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DANIELE ARNESANO RIFLESSI DOCUMENTARI DI AREA CALABRO-SICULA NELLA MINUSCOLA ‘BAROCCA’ OTRANTINA. SAGGIO COMPARATIVO Negli studi di paleografia greca si è affermato un metodo di ricerca incentrato sulla comparazione di documenti e libri, che si dimostra utile a chiarire punti nodali delle dinamiche storico-grafiche e a defini- re la collocazione cronologica di manufatti non datati, talvolta contri- buendo a precisare le coordinate spazio-temporali di alcuni milieux culturali. Esso ha mostrato la propria efficacia, per citare solo alcuni esempi, nello studio dei tardo-antichi Grámmata ’Alexandrîna 1 , delle scholarly hands o minuscole ‘informali’ dei secoli XI e XII 2 , della scrittura di notai-copisti di età paleologa quali il Metochitesschreiber 3 e 1. G. CAVALLO, Grámmata ’Alexandrîna, in Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik, XXIV (1975), pp. 23-54; rist. in ID., Il calamo e il papiro. La scrittura greca dall’età ellenistica ai primi secoli di Bisanzio, Firenze, 2005 (Papyrologica Florentina, XXXVI), pp. 175-202. 2. N. G. WILSON, Scholarly hands of the middle Byzantine period, in La paléographie grecque et byzantine, Paris, 1977 (Colloques internationaux du Centre National de la Re- cherche Scientifique, DLIX), pp. 221-239; G. CAVALLO, Scritture informali, cambio grafico e pratiche librarie a Bisanzio tra i secoli XI e XII, in I manoscritti greci tra riflessione e dibattito. Atti del V colloquio internazionale di paleografia greca (Cremona, 4-10 ottobre 1998), a cura di G. PRATO, Firenze, 2000 (Papyrologica Florentina, XXXI), pp. 219-238. 3. G. PRATO, I manoscritti greci dei secoli XIII e XIV: note paleografiche, in Paleografia e codicologia greca. Atti del II colloquio internazionale (Berlino-Wolfenbüttel, 17-21 ottobre 1983), a cura di D. HARLFINGER – G. PRATO, Alessandria, 1991 (Biblioteca di Scrittura e Civiltà, III), I, pp. 131-149: 140-149 (rist. in ID., Studi di paleografia greca, Spoleto, 1994 [Collectanea, IV], pp. 115-131); ID., Metochites-Stil, in Der Neue Pauly, VIII, Stuttgart- Weimar, 2000, col. 103. Secondo Erich Lamberz, il Metochitesschreiber deve essere identi- ficato con Michele Klostomalles: E. LAMBERZ, Das Geschenk des Kaisers Manuel II. An das Kloster Saint-Denis und der ‘Metochitesschreiber’ Michael Klostomalles, in Liqóstrwqon. Stu- dien zur byzantinischen Kunst und Geschichte. Festschrift für Marcell Restle, hrsg. von B. BORKOPP – T. STEPPAN, Stuttgart, 2000, pp. 155-165.

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Page 1: Riflessi documentari di area calabro-sicula nella minuscola ‘barocca’ otrantina. Saggio comparativo, in Alethes philia. Studi in onore di Giancarlo Prato, a c. di M. D'Agostino

DANIELE ARNESANO

RIFLESSI DOCUMENTARI DI AREA CALABRO-SICULANELLA MINUSCOLA ‘BAROCCA’ OTRANTINA.

SAGGIO COMPARATIVO

Negli studi di paleografia greca si è affermato un metodo di ricercaincentrato sulla comparazione di documenti e libri, che si dimostrautile a chiarire punti nodali delle dinamiche storico-grafiche e a defini-re la collocazione cronologica di manufatti non datati, talvolta contri-buendo a precisare le coordinate spazio-temporali di alcuni milieuxculturali. Esso ha mostrato la propria efficacia, per citare solo alcuniesempi, nello studio dei tardo-antichi Grámmata ’Alexandrîna 1, dellescholarly hands o minuscole ‘informali’ dei secoli XI e XII 2, dellascrittura di notai-copisti di età paleologa quali il Metochitesschreiber 3 e

1. G. CAVALLO, Grámmata ’Alexandrîna, in Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik,XXIV (1975), pp. 23-54; rist. in ID., Il calamo e il papiro. La scrittura greca dall’età ellenisticaai primi secoli di Bisanzio, Firenze, 2005 (Papyrologica Florentina, XXXVI), pp. 175-202.

2. N. G. WILSON, Scholarly hands of the middle Byzantine period, in La paléographiegrecque et byzantine, Paris, 1977 (Colloques internationaux du Centre National de la Re-cherche Scientifique, DLIX), pp. 221-239; G. CAVALLO, Scritture informali, cambio grafico epratiche librarie a Bisanzio tra i secoli XI e XII, in I manoscritti greci tra riflessione e dibattito.Atti del V colloquio internazionale di paleografia greca (Cremona, 4-10 ottobre 1998), acura di G. PRATO, Firenze, 2000 (Papyrologica Florentina, XXXI), pp. 219-238.

3. G. PRATO, I manoscritti greci dei secoli XIII e XIV: note paleografiche, in Paleografia ecodicologia greca. Atti del II colloquio internazionale (Berlino-Wolfenbüttel, 17-21 ottobre1983), a cura di D. HARLFINGER – G. PRATO, Alessandria, 1991 (Biblioteca di Scrittura eCiviltà, III), I, pp. 131-149: 140-149 (rist. in ID., Studi di paleografia greca, Spoleto, 1994[Collectanea, IV], pp. 115-131); ID., Metochites-Stil, in Der Neue Pauly, VIII, Stuttgart-Weimar, 2000, col. 103. Secondo Erich Lamberz, il Metochitesschreiber deve essere identi-ficato con Michele Klostomalles: E. LAMBERZ, Das Geschenk des Kaisers Manuel II. An dasKloster Saint-Denis und der ‘Metochitesschreiber’ Michael Klostomalles, in Liqóstrwqon. Stu-dien zur byzantinischen Kunst und Geschichte. Festschrift für Marcell Restle, hrsg. von B.BORKOPP – T. STEPPAN, Stuttgart, 2000, pp. 155-165.

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Giorgio Bullotes 4. Sull’Italia meridionale è stato scritto un saggio in-troduttivo avente per oggetto proprio la comparazione paleografica didocumenti e libri 5. Nell’ambito delle diverse scritture italo-greche èstato lo ‘stile di Reggio’, per la copiosità del materiale pervenuto 6,ad assorbire maggiormente l’attenzione degli studiosi 7.

In questa sede darò conto del tentativo di individuare, in am-bito documentario, termini di confronto per un’altra scrittura ita-lo-greca di ampia diffusione, la minuscola ‘barocca’, fiorita in Ter-ra d’Otranto tra gli ultimi decenni del secolo XIII e i primi delXIV 8. Nel corso della ricerca non mi sono potuto avvalere dei

4. E. LAMBERZ, Georgios Bullotes, Michael Klostomalles und die byzantinische Kaiserkan-zlei unter Andronikos II. und Andronikos III. in den Jahren 1298-1329, in Lire et écrire àByzance, éd. par B. MONDRAIN, Paris, 2006 (Monographies, XIX), pp. 33-64. Su questied altri personaggi responsabili tanto di documenti quanto di libri o comunque forte-mente influenzati nella propria cifra grafica dalle scritture burocratiche, si veda anche G.DE GREGORIO, La scrittura greca di età paleologa (secoli XIII-XIV). Un panorama, in Scritturamemoria degli uomini. In ricordo di Giuliana Cannataro. Lezioni tenute presso la Facoltà diLettere e Filosofia dell’Università degli Studi (Bari, 3 maggio 2004), Bari, 2006, pp. 81-138: 87-88, 95-99.

5. G. CAVALLO, Scritture italo-greche librarie e documentarie. Note introduttive ad uno stu-dio correlato, in Bisanzio e l’Italia. Raccolta di studi in onore di Agostino Pertusi, Milano, 1982(Scienze Filologiche e Letteratura, XXII), pp. 29-38.

6. Si veda P. CANART – J. LEROY, Les manuscrits en style de Reggio. Étude paléographi-que et codicologique, in La paléographie grecque cit. (nota 2), pp. 241-261 (rist. in P. CA-NART, Études de paléographie et de codicologie. Réproduites avec la collaboration de MariaLuisa AGATI et Marco D’AGOSTINO, I-II, Città del Vaticano, 2008 [Studi e Testi, CDL-CDLI], I, pp. 319-339); M. RE, I manoscritti in stile di Reggio vent’anni dopo, in L’Elleni-smo italiota dal VII al XII secolo. Alla memoria di Nikos Panagiotakis, Atene, 2001 (Fonda-zione Nazionale Ellenica delle Ricerche. Istituto di Ricerche Bizantine. Convegno In-ternazionale, VIII), pp. 99-124.

7. Si veda A. BRAVO GARCIA, Notarios y escrituras en el fondo documental griego de Sevil-la (Archivo General de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli), in Scritture, libri e testi nellearee provinciali di Bisanzio. Atti del seminario di Erice (18-25 settembre 1988), a cura diG. CAVALLO – G. DE GREGORIO – M. MANIACI, Spoleto, 1991 (Biblioteca del « Centroper il Collegamento degli Studi Medievali e Umanistici nell’Università di Perugia », V),pp. 417-445: 429-430, 436, 440-442, 443-444; P. DEGNI, Sullo stile di Reggio: l’apporto del-le testimonianze documentarie, in Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, LXIX (2002),pp. 57-81; M. RE, Considerazioni sullo stile di Reggio, in Néa ‘Råmh, II (2005) (= ’Ampelo-käpion. Studi di amici e colleghi in onore di Vera von Falkenhausen, II), pp. 303-311; P. DE-GNI, Le scritture dei notai italo-greci nella Sicilia di età normanna e sveva, in Néa ‘Råmh, III(2006) (= ’Ampelokäpion cit., III), pp. 265-304: 286-287, 290, 297.

8. D. ARNESANO, La minuscola « barocca ». Scritture e libri in Terra d’Otranto nei secoliXIII e XIV, Galatina, 2008 (Università degli Studi di Lecce. Dipartimento dei Beni delleArti e della Storia. Fonti Medievali e Moderne, XII).

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documenti greci di origine salentina, poiché quasi nulla è perve-nuto in originale 9. Solo dalla città di Taranto, come è noto, cisono giunte numerose pergamene greche 10, ma fra queste non horinvenuto materiali utili ad una comparazione stringente 11.

Si potrebbe osservare, a questo proposito, come la maggiorevetustà degli atti notarili tarantini rispetto ai libri in minuscola ‘ba-rocca’ rendesse prevedibile questo esito negativo 12, ma devo pun-tualizzare che la carenza di documenti coevi alla scrittura salentinacostituisce solo in parte un ostacolo all’intento stabilito. Come sivedrà tra poco, infatti, è piuttosto in alcune pergamene scritte frala prima metà del secolo XII e la prima metà del XIII che è pos-sibile rintracciare i termini più vicini di confronto con alcuni libriin minuscola ‘barocca’, prodotti fra la seconda metà del secoloXIII e i primi anni del XIV.

9. Sulla consistenza del patrimonio documentario italo-greco rimando a V. VON

FALKENHAUSEN – M. AMELOTTI, Notariato e documento nell’Italia meridionale greca (X-XV se-colo), in Per una storia del notariato meridionale, Roma, 1982 (Studi Storici sul NotariatoItaliano, VI), pp. 7-69. Gli unici due documenti greci a me noti localizzabili nel bassoSalento e pervenuti in originale risalgono al secolo XI: sono quello scoperto da AndréJacob nello strato inferiore del palinsesto VENEZIA, Biblioteca nazionale Marciana, gr. 273(bifoglio 75/80) e quello che ho rinvenuto nello strato inferiore del palinsesto ROMA,Biblioteca Vallicelliana, D 62 (bifoglio 71/80). Sul primo si veda Codici greci dell’Italiameridionale (Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, 31 marzo-31 maggio2000), a cura di P. CANART – S. LUCÀ, Roma, 2000, p. 129 nr. 57 (A. JACOB); sul secon-do si veda D. ARNESANO, Il « Copista del Dioscoride ». Un anonimo salentino del secolo XIII,in Bollettino dei Classici, XXIV (2003), pp. 29-55: 31-32 n. 16.

10. Sulla documentazione tarantina si veda V. VON FALKENHAUSEN, Taranto in epoca bi-zantina, in Studi Medievali, IX (1968), pp. 133-166; EAD., Un inedito documento greco delmonastero di S. Vito del Pizzo, in Cenacolo, VII (1995), pp. 7-20; G. BRECCIA, Scritture gre-che di età bizantina e normanna nelle pergamene del monastero di S. Elia di Carbone, in Archi-vio Storico per la Calabria e la Lucania, LXIV (1997), pp. 33-89.

11. Tantomeno nei due documenti greci baresi, risalenti al secolo XI, su cui si vedaV. VON FALKENHAUSEN, La tecnica dei notai italo-greci, in La cultura scientifica e tecnica nell’Ita-lia meridionale bizantina. Atti della sesta Giornata di studi bizantini (Arcavacata di Rende,8-9 febbraio 2000), a cura di F. BURGARELLA – A. M. IERACI BIO, Soveria Mannelli, 2006(Studi di Filologia Antica e Moderna, XIII), pp. 9-57: 19 e n. 63.

12. Il più tardo documento greco scritto a Taranto che ci sia pervenuto, infatti, è del1228, mentre il primo codice datato in minuscola ‘barocca’ è del 1265. Sul primo si ve-da P. DANELLA, Privilegi sovrani e documenti privati in lingua greca a Montecassino: un confron-to, in Documenti medievali greci e latini. Studi comparativi. Atti del seminario di Erice (23-29 ottobre 1995), a cura di G. DE GREGORIO – O. KRESTEN, Spoleto, 1998 (Incontri diStudio, I), pp. 367-380: 369, tav. VIII; sul secondo si tornerà più avanti (si veda infra,p. 28).

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Al divario cronologico fra i materiali esaminati si aggiunge, neltentativo cui mi accingo, la loro distanza geografica, poiché lepergamene sono tutte di origine calabro-sicula. Autorevoli paleo-grafi hanno già rilevato analogie fra le scritture salentine da un la-to e le coeve scritture calabro-sicule dall’altro, sia documentarie 13

sia librarie 14. Le ragioni dell’interazione grafica tra aree ellenofonedell’Italia meridionale vanno ricercate nella mobilità di copisti 15 edi libri 16, ma il fenomeno attende ulteriore approfondimento sulpiano della paleografia formale.

13. Si veda CAVALLO, Scritture italo-greche cit. (nota 5), pp. 37-38, figg. 12-13. Lo stu-dioso ritiene simili e quindi risalenti alla medesima epoca la grafia di un contratto matri-moniale rogato a Reggio nel 1273 (Cava dei Tirreni, Archivio della Badia, perg. 97) equella del FIRENZE, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 32.17 (Alessandra di Licofro-ne). Sul primo si veda F. D’ORIA, Tipologie grafiche dei documenti notarili greci, in Civiltàdel Mezzogiorno d’Italia. Libro scrittura documento in età normanno-sveva. Atti del Convegnodell’Associazione Italiana dei Paleografi e Diplomatisti (Napoli - Badia di Cava dei Tir-reni, 14-18 ottobre 1991), a cura di F. D’ORIA, Salerno, 1994 (Cultura Scritta e Memo-ria Storica. Studi di Paleografia Diplomatica Archivistica, I), pp. 77-113: 98-99, 113 tav.14; sul secondo si veda ARNESANO, La minuscola « barocca » cit. (nota 8), p. 88 nr. 49 (sitratta precisamente del copista B; si veda ibid., p. 37, tav. XIV). Un altro tardo docu-mento italo-greco dalla facies salentina mi sembra essere un atto di vendita del 1264 ver-gato a Messina (PARIS, Bibliothèque nationale de France, Suppl. gr. 1315, f. 12), su cui siveda A. GUILLOU, Les actes grecs de S. Maria di Messina. Enquête sur les populations grecquesd’Italie du sud et de Sicile (XIe-XIVe S.), Palermo, 1963 (Istituto Siciliano di Studi Bizanti-ni e Neoellenici. Testi, VIII), pp. 158-164 nr. 21, tav. XII; V. VON FALKENHAUSEN, L’attonotarile greco in epoca normanno-sveva, in Civiltà del Mezzogiorno cit. (nota 13), pp. 241-270:261 n. 152, 267 n. 202.

14. Si veda P. CANART, Gli scriptoria calabresi dalla conquista normanna alla fine del sec.XIV, in Calabria bizantina. Tradizione di pietà e tradizione scrittoria nella Calabria greca me-dievale, Reggio Calabria, 1983, pp. 143-160 (rist. in ID., Études de paléographie cit. [nota6], II, pp. 787-804): 153, 154; S. LUCÀ, Il libro greco nella Calabria del sec. XV, in I luoghidello scrivere da Francesco Petrarca agli albori dell’età moderna. Atti del convegno internazio-nale di studio dell’Associazione italiani dei Paleografi e Diplomatisti (Arezzo, 8-11 otto-bre 2003), a cura di C. TRISTANO – M. CALLERI – L. MAGIONAMI, Spoleto, 2006 (Studi eRicerche, III), pp. 331-373: 345, 346, 349.

15. Si veda M. RE, Copisti salentini in Calabria e in Sicilia, in Rivista di Studi Bizantinie Neoellenici, n.s., XLI (2004), pp. 95-112.

16. Si conoscono tanto manoscritti in grafia salentina che circolarono in Calabriaquanto manoscritti in grafia calabro-sicula che circolarono nel Salento: esempi in S. LU-CÀ, L’apporto dell’Italia meridionale alla costituzione del fondo greco dell’Ambrosiana, in Nuovericerche sui manoscritti greci dell’Ambrosiana. Atti del convegno (Milano, 5-6 giugno 2003),a cura di C. M. MAZZUCCHI – C. PASINI, Milano, 2004 (Bibliotheca Erudita, XXIV), pp.191-242: 203, 215 nr. 3, 216 nr. 8, 223 nr. 25, 224 nr. 27, 227 nrr. 1-2. Ricordo, tra gliambrosiani, anche il Salterio G. 36 sup., acquistato a Galatone ma vergato in un tardo

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È certamente arduo fondere in unico saggio comparativo que-sto triplice scarto fra i diversi termini di paragone, cioè la diffe-rente tipologia del reperto scritto (documento / libro), il divariocronologico (secolo XII-XIII / secolo XIII-XIV) e la distanzageografica (area calabro-sicula / area salentina); non si tratta tutta-via di un tentativo inedito, poiché tale prospettiva di ricerca è giàstata non solo autorevolmente indicata 17 ma anche felicementeesperita 18. Mio intento non è, in altre parole, quello di procederecome negli studi ricordati all’inizio, finalizzati per lo più alla con-testualizzazione circostanziata di determinati manufatti: il confron-to tra reperti lontani nel tempo e nello spazio – in questa sede li-mitato a pochissimi ma credo significativi esempi – impone diadottare piuttosto una prospettiva diacronica e diatopica, per rin-tracciare ‘ascendenze’ di natura documentaria in un tardo contestolibrario, per porre in evidenza ‘riflessi’ di una stagione grafica or-mai trascorsa nell’eredità di una nuova esperienza scrittoria.

Partirei dal sigillion con cui Ruggero II confermò al monasterodel S. Salvatore di Messina la donazione di possedimenti in ValleTuccio (diocesi di Reggio) 19, vergato nel 1144 da un redattore al

‘stile di Reggio’: D. ARNESANO, Il « Copista del Digenis Akritas ». Appunti su mani anonimesalentine dei secoli XIII e XIV, in Bizantinistica. Rivista di Studi Bizantini e Slavi, VII(2005), pp. 135-158: 140 n. 32; bibliografia sul manoscritto in C. PASINI, Bibliografia deimanoscritti greci dell’Ambrosiana: 1857-2006, Milano, 2007 (Bibliotheca Erudita, XXX),p. 260.

17. Guglielmo Cavallo ha prospettato « problemi paleografici di fondo inerenti a ma-teriali italo-greci librari e documentari quali ascendenze scrittorie di base comuni o di-verse, caratteri evolutivi autonomi o interrelati, connotazioni tipologiche analoghe odifferenziate, esiti grafici sincronici o diacronici, geograficamente unitari o dislocati »(CAVALLO, Scritture italo-greche cit. [nota 5], p. 30).

18. Si veda H. HUNGER, Elemente der byzantinischen Urkundenschrift in literarischen Hand-schriften des 12. und 13. Jahrhunerts, in Römische Historische Mitteilungen, XXXVII (1995),pp. 27-40.

19. Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli, Fondo Messina(d’ora in poi ADM), perg. 1247. Inedito. Si veda V. VON FALKENHAUSEN, Nicotera nel XIIsecolo, in Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, LIII (1999), 173-186: 176-177 e n. 25;E. CRISCI – P. DEGNI, Documenti greci orientali e documenti greci occidentali. Materiali per unconfronto, in Libri, documenti, epigrafi medievali: possibilità di studi comparativi. Atti del Con-vegno internazionale di studio dell’Associazione Italiana dei Paleografi e Diplomatisti(Bari, 2-5 ottobre 2000), a cura di F. MAGISTRALE – C. DRAGO – P. FIORETTI, Spoleto,2002 (Studi e Ricerche, II), pp. 483-528: 507, tav. XIIIb; DEGNI, Sullo stile di Reggio cit.(nota 7), p. 66.

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servizio della cancelleria normanna 20, come da prassi rimasto anoni-mo (Tav. 1a) 21. La sua scrittura presenta asse diritto o leggermenteinclinato verso destra, ductus lento anche nelle legature più ardite, unasobria eleganza ritmata da forme di effetto ‘barocco’, come il com-pendio di kai legato con la lettera seguente 22. Essa presenta una certasomiglianza con quella del WIEN, Österreichische Nationalbibliothek,Suppl. gr. 37, contenente le Omelie di Gregorio Nazianzeno ed ulti-mato nel 1264/5 dal copista cosiddetto ‘Nicola di Gallipoli’ (Tav.1b) 23. Oltre all’analoga impression d’ensemble, si notino somiglianze piùspecifiche quali la forma di beta 24, il frequente ricorso a gamma e atau alti 25, theta di forma ovale o circolare 26, i grandi kappa con l’ulti-mo tratto prolungato sotto la lettera seguente 27, sigma lunato che av-volge una o più lettere 28, le legature di epsilon ‘a gancio’ con la lette-ra seguente 29, la sovrapposizione di tau sulle vocali 30, alcuni segniabbreviativi più vistosi 31.

Rispetto a quella del sigillion una maggiore scioltezza si osservanella scrittura di Giorgio, nomikos di Reggio, che nel 1153 vergòun atto di vendita di beni immobili da parte di privati in favoredel monastero dell’Archistratego di Tuccio (Tav. 2a) 32. Paragone-

20. Sulla produzione documentaria della cancelleria di Ruggero II si veda C. BRÜHL,Diplomi e cancelleria di Ruggero II, Palermo, 1983.

21. Sugli aspetti diplomatistici del sigillion normanno si veda V. VON FALKENHAUSEN, Idiplomi dei re normanni in lingua greca, in Documenti medievali greci cit. (nota 12), pp. 253-308; G. BRECCIA, Il sigíllion italogreco nell’età del regno normanno. Documento pubblico e se-mipubblico nel Mezzogiorno ellenofono (1130-1189), in Quellen und Forschungen aus italieni-schen Archiven und Bibliotheken, LXXX (2000), pp. 1-29.

22. Tav. 1a, r. 6 (su cui si veda DEGNI, Le scritture dei notai cit. [nota 7], p. 288); essoricorre anche nella minuscola ‘barocca’ del Salento: si veda ARNESANO, La minuscola « ba-rocca » cit. (nota 8), p. 33, figg. 127-128.

23. H. HUNGER, Katalog der griechischen Handschriften der Österreichischen Nationalbiblio-thek, IV, Supplementum graecum, Wien, 1994, pp. 69-73; ARNESANO, La minuscola « baroc-ca » cit. (nota 8), pp. 30, 121 nr. 174. Per gli altri manoscritti attribuiti alla mano diquesto prolifico scriba, si veda ibid., p. 30 n. 168 (con bibliografia), p. 128.

24. Tav. 1a r. 7, b r. 2.25. Tav. 1a r. 2, b r. 1.26. Tav. 1a r. 2, b r. 2.27. Tav. 1a penultimo rigo, b r. 4.28. Tav. 1a r. 9, b penultimo rigo.29. Tav. 1a r. 1, b ultimo rigo.30. Tav. 1a r. 8, b r. 7.31. Ad es. quello di -wv: Tav. 1a r. 1, b r. 4.32. ADM, perg. 1299. Reg. C. ROGNONI, Le fonds d’archives « Messine » de l’Archivio

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rei la sua grafia a quella dell’anonimo copista responsabile dei ff.54r-182v della Schedografia CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apo-stolica Vaticana, Pal. gr. 92 (Tav. 2b) 33. Il codice non è datato,ma la mano che appose alcuni marginalia, coevi al testo principale,è stata identificata con quella del già citato ‘Nicola di Gallipoli’,come si è visto attivo sicuramente nell’anno 1264/5 34. In entram-be le scritture si osservano asse diritto o appena inclinato versodestra, una catena grafica minuta, corsiva, vergata con fluidità edestrema disinvoltura, evidenti squilibri modulari, elevato rapportonuclei/aste, alto tasso di elementi ‘barocchi’ (lettere ingrandite,sovrapposizioni, inclusioni, ampi segni abbreviativi). Si notino, indettaglio, alpha ‘en fer de lance’ (più ingrandito nella scrittura dellibro salentino) 35, epsilon che abbraccia le lettere seguenti 36, kappamaiuscolo, enorme rispetto alla catena grafica 37, tau alto con trat-to orizzontale ondulato 38, omega chiuso di grande modulo 39, lasovrapposizione di tau su omega 40.

L’esempio successivo è costituito da un documento attestantela vendita di alcuni terreni siti in Valle Tuccio da parte di privatial monastero di S. Maria di Terreti, scritto nel 1192 da Giovanni,taboularios di Reggio (Tav. 3a) 41. Riflessi della sua grafia mi pare si

de Medinaceli (Toledo). Regestes des actes privés grecs, in Byzantion, LXXII (2002), pp. 497-554:511 nr. 42. Inedito. Si veda DEGNI, Sullo stile di Reggio cit. (nota 7), p. 69; EAD., Le scrit-ture dei notai cit. (nota 7), p. 287, tav. 5b; FALKENHAUSEN, La tecnica dei notai cit. (nota11), p. 30 e n. 120.

33. H. STEVENSON, Codices manuscripti Palatini graeci Bibliothecae Vaticanae, Romae 1885,p. 46; ARNESANO, La minuscola « barocca » cit. (nota 8), pp. 52, 78 nr. 15, tav. XXXIII.

34. E. SCIARRA, La tradizione degli scholia iliadici in Terra d’Otranto, Roma, 2005(« Bollettino dei Classici », Supplemento, XXIII), p. 33 e n. 48, pp. 111, 239-240, 242-243,tav. 7.

35. Tav. 2a rr. 1, 7, 9, ultimo, b r. 9.36. Tav. 2a r. 2, b r. 9.37. Tav. 2a ultimo rigo, b r. 3.38. Tav. 2a r. 3, b r. 6.39. Tav. 2a r. 4, b r. 6.40. Tav. 2a r. 9, b ultimo rigo.41. ADM, perg. 1324. Reg. ROGNONI, Le fonds d’archives cit. (nota 32), p. 531

nr. 127. Ed. M. RE – C. ROGNONI, Gestione della terra ed esercizio del potere in Valle Tuccio(fine secolo XII): due casi esemplari. Edizione, commento, dati prosopografici e analisi paleograficadi ADM 1324, 1368 e 1333, in Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik, LVIII (2008),pp. 131-146: 142-143 nr. I, tav. 1. Si veda DEGNI, Sullo stile di Reggio cit. (nota 7),pp. 69-70, tav. 7; EAD., Le scritture dei notai cit. (nota 7), p. 290, tav. 8; FALKENHAUSEN, La

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possano trovare nella scrittura del FIRENZE, Biblioteca MediceaLaurenziana, Plut. 71.35, risalente all’anno 1290/1 42, precisamentein quella del copista C (Tav. 3b) 43, il quale vi copiò il trattatoaristotelico Sull’interpretazione con il commento di Psello (ff. 61r-117v) 44. Nella scrittura del taboularios calabrese l’accentuato pro-lungamento dei tratti nello spazio interlineare dà luogo ad unaspetto ‘aggrovigliato’ 45, mentre il copista salentino dispone le let-tere in una successione più nitida e predilige un’impaginazionepiù ariosa. Entrambe sono grafie molto esperte, sciolte e ricche dielementi ‘barocchi’; il tracciato è arrotondato, i nuclei di talunelettere enfatizzati (omicron, sigma, phi), gli squilibri modulari esa-sperati. Si notino in particolare gli enormi kappa 46, omega ingran-dito e con occhiello cieco 47, la legatura tau-omicron dal basso 48, lasovrapposizione di tau sulla vocale 49, l’inclusione omicron-iota 50.

All’anno 1141 risale il documento con cui Luca, archimandritadel monastero del S. Salvatore di Messina, donò dei beni mobili eimmobili a tale Stefano, in cambio di alcune reliquie. Esso fu scrittodal monaco Giovannicio (Tav. 4a) 51, il quale è stato riconosciuto

tecnica dei notai cit. (nota 11), p. 53 tav. 4; RE – ROGNONI, Gestione della terra cit. (nota 41),pp. 134-135, 138, 141-142.

42. A. TURYN, Dated Greek Manuscripts of the Thirteenth and Fourteenth Centuries in theLibraries of Italy, Urbana - Chicago - London, 1972, pp. 71-73.

43. ARNESANO, La minuscola « barocca » cit. (nota 8), pp. 33, 90 nr. 56, tav. IX.44. Essa completò il lavoro del copista principale (il gallipolino Ciriaco Prasiano) e di

un secondo collaboratore (mano B). La data si trova in realtà alla fine della parte vergatada Ciriaco, ma la scrittura del copista C è senza dubbio coeva al 1290/1, poiché il copi-sta principale intervenne nei margini di alcuni dei fogli vergati dalla mano C (si veda latavola del codice laurenziano qui pubblicata, margine esterno). Per i dettagli sul lavorodei tre copisti rinvio al mio Aristotele in Terra d’Otranto. I manoscritti fra XIII e XIV secolo,in Segno e Testo, IV (2006), pp. 149-190: 156-158.

45. Tav. 3a r. 3: lambda, phi, epsilon-xi.46. Tav. 3a r. 1, b r. 6.47. Tav. 3a r. 3, b r. 1.48. Tav. 3a r. 4, b fine del r. 8.49. Tav. 3a ultimo rigo, b r. 5.50. Tav. 3a r. 7, b r. 1.51. ADM, perg. 1328. Reg. ROGNONI, Le fonds d’archives cit. (nota 32), p. 508 nr. 30.

Ed. S. CUSA, I diplomi greci ed arabi di Sicilia, Palermo, 1869-1882, pp. 299-301 nr. 60. Siveda BRAVO GARCIA, Notarios y escrituras cit. (nota 7), p. 432, tav. XI (nr. 683); S. LUCÀ, INormanni e la ‘rinascita’ del sec. XII, in Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, LX(1993), pp. 1-91: 33 e n. 127; CRISCI – DEGNI, Documenti greci orientali cit. (nota 19),p. 527, tav. XXVIIIa; P. DEGNI, Le sottoscrizioni testimoniali nei documenti italogreci: uno studiosull’alfabetismo nella Sicilia normanna, in Bizantinistica. Rivista di Studi Bizantini e Slavi, IV

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nell’anonimo scriba di un documento coevo – con cui Gregorio, ie-romonaco di S. Giovanni di Murgo, donò all’archimadrita Luca talemonastero e i relativi terreni 52 – e nel copista principale del typikondel S. Salvatore, oggi MESSINA, Biblioteca Regionale Universitaria, gr.115 53. Un’eco della sua elegante grafia è rintracciabile in un noto te-stimone salentino dell’Odissea, WIEN, Österreichische Nationalbiblio-thek, Phil. gr. 56, ultimato da un’esperta mano salentina ben un se-colo e mezzo più tardi, nell’anno 1300 (Tav. 4b-c) 54. Questa scrittu-ra è senza dubbio più artificiosa e pesante di quella del monaco mes-sinese, anche per via di nuclei ed occhielli pieni e di un più marcatobouletage, ma propongo di accostarle per il tracciato arrotondato, illeggero schiacciamento, la morbidezza del disegno, la sinuosità deitratti, la catena grafica nitida e ritmata da forme di gusto ‘barocco’.Tra le analogie più specifiche si notino la forma di beta 55, gamma etau alti con il tratto orizzontale ondulato e piegato in fine verso l’al-to 56, theta aperto e in legatura con la lettera seguente 57, phi con l’a-nello di forma schiacciata 58, omega chiuso un po’ ingrandito e stiratosul rigo 59, le legature di epsilon ‘a gancio’ con la lettera seguente 60,quelle di rho aperto con la lettera precedente 61, il prolungamento deitratti orizzontali in fine di rigo a mo’ di svolazzo 62.

(2002), pp. 107-154: 116, tav. I, fig. 1a; EAD., Sullo stile di Reggio cit. (nota 7), pp. 64-65,tav. 3; EAD., Le scritture dei notai cit. (nota 7), p. 273 n. 31.

52. ADM, perg. 1265. Reg. ROGNONI, Le fonds d’archives cit. (nota 32), p. 508 nr. 29.Inedito. Si veda DEGNI, Le sottoscrizioni testimoniali cit. (nota 51), p. 116, tav. I, fig. 1b;EAD., Sullo stile di Reggio cit. (nota 7), pp. 64-65; EAD., Le scritture dei notai cit. (nota 7),p. 273 n. 31 (la studiosa attribuisce alla mano di Giovannicio anche un sigillion di Rug-gero II del 1133: ibid., p. 273 e n. 32).

53. RE, Considerazioni sullo stile di Reggio cit. (nota 7), pp. 310-311; bibliografia sulmanoscritto in M.T. RODRIQUEZ, Bibliografia dei manoscritti greci del fondo del SS. Salvatoredi Messina, Roma, 2002 (Testi e Studi bizantino-neoellenici, XII), pp. 97-101, 234-238.

54. H. HUNGER, Katalog der griechischen Handschriften der Österreichischen Nationalbiblio-thek, I, Wien, 1961, p. 176; ARNESANO, La minuscola « barocca » cit. (nota 8), pp. 46, 120nr. 171, tav. XXVI.

55. Tav. 4a r. 7, b r. 5.56. Tav. 4a r. 2, b rr. 2, 11.57. Tav. 4a r. 6, b r. 1.58. Tav. 4a r. 1, b r. 5.59. Tav. 4a r. 2, c r. 8.60. Tav. 4a r. 13, b r. 6.61. Tav. 4a r. 3, b r. 10.62. Tav. 4a r. 2, c r. 6.

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L’esempio successivo appartiene ad epoca federiciana ed è co-stituito dal documento con il quale Giovanni, signore di Stilo,concesse l’esenzione dal servitium al monastero di S. BartolomeoNuovo, che venne inoltre affidato con i relativi beni a quello diS. Giovanni Terista 63. La pergamena fu vergata nel 1214/5 dal no-tarios Stefano, la cui scrittura non è sinora stata oggetto di analisipaleografica (Tav. 5a) 64. Essa è caratterizzata da asse diritto, ductusposato, disegno morbido e curvilineo, contrasto fra lettere strette(delta, epsilon ed eta maiuscoli, theta, rho) e lettere schiacciate (my,phi, omega); inoltre non è priva di una certa artificiosità nell’aspet-to disegnato, più che scritto, e nell’uso di uncini 65 e di occhiel-li 66. Vi si potrebbe rintracciare una vaga influenza dello ‘stile diReggio’, ma ciò che conta in questa sede è piuttosto rilevare nel-l’impression d’ensemble e nel consistente numero di elementi ‘ba-rocchi’ la somiglianza con alcune manifestazioni della scrittura li-braria salentina. Citerei quale termine di paragone il testimoneeponimo dell’Etymologicum Gudianum, il noto WOLFENBÜTTEL,Herzog August Bibliothek, 29-30 Gud. gr. 67, ultimato da un ano-nimo copista di Terra d’Otranto nell’anno 1293 (Tav. 5b) 68. Neldettaglio si notino alpha con il corpo stretto e lungo 69, kappamaiuscolo di grandi dimensioni e allungato verticalmente 70, l’am-

63. CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 2650, perg. 36. Ed.S. G. MERCATI – C. GIANNELLI – A. GUILLOU, Saint-Jean Théristès (1054-1264), Città delVaticano, 1980 (Corpus des actes grecs d’Italie du Sud et de Sicile, V), pp. 229-232 nr.45, tav. 47.

64. Sulla scrittura delle più antiche pergamene dell’archivio del monastero di S. Gio-vanni Terista rimando invece a G. BRECCIA, Scritture greche documentarie di area calabrese -II. Le pergamene del monastero di S. Giovanni Terista di Stilo (Vat. gr. 2650), in Archivio Sto-rico per la Calabria e la Lucania, LXVII (2000), pp. 15-56; si veda anche ID., Archivum ba-silianum. Pietro Menniti e il destino degli archivi monastici italo-greci, in Quellen und Forschun-gen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, LXXI (1991), pp. 14-105: 35, 42, 49-50,52-56.

65. Tav. 5a r. 3 (tau alto), ultimo rigo (kappa).66. Tav. 5a r. 5 (legatura epsilon-ypsilon).67. Griechische Handschriften und Aldinen. Eine Ausstellung anlässliche der XV. Tagung

der Mommsen-Gesellschaft in der Herzog August Bibliothek Wolfenbüttel (Herzog August Bi-bliothek, Wolfenbüttel, 16. Mai. bis 29. Juni 1978), Wolfenbüttel, 1978 (Ausstellungskatalo-ge der Herzog August Bibliothek, XXIV), pp. 35-37 nr. 9.

68. ARNESANO, La minuscola « barocca » cit. (nota 8), pp. 32, 121 nr. 175.69. Tav. 5a r. 2, b col. A r. 4.70. Tav. 5a r. 8, b col. A r. 9.

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pia legatura epsilon-ypsilon 71, quella di rho aperto con la lettera prece-dente 72, la sovrapposizione di grandi omega 73, l’occorrenza di unQuerstrich esornativo all’interno di lettere dal nucleo rotondo 74.

Un caso significativo di scrittura calabrese in cui compaiono pro-dromi della minuscola ‘barocca’ otrantina si rintraccia nel CITTÀ DEL

VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 2019, un Nomoca-none vergato probabilmente a Rossano nel sec. XIIex.-XIIIin.. Al f.155v, infatti, si leggono delle annotazioni di natura privata 75, vergateda tale Senatore Criteni 76, relative alla nascita della figlia, avvenutanel 1234, e a quella del figlio, seguita dalla morte della moglie, sepol-ta a Rossano, eventi datati al 1235 77. La sua grafia presenta un’indub-bia facies salentina (Tav. 6a), già notata da Guglielmo Cavallo 78, pre-cisabile nella presenza di elementi ‘barocchi’ ricorrenti nella scritturadi alcuni libri di epoca successiva. Citerò come esempio il FIRENZE,Biblioteca Medicea Laurenziana, Pl. 72.22, codice cartaceo databile inbase alla filigrana intorno al 1300 e contente le Categorie di Aristotelecon l’Isagoge di Porfirio (Tav. 6b) 79. Si notino la medesima impressiond’ensemble e, tra le forme ‘barocche’, alpha ‘en fer de lance’ 80, betamaiuscolo con occhiello pieno 81 e alcuni svolazzi nei margini 82.Nella scrittura del Criteni va inoltre segnalata l’occorrenza dell’abbre-viazione della sillaba -òn a forma di ‘=’ 83, tipica (per quanto nonesclusiva) delle scritture otrantine 84.

71. Tav. 5a r. 6, b col. B r. 9.72. Tav. 5a r. 4, b col. B r. 3.73. Tav. 5a r. 5, b col. B r. 1.74. Tav. 5a rr. 1 (psi), 4 (theta), 7, ultimo (phi), b. col. B ultimo rigo (epsilon).75. Le considero una testimonianza documentaria lato sensu.76. S. LUCÀ, Rossano, il Patir e lo stile rossanese. Note per uno studio codicologico-paleografi-

co e storico-culturale, in Rivista di Studi Bizantini e Neoellenici, n.s., XXII-XXIII (1985-1986),pp. 93-170: 124-127, 156 n. 308.

77. A. TURYN, Codices Graeci Vaticani saeculis XIII et XIV scripti annorumque notis in-structi, Città del Vaticano, 1964 (Codices e Vaticanis Selecti, XXVIII), pp. 29-32, tav. 7.

78. CAVALLO, Scritture italo-greche cit. (nota 5), p. 38.79. ARNESANO, La minuscola « barocca » cit. (nota 8), pp. 34, 54, 91 nr. 60.80. Tav. 6a ultimo rigo, b r. 4.81. Tav. 6a r. 6, b r. 1.82. Tav. 6a ultimo rigo, b ultimo rigo.83. Tav. 6a fine del rigo 9.84. Si veda A. JACOB, Les écritures de Terre d’Otrante, in La paléographie grecque cit. (no-

ta 2), pp. 269-281: 276; ARNESANO, La minuscola « barocca » cit. (nota 8), p. 20, figg. 25,118, 148.

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L’ultima testimonianza che vorrei prendere in considerazioneesula in parte dall’argomento affrontato in queste pagine. Sul pia-no paleografico, infatti, essa si discosta dai documenti sinora esa-minati, poiché non mostra il livello di formalizzazione propriodelle scritture di cancelleria passate in rassegna né presenta glisquilibri modulari e le forme vistose che hanno permesso di voltain volta il paragone con manifestazioni tipiche della minuscola‘barocca’ otrantina. Si tratta di una sentenza greco-latina stilata aMessina nel 1228, con la quale Matteo di Romania, sovrintenden-te del sekreton, confermò a Macario, archimandrita del S. Salvato-re, i confini dei territori appartenenti al monastero (Tav. 7a) 85. Laminuscola esibita dallo scriptor del documento – come da tradizio-ne rimasto anonimo 86 – non è sinora stata oggetto di analisi pa-leografica e può essere descritta come una grafia minuta, informa-le, caratterizzata da inclinazione dell’asse variabile, tracciato ango-loso, accentuata corsività (sia per le numerose legature sia per larapidità d’esecuzione), scarso sviluppo delle aste nello spazio inter-lineare, nuclei delle lettere ridotti ad un cerchietto pieno, spessoredel tratto variabile 87. Ho ritenuto opportuno sottoporla all’atten-zione del lettore, poiché essa, nonostante la parziale estraneità allatemperie grafica qui considerata, non è per questo priva di riscon-tri nella successiva attività scrittoria del Salento. Quest’ultima, in-

85. ADM, perg. 1385. Reg. ROGNONI, Le fonds d’archives cit. (nota 32), p. 536 nr.149. Inedito. Si veda Messina. Il ritorno della memoria. Messina, Palazzo Zanca (1 marzo -28 aprile 1994), Palermo, 1994, p. 177 nr. 64 con uno specimen; V. VON FALKENHAUSEN,The greek presence in norman Sicily. The contribution of archival material in greek, in The socie-ty of norman Italy, ed. by G. A. LOUD – A. METCALFE, Leiden - Boston - Köln, 2002(The Medieval Mediterranean, XXXVIII), pp. 253-287: 282-283; rist. in trad. it. La pre-senza dei greci nella Sicilia normanna. L’apporto della documentazione archivistica in lingua gre-ca, in Byzantino-sicula IV. Atti del I Congresso internazionale di archeologia della Sicilia bizan-tina (Corleone, 28 luglio - 2 agosto 1998), a cura di R. M. CARRA BONACASA, Palermo, 2002(Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici. Quaderni, XV), pp. 31-72: 71.

86. Sugli aspetti diplomatistici delle più antiche sentenze italo-greche si veda G.BRECCIA, Sentenze italogreche. Gli atti greci dei tribunali normanni: persistenza ed evoluzione diuna tipologia documentaria bizantina in Italia meridionale e in Sicilia (XI-XII sec.), in ArchivioStorico per la Calabria e la Lucania, LXIX (2002), pp. 27-55.

87. Essa non costituisce un caso isolato nel panorama documentario calabro-siculo:mi pare infatti che si inquadri in quella temperie scrittoria ‘moderna’ cui diedero vita al-tri notai siciliani, attivi a partire dagli anni Trenta del XIII secolo e vicini nella propriacifra grafica piuttosto a mani di erudito impegnate nella copia di libri; sull’argomento siveda DEGNI, Le scritture dei notai cit. (nota 7), pp. 300-301, 302.

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fatti, al volgere della stagione ‘barocca’, conobbe due esiti paralle-li: il primo, ampiamente documentato, è caratterizzato dal gradua-le irrigidimento di forme ormai standardizzate, all’interno di un‘polo di attrazione’ posato-calligrafico 88; il secondo, minoritario, èinvece contraddistinto dalla progressiva rarefazione degli elementigrafici più appariscenti, soprattutto in un ‘polo di attrazione’ cor-sivo-informale 89. È proprio qui che si riflette la scrittura dellasentenza messinese, in quell’inversione di tendenza da parte di al-cuni copisti salentini verso una maggiore sobrietà, ben documen-tata da alcune corsive di erudito dell’inizio del secolo XIV, comequella del copista ‘Anonimo di Aristotele E’, responsabile, adesempio, di alcuni fogli del PARIS, Bibliothèque nationale de Fran-ce, gr. 2970, contenente due trattati di Ermogene (Tav. 7b) 90.Come nella scrittura del documento messinese, così in quella del-lo scriba salentino elementi un tempo di forte impatto visivo ri-sultano fortemente ridimensionati 91: le lettere alpha ‘en fer delance’ 92, beta maiuscolo 93 e phi 94, le legature epsilon-rho in untempo solo (a forma di ‘3’ speculare) 95 ed epsilon-ypsilon 96, i segniabbreviativi 97.

Dopo aver sottoposto ad analisi paleografica le coppie di scrittureprese a campione, è ora opportuno, a conclusione di questo breveexcursus comparativo, tirare le fila di quanto è stato osservato. Per farequesto occorre a mio avviso tentare di rispondere ad una domandaduplice, vale a dire come le scritture dei documenti presi in esame si

88. ARNESANO, La minuscola « barocca » cit. (nota 8), risp. pp. 36-47.89. Ibid., pp. 59-62. La nozione di ‘polo dominante’ o ‘polo di attrazione’ in paleo-

grafia greca è stata introdotta da CAVALLO, Scritture informali, cambio grafico cit. (nota 2), p.220.

90. Su questo e gli altri manoscritti copiati dall’anonimo si veda ARNESANO, La minu-scola « barocca » cit. (nota 8), pp. 61, 126, tav. XLIII.

91. Nella scrittura della sentenza calabrese persiste un maggior numero di forme po-tenzialmente ‘barocche’, come per esempio la sovrapposizione di tau sulla legatura omi-cron-ypsilon (Tav. 7a r. 5) oppure il compendio di kai in legatura con la lettera seguente(terzultimo rigo).

92. Tav. 7a r. 2, b r. 2.93. Tav. 7a r. 3, b ultimo rigo.94. Tav. 7a quartultimo rigo, b r. 3.95. Tav. 7a r. 2, b r. 3.96. Tav. 7a r. 10, b r. 12.97. Tav. 7a r. 4, b r. 3.

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inquadrino nel panorama calabro-siculo e come quelle dei libri sicollochino nel contesto della minuscola ‘barocca’; se, cioè, da un latole prime e dall’altro le seconde esemplifichino il rispettivo alveo gra-fico in tutta la sua varietà o se lo riflettano solo in parte, in modo ca-suale o secondo orientamenti di fondo comuni.

Per le scritture dei documenti calabro-siculi la risposta – comeforse ci si potrebbe aspettare – è la seconda, quella più sfumata,poiché esse si dispongono su un arco cronologico di maggioreestensione, risalgono ad un periodo di grande vitalità ed afferisco-no ad un panorama grafico di ampia portata e complessità, nelquale alla generale influenza esercitata dallo ‘stile di Reggio’ 98 siintrecciano movenze comuni a manifestazioni documentarie diarea orientale 99. Le scritture oggetto del confronto con la minu-scola ‘barocca’ sono tutte di livello alto o molto alto, risultanoutilizzate tanto in documenti pubblici quanto privati e, pur ac-compagnate da casi paralleli, rappresentano solo in parte il variega-to panorama calabro-siculo. Esse, infatti, esemplificano piuttostoquelle scritture caratterizzate da asse diritto, ductus posato, formeschiacciate e tondeggianti, affettazioni cancelleresche più o menoenfatizzate; inoltre presentano una più spiccata impronta libraria esi mostrano poco influenzate dallo ‘stile di Reggio’ 100: è il casodella minuscola di Giovannicio (Tav. 4a) 101 e di certe scritturedella cancelleria di Ruggero II (Tav. 1a) 102.

La minuscola salentina gode invece della prima risposta, quellapiù netta, poiché le manifestazioni poc’anzi esaminate, pur non il-

98. Si veda DEGNI, Sullo stile di Reggio cit. (nota 7), passim.99. È quanto emerge dallo studio di CRISCI – DEGNI, Documenti greci orientali cit. (no-

ta 19), pp. 499-500, 505-506, 527-528.100. Un esempio di questo filone grafico è costituito dalla eccellente scrittura del no-

taio messinese Nicola, a proposito della quale è stata persino ipotizzata un’influenza daparte dello « stile epsilon » cipriota: si veda DEGNI, Le scritture dei notai cit. (nota 7),pp. 297-300, tav. 10a-b. Nicola, impiegato del sekreton, vergò nel 1195 un atto di vendi-ta, nel 1208 il contratto matrimoniale della figlia del locale protopapa e nel 1213 unaconvenzione tra il monastero del S. Salvatore di Bordonaro e alcuni privati. Il primodocumento (PARIS, Bibliothèque nationale de France, Suppl. gr. 1315, f. 7) è edito daGUILLOU, Les actes grecs cit. (nota 13), pp. 133-141, nr. 17 (con la tav. IX), il secondo(ADM, perg. 1302) è edito da C. ROGNONI, Messina 1208: un contratto matrimoniale greco,in Néa ‘Råmh, IV (2007), pp. 331-342: 334-335 (con uno specimen), il terzo (ADM, perg.1272) è inedito (si veda EAD., Le fonds d’archives cit. [nota 32], p. 535 nr. 143).

101. Si veda DEGNI, Sullo stile di Reggio cit. (nota 7), pp. 64-67.102. Ibid. e CRISCI – DEGNI, Documenti greci orientali cit. (nota 19), pp. 505-508.

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lustrando la scrittura ‘barocca’ nella sua interezza, certamente nerappresentano tanto il polo tendente alla corsività e ad una certainformalità (Tav. 2b) 103 quanto quello posato e più artificioso 104,fino a manifestazioni specifiche quale il filone tondeggiante nellavariante di modulo schiacciato (Tav. 4b-c) 105.

È interessante ribadire come le scritture calabro-sicule in og-getto presentino analogie non tanto con quelle dei libri di Terrad’Otranto coevi quanto piuttosto con quelle dei libri confezionatiin questa regione successivamente: il divario cronologico non è dientità trascurabile, essendo quantificabile all’incirca in un secolo,come dimostrano gli esempi sin qui addotti. Ma come spiegare, intermini di storia della scrittura, un legame fra epoche così distanti?Escluderei che si tratti di una sorta di ‘corso e ricorso’ storico-gra-fico, quasi fosse la ripetizione ciclica di un evento scrittorio, maanche che si tratti di un caso di mimesi grafica 106, fenomeno altri-menti noto nelle minuscole di epoca tardo-bizantina 107. Quest’ul-timo, infatti, presupporrebbe non solo un’interruzione del legamestorico fra le due stagioni grafiche ma anche un’esperienza de visuda parte dei copisti salentini nei confronti di simili scritture buro-cratiche: certo, essa è ipotizzabile, ma, almeno per ora, non dimo-strabile. Ben più concreto è il filo rosso che, in modo lineare, le-ga le due stagioni grafiche in oggetto, a mio avviso costituito dauna lenta ma ininterrotta traditio di stilemi burocratico-cancellere-schi 108, quelli che conferiscono alla minuscola salentina (così comead altre scritture) la connotazione ‘barocca’ 109. Tali elementi can-

103. ARNESANO, La minuscola « barocca » cit. (nota 8), pp. 47-58.104. Ibid., pp. 29-47.105. Ibid., pp. 45-47.106. Sul fenomeno si veda G. CAVALLO, Fenomenologia ‘libraria’ della maiuscola greca: sti-

le, canone, mimesi grafica, in Bulletin of the institute of classical studies, XIX (1972), pp. 131-140: 135 (rist. in ID., Il calamo e il papiro cit. [nota 1], pp. 73-83).

107. Si veda G. PRATO, Scritture librarie arcaizzanti della prima età dei Paleologi e loro mo-delli, in Scrittura e Civiltà, III (1979), pp. 151-193 (rist. in ID., Studi di paleografia greca cit.[nota 3], pp. 73-114).

108. Questo è semmai un tratto ‘tradizionale’ della minuscola ‘barocca’, che natural-mente non ne fa una vera e propria scrittura tradizionale né conservativa. Sulle scrittureconservative e sull’importane distinzione con quelle mimetiche si veda G. PRATO, Laproduzione libraria in area greco-orientale nel periodo del regno latino di Costantinopoli (1204-1261), in Scrittura e Civiltà, V (1981), pp. 105-147: 121-125 (rist. in ID., Studi di paleografiagreca cit. [nota 3], pp. 31-72).

109. Ho affrontato l’argomento in La minuscola « barocca » cit. (nota 8), pp. 19-29.

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DANIELE ARNESANO38

cellereschi, infatti, occorrono costantemente, seppure in modo di-screto e disorganico, nella messe di minuscole corsivo-informaliadoperate in alcuni codici salentini di età normanno-sveva, ma so-lo con il successivo avvento della minuscola ‘barocca’ essi furonoammessi ed organicamente inseriti anche in una catena grafica adasse diritto, dal ductus posato e dal tracciato arrotondato, esatta-mente come era avvenuto cento anni prima in alcuni documenticalabro-siculi.

Tutto ciò conferma come la minuscola ‘barocca’ non sia affat-to l’esito di dinamiche tutte interne alla locale attività scrittoria,bensì un ‘prodotto’ grafico complesso, che affonda le proprie radi-ci anche al di fuori dei confini regionali, anche in momenti dellastoria della scrittura ad esso apparentemente estranei, come quellodocumentario calabro-siculo che in queste pagine ho tentato discandagliare. In una tarda scrittura libraria di area provinciale co-me la minuscola ‘barocca’, insomma, si perpetuano ‘fossili’ dellasecolare prassi burocratica di Bisanzio: spero che queste poche pa-gine abbiano contribuito anche minimamente a gettare luce su ta-le fenomeno, che è di portata certamente più vasta e che altre in-dagini, basate su un campione ampio, non solo italo-greco, con-sentiranno con ogni probabilità di conoscere più a fondo.

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D. ARNESANO TAV. I

a - Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli,Fondo Messina, perg. 1247 (a. 1144).

b - Wien, Österreichische Nationalbibliothek, Suppl. gr. 37, s.i.f. (a. 1264/5).

a - Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli,Fondo Messina, perg. 1247 (a. 1144).

b

b - Wien, Österreichische Nationalbibliothek, Suppl. gr. 37, s.i.f. (a. 1264/5).

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TAV. II D. ARNESANO

a - Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli,Fondo Messina, perg. 1299 (a. 1153).

b - Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. gr. 92, f. 74r (sec. XIII2).

a - Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli,Fondo Messina, perg. 1299 (a. 1153).

b - Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. gr. 92, f. 74r (sec. XIII2).

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D. ARNESANO TAV. III

a - Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli,Fondo Messina, perg. 1324 (a. 1192).

b - Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 71.35, f. 63r (a. 1290/1).

a - Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli,Fondo Messina, perg. 1324 (a. 1192).

b - Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 71.35, f. 63r (a. 1290/1).

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TAV. IV D. ARNESANO

a - Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli,Fondo Messina, perg. 1328 (a. 1141).

b c

b-c - Wien, Österreichische Nationalbibliothek, Phil. gr. 56, f. 135r (a. 1300).

a - Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli,Fondo Messina, perg. 1328 (a. 1141).

b

b-c - Wien, Österreichische Nationalbibliothek, Phil. gr. 56, f. 135r (a. 1300).

b c

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D. ARNESANO TAV. V

a - Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 2650,perg. nr. 36 (a. 1214/5).

b - Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, 29 Gud. gr., f. 4r (a. 1293).

a - Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 2650,perg. nr. 36 (a. 1214/5).

b - Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, 29 Gud. gr., f. 4r (a. 1293).

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TAV. VI D. ARNESANO

a - Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 2019, f. 155v (a. 1234, a. 1235).

b - Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 72.22, f. 13r (sec. XIIIex.-XIVin.).

b - Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 72.22, f. 13r (sec. XIIIex.-XIVin.).

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D. ARNESANO TAV. VII

a - Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli,Fondo Messina, perg. 1385 (a. 1228).

b - Paris, Bibliothèque nationale de France, gr. 2970, f. 52v (sec. XIVin.).

a - Sevilla, Archivo de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli,Fondo Messina, perg. 1385 (a. 1228).

b

b - Paris, Bibliothèque nationale de France, gr. 2970, f. 52v (sec. XIVin.).