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Regole e supervisione nell’attività di vigilanza. Aspetti generali, l’esperienza italiana, le iniziative a livello internazionale Andrea Pilati Banca d’Italia Servizio Normativa e Politiche di Vigilanza

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Page 1: Regole e supervisione nellattività di vigilanza. Aspetti generali, lesperienza italiana, le iniziative a livello internazionale Andrea Pilati Banca dItalia

Regole e supervisione nell’attività di vigilanza.

Aspetti generali, l’esperienza italiana, le iniziative a livello internazionale

Andrea Pilati

Banca d’Italia

Servizio Normativa e

Politiche di Vigilanza

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Da dove si è partiti (1)

1. troppo diverse tra circoscrizioni;2. non sufficientemente incisive ed omogenee (perimetro della

regolamentazione, intermediari finanziari non vigilati, hedge fund);3. non adeguatamente prescrittive in aspetti rilevanti per la corretta

rilevazione dei rischi (es., consolidamento dei veicoli finanziari);4. eccessivamente orientate a dare rilevanza, a fini prudenziali, ai

sistemi di misurazione dei rischi sviluppati dagli stessi intermediari vigilati;5. non in grado di correggere incentivi distorti (es., politiche di

remunerazione);6. pro-cicliche

Punti di debolezza delle REGOLE

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Da dove si è partiti (2)

1. prassi applicative ancora troppo diversificate tra le diverse Autorità di vigilanza;

2. approcci spesso non sufficientemente severi a fronte di elementi sintomatici di una rischiosità più elevata di quella dichiarata;

3. minore capacità di interlocuzione delle Autorità di vigilanza di fronte a intermediari troppo grandi in relazione alla dimensione relativa del Paese d’insediamento;

4. mancanza di coordinamento nella vigilanza dei gruppi cross-border

Punti di debolezza della SUPERVISIONE

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Le recenti iniziative a livello internazionale

1. Definire regole generali per le banche in modo da:− innalzare la qualità e la quantità del patrimonio;− migliorare la capacità dei requisiti patrimoniali di catturare i rischi;− contenere la leva finanziaria;− tenere sotto controllo il rischio di liquidità

2. Introdurre disposizioni specifiche per gli intermediari sistemici e rendere più agevole la risoluzione delle crisi

Il Comitato di Basilea ha approvato il documento finale con le relative proposte il 12 settembre 2010 Tra le altre principali iniziative del FSB: migliorare la struttura degli incentivi e la trasparenza (politiche di remunerazione, utilizzo dei rating a fini di vigilanza, criteri contabili maggiormente convergenti), individuare un quadro di regole globalmente condivise per i mercati over the counter

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Le nuove regole: il patrimonio

1. Centralità della componente di qualità primaria: common equity:

Componenti positive di elevata qualità: capitale, riserve, interessi di terzi nella misura in cui coprono i rischi delle rispettive entitàcontrollate.Deduzioni delle poste attive per le quali è elevato il rischio di non avere un valore di realizzo positivo in caso di crisi o situazionidi stress (avviamenti, investimenti in azioni proprie, shortfall,attivi-vità fiscali differite, filtri prudenziali negativi) o finalizzate ad evita-re il “double gearing”.

2. Rafforzamento della capacità di coprire le perdite degli altri strumenti patrimoniali di tier 1

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Le nuove regole: il patrimonio

Le partecipazioni bancarie, finanziarie ed assicurative rilevanti (superiori al 10% del capitale della partecipata) non consolidate, le attività fiscali differite derivanti da differenze temporali ed i mortgage servicing rights vengono dedotti dal common equity del partecipante:

1) per la parte eccedente, per ciascuna categoria, il 10% del common equity del partecipante;

2. per la parte eccedente, per la somma delle attività di tutte e tre le categorie, il 15% del common equity del partecipante

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Le nuove regole: le attività di rischio

1. Revisione della metodologia di determinazione del requisito patrimoniale a fronte dei rischi di mercato calcolato sulla base di modelli interni:

- previsione di una maggiorazione a fronte di ipotesi di stress- determinazione di uno specifico requisito a fronte del rischio specifico per tenere conto del rischio di default e di downgrading dell’attività sottostante (IRC: “incremental risk charge”)

2. Requisiti più stringenti per le operazioni di ri-cartolarizzazione

3. Modifiche della metodologia di calcolo delle esposizioni e dei requisiti a fronte dei rischi di controparte (derivati OTC,

operatività verso controparti centrali) con l’obiettivo di adeguare maggiormente il requisito al rischio effettivo e favorire la standardizzazione delle operazioni e la loro canalizzazione verso mercati organizzati e regolamentati

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Le nuove regole: il leverage

Da analisi empiriche il leverage ha evidenziato elevate capacità di discriminare banche stressed e banche non stressed

Lo strumento dovrebbe fungere come un “backstop” ed evidenziare e contenere i “rischi di modello”

Necessaria una costruzione e calibrazione adeguata:

- onnicomprensivo (attività di bilancio e fuori bilancio)

- individuazione delle regole per il netting

- attenzione a ridurre l’impatto delle diverse regole contabili

- aspetti collegati alla pro-ciclicità (utilizzo del tier 1)

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Le nuove regole: il rischio di liquidità

La crisi ha evidenziato che:

1. regole o controlli basati sul solo rischio idiosincratico e sulla misura del capitale non sono sufficienti quando si verificano situazioni di stress particolarmente severe

2. non vi sono presupposti adeguati per poter fare affidabilità sui modelli interni

Liquitity Coverage Ratio (LCR):

Attività liquide/Deflussi netti entro il

mese >=1

Net Stable Funding Ratio (NSFR):

Fondi stabili/Attività oltre il breve

Termine >=1

Capacità di sopravvivenza autonoma

nel breve periodo

Capacità di gestione strutturale del rischio

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Requisiti minimi e buffer

OBIETTIVI:

1. Definire ratios minimi credibili, su livelli al di sotto dei quali l’intermediario non è considerato più “viable” dal mercato

2. Individuare buffer tali da evitare che il patrimonio scenda al di sotto dei ratios minimi anche nei periodi recessivi e di massima turbolenza dei mercati

3. Ratios minimi e buffer previsti a livello di CE/RWA. Un requisito minimo anche a livello di Tier 1 ratio e di patrimonio complessivo

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Quali buffer?

Due componenti:

1. “Capital conservation buffer” (da collegare a limiti alla distribuzione dei dividendi ed altri interventi da parte della vigilanza): serve a garantire che durante periodi di stress il patrimonio non scenda al di sotto del minimo

2. “Countercyclical capital buffer”: si attiva soltanto in periodi di forte espansione del credito per attenuare gli effetti di pro-ciclicità nelle successive fasi recessive

Per poter funzionare in modo corretto il meccanismo presuppone che, per le banche che determinano i requisiti patrimoniali a fronte del rischio di credito attraverso sistemi interni, vi sia il preventivo aggiustamento delle PD al fine di tenere conto dell’andamento del ciclo (proposta CEBS)

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Requisiti minimi e buffer

Requisito minimo: 4.5% 6% 8%

Common equity (After deductions) Tier 1 Totale

Capital conservation buffer: 2.5%

Minimum plus conservation buffer 7.0% 8.5% 10%

Leverage ratio: 3%

Countercyclical buffer range 0-2.5%

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Requisiti minimi e buffer

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Grandfathering e phasing-in

L’obiettivo è quello di avere regole più rigorose in grado di catturare meglio che in passato i rischi, ridurre la probablità di crisi sistemiche, attenuare il livello di pro-ciclicità della regolamentazione

…. ma al tempo stesso è necessario che l’entrata in vigore del pacchetto sia opportunamente graduata in modo da non pregiudicare la ripresa economica e non determinare costi eccessivi per il sistema finanziario e le imprese

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I benefici e i costi della nuova regolamentazione

Dalle analisi svolte è ragionevole ritenere che, una volta a regime, le nuove regole apporteranno benefici netti dovuti alla riduzione della probabilità e degli effetti di fallimenti bancari i quali, quando si verificano, possono ridurre in modo anche permanente il livello di GDP dei diversi Paesi

Nella fase di transizione è da ritenere che vi siano costi, in termini di aumenti dei “lending spread” e del GDP, i quali però appaiono sostenibili anche in relazione all’entrata in vigore graduale del nuovo framework

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Le nuove regole: introdurre disposizioni specifiche per gli intermediari sistemici

In relazione all’esigenza di ridurre il “moral hazard” posto dalle istituzioni sistematicamente rilevanti (“SIFIs”) il framework proposto mira a:

1) ridurre probabilità e impatto del fallimento di un intermediario sistemico;

2) aumentare la capacità di liquidarlo senza costi elevati per il contribuente;

3) minimizzare i rischi di contagio;

4) eliminare i vantaggi competitivi di cui godono

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Le nuove regole: introdurre disposizioni specifiche per gli intermediari sistemici

A tal fine sono state individuati quattro comparti di interventi:

A. Aumentare l’intensità della supervisione e accrescere il ruolo dei collegi

A. Misure strutturali: limiti alla crescita delle attività, autonomia delle filiazioni estere, regole di separatezza (tipo “Volcker rule”)

A. Regole di vigilanza più severe (misure di capitale e di liquidità, limiti alla concentrazione dei rischi)

B. Regimi legali di risoluzione delle crisi armonizzati e piani “anticipati” per affrontare le crisi, “bail in option”

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Le nuove regole: introdurre disposizioni specifiche per gli intermediari sistemici

E’ quindi necessario che se una SIFI va in crisi essa possa essere superata in going concern (“recover”) o in gone concern (“resolved”) in modo che:

1. non vi siano costi per i contribuenti;

2. non si abbiano rischi di contagio, perdite di fiducia, o restrizioni al credito

3. la disciplina di mercato venga preservata e rafforzata