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Relazioni tra i gruppi e identità sociale

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Page 1: Relazioni tra i gruppi e identità sociale. Il ruolo che il sociale esercita sui processi cognitivi diviene un tema centrale della psicologia sociale europea

Relazioni tra i gruppi e identità sociale

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Il ruolo che il sociale esercita sui processi cognitivi diviene un tema centrale della psicologia sociale europea a partire dalla fine degli anni ‘60

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Giudizi e comportamenti degli individui sono analizzati alla luce del loro inserimento in gruppi e categorie sociali (appartenenza sociale)

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Henri Tajfel (1919, 1982) è andato alla ricerca delle basi razionali e sociali della discriminazione intergruppi, della formazione degli stereotipi e del pregiudizio sociale

Gli studi sui processi di categorizzazione

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Alcune definizioni…

PREGIUDIZIO: atteggiamento negativo verso un individuo, basato sulla sua appartenenza a un gruppo sociale.

Esso può essere:

-manifesto-sottile

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DISCRIMINAZIONE: comportamento effettivamente messo in atto contro individui e gruppi

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STEREOTIPO: credenze condivise secondo cui i membri di un particolare gruppo sociale presentano determinate caratteristiche. Sono considerati la componente cognitiva del pregiudizio.

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CONFLITTO TRA GRUPPI SOCIALI: contrapposizione, fisica o simbolica, di una parte contro l’altra. Si parla anche di conflitto d’interessi quando gli scopi di due parti non possono essere raggiunti simultaneamente.

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Secondo Tajfel i fenomeni di pregiudizio e conflitto intergruppi si rendono comprensibili solo considerando il concetto di appartenenza a un gruppo

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Tajfel (1978) sostenne la necessità di distinguere tra:

-comportamento interpersonale

-comportamento intergruppi

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-comportamento interpersonale: caratteristico di quelle situazioni sociali tra due o più persone in cui ogni interazione viene determinata dall’incontro diretto fra le persone stesse e dalle loro rispettive caratteristiche individuali

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-comportamento intergruppi: caratteristico di quelle situazioni sociali tra due o più persone in cui ogni interazione reciproca è determinata dalla loro appartenenza a diversi gruppi o categorie sociali.

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Il comportamento intergruppi come risposta a interessi di gruppo reali o immaginati

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1. Il comportamento intergruppi come risposta a interessi di gruppo reali

Muzafer Sherif (1966) è il più illustre fautore della teoria del conflitto realistico, secondo cui l’ostilità tra i gruppi nasce dalla competizione per risorse materiali ambite ma scarse.

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Nel 1954 Sherif e collab. organizzarono un campo estivo nel parco di Robbers Cave (Oklahoma) per 22 ragazzini di 11 anni, della durata di 3 settimane.I Fase: attività svolte in comune (socializzazione)II Fase: la formazione dei gruppi (indipendenza)III Fase: la competizione tra gruppi

(interdipendenza negativa)IV Fase: la riduzione del conflitto

(interdipendenza positiva)

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2. Il comportamento intergruppi come risposta alla condivisione della stessa sorte

Rabbie e Horwitz (1969) ipotizzarono che la condizione essenziale per provocare fenomeni discriminatori è la percezione di una interdipendenza nel destino dei membri del gruppo.

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3. Il comportamento intergruppi come risposta alla categorizzazione sociale

Tajfel (1971) ha indagato se la discriminazione si presenta anche quando i membri dei gruppi non siano coinvolti in rapporti di competizione e non interagiscono tra loro.

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Si tratta degli esperimenti tra “gruppi minimi”, ossia gruppi artificiali costituiti dal ricercatore in base a criteri casuali

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Paradigma sperimentale dei gruppi minimidivisione dei partecipanti in due gruppi su base arbitraria;

anonimato di tutti i membri dei gruppi;

assenza di interazioni faccia a faccia e interesse personale nelle risposte dei soggetti.

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Compito sperimentale: distribuzione di risorse ad un membro dell’ingroup e dell’outgroup mediante matrici, strutturate in modo tale per cui ad una certa somma per il membro dell’ingroup ne corrisponde un’altra per il membro dell’outgroup

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Membro 74 del gruppo Klee 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19Membro 44 del gruppo Kandisnsky 1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25

(a) (b)(c)(d)

(a) imparzialità

(b) massimo profitto comune

(c) massima differenza a favore dell’ingroup

(d) massimo profitto a favore dell’ingroup

(e) indicano il favoritismo verso il proprio gruppo

Le cifre corrispondono alle somme di denaro elargite da un soggetto appartenente al gruppo Klee:

(e)

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La strategia più significativa era quella della massima differenza a favore del proprio gruppo. Il senso di appartenenza, anche se stabilito in base a criteri deboli, produce favoritismo per il proprio gruppo a svantaggio di quello esterno.

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La teoria dell’identità sociale di Tajfel spiega questa “ostilità” con l’idea che il desiderio di comprendere e valutare se stessi rappresenti la base del comportamento sociale.

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Il desiderio di comprendere e valutare se stessi viene soddisfatto attraverso:

- la categorizzazione

- il confronto sociale.

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La categorizzazione sociale permette di semplificare il mondo classificando se stessi e gli altri sulla base di particolari categorie (sesso, nazionalità, orientamento politico…)

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Le conseguenze di questo processo di raggruppamento sono una accentuazione :

-delle differenze tra categorie

-delle somiglianze nella stessa categoria

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Da questo processo deriva la costruzione dell’identità sociale, ossia tutti quegli aspetti dell’immagine di sé che derivano dalle categorie sociali alle quali il soggetto sente di appartenere.

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Non ci limitiamo a classificare gli altri come membri di questo o quel gruppo, ma collochiamo anche noi stessi in rapporto a quegli stessi gruppi.

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Dato che una parte del nostro concetto di sé (identità) è definita sotto forma di affiliazioni ad un gruppo, un’ulteriore conseguenza di ciò è che saremo più propensi a vedere quei gruppi di appartenenza sotto una luce più favorevole.

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Confronto sociale: giudichiamo il valore o il prestigio del nostro gruppo ponendolo a confronto con altri gruppi. L’esito di questi confronti intergruppi riveste per noi un’importanza decisiva, in quanto contribuisce al consolidamento della nostra autostima.

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Il bisogno di avere un concetto di sé positivo ci induce a distorcere questi confronti, nel tentativo di differenziare il nostro gruppo in senso positivo dagli altri gruppi.