commissioni parlamentari; la competenza tecnica di luminari del Diritto, della Magistratura, dell’Univer-sità, della Comunicazione; la presenza di esponenti dello Stato, e la voce degli impren-ditori non poteva essere sottaciuta, né poteva essere sufficiente alla veicolazione delle risultanze dei lavori il pur nutrito numero di articoli apparsi sulla Stampa naziona-le, locale e sui portali on-line (a questo proposito non può che renderci orgogliosi la pub-blicazione sul nostro sito della corposa Rassegna Stampa a consuntiva dell’evento ischi-tano).Pertanto, in concomitanza con

quella green economy di cui tutti parlano ma, della quale, finora si stenta a vedere un risultato ottimale e concreto, ci pungola, altresì, a far tesoro delle suggestioni maturate in seno al Forum e a perseguire un modo nuovo di “fare rete” per potenziare il comparto del riciclo e costruire insieme l’in-dustria verde di domani.

Buona lettura.

Il PresidenteEnrico Bobbio

l’appuntamento nazionale di ECOMONDO 2011 (15 Fiera Internazionale del Recupero di Materia e di Energia e dello Sviluppo Sostenibile), si è volu-to dare alle stampe una sintesi ragionata del Forum cercando di fornire al Lettore il succo di tutti gli interventi nella scan-sione esatta in cui sono stati presentati.La stringenza delle tematiche trattate, ovvero l’internazio-nalizzazione del mercato dei rifiuti nella più stretta os-servanza della legalità e nel quadro di una rinnovata e, per certi aspetti, preoccupante “nuova geografia dei rifiuti”, ci spinge, accanto alla necessi-tà di rispondere positivamente alla crisi economica in atto, a ripensare le nostre strate-gie industriali, coinvolgendo nel dibattito nazionale tutti gli attori coinvolti al fine di conseguire risultati economici ottimali ed analoghi risultati ambientali.La necessità di realizzare

L’Editore non assume responsabilità per eventuali errori di stampa.Gli articoli firmati impegnano solo i loro autori.

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www.polieco.it

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n. 15 - Ottobre 20113° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti

Dare una forte accelerata al settore del riciclo in Italia, rac-cogliendo la sfida dei materiali plastici e promuovendo una nuova “cultura del riciclo” che ne rilanci l’economia. È questo il messaggio che il Consorzio PolieCo lancia dal III Forum Internazionale sull’Economia dei Rifiuti (Ischia, 23-24 settembre). Diventato ormai un appuntamento irrinunciabile nel panora-ma convegnistico internazionale, il Forum, qualificato come la “Cernobbio dei Rifiuti”, per l’importanza e l’autorevolezza delle partecipazioni, oltre che per il loro ampio respiro in-ternazionale, torna per il terzo anno consecutivo a parlare di riciclo con tutta la sua carica propositiva e dirompente, oltre che con il suo peso autorevole. Dopo aver sviscerato il tema dell’Etica associata all’impresa del riciclo durante la prima edizione, dopo aver approfon-dito il tema della Legalità nella seconda edizione, la due giorni ischitana targata 2011 guarda in avanti, si declina in chiave industriale e si proietta nel futuro, concentrandosi sulle prospettive offerte dal binomio “Industria - Green Eco-nomy”, un binomio che lungi dall’essere mera opportunità per l’impresa, oggi è un vero e proprio must, l’unica formula vincente per uscire dalla crisi. Di qui l’invito di PolieCo a “muoversi” nella “direzione giu-sta” e a iniziare la rincorsa dei Paesi emergenti; di qui l’invito a giocare la partita del riciclo: la capacità di produrre be-ni in maniera ambientalmente sostenibile è la nuova sfida competitiva con cui deve misurarsi il comparto industriale nazionale.Dalla mappa globale dei flussi dei rifiuti riciclabili, alla fo-tografia dei trend in corso a livello internazionale, delle prospettive e degli interessi economici in gioco, passando per l’analisi delle attuali criticità e dei vincoli che a livello normativo, politico ed industriale gravano sull’economia nostrana del riciclo, impedendone il decollo, fino alla pre-

sentazione di casi e modelli di successo a cui guardare con interesse, il Forum 2011 segna la rotta da seguire, oltre che l’agenda delle priorità di medio termine per il comparto del riciclo dei materiali plastici.Inviti, moniti, sollecitazioni, richieste, ma anche esempi pratici, idee concrete e modelli di successo. Sono questi gli ingredienti del successo della III edizione del Forum targato PolieCo, una formula che ogni anno raduna numerose per-sonalità di spicco del panorama nazionale ed internazionale della politica, dell’economia, dell’industria, della cultura, della ricerca e della magistratura, in platea o al tavolo dei relatori, a discutere e a confrontarsi sul riciclo e sulle sue prospettive future.Molto più che un semplice osservatorio privilegiato sull’eco-nomia del riciclo, il Forum ischitano si conferma anche per l’edizione 2011 un vero e proprio “pensatoio di Green Eco-nomy”, un’occasione unica ed irrinunciabile per gli operatori del settore e per gli attori coinvolti sulla scena nazionale ed internazionale, di confronto e di approfondimento, in grado di produrre e stimolare una riflessione alternativa sul tema, volta ad inaugurare nel nostro Paese una nuova “stagione del riciclo” fondata su una “nuova cultura del riciclo”.Ecco allora che la “Cernobbio dei Rifiuti, oltre a presentare esempi virtuosi di buone pratiche industriali a livello na-zionale ed internazionale, non ha mancato di lanciare idee, proposte, inziative concrete, come quella di una “Confindu-stria Verde”, volta a raggruppare tutti quei soggetti in grado di garantire il futuro sostenibile dell’economia del Paese.La corsa alla Green Economy non si gioca a suon di slo-gan. Per essere sostenibili e competitivi non basta apporre il pre-fisso “eco” o “bio” o proclamarsi semplicemente “green”.“Oggi perseguire la green economy non è più solo un fatto di moda, bensì una scelta obbligata per le imprese” - ha dichia-

MATERIALI PLASTICI E RICICLO:LA SFIDA ECONOMICA PROSSIMA VENTURADal Forum PolieCo, “pensatorio di Green Economy”, l’invito a giocare la partita del riciclo,la proposta di una Confindustriale Verde e la spinta ad una nuova “cultura del riciclo”.

III Forum Internazionale PolieCo sull’Economia dei Rifiuti (Ischia, 23-24 settembre)

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rato in apertura del Forum, Enrico Bobbio, Presidente del Consorzio PolieCo - Occorre fare rete se si vuole raccogliere e vincere la sfida che ci si presenta”.Ma non solo. “Per uscire dall’empasse ci vuole la cultura” ha continuato il Presidente Bobbio - Occorre un cambio di rotta. In questo momento di recessione, la Green Economy è l’unico vera economia con un fatturato in crescita. Eppure, la sfida della Green Economy non si gioca solo sul piano ambientale, ma anche su quello industriale, economico, sociale, politico, normative e culturale. La Green Economy è infatti allo stesso tempo un problema e un’opportunità ambientale, industriale e sociale. È pertanto impensabile tentare di governare la Green Economy con il vecchio sistema. Occorre un cambio di registro e di paradigma. Senza, ad esempio, regole certe, facilmente applicabili ed univocamente interpretabili, la Green Economy rischia di essere un terreno scivoloso, oltre che un boomerang che torna indietro. Frode e contraffazione sono solo alcune delle minacce che rischiano di frenare il suo decollo. Di qui la necessità di regole certe, controlli a pieno campo e sanzioni, altrimenti il sistema rischia di fallire e la new economy rischia di essere un flop. Senza regole, controlli e sanzioni la green economy non ha futuro e senza Green Economy non avrà futuro nemmeno l’industria”.Di qui l’accorato appello del Presidente a fare rete e a riunirsi sotto il “cappello” di una Confindustria Verde: “senza una Confindustria Verde non si va nessuna parte - ha dichiara-to il Presidente PolieCo a conclusione del suo intervento di apertura al Forum. Lo riportiamo di seguito nella sua completezza.

Prolusione del Presidente PolieCo, Enrico Bobbio

Onorevoli Ospiti, stimati Relatori, e voi tutti che avete rac-colto l’invito a partecipare a questa III Edizione del Forum Internazionale PolieCo sull’Economia dei Rifiuti, come d’uopo, in queste occasioni, corre l’obbligo istituzionale di dedicare del tempo per meglio veicolare le ragioni che han-no spinto la struttura consortile che mi onoro di presiedere ad investire nuovamente in un evento che sia di notevole indirizzo ed interesse per tutti i soggetti coinvolti e quindi, soprattutto a tutela dell’ambiente. La volontà è quella di perseguire e stimolare un de-ciso rilancio del comparto industriale, in generale, del PE collegato al riciclo dei rifiuti, in particolare, in chiave di green economy, ovvero, quel nuovo modello di sviluppo che consenta la coniugazione dei tre fattori: economia, ambiente e società. La capacità dell’industria di corrispondere alle esigenze ambientali è infatti diventata il vero fattore competitivo con cui misurarsi all’interno del mercato globale, e sul miglioramento di tale capacità si gioca lo sviluppo economico dei Paesi. Si tenga presente, al fine di questo ragionamento, che oggi, una parte considerevole dell’industria trainante è rap-presentata dalle aziende che hanno saputo rinnovarsi in chiave green conseguendo profitti senza pesare sulle risorse non rinnovabili del Pianeta. Secondo il Rapporto Italia 2010 edito dall’Eurispes, infatti, l’economia mossa dalle “aziende verdi” vale 810 miliardi di euro nel Mondo, 122 miliardi di euro in Europa e 10 miliardi di euro in Italia, con un’incidenza sul consumo mondiale ed europeo, rispettivamente, dell’1,2% e dell’8,2%. Il Forum di Ischia e il ruolo del PolieCo nel quadro della Strategia tematica europea sui rifiuti Leggendo tra le righe della nuova Strategia tematica europea sui rifiuti, salta subito

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all’occhio come il futuro della gestione dei rifiuti imponga, ai soggetti coinvolti, creatività, fantasia e ingegno nell’ottica dell’innovazione e della ricerca in chiave “eco”. Altro tema particolarmente caro agli amministratori di Strasburgo e di Bruxelles è quello legato al contenimento dell’inquinamento (ed al relativo risparmio energetico), che impone al settore dei rifiuti una politica che veda nel riciclaggio non un modo per prevenire il solo spreco di materiali, bensì un percorso organico mirato alla riduzione del consumo delle materie prime sempre più scarse e all’ottimizzazione dei consumi energetici. Appare chiaro, quindi, come in Europa non si punti più nella semplice differenziazione dei materiale “di scarto e risulta” per renderne meno onerosa la riutilizzazione, ma si spinge per attuare un riciclaggio dei materiali con metodi sempre più originali incrementando uno sviluppo tecnologico che condizioni la produzione dei beni affinché questi siano poi meglio gestibili allorquando diventeranno rifiuti (ottimizza-zione del Life Cycle Assessment). Tale percorso dovrebbe necessariamente attuarsi anche in Italia, non solo perché è meglio in termini di sostenibilità, ma perché conviene alle imprese e alla società tutta, con-siderando che la Legge beneficerà coloro che produrranno con riciclato e ciò avrà anche effetti positivi sulla ripresa dei prodotti immessi sul mercato. Il Forum di Ischia, si pone, quindi, come occasione di ri-flessione ed approfondimento, oltre che come territorio di confronto sui punti nodali della discussione che, a questo punto giova sintetizzare brevemente: • esigenza di rispondere puntualmente e positivamente alla crescente richiesta di beni e servizi caratterizzati am-bientalmente; • rinnovare la politica di gestione dei rifiuti; • coinvolgere tutti i mercati e i players per ogni tipologia di materiale;

• interrogarsi sulle “regole del gioco”, soppesando come le varie norme a tutela della legalità nei traffici dei materiali stessi, possano, in casi estremi, porre barriere ai fini della cre-azione di un mercato efficiente del recupero e del riciclo. Si sottolinea, poi, che è ancora molto attuale il problema relativo a come e con quali regole dovrebbe essere defi-nito un mercato che opera nella gestione dei rifiuti. Tale questione è stata ben illustrata dall’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato che ha sottolineano situazioni possibilmente lesive della libera concorrenza in presenza di rifiuti che “di fatto” hanno un valore commerciale e quindi sono “prodotti” vendibili; inoltre, l’eccessiva polverizzazione dei players operanti in un mercato che, pur dovendo garan-tire la libera concorrenza, non può rischiare di indebolire le possibilità di controllo e di aumentare le probabilità di concorrenza sleale.Da tempo è riconosciuta, al PolieCo, una posizione di pre-dominanza all’interno del sistema di gestione consortile in Italia, rappresentando la punta più avanzata ed organizzata di compatibilità tra la concorrenza ed il controllo. È infatti un sottosistema che funziona e che a proposito di Green economy - in oltre dieci anni ha fatto tra l’altro risparmiare risorse alla collettività per la mancata emissione di gas serra, consentendo anche tagli nei costi dello smaltimento dei ri-fiuti. Tutto ciò a dimostrazione che una intelligente gestione dei rifiuti (applicata anche in funzione della nuova stabilita gerarchia) dà vantaggi ecologici ed economici, costituendo un forte incentivo per lo sviluppo economico sostenibile e quindi per la Green Economy anche del settore rifiuti.

Le passate edizioni del Forum e la III Dopo aver sviscerato il tema dell’Etica associata all’impresa del riciclo grazie al contributo dei tanti Relatori che si sono avvicendati durante la prima edizione del Forum; prose-

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guendo con la riflessione dello scorso anno sul tema della Legalità, argomenti comunque che troverete nel Volume re-datto dal Consorzio PolieCo e che raccoglie tutti i lavori delle passate edizioni. Quest’anno, il Forum ischitano, si incentra sul binomio: industria e green economy. La capacità di produrre beni in maniera ambientalmente sostenibile è la nuova sfida competitiva con cui deve misurarsi il com-parto industriale nazionale, nella consapevolezza che altrove questa sfida è già stata raccolta (si pensi, ad esempio al caso emblematico del Brasile che ha saputo affrancarsi dai vettori energetici tradizionali investendo sulla chimica verde e sui derivati dell’etanolo in luogo di quelli scaturiti dalla tradizio-nale sintesi del petrolio) e portata avanti da molte imprese, basti citare il caso nazionale delle strategie perseguite in questi ultimi anni dai colossi Novamont ed ENI. Questa sfida può essere coniugata in molti modi: dalla produzione energetica da fonti rinnovabili, alla sintesi dei biopolimeri, sino al settore che, in maniera aggregata, pos-siamo far afferire ai rifiuti ed al loro riciclo.

Le sfide del comparto industriale La competizione, in questo settore, si concretizza in diversi modi, perseguendo, ad esempio, la realizzazione di beni più facilmente riutilizzabili o riciclabili, implementan-do processi di gestione che permettano ai produttori di beni di rientrare in possesso dei beni stessi quan-do questi raggiungono il loro fine vita, producendo e utilizzando materiali riciclati piuttosto che materia prima vergine. Certamente è necessario che a sostegno della affermazione di questi nuovi modelli produttivi si muova anche la legisla-zione, facendo in modo di premiare coloro che tali modelli adottano (ad esempio mediante meccanismi di detassazio-ne) ovvero cercando di sostenere il mercato dei prodotti

mediante l’attivazione reale di meccanismi di green public procurement (GPP Acquisti Verdi). Né occorre dimenticare che nella corsa alla ricerca a tutti i costi del “suffisso bio”, non si può non tener conto delle implicazioni in termini di risorse colturali alimentari. Inoltre, urge che istituzioni e soggetti deputati alla forma-zione ed informazione, operino nella direzione di costruire un cultura condivisa basata sulla strategia della valorizza-zione dei materiali di scarto che, per un paese povero di materie prime come l’Italia, rappresenta l’unica possibilità per conseguire la riduzione dei problemi ambientali che pure ci contraddistinguono ma anche, e direi soprattutto, la disponibilità di risorse che altrimenti saremmo costretti ad acquisire all’interno di un mercato i cui costi sono via via crescenti.

Cosa chiedono le imprese È evidente il raggiungimento di questi obiettivi passa at-traverso vari step che coinvolgono tutti i soggetti della vita pubblica del Paese né, possono essere rubricati solo in capo alle singole imprese o raggruppamenti di queste, e d’altra parte è altrettanto indubitabile che in questa partita ogni parte deve mettersi in gioco, a partire dalle imprese, per giungere alla grande distribuzione, ai cittadini, alla politica. In questo senso, l’innovazione che le imprese chiedono riguarda vari aspetti: - quello tecnologico, ad esempio, per quanto attiene i nuovi materiali, le tecnologie produttive, le tecnologie per il trat-tamento degli scarti etc; - quello normativo, per cominciare a ragionare in termini di materiali e non più di flussi di provenienza dei rifiuti; - quello relativo ai processi, perché tutti i soggetti che inter-vengono a diverso titolo nella produzione e nel trattamento degli scarti (i produttori di beni, i distributori, i consumatori,

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i riciclatori) operino per generare delle sinergie in grado di produrre dei benefici (anche economici) per tutti e per ciascuno. Non dimentichiamo che l’Italia su questo terreno si gioca un patrimonio di know-how assolutamente unico; proprio per la sua cronica mancanza di materia prima essa è stata infatti la prima a sviluppare tecnologie e comparto industriale finalizzati al riciclo di materiali. Solo i più giovani possono non conoscere gli “straccivendoli” ed i “cartonari”. Eppure questo patrimonio rischia di essere perduto a favore dei Paesi emergenti perché il nostro Paese non è in grado di mettere a sistema tali competenze e di sostenerne lo sviluppo razio-nale. In certe nazioni con Cina, India, Brasile, Kenia (dove si concentra maggiormente la piaga del lavoro minorile), i bambini sono condannati ad un’infanzia negata ed i più vengono costretti in impieghi che mettono a rischio salute mentale e fisica sull’altare del mero profitto. Io non mi stancherò così come dimostrato in tutti questi anni con la politica adottata dal Consorzio PolieCo - di sol-lecitare gli operatori economici a muoversi nella direzione giusta, ed in questo il supporto che può essere fornito dalle associazioni di categoria può rivelarsi cruciale.

Il Forum di Ischia come “pensatoio” di green eco-nomy Fatta la “fotografia” delle ragioni che ci hanno spinto ad inve-stire in questa iniziativa e la cornice in cui questa si muove, mi sia permesso, di dedicare uno spazio alla presentazione degli obiettivi dell’edizione 2011. Il Forum 2011 intende dare conto delle questioni precedenti, con l’obiettivo di definire l’agenda di medio periodo per il comparto del riciclo dei materiali plastici. A questo scopo il Forum intende: • delineare, quantitativamente e funzionalmente, il quadro

relativo al mercato mondiale dei materiali plastici riciclabili e della produzione di beni riciclati. Da questo punto di vista, in particolare, il Forum vuole met-tere in evidenza come la disponibilità di materiali riciclabili, con la sua capacità di sostituire l’utilizzazione delle MP, svolga un ruolo crescente nella determinazione dei modelli organizzativi/produttivi delle aziende che producono beni utilizzando tali materiali. Un aspetto di particolare rilevanza, connesso al ruolo di sostituzione svolto dai materiali ricicla-bili è quello relativo al rapporto petrolio/polimeri, poiché direttamente collocato all’interno della crisi energetica (e geopolitica) attuale, e che sollecita a determinare prospettive di sviluppo ed investimento nel settore del riciclo; • fare il punto sull’effettivo profilo di produttività delle azien-de del riciclo dei materiali plastici in Italia, ed in particolare di quelle che operano sul mercato “libero”, cercando in tal modo di dare pienamente conto del ruolo fondamentale che esse svolgono nel settore; • fare il punto sul quadro degli interessi e delle competenze dei consorzi e delle imprese, anche in relazione al mutato quadro normativo (ad esempio: D. Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205, norma sugli shopper) che in qualche modo pone l’esigenza di ridefinire gli ambiti di interesse sia delle imprese che dei consorzi stessi; • identificare in maniera strutturata gli elementi che costitui-scono una barriera al miglioramento dei profili di prestazione del settore nel suo complesso; • delineare un quadro prospettico di sviluppo, affrontando le diverse questioni che rappresentano la frontiera con cui il comparto nazionale della gestione dei materiali e del rici-clo deve confrontarsi. Gli aspetti che non potranno essere ignorati concernono: 1. il nuovo scenario giuridico; 2. le opportunità all’accesso al mercato internazionale;

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3. i nuovi modelli di cooperazione tra gli operatori di filiera (raccolta, riciclo e riutilizzazione del materiale riciclato) come strumenti di sistema; • documentare l’esistenza di casi di successo (sia nazionali che internazionali, e tra questi ultimi con una particolare attenzione al caso Cinese) sulla base dei quali detrarre utili indicazioni da fornire sia al mondo degli operatori economici che a quello politico e giuridico. Il Forum intende inoltre impegnare la politica in concrete azioni a favore del settore del riciclo, per quanto attiene il sostegno alla ricerca ed allo sviluppo, il sostegno alle aziende che investono in innovazione di processo, gli incentivi ai consumi eco- friendly e, infine, lo sviluppo di criteri e di politiche di Green Public Procurement. Questo ultimo aspetto, in particolare, assume particolare rilevanza se si considera che in Europa, gli acquisti degli Enti Pubblici costituiscono il 14% del PIL europeo. Infine, come ogni anno il Forum si occuperà di etica e le-galità, tema centrale dell’attività di PolieCo, e sul quale lo stesso PolieCo ha prodotto importanti iniziative di promo-zione ed ha riscosso notevoli successi per il suo operato. Vorrei ricordare che nessun processo di rinnovamento è pos-sibile senza tener conto che le aziende operanti nell’ambiente si muovono su un terreno molto scivoloso che abbisogna di regole certe, facilmente applicabili ed univocamente interpretabili.Al centro del dibattito del Forum 2011 sono le questioni che attengono al rapporto esistente tra l’esportazione dei mate-riali riciclabili, i processi di produzione di beni da materiali riciclati (in particolare quelli che hanno luogo in paesi in cui i meccanismi di controllo sono diversi da quelli europei e nazionali) ed il mercato nazionale dei beni prodotti. Quale etica governa tali rapporti? Non sono domande peregrine, né tematiche da sottovalutare,

perché senza regole e controlli sui mercati che andranno a sostituire i flussi di materia prima vergine, si rischia il falli-mento dell’idea di green economy. Le cinque Sessioni di lavoro in cui è diviso il III Forum di Ischia, contribuiranno all’analisi e all’approfondimento delle tematiche succitate.

Verso una “Confindustria Verde” Avviandomi alla conclusione di questo intervento, vorrei terminare ricordando come l’attuale fase industriale sia giunta ad un quarto livello della sua evoluzione: dai primordi, in cui dominava la dinamica del saper fare, allo step successivo, in cui si è sviluppata la capacità di ven-dere, alla fase della gestione in sicurezza (che ha introdotto il rispetto della dimensione umana), sino all’attuale, che deve privilegiare il rispetto dell’ambiente, la cui dimensio-ne diventa conditio sine qua non per il corretto esercizio d’impresa. Concludo affermando che è necessario individuare un per-corso ideale che parta dalla prospettiva della nuova gestione industriale in chiave ambientale e prosegua raggruppan-do sotto la denominazione di una possibile “Confindustria Verde”, tutti quei soggetti in grado di garantire il futuro sostenibile dell’economia del Paese. A questo obiettivo il PolieCo non si sottrae, dichiarando disponibilità sin d’ora a partecipare a Tavoli di concertazione e gruppi di lavoro che le Istituzioni preposte vorranno stimolare se interessate a raccogliere la sfida.

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A sottolineare l’importanza dell’impegno militante del Con-sorzio PolieCo nel promuovere una nuova cultura e una nuova economia del riciclo è stato il moderatore della pri-ma giornata dei lavori del Forum, Alberto Piastrellini, giornalista della rivista di informazione e aggiornamento ambientale “Regioni&Ambiente”, media partner del Forum, che nel dare il benvenuto ai numerosi ospiti e relatori, ha ricordato ai presenti le finalità della due giorni ischitana: “creare una Cernobbio dei rifiuti, un pensatoio permanente che possa stimolare e ispirare l’attività del governo, degli enti, delle imprese e della magistratura affinché le problematiche relative al riciclo possano essere oggetto di condivisione e di una programmazione attenta e responsabile. Ricordiamo che in gioco ci sono la chiarezza delle norme, la ricerca e lo svi-luppo, la promozione reale dei prodotti derivanti dal riciclo, oltre che la diminuzione di materie prime e di energia”.

Numerosi gli attori in gioco, coinvolti nella partita-sfida del riciclo, intervenuti ai lavori del Forum. Tra questi an-che il Governo, rappresentato dal Dott. Fabio Primiani, Consulente tecnico della Segretaria Generale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che ha portato il saluto e il messaggio del Ministro On. Stefania Prestigiacomo: “Il Ministero è orgoglioso di supportare i lavori del Forum. L’economia del riciclo è la strada maestra da percorrere per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese, per le opportunità che offre sia in termini di fatturato, che in termini occupazionali, oltre che sul versante del risparmio energetico. L’Italia è stato il primo Paese in Europa ad aver messo al bando i sacchetti di plastica usa e getta non biode-gradabili dal 1° gennaio scorso. Ora è la volta di promuovere la produzione di bioplastiche, parte essenziale della filiera della nuova chimica, capace di aiutare l’ambiente e non più di danneggiarlo. L’obiettivo è lo sviluppo sostenibile moderno

ed ecosotenibile del Paese”.“Il riciclo è un percorso obbligato - ha aggiunto il Dott. Pri-miani soprattutto in Italia, un paese che deve compensare la scarsità di materie prime con il materiale proveniente dal riciclo. Dobbiamo, inoltre, imparare a conoscere e governare le minacce provenienti dai paesi emergenti per trasformarle in opportunità. È questa la strada che il Ministero sta percor-rendo e dalla quale non intende discostarsi. Per far decollare il settore del riciclo, oltre all’impegno del governo, serve tutta-via la collaborazione del mondo produttivo. Dobbiamo dare tutti insieme il nostro contributo. Di qui la necessità di un impegno congiunto tra governo e imprese”.

L’impegno dell’amministrazione pubblica è stato al centro anche dell’intervento del Dott. Francesco Iacotucci, respon-sabile tecnico dello staff del Sindaco di Napoli, Tommaso Sodano. D’altronde a legare Ischia a Napoli non è solo la vicinanza territoriale, ma paradossalmente la “distanza culturale” in fatto di rifiuti. Significativo è il fatto che il “pensatoio del-le Green Economy” nasca proprio ad Ischia, a due passi dall’emergenza rifiuti che ha travolto la città di Napoli e l’intero Paese.La nuova economia del riciclo, al centro della due giorni di Ischia, non può prescindere così dal “caso Napoli”. Tutt’altro, sceglie di partire proprio da qui. Se la location non è casuale, non lo è nemmeno la collocazione in apertura dell’interven-to del Dott. Francesco Iacotucci, dirigente dell’Assessorato all’Ambiente del Comune di Napoli.Parlare di economia dei rifiuti in una città come Napoli, nella quale la diseconomia e gli sprechi hanno caratteriz-zato la gestione degli ultimi anni, è insieme una sfida e un auspicio. “La situazione rifiuti a Napoli è ancora complessa ha di-

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chiarato Iacotucci tuttavia l’amministrazione comunale sta lavorando seriamente per raggiungere obiettivi ambiziosi. Lo testimonia la prima Delibera della Giunta de Magistris, un atto di indirizzo in cui si delineano in modo chiaro le linee guida da perseguire in materia di rifiuti. Il primo impegno è stato quello di prevedere l’estensione della raccolta porta a porta in tutta la Città: la prima tappa di questo percorso si chiuderà a dicembre 2011, quando si passerà dai 140.000 a 325.000 abitanti serviti dal porta a porta”.Ma gli obiettivi dell’amministrazione sono ancora più ambi-ziosi - ha concluso Iacotucci - Contiamo infatti di raggiungere i 500.000 abitanti serviti dal sistema di raccolta differenziata integrale domicialiare nel 2012 e il 68% di rifiuti effettivamente recuperati. Numeri questi che puntano a recuperare la fiducia dei cittadini in materia di gestione dei rifiuti, oltre che a fare di Napoli il centro di innovazione sul recupero di materia”. Ecco allora che il “caso Napoli” fa scuola e allo stesso tempo fa da monito: “La testimonianza dell’emergenza rifiuti di Napoli - ha sottolineato il Presidente PolieCo Enrico Bobbio - è la testimonianza di come un problema apparentemente marginale come quello dei rifiuti possa invece arrivare a coinvolgere e a travolgere tutti gli ambiti della società, dalla salute pubblica, alle prospettive turistiche, economiche e industriali. Ma non solo. Il ‘caso Napoli’ insegna come una non corretta gestione dei rifiuti possa arrivare a bloccare l’economia di una città, di una regione e di addirittura una nazione, con ripercussioni a cascata sull’intero Paese”.

Venerdì 23 settembreI Sessione “Il ruolo dei materiali riciclabili e del riciclo nello svi-luppo delle economie nazionali e globali”

Ad aprire la I sessione dedicata all’analisi del ruolo dei materiali riciclabili nelle sviluppo delle economie a livello na-zionale ed internazionale è stata la Prof.ssa Maria Ioannilli, dell’Università di “Tor Vergata” che ha presentato lo studio commissionato dal Consorzio PolieCo e realizzato dall’Uni-versità di Tor Vergata, in collaborazione con In - TIME S.r.l, spin-off della stessa Università, dal titolo “Il mercato dei rifiuti plastici: la nuova geografia industriale e globale del riciclo”, volto a fotografare la mappa dei flussi del rifiuti plastici riciclabili nel mondo e ad individuare le dinamiche, in continuo mutamento, che orientano i flussi di materiali plastici verso specifiche aree del mondo. “Lo studio - ha sottolineato la Prof.ssa Ioannilli - nasce dall’esigenza di individuare i Paesi e le regioni dinamiche, quelle che giocano il ruolo forte nella geografia nella movi-mentazione transfrontaliera di rifiuti plastici riciclabili, in quanto catalizzatori di importazioni”.La miopia di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, e la lungimiranzia di altri sono così state a messe a fuoco da un’attenta analisi basata sui dati relativi alle importazioni ed esportazioni, ac-quisiti dal database realizzato del servizio statistico dell’ONU, definito “Comtrade (Commodity Trade)” e rilasciati dalle autorità statistiche competenti di quasi 200 Paesi o Aree.Il risultato? “La geografia del riciclo è drammatica - ha com-mentato la Prof.ssa Ioannilli - Di fronte alla sfida dei paesi emergenti che considerano il rifiuto una risorsa, l’Italia nel-la partita del riciclo delle materie plastiche gioca un ruolo rinunciatario. La vera svolta si è registrata nel 2008. Da grande importatore di materie plastiche il Bel Paese ha in-

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vertito la ‘rotta’ dei rifiuti: ora la ‘miope’ Italia non importa più, ma tende ad esportare rifiuti plastici, a differenza di tanti altri Paesi emergenti, ad esempio il Marocco che, in-vece, importa una grande quantità di rifiuti plastici, senza esportarli”.Oltre alla miopia dell’Italia, lo studio ha fotografato anche la “schizofrenia dell’Europa” che compra rifiuti e li rivende al proprio mercato interno: “l’Europa si conferma un’area di tutto rilievo nel settore della commercializzazione di rifiuti plastici ha dichiarato la Prof.ssa Ioannilli - con dei profili però del tutto peculiari, identificabili con i flussi di movimenta-zione interna dei rifiuti e la successiva esportazione verso l’Est asiatico. I Paesi dell’Est Europa, benché da poco entrati nel mercato, stanno competendo come nuove destinazioni per i flussi di importazione da altre Regioni europee e a loro volta fungono da punti di reindirizzamento dei flussi verso l’Asia”.Nella partita del riciclo dei rifiuti plastici ogni Paese gioca un ruolo diverso: ci sono paesi “riciclatori”, che competono sul mercato dell’acquisizione di rifiuti plastici con lo scopo di dotarsi di risorse utilizzate all’interno del proprio territorio; paesi “intermediari” che operano con intensità crescente per assicurarsi la disponibilità di una risorsa non posseduta al proprio interno, con lo scopo di ricollocarla sui mercati orientati all’uso di quella risorsa; paesi “rinunciatari”, per i quali i flussi commerciali di rifiuti sono sostanzialmente visti come meccanismi per l’allontanamento di questi ma-teriali dal loro territorio; paesi “indifferenti” al mercato, che tendono ad esaurire al proprio interno la produzione ed il trattamento dei rifiuti plastici. “Tra i grandi riciclatori a livello globale ha precisato la Io-annilli - spicca così l’Asia, (in particolare la Cina) che si è affermata come grande catalizzatore dei flussi di impor-tazione dei rifiuti plastici, mentre Hong Kong, che compra

rifiuti e li rivende alla Cina, gioca il ruolo di intermediario. Ma tra le nuove tendenze in atto da segnalare è la rilevante progressione dell’India che tende a competere direttamente con la Cina. Un’area in cui si nota una certa dinamicità è quella Africana in cui, benché i valori di riferimento siano ancora molto modesti, le tendenze all’acquisizione di rifiu-ti plastici è diffusamente in crescita. L’Africa del Nord in particolare si sta affermando come uno dei paesi riciclatori emergenti, così come il Marocco”.E l’Italia? A differenza di altri Paesi in corsa verso il riciclo, la “miope” Italia è “rinunciataria”: “l’Italia, piuttosto, rinuncia a giocare la partita - ha concluso la Ioannilli.Di qui l’invito e la sollecitazione all’impresa di “casa no-stra” che rischia di perdere il treno e di rimanere al palo, rimanendo così ai margini dell’economia globale del riciclo, svendendo materiali a Paesi in via di sviluppo e contribuen-do, altresì, ad una pericolosa circuitazione dei rifiuti e ad una concorrenza sleale.

L’invito all’accelerata del sistema impresa in campo di materie plastiche è arrivato anche da Andrea Di Stefano, Respon-sabile marketing strategico Novamont, azienda oggi leader in Italia nel settore delle bioplastiche.“Oggi l’Italia detiene una leadership nel settore delle biopla-stiche, anche grazie a Novamont - ha dichiarato Di Stefano - ma ricordiamoci che la leadership non dura per sempre. Se non acceleriamo lo sviluppo rischiamo di perderla. È una finestra aperta, ma rimane tuttavia poca cosa se paragonata ai grandi colossi dell’industria chimica mondiale. Se non lavoriamo per rafforzarla, la nostra leadership è destinata ad esaurirsi”.Sul tavolo dei relatori, Novamont, modello di azienda vir-tuosa che meglio incarna il passaggio dalla “chimica del petrolio” alla “chimica verde”, fa scuola: “La fase attuale

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che stiamo vivendo ha sottolineato Di Stefano nel suo in-tervento - è un quarto step della rivoluzione industriale: l’evoluzione della chimica dal petrolio ai materiali rinno-vabili genera un forte impulso al mercato e all’industria. Eppure, l’industria delle materie plastiche in Italia si trova in una situazione molto difficile. Abbiamo una produzione di plastica che è scesa del 7% della produzione europea, una crescita dell’importazione del 19%. A livello globale assistiamo a una crescente concentrazione degli impianti di produzione (quelli della cosiddetta chimica di base) attorno ai pozzi petroliferi, soprattutto in Medio Oriente. In Italia si registra la presenza di siti chimici nazionali in forte crisi, una sorta di deserto di dinosauri che sono a segnare uno sviluppo veloce e una riconversione che non è stata ancora delineata, a parte qualche rara presenza”.Dopo aver disegnato il quadro stagnante di un’economia in via di esaurimento sempre Novamont ha lanciato la ricetta per uscire dallo stallo: “fonti rinnovabili, tecnologia a basso impatto e gestione dei rifiuti sono spunti per una nuova politica industriale e per uno sviluppo sostenibile. Non sono solo slogan di ecomarketing o elementi di un’operazione di immagine”, ha dichiarato Di Stefano.“Le materie prime rinnovabili possono avere un ruolo deter-minante nello sviluppo dell’economia e avere ampi campi di applicazione ha continuato il responsabile marketing di Novamont Tra i mercati di riferimento per l’espansio-ne futura dell’Europa in termini di economia sostenibile, delineati dall’UE nella ‘Lead Marketing Iniziative’, ci sono infatti anche le bioplastiche, polimeri da fonti rinnovabili, biodegradabili e compostabili”.Ma l’esperienza di Novamont fa scuola non solo per aver fatto della “Chimica verde” il suo core-business. Novamont insegna anche come la riconversione della chimica industria-

le possa interagire anche con il territorio. Ne è l’esempio il progetto lanciato da Novamont in collaborazione con ENI della prima bioraffineria al mondo integrata nel territorio: “si tratta di un’operazione nuova di riconversione di un polo industriale, quello di Porto Torres, in un polo avanzato di chimica verde integrato al territorio, in grado di offrire nuove prospettive occupazionali , ha spiegato Andrea Di Stefano. Si tratta di un progetto ambizioso, oltre che all’avanguardia, che rappresenta un nuovo modello di economia di sistema che coinvolge industria, agricoltura, ambiente ed economia locale. Un fondamentale elemento di innovazione del pro-getto sarà, infatti, l’integrazione di filiera con lo sviluppo di colture locali: “Novamont punta a progettare l’intera filiera di approvvigionamento con la stessa Regione Sardegna. Ini-zieremo a breve la sperimentazione delle colture che possono essere funzionali a produrre gli oli e le biomasse per gli impianti, per avviare in loco la produzione di monomeri, il primo passo per la produzione di bioplastiche”.In questo senso Novamont insegna: la chimica verde è un’opportunità per l’impresa, l’ambiente e il territorio.“Parlare di bioplastiche significa parlare di una nuova indu-stria e di una nuova concezione economica del territorio”, ha concluso Di Stefano.“La previsione del mercato delle bioplastiche è una previ-sione di crescita: dai bassi livelli di oggi contiamo che le prospettive e le opportunità di guadagno possano triplicare entro il 2020”.

A testimoniare le ricadute positive dell’economia verde sul territorio è stato proprio Beniamino Scarpa, primo cittadino di Porto Torres, da poco più di un anno alla guida della nota cittadina sarda, famosa sin dagli anni ‘60 per il polo petrolchi-mico SIR, che ha creduto fortemente nella riconversione del

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polo petrolchimico dalla chimica tradizionale a quella “verde” progettato dalla società Matrica di Novamont ed Eni.“Si tratta di un progetto importante per il nostro territo-rio spiega il Sindaco Scarpa perché non solo consente di riassorbire 300 lavoratori grazie all’ENI, ma anche i 600 dell’indotto. È un progetto che avrà effetti positivi su tutto il territorio e sulla popolazione, sia in termini ambientali, che in termini di sviluppo economico spiega il Sindaco - del resto, oggi, non si può non gestire la politica del territorio senza considerare i fattori ambiente, società, economia, dalla cui intersezione nasce la sostenibilità”.Il progetto della Chimica Verde punta a modificare radi-calmente il sistema produttivo del polo chimico di Porto Torres. I rappresentanti di Eni e Novamont, le due Società promotrici, l’hanno condiviso con tutti gli enti locali. È stata valutata positivamente la volontà da parte di Eni di avviare una nuova stagione di rapporti con il Comune di Porto Torres e con le amministrazioni della Sardegna. Il progetto prevede la produzione di monomeri-bio, bio-plastiche, bio-lubrificanti, additivi per gomme ed elastomeri, nonché di cogenerazione da biomasse, attraverso l’utilizzo di materie prime provenienti dall’agricoltura. Nell’accordo sottoscritto è prevista l’attuazione di forme di tutela e di reimpiego delle risorse umane di Eni ed è stato messo nero su bian-co anche un impegno a individuare una soluzione per gli operai dell’indotto, che erano legati agli impianti di chimica tradizionale, e per il sistema delle imprese locali. Se ingenti sono gli investimenti sul territorio (450 milioni di euro in 6 anni per la costruzione degli impianti di “Chimica Verde”; 230 milioni di euro per la costruzione di una centrale a biomasse; 530 milioni di euro per le operazioni di boni-fica), ingenti saranno anche i vantaggi sull’ambiente e sul territorio: “Questo progetto è fortemente radicato e integrato

sul territorio ha precisato il primo cittadino - Proprio sul territorio, infatti, tende sviluppare una filiera a monte delle produzione agricole per creare la materia prima per queste produzioni e una filiera a valle per realizzare prodotti finiti con questa materia prima”.

Ma quando si guarda ai benefici della chimica verde e ai vantaggi della Green Economy, dal locale, lo sguardo non può che allargarsi al globale. Di qui l’impossibilità di pre-scindere dagli scenari e dalle strategie europee.In quest’ottica si inquadra l’intervento della Dott.ssa Pia Bucella, Direttrice Natura, Biodiversità e uso del suolo, Commissione Europea - Direzione Generale Ambiente. Nel corso del XX secolo, il mondo ha incrementato l’utilizzo di combustibili fossili di 12 volte e l’estrazione di risorse materiali è cresciuta di 34 volte, ma i dati mostrano che l’era delle risorse abbondanti e a buon mercato è finita. “Il Pianeta rimane lo stesso, non è estendile, eppure noi continuiamo a sfruttare le risorse in maniera superiore alla capacità del Pianeta di riprodurle”- ha dichiarato la Dott.ssa Bucella in apertura del suo intervento - “Se continuiamo a utilizzare le risorse al ritmo attuale, entro il 2050 avremo bisogno dell’equivalente di più di due pianeti per il nostro sostenta-mento. E pensare che la nostra economia non ha ancora recepito questa esigenza”. Di qui la necessità e l’urgenza di un cambio di rotta, di una trasformazione radicale.Da qui al 2050 occorre migliorare la nostra efficienza nell’uso delle risorse, disincentivare l’uso insostenibile delle risorse e promuovere la riutilizzazione dei rifiuti. C’è bisogno di un quadro normativo e politico che crei un mercato dove l’innovazione e l’efficienza delle risorse vengano premiati, creando opportunità economiche e maggiore sicurezza ne-gli approvvigionamenti da un accresciuto riciclaggio, dalla

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riprogettazione dei prodotti, dalla gestione sostenibile delle risorse naturali, dalla sostituzione dei materiali più dannosi e dal risparmio delle risorse. La Commissione europea punta a questa trasformazione ed è già in marcia su questa strada. Sono infatti tre le linee di azione della road map europea, presentate dalla Dott.ssa Bucella nel corso del suo intervento: trasformare i rifiuti in risorse, modificare i modelli di consumo di acquirenti privati e pubblici (ad esempio con cosiddetti “bandi verdi”) e stimolare una produzione efficiente e sostenibile. Sono queste le direttrici su cui la Commissione sta lavorando, gli assi portanti della sua tabella di marcia: “occorre creare un mercato interno europeo con tasse e incentivi che determi-nino il futuro dei prodotti ecologici e dei rifiuti ha concluso la Dott.ssa Bucella - In questo contesto si inserisce la ‘Lead Market Initiative’, l’iniziativa europea volta ad identificare un primo insieme di mercati che possiedono un alto livello di innovazione, la capacità di rispondere ai bisogni della clientele e una solida base economica e industriale”.La centralità strategica della Green Economy come volano per lo sviluppo economico è stata sottolineata anche dal senatore Francesco Ferrante, membro della XIII Com-missione Ambiente, Territorio, Beni ambientali del Senato della Repubblica, oltre che membro della Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito: “La strada per rilanciare l’economia, per avviare un nuovo sviluppo e costruire nuova occupazione passa per la Green Economy”. Ce lo dicono i risultati concreti che stanno ottenendo le ricerche sui nuovi materiali: le bioplastiche e la “Chimica Verde”, che sono la bandiera di un processo di riconversione di processi produttivi altrimenti condannati dal mercato e destinati ad essere spazzati via dalla globalizzazione. Di fronte alla necessità di una riconversione della chimica in

“Chimica Verde”, Ferrante ha sottolineato anche la necessità di una “Confindustria Verde”: “si tratta di una proposta vista con sospetto dal sistema di rappresentanza industriale perché destabilizzerebbe gli equilibri esistenti, oltre a posizioni di potere già consolidate. In questo senso l’idea di una ‘Con-findustria Verde’ è una proposta di rottura e Bobbio stesso un ‘rivoluzionario’. Non dimentichiamo, infatti, che tra le tante crisi di rappresentanza, oltre a quella della classe politica, stiamo vivendo anche quella che coinvolge il mondo industriale: le iniziative più moderne oggi non riescono a tro-vare un’adeguata rappresentanza nel sistema industriale”. Oltre che per il mondo industriale, la frecciata arriva anche per quello politico: “Occorrono regole e certezze. Il Sistri è so-lo un caso del clima di incertezza che aleggia nel settore”.

Venerdì 23 settembreII sessione“Il posizionamento dell’Italia nel quadro internazionale: punti di forza e criticità”

A farsi portavoce delle richieste degli operatori del settore è stato l’On. Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione Univerde che ha presentato nel corso del suo intervento i risultati della ricerca condotta da Ipr Marketing e Fondazione UniVerde per conto di PolieCo, un’indagine volta a fotografare la realtà del riciclo oggi in Italia dal punto di vista degli operatori del settore. Che cosa pensano le aziende produttrici della realtà del riciclo, delle norme e delle leggi che lo regolano? Quali aspettative hanno? E soprattutto quali sono le loro necessità e le loro richieste? Sono queste le do-mande a cui la ricerca della Fondazione Univerde ha tentato di dare una risposta, offrendo al Consorzio una traccia delle priorità e delle direttrici di azione su cui lavorare. L’obiettivo? Ridare centralità al settore del riciclo e conferirgli

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“una dignità di impresa e di lavoro, una dignità industriale a tutti gli effetti, soprattutto in un paese come l’Italia, pove-ro di materie prime, che vanta però una lunga tradizione di recupero e di riciclo, spesso considerate marginali”, ha dichiarato l’On. Pecoraro Scanio.“Recuperare non è sinonimo di povertà, tutt’altro, il rilancio economico passa per il riciclo, il vero settore del domani ha aggiunto il Presidente della Fondazione Univerde - Occorre pertanto sviluppare e accumulare know how per essere poi in grado di esportare conoscenza e tecnologia su questo versan-te. L’Italia da questo punto di vista vanta molte eccellenze nel settore. Il suo più grande limite è però la mancanza di una rete della green economy, una sorta di collante tra mondo politico ed economico che faccia da sostegno e da supporto al suo decollo. Si prosegue con inerzia per non destabiliz-zare gli equilibri e le innovazioni arrancano. Per questo non possiamo aspettarci che la ‘Confindustria Verde’ nasca in seno a Confindustria. A farla nascere dovranno essere gli operatori del settore. È il settore della green economy che deve trascinare la politica”.Di qui l’importanza dell’opinione delle aziende produttrici, delle loro proposte e delle loro richieste.Un sistema legislativo e burocratico più snello e una mag-giore attenzione alle proprie esigenze sono le richieste più gettonate che il mondo della produzione, sempre più sen-sibile e attento alle tematiche del riciclo, rivolge allo Stato e al Governo.Ai Consorzi, invece, è chiesto soprattutto di lavorare sulla promozione della “cultura del riciclo” o dell’informazione, oltre che mediare tra i bisogni delle aziende e quelli dei riciclatori. Ed è proprio agli operatori del settore che è poi passato il testimone. Esperienze, testimonianze ed eccellenze, ma

anche criticità, idee e proposte sono emerse nel corso della tavola rotonda che ha visto rappresentati dei Consorzi e dell’Associazionismo confrontarsi sul loro futuro ruolo di fronte alle sfide poste dalla Green Economy.“Territori e reti di imprese: il ruolo dei Consorzi e delle As-sociazioni di categoria nel disegno di una nuova strategia di sistema”: è questo il titolo dell’importante momento di incontro-confronto, offerto dal Forum, da cui sono scaturiti importanti spunti di riflessione e discussione.

Tra gli operatori chiamati a rappresentare le buone pratiche virtuose, l’AMA Roma, il più grande operatore in Italia nella gestione integrata dei servizi ambientali che con 7.500 dipen-denti serve un bacino di utenza di quasi 3.300.000 persone. A rappresentare l’AMA Roma Marco Casonato, Dirigente responsabile raccolta differenziata, che non ha mancato di mettere in luce le problematiche della raccolta differenziata dal punto di vista degli operatori incaricati di raccogliere ciò che viene riversato nei cassonetti. “Spesso noi operatori del settore ha dichiarato Casonato - ci troviamo di fronte a materiali che hanno difficoltà ad es-sere recuperati. Sono un esempio i biberon monouso degli ospedali pediatrici. Di qui la necessità che gli operatori di igiene urbana dispongano di circuiti su cui canalizzare tali materiali”.

Nella carrellata di idee, proposte e richieste avanzate dal mondo dell’impresa e dell’associazionismo non sono poi mancati esempi virtuosi e casi di successo esemplari, come quello di Jcoplastic Iberica 2000 di Battipaglia (SA) che ha saputo integrare il ciclo dei rifiuti all’interno del proprio core-business.“Il caso Jcoplastic ha sottolineato Ciro Maucione Presidente

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di Jcoplastic Iberica 2000 è l’esempio calzante di un’azienda in linea gli obiettivi di PolieCo. La nostra storia inizia nel 1964 quando abbiamo iniziato a produrre le prime cassette. Fin da subito ci siamo resi conto dell’esigenza di integrare il ciclo della nostra attività produttiva soddisfacendo una domanda, all’ora implicita e insoddisfatta dei nostri clienti: la raccolta dei rifiuti. Nel settore agricolo abbiamo realizzato il virtuosismo del circuito chiuso produttore-recuperatore: i cassoni ritirati dal mercato tornano ad essere materia prima seconda, pronta ad essere riutilizzata dalla stessa azienda produttrice che recupera i suoi stessi prodotti. L’azienda ha messo in piedi così una sorta di circuito interno del recupero. Abbiamo così accompagnato la nostra clientela a capire che il rifiuto non è un problema di gestione, ma una risorsa, un bene con un valore economico che noi stessi ci siamo impegnati a riconoscere”.

La riflessione sul legame impresa-riciclo è stata poi appro-fondita da Ivan Malavasi, Presidente CNA - RETE Imprese Italia, l’associazione che in Italia raggruppa 2 milioni e mezzo di imprese dell’artigianato e del commercio, che non ha mancato di sottolineare una delle lacune più grandi del tessuto imprenditoriale nostrano: la scarsità di investimenti in ricerca.“Dal 2008 ad oggi, in Italia, nel mondo del riciclo sono nate 50mila nuove piccolo-medie imprese (dai 2 a 50 addetti) che hanno occupato più di 200 mila persone. Si tratta di un settore in crescita l’unico che riporti dati positivi ha pre-cisato Malavasi - Eppure, la relazione tra queste aziende e ricerca, l’Università, la tecnologia è scarsissima. La qualità e l’ecosostenibilità hanno bisogno di investimenti rilevanti. La politica si assuma le sue responsabilità, poiché per effettuare investimenti servono scelte politiche chiare. La ricerca e la tecnologia in questo settore hanno ampi margini di vantaggi

e prospettive di crescita, ma non devono pesare solo sulle spalle delle imprese. Se il mondo della Green Economy non incontra quello della ricerca e il sostegno della politica, per gli imprenditori la vita sarà sempre più difficile”.

Oltre alle voci dell’impresa e dell’industria, largo anche a quelle dell’agricoltura, un altro settore strategico per lo sviluppo della Green Economy e soprattutto per la sua in-tegrazione con il territorio. “L’agricoltura ha un ruolo chiave nella Green Economy - ha precisato Donato Rotundo, Responsabile Area Ambiente e Qualità di Confagricoltura - L’agricoltura la sponsorizza, in quanto costituisce un’opportunità per mantenere l’agricol-tura sul territorio. Dietro alla maggior parte delle iniziative presentate c’è spesso un’azienda agricola e un progetto di filiera. Di qui il ruolo importante delle associazioni che han-no il compito di riconoscere queste filiere, di attivarle e di promuoverle”.

A farsi portavoce della necessaria collaborazione del mondo agricolo con il Consorzio PolieCo è stato Michele Falagiani, Direttore generale Consorzio Agrario della Maremma Toscana: “L’attuale situazione dell’agricoltura ci spinge a cercare di ottenere il massimo dell’efficienza e dell’efficacia nel nostro lavoro per offrire agli agricoltori le migliori condizioni e le migliori opportunità al fine di incrementare i loro redditi or-mai purtroppo molto ridotti. Tra i mezzi tecnici che forniamo agli agricoltori ci sono molti prodotti a base di polietilene per i quali dobbiamo garantire anche la gestione dei residui dopo la loro funzione. Crediamo proprio che, grazie alla nostra natura cooperativa, alla nostra grande presenza sul territo-rio e all’importanza che hanno nel nostro settore i prodotti a base di polietilene, la collaborazione con il Consorzio PolieCo sia di notevole importanza strategica, oltre che

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mia e il paese bisogna partire dalla cultura delle imprese in collegamento con i cittadini. È questa la rete più forte e più solida che possiamo costruire”.

Dalla cultura alla cooperazione. La tavola rotonda tra As-sociazioni e Consorzi non ha mancato di ribadire un altro importante ingrediente del fare impresa: la cooperazione.“Non è questione solo di cultura - ha precisato Massimo Stronati, Presidente Federlavoro e Servizi Confcoopera-tive che ad oggi conta 20 mila imprese e 3 milioni di soci - La cultura, certo è importante, ma occorrono altri valori fondamentali, come la partecipazione, la cooperazione, la solidarietà, il fare impresa in maniera condivisa. Il lavoro at-traverso le reti di impresa deve essere il ‘Vangelo’ attuale”.

A sottolineare invece le problematiche e le criticità del set-tore del riciclo di materie plastiche è stato Corrado Dentis, Presidente Assorimap, l’Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche che raduna le imprese del pre-consumo e del post-consumo, ovvero quelle che operano a valle e a monte delle raccolte differenziate.“Quello che registriamo quotidianamente - ha dichiarato Dentis - è il forte scollamento tra chi raccoglie e chi ricicla, ovvero tra le imprese che effettuano la raccolta differenziata sul territorio e quelle del riciclo. Fino al 2008 l’industria del riciclo italiana eccelleva con importazioni di rifiuti plastici importanti. Dal 2008, invece, siamo in una fase discendente. Importare rifiuti plastici di qualità è l’unico modo che abbiamo in Italia per competere. Quotidianamente, infatti, ci troviamo alle prese con la catti-va qualità delle raccolte differenziate che contemperano al loro interno plastiche composite, piuttosto che materiali di imballaggio frutto di diverse dinamiche. È questa una delle problematiche più gravi con cui il settore del ‘fine vita’ si

un punto di forza. Offrire all’agricoltura specializzata che necessita di mezzi tecnici a base di polietilene, una certezza nel conferimento dei rifiuti è un utilissimo servizio al settore agricolo, già in difficoltà”.

Attenzione all’interlocutore-consumatore è stata, invece, posta da Stefano Masini, Capo Area Ambiente e territorio di Coldiretti: “Nell’analisi spesso si trascura il primo nostro vero interlocutore, il consumatore che oggi è sempre più sensibile alle tematiche ambientali e che presta sempre più attenzione, oltre che alla qualità dei prodotti che nasce dai campi, anche agli impatti degli imballaggi sull’ambiente”.Di qui la necessità, secondo Masini, di porre maggiore atten-zione all’aspetto culturale: “È l’idea che da valore ai prodotti. Prima ancora di lavorare sulla filiera, occorre lavorare sulla cultura e sui comportamenti di acquisto dei consumatori, indirizzandoli verso una maggiore sostenibilità. Sono proprio i consumatori a chiederlo. È quanto emerge dalla ricerca effettuata dalla Fondazione Univerde: sarebbero i consu-matori a chiedere ai Consorzi di lavorare sulla promozione della cultura del riciclo”.La riflessione sull’importanza della cultura è anche l’occa-sione per ribadire l’importanza delle associazioni.“Dalla necessità di cultura deriva la necessità di associazioni che fanno cultura ha sottolineato Masini. Coldiretti è in questo senso un caso esemplare, citato anche dall’importante sociologo Aldo Bonomi che nel suo ultimo libro “Sotto la pelle dello Stato”, nell’affrontare il problema della crisi delle rappresentanze in un paese affollato di sigle, elogia la “storica potente federazione degli piccolo agricoltori” che “si è avviata verso una vera rappresentanza, facendosi promotrice della modernizzazione culturale della propria base sociale”. “Insomma ha concluso Masini - per fare crescere l’econo-

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biente Territorio e LL.PP. Camera dei Deputati e della Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti A partire dall’emergenza mai finite in Campania, passando per il disastro degli ATO e la mafia degli inceneritori in Sicilia, fino alle bonifiche come business illegale in Lombardia”.Oltre a quello ambientale, l’emergenza ha un costo anche economico, ha sottolineato Bratti: “Le inefficienze nella ge-stione dei rifiuti hanno determinato un costo a carico della bilancia dei pagamenti italiana di almeno 60 milioni di euro e mancati introiti per le casse dello Stato per circa 15 milioni di euro”.“Non si tratta certo di scaricare sulla criminalità organiz-zata la responsabilità dei ritardi e delle inefficienze. Ci sono responsabilità politiche gravi ammette l’On. Bratti - Occorre un coinvolgimento delle tante realtà sane e importanti pre-senti nel nostro Paese che potrebbero dare un contributo determinante per risolvere una volta per tutte l’emergenza dei rifiuti in Italia”. La politica dunque faccia “mea culpa”: “La produzione le-gislativa in materia di rifiuti è ridondante, aggrovigliata e spesso inapplicabile - ha continuato Bratti - La semplificazio-ne è amica delle buone pratiche, perciò si deve rapidamente revisionare il complesso delle norme ed estrarne un compen-dio finalmente efficace, chiaro e gestibile”. Dalla necessità di regole, deriva anche la necessità del loro rispetto. Sul versante dei controlli e della legalità “occorre un cambio di paradigma ha dichiarato Bratti - i control-li ambientali non devono essere visti come un freno o un ostacolo allo sviluppo, ma come garanzia di qualità per le imprese e come opportunità per lo sviluppo di nuove nicchie di mercato. La sfida? Fare del controllo ambientale il volano per la green economy”. Dall’On. Bratti anche la ricetta per il cambio di rotta: una

trova a fare i conti. La soluzione? Basterebbero regole chiare in grado di disciplinare in maniera univoca la costruzione dell’imballaggio, regole che siamo volte ad ottimizzare la fase del fine vita”.

A ribadire, infine, l’importanza di una “cultura del riciclo”, oltre che l’importanza degli investimenti in ricerca e tec-nologia è stato lo stesso Presidente del Consorzio PolieCo, Enrico Bobbio: “Da tempo PolieCo batte sul chiodo della cul-tura del riciclo e lavora con impegno per una sua adeguata promozione. Dove non c’è cultura, infatti, non c’è processo di impresa. Eppure, pur essendo un comparto prettamen-te tecnico, quello del riciclo è un comparto completamente avulso dalla ricerca e dal sistema universitario. Occorre quindi premere il pedale dell’acceleratore su questo versante e spingere verso la cultura e la ricerca, una cultura e una ricerca che se da un lato devono essere supportate, dall’altro devono essere fermamente volute, richieste e cercate. Di qui la necessità di un sistema industriale nuovo ed alternativo che sappia guardare al domani. Il rischio, altrimenti è di rimanere fermi a ieri e ieri è già passato”.

Sabato 24 settembreIII Sessione“Il quadro prospettico: punti di forza e di debolezza”Legalità come opportunità per lo sviluppo e come volano per la green economy. Questo è il messaggio che il Con-sorzio PolieCo lancia nella seconda giornata dei lavori del III Forum Internazionale sull’Economia dei Rifiuti, moderata da Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità Legambiente.“Da Nord a Sud, l’obiettivo è superare l’emergenza e scon-figgere le ecomafie - ha dichiarato nel suo intervento l’On. Alessandro Bratti, membro della VIII Commissione Am-

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dal Corpo Forestale dello Stato tra il 2008 e il 2010 è stato lo stesso Dott. Vadalà: 10.653 controlli effettuati, 206 reati accertati, 226 persone denunciate all’autorità giudiziaria, 1.292 illeciti amministrativi.“Le indagini effettuate rappresentano l’indispensabile bar-riera agli illeciti commessi in danno della collettività” ha dichiarato Vadalà.Le proposte? Dal Corpo Forestale dello Stato la ricetta “anti-frode”: 1) Estensione del meccanismo normativo di cui all’art.

517-quater c.p. anche per i prodotti “non dop o non certificati” per la fattispecie di illecita etichettatura dei prodotti, attraverso la modifica dell’art. 515 c.p. (frode in commercio) e estensione delle previsioni del 121/2011 in tema di responsabilità penale delle persone giuridiche.

2) Realizzazione di una banca dati per i prodotti certificati che consenta di individuare le provenienze dei prodotti o della materia prima attraverso l’autenticazione dell’ori-gine.

3) Istituzione del comparto di specializzazione del Corpo Fo-restale dello Stato in materia di sicurezza agroambientale ed agroalimentare sulla base della legge 6 febbraio 2004, n. 36, recante “Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato” e come espressamente previsto dal D.M. 28 aprile 2006 (Riassetto dei comparti di specialità delle Forze di polizia).

4) Istituzione di una Direzione Nazionale di Sicurezza Agroalimentare Interforze con compiti di coordinamento info-investigativo delle attività dei Comandi e degli Uffici territoriali delle diverse Forze di Polizia, di analisi dei dati, di indirizzo nella materia specialistica, di cooperazione internazionale con analoghi organismi esterni.

maggior produzione legislativa, coordinamento con le forze dell’ordine, rispetto delle regole, controlli e legalità. Sono questi gli ingredienti per raccogliere la sfida della green economy e per inaugurare quella che, in apertura dei lavori, l’On. Paolo Russo, Presidente della XIII Commissio-ne Agricoltura della Camera dei Deputati e membro della Commissione Bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ha chiamato “una nuova sta-gione della raccolta di materiali, una stagione moderna, in grado di confrontarsi con il mercato e di valorizzare non la quantità, ma la qualità dei materiali”.

La qualità come opportunità di difesa contro l’aggressione dalla contraffazione sul mercato globale è stata al centro dell’intervento del Dott. Giuseppe Vadalà, Direttore Div. 2a NAF del Corpo Forestale dello Stato: “Nel mercato globale delle merci, la qualità diventa, oltre che un valore aggiunto, un requisito fondamentale di difesa, così come ‘l’origine’, a sua volta, un connotato importante per la qualità dei beni e delle merci”. A livello mondiale il fenomeno della globalizzazione ha inciso negativamente, per alcuni aspetti, sull’integrità am-bientale e sulla qualità e quantità di alimenti disponibili. In tale contesto globalizzato in cui la frode alimentare e la contraffazione sono una minaccia sempre più frequente sul mercato dell’agroalimentare, occorre puntare sull’identità, la riconoscibilità, la provenienza e l’origine dell’alimento, requisiti indispensabili per consentire ai consumatori globali di potere acquistare con sicurezza. Di qui l’impegno del Corpo Forestale dello Stato nella lotta contro la contraffazione alimentare, a tutela della sicurezza agroambientale e agroalimentare.Numerose le indagini avviate nell’ultimo biennio. A snocciolare i dati e ad elencare i successi messi a segno

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in materia ambientale, il Prof. Di Cigoli non si è sottratto dal citare due elementi di ottimismo nel campo normativo, ovvero “due direttrici su cui ci si sta orientando a livello internazionale: la rivisitazione della Convenzione di Basilea che si occupa del mercato internazionale dei rifiuti e la sua estensione dai rifiuti pericolosi ai rifiuti speciali; l’inclusione del problema dell’ambiente, per quanto riguardai rifiuti, nel capitolo del protocollo di Kyoto”.“L’ottimismo a livello normativo giunge quindi dall’Euro-pa, già pronta a sostenere con il suo impianto normativo un’economia green, sensibile al mercato globale. Il Diritto dell’Ambiente è parte integrante degli obiettivi dell’Unione Europea al fine di stabilire un mercato unico. L’aggancio tra dimensione ambientale e industriale è possibile. C’è un Diritto debole e flebile e gli strumenti vanno potenziati. E a livello domestico? A livello domestico, l’Italia è avvantaggiata perché gode dell’impianto normativo europeo, ma soprattutto perché può usufruire dello strumento dei Consorzi, uno stru-mento sconosciuto in molti altri paesi d’Europa, che lungi dall’essere meri ‘ferri vecchi’ o relitti degli anni ’30, è tornato in auge per rispondere ai problemi aperti dalle sfide di una nuova economia e di un nuovo mercato. I Consorzi possono coniugare mercato e tutela dell’ambiente.

Sulla scia dell’intervento del Prof. Di Cigoli, a sottolinea-re l’importanza del ruolo dei Consorzi è stato anche l’On. Giovanni Fava, Presidente della Commissione parlamen-tare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale che non ha mancato di rimarcare il coraggio della scelta di PolieCo nell’af-frontare tematiche come quelle della contraffazione e della frode alimentare, non strettamente pertinenti al problema dei rifiuti, un problema verso cui il nostro Paese dimostra grande sensibilità, diversamente dagli altri Pae-

Dalla legalità, la riflessione offerta dalla Terza Sessione del Forum si è spostata sul tema della Legge e del Diritto.“Non esiste un mercato che sia senza regole”. È iniziata con una citazione tratta da un libro di un famoso giurista, Nata-lino Irti, “L’ordine giuridico del mercato”, la riflessione del Prof. Franco Silvano Toni di Cigoli docente dell’Università degli Studi di Padova - Consorzio Pisa Ricerche - British Institute of International and Comparative Law. Una citazione, quella del Prof. Di Cigoli, che è stata allo stesso tempo una provocazione. Nell’era della globalizzazione del mercato, il diritto funziona ancora come “punto di ordine” del mercato? Affatto. In questo senso la citazione dell’illustre giurista finisce per essere completamente superata. Il motivo? “A fronte di un mercato globale, non abbiamo un diritto glo-bale ha commentato il Prof. Di Cigoli - Sul tema ambiente, un tema di natura sempre più globale, non esiste un diritto dell’ambiente che possa essere considerato globale”. Di qui lo scollamento tra il diritto e il mercato nel settore ambientale: “C’è una sorta di debolezza che rende incapace il diritto di dare ordine a questo mercato dell’ambiente ha precisato Di Cigoli - Il mercato che riguarda l’ambiente non ha regole compiute”.Il diritto domestico non basta a coprire dal punto di vista normativo la geografia dei flussi dei rifiuti, sempre più glo-bale e transnazionale. “La debolezza dell’economia dei rifiuti risiede proprio nello scarto tra la globalità delle tematiche ambientali e la dimen-sione domestica del diritto. È un dato di fatto - ha dichiarato Di Cigoli - L’isola felice che disegnava Natalino Irti poco tempo fa, ovvero un mercato dove ci siano regole, invece, non è più una realtà”.Ma dopo la “pars destruens”, la “pars construens”. Di fronte alle carenze e alle debolezze normative del Diritto

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Novità normative in tema di traffico internazionale di rifiuti e salvaguardia ambientale: Il ruolo propulsivo del PolieCo

Di Claudia Salvestrini

Le relazioni fra Italia e Cina datano start up molto lontani nel tempo e, malgrado la diversa dislocazione geografica sem-bri giocare a sfavore di tali rapporti, oggi, i due Paesi sono sicuramente sempre più vicini, tanto più in un momento contingentale come questo, quando, checché se ne possa dire in termini di vulgata, proprio la Cina sembra regalare al Bel Paese, segnali di luce e speranza economica. Tuttavia, non si può sottacere il fatto che, per troppo tempo, fra i due Paesi si siano intrecciati percorsi, per quanto limitati, ma comunque impattanti, legati a fenomeni di esportazione ed importazione di rifiuti che hanno avuto effetti perniciosi tanto sull’ambiente, quanto sulla salute dei cittadini e dei mercati dei rispettivi territori L’interesse di PolieCo nel far luce sui detti fenomeni di illegalità a partire da esportazioni illecite, nasce dalle varie denunce raccolte dalle aziende dei riciclatori italiani che non riuscivano più a reperire rifiuti da riciclare sul territorio nazionale. Cosa piuttosto strana vista la produzione di beni in Italia. Nell’approfondire la questione ci siamo resi conto che i rifiuti partivano per varie destinazioni estere, la più gettonata fra le quali era proprio la Cina (a seguire l’India, il Vietnam, la Malesia). Tutti i rifiuti oggetto delle indagini che abbiamo supportato, lasciano l’Italia identificati come merce e mai come rifiuti; le varie diciture, nel tempo, andavano dalla qualifica di Materia Prima, sino a Materie Prime seconde… Prime e seconde scelte (per i rifiuti industriali) fino ad arri-vare ad oggi quando la normativa consente che tutto venga indicato come sottoprodotto (come se essere un rifiuto sia

si dell’Unione Europea: “In Europa si registra una scarsa sensibilità, soprattutto da parte dei Paesi del nord Europa relativamente al problema della movimentazione dei rifiuti. L’ho potuto constatare personalmente. Passando alla Com-missione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti alla Commissione sui fenomeni della contraffazione e della pirateria ho riscontrato un unico comune denominatore: il totale disinteresse da parte di alcuni paesi dell’Unione, che hanno però un peso politico di una certa rilevanza, relativamente a questi due problemi, che pure sono problemi globali, dal valore di oltre 400 miliardi di euro. Lotta alla contraffazione e difesa del made in Italy sono, invece, direttrici su cui il Parlamento si impegna a lavorare”.

Sabato 24 settembreIV Sessione “Modelli operativi internazionali”

Dalle criticità e dalle problematiche che si affacciano sulla scena globale ai modelli operativi a cui guardare con interes-se a livello internazionale. Nella sua quarta sessione il Forum, dopo aver allargato la focale alla scena internazionale, met-tendo in luce le minacce provenienti dalla globalizzazione, la restringe sulle proposte e i modelli cinesi. È, infatti la Cina, al centro della riflessione della Direttrice del Consorzio, la Dott.ssa Claudia Salvestrini che riportiamo nel seguente box.

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l’attenzione verso questo tipo di fenomeni deve restare alta e richiamare ogni nostra energia per tamponare quanto più possibile il fenomeno, la criminalità organizzata e la possi-bilità che questa si inserisca nel mercato del riciclato al di fuori di ogni dinamica di corretta concorrenza. A questo punto non possiamo che salutare con entusiasmo quanto le istituzioni della Repubblica Popolare Cinese hanno fatto e stanno facendo per contribuire ad una definizione di regole condivise in grado di salvaguardare gli interessi di esportatori ed importatori che operano nella legalità e con un fine prettamente ambientale. Si deve ribadire, infatti, che per la Cina la normativa sull’in-gresso dei rifiuti non è mai stata troppo permissiva. Ci sono norme datate 2008 che fanno divieto di importazione per i rifiuti derivanti dal comparto agricolo e per quelli provenienti dalla raccolta differenziata di RSU, fino ad arrivare all’ultima norma 2011 in vigore dal 1 Agosto, dove si fa espressamente divieto di importazione di rifiuti solidi pericolosi, di rifiuti solidi destinati al recupero energetico così come di presta-re, vendere o affittare le varie certificazioni e/o licenze per importare o esportare in Cina. [NdR. “Legge della Repubblica Popolare Cinese per la pre-venzione dell’inquinamento ambientale da rifiuti solidi” e leggi e regolamenti amministrativi ad essa collegati ove si stabiliscono le “misure organizzative per l’importazione di rifiuti solidi”, promulgata in data 8 aprile 2011 ed in vigore dal 1° agosto 2011]. Come mai nonostante questi divieti si è riscontrato e si riscontra che rifiuti proibiti partono per la Cina da non ben precisate Società che sono risultate poi essere semplici trading o intermediari? Questo è quello che combatte e denuncia da tempo il PolieCo: la totale inapplicabilità della norma e della legalità. Nei vari viaggi si è potuto verificare e le norme messe in

un’eccezione), ma sia ben chiaro che la qualifica di sottopro-dotto deve essere dimostrata, tanto da chi esporta, quanto da chi importa. Nel traffico internazionale di rifiuti sempre più spesso si ignorano le norme Comunitarie che pur esistono e sono chiare: si esporta rifiuti e questo non è illegale purché si sappia esattamente dove viene portato il rifiuto, quale im-pianto lo lavora e se quest’ultimo è nelle condizioni tecniche corrette (e quindi a tutela dell’ambiente e della salute) per riciclare quella particolarità di rifiuto. Ad esempio: se si do-vesse inviare una partita di rifiuti plastici derivanti dal settore agricolo in impianti che non hanno l’impianto di lavaggio è ovvio che tali strutture non possono trattare quella tipologia di rifiuto che pertanto non può essere inviato tal quale se non precedentemente lavato e ridotto in scaglie più o meno grandi. Se invece trattasi di Pet questo deve essere inviato o ad un impianto che fa fiocco oppure in un impianto che sia nelle condizioni di rigradare il Pet e questo è un impianto talmente tecnologicamente avanzato e costoso da sussistere in pochissimi esemplari, anche in Occidente. Parlare di traffico di rifiuti significa anche parlare di “strani meccanismi” di guadagno e di una materia molto vasta ed altrettanto remunerativa specie se nell’attività si mescolano iniziative poco chiare e delinquenziali: mescolare rifiuti pe-ricolosi con non pericolosi, ad esempio, significa inviare un materiale che se anche solo apparentemente sembra buono, porta ad un riciclato contaminato e quindi alla produzione di prodotti o semilavorati inquinati ed anche pericolosi per la salute. Si consideri che in un momento congiunturale come l’at-tuale dove la contraffazione e la truffa alimentare vanno di pari passo con le esportazioni di rifiuti e dove i guadagni illeciti di tali traffici si equiparano ai mercati della droga e delle armi, rischiando anche poco in termini di giustizia,

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dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e quello degli Esteri affinché si addivenga ad un Protocollo di intesa che miri al controllo dei rifiuti sia in uscita dall’Italia che in ingresso in Cina così come all’attivazione di controlli mirati ed efficaci in grado di verificare l’idoneità dei prodotti fatti in Cina ed importati in Italia In questo torno di tempo e nel futuro prossimo venturo, il PolieCo ribadisce la volontà di farsi parte attiva per la buona riuscita di questo Tavolo e si propone agli enti preposti in qualità di primo interlocutore con i partner riciclatori cinesi per la realizzazione della vera economia sostenibile.

atto dimostrano che le istituzioni cinesi sono preoccupate quanto noi del fenomeno e sono estremamente ricettive sulle regole da applicare per arginare quanto più possibile il fenomeno dell’ingresso di rifiuti non previsti e vietati, e quindi dell’illegalità. Ci inorgoglisce molto il fatto che molti dei passi della nuova legge cinese sono una diretta conseguenza delle discussioni intercorse fra l’ente AQSIQ di Pechino ed il nostro staff PolieCo che, in questa fase è stato visto come un vero e proprio organismo consultivo da cui estrarre conoscenze e proposte finalizzate alle realizzazione di regole precise, condivisibili ed applicabili nell’ottica della sostenibilità e della green economy.Non nascondo che alcuni passaggi molto delicati hanno riguardato, ad esempio, il malcostume legato alla scappa-toia di esibire certificazioni e autorizzazioni per esportare che venivano passate di mano in mano tra le varie aziende (molte aziende italiane hanno esportato con licenze tedesche o olandesi); troppo spesso si ignorava la destinazione degli impianti finali (condizione indispensabile per la norma Co-munitaria sull’esportazione di rifiuti e che restava di difficile comprensione per la parte cinese). La nuova norma redatta dalle Istituzioni della RPC non risol-ve la questione in maniera definitiva, ma ponendo dei limiti alle quantità da importare in Cina inevitabilmente costringe l’esportatore a fare riferimento ad un parametro che è quello della capacità complessiva dell’impianto finale e quindi, in qualche modo, si deve conoscere l’impianto finale. La volontà sottesa a questa rinnovata produzione normativa cinese in chiave green è quella di promuovere seriamente il rilancio dell’economia verde e della collaborazione fra portatori di interesse internazionali. Questa volontà deve essere vista, ancor più, come una favolosa apertura che serva ad avviare un Tavolo di lavoro congiunto fra il Ministero

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ufficio di rappresentanza anche in Italia. Ma l’obiettivo della Cina, non è solo quello di collaborare con il governo italia-no o con gli imprenditori italiani. Puntiamo a collaborare in primis con gli italiani. Per questo nelle nostre imprese abbiamo assunto per l’80% dipendenti italiani. Vantiamo addirittura società in cui il personale è interamente italiano. Contare sui lavoratori del posto, collaborare con gli enti e le organizzazioni del posto e rispettare le leggi del posto. È questa la filosofia che vogliamo trasmettere alle imprese cinesi che guardano con interesse all’Italia. Dall’altro lato siamo pronti ad accogliere e a supportare tutti coloro che intendono investire nel nostro paese”.Dopo il governo e le istituzioni cinesi a parlare è direttamen-te l’impresa cinese, quella virutosa, perché ambientalmente sostenibile e allo stesso competitiva, che ha saputo fare del riciclo delle materie plastiche il suo core-business e il motivo del suo successo.

Ad illustrare la mission aziendale della Shanghai Intco In-dustries, azienda specializzata nella produzione di cornici fotografiche e di materiali plastici per rivestimenti e pavi-mentazioni da EPS è stato Liu Zhenzhong, Vice-Presidente dell’azienda: “Ogni anno produciamo prodotti a partire da materiale riciclato per un valore di 120 milioni. Di qui il nostro forte interesse all’acquisto di materiali riciclati per aumentare la scala della nostra produzione. Generalmente acquistiamo da Paesi in via di sviluppo e già industrializ-zati, come Stati Uniti, Corea, Svezia, Germania, Polonia e Spagna. L’Italia, sotto questo aspetto, è per noi un Paese di grande interesse. 100 mila tonnellate: è questa la quantità di rifiuti plastici che ci interessa acquistare dall’Italia. La nostra speranza è quella di trovare qui partner commerciali da cui poter acquistare rifiuti. La nostra attività merita tutta la vostra fiducia dal punto di vista ambientale. Siamo ecologici,

Nella seconda giornata dei lavori del Forum, la Cina, un Paese in corsa verso l’economia del riciclo, impegnato a giocare da protagonista la partita del riciclo, diventa, così, un “caso” da studiare e da guardare con interesse.Di qui la presenza al tavolo dei relatori del Primo Consigliere dell’Ambasciata Cinese in Italia, Zhang Junfang: “Il settore del riciclo è un settore che negli ultimi anni ha registrato una forte crescita in Cina, ma che per lungo tempo è stato trascurato e che per questo necessita di essere ordinato e regolato. Abbiamo scoperto questo settore anche gra-zie a PolieCo e solo ora abbiamo iniziato a studiarlo. Anche il governo cinese ha recentemente cominciato ad interessarsi di questo mercato. Infatti, dal 1° agosto scorso il nostro governo ha emanato una legge sull’importazione dei rifiuti. Si tratta di un primo passo che punta a ordinare in maniera compiuta il complesso mercato dei rifiuti”.La collaborazione istituzionale e la partnership commercia-le Italia-Cina è un altro tema su cui il governo cinese sta lavorando. “Solo lo scorso anno abbiamo firmato più di 10 accordi bilaterali e 20 accordi commerciali di collaborazione tra Cina e Italia ha continuato Zhang Junfang - Contiamo che entro il 2015 lo scambio commerciale tra i due paesi raggiunga gli 80 miliardi di dollari. Attualmente siamo ar-rivati a quota 45 miliardi. L’Italia per la Cina è il quarto partner europeo per scambi commerciali. Dal 2005 al 2010 lo scambio tra Cina ed Europa è cresciuto del 17%, quello tra Cina e Italia del 19%. L’obiettivo è quello di incentivare gli investimenti, non solo quelli degli imprenditori italiani in Cina, ma anche quelli degli imprenditori cinesi in Italia. Il capitale italiano attualmente in Cina ammonta a 4, 834 miliardi. D’altra parte anche la Cina ha fatto molti sforzi per aumentare gli investimenti cinesi in Italia che ad og-gi superano i 680 milioni di dollari. Fino all’anno scorso potevamo contare ben 151 imprese cinesi che avevano un

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oggi entrato a pieno regime ed è diventato business. Così dai macchinari rudimentali africani utilizzati per fare dei test siamo passati a macchinari più tecnologici acquistati dalla Cina. Tra questi anche dei compattatori, perché nel caso di materiali plastici gli enormi volume pesano sui trasporti e quindi anche sul prezzo finale del prodotto. Per far fron-te ai continui tagli di corrente che in Africa coprono cicli giornalieri di 6-10 ore, abbiamo pensato di alimentare tali compattatori con pannelli fotovoltaici. Abbiamo iniziato con cicli di lavorazione di 10 ore, l’obiettivo è di arrivare a breve a cicli di 20 ore con una produzione di 50 tonnellate giornalierie e 15.000 tonnellate annue”.

L’esempio del giovane italiano, sbarcato in Senegal a caccia di un’opportunità, forte del proprio bagaglio di know how e tecnologia, insegna. Di qui il monito e l’invito del Presidente PolieCo, Enrico Bobbio: “Imprenditori sveglia! Bisogna andare dove c’è il problema, non aspettare che il proble-ma venga a casa nostra! Muoviamoci! Abbiamo capacità, tecnologie, saper fare, abbiamo tutte le carte in regola per esportare la nostra cultura e il nostro spirito imprenditoriale in questi paesi via di sviluppo, come il Senegal e farne il nostro core business”.Ma dal giovane imprenditore della Mildak Sarl, oltre che una lezione “economica”, anche una lezione “morale”. Al di la’ del virtuosismo imprenditoriale la sua azienda è un chiaro esempio di virtuosismo etico che ha saputo coniugare gli interessi economici con la solidarietà: “Grazie alla colla-borazione della FAO, abbiamo creato un fondo, il Fondo Mildak, per la costruzione di scuole in Africa - ha spiegato Pasquariello - Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare i giovani ed educarli fin da piccoli al problema del riciclo in Africa”.

sostenibili e sensibili alle problematiche ambientali. I nostri quattro stabilimenti possono contare tutti su certificazioni rilasciate dalle agenzie per l’autorità ambientale. Tutto quello che viene prodotto è perfettamente in linea con le normative per la protezione dell’ambiente. L’appello a collaborare con noi è anche un augurio perché possiate iniziare a conside-rare i rifiuti un tesoro e una risorsa da riciclare, piuttosto che come un problema da smaltire”.

Dal modello cinese che guarda all’Italia come opportunità di sviluppo a quello italiano che guarda ai paesi in via di svi-luppo per poter decollare. Nella sua edizione 2011 il Forum pullula di “best practice” volte ad “illuminare” gli imprendito-ri di casa nostra sulla strada da intraprendere. Una di queste è proprio quella del giovane imprenditore, amministratore unico della Mildak Sarl, Patrizio Pasquariello, partito alla volta del Senegal per esportare tecnologia e know how per “colonizzare” un territorio “vergine” in materia di riciclo di rifiuti plastici e far decollare un’impresa che oggi ricicla due tonnellate di PET all’ora. Una storia la sua che racconta il suc-cesso di un’intuizione e la forza dell’intraprendenza “made in Italy”: “in molti dei miei viaggi per lavoro - ha spiegato il giovane Pasquariello chiamato a raccontare la sua esperienza al tavolo dei relatori - sono rimasto colpito dall’enorme quan-tità di materie plastiche che si ricicla in Cina. Così tornado in Italia ho iniziato a cercare materie plastiche da portare in Cina, ma non ce l’ho fatta. Colpa dei troppi intermediari che viziano il mercato. Tramite conoscenze personali con la FAO sono arrivato in Africa, una vera e propria discarica a cielo aperto di plastica, spesso trasportata illegalmente. Qui la plastica è una vera e propria piaga sociale e il riciclo un problema da trasformare in opportunità. Ho così iniziato a lavorare su una discarica in Senegal, ben 30 chilometri quadrati di bottiglie di plastica. Da una prova, il riciclo è

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Sabato 24 settembreV Sessione“Profili di legalità ed etica del riciclo nelle economie globalizzate”

Alla legalità e al suo inscindibile legame con l’etica è stata dedicate l’ultima sessione del Forum che ha visto protagoni-sta la magistratura. Ad aprire la sessione sulla legalità l’On. Gaetano Pecorella, Presidente della Commissione bicame-rale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che ha posto l’accento sulla dimensione internazionale del problema illegalità nel settore rifiuti, evidenziando limiti e lacune dell’apparato volto a contrastarla: “Il mercato dei rifiuti, soprattutto quelli destinati al riciclo ha dichiarato l’On. Pecorella - è un mercato ormai globalizzato, ma privo di regole omogenee e di adeguati controlli, un mercato che si connota per la presenza di ampie maglie attraverso cui è molto facile per i trafficanti di rifiuti operare liberamente, creando situazioni di disastro ambientale o di danno alla sa-lute umana. I reati ambientali, d’altronde, hanno una forte vocazione transnazionale. Gli organi investigativi si trovano quindi costantemente alle prese con la necessità di superare i confini nazionali nel tentativo di instaurare collegamenti e reti di indagine con le autorità e le polizie giudiziarie di vari Paesi. Eppure, la Commissione che presiedo ha potuto constatare che l’Europol, che dovrebbe svolgere la funzione di canale informativo tra le polizie dei diversi Paesi, è in realtà in possesso di un numero limitatissimo di notizie in merito al traffico transfrontaliero di rifiuti. Inoltre, l’Eurojust, che dovrebbe coordinare le autorità giudiziarie nei procedimenti che interessano due o più stati membri, in realtà, in tema di rifiuti, sembra svolgere attività di scarso rilievo. Si pensi che nel 2004 sono stati aperti solo 20 casi, nulla a paragone dei migliaia di casi che riguardano altri settori di competenza

Il tema dello smaltimento illecito dei rifiuti sulla scena in-ternazionale è stato invece il tema dell’intervento del Dott. Francesco Cappè, funzionario dell’UNICRI, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di ricerca sul crimine e sulla giustizia che recentemente ha deciso di lanciare un program-ma di ricerca e di raccolta dati proprio nel settore dei reati ambientali, focalizzandosi nello specifico sullo smaltimento illegale dei materiali pericolosi. Il 2012 vedrà l’inizio di questa attività che verrà effettuata in piena sinergia con le esperienze esistenti di controllo e monitoraggio in campo internazionale (es. INTERPOL) andando a colmarne le lagune e i deficit.“Sono tre le fasi azione del progetto ha spiegato Francesco Cappè - partiremo da una ricerca e da un database mul-timediale per l’analisi dei dati raccolti, passando per una conferenza internazionale per portare tutto all’attenzione delle Nazioni Unite, fino ad arrivare a mettere in piedi una piattaforma continua di monitoraggio dell’illecito in campo internazionale”.“L’obiettivo è quello avere una fotografia chiara del fenomeno a livello internazionale dello smaltimento illegale di rifiuti tos-sici ed elettronici ha precisato il funzionario dell’UNICRI - Ci interesse conoscere i trend, ovvero le tendenze in atto su scala globale, circoscrivere i gruppi criminali coinvolti e contestualiz-zare a livello socio-politico l’azione criminale per individuare le vulnerabilità e le zone di rischio regionali e globali”.“In questo senso - ha precisato il Dott. Cappè - sottolineo l’importante funzione del Consorzio PolieCo, ormai da tempo impegnato a coniugare mercato e riciclaggio, nello stimolare organismi esistenti a livello nazionale ad attivarsi e a consolidarsi anche sul fronte interna-zionale, perché è qui che si gioca la partita del riciclo. Considero pertanto l’impegno del Consorzio nella sen-sibilizzazione su tali tematiche una vera e propria best practice da prendere a modello”.

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e operativo. Sta agli uomini, agli imprenditori, agli Stati di buona volontà realizzare tutto questo”.

La cause dell’illegalità a livello internazionale, le sue dina-miche e le proposte per contrastarla sono state al centro dell’intervento socio-economico di Loretta Napoleoni, giornalista e consulente UNICRI.“Il traffico dei rifiuti è una delle entrate più importanti della criminalità organizzata nostrana ha sottolineato la Napo-leoni che cresce approfittandosi della crisi di liquidità che avvelena il mercato internazionale. La crisi economica ha pertanto dato nuovo slancio e nuovo impulso all’economia illegale e criminale, proprio perché queste hanno grande abbondanza di contante. Il riciclaggio è diventato così una fonte importante della liquidità del nostro paese. Il crimine organizzato che opera esclusivamente in contante ha così approfittando della crisi per riciclare la propria liquidità all’interno dello stesso sistema a corto di contante.L’esempio della Campania è illuminante sotto questo punto di vista: il gettito fiscale della regione non corrisponde ai livelli di reddito, più bassi di quelli riscontrati dalle entrate del fisco. La regione è la ‘lavatrice’ del paese. In Campania si riciclano non solo i profitti illeciti prodotti in Campania, ma anche quelli prodotti fuori Italia. Esiste un’economia occulta e illecita all’interno del nostro sistema, legata a doppio filo e interdipendente con l’altra economia, quella visibile e legale. Alla radice di queste anomalie pe-ricolose c’é l’indifferenza della classe politica nei confronti della contaminazione dell’economia legittima che trae so-stentamento proprio da quella illegittima”.“Ma questo non è un problema solamente italiano ha dichiarato la Napoleoni - Basta guardare al Messico, o meglio alle con-nivenze tra Ciudad Juares ed el Paso, due città al confine tra Mexico e Stati Uniti, separate soltanto da un ponte e unite da un

di Eurojust. In sostanza, ad oggi non risulta alcun tipo di coordinamento investigativo o alcun dato significativo su indagini relative al traffico transfrontaliero di rifiuti”.Dalla fotografia dei gap e delle lacune, scaturisce inevitabile la proposta, quella di un coordinamento urgente tra le forze di polizia a livello internazionale: “Ci si deve rendere conto che la terra oggi è sempre più simile al corpo umano ha pre-cisato Pecorella Oggi è sempre più facile che l’infezione in una parte malata del Pianeta si diffonda anche nelle parti sane, provocandone addirittura la morte. Non è perciò più ammissibile che la gestione dei rifiuti sia lasciata ad ogni sin-golo stato, al di fuori di un controllo internazionale, né che vi sia tanta disparità di normative, o addirittura, come ha sottolineato il Prof. Di Cigoli, l’assenza di un Diritto globale. È impensabile che un mercato globale non sia regolamentato a livello internazionale. La comunità internazionale ha bisogno di enti di controllo sovranazionali, sia per tutelare quelle nazioni più arretrate che sono oggi la pattumiera di quelle più avanzate, sia per impedire che la cattiva gestione dei rifiuti in alcuni Paesi si traduca in un danno per altri Stati o per l’intero pianeta. Penso ad una sorta di task force in grado di intervenire nei paesi a rischio, denunciandone le violazioni ad organismi internazionali a cui, a loro volta, sia riconosciuto anche il potere di erogare sanzioni. Forse si tratta di un’utopia, ma le utopie sono un piccolo seme gettato, da cui a lungo può nascere qualcosa. La mancanza di un approccio normativo unitario a livello europeo ed interna-zionale, sia dal punto di vista preventivo, che repressivo, nei confronti dei crimini connessi al traffico illecito dei rifiuti, oltre che la mancanza di un’efficace e sistematica attività di coordinamento tra le autorità giudiziarie dei vari paesi, sono un limite gravissimo allo svolgimento di indagini che neces-siterebbero, invece, di un approccio unitario e dell’impiego di forze comuni, dal punto di vista informativo, normativo

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Oggi, invece, abbiamo una normativa ambientale che sareb-be meglio non avere, per come è strutturata, per come non viene applicata e soprattutto per come non viene controllata. Quando ero deputato europeo, in qualità di vicepresidente della Commissione Ambiente, facemmo un’ indagine sulla cosiddetta ‘illegalità istituzionale’ per comprendere come in tutti i paesi europei nascessero leggi ambientali destinate a non essere applicate. Dall’indagine emersero ben otto espedienti-escamotage per creare leggi destinate a rimanere sulla carta, perché difficili da applicare e da controllare. L’aspetto più eclatante era costituito dal fatto che l’Italia faceva il pieno: in Italia venivano applicati tutti ed otto gli espedienti. È questo uno dei motivi per cui da due anni a questa parte la polizia giudiziaria non fa più controlli sul traffico e sul trasporto dei rifiuti: non si sa più che legge applicare. Siamo passati ad un tipo di normative che è ‘criminogena’. Piutto-sto, facciamo poche leggi, chiare e applicabili”.Dopo il duro attacco all’impianto normativo di riferimento in tema di ambiente e di rifiuti, dal procuratore Amendola è arrivato, tuttavia, l’invito a rispettarlo: “Certo, non esiste una via giudiziaria all’ecologia. La via all’ecologia passa, infatti, attraverso la cultura e la sensibilizzazione. Però, nel frattempo le leggi vanno applicate, anche se fatte male. Un po’ di sana repressione penale non fa male. Parola di magistrato”.

A difesa delle imprese e contro la pubblica amministrazio-ne si è schierata Viviana Del Tedesco della Procura della Repubblica di Udine.“La colpa è della pubblica amministrazione, che non fa bene il suo mestiere e che non viene punita per questo ha dichiarato la Del Tedesco Il privato, invece, si trova costretto a trasgre-dire di fronte a tale sistema vessatorio e percussorio, non ha alternative. Ecco allora che tra legalità e illegalità il passo è breve. Capita così che anche l’imprenditore onesto possa essere

commercio illegale interdipendente (quello della droga e delle armi) che assicura il sostentamento di entrambe le realtà. Merito di una cinghia di industrie illegali che corrono lungo il confine, nate dal riciclaggio di denaro sporco, prodotto dal commercio di armi e droga, ovvero di una sorta di ‘polmone economico’ che fa girare l’economia legale, oltre a quella illegale. Il caso del Messico è solo un esempio limite dell’istituzionalizzazione economica del crimine e ci conferma che la tentazione di in-camerare i profitti dell’illegalità nell’economia tradizionale è, specie nei momenti di recessione, forte d’ovunque”.L’analisi dell’illegalità nazionale ed internazionale offerta dalla Napoleoni, non è però sfuggita alle proposte, né si è sottratta dal lanciare soluzioni: “Una partecipazione più di-retta ed attiva della società civile alla cosa pubblica è l’unica via di uscita. Un esempio interessante è offerto dalla città di Medellín, la cittadina colombiana sfuggita dal monopolio del traffico di droga grazie alla cultura, o meglio grazie alla politica illuminata di alcuni amministratori che hanno aperto biblioteche, ludoteche e scuole per creare punti di aggregazione della popolazione. Si tratta di una delle storie più incredibili degli ultimi dieci anni, oltre che un modello a cui guardare con ottimismo”.

Dopo aver fatto luce sulle cause dell’illegalità internazionale tramite l’originale e brillante analisi di Loretta Napoleoni e aver analizzato le proposte ideali dell’On. Gaetano Pecorella, volte a contrastare il problema illegalità, la riflessione del Forum si è spostata agli strumenti della legalità, ovvero l’apparato norma-tivo, la cui inadeguatezza è stata sottolineata da Gianfranco Amendola della Procura della Repubblica di Civitavecchia: “In Italia ha sottolineato Amendola - abbiamo la peggior legge ambientale che ci sia mai stata propinata. Quando nel 1970 ho iniziato ad occuparmi di ambiente non c’era una nor-mativa ambientale. Applicavamo, piuttosto, il codice penale.

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nel contrasto di tali fenomeni delittuosi, resi ancor più de-vastanti dalla presenza del crimine organizzato”.Il riferimento va alla scarsa produzione legislativa nell’indi-viduazione di figure di reato in materia ambientale: “L’art. 260 dlgs.152/06 è come Cenerentola ha commentato Pen-nisi - unica norma penale in una marea di fattispecie che danno luogo a violazioni amministrative o a contravvenzioni”.Di qui, dopo il monito, l’invito: “L’augurio - ha continuato Pennisi - è che il legislatore faccia in modo che Cenerentola trovi la scarpetta, ma l’invito è a non lasciare sola Cenerentola. Il legislatore, piuttosto, si ricordi di inserire nel codice penale il delitto ambientale per evitare che l’autorità giudiziaria sia costretta a pericolose torsioni delle norme del diritto ambien-tale. In un’epoca di globalizzazione del crimine occorre che le sfide che attendono la comunità nazionale sullo scenario dei crimini ambientali possano essere affrontate disponendo di una articolata normativa penale che non costringa l’appa-rato repressivo dello Stato a “forzare”, oltre il naturale limite, le norme del diritto penale, col rischio di pericolose torsioni che possono compromettere il principio di legalità. L’invito va al legislatore affinché metta a disposizione dell’apparato repressivo dello Stato degli strumenti. Recentemente qualcosa si è mosso. Occorre continuare su questa via”.

A sottolineare la necessità di un apparato normativo e com-piuto è stato anche Roberto Rossi, Consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura, il cui intervento ha preso spunto dal dibattito sul rapporto tra Diritto ed economia.“Le regole vengono prima dell’attività economica - ha dichiarato Rossi - Ecco perché sulle spalle dei giuristi pesa un’enorme re-sponsabilità. Sono loro che devono ricordarsi in prima persona che le economie sono sane solo se seguono regole precise e che le regole servono a favorire l’economia e non ad ingabbiarla. Senza regole serie non ci sarà mai uno sviluppo economico serio.

risucchiato dalla criminalità vera, quella organizzata che ha il monopolio e che costringe il privato a smaltire in un maniera illegale. Ricordiamoci che è l’impresa che muove l’economia e che nel momento in cui un imprenditore viene iscritto nel registro degli indagati ha una perdita drammatica di chance sul mercato. Ne basta una per mandarlo in fallimento”.

Le difficoltà della Magistratura di fronte all’illecito ambientale a causa di un apparato normativo inadeguato sono state al centro dell’intervento del Sostituto Procuratore Direzione Na-zionale Antimafia, Roberto Pennisi: “La realtà della norma in materia ambientale in Italia oggi è costituita da un lato da imprese virtuose che la applicano e dall’altro dalla repressione. In mezzo però c’è il vuoto. Si finisce così per scaricare sull’appa-rato repressivo dello Stato (magistratura e polizia giudiziaria), quella che in realtà dovrebbe essere l’ultima ruota del carro, responsabilità che non sono di sua competenza. Invece noi magistrati rischiamo di essere la prima ruota del carro e non vogliamo esserlo. Alla fine tutto si scarica sulla magistratura che invece non è attrezzata per affrontare questo problema”.Di fronte alle difficoltà della magistratura, il Dott. Pen-nisi non ha mancato di sottolineare il virtuosismo del Consorzio: “Se ci fosse una condanna per aver fatto be-ne, PolieCo dovrebbe patire la massima pena, proprio per via della sua lungimiranza. La stessa costruzione del programma di questo Forum che ha lasciato gli interventi dell’apparato repressivo alla fine è un segno che la soluzione al problema dell’illecito non va ricerca nella magistratura, ma nell’impresa e nell’amministra-zione. Pur in assenza di una strutturata normativa penale contro i crimini ambientali, richiesta a gran voce dagli ad-detti ai lavori e dalla comunità internazionale, l’intelligente uso da parte degli organi repressivi dello Stato degli strumenti esistenti ha consentito di ottenere risultati di grande pregio

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soltanto un’ancora di salvezza, ovvero un apparato buro-cratico in grado di reggere formalmente l’impatto aggressivo della norma su violazioni formali. Piuttosto che perseguire l’impresa, la repressione oggi deve prendere le mosse da regole che penalizzino quello che merita di essere penalizzato, che escludano la violazione formale lieve dal range del penalmente rilevante e che diano certezza alle imprese. È questo l’unico mondo per dare respiro all’impresa corretta e virtuosa, quella attenta, ligia, rispettosa e credibile”.Dall’analisi delle criticità dell’economia del riciclo alle pro-poste per un suo rilancio a partire dalla promozione di un’adeguata “cultura del riciclo”, la due giorni ischitana ha passato in rassegna lacune, punti di debolezze, ma anche opportunità e “best practice” legate allo scenario del riciclo in Italia e nel mondo, dal punto di vista normativo, economico, culturale e politico. Merito del contributo dei numerosi rela-tori intervenuti ad arricchire con i loro interventi la riflessione sul riciclo e sulle sue prospettive future.“Per far fronte alle sfide della globalizzazione e uscire dall’empasse della crisi ci vuole cultura - ha commentato il Presidente di PolieCo, Enrico Bobbio, a chiusura del Fo-rum - La promozione di un’adeguata cultura del riciclo è la chiave per uscire dalla crisi, oltre che l’obiettivo di PolieCo. Il nostro Paese ha tutte le carte in regola per far decollare la Green Economy, ma abbiamo la demagogia che ci blocca. Dobbiamo lavorare perché la barriera demagogica crolli e perché l’imprenditore italiano possa competere al pari di altri imprenditori del mondo. È impensabile poter esportare in tutto il mondo la tecnologia di trattamento di rifiuti ed essere penalizzati proprio in casa nostra. È un problema culturale. Abbiamo riportato l’esempio di un giovane imprenditore alla volta del Senegal affinché possa essere un modello e allo stesso tempo uno stimolo. Noi abbiamo le tecnologia, la capacità e l’esperienza per trasformare sfide e problemi in risorse”.

Occorrono norme penali adatte e dissuasive contro le viola-zioni a danno dell’ambiente”.Dalla necessità delle norme, alla necessità del loro rispetto. La riflessione di Rossi non risparmia l’allergia alle regole ti-pica del tessuto imprenditoriale italiano. Di qui il riferimento all’estensione della responsabilità delle imprese agli illeciti commessi in violazione delle norme a protezione dell’am-biente: “A pagare ora non sarà solo il singolo, ma anche la società - ha precisato Rossi - Questo è solo un esempio di come una cultura imprenditoriale allergica all’applicazione delle norme produca poi, quasi per una sorta di punizione divina, degli effetti devastanti per le regole. Ecco allora che un tipo di sanzione è diventata un allargamento sterminato e poco serio di responsabilità nei confronti delle imprese”.“Riportare l’impresa al centro della riflessione sulla repressione penale”. È questo l’invito dell’On. Francesco Paolo Sisto, membro della II Commissione Giustizia della Camera dei De-putati, della Commissione Bicamerale di inchiesta Antimafia e del Comitato Parlamentare per i Procedimenti di accusa: “Ci troviamo nel bel mezzo di un delicato periodo storico in cui l’impresa va aiutata, non vessata - ha dichiarato Sisto - Se andassimo ulteriormente a martellare le imprese in maniera formale, dando al diritto penale una funzione repressivo, commetteremmo un crimine ulteriore rispetto a quelli che puntiamo a perseguire. Il diritto penale non è la medicina che serve per ‘raddrizzare’ l’impresa. Al contrario. In questa particolare fase congiunturale, occorre fare dell’impresa il punto centrale, di partenza e di arrivo, di qualsiasi interven-to. L’Italia ha bisogno di un mutamento di rotta, ma non di ulteriore repressione penale”. Di qui il riferimento al Decreto Legislativo che modifica il D. Lgs. 231/2001, “una sorta di mostro ha commentato Sisto - che approfittando di un di-segno europeo, si trasforma nel nostro paese in un ulteriore strumento di percussione per l’impresa che per tutelarsi avrà

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Nella serata di venerdì 23, il PolieCo ha inteso omaggiare con la consegna degli Attestati di benemerenza 2011 le personalità che si sono distinte durante l’anno per l’alto impegno professionale a favore dell’ambiente e della pro-mozione della cultura della legalità ambientale.Di seguito diamo conto della premiazione e delle relative motivazioni.

GIUSEPPE MARCOTRIGIANO, Comandante della Stazio-ne di Bari del Corpo Forestale dello Statoper l’importante lavoro svolto dal suo insediamento ad oggi, anche in relazione ai meriti conseguiti nella sua carriera, a tutela dell’ambiente e della legalità; per l’importante contributo volto a stroncare il traffico illecito dei rifiuti, oltre che per il sostegno e la disponibilità da sempre dimostrati verso le atti-vità del Consorzio, con il quale condivide ideali e valori.

LUIGI BENIAMINO SCARPA, Sindaco di Porto Torresper il suo coraggioso impegno in difesa dell’ambiente della sua città. Impegnato a valorizzare e a tutelare il patrimonio paesag-gistico locale, pur in condizioni di estrema difficoltà, ha fatto della green economy un punto cardine del governo della sua città, oltre che una delle priorità del suo mandato, dimostrando coerenza e condivisione con gli ideali del Consorzio.

JCOPLASTIC S.p.A.perché l’azienda in questione, leader nel settore della proget-tazione e produzione industriale di contenitori in materiale plastico, all’avanguardia per competitività, tecnologia, inno-vazione e qualità, ha saputo integrare i valori del rispetto dell’ambiente nel suo core business, divenendo un esempio

nel tessuto imprenditoriale nazionale ed internazionale, oltre che testimonial d’eccellenza della mission PolieCo.

GIORGIO MOTTOLA, giornalista di Terraper la coraggiosa denuncia e la puntuale informazione fornita sui temi ambientali, in grado di contribuire alla diffusione di una nuova cultura dell’ambiente e della legalità tra i media e l’opinione pubblica, oltre che per la competenza e la profes-sionalità dimostrata nel sostegno alle attività del Consorzio ed il coraggio dimostrato in molte indagini.

GIAN CARLO BIANCHI, amministratore della G.L.M. Import Export perché con la sua attività imprenditoriale ha saputo coniu-gare, con professionalità e competenza, valori d’impresa e salvaguardia dell’ambiente, facendo della responsabilità am-bientale e sociale uno dei capisaldi di una strategia aziendale “vicina all’ambiente”, attenta a modelli di sviluppo alternativi e sensibile agli ideali del Consorzio.

RAFFAELLO FOTERNIperché da sempre, ancor prima della costituzione del Consorzio e successivamente con la sua immediata adesione infatti risulta essere stato il primo iscritto, ha sostenuto le attività a tutela della legalità e dell’ambiente. Per aver creduto fin da subito nei valori e nella missione del Consorzio e per aver apportato il suo importante contributo, come consorziato e come imprenditore, lo ringraziamo e lo ricordiamo con grande affetto e stima.

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