relazione corso di formazione “la lavagna … corso... · -billy elliot- scienze motorie e...

6
RELAZIONE CORSO DI FORMAZIONE “LA LAVAGNA ANIMABILE, GLI USI DEL TESTO FILMICO NEI CONTESTI SCOLASTICI” L’Istituto “Filippo Smaldone”, nella figura della consigliera scolastica Sr. Pina De Carlo, ha organizzato nei giorni 30-31 gennaio 2013 il corso FONDER “la lavagna animabile, gli usi del testo filmico nei contesti scolastici” a cura del prof. Antonio Bufano, psicologo e psicoterapeuta, che ha coinvolto tutti i docenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di 1° assieme agli specialisti che collaborano nell’equipe psico-pedagogica operante nell’istituto Filippo Smaldone di Lecce. Il corso è nato con l’obiettivo di ampliare le conoscenze e le competenze di ogni docente ed educatore che si trova ad operare in campo scolastico attraverso la realizzazione di un modulo intensivo che ha previsto dei “percorsi di sviluppo” del tutto originali: L’Ineludibilità formativa dell’esperienza audiovisiva che produce riconoscimento e apprendimento e che, proprio attraverso la finzione, restituisce piacere e coinvolgimento emotivo. In tal contesto il cinema diventa strumento che consente di allargare il reale accessibile e di attraversare le storie e renderle esperibili a partire della plurisensorialità. Con il cinema viene coinvolta l’area metacognitiva di ogni soggetto. Una nuova considerazione della “lavagna scolastica” vista come luogo della socializzazione e dell’elaborazione del singolo studente e del piccolo gruppo in una forma attiva. La lavagna diventa luogo fisico e mentale che può ospitare materiale illustrativo-cartaceo riprodotto e prodotto dall’allievo. La trasformazione della classe nel primo luogo di drammatizzazione dove stenografare e iscenare.

Upload: truonghuong

Post on 29-Mar-2018

215 views

Category:

Documents


2 download

TRANSCRIPT

RELAZIONE CORSO DI FORMAZIONE “LA LAVAGNA ANIMABILE,

GLI USI DEL TESTO FILMICO NEI CONTESTI SCOLASTICI”

L’Istituto “Filippo Smaldone”, nella figura della consigliera scolastica Sr. Pina De Carlo, ha

organizzato nei giorni 30-31 gennaio 2013 il

corso FONDER “la lavagna animabile, gli

usi del testo filmico nei contesti scolastici”

a cura del prof. Antonio Bufano, psicologo e

psicoterapeuta, che ha coinvolto tutti i

docenti della scuola dell’infanzia, primaria e

secondaria di 1° assieme agli specialisti che

collaborano nell’equipe psico-pedagogica

operante nell’istituto Filippo Smaldone di

Lecce. Il corso è nato con l’obiettivo di

ampliare le conoscenze e le competenze di ogni docente ed educatore che si trova ad

operare in campo scolastico attraverso la realizzazione di un modulo intensivo che ha

previsto dei “percorsi di sviluppo” del tutto originali:

• L’Ineludibilità formativa dell’esperienza audiovisiva che produce riconoscimento e

apprendimento e che, proprio attraverso la finzione, restituisce piacere e

coinvolgimento emotivo. In tal contesto il cinema diventa strumento che consente

di allargare il reale accessibile e di attraversare le storie e renderle esperibili a

partire della plurisensorialità. Con il cinema viene coinvolta l’area metacognitiva di

ogni soggetto.

• Una nuova considerazione della “lavagna scolastica” vista come luogo della

socializzazione e dell’elaborazione del singolo studente e del piccolo gruppo in una

forma attiva. La lavagna diventa luogo fisico e mentale che può ospitare materiale

illustrativo-cartaceo riprodotto e prodotto dall’allievo.

• La trasformazione della classe nel primo luogo di drammatizzazione dove

stenografare e iscenare.

• L’importanza dell’apprendimento multimediale: gli studenti apprendono meglio

da presentazioni che associano parole a figure in quanto offrono più indizi utili al

recupero in memoria (TEORIA GENERATIVA DELL’APPRENDIMENTO

MULTIMEDIALE, MAYER, 1995).

• L’insegnante ludico-centrato e lo studente attivizzato: l’insegnante, attraverso il

suo spessore umano, la sua sensibilità, il suo sapere e il suo desiderio di trasmettere,

diviene docente “filtro”, “facilitatore” della progressiva autonomia nella gestione del

sapere, versatile, disponibile ad interloquire e aperto all’insolito.

Al contempo emerge un modello di studente attivizzabile con più dispositivi, compiti

aperti e liberi in grado di restituire individualità e responsabilità.

• Obiettivi di apprendimento:

���� Saper osservare.

���� Saper comunicare.

���� Saper cooperare nel piccolo gruppo e nella coppia di lavoro.

���� Saper parlare in luogo pubblico.

���� Sollecitare il senso critico ed estetico nel pre-adolescente.

���� Prendere consapevolezza delle valenze della comunicazione audiovisiva.

• L’immagine come sollecitazione cognitiva.

• Prassi formative aperte: tra pratiche interrogative e attività laboratoriali non più

logocentriche ma iconocentriche.

• La figura del Mentore che opera nella ricerca di una relazione formativa libera e

“nutriente” con l’allievo.

A livello didattico, quindi, verranno scelte strategie e strumenti che aiutino l’allievo a

catturare pezzi di realtà e rielaborarli, ad osservare il mondo e a documentare eventi.

Importante sarà la visione di film con forte valenza formativa ed emotiva, senza mai

allontanarsi da quello che è il sapere disciplinare. Come esempi di film utili in base alle

singole materie sono stati considerati:

- Matilde sei mitica- LINGUA ITALIANA.

- Una notte al museo –STORIA

- Kiricù e la strega Karabà- GEOGRAFIA

- La marcia dei pinguini- SCIENZE

- Erasmo il lentigginoso- MATEMATICA

- Quando sei nato non puoi più nasconderti- LINGUA STRANIERA

- Io non ho paura- EDUCAZIONE AL SUONO E ALLA MUSICA

- Billy Elliot- SCIENZE MOTORIE E SPORTIVE

- Il mio piede sinistro- ARTE E IMMAGINE

- Piccolo Buddha- RELIGIONE.

A livello metodologico importante sarà ricorrere a brainstorming, selezioni ed

esercitazioni guidate.

Il prof. Antonio Bufano, con grande professionalità ha coinvolto in questo percorso di

studio noi docenti, dal quale abbiamo tratto enorme profitto e beneficio.

Abbiamo partecipato non solo ad una lezione in cui ci è stato presentato il nuovo

argomento, ma siamo stati protagonisti di un vero forum interattivo nel quale tanti

sono stati gli interrogativi posti, ma anche le scoperte fatte.

Riteniamo, perciò, di grande rilevanza formativa quest’esperienza svolta all’interno del

nostro Istituto, dalla quale abbiamo tratto spunti interessanti per una più efficace

metodologia.

Le

insegnanti

RELAZIONE SUL CORSO DI FORMAZIONE

DEI GIORNI 8-9 FEBBRAIO 2013

Nei giorni 8 e 9 febbraio 2013 si è tenuto un

incontro di formazione presso l’Istituto “F.

Smaldone” di Lecce. I docenti della scuola

dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola

secondaria di primo grado sono stati infatti

chiamati a prender parte ad un progetto

formativo intorno alle tematiche del DSA, esposte

da diversi punti di vista dal prof. Raccagni. L’incontro, svoltosi in due momenti distinti, ha

visto i presenti come ascoltatori ma soprattutto come protagonisti attivi delle

argomentazioni affrontate in sede, portando a tutti l’esempio quotidiano con cui essi

vengono a contatto in virtù delle proprie esperienze nel mondo della scuola. Il prof.

Raccagni ha stimolato l’attenzione dei presenti affrontando l’argomento da

un’angolazione legislativa. Infatti, rifacendosi alla legge n.170 dell’8 ottobre 2010 (Nuove

norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico) ha

sottolineato come nella dicitura di DSA rientrino i sottoinsiemi della dislessia, della

disgrafia, della disortografia e della discalculia precisando che l’elencazione è solo

casuale poiché ciascun disturbo assume un’importanza di pari peso rispetto ai restanti. La

discussione che si è aperta ha

evidenziato come ogni giorno i docenti

devono far fronte a queste situazioni,

facendo emergere la necessità di

strategie da costruire per facilitare le

attività didattiche di questi alunni.

Infatti la legge riconosce i DSA ma non

prevede il riconoscimento di un docente

di sostegno per questi alunni: spetta

perciò al docente di classe ingegnarsi su

quali possibilità e strumentazioni

didattiche si possa far leva per gli stessi

permettendone così il regolare processo

formativo, nonostante non siano

supportati dall’insegnante di sostegno. Per tutte queste ragioni è emerso, sotto il profilo

prettamente psicologico e comportamentale, ciò che il docente deve fare e ciò che non deve

fare in classe, puntando l’attenzione sia sulla fondamentale caratteristica della

programmazione che dev’essere personalizzata ed individualizzata, sia sul parallelismo

che si deve creare tra scuola, famiglia ed enti esterni che concorrono alla crescita

dell’alunno, per giungere quindi ad un vero connubio che facilita le strategie d’attuazione

contrastanti i DSA.

Infatti la scuola dev’essere informata sui percorsi esterni dell’allievo, accogliere eventuali

relazioni cliniche redatte da centri specializzati per poi stilare il PDP (Piano Didattico

Personalizzato) che punta ad individuare le strategie che l’alunno deve usare nello studio,

gli strumenti da adoperare, gli accorgimenti metodologici e didattici da utilizzare, le

misure dispensative, i criteri e le modalità di verifica e valutazione. In ultimo, il PDP

riporta il patto con la famiglia, cioè ciò che la famiglia deve fare ponendosi in continuità

con il lavoro avviato a scuola.

I docenti presenti si sono così confrontati su strategie, strumenti e metodologie possibili

partendo da un caso-esempio comune per tutti. Ciò che è emerso è come i vari ordini di

scuola riescano ad intervenire

con tecniche strettamente

connesse con il grado di scuola

operante.

Dopo aver analizzato la fase

preparatoria, il prof. Raccagni ha

centrato il secondo momento

d’incontro sull’aspetto pratico,

ovvero enunciando possibili

tecniche pratiche ed ausili per

favorire gli alunni con DSA, nello specifico coloro che presentano discalculia.

Partendo dal comunissimo abaco, i presenti hanno osservato come tale strumento, con

semplici modifiche inerenti le dimensioni ed il colore, possa diventare un ausilio

indispensabile per gli alunni. Così come è emerso che è fondamentale per questi alunni

l’esperienza pratica, quindi realizzare giochi in classe di psico-motricità in cui si possa

constatare concretamente il concetto ed il valore del numero.

Il prof. Raccagni ha enucleato altri ausili che si trovano in commercio e che permettono di

giocare con i numeri, fino ad arrivare a dar spazio alla creatività di ciascun docente che

con semplici strumenti (carta, colori e…originalità) possono stimolare la memoria visiva

degli allievi e le tecniche da acquisire.

Quel che rimarrà da questo incontro è un insieme di spunti e riflessioni, sia sulle proprie

esperienze, sia su quello che si può fare per migliorare il proprio lavoro. L’ausilio delle

tecnologie e della LIM in classe contribuirà a rendere migliore il processo di

apprendimento degli alunni, augurandoci che alla base di tutto ci sia sempre l’oculatezza

del docente che nulla può se non è accompagnata dal giusto tatto e dalle competenze che

sfrondano ogni difficoltà quotidiana.

Relazione svolta da Maria Rosaria De Pascali