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ROMA - UN LIBRO SU AR TE E FEDE La nobile forma : via della bellezza IVREA - IL 2 APRILE 2005 MORIV A IL GR ANDE P AP A , OR A VENER ABILE Giovanni Paolo, 5 anni dopo Benedetto XVI ricorda “l’amato predecessore” • attualità religiosa il risveglio popolare 7 2 aprile 2010 ROMA - "Durante il suo lungo pontifi- cato, si è prodigato nel proclamare il diritto con fermezza, senza debolezze o tentenna- menti, soprattutto quando doveva misurarsi con resistenze, ostilità e rifiuti ". È il ricordo di Giovanni Paolo II, a cinque anni dalla morte, offerto da Benedetto XVI, nell'omelia della messa celebrata il 29 marzo nella basi- lica di san Pietro. Oggi, 2 aprile, quest'anno, è il Venerdì Santo: da qui la scelta di antici- pare la celebrazione eucaristica di suffragio. "Sapeva di essere stato preso per mano dal Signore - ha proseguito il Papa - e questo gli ha consentito di esercitare un ministero molto fecondo, per il quale, ancora una volta, rendiamo fervide grazie a Dio". Nel suo "amato predecessore", Benedetto XVI vede l'immagine perfetta del "servo di Dio", che - come dicono le Scritture - "agirà con fermezza incrollabile, con un'energia che non viene meno fino a che egli non abbia realizzato il compito che gli è stato assegna- to. Eppure, non avrà a sua disposizione quei mezzi umani che sembrano indispensabili all'attuazione di un piano così grandioso. Si presenterà con la forza della convinzione, e sarà lo Spirito che Dio ha posto in lui a dar- gli la capacità di agire con mitezza e con forza, assicurandogli il successo finale". Giovanni Paolo II è morto il 2 aprile del 2005, alle 21.37. Il 28 aprile successivo papa Benedetto XVI ha concesso la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l'inizio della causa di beatificazio- ne e canonizzazione, che è stata aperta uffi- cialmente dal cardinal Camillo Ruini il 28 giugno 2005 e la cui fase diocesana si è con- clusa a due anni dalla morte, il 2 aprile 2007. Il 19 dicembre 2009, con un decreto firmato da papa Benedetto XVI che ne atte- sta le virtù eroiche, Giovanni Paolo II è stato proclamato venerabile Il buon profumo "La regola della comunità di Gesù - ha ricordato il Santo Padre - è quella dell'amore che sa servire fino al dono della vita". "Ogni gesto di carità e di devozione autentica a Cristo - ha sottolineato il Papa - non rimane un fatto personale, non riguarda solo il rap- porto tra l'individuo e il Signore, ma riguar- da l'intero corpo della Chiesa, è contagioso: infonde amore, gioia, luce". Di qui la con- trapposizione tra l'atteggiamento di Maria di Betania, che lavando i piedi del Maestro con una grande quantità di profumo pregia- to "offre a Gesù quanto ha di più prezioso", e quello di Giuda, che "calcola là dove non si può calcolare, entra con animo meschino dove lo spazio è quello dell'amore, del dono, della dedizione totale". "L'amore non calcola, non misura, non bada a spese, non pone barriere, ma sa donare con gioia, cerca solo il bene dell'al- tro, vince la meschinità, la grettezza, i risen- timenti, le chiusure che l'uomo porta a volte nel suo cuore", ha sottolineato Benedetto XVI commentando il brano evangelico della cena di Gesù a Betania con Lazzaro, Marta e Maria. Se Maria si pone dunque "ai piedi di Gesù in umile atteggia- mento di servizio", come farà Gesù stesso nell'Ultima Cena, Giuda "sotto il pretesto dell'aiuto da recare ai poveri, nasconde l'e- goismo e la falsità dell'uomo chiuso in se stesso, incatenato dall'avidità del possesso, che non si lascia avvolgere dal buon profu- mo dell'amore divino". Compagno di viaggio Un " compagno di viaggio per l'uomo di oggi". Così il Papa ha definito Giovanni Paolo II. "Tutta la vita del Venerabile - ha commentato Benedetto XVI - si è svolta nel segno di questa carità, della capacità di donarsi in modo generoso, senza riserve, senza misura, senza calcolo. Ciò che lo muoveva era l'amore verso Cristo, a cui aveva consacrato la vita, un amore sovrab- bondante e incondizionato". Giovanni Paolo II, ha proseguito il suo successore, "si è lasciato consumare per Cristo, per la Chiesa, per il mondo intero: la sua è stata una soffe- renza vissuta fino all'ultimo per amore e con amore". " Chi ha avuto la gioia di conoscerlo e frequentarlo - le parole del Pontefice - ha potuto toccare con mano quanto viva fosse in lui la certezza 'di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi'; certezza che lo ha accompagnato nel corso della sua esi- stenza e che, in modo particolare, si è mani- festata durante l'ultimo periodo del suo pel- legrinaggio su questa terra: la progressiva debolezza fisica, infatti, non ha mai intacca- to la sua fede rocciosa, la sua luminosa spe- ranza, la sua fervente carità". Nell'ultima parte dell'omelia, Benedetto XVI ha citato quanto affermava il suo pre- decessore per il XXVI anniversario del suo pontificato: "Confidò di avere sentito forte nel suo cuore, al momento dell'elezione, la domanda di Gesù a Pietro: 'Mi ami tu? Mi ami più di costoro', e aggiunse: 'Ogni giorno si svolge all'interno del mio cuore lo stesso dialogo tra Gesù e Pietro. Nello Spirito, fisso lo sguardo benevolo di Cristo risorto. Egli, pur consapevole della mia umana fragilità, mi incoraggia a rispondere come Pietro: 'Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo'. E poi mi invita ad assumere le responsabilità che Lui stesso mi ha affidato". ROMA - "Nel discorso di Aristofane, contenuto nel Simposio, si afferma che gli amanti non sanno ciò che esat- tamente vogliono l'uno dall'al- tro; è però evidente che le loro anime sono assetate di qualco- sa d'altro che non sia il piacere amoroso. Questo 'altro' l'anima non riesce tuttavia a esprimerlo (…). La bellezza ferisce, ma proprio in questo modo richia- ma l'uomo al suo destino ulti- mo. La riflessione di Platone, e oltre 1500 anni dopo quella di Cabasilas, non hanno nulla da spartire con l'estetismo superfi- ciale e con l'irrazionalismo, con la rinuncia alla chiarezza o alle esigenze della ragione. Bellezza è conoscenza: una forma supe- riore di conoscenza, in quanto colpisce l'uomo con tutta la grandezza della verità". Queste parole erano conte- nute nel messaggio che l'allora cardinal joseph Ratzinger inviò al Meeting di Rimini nel 2002; messaggio che aveva particolari punti di accordo con un altro celebre discorso di un Papa sul- l'arte, quella "Lettera agli artisti" che Giovanni Paolo II aveva scritto alla vigilia dell'anno giu- bilare 2000. Grazie ad una pubblicazio- ne curata e introdotta da Gianfranco Ravasi, Elio Guerriero e Pasquale Iacobone, " La Nobile Forma. Chiesa e artisti sulla via della bellezza" (Libreria Editrice Vaticana-San Paolo, 217 pagine) ora è possi- bile leggere insieme e confron- tare non solo questi due inter- venti sullo scottante problema dei rapporti tra arte, bellezza e fede, ma una serie di scritti sul tema di papa Benedetto XVI. Il saluto al Meeting di Rimini, prima citato, è fonda- mentale da questo punto di vista. Il cardinal Ratzinger non instaura un discorso puramen- te filosofico, ma usa la filosofia (si guardi bene: quella greca e perciò pagana) come riferimen- to centrale per introdurre un altro discorso, ben più difficile da esprimere a parole ma, nello stesso tempo (e il futuro Pontefice lo sa), molto più sen- tito dai giovani che non quello puramente speculativo. Si trat- ta del discorso sulla bellezza e sull'amore, due elementi che Ratzinger fa attenzione a non separare mai. L'amore, scriveva l'allora cardinale, è il richiamo abissale ad un qualcosa da cui veniamo e che non riusciamo a trovare integralmente nel qui e nell'ora. " Avendo l'uomo - afferma Platone - smarrito la perfezione della sua origine, è ora all'inse- guimento perenne della forma primigenia che lo risani. Ricordo e nostalgia lo spingono alla ricerca, e la bellezza lo sot- trae all'appagamento della quo- tidianità. Questo gli causa soffe- renza ". È un punto molto importante, che spiega come Ratzinger non sia attardato su posizioni scolastiche meramen- te conservatrici, come qualcuno sostiene, ma che anzi guarda con interesse alla dimensione terrena dell'amore, trovandone le radici " in partibus infide- lium", in un pensatore che a dire il vero è stato molto ripreso in ambito cristiano: Platone. Quello che è importante è che il futuro Pontefice indivi- duava gli attualissimi e spesso distorti motivi dell'umano e quotidiano inseguimento della bellezza, riconoscendone tutta la drammatica contradditto- rietà: si ama una persona ma si sente nello stesso tempo che questo non ci basta e che l'aspi- razione ci spinge altrove, alla bellezza di qualcosa che è già stato nostro. “Non c'è bellezza senza cuore”, scrive poco dopo l'autore, e la nostalgia della bel- lezza perduta può trovare requie solo nella donazione di sé. Ecco il passaggio tra filoso- fia platonica e pratica cristiana, che è racchiuso in questo esse- re-per-gli-altri che è non rasse- gnazione servile, come qualcu- no ha creduto, ma la via per ritrovare la casa perduta senza cadere nella tentazione della disperazione o del disprezzo per le umane attività. Questo sotti- le filo rosso che viene da molto lontano è messo in evidenza ad inizio libro da Ravasi, il quale ripercorre la strada del concetto di bellezza dal "kalòs" (bello- buono) ellenico al bene-bello- buono-utile nella traduzione greca della Bibbia chiamata "dei Settanta". "La Nobile Forma" ci porta ben dentro il drammatico esito del corteggiamento della bellez- za nella cultura occidentale che talvolta ha fatto scaturire esiti contraddittori e nello stesso tempo di ineguagliabile valore poetico: basti pensare alla poe- sia di Petrarca, dove la strug- gente tensione verso l'essere amato diviene alla fine penti- mento per aver confuso la crea- tura con il suo Creatore. marco testi IVREA - Pubblicato qualche mese fa per celebrare il 50esimo anniversario dell'elezione al soglio pontifi- cio di Giovanni XXIII, il volume "Di chi è questa carezza?", curato da Elena Bonaldo per i tipi dell'editri- ce veneziana "Marcianum Press”, raccoglie diversi autorevoli interventi di personaggi illustri quali Giorgio Napolitano, Tarcisio Bertone, Dionigi Tettamanzi, Loris Capovilla, Bruno Forte, Luigi Bettazzi, Alois Loeser, Ettore Malnati: tutti impegnati a fornire una loro intensa e meditata impressione sul calore umano e sulla fede cristallina che animava la figura di papa Roncalli. Monsignor Capovilla, segretario fedele e testimo- nianza vivente di Papa Giovanni, si sofferma sulla "affascinante interiorità di Angelo Giuseppe Roncalli, una santità quotidiana fatta di semplicità e prudenza, amore al ministero sacerdotale vissuto con intensità e aperto alle esigenze degli uomini", come sottolinea il vescovo di Bergamo Francesco Beschi, nella sua intro- duzione al volume. Alois Loeser, priore della Comunità di Taizè, mette in rilievo la semplicità del cuore che lo portava a vedere dapprima ciò che c'era di buono nell'altro: "Giovanni XXIII si fidava di chi gli stava di fronte. Vedeva nel suo interlocutore l'immagine di Dio. Discerneva in lui il meglio, la purezza d'intenzione. Sostenuto da una vita di comunione in Dio, poneva sugli altri, e anche su se stesso, uno sguardo di pace". Il vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi, il teologo Bruno Forte e il cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi descrivono "l'urgenza" di Papa Roncalli, che voleva una Chiesa aperta al mondo e alla storia: da qui la sua determinazione nell'indire il XXI Concilio ecumenico, inteso come un momento di dia- logo e di speranza; ma fu anche capace di annunciare il Vangelo ad ogni uomo, di celebrare il primo Sinodo Romano, di avviare l'aggiornamento del Codice di diritto canonico. Queste sono soltanto alcune delle testimonianze che, benché possano essere già note per chi ha cono- sciuto di persona o studiato a fondo la figura di Papa Roncalli, sono proposte con una tale efficacia e convin- zione da suscitare nuovo entusiasmo per "l'uomo" Papa Giovanni e la sua opera. L'elegante veste tipogra- fica del volume è impreziosita da un apparato icono- grafico in cui rare immagini d'epoca di papa Giovanni sono alternate a fotografie dal taglio più cronachistico, a segnare la continuità mai spezzata tra il passato e il presente di una delle figure più luminose della Chiesa Cattolica. UN LIBRO RICORDA GIOVANNI XXIII MEZZO SECOLO DOPO LA SUA ELEZIONE AL SOGLIO PONTIFICIO Autorevoli testimoni raccontano la ‘carezza’ del Papa buono: l’urgenza di una Chiesa aperta al mondo

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RROOMMAA - UN LIBRO SU ARTE E FEDE

LLaa nnoobbiillee ffoorrmmaa:: vviiaa ddeellllaa bbeelllleezzzzaa

IIVVRREEAA - IL 2 APRILE 2005 MORIVA IL GRANDE PAPA, ORA VENERABILE

GGiioovvaannnnii PPaaoolloo,, 55 aannnnii ddooppooBBeenneeddeettttoo XXVVII rriiccoorrddaa ““ll’’aammaattoo pprreeddeecceessssoorree””

•• aattttuuaalliittàà rreelliiggiioossaa il risveglio popolare 72 aprile 2010

ROMA - "Durante il suo lungo pontifi-cato, si è prodigato nel proclamare il dirittocon fermezza, senza debolezze o tentenna-menti, soprattutto quando doveva misurarsicon resistenze, ostilità e rifiuti". È il ricordodi Giovanni Paolo II, a cinque anni dallamorte, offerto da Benedetto XVI, nell'omeliadella messa celebrata il 29 marzo nella basi-lica di san Pietro. Oggi, 2 aprile, quest'anno,è il Venerdì Santo: da qui la scelta di antici-pare la celebrazione eucaristica di suffragio.

"Sapeva di essere stato preso per manodal Signore - ha proseguito il Papa - e questogli ha consentito di esercitare un ministeromolto fecondo, per il quale, ancora unavolta, rendiamo fervide grazie a Dio". Nelsuo "amato predecessore", Benedetto XVIvede l'immagine perfetta del "servo di Dio",che - come dicono le Scritture - "agirà confermezza incrollabile, con un'energia chenon viene meno fino a che egli non abbiarealizzato il compito che gli è stato assegna-to. Eppure, non avrà a sua disposizione queimezzi umani che sembrano indispensabiliall'attuazione di un piano così grandioso. Sipresenterà con la forza della convinzione, esarà lo Spirito che Dio ha posto in lui a dar-gli la capacità di agire con mitezza e conforza, assicurandogli il successo finale".

Giovanni Paolo II è morto il 2 aprile del2005, alle 21.37. Il 28 aprile successivopapa Benedetto XVI ha concesso la dispensadal tempo di cinque anni di attesa dopo lamorte, per l'inizio della causa di beatificazio-ne e canonizzazione, che è stata aperta uffi-cialmente dal cardinal Camillo Ruini il 28giugno 2005 e la cui fase diocesana si è con-clusa a due anni dalla morte, il 2 aprile2007. Il 19 dicembre 2009, con un decretofirmato da papa Benedetto XVI che ne atte-sta le virtù eroiche, Giovanni Paolo II èstato proclamato venerabile

Il buon profumo"La regola della comunità di Gesù - ha

ricordato il Santo Padre - è quella dell'amoreche sa servire fino al dono della vita". "Ognigesto di carità e di devozione autentica aCristo - ha sottolineato il Papa - non rimaneun fatto personale, non riguarda solo il rap-porto tra l'individuo e il Signore, ma riguar-da l'intero corpo della Chiesa, è contagioso:infonde amore, gioia, luce". Di qui la con-trapposizione tra l'atteggiamento di Mariadi Betania, che lavando i piedi del Maestrocon una grande quantità di profumo pregia-to "offre a Gesù quanto ha di più prezioso",e quello di Giuda, che "calcola là dove nonsi può calcolare, entra con animo meschinodove lo spazio è quello dell'amore, del dono,della dedizione totale".

"L'amore non calcola, non misura, nonbada a spese, non pone barriere, ma sadonare con gioia, cerca solo il bene dell'al-tro, vince la meschinità, la grettezza, i risen-

timenti, le chiusure che l'uomo porta avolte nel suo cuore", ha sottolineatoBenedetto XVI commentando il branoevangelico della cena di Gesù a Betania conLazzaro, Marta e Maria. Se Maria si ponedunque "ai piedi di Gesù in umile atteggia-mento di servizio", come farà Gesù stessonell'Ultima Cena, Giuda "sotto il pretestodell'aiuto da recare ai poveri, nasconde l'e-goismo e la falsità dell'uomo chiuso in sestesso, incatenato dall'avidità del possesso,che non si lascia avvolgere dal buon profu-mo dell'amore divino".

Compagno di viaggio Un "compagno di viaggio per l'uomo di

oggi". Così il Papa ha definito GiovanniPaolo II. "Tutta la vita del Venerabile - hacommentato Benedetto XVI - si è svolta nelsegno di questa carità, della capacità didonarsi in modo generoso, senza riserve,senza misura, senza calcolo. Ciò che lomuoveva era l'amore verso Cristo, a cuiaveva consacrato la vita, un amore sovrab-bondante e incondizionato". Giovanni PaoloII, ha proseguito il suo successore, "si èlasciato consumare per Cristo, per la Chiesa,per il mondo intero: la sua è stata una soffe-

renza vissuta fino all'ultimo per amore e conamore". "Chi ha avuto la gioia di conoscerloe frequentarlo - le parole del Pontefice - hapotuto toccare con mano quanto viva fossein lui la certezza 'di contemplare la bontà delSignore nella terra dei viventi'; certezza chelo ha accompagnato nel corso della sua esi-stenza e che, in modo particolare, si è mani-festata durante l'ultimo periodo del suo pel-legrinaggio su questa terra: la progressivadebolezza fisica, infatti, non ha mai intacca-to la sua fede rocciosa, la sua luminosa spe-ranza, la sua fervente carità".

Nell'ultima parte dell'omelia, BenedettoXVI ha citato quanto affermava il suo pre-decessore per il XXVI anniversario del suopontificato: "Confidò di avere sentito fortenel suo cuore, al momento dell'elezione, ladomanda di Gesù a Pietro: 'Mi ami tu? Miami più di costoro', e aggiunse: 'Ogni giornosi svolge all'interno del mio cuore lo stessodialogo tra Gesù e Pietro. Nello Spirito, fissolo sguardo benevolo di Cristo risorto. Egli,pur consapevole della mia umana fragilità,mi incoraggia a rispondere come Pietro:'Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo'. Epoi mi invita ad assumere le responsabilitàche Lui stesso mi ha affidato".

ROMA - "Nel discorso diAristofane, contenuto nelSimposio, si afferma che gliamanti non sanno ciò che esat-tamente vogliono l'uno dall'al-tro; è però evidente che le loroanime sono assetate di qualco-sa d'altro che non sia il piacereamoroso. Questo 'altro' l'animanon riesce tuttavia a esprimerlo(…). La bellezza ferisce, maproprio in questo modo richia-ma l'uomo al suo destino ulti-mo. La riflessione di Platone, eoltre 1500 anni dopo quella diCabasilas, non hanno nulla daspartire con l'estetismo superfi-ciale e con l'irrazionalismo, conla rinuncia alla chiarezza o alleesigenze della ragione. Bellezzaè conoscenza: una forma supe-riore di conoscenza, in quantocolpisce l'uomo con tutta lagrandezza della verità".

Queste parole erano conte-nute nel messaggio che l'alloracardinal joseph Ratzinger inviòal Meeting di Rimini nel 2002;messaggio che aveva particolaripunti di accordo con un altrocelebre discorso di un Papa sul-l'arte, quella "Lettera agli artisti"che Giovanni Paolo II avevascritto alla vigilia dell'anno giu-bilare 2000.

Grazie ad una pubblicazio-ne curata e introdotta daGianfranco Ravasi, ElioGuerriero e Pasquale Iacobone,"La Nobile Forma. Chiesa eartisti sulla via della bellezza"(Libreria Editrice Vaticana-SanPaolo, 217 pagine) ora è possi-bile leggere insieme e confron-tare non solo questi due inter-venti sullo scottante problemadei rapporti tra arte, bellezza efede, ma una serie di scritti sultema di papa Benedetto XVI.

Il saluto al Meeting diRimini, prima citato, è fonda-mentale da questo punto divista. Il cardinal Ratzinger noninstaura un discorso puramen-te filosofico, ma usa la filosofia(si guardi bene: quella greca eperciò pagana) come riferimen-to centrale per introdurre unaltro discorso, ben più difficileda esprimere a parole ma, nellostesso tempo (e il futuroPontefice lo sa), molto più sen-tito dai giovani che non quellopuramente speculativo. Si trat-ta del discorso sulla bellezza esull'amore, due elementi cheRatzinger fa attenzione a nonseparare mai.

L'amore, scriveva l'alloracardinale, è il richiamo abissalead un qualcosa da cui veniamoe che non riusciamo a trovareintegralmente nel qui e nell'ora."Avendo l'uomo - affermaPlatone - smarrito la perfezionedella sua origine, è ora all'inse-guimento perenne della formaprimigenia che lo risani.Ricordo e nostalgia lo spingono

alla ricerca, e la bellezza lo sot-trae all'appagamento della quo-tidianità. Questo gli causa soffe-renza". È un punto moltoimportante, che spiega comeRatzinger non sia attardato suposizioni scolastiche meramen-te conservatrici, come qualcunosostiene, ma che anzi guardacon interesse alla dimensioneterrena dell'amore, trovandonele radici "in partibus infide-lium", in un pensatore che adire il vero è stato molto ripresoin ambito cristiano: Platone.

Quello che è importante èche il futuro Pontefice indivi-duava gli attualissimi e spessodistorti motivi dell'umano equotidiano inseguimento dellabellezza, riconoscendone tuttala drammatica contradditto-rietà: si ama una persona ma sisente nello stesso tempo chequesto non ci basta e che l'aspi-razione ci spinge altrove, allabellezza di qualcosa che è giàstato nostro. “Non c'è bellezzasenza cuore”, scrive poco dopol'autore, e la nostalgia della bel-lezza perduta può trovarerequie solo nella donazione disé.

Ecco il passaggio tra filoso-fia platonica e pratica cristiana,che è racchiuso in questo esse-re-per-gli-altri che è non rasse-gnazione servile, come qualcu-no ha creduto, ma la via perritrovare la casa perduta senzacadere nella tentazione delladisperazione o del disprezzo perle umane attività. Questo sotti-le filo rosso che viene da moltolontano è messo in evidenza adinizio libro da Ravasi, il qualeripercorre la strada del concettodi bellezza dal "kalòs" (bello-buono) ellenico al bene-bello-buono-utile nella traduzionegreca della Bibbia chiamata "deiSettanta".

"La Nobile Forma" ci portaben dentro il drammatico esitodel corteggiamento della bellez-za nella cultura occidentale chetalvolta ha fatto scaturire esiticontraddittori e nello stessotempo di ineguagliabile valorepoetico: basti pensare alla poe-sia di Petrarca, dove la strug-gente tensione verso l'essereamato diviene alla fine penti-mento per aver confuso la crea-tura con il suo Creatore.

marco testi

IVREA - Pubblicato qualche mese fa per celebrareil 50esimo anniversario dell'elezione al soglio pontifi-cio di Giovanni XXIII, il volume "Di chi è questacarezza?", curato da Elena Bonaldo per i tipi dell'editri-ce veneziana "Marcianum Press”, raccoglie diversiautorevoli interventi di personaggi illustri qualiGiorgio Napolitano, Tarcisio Bertone, DionigiTettamanzi, Loris Capovilla, Bruno Forte, LuigiBettazzi, Alois Loeser, Ettore Malnati: tutti impegnatia fornire una loro intensa e meditata impressione sulcalore umano e sulla fede cristallina che animava lafigura di papa Roncalli.

Monsignor Capovilla, segretario fedele e testimo-nianza vivente di Papa Giovanni, si sofferma sulla"affascinante interiorità di Angelo Giuseppe Roncalli,una santità quotidiana fatta di semplicità e prudenza,amore al ministero sacerdotale vissuto con intensità eaperto alle esigenze degli uomini", come sottolinea ilvescovo di Bergamo Francesco Beschi, nella sua intro-duzione al volume.

Alois Loeser, priore della Comunità di Taizè,mette in rilievo la semplicità del cuore che lo portava avedere dapprima ciò che c'era di buono nell'altro:"Giovanni XXIII si fidava di chi gli stava di fronte.Vedeva nel suo interlocutore l'immagine di Dio.

Discerneva in lui il meglio, la purezza d'intenzione.Sostenuto da una vita di comunione in Dio, ponevasugli altri, e anche su se stesso, uno sguardo di pace".

Il vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi, il teologoBruno Forte e il cardinale arcivescovo di MilanoDionigi Tettamanzi descrivono "l'urgenza" di PapaRoncalli, che voleva una Chiesa aperta al mondo e allastoria: da qui la sua determinazione nell'indire il XXIConcilio ecumenico, inteso come un momento di dia-logo e di speranza; ma fu anche capace di annunciareil Vangelo ad ogni uomo, di celebrare il primo SinodoRomano, di avviare l'aggiornamento del Codice didiritto canonico.

Queste sono soltanto alcune delle testimonianzeche, benché possano essere già note per chi ha cono-sciuto di persona o studiato a fondo la figura di PapaRoncalli, sono proposte con una tale efficacia e convin-zione da suscitare nuovo entusiasmo per "l'uomo"Papa Giovanni e la sua opera. L'elegante veste tipogra-fica del volume è impreziosita da un apparato icono-grafico in cui rare immagini d'epoca di papa Giovannisono alternate a fotografie dal taglio più cronachistico,a segnare la continuità mai spezzata tra il passato e ilpresente di una delle figure più luminose della ChiesaCattolica.

UN LIBRO RICORDA GGIIOOVVAANNNNII XXXXIIIIII MEZZO SECOLO DOPO LA SUA ELEZIONE AL SOGLIO PONTIFICIO

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