s. pasqua 2011 n. 1 -...

10
La sfida della conoscenza V ivere è conoscere, si ivere è conoscere, si comincia quando si na comincia quando si na - sce e si continua tutta sce e si continua tutta la vita. Primo oggetto di co la vita. Primo oggetto di co - noscenza è il seno materno, noscenza è il seno materno, che ti dà il latte, ti dà la vita, che ti dà il latte, ti dà la vita, non puoi farne a meno. E’ una non puoi farne a meno. E’ una cosa, ma è anche qualcuno, è cosa, ma è anche qualcuno, è la mamma, la prima persona la mamma, la prima persona con cui ti relazioni, ed ormai con cui ti relazioni, ed ormai sappiamo bene che quanto più sappiamo bene che quanto più questa relazione è positiva e questa relazione è positiva e serena tanto più sarà libero e serena tanto più sarà libero e generoso il bambino che cre generoso il bambino che cre - scerà. scerà. E si continua. Dall’infanzia E si continua. Dall’infanzia alla giovinezza è strepitosa alla giovinezza è strepitosa la capacità di accumulare e la capacità di accumulare e metabolizzare nuove acqui metabolizzare nuove acqui - sizioni. E’ uno scoppiettante sizioni. E’ uno scoppiettante moltiplicarsi di conoscenze di moltiplicarsi di conoscenze di cose e di persone, un continuo cose e di persone, un continuo ampliarsi di scoperte del pro ampliarsi di scoperte del pro - prio ambiente e delle proprie prio ambiente e delle proprie abilità. abilità. Si conosce e si ama. Non si Si conosce e si ama. Non si può amare qualcuno o qual può amare qualcuno o qual - cosa senza conoscerlo. Ma è cosa senza conoscerlo. Ma è anche vero che non si arriva anche vero che non si arriva a conoscere se, già da prima, a conoscere se, già da prima, non si è propensi ad amare, non si è propensi ad amare, cioè se non si desidera cono cioè se non si desidera cono - scere veramente, intimamen scere veramente, intimamen - te. Vale per le persone, e vale te. Vale per le persone, e vale per le cose, le scienze, le reli per le cose, le scienze, le reli - gioni, un lavoro, un territorio, gioni, un lavoro, un territorio, il mondo. il mondo. Ma quante durezze, quanti Ma quante durezze, quanti ostacoli, quanta fatica. Lo sa ostacoli, quanta fatica. Lo sa bene chi deve prepararsi per bene chi deve prepararsi per un esame. Pur amando, ma un esame. Pur amando, ma - gari, una determinata ma gari, una determinata ma - teria, quanto impegno deve teria, quanto impegno deve metterci per arrivare a cono metterci per arrivare a cono - scerla con sicurezza! scerla con sicurezza! E lo sperimentiamo in qua E lo sperimentiamo in qua - lunque lavoro, dove magari lunque lavoro, dove magari dopo anni ed anni di attività dopo anni ed anni di attività non ci possiamo permettere non ci possiamo permettere distrazioni o tentazioni di di distrazioni o tentazioni di di - simpegno o mancanza di ag simpegno o mancanza di ag - giornamento. giornamento. Lo sappiamo bene soprattut Lo sappiamo bene soprattut - to nelle nostre esperienze di to nelle nostre esperienze di rapporti personali, a parti rapporti personali, a parti - re da quelli più stretti, quelli re da quelli più stretti, quelli delle nostre famiglie, dove se delle nostre famiglie, dove se non si accetta di fare un po’ di non si accetta di fare un po’ di fatica, si rischia di non “rico fatica, si rischia di non “rico - noscersi” più e di non riuscire noscersi” più e di non riuscire a costruire quello che si era a costruire quello che si era sognato e desiderato. sognato e desiderato. Questo vale anche per ogni Questo vale anche per ogni comunità. Ci piace tanto que comunità. Ci piace tanto que - sta parola, ma quanta diffi sta parola, ma quanta diffi - coltà a metterci davvero in coltà a metterci davvero in comune, a conoscerci e rico comune, a conoscerci e rico - noscerci! Quanti veli frappo noscerci! Quanti veli frappo - niamo gli uni gli altri, spesso niamo gli uni gli altri, spesso inavvertitamente, ma anche inavvertitamente, ma anche così durevolmente da condan così durevolmente da condan - narci all’incompiutezza delle narci all’incompiutezza delle relazioni e delle iniziative. relazioni e delle iniziative. E’ a volte difficile, disagevole E’ a volte difficile, disagevole lasciarsi conoscere; e, paral lasciarsi conoscere; e, paral - lelamente, non sempre abbia lelamente, non sempre abbia - mo il desiderio di conoscere mo il desiderio di conoscere realmente chi sta appena oltre realmente chi sta appena oltre la cerchia delle nostre collau la cerchia delle nostre collau - date amicizie. E’ più comodo date amicizie. E’ più comodo lasciarsi condurre da incon lasciarsi condurre da incon - sapevoli, micidiali pregiudi sapevoli, micidiali pregiudi - zi, dalle prime impressioni, zi, dalle prime impressioni, da inesorabili convinzioni sui da inesorabili convinzioni sui ruoli altrui. Indossiamo ma ruoli altrui. Indossiamo ma - schere e ne imponiamo agli schere e ne imponiamo agli altri. Di conseguenza, quello altri. Di conseguenza, quello che tentiamo di costruire in che tentiamo di costruire in - sieme può non risultare così sieme può non risultare così autentico, condiviso e quindi autentico, condiviso e quindi solido come potrebbe essere. solido come potrebbe essere. Viviamo nella società della Viviamo nella società della comunicazione, degli spo comunicazione, degli spo - stamenti, del mescolarsi di stamenti, del mescolarsi di storie e culture. Abbiamo a storie e culture. Abbiamo a disposizione le notizie e tutte disposizione le notizie e tutte le competenze del mondo, un le competenze del mondo, un sogno rincorso da secoli. Ma sogno rincorso da secoli. Ma conoscere e conoscersi rima conoscere e conoscersi rima - ne l’impegno di sempre, con ne l’impegno di sempre, con in più un rischio maggiore in più un rischio maggiore di superficialità e di confu di superficialità e di confu - sione. Una sfida ineliminabi sione. Una sfida ineliminabi - le, non solo per i più giovani, le, non solo per i più giovani, ma anche per chi vive in un ma anche per chi vive in un ambito sociale e culturale ap ambito sociale e culturale ap - parentemente ristretto, in re parentemente ristretto, in re - altà permeato ogni giorno da altà permeato ogni giorno da occasioni di accoglienza, di occasioni di accoglienza, di approfondimento, di cambia approfondimento, di cambia - mento. mento. “Allora Gesù, fissatolo, lo “Allora Gesù, fissatolo, lo amò” (Marco 10,21). Potessi amò” (Marco 10,21). Potessi - mo anche noi ricevere e do mo anche noi ricevere e do - nare sguardi un poco simili nare sguardi un poco simili a quello di Gesù, che “fissa”, a quello di Gesù, che “fissa”, cioè guarda e comprende in cioè guarda e comprende in profondità ed ama, accoglien profondità ed ama, accoglien - do, nello stesso tempo! do, nello stesso tempo! Elisa Franzetti Elisa Franzetti S. Pasqua 2011 N. 1 EDITORIALE PRIMO PIANO IL CRISTIANESIMO E LE ALTRE RELIGIONI “luce del mondo” e frammenti di luce Q uante volte, davanti a qualche avvenimento particolarmente crudele o immorale, abbiamo detto o sentito la frase “Non c’è più re- ligione!”. Spesso lo si dice per - r r ché ci si scandalizza, ma forse più spesso ancora si intuisce il tono ironico di chi è abituato a tutto e, nel ritenersi cinicamen- te moderno, liquida la religione come un fatto del passato. In effetti una visione superficiale della società contemporanea sembra dare ragione a questa affermazione. Ci troviamo nell’epoca della secolarizzazione, della desa- cralizzazione, cioè dell’allonta- namento dalla religione che ti “lega” ad un Altro, per afferma- re solo se stessi. Sinteticamente: “Non ho più bisogno di Dio perché basto a me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche, gli scienziati portano le prove della loro onnipotenza con le scoperte scientifiche, gli uomi- ni comuni vivono come se Dio non esistesse. Ognuno ha o cre- de di avere un suo criterio di verità senza più riferirsi a Dio e alla Chiesa. In questo scenario, riferito in particolare al mondo occiden- tale, si è aggiunto negli ultimi decenni il fenomeno migrato- rio, oltre che la globalizzazio- ne. Siamo venuti in contatto, nel senso fisico della parola, con credenti di altre religioni, non in modo sporadico, ma quotidiano e in misura sempre maggiore. Ciò ha generato in noi reazioni contrastanti: diffi- denza, stupore, rifiuto, ammi- razione, confusione ecc. Sicu- ramente ci ha aperto gli occhi sul mondo e ci ha interrogato sul nostro modo di vivere il cri- stianesimo. Se ci lasciamo sti- molare dalla realtà umana che avviciniamo, questa diventa occasione di crescita proprio nella fede. Se, invece, partiamo da un pregiudizio di chiusura o da una dimenticanza di quello che siamo, arriviamo, nel pri- mo caso al rifiuto e alla paura del diverso, nel secondo all’ac- cettazione acritica di tutto in nome di un “vogliamoci bene”, che diventa appiattimento e re- lativismo. Si arriva, quindi, a dire: “Tutte le religioni sono uguali. Non esiste una verità rivelata. Per poter andare d’accordo, in un mondo libero e civile, per non offendere nessuno, evitiamo di annunciare il messaggio cri- stiano e di evangelizzare.” Sono convinta che non sia- no queste le soluzioni per una convivenza pacifica e per la re- alizzazione di quello che chie- diamo tutti i giorni nel Padre Nostro: “Venga il Tuo regno”. Prima di affrontare le indica- zioni della Chiesa in merito a questo problema, vorrei pun- tualizzare la realtà della secola- rizzazione per evitare di chiu- derci in un orizzonte ristretto, senza vedere al di là del nostro naso, cioè dell’Italia e dell’Eu- ropa. Studiosi delle religioni, come Massimo Introvigne, intendono la secolarizzazione in tre sensi: 1. non credere più 2. non partecipare alle pratiche religiose 3. avere comportamenti diversi da quanto la religione indica. 1. Affermano che dopo la crisi delle ideologie il numero di chi si dichiara ateo è in dimi- nuzione in tutto il mondo: la fede in qualcosa o in Qualcu- no, quindi, resiste, anzi au- menta! 2. La partecipazione alla vita della Chiesa è molto diversa da un continente all’altro: in Africa e in America Latina è in aumento; in Corea, nelle Filippine e negli Stati Uniti tiene, nonostante tutto; è di- minuita fortemente in Euro- pa, Australia e Canada tanto che si arriva a dire che la stra- grande maggioranza dei cat- tolici praticanti oggi non vive in Europa. Probabilmente ci sono più cattolici praticanti in Uganda che in Francia! Segue pag.10 IL SENSO DELLA PASQUA “LA GIOIA” “P assato il sabato… Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro… Un angelo del Signore si accostò, rotolò la pietra… e disse alle donne: Non abbiate paura; so che cercate Gesù il crocifisso, non è qui. E’ risorto, come aveva detto… Presto, andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti”. (Mt. 28,1-7) La promessa di Dio si è compiuta; Gesù è vivo in mezzo a noi, il peccato e la morte sono vinti per sempre! E’ la più bella notizia che sia mai risuonata sulla terra e che noi ci scambiamo con gioia in questi giorni. Nel Battesimo, uniti a Lui, anche noi possiamo partecipare a una vita nuova che non muore più; già fin d’ora il nostro vivere e la sofferenza che spesso lo accompagna acquistano un senso nuovo, salvifico. “Donna, perché piangi?” – sono le parole di Gesù alla Maddalena – “non piangere”. Lo possiamo dire anche noi ai nostri fratelli, ora che il Risorto ci ha rivelato l’amore sconfinato del Padre, la sua infinita misericordia, la sua fedeltà. E’ questo il fondamento della nostra fede e della nostra speranza che annunciamo con gioia a tutto il mondo. Anche la liturgia, nei segni della veglia pasquale ci fa gustare la gioia della risurrezione; ma la Pasqua non finisce qui! Ogni volta che si celebra l’Eucaristia si rinnova il mistero pasquale. “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione…” Così ogni giorno, ogni domenica è Pasqua. Gloria! Alleluia! Anna Foto Luca Distaso

Upload: vuongthien

Post on 17-Feb-2019

216 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: S. Pasqua 2011 N. 1 - parrocchiagemonio.altervista.orgparrocchiagemonio.altervista.org/alterpages/files/2011_1_Pasqua.pdf · me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche,

La sfida della conoscenza

Vivere è conoscere, si ivere è conoscere, si comincia quando si nacomincia quando si na--sce e si continua tutta sce e si continua tutta

la vita. Primo oggetto di cola vita. Primo oggetto di co--noscenza è il seno materno, noscenza è il seno materno, che ti dà il latte, ti dà la vita, che ti dà il latte, ti dà la vita, non puoi farne a meno. E’ una non puoi farne a meno. E’ una cosa, ma è anche qualcuno, è cosa, ma è anche qualcuno, è la mamma, la prima persona la mamma, la prima persona con cui ti relazioni, ed ormai con cui ti relazioni, ed ormai sappiamo bene che quanto più sappiamo bene che quanto più questa relazione è positiva e questa relazione è positiva e serena tanto più sarà libero e serena tanto più sarà libero e generoso il bambino che cregeneroso il bambino che cre--scerà.scerà.E si continua. Dall’infanzia E si continua. Dall’infanzia alla giovinezza è strepitosa alla giovinezza è strepitosa la capacità di accumulare e la capacità di accumulare e metabolizzare nuove acquimetabolizzare nuove acqui--sizioni. E’ uno scoppiettante sizioni. E’ uno scoppiettante moltiplicarsi di conoscenze di moltiplicarsi di conoscenze di cose e di persone, un continuo cose e di persone, un continuo ampliarsi di scoperte del proampliarsi di scoperte del pro--prio ambiente e delle proprie prio ambiente e delle proprie abilità.abilità.Si conosce e si ama. Non si Si conosce e si ama. Non si può amare qualcuno o qualpuò amare qualcuno o qual--cosa senza conoscerlo. Ma è cosa senza conoscerlo. Ma è anche vero che non si arriva anche vero che non si arriva a conoscere se, già da prima, a conoscere se, già da prima, non si è propensi ad amare, non si è propensi ad amare, cioè se non si desidera conocioè se non si desidera cono--scere veramente, intimamenscere veramente, intimamen--te. Vale per le persone, e vale te. Vale per le persone, e vale per le cose, le scienze, le reliper le cose, le scienze, le reli--gioni, un lavoro, un territorio, gioni, un lavoro, un territorio, il mondo.il mondo.Ma quante durezze, quanti Ma quante durezze, quanti ostacoli, quanta fatica. Lo sa ostacoli, quanta fatica. Lo sa bene chi deve prepararsi per bene chi deve prepararsi per un esame. Pur amando, maun esame. Pur amando, ma--gari, una determinata magari, una determinata ma--teria, quanto impegno deve teria, quanto impegno deve metterci per arrivare a conometterci per arrivare a cono--scerla con sicurezza!scerla con sicurezza!E lo sperimentiamo in quaE lo sperimentiamo in qua--lunque lavoro, dove magari lunque lavoro, dove magari dopo anni ed anni di attività dopo anni ed anni di attività non ci possiamo permettere non ci possiamo permettere distrazioni o tentazioni di didistrazioni o tentazioni di di--simpegno o mancanza di agsimpegno o mancanza di ag--giornamento.giornamento.Lo sappiamo bene soprattutLo sappiamo bene soprattut--to nelle nostre esperienze di to nelle nostre esperienze di rapporti personali, a partirapporti personali, a parti--re da quelli più stretti, quelli re da quelli più stretti, quelli delle nostre famiglie, dove se delle nostre famiglie, dove se

non si accetta di fare un po’ di non si accetta di fare un po’ di fatica, si rischia di non “ricofatica, si rischia di non “rico--noscersi” più e di non riuscire noscersi” più e di non riuscire a costruire quello che si era a costruire quello che si era sognato e desiderato.sognato e desiderato.Questo vale anche per ogni Questo vale anche per ogni comunità. Ci piace tanto quecomunità. Ci piace tanto que--sta parola, ma quanta diffista parola, ma quanta diffi--coltà a metterci davvero in coltà a metterci davvero in comune, a conoscerci e ricocomune, a conoscerci e rico--noscerci! Quanti veli frapponoscerci! Quanti veli frappo--niamo gli uni gli altri, spesso niamo gli uni gli altri, spesso inavvertitamente, ma anche inavvertitamente, ma anche così durevolmente da condancosì durevolmente da condan--narci all’incompiutezza delle narci all’incompiutezza delle relazioni e delle iniziative.relazioni e delle iniziative.E’ a volte difficile, disagevole E’ a volte difficile, disagevole lasciarsi conoscere; e, parallasciarsi conoscere; e, paral--lelamente, non sempre abbialelamente, non sempre abbia--mo il desiderio di conoscere mo il desiderio di conoscere realmente chi sta appena oltre realmente chi sta appena oltre la cerchia delle nostre collaula cerchia delle nostre collau--date amicizie. E’ più comodo date amicizie. E’ più comodo lasciarsi condurre da inconlasciarsi condurre da incon--sapevoli, micidiali pregiudisapevoli, micidiali pregiudi--zi, dalle prime impressioni, zi, dalle prime impressioni, da inesorabili convinzioni sui da inesorabili convinzioni sui ruoli altrui. Indossiamo maruoli altrui. Indossiamo ma--schere e ne imponiamo agli schere e ne imponiamo agli altri. Di conseguenza, quello altri. Di conseguenza, quello che tentiamo di costruire inche tentiamo di costruire in--sieme può non risultare così sieme può non risultare così autentico, condiviso e quindi autentico, condiviso e quindi solido come potrebbe essere.solido come potrebbe essere.Viviamo nella società della Viviamo nella società della comunicazione, degli spocomunicazione, degli spo--stamenti, del mescolarsi di stamenti, del mescolarsi di storie e culture. Abbiamo a storie e culture. Abbiamo a disposizione le notizie e tutte disposizione le notizie e tutte le competenze del mondo, un le competenze del mondo, un sogno rincorso da secoli. Ma sogno rincorso da secoli. Ma conoscere e conoscersi rimaconoscere e conoscersi rima--ne l’impegno di sempre, con ne l’impegno di sempre, con in più un rischio maggiore in più un rischio maggiore di superficialità e di confudi superficialità e di confu--sione. Una sfida ineliminabisione. Una sfida ineliminabi--le, non solo per i più giovani, le, non solo per i più giovani, ma anche per chi vive in un ma anche per chi vive in un ambito sociale e culturale apambito sociale e culturale ap--parentemente ristretto, in reparentemente ristretto, in re--altà permeato ogni giorno da altà permeato ogni giorno da occasioni di accoglienza, di occasioni di accoglienza, di approfondimento, di cambiaapprofondimento, di cambia--mento.mento.“Allora Gesù, fissatolo, lo “Allora Gesù, fissatolo, lo amò” (Marco 10,21). Potessiamò” (Marco 10,21). Potessi--mo anche noi ricevere e domo anche noi ricevere e do--nare sguardi un poco simili nare sguardi un poco simili a quello di Gesù, che “fissa”, a quello di Gesù, che “fissa”, cioè guarda e comprende in cioè guarda e comprende in profondità ed ama, accoglienprofondità ed ama, accoglien--do, nello stesso tempo!do, nello stesso tempo!

Elisa FranzettiElisa Franzetti

S. Pasqua 2011 • N. 1

EditorialE Primo Piano

IL CRISTIANESIMO E LE ALTRE RELIGIONI“luce del mondo” e frammenti di luce

Quante volte, davanti a qualche avvenimento particolarmente crudele

o immorale, abbiamo detto o sentito la frase “Non c’è più re-ligione!”. Spesso lo si dice per-ligione!”. Spesso lo si dice per-ligione!”. Spesso lo si dice perché ci si scandalizza, ma forse più spesso ancora si intuisce il tono ironico di chi è abituato a tutto e, nel ritenersi cinicamen-te moderno, liquida la religione come un fatto del passato. In effetti una visione superficiale della società contemporanea sembra dare ragione a questa affermazione. Ci troviamo nell’epoca della secolarizzazione, della desa-cralizzazione, cioè dell’allonta-namento dalla religione che ti “lega” ad un Altro, per afferma-re solo se stessi.Sinteticamente: “Non ho più bisogno di Dio perché basto a me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche, gli scienziati portano le prove della loro onnipotenza con le scoperte scientifiche, gli uomi-ni comuni vivono come se Dio non esistesse. Ognuno ha o cre-de di avere un suo criterio di verità senza più riferirsi a Dio e alla Chiesa.In questo scenario, riferito in particolare al mondo occiden-tale, si è aggiunto negli ultimi decenni il fenomeno migrato-rio, oltre che la globalizzazio-ne. Siamo venuti in contatto, nel senso fisico della parola, con credenti di altre religioni, non in modo sporadico, ma quotidiano e in misura sempre maggiore. Ciò ha generato in noi reazioni contrastanti: diffi-denza, stupore, rifiuto, ammi-razione, confusione ecc. Sicu-

ramente ci ha aperto gli occhi sul mondo e ci ha interrogato sul nostro modo di vivere il cri-stianesimo. Se ci lasciamo sti-molare dalla realtà umana che avviciniamo, questa diventa occasione di crescita proprio nella fede. Se, invece, partiamo da un pregiudizio di chiusura o da una dimenticanza di quello che siamo, arriviamo, nel pri-mo caso al rifiuto e alla paura del diverso, nel secondo all’ac-

cettazione acritica di tutto in nome di un “vogliamoci bene”, che diventa appiattimento e re-lativismo. Si arriva, quindi, a dire: “Tutte le religioni sono uguali. Non esiste una verità rivelata. Per poter andare d’accordo, in un mondo libero e civile, per non offendere nessuno, evitiamo di

annunciare il messaggio cri-stiano e di evangelizzare.”Sono convinta che non sia-no queste le soluzioni per una convivenza pacifica e per la re-alizzazione di quello che chie-diamo tutti i giorni nel Padre Nostro: “Venga il Tuo regno”.Prima di affrontare le indica-zioni della Chiesa in merito a questo problema, vorrei pun-tualizzare la realtà della secola-rizzazione per evitare di chiu-derci in un orizzonte ristretto, senza vedere al di là del nostro naso, cioè dell’Italia e dell’Eu-ropa.Studiosi delle religioni, come Massimo Introvigne, intendono la secolarizzazione in tre sensi:1. non credere più2. non partecipare alle pratiche

religiose3. avere comportamenti diversi

da quanto la religione indica.1. Affermano che dopo la crisi

delle ideologie il numero di chi si dichiara ateo è in dimi-nuzione in tutto il mondo: la fede in qualcosa o in Qualcu-no, quindi, resiste, anzi au-menta!

2. La partecipazione alla vitadella Chiesa è molto diversa da un continente all’altro: in Africa e in America Latina è in aumento; in Corea, nelle Filippine e negli Stati Uniti tiene, nonostante tutto; è di-minuita fortemente in Euro-pa, Australia e Canada tanto che si arriva a dire che la stra-grande maggioranza dei cat-tolici praticanti oggi non vive in Europa. Probabilmente ci sono più cattolici praticanti in Uganda che in Francia!

Segue pag.10

IL SENSO DELLA PASQUA “LA GIOIA”

“P assato il sabato… Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro…Un angelo del Signore si accostò, rotolò la pietra… e disse alle donne: Non abbiate paura; so che cercate Gesù il crocifisso, non è qui. E’ risorto, come aveva detto…

Presto, andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti”. (Mt. 28,1-7)La promessa di Dio si è compiuta; Gesù è vivo in mezzo a noi, il peccato e la morte sono vinti per sempre!E’ la più bella notizia che sia mai risuonata sulla terra e che noi ci scambiamo con gioia in questi giorni.Nel Battesimo, uniti a Lui, anche noi possiamo partecipare a una vita nuova che non muore più; già fin d’ora il nostro vivere e la sofferenza che spesso lo accompagna acquistano un senso nuovo, salvifico.“Donna, perché piangi?” – sono le parole di Gesù alla Maddalena – “non piangere”.Lo possiamo dire anche noi ai nostri fratelli, ora che il Risorto ci ha rivelato l’amore sconfinato del Padre, la sua infinita misericordia, la sua fedeltà. E’ questo il fondamento della nostra fede e della nostra speranza che annunciamo con gioia a tutto il mondo. Anche la liturgia, nei segni della veglia pasquale ci fa gustare la gioia della risurrezione; ma la Pasqua non finisce qui!Ogni volta che si celebra l’Eucaristia si rinnova il mistero pasquale. “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione…” Così ogni giorno, ogni domenica è Pasqua.Gloria! Alleluia!

Anna

Foto Luca Distaso

Page 2: S. Pasqua 2011 N. 1 - parrocchiagemonio.altervista.orgparrocchiagemonio.altervista.org/alterpages/files/2011_1_Pasqua.pdf · me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche,

DIARIOORATORIO APERTO

Nella seconda parte dell’an-no si è intensificato l’inter-no si è intensificato l’inter-no si è intensificato l’inter

vento riferito ai ragazzi:•Doposcuola: è ripreso mar-

tedì 11 Gennaio – due gli spazi settimanali (Martedì e Venerdì) durante i quali i ragazzi che desiderano avere un sostegno scolastico si in-contrano.

•catechesi: gli incontri setti-manali al sabato mattina per tutti i gruppi da 3a Elemen-tare a 2a Media sono ripartiti il 15 Gennaio e i Catechisti si sono ritrovati una volta al mese per un momento di formazione e di programma-zione; importante l’interven-to durante la quaresima con l’animazione delle S. Messe domenicali e la Via Crucis. I bimbetti di 2a Elementare hanno sviluppato i 4 incontri prima della Pasqua.

• Spazio giochi:Spazio giochi: con la forma-zione dei gruppi di Papà e Mamme e il loro importante intervento, è stato possibile animare le domeniche po-meriggio – i momenti crea-ti hanno riguardato: alcuni spazi di gioco in oratorio e al centro sportivo, alcune uscite in paese e una visita al centro Astrofisico di Varese, Campo dei fiori, sono sta-ti inoltre proiettati tre film ai ragazzi e ai genitori ed è proseguita l’esperienza delle “Domeniche Insieme”. La ri-sposta mi è parsa positiva.

CENTRI D’INTERESSE

Nei mesi Febbraio/Aprile è continuata la serie di sera-

te che hanno lo scopo di porta-re, all’interno della Comunità, esperienze, idee, espressioni creative, utili per allargare co-noscenze e pensieri.

Questo in sintesi il percorso sviluppato:1a serata – “David M. Turoldo, il testamento di un profeta”.2a serata – “L’importanza di educare i nostri figli a vivere la sessualità in modo positivo”3a serata – Favola musicale “Pierino e il Lupo” di Prokofiev4a serata – teatro “A scatola chiusa” di Georges Feydeau5a serata – recital “L’uomo dei dolori”.Come nella prima parte dell’an-no anche in queste serate le persone hanno prestato note-vole attenzione.

SCUOLA DELLA PAROLADI DIO

Con il mese di Febbraio è iniziata la Scuola della Pa-

rola di Dio e il tema che si sta affrontando durante l’intero anno riguarda il VANGELO DI MATTEO; a mesi alterni vengo-no proposti due incontri di let-tura, approfondimento e attua-lizzazione delle diverse parti del Vangelo. Nei mesi liberi vie-ne proposta a tutta la Comuni-tà una sera di “ADORAZIONE EUCARISTICA” collegata nel tema a quanto si è sviluppato durate la Scuola della Parola di Dio nel mese precedente.

PROGETTO ADOLESCENTI

E’ ripartita in Febbraio la se-conda parte del PROGET-conda parte del PROGET-conda parte del PROGET

TO ADOLESCENTI arricchita da ulteriori spazi e proposte; dalle serate di confronto su temi riguardanti l’adolescenza, a testimonianze con interventi diretti di persone, da momenti di gioco a proposte visive. Con la fine di Marzo si è avviato con il gruppo degli adolescenti la preparazione dell’estate per i ragazzi.

LO SGUARDO IN AVANTI

In primo luogo intendo ri-chiamare una prospettiva

che il Vescovo desidera che inizi a prendere consistenza all’interno delle diverse Comu-nità Cristiane della Diocesi: il nuovo anno pastorale non prenderà il via al termine delle vacanze estive ma con l’inizio del periodo di Avvento, quindi al termine del mese di Novem-bre; la prospettiva è stimolante ma pone diversi problemi che da parte nostra cercheremo di affrontare; quindi la terza parte di questo anno pastorale 2010/2011 vedrà la sua chiu-sura con la festa di Cristo Re dell’universo.In questo lungo arco di tempo (sette mesi) diversi saranno i passaggi essenziali:• il cammino catechistico che

porterà molti dei nostri ra-gazzi a ricevere i sacramen-ti dell’iniziazione cristiana: Domenica 29 Maggio, 1a

Confessione (3a Elementare) Domenica 5 Giugno, Prima Comunione (4a Elementare) Domenica 12 Giugno, Cresi-ma (2a Media);

• l’estate dei ragazzi. Una par-l’estate dei ragazzi. Una par-l’estate dei ragazzi. Una parte consistente verrà vissuta all’interno della Comunità e precisamente in due mo-menti – primo: da Lunedì 13 Giugno a Domenica 26 Giu-gno;

secondo: da Domenica 28 Ago-sto a Martedì 6 Settembre.Lo spazio in montagna si sta definendo: a partire da quest’anno, e con la formazio-ne del vicariato comprendente Gemonio-Cittiglio-Caravate-Brenta, è allo studio che l’espe-rienza possa allargarsi e diven-tare un punto di riferimento per le quattro comunità.• Lo sviluppo della Scuola del-

la Parola di Dio e delle serate di Adorazione Eucaristica.

• La preparazione definitivadella Visita Pastorale del no-stro Vescovo.

MISSIONIE DINTORNI

Dalla periferia nord di Lima (Perù) e precisa-mente dalla parrocchia

di San Pedro de Carabayllo, dove è stata aperta la NUO-VAVAV MISSIONE DIOCESANA, è giunto il saluto ed il ringra-ziamento di don Savio e don Umberto, i primi sacerdoti in-viati “fidei donum” dalla Dioce-si di Como. Il ringraziamento si riferisce a 2.000 euro che la Zona pastorale Valli Varesine e il Gruppo Missionario di Ge-monio hanno loro offerto alla partenza per le necessità più immediate. La loro nuova Mis-sione (circa 60.000 abitanti) ha già una chiesa ma non una casa parrocchiale: le nostre of-ferte quaresimali li aiuteranno a costruirla.– Al sig. Edoardo Traversi di Al sig. Edoardo Traversi di Al sig. Edoardo T

Cittiglio, caro amico e colla-boratore recentemente scom-parso (al suo attivo circa 320 macchine per cucire rimesse a nuovo e spedite in Africa), verrà intitolata la SCUOLA di CUCITO del villaggio di

Mlowa (per anni sede dell’in-dimenticabile P. Marino) in Tanzania. In sua memoria, doneremo alla scuola 2.000 euro e una dozzina di mac-chine, frutto delle sue ultime fatiche.

– La RACCOLTA ZONALE DEL-L’USATO si svolgerà sabato 14 maggio e sarà, come sempre, a favore delle missioni diocesane. Dopo il furto di sacchi verificatosi in occasione della raccolta di ot-

tobre, si prega vivamente di non esporre i sacchi la sera precedente e, se possibile, di conferirli direttamente nel luogo della raccolta, il sabato pomeriggio, sul piazzale delle scuole.

ANAGRAFE PARROCCHIALE DEL 2010CI HANNO LASCIATI Maretti PaoloAnessi GiorgettaTutino RosaTodeschini Anna MariaMicheli CamilloMartinoia PieroPisano NunziataManzo RosamariaAndrighetto MariaPozzi FrancescoOppi CarlaVisconti Luciano

HANNO RICEVUTO IL BATTESIMOCornacchia LorenzoCorda Lorenzo, EnricoDehn LauraMarchionni VittoriaGizzi LeonardoMirasolo KevinAmodei KatiaCorda AndreaGray Giulia, FlaviaGray Emma, CatherineFrondella LucaTodischini EmanueleMascolo AndreaBremec ManuelDa Re LorenzoDel Dosso GiorgiaMuratore MicaelaLasco SofiaRomerio Beatrice, ManuelaGianferrari SofiaCogliati IlariaCogliati IreneVarvaro IvanBinda SaraBeverina MassimilianoMagrin MaiaGelsomini SaraFinzi MatteoVaralli MarcoSaccogna StefaniaDanieli GloriaEvangelista Emma, ElviraMazzocchi Rachele

Parrocchia 0332 601072 (www.diocesidicomo.it)0332 601072 (www.diocesidicomo.it)0332 601072 (wwwMunicipio 0332 601501 (www.comune.gemonio.va.it)0332 601501 (www.comune.gemonio.va.it)0332 601501 (wwwFarmacia 0332 602355Squadra Antincendio 339 7303124 (www.antincendiogemonio.it)339 7303124 (www.antincendiogemonio.it)339 7303124 (wwwBiblioteca 0332 601359 (www.sblaghi.it)0332 601359 (www.sblaghi.it)0332 601359 (wwwAmbulatorio dott. La Sala 0332 601024Ambulatorio dott. sa Cotti 0332 610311Ambulatorio dott. Marzullo 0332-604216Ufficio postale 0332-601163Museo Civico F. BodiniMuseo Civico F. BodiniMuseo Civico F 0332-604276 (www.museobodini.it)0332-604276 (www.museobodini.it)0332-604276 (wwwMuseo Innocente Salvini 0332-602161 (www.museosalvini.it)0332-602161 (www.museosalvini.it)0332-602161 (wwwNumero unico emergenze 112

orari S. mESSE

Prefestivo: 18.30Festivo: 8.30 (S. Pietro), 10.00Feriale: dal lunedì al venerdì ore 8.30, martedì 18,00

moStrE Ed aPPuntamEnti

Continuano gli appuntamenti “Centri d’interesse”.ULTERIORI AVVISI SUL SITO DELLA PARROCCHIA (www.diocesidicomo.it) E NEI CALENDARI SETTIMANALI DISTRIBUITI DURANTE LA MESSA.

Il cammino della nostra della nostra della nostra della nostra comunità comunità comunità

L’attesa

Tra qualche giorno cele-breremo la Pasqua del Si-gnore, l’avvenimento più

importante per la Chiesa, fon-data sul mistero di Gesù croci-fisso e risorto, un momento che ciascuno di noi vivrà anche in una dimensione personale.Veglieremo nella memoria del Signore risorto, non solo per ricordare; a Pasqua celebriamo questa certezza e attendiamo la salvezza, fondata sull’amore che ha vinto la morte.Io quest’anno ho il privilegio di vivere la Pasqua con un’espe-rienza che posso definire la più importante della mia vita e di quella di mio marito: il miraco-lo di una vita che è nata dentro di me, è cresciuta ed ora sta per sbocciare alla luce del domani.Abbiamo atteso nove mesi perché questo miracolo si compisse, ogni giorno è stato caratterizzato da nuove consa-pevolezze, anche paure, di non essere adeguati e abbastanza capaci, ma sempre fiduciosi nell’aiuto del Signore. Sapere che un miracolo sta avvenendo dentro me è un fatto straordi-nario, non è una cosa scontata, diventare madre è un privile-gio, di cui devo rendere grazie al Signore. Come figli di Dio abbiamo ricevuto in dono la vita e ora a nostra volta siamo lo strumento di questo miraco-lo che si compie nuovamente: dare la vita a un bimbo, che sta crescendo e ogni giorno diventa più grande e forte. Lo stiamo attendendo cercando di immaginare il suo volto, i suoi piedini, con i quali ogni giorno tira piccoli calci per farci capi-re che lui c’è, e che mi fanno sempre emozionare come se li sentissi per la prima volta.Attendiamo che i caldi raggi di questo piccolo sole vengano ad illuminare la nostra vita e a ri-scaldare il nostro cuore.Attendiamo che il nostro pic-colo dischiuda i suoi occhi ai colori del mondo e possa sotto la nostra guida e quella del Si-gnore diventare un uomo.Quest’anno per noi la Pasqua è attesa della vita più che mai, e vorrei condividere con tutti l’immensa gioia che provo nel vedere il mistero del progetto del Signore che si fa realtà, per questo auguro a tutti di cuore, Buona Pasqua.

Monica Campanerut

BachEca: notizie ed utilità per vivere il paese

Page 3: S. Pasqua 2011 N. 1 - parrocchiagemonio.altervista.orgparrocchiagemonio.altervista.org/alterpages/files/2011_1_Pasqua.pdf · me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche,

ENZO MARI, messo comunale e cuoco per la comunita’Ricordi a ruota libera raccolti da Elisa Franzetti

D a un po’ di tempo non lo si vede in giro, ma per i gemoniesi di vecchia

data è stato per tanti anni una figura familiare: è l’Enzo Mari, o “Enzo mess”, espressione con cui si riassume il ruolo di mes-so comunale che ha svolto per ventisette anni nel comune di GemonioLo incontro nella sua casa di via Castelfidardo, dove una certa difficoltà nel cammina-re ha confinato sia lui che la moglie Carla, non impedendo comunque a entrambi di vive-re con serenità, nella reciproca compagnia, questa fase della vita.

Com’è che ha cominciato a fare il messo, signor Enzo?“Me l’ha proposto il sindaco Arcangelo Castelli. Io lavoravo alla Ditta Castelli, come mio padre, che proprio in un viag-gio di lavoro ha perso la vita, lui e l’Anceschi”. (N.d.R : furo-no uccisi in una sparatoria di partigiani mentre viaggiavano tra Gemonio e Reggio Emilia..)

“Facevo anch’io l’autista, tra-sportavo i formaggi”. L’Enzo, 87 anni, parla lenta-mente, e questa è la differenza che si nota rispetto a quando lo si incontrava per il paese. Ma l’espressione è quella di sem-pre, bonaria e arguta, e si il-lumina quando nella memoria spuntano i ricordi di episodi particolari. “Una volta, erava-mo io e il Fegandini, ci siamo addormentati tutti e due sul camion e siamo andati a fini-re nella Dora. Abbiamo dovuto recuperare duecento forme di formaggio!Poi nel ’54 Arcangelo Castelli mi ha detto che c’era il con-corso per sostituire il messo precedente, Battista Martino-ia (Batista mess). Io ho fatto il concorso e l’ho vinto, con la qualifica: Messo – guardia – scrivano”.

Aveva tante mansioni, allora?“Eh, dovevo controllare soprat-tutto le strade, che non erano ancora asfaltate, e quando ne-vicava, si stava fuori tutta la notte con la cala! Poi dovevo controllare l’acquedotto, spe-cialmente là al bacino che c’era sul Viganella, alle Valli. In mu-nicipio facevo le pratiche per il cimitero e i certificati. Il mu-nicipio era ancora quello vec-chio, in piazza, che poi è stato distrutto.”

Ambiente familiare, ci sarà stato.“Eh, eravamo solo io e il Sali-na! (Giovanni Salina, Giuanin Mezeto, sempre con la sigaretta in mano). I dipendenti erano il segretario, io, il Salina; c’era lo stradino, che per tanto tempo è stato il Felice Bodini, che la-

vorava anche al cimitero. Poi per il cimitero è arrivato l’altro Felice, Calvi, che chiamavamo Felice Seteramort.

Anche nel paese i rappor-Anche nel paese i rappor-Anche nel paese i rapporti saranno stati più facili di adesso…“Certo, il paese era piccolo, quando ho cominciato c’erano 1100 abitanti. Ci si conosceva tutti, io poi, con il lavoro che facevo, conoscevo tutte le fami-glie, tutti gli indirizzi.”“Gli hanno sempre voluto bene tutti – è la moglie che intervie-ne – lui poi è troppo buono, e non faceva mai le multe!”Sorride l’Enzo, e alza le spalle, come a minimizzare le infra-zioni di quegli antichi automo-bilisti. “Per fortuna le macchi-ne erano poche e non c’erano i problemi di posteggio che ci sono adesso”.

Ma torniamo al Comune di Gemonio.“Il braccio destro del Castelli era il Comolli, che poi è diventa-to sindaco. Anche lui mi voleva bene. Tra l’uno e l’altro c’è stato il sindaco Curti, e con lui si è abbattuto il municipio e il Co-mune si è trasferito dove ades-so c’è la Posta. E’ stato il Curti a volere le divise, quella estiva e quella invernale. Diceva che la divisa doveva essere sempre “impeccabile!”. Dopo c’è stato il sindaco Rosaspina e un altro trasferimento di municipio, in Villa Sacchi. E poi nell’82 sono andato in pensione.”

Ma c’è stato, nella vita di Enzo Mari, un altro ruolo di cui hanno potuto usufruire tanti gemoniesi di svariate genera-zioni: quello di cuoco, che ha

ricoperto specialmente (ma non solo) nei campeggi della parrocchia. “Ne ho fatti 34! Ho cominciato con don Pierange-lo. Anzi, ancora prima … L’ul-timo l’ho fatto con don Remo, alla diga di Cancano”.E’ passato per tante valli alpine , dalla Val d’Aosta al Piemonte alla Valtellina, lavorando in cu-cine un po’ di fortuna ma sem-pre ben funzionanti. Ha avuto la fiducia di tutti i parroci che si sono via via succeduti, e con tutti si è trovato bene. Certo che don Gino, con cui ha pas-sato più anni e più campeggi (ben diciannove!) è quello che più di tutti gli è rimasto nel cuore. Ha avuto tanti collabo-ratori che è difficile ricordarli tutti: quando ha cominciato c’era la coppia Daniele Valas-sina e Battista Martinoia (suo predecessore anche in Comu-ne), e poi lo hanno aiutato il Paulin Arioli, le signore Pieri-na, Lella, Ernesta e Amalia, fino alla Elena Sandri che ha da lui ricevuto le consegne. Al-cune volte, in questo servizio,

lo ha accompagnato anche la sua mamma, la signora Gina, altre volte la moglie.“I ragazzi gli volevano bene perché lui cercava sempre di accontentarli “ ricorda la si-gnora Carla . Ed infatti le pa-stasciutte, le polente e i mine-stroni che uscivano dai suoi pentoloni sono sempre stati ap-prezzati e sbafati con soddisfa-zione. Di “affamati”, in quegli anni, ne ha sfamati tanti!E tanti sarebbero i ricordi da rievocare, come “quando in Valmasino, con don Sandro, ha piovuto per otto giorni di fila!... e le baite, e i materassi di foglie di granoturco dove ho dormito ….Alla Gomba dormivo nella botte, ma lì si stava bene!”

Ma com’è che ha imparato a cucinare per tante persone?“Ho imparato in caserma, quando facevo il servizio mili-tare in Liguria, e con me c’era l’Aldo Sacchi”.Dalla caserma ai campeggi, e oltre ai campeggi c’è stata an-che una lunga collaborazione con l’Associazione Combattenti e con il Centro Anziani. Anche in questi ambiti l’Enzo ha am-mannito pranzi e cene in tante occasioni di ritrovo e di festa.

E a casa, signora Carla?“Ah, è sempre stato lui lo chef della famiglia. Fin che io ho la-vorato lui cucinava più di me. E adesso, anche quando sono io in cucina è lui che mi dice come devo fare!”Allora, non c’è che da augura-re una ancora lunga collabora-zione e tanti buoni pranzetti a Carla ed Enzo. E tanto meglio se la Juve tornerà a dare qual-che soddisfazione!

GEntE noStra...

Zona Zona Zona Zona pastorale pastorale pastorale “Valli “Valli “Valli varesine” varesine” varesine” varesine”

D opo tante occasioni di scambio e di riflessio-ne che ho avuto la gra-

zia di sperimentare con molti di voi desidero comunicarvi qualche pensiero sul senso e lo scopo di questo atto di ca-rità ‘pastorale che il ministero affidatomi dal Santo Padre mi invita ad esercitare con voi e per voi.

Cercherò di rispondere alle se-guenti domande:

– Che cosa significa fare una “Visita Pastorale”? Questo compito del Vescovo ha un fondamento nella Parola di Dio e da essa trae qualche significato particolare per la vita della Chiesa?Essa è un’occasione in cui il successore degli apostoli, il Ve-

scovo che è venuto per servire in nome di Cristo e per amore suo, viene a visitare le comuni-tà cristiane della diocesi. Que-sto gesto vuol essere un richia-mo e un segno della presenza e della prossimità del Signore nella comunità dei suoi disce-poli e nei luoghi che essi abi-tano e illuminano con la loro testimonianza.Potete capire come, questo pensiero mi faccia sentire an-zitutto il “timore e tremore” del mio servizio apostolico. Il sentimento della mia fragilità, della sproporzione tra quello che sono e quello che il Signore mi chiama ad essere con voi e per voi., è ben presente alla mia coscienza fin dal primo giorno. più di due anni fa. del mio mi-nistero tra voi, quando mi avete accolto, il giorno dell’ingresso. della mia prima “visita”, accet-tando di riconoscere in me uno dei segni attraverso i quali il Signore viene a visitare questa terra e questo popolo.Pregate molto perché io possa essere meno indegno di questo compito. Perché lo possa eser-compito. Perché lo possa eser-compito. Perché lo possa esercitare in fedeltà e in umiltà, ob-

bedendo alla parola apostolica: “pascete il gregge di Dio che vi “pascete il gregge di Dio che vi “è affidato non per forza, ma vo­lentieri, non per vile interesse ma’ di buon animo, non spadro­neggiando sulle persone a voi af­neggiando sulle persone a voi af­neggiando sulle persone a voi affidate ma facendovi modelli del gregge”(cfr 1Pt 5.2-3).Vengo a visitarvi. dunque. nel nome del Signore.Vivremo insieme una cresci-ta della sua presenza tra noi, un approfondimento del no-stro amore per Lui. una nuova e più viva percezione del suo amore tenerissimo. risanante e misericordioso, per noi pec-catori..Dovremo vivere la consolazio-ne, liberante e pacificante. che viene dall’esperienza dello Spi-rito. Egli ci offre l’unico. rias-suntivo e decisivo dono della Nuova ed eterna Alleanza: la forza di amarci gli uni gli altri, così come sappiamo di essere amati da Dio, in Gesù Cristo crocifisso e risorto.Se dovessimo dimenticare que-sto significato propriamente cristiano della Visita Pastora-le, non ci resterebbe che spe-rimentare il vuoto di cui ci

parla San Paolo nel capitolo 13 della prima lettera ai Corinzi: non saremmo nulla!

– Quale scopo ci proponiamo di raggiungere con la Visita Pastorale? Quali frutti è leci-to sperare?Mi sta a cuore in particolare che tutti noi arriviamo a farci un’idea più chiara e realisti-ca di quello che chiamerei “lo stato della fede” delle nostre comunità. Con questa espres-sione intendo riferirmi ad un tema che mi sta particolarmen-te a cuore e che mi avete sentito richiamare più volte. Mi rife-risco alla qualità propriamen-te cristiana della nostra fede e della nostra testimonianza al Vangelo. Occorre cioè essere molto vigilanti nei confronti di una fede che rischia di di-ventare generica e quasi sen-za sapore e senza luce (... “sé il sale perdesse il sapore” ...). Le minacce più pericolose non vengono alla Chiesa da nemi-ci esterni, presunti o reali, ma dalla sua debolezza interna e dallo smarrimento della forza e della bellezza tipiche del Van-

gelo! La Visita può essere oc-casione preziosa per fare insie-me questa verifica e risvegliare, ove fosse necessario, questa vigilanza. Senza atteggiamenti d’inquisizione o di giudizio, ma cercando insieme di renderci conto dove ci sono risorse ed elementi positivi, dove si regi-strano, viceversa, lacune, ritar-viceversa, lacune, ritar-viceversa, lacune, ritardi o superficialità.

– Come prepararci ad acco-gliere questo dono di Dio? Con quale stile, con quali modalità?Se la Visita deve essere anzitut-to un pellegrinaggio di fede e di comunione, essa va anima-ta da uno spirito di ascolto e di accoglienza reciproca e diret-ta. Cerchiamo di prepararci a un incontro – vero e schietto. Diamoci il tempo necessario per dialogare in verità e cari-tà. Anche se è giusto che non manchino momenti di festa e solennità, è bene che la Visita non si esaurisca in essi. Il Ve-scovo deve poter incontrare la comunità “normale” nella sua vita “normale” con al centro la celebrazione eucaristica.

VISITA PASTORALE tre domande al nostro vescovo

Page 4: S. Pasqua 2011 N. 1 - parrocchiagemonio.altervista.orgparrocchiagemonio.altervista.org/alterpages/files/2011_1_Pasqua.pdf · me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche,

A don GIORGIO, un fiore

Per l’ultimo saluto a don Giorgio non solo Ponte Tresa si è fermata, ma

anche parte della nostra zona pastorale e della Diocesi con i suoi laici, preti e vescovo.Erano le dieci in punto quando il solenne portone della chiesa si è spalancato per permette-re che quel sacerdote, morto all’improvviso nel cuore della notte, lo superasse per l’ultima volta e, per l’ultima volta per-volta e, per l’ultima volta per-volta e, per l’ultima volta percorresse la navata centrale.Brivido che non trova parole e attimi interminabili.Il grande ventre della Chiesa l’ha accolto con mestizia e so-lennità; il grande ventre era zeppo di gente in ogni angolo proprio come nei grandi ap-puntamenti di cartello, solo che ieri mattina tutte quelle persone non stavano lì occasionalmen-te o per semplice e umana cu-

riosità; chi era presente voleva essere lì, ci teneva ad essere lì e anche se qualcuno non lo cono-sceva profondamente, ha cre-duto tuttavia necessario dare a lui l’ultimo saluto: modesto rin-graziamento per il bene profuso in tutti questi suoi anni di vita.La liturgia è semplice, ben con-dotta, equilibrata al punto giu-sto tra canti, gesti e riflessio-ni; la Parola di Dio scelta per l’occasione risuona quanto mai vera e va ben oltre l’emozione. Tutto intorno volti tesi e occhi lucidi e poi quel silenzio così estraneo al vivere quotidiano.Il Vescovo ha voluto tutto que-sto, celebrare l’ultimo saluto, celebrarlo con tutta la forza e la dolcezza di chi si sente Padre ferito nell’intimo e Pastore.E il Vescovo interviene in modo incisivo ed essenziale; merita un grazie soprattutto perché, attraverso questo prete, ha vo-luto rendere omaggio ai tanti

preti che con storie diverse, con vite diverse, con morti diverse, sono tuttavia stati importanti riferimenti lungo gli anni per molte comunità della Diocesi.Come dire: vi sono stati e vi sono ancora persone che vi-vono di Dio, vi sono state e vi sono ancora persone che spen-dono la propria vita quotidiana per gli altri, che sanno privile-giare la semplicità e la dedizio-ne, capaci di rendere “storia” le parole del Maestro: “dopo aver fatto tutto questo, dite: siamo servi inutili, abbiamo fatto ciò che dovevamo fare”.La vita ha ripreso il suo passo quotidiano ma con una certez-za in più; dal grande ventre del-la Chiesa, in molti ieri, siamo usciti consapevoli che i giorni non possono ridursi, solo, a belle parole, a traballanti sogni e a pericolose retromarce.A don Giorgio, un fiore.

d.S.B.

IL DIACONATO PERMANENTE: Segno e Riscoperta

In virtù del Battesimo e se-condo la diversità dei cari-smi tutti i battezzati sono

corresponsabili della missione della Chiesa e del suo ministe-ro nella storia degli uomini.Alcuni esprimono la correspon-sabilità di tutti in nome della Chiesa che li invia in nome del Signore il quale prolunga così la manifestazione efficace in mezzo a noi.Il ministero nella chiesa signi-fica la triplice funzione profe-tica, sacerdotale e regale del normale Corpo Ecclesiale, che deve essere riconosciuta come

l’azione del Cristo e del suo Spirito.Il ministero è apostolico per il fatto che fonda l’identità della comunità in Gesù Cristo confes-sato secondo la fede apostolica.Tocca in modo eminente i ve-scovi che per l’ordinazione hanno ricevuto la triplice fun-zione del Cristo Capo, che l’e-sercitano con l’aiuto dei presbi-teri e dei diaconi.Alla maniera del ministero sa-cerdotale dei vescovi e dei pre-sbiteri, il ministero diaconale promuove la sua missione af-finché il Cristo continui attra-

verso di esso la sua diaconia di tutto il corpo ecclesiale.Il diacono collabora col vesco-vo diocesano ed esercita il suo Ministero in comunione con lui e col suo presbiterio.Egli collabora con gli altri mi-nistri e all’occorrenza con i fedeli laici dotati delle qualità richieste e che si sono visti con-ferire un incarico o un ufficio al servizio della chiesa locale.Come ministro ordinato, il diacono viene scelto, consa-crato ed inviato per rappre-sentare sacramentalmente il Cristo servo.Egli spinge la Chiesa fuori da se stessa, aprendola all’accoglien-za del povero, dello straniero e dell’escluso sul quale rifulge il Volto del Cristo.Collaboratori del vescovo, i dia-coni hanno il dovere di suscita-re i carismi propri di ciascuno; verso coloro che esercitano un incarico o una funzione nella chiesa, il loro ruolo consisterà nel sostenerli o incoraggiarli nell’esercizio del loro Ministe-ro; verso i vescovi e il presbite-rio, la loro presenza sarà il ri-cordo costante che il ministero sacerdotale deve essere eserci-tato in spirito di servizio.Il diacono simbolizza tutta la chiesa che si mantiene sulla so-glia e nello stesso tempo il con-

venire della chiesa nel mentre si fa attorno all’altare.Il ministero diaconale non è verticale ma trasversale: esso non raduna la comunità ma l’at-traversa dalla soglia all’altare affinché si celebri l’Eucarestia.Se l’ordine diaconale assiste il vescovo, assiste per questa via il presbitero di cui il vescovo è il capo.Il diaconato permanente dovrà trovare un campo di impegno privilegiato nelle associazioni ecclesiali.La cappellania con la pastora-le sanitaria ad essa connessa o l’animazione spirituale dei mo-vimenti ecclesiali o dei servizi della chiesa potrebbero essere un campo d’azione, tenendo conto che l’associazione eccle-siale è il derivato della libera iniziativa dei fedeli dotati di carismi precisi.Attualmente il ruolo della Ca-ritas diocesana di Como è ri-coperto da un diacono perma-nente. Nella nostra zona sono operativi due diaconi perma-nenti: uno a Cittiglio che svolge attività catechetica, liturgica e Caritas parrocchiale, un altro a Caravate che sta assumendo un ruolo di supporto in una parrocchia sfornita momenta-neamente del parroco.

Salvatore La Sala

NUOVOASSETTODELLA DIOCESIDI COMO

La Diocesi di Como ri-struttura e riordina il proprio territorio.

La Parrocchia rimane cellu-la fondamentale del tessuto diocesano, o struttura eccle-siale di base, luogo concreto in cui l’esperienza cristiana si incarna in un territorio e in una cultura, vive il contatto tra le persone in stile di cor-tra le persone in stile di cor-tra le persone in stile di corresponsabilità e di collabora-zione, celebra i sacramenti, realizza l’evangelizzazione, la testimonianza e la missione.Si apre però, in determinate condizioni, alla Comunità pa-storale, realtà territoriale com-posta da più parrocchie che programmano e lavorano insie-me seguendo le indicazioni di un progetto pastorale comune.La parrocchia si inserisce in un Vicariato che, a volte, può coincidere con la comu-nità pastorale. Il Vicariato è il luogo privilegiato in cui si condivide e si attua il Piano pastorale diocesano e dove si progettano e si realizzano nel-le linee generali i vari itinerari di fede nonché le celebrazioni di interesse comune presenti sul territorio. Lo stile del Vi-cariato è la collaborazione che si attua anche attraverso il Consiglio pastorale del Vi-cariato e l’intesa con il suo re-sponsabile, il Vicario foraneo, nominato dal Vescovo. All’in-terno del suo territorio, preti, consacrati e laici programma-no e verificano insieme sfor-no e verificano insieme sfor-no e verificano insieme sforzandosi di vivere esperienze fattive di comunione. Il Vica-riato diventa anche osservato-rio e veicolo di “messa in rete” di tutte le realtà di aggrega-zione presenti al suo interno, luogo di discernimento circa l’utilizzo di strutture, spazi di incontro e di formazione.La Zona pastorale, ad esclu-sione delle Valli Varesine, ve-drà l’accorpamento di alcune Zone attualmente esistenti che concorreranno alla forma-zione di tre MACRO ZONE e diverrà un’esperienza di aper-diverrà un’esperienza di aper-diverrà un’esperienza di apertura e di collegamento nei confronti della Diocesi, non-ché un luogo di promozione delle specifiche attività pasto-rali da essa indicate. La Zona sarà delegata alla formazione, attraverso attività e corsi spe-cifici, degli operatori pastorali ed alla promozione dei vari settori della pastorale: cate-chesi, liturgia, famiglia, mis-sioni, giovani, Caritas, lavoro, ammalati … Potrà avvalersi dell’aiuto di Commissioni pa-storali e di un responsabile che sarà il Vicario foraneo co-ordinatore. Scuole teologiche e pastorali di livello superio-re verranno decentrate in tre o quattro punti della Diocesi per favorire un più comodo accesso; lo stesso succederà per i grandi raduni.

Enrica Pezzoli

— VICARIATI —La ZONA PASTORALE VALLI VARESINE

si articola in TRE VICARIATI:•VICARIATO di CITTIGLIO con Caravate, Gemonio,

Brenta;

•VICARIATO di CANONICA con Cavona, Duno, Ran-cio, Cassano, Ferrera, Bedero, Masciago, Brinzio, Ca-biaglio, Orino, Azzio, Comacchio, Cuvio, Casalzuigno, Arcumeggia;

•VICARIATO di MARCHIROLO con Lavena, Ponte Tre-sa, Cremenaga, Cadegliano, Viconago, Arbizzo, Cugliate, Fabiasco, Marzio, Cunardo.

ESPERIENZA rinnovamento nello spirito

“Essere testimoni delle ragioni dello spiri-to: questa è la vostra

missione cari membri del Rin-novamento nello Spirito… così potrete contribuire ad edificare un mondo a misura d’uomo e pienamente rispondente al dise-gno di Dio” (Giovanni Paolo II - Lettera autografa al RnS, Città del Vaticano, 29 Aprile 2004).La mia conoscenza del Rinno-vamento nello Spirito, inizia nell’anno 1997.Invitato da un amico al grup-po di Cuveglio, per ringraziare

delle offerte date per la Tur-delle offerte date per la Tur-delle offerte date per la Turchia dal gruppo diocesano.Da quell’incontro rimasi colpi-to dalla preghiera carismatica, e partecipando ogni martedì sera, compresi che c’era qual-cosa di grande. Io non conosce-vo la Bibbia, ma grazie a questo gruppo, riuscii a comprenderla e così iniziare il mio cammino di fede.Dopo un anno di preparazione ricevetti l’effusione dello Spi-rito Santo e d’allora continuo come responsabile del gruppo di Cuveglio.

Invito chi desidera partecipare alle serate di preghiera, il mar-alle serate di preghiera, il mar-alle serate di preghiera, il martedì ore 20,30 nella chiesa di Cuveglio. “Venite e vedete”.

“Abbiamo bisogno di questo Rinnovamento nello Spirito” (Benedetto XVI).

Carlo M.

Al commediografo francese Pierre-Augustin de Beau-marchais, autore del celebre Barbiere di Siviglia ma anche abile finanziere, il conte di Mirabeau chiese un

prestito di 13.000 franchi. Di fronte al diniego, il conte volle saperne almeno il motivo e Beaumarchais gli replicò: «Se vi concedo questo prestito, un giorno finiremo col litigare. Prefe-risco farlo oggi, così ho almeno risparmiato 13.000 franchi».

Aneddoto francese

Punti di viSta

don GiorGio QuaGLiaParroco di Ponte TresaClivio, 19 settembre 1943

Ponte Tresa, 31 gennaio 2011.

Page 5: S. Pasqua 2011 N. 1 - parrocchiagemonio.altervista.orgparrocchiagemonio.altervista.org/alterpages/files/2011_1_Pasqua.pdf · me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche,

LA NOSTRASTORIAUno dei pochissimi van-

taggi dell’invecchiare è quello della molteplicità

dei ricordi. La maggior parte dei restanti aspetti nel diventa-re vecchi è negativa. Oggi c’è la consolazione semantica di de-finire anziano o appartenente alla terza età per evitare la pa-rola vecchio. Io, per attenuare e nobilitare il termine, voglio definirmi antico.Ebbene, è questa antichità che mi fa ricordare situazioni, im-pressioni, suoni, sensazioni che i più giovani non proveranno mai, o potranno solo immaginare.

Sono cose non molto signifi-cative, un pò patetiche e forse costituiscono una sorta di luo-ghi comuni, lo so, sono però curiosità che riguardano la no-stra comunità e il suo recente passato.Finita la guerra nel 1945, l’Eu-ropa cominciava a rialzarsi per una lenta ricostruzione. Le contrade rurali del nord Italia registravano gradatamente una trasformazione da una realtà contadina ad una realtà indu-striale, così da far scomparire per sempre molte cose. I nostri figli e nipoti, per esempio, non vedranno mai un carro colmo di fieno profumato trainato da mucche o buoi e non udranno mai il rumore di quegli stessi veicoli sull’acciottolato di Ge-monio, così come non si sve-glieranno mai al canto di un gallo dei tanti pollai vicini e lontani ora inesistenti.Un incredibile cambiamento riguardava, nel frattempo, le strade della nostra zona: voglio rammentare che fino agli anni cinquanta l’unica strada asfal-tata era la provinciale, detta “lo stradone” mentre erano dette

“strade bianche” tutte le altre ancora in terra battuta, pronte a distribuire polvere o fango a seconda del tempo secco o del-la pioggia. Il progresso ha eli-minato questo inconveniente, bilanciato però negativamente con un centuplicato traffico di autoveicoli, alcuni dei quali di dimensione non certo adatta alle vie del nostro paese.A proposito di mezzi di tra-sporto, voglio dedicare un ri-cordo poetico al treno a vapore rimasto per ultimo sulla tratta Varese-Laveno delle Ferrovie Nord. Si avvertiva il suo sbuf-fare fin dalla partenza da Cit-tiglio, la qualcosa, per tanti Gemoniesi significava il tempo giusto per andare alla stazione e raggiungere con quel treno i posti di lavoro.Non so perché ho raccontato questi particolari poco impor-questi particolari poco impor-questi particolari poco importanti: forse perché sono quelli che si ricordano più volentie-ri e che, uniti alle importanti memorie liete e dolorose e ai grandi avvenimenti storici, ap-partengono alle radici della no-stra esistenza.

Gio Barabino

SUI MURIDI GEMONIO…a cura di Gianni Pozzi

Sulle facciate, sui muri delle nostre case, soprat-tutto quelle del centro

antico ci sono spesso immagi-ni sacre, ma anche iscrizioni che ci sono così familiari che, spesso non ce ne accorgiamo e, soprattutto non ci accorgia-mo del loro progressivo e na-turale degrado che le porterà a scomparire nei prossimi anni; qualcuna già ha subito questa sorte. Per lo meno cerchiamo di catalogarle e di dare una spiegazione alla loro storia ed al loro significato… in attesa di tempi migliori. Incominciò perciò questa rubrica speran-do di suscitare almeno curiosi-tà e magari… di ricevere qual-che informazione ulteriore.

LA MADONNA DELLO SCAPOLARELa prima immagine che invi-to ad osservare si trova in via Rocco Cellina, poco lontano dalla chiesa e dal campanile; è posta sotto un balcone e gra-zie a questa protezione si può

dire ben conservata. Raffigura una “Madonna dello scapolare col bambino”. E’ riconoscibile dalla presenza dello scapolare, nel nostro caso nelle mani del Bambino, che altro non sono che due piccoli lembi o pezzi di stoffa uniti da due stringhe. E’ uno degli oggetti sacramen-tali benedetti ed autorizzati dalla Chiesa per ispirare devo-zione ed aumentare la santità quale riferimento, in minia-tura, dell’abito indossato dai monaci carmelitani.

Ai devoti dello scapolare è rac-comandata in modo speciale la recita del rosario ed infatti a Fatima, dove le apparizioni si conclusero con la visione della Madonna del Carmelo, Lucia, fattasi poi carmelitana scalza, riferisce che nel suo messag-gio la Madonna ebbe a dire “il rosario e lo scapolare sono in-separabili”.

Questa nostra Madonna ci ri-porta dunque a questa devo-zione. A Gemonio non trovo tracce particolari di questa devozione e quanto al dipinto riporto un giudizio di uno sto-rico dell’arte, il prof. Andrea Spiriti che in CULTURA FIGU­CULTURA FIGU­CULTURA FIGURATIVA IN VALCUVIA, Azzio Gemonio Orino (Ediz. ISAL, 2000) scrive “… non privo d’in-teresse risulta un affresco del-la Madonna dello Scapolare col Bambino, sito sulla faccia-ta di una casa nell’attuale via Rocco Cellina a Gemonio: l’i-conografia rimanda al rilancio tardoseicentesco e protosette-centesco per questa devozione – attestato in diocesi di Comoda molti episodi fra i quali cito solo il sacello in Sant’Abbon-dio di Mezzegra, (1670/1675) e il tono stilistico è quello di un ordinato ma vivace dida-scalismo, che farebbe pensaread una data verso il terzo de-cennio del XVIII secolo, anche se l’opera risulta appesantita dalle ridipinture posteriori”,

dunque databile all’incirca al 1730. D’accordo sulle “ridi-pinture” che sono evidenti so-prattutto nella parte superiore dove si intravedono porzioni di una scritta probabilmente una dedicazione di chi, per de-vozione, fece eseguire quell’af-fresco.

Chiudo con due immagini a confronto. La stessa via, il luo-go dove si trova quell’affresco – qui però non visibile, è sul-la facciata alla destra – in due immagini, una attuale, l’altra di una cinquantina d’anni fa; ben evidenti le trasformazioni edilizie di quegli anni.

Re Cà du la GiuventùDon Sandro Botta ‘l gh’eva ‘n sogn in dur casett,cun ur Cunsili Paruchial el gh’eva prunt un bel prugett;fa sü, visin a l’oratori, na strutura atrezatapar tirà sü na gioventù ben preparada.Con la dunaziun du re cà de via Volturno numer vunde part du re famiglia Domenico Visconti, gh’è rivà la suluziun.Sta cà le vegn butata giò in dul 1969 e sü chel’ area lì gh’è nasùre Cà du la Gioventù.I laor de custruziun inn subit cumincià,in un bater d’öcc ar tecc s’è rivà,pöö gh’è stai n’interuziun:Don Sandro el gh’ha vù n’alta destinaziun.Al so post Don Gino Discacciati l’è rivà par l’eredità:laor de finii, debit de pagà.I sacrifizi, se sa, se fan in qualunque Cumunità,la pupulaziun l’ha tant iutà ma ne vareva la pena,a Gimon gh’è nasù ‘n palazz che l’è na gema:düü apartament d’abitaziun, quater salun par cunferenz e riuniun,giò sott palestra tüta atrezada,bar, ambulatori, ingress al pian du re strada!Inscì in dul 1975 granda inauguraziun,present ur Vescuv, Don Sandro, Don Gino e tüta la pupulaziun.D’alora, cun pusè agevulaziun,re Cà du la Gioventù l’ha purtà innanz la so misiun.Anca ‘r Sesibar l’è ben culucà:bela vista, teraza par l’està.L’Andrea Scaglia l’è stai ur prim barista …nagott de stran, cheschì l’è semper in pista!Mò gh’è la Marilena cun ur so Walter Stanzian,ceroos cun tücc, giovin e anzian.Chesta l’è la storia du la Cà du re Gioventù,sempre tegnuda ‘me ‘n bijou,da 35 ann la fa cun sucess la so misiuna benefizi di nööv generaziun.

Francesco Biasoli

Storia e Arte locale Arte locale Arte locale

Prima Puntata

Madonna con scapolare.

Via rocco Cellina, ieri e oggi.

RESTAURI a San Pietro

La chiesa di S. Pietro ria-pre i battenti per iniziare il secondo lotto del re-

stauro degli antichi affreschi.Dopo il completamento del primo lotto, comprendente l’abside, l’arco santo e S. Pie-tro in cattedra; dopo la delu-sione del mancato finanzia-mento Cariplo che sembrava ormai certo; dopo la verifica e il confronto in parrocchia e in Curia, si riparte.Un buon lavoro, a detta di tut-ti, quello realizzato finora: ac-curato, preciso, puntuale, at-tento. Un lavoro eseguito con la necessaria competenza, l’in-dispensabile passione, la logi-ca aderenza alle norme dettate dalle due Soprintendenze che hanno seguito e diretto il re-stauro.Un intervento amplificato dal-la successiva, quasi immediata apertura del presepe artisti-co che ogni anno si allestisce nell’antica chiesa e che, richia-mando molti visitatori, ha per-mando molti visitatori, ha per-mando molti visitatori, ha permesso di osservare ed apprez-zare la parte di restauro portata a termine. Naturalmente, come già si era sottolineato all’inizio dei lavori, ciò che è andato per-dei lavori, ciò che è andato per-dei lavori, ciò che è andato perduto nel corso dei secoli non potrà più essere recuperato. Ci sembra tuttavia che ciò che si è salvato giustifichi ampiamente l’opera intrapresa.Il secondo lotto prevede il re-stauro di tutti gli affreschi del-la chiesa, lacerti compresi, ad esclusione dell’abside di sini-stra e della nicchia collocata a destra dell’ingresso principale, che non è stata mai oggetto di interventi. Per queste due ul-time parti non c’è ancora, in-

fatti, la copertura finanziaria necessaria per ottenere l’auto-rizzazione della Curia. E’ pre-visto, invece, il posizionamen-to della struttura espositiva, a libro, che andrà a correggere la “ferita” della sinopia.La parrocchia rimane comun-que ottimista circa la possibili-tà di portare a termine i lavori di restauro conservativo degli affreschi della chiesa di S. Pie-tro entro i tre anni previsti dal-le Soprintendenze. E’ profon-damente grata per la notevole adesione all’iniziativa proposta “ADOTTA UN AFFRESCO” e confida in nuove adozioni, al-cune già annunciate.Ad oggi, oltre al contributo co-munale di 20.000 euro, stanzia-to per collaborare alle spese di progettazione e di analisi della situazione, la proposta di ado-zioni ha registrato un introi-to di circa 70.000 euro, frut-to dell’aiuto di persone, Enti, Gruppi, Banche e Associazioni di Gemonio e della zona. Ciò evidenzia come la chiesa di S. Pietro, testimonianza di fede e di arte semplice e popolare ra-dicata e conservata nei secoli, sia considerata patrimonio di un vasto territorio che ne con-divide interessi religiosi, arti-stici, culturali ed affettivi.L’impegno finanziario che ci attende è ancora oneroso ed è per questo che ci permettiamo di chiedere di nuovo il sostegno e la collaborazione di chi ce li può offrire, magari con un po’ di sacrificio. Sarà un modo per sentirsi solidali nella difesa di un patrimonio che vorremmo conservare e tramandare.

Enrica Pezzoli

Page 6: S. Pasqua 2011 N. 1 - parrocchiagemonio.altervista.orgparrocchiagemonio.altervista.org/alterpages/files/2011_1_Pasqua.pdf · me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche,

Il mio nome èShabhazBhatti

“Il mio nome è Shabhaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica.

…Fu l’amore di Gesù che mi indusse a offrire i miei servizi alla Chiesa. Non voglio popo-larità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù.”Queste sono alcune righe del te-stamento spirituale di Shabbaz Bhatti, il ministro pachistano

per gli affari delle minoranze, assassinato il 2 marzo scorso a Islamabad, mentre usciva dalla casa della madre per andare al lavoro. Lo hanno colpito con trenta colpi di mitra sparati a distanza ravvicinata e gli uc-cisori hanno lasciato per terra dei volantini firmati con l’indi-cazione del gruppo armato di

matrice islamica che rivendica-va l’omicidio. Hanno così ucci-so un grande uomo coraggioso, indifeso, la cui colpa era ben chiara agli occhi dei carnefi-ci: aver agito per modificare la legge contro la blasfemia, in-trodotta nel 1986, norme che vengono per lo più utilizzte per colpire e reprimere le minoran-ze religiose presenti all’inter-ze religiose presenti all’inter-ze religiose presenti all’interno di quel paese a stragrande maggioranza mussulmano. Bhatti inoltre aveva difeso Asia Bibi, una mamma cristiana di cinque figli condannata a mor-cinque figli condannata a mor-cinque figli condannata a morte proprio in base a quelle nor-te proprio in base a quelle nor-te proprio in base a quelle norme. La sua morte rientra nel numero di quei tanti cristiani di cui sentiamo parlare e che in varie parti del mondo perdono la vita a causa della loro fede, le cui persecuzioni non commuo-vono più di tanto le istituzioni internazionali e le coscienze dei cristiani in un Occidente sazio e laicista; al massimo si alza qualche voce, sempre le stesse, per chiedere il rispetto della libertà religiosa ove è mi-nacciata, voci che riprendono

le parole pronunciate in tante occasioni dai nostri Pontefici. La libertà religiosa è la più alta forma di libertà: senza di essa, che esprime l’orientamento es-senziale di ogni uomo,le altre libertà, pur necessarie in una convivenza democratica resta-no incompete, non rispettando fino in fondo l’anelito di ogni creatura umana. Così insegna-no Giovanni Paolo II e Bene-detto XVI.Bhatti avrebbe dovuto portare una testimonianza straordi-naria al prossimo meeting di Rimini, ma ormai la sua voce tace per sempre. La notizia del-la sua morte, e una maggiore conoscenza del suo impegno, mi hanno colpito, come penso sia accaduto a tanti altri. Che cristiano coraggioso, che esem-pio ha offerto!Nel mondo si muore per riven-dicare la libertà di professare il cristianesimo e di testimo-niare Gesù Cristo, libertà che a noi sembra naturale e scon-tata come l’aria che si respira e che forse non riusciamo ad

apprezzare come qualcosa di inestimabile valore. Bhatti ha lasciato un testamento spiri-tuale di fronte al quale non è possibile restare indifferenti.Da esso traspare un amore apassionato e incondizionato per Gesù e, proprio in nome di quell’amore,verso i bisognosi, i poveri, gli orfani e i perseguita-ti. Il compito che si era assunto era quello di costruire dei ponti di solidarietà di amore, di com-prensione, di tolleranza fra le religioni e in questo modo si impegnava a cambiare la situa-zione nel suo paese, ben consa-pevole di quanto fosse a rischio la propria vita, però dicendo “ non ho più alcuna paura, dedi-co la mia vita a Gesù, per Cri-sto voglio vivere e morire”.I vescovi pachistani si appre-stano a presentare per Bhatti la richiesta di riconoscimento del martirio, per la motivazione di essere stato ucciso a motivo del suo essere cristiano, proprio per essere arrivato ad amare Gesù sopra ogni altra cosa.

M.T. Arioli

Chi vive a contatto quotidiano con la realtà giovanile se ne era accorto da tempo, anche

se sovente le sue osservazioni veni-vano zittite con affermazioni peren-torie e rassicuranti, ma ora i dati che emergono da un’indagine nazionale (realizzata dall’Istituto IARD RPS) su “I giovani di fronte al futuro e alla vita, con e senza fede” mostrano uno scenario preoccupante, non solo in un’ottica ecclesiale, ma anche nella più ampia prospettiva del tessuto so-ciale italiano.Oggi si dichiara apertamente catto-lico solo il 52,8% dei giovani italiani d’età compresa tra i 18 e i 29 anni: nel 2004, era il 66,9%. Alla forte ridu-zione della percentuale di chi si dice cattolico non corrisponde, però, una riduzione netta di chi ritiene impor-riduzione netta di chi ritiene impor-riduzione netta di chi ritiene importante la religione per la propria vita (si scende appena del 3%), ma, anzi, si registra un leggero aumento di chi la definisce “molto importante” (l’in-cremento è dell’1,8%). In generale, alla fede viene riconosciuta una fun-zione di sostegno (sia psicologico che relazionale) e di guida (offre un sen-so, dà speranza); meno un valore di riferimento morale. La fiducia nella Chiesa crolla tra i non credenti (sol-tanto il 2% la definisce “alta” o “molta alta”) e si affievolisce anche tra i pra-ticanti, attestandosi al 39%.Raddoppia la percentuale di giovani che dichiara di credere in qualcosa ma che non sanno identificarsi una chiesa o religione. Questo dato va contro il luogo comune che vuole i giovani disinteressati al sacro e alla spiritualità: in realtà il fatto è che non sanno in cosa identificarsi.Però di fronte a tutti questi dati ap-pena snocciolati, aumenta la percen-tuale di quelli che partecipano ad iniziative ecclesiali. Aumenta tantis-simo la percentuale di quelli che par-simo la percentuale di quelli che par-simo la percentuale di quelli che partecipano una tantum a un’iniziativa di origine ecclesiale. Nel momento in cui viene meno la partecipazione fissa settimanale, aumenta molto l’adesio-

ne ad iniziative “spot”, sporadiche. I giovani sono la cartina al tornasole della salute della nostra missionarie-tà, perché sono immersi nel mondo e si confrontano con esso. Quando ci sono iniziative di qualità, i ragazzi ci sono! Dobbiamo offrire loro contenu-ti che difficilmente trovano altrove. Ci sono tante esperienze significative al riguardo.In una società sempre più complessa che “bombarda” i giovani di messaggi che dicono cosa fare o cosa pensare, il messaggio cristiano è in netta mino-ranza, sia in termini quantitativi che qualitativi. Sarebbe interessante di-scutere sulla qualità del nostro modo di comunicare… I giovani sono abi-tuati a messaggi accattivanti e attenti allo stile, noi invece tante volte diamo l’impressione di non dare peso alla forma. Siamo immersi in un rumore di fondo comunicativo che ostacola la nostra comunicazione, se non è ben fatta.Rispetto alle precedenti indagini del 2004, a cui si riferiscono i confronti, si osservano in particolare due feno-meni: una conferma e una parziale novità. Da un lato, infatti, si rafforza la religiosità del “fai-da-te” di cui i so-ciologi parlano da decenni. Dall’altro si assiste a una polarizzazione delle scelte: chi rimane cattolico è sempre più convinto; quanti non lo sono mai stati o non lo sono più dimostrano una distanza maggiore dalla Chiesa di Roma, talvolta una vera e propria ostilità, pur coltivando un certo in-teresse per la dimensione spirituale. Fanno irruzione in questo delicato campo meccanismi tipici del tifo cal-cistico. O di qua o là, con una passio-ne da ultras.Nelle nostre parrocchie tante volte ri-mangono “quelli che non sanno dove andare” oppure i “tifosi”. Dovrem-mo invece riuscire ad accogliere an-che le altre tipologie di persone che assicurano un futuro anche se sono capaci di metterci in crisi. Ci danno un’occasione forte di revisione delle

nostre pratiche formative e dei nostri linguaggi. Alla domanda “cosa com-porta avere fede?” emergono modelli interessanti. Anzitutto chi non crede dice che la fede crea un’illusione che non aiuta a distinguere tra bene e male. Chi crede invece dà alla fede un valore morale.Avere fede aiuta a superare le difficol-tà da un punto di vista psicologico, ti aiuta a fare ordine nella tua vita. Chi è dentro un cammino spirituale rico-nosce che la fede aiuta a dare senso alla vita, ecc. Chi non crede ricono-sce a coloro che credono un vantag-gio: la fede aiuta a sostenere il “male di vivere”. Questa è una generazione che sente molto questa dimensione di malessere. Se come credenti testimo-niamo la gioia di vivere, allora rispon-diamo a quel bisogno di felicità che è proprio dei giovani.Perché è proprio nel tessuto dell’esi-stenza di ogni giorno che i giovani si trovano a fronteggiare sofferenze e ferite, a cercare un senso alle loro vite, a interrogarsi sulle motivazioni che orientano ogni scelta, a sperare in un futuro ancora da

costruire e non già prefabbricato o, peggio ancora, negato: è nell’ordina-rio di una vita normalissima che ci si trova ad attraversare “il senso di notte e la notte di senso” – secondo l’espres-sione di Matteo – che paralizzano e portano a cercare surrogati artificiali. Spetta quindi agli adulti ritrovare in se stessi i principi che si vorrebbero nei giovani, spetta alla società nel suo insieme offrire segni di un passato verso il quale ci si volge con memoria grata, testimoniare un presente dagli orizzonti aperti, progettare un futu-ro che valga la pena di essere vissuto, non nello straordinario di rari mo-menti, ma nel quotidiano di una vita armonicamente condivisa.

Roberto R.

Fatti ed ed ed Esperienze Esperienze Esperienze

Indagine IARD – I giovani difronte al futuro… alla vita… alla fede

un incontro dei giovani lombardi a Caravaggio nel 2009.

Page 7: S. Pasqua 2011 N. 1 - parrocchiagemonio.altervista.orgparrocchiagemonio.altervista.org/alterpages/files/2011_1_Pasqua.pdf · me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche,

C’è molto da fare e c’è molto da dire! Questo è certamente uno dei

punti cardine che rimangono al termine della serata “L’im­portanza di educare i nostri figli a vivere la sessualità in modo positivo” inserita all’interno del II ciclo dei Centri di Interesse ed organizzata con la parteci-pazione del gruppo “Il cerchio”. Attraverso il tema della memo-ria il dott. Pellai ha riportato gli adulti presenti alla propria giovinezza rievocando doman-de, problemi e sensazioni or-de, problemi e sensazioni or-de, problemi e sensazioni ormai sopiti nella nostra vita di tutti i giorni. Dalla scoperta più o meno preparata del funzio-namento sessuale del proprio corpo alle prime esperienze amorose ed al valore di alcuni gesti, come ad esempio quello del bacio.Di fronte ad una cultura domi-nante sempre più cinica che propone un’immagine di ses-sualità completamente priva di valori e dove l’atto sessua-le è ridotto a puro meccani-cismo c’è bisogno di genitori ed educatori consapevoli, che sappiano accompagnare i gio-vani adolescenti nella cono-scenza del proprio corpo, del suo funzionamento e comuni-chino, con gesti e parole, che esiste un modo di vivere il ses-so diverso da quello proposto (imposto) dai mass media e da internet. Il filosofo Lacroix ci può ricordare quanto profon-da ed esistenzialmente impor-da ed esistenzialmente impor-da ed esistenzialmente importante è la dimensione dell’a-more nell’uomo.<<In un mondo dove tutto è relativo, uno degli ultimi rifugi dell’assoluto sarà il piacere, so­prattutto se si tratta del piacere totale come nella voluttà dell’or­totale come nella voluttà dell’or­totale come nella voluttà dell’orgasmo. Se, secondo Aristotele, “ogni attività trova il suo com­pimento nel piacere” e se, secon­do l’espressione di Paul Ricoeur,

il piacere orgasmico è “esperien­za di esaustività”, si comprende come la voluttà orgasmica di­venga il prototipo dell’esperien­za assoluta>>.1

Non ci si può rifugiare nel si-lenzio o in un blando tentativo di “parental control” conside-rando quanto ormai messaggi ed immagini distorsive siano diffuse dalla televisione, dai giornali e da internet e di quan-to sia facile accedere alla por-to sia facile accedere alla por-to sia facile accedere alla pornografia anche al di sotto dei diciotto anni.Non è sufficiente cambiare ca-nale o accompagnare i nostri figli con la macchina fin dentro l’atrio della scuola. Occorre sì una grande attenzione su tutti i fronti, ma anche un giudizio chiaro ed una testimonianza reale nella vita quotidiana (nei rapporti tra marito e moglie,

tra padre e madre e tra adulti in generale) del fatto che l’a-more ha una dimensione molto più grande e più bella di quella veicolata dai mass media. Non è solo una questione di affer-è solo una questione di affer-è solo una questione di affermare una moralità di ultraqua-rantenni interessati e preoccu-pati (legittimamente!) solo che i giovani non si droghino, non diventino alcolizzati e possi-bilmente non diventino padri e madri a tredici quattordi-ci anni. E’ questione di un di più, di una grandezza che sta dentro ad alcuni momenti che poi difficilmente ritorna, di una sessualità a servizio delle emozioni e delle relazioni cui si collega un discorso di proget-tualità, di fiducia nella vita che

trova nell’amore forza e slancio e per questo non va sprecato.In fondo il primo bacio non si scorda mai!Pellai ha concluso l’incontro con due filmati esemplificati-vi; anche lo scrittore D’Avenia ci ricorda il cuore della prima intuizione amorosa.<<”Poi le ho regalato una stel­la.” –“Cos’hai fatto?”– “Si le ho regalato una stella, la più lumi­nosa in quella notte senza luna: Sirio, l’unica stella visibile da qualunque luogo abitato della terra e capace, in una notte sen­za luna, di proiettare le ombre dei corpi. Ci scambiammo la promessa che l’avremmo guar­promessa che l’avremmo guar­promessa che l’avremmo guardata tutte le sere, dovunque ci fossimo trovati, e avremmo pen­sato l’una all’altra”– Mi metto a ridere. Papà che regala Sirio alla mamma… gli do una pacca sul­

la spalla ”Romanticone…e lei?” –“Lei ha sorriso”– “E tu?” “Io avrei dato qualsiasi cosa perché una donna così esistesse davve­ro nella mia vita, e non solo su una nave in crociera” Papà tace. Non sembra voler aggiungere altro. Ho l’impressione che stia per arrossire, allora si pulisce la bocca dalle briciole della brioche per nascondersi, poi mi fissa e dice “Sono fiero di te Leo, per quello che hai fatto.>>.2

E se questo è stato vero per noi ed è quello che desideriamo per la nostra vita dobbiamo volerlo anche per i nostri figli.

1. Xavier Lacroix Il corpo di carne, 1997.2. Alessandro d’Avenia Bianca come il latte rossa come il sangue,2010.

CONSIGLI per chi ha a cuore l’EDUCAZIONE AFFETTIVAdei RAGAZZI

V. Maioli Sanese,V. Maioli Sanese,V• CHI SEI TU CHE MI GUARDI,

MariettiMariettiM

L’autrice propone una riflessione, con profonda attenzione e semplice rea-

lismo, sulle tematiche più essenziali che caratterizzano la relazione genitore-figlio: origine, identità, legame di riconoscimen-to, appartenenza. Non offre “concetti”,

“opinioni”, “idee”, ma piuttosto riflessioni nate e svilup-pate nell’esperienza di quarant’anni di lavoro con i geni-tori, le coppie e le famiglie, in compagnia intelligente nel grande percorso della vita.

M. Chiarapini,• NON DATE LE DIMISSIONI,

PaolinePaolineP editorialeeditorialee

L’autore propone 40 brevi capitoletti su argomenti che lui stesso ha affrontato

in molte scuole, con soddisfacente riscon-tro da parte di genitori e dirigenti scolasti-ci: la libertà, la responsabilità, il rispetto, il sorriso, la trasmissione della positività,

l’uso del tempo, la fiducia, il dialogo, le regole, la corre-zione, i capricci, i regali, il sacrificio, Dio, lo stupore... L’obbiettivo è di incoraggiare i genitori nel difficile ma entusiasmante compito educativo.

M. Bettetini,• L’AFFETTIVITA’ DEI BAMBINI

da 0 a 6 anni, • L’AFFETTIVITA’ DEI RAGAZZI

da 7 a 12 anni• L’AFFETTIVITA’ DEGLI ADOLESCENTI dai 12 ai 18 anni

SanSanS Pan Pan aolo Paolo P

La dimensione affettiva è uno dei temi centrali e di pri-maria importanza su cui si gioca il destino di bambi-

ni, ragazzi e adolescenti. I tre volumi dedicati alle diverse età dei bambini e dei ragazzi nascono dal bisogno dei genitori di “sapere come comportarsi” e “di sapere cosa dire”. Nel primoNel primo,attraverso brevi capitoli, l’autore offre una vi-sione realistica ma non pedante delle diverse fasi di svi-luppo dell’affettività e dei suoi diversi aspetti, partendo dalle prime reazioni del neonato, alle reazioni del papà e della mamma, dal pensiero magico alla prima coscienza del proprio sviluppo, dalla “condanna” della crescita al gusto della soddisfazione. Nel secondo si affronta il tema dell’affettività, intesa si affronta il tema dell’affettività, intesa come la capacità di comunicare e ricevere amore in una integrazione di corporeità e genitalità, spiritualità ed emotività, intelligenza e comunicazione.Nel terzo il discorso si fa più pressante perché si toccano le stesse tematiche, ma in un contesto di “esplosione” della sessualità e dell’innamoramento tipico degli adole-scenti.

L. Galli,• DAL CORPO ALLA PERSONA,

SanSanS Pan Pan aolo Paolo P

Il tema di questo volume è la sessualità e l’educazione sessuale dei giovani e de-

gli adolescenti, sia per quel che riguarda gli aspetti biologico-fisiologici, che per gli aspetti relazionali ed etici. Il volume è suddiviso in 3 parti. Nella Prima parte

(“Uomo chi sei?”) l’autrice illustra la realtà profonda del-la sessualità, quale espressione integrale della persona umana. Nella Seconda parte (“La deriva contemporanea”) l’autri-ce fa chiarezza su alcuni punti controversi che fanno più discutere nella società contemporanea: la masturbazio-ne, i rapporti prematrimoniali, le convivenze, l’omoses-sualità, la contraccezione. La Terza parte (“Alla scoperta della bellezza”) è dedicata alla spiegazione dell’anatomia e della fisiologia del corpo dell’uomo e della donna, dei processi e dei meccanismi della sessualità e della fecondità. Il testo è scritto con un linguaggio divulgativo, e pur usando una terminologia scientifica corretta e completa, non mette in difficoltà il lettore perché le spiegazioni sono presentate con chiarez-za, cura e discreta semplicità.

IL PREZZODEL GIOCO

Mi è capitato di legge-re una recente ricerca della Camera di Com-

mercio di Milano riguardo alla situazione degli esercizi com-merciali nel territorio di Mila-no e provincia. Ne è emerso un dato sorprendente: a fronte di una generale contrazione delle vendite nell’ultimo biennio, gli unici esercizi che non hanno risentito della crisi sono quelli che lavorano nell’ambito delle scommesse e del gioco d’azzar-scommesse e del gioco d’azzar-scommesse e del gioco d’azzar

do. Allargando il punto di vista all’ambito nazionale, la tenden-za è la stessa; si parla, infatti, di un giro d’affari del settore di circa 60 miliardi di euro per il 2010. Mi sorprende ancor più sapere che, stando sempre ai dati raccolti, ogni italiano spen-derebbe in media circa 900 euro all’anno in scommesse e gioco d’azzardo in genere, nonostante la crisi. Del resto, basta accen-dere la televisione o sfogliare una qualsiasi rivista per trovare senza troppa fatica pubblicità di scommesse con vincite da capogiro, semplici giochi che ti fanno “vincere per la vita”. Viene spontaneo chiedersi qua-

li possono essere le ragioni e le motivazioni che sostengono il successo del gioco d’azzardo, proprio in un periodo così diffi-cile, sia a livello economico che sociale. Tralascio volutamente la parte dei cosiddetti “gioca-tori patologici”, ovvero quella fortunatamente piccola per-centuale degli italiani (stimata intorno all’1,5 %) per i quali il gioco è un problema serio, una vera e propria dipendenza da curare con l’aiuto di per-da curare con l’aiuto di per-da curare con l’aiuto di persone competenti. Non prendo in considerazione nemmeno quella parte degli italiani che, molto provata dalla crisi, si è

Segue a pag.8

L’arte di di di educare educare educare

eEDUCAZIONEeEDUCAZIONEeSESSUALITA’eSESSUALITA’e

Page 8: S. Pasqua 2011 N. 1 - parrocchiagemonio.altervista.orgparrocchiagemonio.altervista.org/alterpages/files/2011_1_Pasqua.pdf · me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche,

Amicizia

Con Amicizia, da un punto di vista oggettivo, si indica un

tipo di legame sociale accom-pagnato da un  sentimento  di affetto vivo e reciproco tra due o più persone dello stesso o di differente sesso, ma anche tra esseri umani ed esseri apparte-nenti al mondo degli animali. Io mi trovo molto bene con le mie amiche, perché, sono per-mie amiche, perché, sono per-mie amiche, perché, sono persone molto intelligenti e inte-ressanti. Non ti escludono mai dal gruppo e sono sempre di-sponibili ad aiutarti per qualsi-asi difficoltà! Il nostro rapporto è davvero molto solido e fiducioso, per-molto solido e fiducioso, per-molto solido e fiducioso, perché ci fidiamo l’una dell’altra e possiamo confidarci sempre segreti e problemi da risolvere. Purtroppo dovete anche sape-

re che, al giorno d’oggi, ci sono anche le amicizie false. Bisogna essere perspicaci per capire se l’altra persona prova veramente il vero senso di Ami-cizia quando è in tua compa-gnia! Ma qualche volta, si capisce a primo impatto che “Amicizia è Forza”. Sapete, tutte le persone, sono brave a fingere di essere una Vera Amica! La parte più dolorosa è perder-La parte più dolorosa è perder-La parte più dolorosa è perderla se ti sei affezionata davvero dopo la scoperta della grande menzogna!Le Amicizie vere si riconosco-no immediatamente per la sin-tonia tra le due persone, o il gruppo interessato!Si vede dagli sguardi che c’è vera complicità e verità!Ci sono le persone che... ci ten-gono davvero all’amicizia vera! Sono quelle persone che rie-scono a risollevarti dopo un problema o difficoltà, riescono a farti sorridere, emozionare, scherzare, piangere... e alcu-ne volte sanno farti litigare. Ma rimarranno sempre i no-

stri amici. Dopo tutti i litigi. A tutti gli adolescenti dedico questa frase:  l’amicizia è pre-ziosa più di un tesoro, stare con gli amici ti fa bene, sei sempre felice e gli amici veri ci saranno sempre anche nel momento del bisogno,quindi … VIVA L’AMI-CIZIA!!!.

Mariagrazia

Chiesa

Che cosa è la chiesa?...Ci sono due tipi di chiesa: la

chiesa come edificio di culto dei Cristiani e la Chiesa che è l’insieme dei Cristiani. I Cri-stiani Cattolici sono i battezzati che vivono all’interno della co-munità Cristiana sotto la guida del Papa. L’unità di base è la Parrocchia guidata dal Parro-co. La Parrocchia è un luogo di crescita e di condivisione in cui i Cristiani soprattutto la dome-nica o nei giorni festivi ringra-ziano il Signore della settima-na trascorsa andando a messa. La messa domenicale è anche l’occasione di confronto tra le

nostre opinioni e la parola di Dio. La maggior parte degli adolescenti non va a messa perché segue altre strade, percorsi di crescita e/o non è in-teressata. Alcuni pen-sano che la chiesa sia una cosa da bambini, cioè che dopo la Cresi-ma non abbia più nulla da dire, facendo rimane-re così la loro conoscenza a livelli pre-adolescenziali. In Parrocchia ci sono occasioni di ritrovo per tutte le fasce di età e tutti hanno occasioni di ritro-varsi, di seguire proposte inte-ressanti per la propria crescita, per divertirsi e per confrontar-per divertirsi e per confrontar-per divertirsi e per confrontarsi. Ognuno può dare il proprio contributo per le esigenze della Parrocchia mettendo a disposi-zione il proprio tempo e le pro-prie capacità. La chiesa ti edu-ca anche ad aiutare le persone in difficoltà (anche fuori dalla Parrocchia) per esempio: Mis-sioni, Caritas, Banco Alimenta-re. Si può frequentare la chiesa pur mantenendo le amicizie al di fuori di essa. Gli adolescenti

che frequentando la Parroc-chia hanno un’occasione in più per crescere e saper giudicare in modo libero.

Laura

Esperienze

Il termine “esperienza” è un’e-spressione che racchiude tut-

ti i sentimenti in una parola: la vita è fatta di esperienze. Belle o brutte che siano ci fanno im-parare molto.

Segue a pag. 9

LIBRERIAConsigli per regali intelligenti ai ragazzi chericeveranno i Sacramenti

PRIMA CONFESSIONE e PRIMA COMUNIONE: • Dhelez, PREGARE? FACI-

LE!, Paoline EditorialeLa preghiera è presentatanon tanto come un insieme di formule, ma come una occasione per stare in com-pagnia di Gesù, insieme a personaggi biblici.

• Paltro, PATRONI D’EURO-PA, Paoline EditorialeLe storie, raccontate e illu-strate ai bambini, di alcuni tra i più importanti Patro-ni d’Europa: Benedetto da Norcia, Cirillo e Metodio, Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Teresa Benedetta dalla Croce (Edith Stein).

• Vecchini, MIRYAM,San PaoloUna storia a più voci perraccontare l’avventura di Miryam, una ragazzina de-stinata a cambiare il mondo. Dopo un’infanzia trascor-Dopo un’infanzia trascor-Dopo un’infanzia trascorsa nel tempio, capirà che la scelta coraggiosa che sta maturando è il primo passo per diventare discepola del bambino che ha in grembo.

• IlsIcomoro, PANE DI VITA, San PaoloLa Comunione: un percorso artistico per aiutare i ragaz-zi a comprendere lo spirito del cristianesimo.

• l. GIussanI, PREGARE, Jaca BookUn itinerario alla scopertadel cristianesimo ed un effi-cace catechismo, per i picco-li e i grandi.

• I. BIffI, LA VIA DELLA CROCE VERSO LA PA-SQUA, Jaca BookQuesto libro è stato scrittoe illustrato come guida per i ragazzi alla celebrazione della Settimana Santa. In questi giorni dell’anno litur-questi giorni dell’anno litur-questi giorni dell’anno liturgico si fa più ardente nella Chiesa il ricordo degli avve-nimenti della vita del Signo-re, specialmente della sua passione, della sua morte e della sua risurrezione.

• IL PICCOLO LIBRO DEL-LE ORE, Jaca BookLe ore liturgiche della set-timana e del giorno con un salmo della liturgia e un’o-pera d’arte che le illustra, oltre alle preghiere basilari e comuni del cristiano.

SANTA CRESIMA:• f.f.f cardInI, ATLANTE STO-

RICO DEL CRISTIANESI-MO, San PaoloOgnuno dei 44 capitoli è una finestra sulla civiltà mediter-sulla civiltà mediter-sulla civiltà mediterranea, europea, mondiale, in tutti i luoghi dove la Chiesa ha diffuso, nei secoli, la pa-rola di Gesù.

• sIGnoraccI, KAROL, Paoline EditorialeA partire dal 23 agosto 2000 quando Papa Wojtyla incon-tra due milioni di giovani a Roma, la biografia riprende la sua infanzia e giovinezza, vissute in situazioni dolorose sia nel contesto familiare che in quello sociale e politico.

• PItzorno, ASCOLTA IL MIO CUORE, MondadoriUn anno scolastico vissutointensamente, senza spreca-re neppure un attimo. 77 ca-pitoli da leggere tutti d’un fia-to, oppure da gustare uno per uno come puntate di un’alle-gra e irriverente telenovela.

• Vecchini, DANTE E IL CIR-COLO SEGRETO DEI PO-ETI, Lapis edizioniFirenze, gennaio 1277. Dan-te Alighieri è un ragazzino di dodici anni che sogna di di-ventare un grande poeta e che ha anche un altro desiderio: conoscere Beatrice, la ragaz-zina che ama segretamente.

• G.coPParPParPP I, LA PROMESSA, ItacaAmbientato nel 1780, rac-conta il viaggio pieno di speranza di un ragazzino innamorato, mentre gli av-venimenti storici incalzano.

• l.mattIa, CARAVAGGIO E L’INCANTO DELLA STRE-GA, Lapis edizioniMilano, aprile 1584. Miche-langelo Merisi da Caravag-gio, tredicenne energico e spavaldo, è apprendista nel-la bottega di mastro Peterza-no, dove rivela uno straordi-nario talento pittorico…

Segue: Il prezzo del gioco

trovata in condizioni econo-miche precarie, per esempio a causa della perdita del lavoro, e ripone quello che ha nel gio-co, sperando di “venir fuori”, di sbarcare il lunario nell’attesa di una nuova occupazione. Tra l’altro, pare che questa catego-ria sia purtroppo in crescita e rischi con maggiore facilità di finire preda degli usurai. Vorrei riferirmi, invece, a chi, fuori dai casi limite di cui so-pra, conduce una vita “nor-male”. Quando siete in coda alla cassa del supermercato, non vi è mai capitato che la persona davanti a voi, oltre alla spesa, aggiun-

ga anche un “gratta e vinci”? Oppure, andando a bere un caffè al bar, avete mai visto la slot­machine vuota per più di cinque minuti? O, più sempli-cemente, quando il lunedì mat-tina suona la sveglia, non ave-

te mai pensato: “se vincessi al superenalotto, potrei girarmi dall’altra parte”? La mia impressione è che quel-lo che chiamiamo “gioco d’az-zardo” abbia perso molto del-la sua dimensione di “gioco” – dimensione peraltro conna-turata in ogni uomo - per con-centrarsi tutto e soltanto sul tema della vincita, della vincita spropositata. Se ripensiamo ad una ventina d’anni fa, molti il sabato facevano la “schedina” – che allora era un po’ il simbolo del gioco alla portata di tutti -, ma somigliava più ad una sfida tra amici e tifosi (guai a met-tere perdente la squadra del cuore!) e se, per caso, prima o poi qualcuno vinceva qualcosa,

sicuramente veniva speso per una bella cena insieme a quegli stessi amici.Se guardo, invece, i gruppi dei famosi “sistemi” del superena-lotto, vedo solo uno stare insie-me per vincere più facilmente e spartirsi ognuno la propria parte. La speranza di un cambiamen-to radicale è sicuramente una delle motivazioni che spingono a sfidare la “dea bendata”. Mi-gliorare la propria condizione, concretizzare i propri desideri è un’aspettativa assolutamente legittima, anzi; ma se il cam-biamento al quale aspiriamo si risolve solo in una grossa vin-cita di soldi, ovviamente sen-za far troppa fatica, forse vale

la pena chiedersi se questa è la prospettiva giusta o, quan-tomeno, quella che vogliamo davvero. Le scommesse e i giochi che riservano vincite da capogiro alimentano un mec-canismo che mette al centro il denaro e ci abituano a pensare a qualsiasi cosa solo attraverso il suo prezzo. Così ci si ritro-va a credere che l’unico modo per cambiare, per migliorare è vincere tanto e “vincere facile” – come recita uno degli slogan pubblicitari a riguardo. Pensa-re di riporre le proprie speran-ze di miglioramento soltanto in una scommessa è il prezzo che anche la gente “normale” paga per colpa del gioco.

Luisella

Sguardo al al al Sguardo al Sguardo

futuro futuro futuro

Dizionario degli adolescenti

Page 9: S. Pasqua 2011 N. 1 - parrocchiagemonio.altervista.orgparrocchiagemonio.altervista.org/alterpages/files/2011_1_Pasqua.pdf · me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche,

Segue: Dizionario degli adolescenti

Potremmo pentirci di certe cose ma alla fine, al momento in cui dovremo raccogliere, le abbiamo fatte perché qualcosa di più grande di noi ci ha detto di farle, qualcosa chiamato de-stino, qualcosa che ci precede in tutto. Forse puoi pagare o far finta di non star male, ma se la disgrazie è già segnata, fidati che da lei non puoi scappare; lascia che il tuo cuore ti guidi che oramai il tuo destino è già segnato.La vita è piena di pensieri e di parole di cui la metà rappresen-tano la follia. Un adolescente, piange, grida, si taglia e sorride mentre il mondo gli chiude la porta alle spalle. Quello che un giorno ha chiamato amico ora è dietro la porta e ti deride.

Ines

Famiglia

Sul vocabolario è delineata come un insieme di persone

legate tra loro da vincoli san-guigni. Emotivamente, però, la famiglia è molto di più. La fa-miglia è quel nucleo che ti sor-miglia è quel nucleo che ti sor-miglia è quel nucleo che ti sorregge nel momento in cui stai per cadere, nel momento in cui la tua vita prende una piega sbagliata. La famiglia è chi ti ha creato, chi ti ha permesso di condurre una vita, chi ha il pre-ziosissimo dovere di educarti, cioè scrivere sul foglio bianco che rappresenta la tua persona nei primi anni di vita e realiz-zare questo testo, questa scritta in modo efficace: non esausti-vo, ma nemmeno dispersivo, non eccessivamente severo, ma nemmeno eccessivamente per-nemmeno eccessivamente per-nemmeno eccessivamente permissivo, con tutto l’amore che una famiglia può contenere per i propri figli. Questa famiglia deve saperti offrire conforto e divertimento,serenità e pace. Non bisogna però dimentica-re che ogni emozione positiva che la famiglia ti dona, la devi restituire rendendola sempre un po’ più intensa di come lei l’aveva a te offerta, perché an-che quando il mondo ti lascerà solo, la famiglia sarà sempre lì ad aspettarti.

Daria

Hobby

Hobby,sul dizionario tro-viamo questa definizione:

hobby: svago, passatempo, oc-cupazione a cui ci si dedica nel tempo libero. Ma realmente un ragazzo cosa intende per hobby? Dipende dalle fasce d’età, per i ragazzi delle elementari hobby può significare giocare con gio-cattoli o videogiochi d’ultima

generazione; per qualcuno gio-care a pallone o a basket come la propria squadra o il proprio idolo! Trascorrere del tempo con l’amica del cuore.Per i ragazzi delle medie o su-periori, il discorso diventa più complicato, si passa da una passione sfrenata per il compu-ter e vari siti, alla lettura.Ma ci sono anche ragazzi che adorano ascoltare musica e coltivare il loro hobby impa-rando a suonare uno strumen-to, oppure cantare.Ci si appassiona veramente a uno sport, ad esempio io con il yudo, altri con gare agonistiche di nuoto, pallacanestro ecc.

Altri invece hanno l’occasione di andare a sciare. Poi si diventa adulti e l’hobby a volte non si ha il tempo mate-riale per mantenerlo, ma quan-do questo accade, si va in pista ciclabile per stare più a contat-to con la natura o in palestra.Ci sono anche persone che nel tempo libero preferiscono aiu-tare persone in difficoltà come i volontari sulle autolettighe, o le persone che aiutano gli an-ziani.Ma infine l’hobby più bello è ritrovarsi con amici e parenti e farsi quattro risate e passare una bella serata.

Gabriele 

Libertà

Secondo me “libertà” è un termine che racchiude di-

versi significati: non avere leg-gi, non essere costretti a fare qualcosa che ci viene imposto dagli altri, essere se stessi sa-pendo di averne il diritto, avere il controllo della propria vita. Ma, in fondo, chi è veramen-te libero? Io direi nessuno ma allo stesso tempo tutti. Nessu-no, perché non puoi fare tutto

ciò che vuoi, visto che ci sono leggi che ti “impongono” come vivere; eppure ognuno ha il di-ritto di avere la propria fede, le proprie scelte, le passioni, essere una persona come tutte le altre ; e le leggi servono per garantire a tutti questo dirit-to. La libertà è qualcosa che ci distingue dalle età antiche: nel tardo impero romano, per esempio, non si poteva profes-sare la propria religione e ave-re un pensiero proprio: tutti dovevano fare ciò che impone-va una persona più forte, l’uni-co che aveva il diritto di essere libero, che meritava di essere una persona, così tutti gli altri erano costretti ad essere sola-mente individui senza pensieri, ad “amare” e servire qualcuno a cui importava solo essere il più importante. Ma “libertà” non è essere per forza diverso, distinguersi da tutti, comanda-re, “annullare” la personalità degli altri; libertà significa es-sere liberi di essere PERSONE con sogni e pensieri propri; es-sere rispettati, non aver paura di pensare, avere diritti e do-veri facendo in modo che ogni persona abbia questo diritto e impedendo che altri facciano di tutto per rendere schiavi chi è diverso da loro. La libertà è il diritto più importante che NOI abbiamo!

Mara

Ricerca

La parola ricerca può essere può essere usata in diverse situazioni:

ricerca della felicità, ricerca dell’amicizia ma anche ricerca scientifica. Per me questa paro-la, essendo adolescente, si con-centra maggiormente nell’am-bito riguardante l’amicizia.

Una vera ricerca dell’amicizia, obiettivo molto difficile, che richiede del tempo e che sto ancora affrontando e vivendo, avviene solo se si sta assieme e si dialoga. Questo vuol dire che bisogna comunicare con gli al-tri e serve per confrontarsi con altre persone.Ricercare un amico, che ti prende sul serio, che ti aiuta a raggiungere la felicità, che ti rassicura e che ti fa sorridere portando pace e tranquillità, è uno scopo che val la pena di perseguire perché aiuta a supe-rare le difficoltà, è qualcosa che mi fa capire di più cosa vuol dire essere amato, cosa vuol dire amare gli altri e cosa si-gnifica guardare un amico con uno sguardo diverso rispetto a

come si guarda un qualunque compagno. Io lo sto ancora cer-compagno. Io lo sto ancora cer-compagno. Io lo sto ancora cercando un amico così. Al contrario un amico non ti deve influenzare in cose nega-tive (fumo, droga…), non deve fare finta di essere amico per poi sfruttarti ma deve essere la spalla d’appoggio quando si hanno momenti difficili. Io penso che ricercare un’amici-zia sia un argomento delicato e importante, con tanti “pro” ma anche tanti “contro”, da tratta-re poiché non si sa mai quello che può succedere: un amico può cambiare di personalità da un momento all’altro e può portarti a conseguenze disa-strose o mortali. Bisogna ave-

re la testa sulle spalle ed occhi ben aperti.L’importante è che si ricerchi un amico con cui s’instau-ri un’amicizia che valga, che sia concreta; che sia un fedele compagno per un viaggio mol-to importante: l’adolescenza.

Alessandro

Scienza

La scienza in questo perio-do ha fatto passi da gigan-

te portando la tecnologia nelle nostre case. Per i giovani avere un computer è importante per-un computer è importante per-un computer è importante perché li mantiene in contatto, at-traverso i social network, con i coetanei o amici vicini ma an-

che dall’altra parte del mondo. Inoltre non solo i computer, ma anche i cellulari e i letto-ri mp3 si sono evoluti. Oltre all’informatica però la scienza è progredita anche nella me-dicina, debellando pericolosi virus o creando vaccini porten-tosi; nella meccanica creando nuovi mezzi di trasporto e in altri campi che ci permettono di condurre una vita più sere-na. Per me tutto questo è mol-to importante, dato che come adolescente vivo i progressi scientifici ed informatici in pri-ma persona.

Lorenzo

Ubbidienza:

L’ubbidienza è soggettiva poiché dipende dal carat-

tere che in ognuno è differen-te, infatti c’è chi può essere più accondiscendente se timido o può non amare sentirsi dire ciò che deve fare perché ha un carattere più forte e deciso.L’ubbidienza però è fonda-mentale e ci insegna a rispet-tare regole che permettono di stare bene con gli altri, ma è anche una forma di rispetto verso persone con più autorità. Infatti fin da bambini ci inse-gnano ad ubbidire a ogni rego-la purché sia giusta!!

Camilla

Questa è la storia di quattro persone chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno, Nessuno. C’era un lavoro urgen-te da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avreb-

be fatto. Ciascuno avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece. Finì che Ciascuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ognuno avrebbe potuto fare. Anonimo

Punti di viSta

Page 10: S. Pasqua 2011 N. 1 - parrocchiagemonio.altervista.orgparrocchiagemonio.altervista.org/alterpages/files/2011_1_Pasqua.pdf · me stesso!” Gli intellettuali ne danno spiegazioni filosofiche,

Ritratto di don CLAUDIO BERGAMASCHI in quattro punti

Premessa

M i è stato chiesto di pari è stato chiesto di par­­i è stato chiesto di pari è stato chiesto di par­i è stato chiesto di pari è stato chiesto di parlare di mio fratello, don lare di mio fratello, don Claudio, per presentarClaudio, per presentar­­Claudio, per presentarClaudio, per presentar­Claudio, per presentarClaudio, per presentar

lo, facendone memoria, a questa lo, facendone memoria, a questa comunità del Signore. Sono stacomunità del Signore. Sono sta­­ta chiamata a farne un ritratto ta chiamata a farne un ritratto in alcuni punti. E’ stata una riin alcuni punti. E’ stata una ri­­chiesta che mi ha fatto tremare chiesta che mi ha fatto tremare il cuore, perché se parlare di don il cuore, perché se parlare di don Claudio, per certi versi è cosa Claudio, per certi versi è cosa relativamente semplice perché è relativamente semplice perché è parlare di un’unica grande pasparlare di un’unica grande pas­­sione che ha percorso ed unificasione che ha percorso ed unifica­­to tutta la sua vita,”la passione to tutta la sua vita,”la passione per i più poveri, gli oppressi, gli per i più poveri, gli oppressi, gli esclusi dal banchetto della vita”; esclusi dal banchetto della vita”; per altri versi ritengo, non per per altri versi ritengo, non per considerazioni dettate dal mio considerazioni dettate dal mio amore di sorella, che non basteamore di sorella, che non baste­­rebbe la mia vita per dire e spierebbe la mia vita per dire e spie­­gare chi era e cosa ha rappresengare chi era e cosa ha rappresen­­tato don Claudio per la Santa tato don Claudio per la Santa Chiesa di Dio, per chi lo ha coChiesa di Dio, per chi lo ha co­­nosciuto ed ha avuto il privilegio nosciuto ed ha avuto il privilegio e la grazia di frequentarlo, per la e la grazia di frequentarlo, per la sua famiglia e per me.sua famiglia e per me.Ho chiesto in preghiera al SignoHo chiesto in preghiera al Signo­­re di assistermi e di illuminarmi.re di assistermi e di illuminarmi.

VOCAZIONE, PREPARAZIONE, ORDINAZIONE SACERDOTALE

NNato il 12 febbraio del 1937 ato il 12 febbraio del 1937 agli “Angeli”, un antico boragli “Angeli”, un antico bor--agli “Angeli”, un antico boragli “Angeli”, un antico bor-agli “Angeli”, un antico boragli “Angeli”, un antico bor

go di pescatori periferico alla go di pescatori periferico alla città di Mantova, adagiato sul città di Mantova, adagiato sul lago superiore, uno dei tre laghi lago superiore, uno dei tre laghi che il Mincio forma attorno alla che il Mincio forma attorno alla città, era cresciuto come tancittà, era cresciuto come tan--ti altri ragazzi all’ombra della ti altri ragazzi all’ombra della chiesa di S. Maria degli Angeli, chiesa di S. Maria degli Angeli, ma già da bambino lo si scoprima già da bambino lo si scopri--va spesso a pregare in solitudiva spesso a pregare in solitudi--ne e silenziosa contemplazione. ne e silenziosa contemplazione. Qui vive dal 1937 al 1961, anno Qui vive dal 1937 al 1961, anno in cui chiede di entrare nel Sein cui chiede di entrare nel Se--minario diocesano. Nell’arco di minario diocesano. Nell’arco di questi anni, prima di entrare in questi anni, prima di entrare in Seminario si diploma all’IstituSeminario si diploma all’Istitu--to Magistrale, si iscrive all’unito Magistrale, si iscrive all’uni--versità alla facoltà di lingue e fa versità alla facoltà di lingue e fa l’insegnante precario di Educal’insegnante precario di Educa--zione Fisica per mantenersi agli zione Fisica per mantenersi agli studi. Per le sue future scelte studi. Per le sue future scelte vocazionali è stato sicuramente vocazionali è stato sicuramente rilevante il suo impegno nell’Arilevante il suo impegno nell’A--zione Cattolica Diocesana e nelzione Cattolica Diocesana e nel--la GIAC (Gioventù Italiana di la GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica). 11 18 giugno Azione Cattolica). 11 18 giugno 1966 don Claudio è consacrato 1966 don Claudio è consacrato sacerdote. Dopo l’ordinazione sacerdote. Dopo l’ordinazione

presbiteriale don Claudio rima-ne solo quattro anni in Diocesi, facendo il curato a Sant’Apol-lonia in città e poi l’assistente della GIAC.

SCELTA DI VITA – PERCHE’ MISSIONARIO

Così racconta don Clau-dio (intervista rilasciata il

21.8.1989 a Sao Mateus­Brasile)...don Dante Lasagna era venu-to a Mantova nell’inverno del 1969 e mi aveva chiesto (incon-tro avvenuto in Sant’Apollonia) se ero disposto ad andare ad aiutarlo e poi a sostituirlo nella missione della diocesi di Viana in Brasile; aveva già intenzione di tornare. Io ci ho pensato. In quel tempo ero assistente dio-cesano all’Azione Cattolica. Il cesano all’Azione Cattolica. Il cesano all’Azione Cattolica. Il tempo che ho passato all’A.C., tempo che ho passato all’A.C., negli anni 68-69 mi ha aiutato negli anni 68-69 mi ha aiutato almeno in due o tre cose per almeno in due o tre cose per maturare la mia scelta. – Erano maturare la mia scelta. – Erano gli anni del Post Concilio.– Angli anni del Post Concilio.– An--zitutto la scoperta del cosidetto zitutto la scoperta del cosidetto Terzo Mondo come realtà inTerzo Mondo come realtà in--quietante, nella luce della “Poquietante, nella luce della “Po--pulorum Progressio”, nella ripulorum Progressio”, nella ri--cerca comunitaria di un nuovo cerca comunitaria di un nuovo modo di essere chiesa e di essemodo di essere chiesa e di esse--re prete.– La convinzione che si re prete.– La convinzione che si era fatta strada in fondo al mio era fatta strada in fondo al mio cuore.– I poveri, i primi desticuore.– I poveri, i primi desti--natari del Vangelo, non sono natari del Vangelo, non sono evangelizzati ma sono loro che evangelizzati ma sono loro che ci evangelizzano. –I movimenti ci evangelizzano. –I movimenti giovanili del 68.– Le letture spigiovanili del 68.– Le letture spi--rituali di Renè Voillaume e di rituali di Renè Voillaume e di Paul Gauthier.Paul Gauthier.Allora sono andato dal vescovo Allora sono andato dal vescovo (mons. Carlo Ferrari) che mi ha (mons. Carlo Ferrari) che mi ha lasciato libero di andare.... Don lasciato libero di andare.... Don Claudio dunque va in Brasile Claudio dunque va in Brasile come prete Fidei Donum.come prete Fidei Donum.

LUOGO DI MISSIONE E LAVO-RO SVOLTO

AArriva nel 1970 nella diocesi rriva nel 1970 nella diocesi di Viana in piena Baixada di Viana in piena Baixada

(depressione) Maragnense, una (depressione) Maragnense, una distesa infinita di campi che distesa infinita di campi che nell’inverno si riempiono d’acnell’inverno si riempiono d’ac--qua. Terra di bufali e di misequa. Terra di bufali e di mise--ria, di pescatori e contadini in ria, di pescatori e contadini in condizioni di povertà disumana condizioni di povertà disumana schiavi di un’oligarchia padrona schiavi di un’oligarchia padrona della politica e della giustizia. della politica e della giustizia. Arriva in un periodo di piena Arriva in un periodo di piena dittatura militare con tanti tordittatura militare con tanti tor--dittatura militare con tanti tordittatura militare con tanti tor-dittatura militare con tanti tordittatura militare con tanti torturati e uccisi. Trova però Dom turati e uccisi. Trova però Dom Helios Campos, un vescovo Helios Campos, un vescovo NordEstino che ha imposto la NordEstino che ha imposto la pastorale sulle linee del Concipastorale sulle linee del Conci--lio Vaticano II e della Conferenlio Vaticano II e della Conferen--za dell’Episcopato latino-ameriza dell’Episcopato latino-ameri--cano di Medellin. La scelta dei cano di Medellin. La scelta dei poveri, i laici al primo posto, i poveri, i laici al primo posto, i preti servitori, le comunità ecpreti servitori, le comunità ec--clesiali di base, la lotta per la clesiali di base, la lotta per la giustizia, una chiesa profetica. giustizia, una chiesa profetica. La morte di Dom Helios CamLa morte di Dom Helios Cam--pos e la successione del nuovo pos e la successione del nuovo vescovo, Dom Adalberto Paulo vescovo, Dom Adalberto Paulo da Silva, persona legata ai milida Silva, persona legata ai mili--tari, lo porta allo scontro aspro tari, lo porta allo scontro aspro ma resisterà soffrendo, dopo l’ema resisterà soffrendo, dopo l’e--spulsione di una decina di preti spulsione di una decina di preti e di una ventina di suore, in una e di una ventina di suore, in una “Chiesa presa di mira dalla poli“Chiesa presa di mira dalla poli--zia”, fino al novembre del 1977.zia”, fino al novembre del 1977.L’esperienza dell’incertezza del L’esperienza dell’incertezza del domani, della sofferenza senza domani, della sofferenza senza un perché, lo faceva più uguaun perché, lo faceva più ugua--le ai suoi poveri e lo collocava le ai suoi poveri e lo collocava sempre più nella consapevolezsempre più nella consapevolez--za che”tutto è grazia” e che baza che”tutto è grazia” e che ba--sta “amare”. Lo capirà nell’assta “amare”. Lo capirà nell’as--

sumere l’impegno di Presidente regionale della Commissione Pastorale della Terra nel 1980, caricando sulle sue spalle le tragedie dei contadini espulsi violentemente dalle loro terre, delle vedove e dei figli degli as-sassinati. Lo capirà ancora di più a Sao Mateus, la sua nuo-va parrocchia nella diocesi di Coroatà, dove si trasferisce nel dicembre del 1977 e dove viene nominato parroco nella Quare-sima del 1978.A Sao Mateus, don Claudio si coinvolge sempre più nelle lotte che vedono appunto i contadi-ni opporsi ai grandi proprietari terrieri,”i Fazenderos”, che li espellono con la violenza dalla terra. È tutto preso da un’attiviespellono con la violenza dalla terra. È tutto preso da un’attiviespellono con la violenza dalla

-tà di riunioni e di celebrazioni, tà di riunioni e di celebrazioni, tà di riunioni e di celebrazioni, rappresentazioni dei problemi rappresentazioni dei problemi della realtà, canti di protesta, della realtà, canti di protesta, preghiera ed espressioni di preghiera ed espressioni di fede cariche delle angustie delfede cariche delle angustie del--la sofferenza e della speranza la sofferenza e della speranza di un popolo oppresso. In quedi un popolo oppresso. In que--sto contesto l’avvenimento più sto contesto l’avvenimento più importante degli anni ottanta, importante degli anni ottanta, certo il più doloroso, è la morte certo il più doloroso, è la morte di don Maurizio Maraglio, lui di don Maurizio Maraglio, lui pure “Fidei Donum” della diopure “Fidei Donum” della dio--cesi di Mantova, che era andato cesi di Mantova, che era andato ad aiutare don Claudio a Sao ad aiutare don Claudio a Sao Mateus nel 1983. Don Maurizio Mateus nel 1983. Don Maurizio muore nel 1986 in circostanmuore nel 1986 in circostan--ze mai chiarite ma tali da far ze mai chiarite ma tali da far pensare che sia stato ucciso. pensare che sia stato ucciso. La malattia e la morte di suor La malattia e la morte di suor Aurora. A poco a poco si fa il Aurora. A poco a poco si fa il vuoto attorno a lui, il vuoto di vuoto attorno a lui, il vuoto di chi ha amato di più , con chi chi ha amato di più , con chi ha fatto progetti e ha condiviso ha fatto progetti e ha condiviso un pezzo di strada. Diceva: “sto un pezzo di strada. Diceva: “sto portando a termine, in manieportando a termine, in manie--ra dolorosa la mia permanenza ra dolorosa la mia permanenza a servizio di questo popolo. La a servizio di questo popolo. La povertà evangelica è giunta al povertà evangelica è giunta al suo culmine”.suo culmine”.Sapeva che andava incontro Sapeva che andava incontro alla morte, qualsiasi fosse, lo alla morte, qualsiasi fosse, lo sapeva e lo esprimeva in un suo sapeva e lo esprimeva in un suo succinto testamento –“Due desuccinto testamento –“Due de--sideri, gli unici in fondo al mio sideri, gli unici in fondo al mio cuore: il desiderio della fedeltà cuore: il desiderio della fedeltà all’impegno assunto col Signoall’impegno assunto col Signo--re verso i poveri e il desiderio re verso i poveri e il desiderio di riposare più sul suo cuore,di di riposare più sul suo cuore,di contemplarlo più da vicino faccontemplarlo più da vicino fac--cia a faccia”. Il Signore ha trocia a faccia”. Il Signore ha tro--vato don Claudio pronto per vato don Claudio pronto per l’incontro con Lui: era di ritorl’incontro con Lui: era di ritor--l’incontro con Lui: era di ritorl’incontro con Lui: era di ritor-l’incontro con Lui: era di ritorl’incontro con Lui: era di ritorno dal corso di esercizi spirino dal corso di esercizi spiri--tuali con il movimento “Jesus tuali con il movimento “Jesus Caritas” che aveva vissuto con Caritas” che aveva vissuto con un’intensità spirituale straun’intensità spirituale stra--ordinaria. Viaggiava su di un ordinaria. Viaggiava su di un pulman guidato da un autista pulman guidato da un autista ubriaco; l’impatto con un altro ubriaco; l’impatto con un altro pulman. Era giovedì sera alle pulman. Era giovedì sera alle ore 23,30 del 9 gennaio 1997 ore 23,30 del 9 gennaio 1997 quando Gesù lo ha accolto fra quando Gesù lo ha accolto fra le sue braccia. Nei suoi appunti le sue braccia. Nei suoi appunti di quel ritiro spirituale il 7 gendi quel ritiro spirituale il 7 gen--naio 1997, tre giorni prima del naio 1997, tre giorni prima del suo ritorno alla Casa del Padre:suo ritorno alla Casa del Padre:““io mi dispongo a perseverare io mi dispongo a perseverare coraggiosamentecoraggiosamentenell’orazione, nella solitudine,nell’orazione, nella solitudine,nell’attesa della visita di Dio,nell’attesa della visita di Dio,nell’attesa che Dio venga a nell’attesa che Dio venga a prendere la mia vitaprendere la mia vita””..

SORPRESA DELLA MORTE

IIl vescovo di Mantova mons. l vescovo di Mantova mons. Egidio Caporello, che ha apEgidio Caporello, che ha ap--

preso la triste notizia, dopo preso la triste notizia, dopo aver convocato il vicario geneaver convocato il vicario gene--rale e altri sacerdoti, ha inforrale e altri sacerdoti, ha infor--rale e altri sacerdoti, ha inforrale e altri sacerdoti, ha infor-rale e altri sacerdoti, ha inforrale e altri sacerdoti, ha infor

mato i familiari di don Claudio: la mamma signora Giannina e la sorella Carla. Il momento doloroso è stato vissuto frater-doloroso è stato vissuto frater-doloroso è stato vissuto fraternamente nella sofferenza e nel-la preghiera. Tutti i sacerdoti della diocesi, gli amici e la co-munità mantovana hanno sa-puto dal comunicato del vesco-vo della morte di don Claudio. Tutti si sono stretti in affettuo-sa vicinanza alla famiglia e in particolare all’anziana mamma Giannina che ha accettato con edificante, sofferta disponibi-lità, quella durissima prova. Intensa e fortissima è stata la commozione e lo sbigottimento della comunità di Sao Mateus e di altre zone del Maranhao, dove don Claudio era conosciu-to per la sua dedizione di sacerto per la sua dedizione di sacerto per la sua dedizione di sacer--to per la sua dedizione di sacerto per la sua dedizione di sacer-to per la sua dedizione di sacerto per la sua dedizione di sacerdote e di animatore di quelle dote e di animatore di quelle popolazioni in cerca di speranpopolazioni in cerca di speran--za, da ben 27 anni. Sensibile za, da ben 27 anni. Sensibile a quei sentimenti di commoa quei sentimenti di commo--zione popolare, la mamma di zione popolare, la mamma di don Claudio con la famiglia ha don Claudio con la famiglia ha consentito, con gesto di amore consentito, con gesto di amore estremo, che la salma resti a estremo, che la salma resti a Sao Mateus. Hanno partecipaSao Mateus. Hanno partecipa--to ai funerali pervasi da altissito ai funerali pervasi da altissi--ma commozione, più di 5.000 ma commozione, più di 5.000 persone, immagine di raccoglipersone, immagine di raccogli--mento e di edificazione. Don mento e di edificazione. Don Claudio riposa così in mezzo Claudio riposa così in mezzo alla sua gente e dentro la chiealla sua gente e dentro la chie--sa che tanto ha amato, accanto sa che tanto ha amato, accanto alla salma dell’altro sacerdote, alla salma dell’altro sacerdote, don Maurizio e di suor Aurora, don Maurizio e di suor Aurora, sui compagni di viaggio in quesui compagni di viaggio in que--sto esilio terreno. Il vescovo, sto esilio terreno. Il vescovo, mons. Caporello, nella messa in mons. Caporello, nella messa in cattedrale, per indicare l’orizcattedrale, per indicare l’oriz--zonte di fede in cui “leggere” la zonte di fede in cui “leggere” la morte di don Claudio, riferenmorte di don Claudio, riferen--dosi al dramma della notizia dosi al dramma della notizia della morte, dallo smarrimento della morte, dallo smarrimento degli apostoli nel cenacolo, dal degli apostoli nel cenacolo, dal Vangelo di Luca –Pace a voi! Vangelo di Luca –Pace a voi! Perché siete turbati...? Sono Perché siete turbati...? Sono proprio io.... accompagniamo proprio io.... accompagniamo al Signore don Claudio eredial Signore don Claudio eredi--tando la testimonianza del suo tando la testimonianza del suo ministero Dobbiamo ereditare ministero Dobbiamo ereditare il suo progresso spirituale, la il suo progresso spirituale, la sua spiritualità tra i più poveri sua spiritualità tra i più poveri che si esprimeva in una vita di che si esprimeva in una vita di preghiera e meditazione partipreghiera e meditazione parti--colarmente prolungata e intencolarmente prolungata e inten--sa. Don Claudio in mezzo ai posa. Don Claudio in mezzo ai po--veri cercava e trovava il Padre. veri cercava e trovava il Padre. Come la neve e la pioggia che Come la neve e la pioggia che scendono dal cielo, non vi torscendono dal cielo, non vi tor--scendono dal cielo, non vi torscendono dal cielo, non vi tor-scendono dal cielo, non vi torscendono dal cielo, non vi tornano senza aver germogliato la nano senza aver germogliato la terra, Gesù non tornerà al Paterra, Gesù non tornerà al Pa--dre senza aver compiuto 1’opedre senza aver compiuto 1’ope--ra per cui era stato mandato.ra per cui era stato mandato.

....Claudio ha camminato tra ....Claudio ha camminato tra uomini di polvere, ha seminato uomini di polvere, ha seminato fra la sua gente, ha curato le mafra la sua gente, ha curato le ma­­lattie e ha raccolto frutti di fede. lattie e ha raccolto frutti di fede. È stato il vino che ha versato in È stato il vino che ha versato in coppe abbondanti e ha donato coppe abbondanti e ha donato ad ogni viandante assetato. Ha ad ogni viandante assetato. Ha accarezzato chi si rivolgeva a accarezzato chi si rivolgeva a lui con la dolcezza del vento che lui con la dolcezza del vento che passa. Il tuo ricordo sarà prepassa. Il tuo ricordo sarà pre­­ghiera, ogni volta che pregherò ghiera, ogni volta che pregherò tu ci sarai. Sarò amore quantu ci sarai. Sarò amore quan­­do mi verrà chiesto. Sarò vento do mi verrà chiesto. Sarò vento quando la solitudine stringerà il quando la solitudine stringerà il cuore e sarò fede quando i percuore e sarò fede quando i per­­cuore e sarò fede quando i percuore e sarò fede quando i per­cuore e sarò fede quando i percuore e sarò fede quando i perché non troveranno risposte, ma ché non troveranno risposte, ma tu ci sarai.... E piansi...tu ci sarai.... E piansi...E un dolcissimo pianto consoE un dolcissimo pianto conso­­latore bagna questi poveri fogli e latore bagna questi poveri fogli e queste mie povere parole.queste mie povere parole.

Carla BergamaschiCarla Bergamaschi

Segue: Primo Piano

3. Dove invece la modernità havinto la sua battaglia sono i comportamenti: si globaliz-za la tendenza a comportarsi nella vita culturale, politica, sessuale senza tener conto dei precetti religiosi, come se Dio e la Chiesa non interes-sassero la vita.

E’ proprio qui che va riscoper-E’ proprio qui che va riscoper-E’ proprio qui che va riscoperta la novità dell’annuncio cri-stiano: Dio è entrato nella vita dell’uomo incarnandosi “nelle viscere di una ragazza” e na-scendo in un luogo e in un tem-po preciso.Il senso religioso, cioè il desi-derio di infinito, di felicità, di bene, che è presente in tutti gli uomini, spinge alla ricerca del significato della vita, del dolore, della morte.Le religioni sono la risposta che l’uomo si fabbrica per im-maginare la propria origine (da dove vengo?), il proprio destino (dove sto andando?), il suo rap-porto con il Mistero (Dio esiste? Com’è Dio?).Il cristianesimo ribalta questo processo: è Dio che prende l’i-niziativa, risponde al bisogno dell’uomo e manda Suo Figlio, Gesù Cristo, a salvare l’umani-tà. E’ forse una pretesa? E’ una realtà: “è l’irruzione dell’eterno nel tempo” (Danielou), così che diveniamo “capaci di Dio e pos­siamo entrare nella vita autenti­ca … che non è più sottomessa alla morte”.(Benedetto XVI) Continuiamo a seguire il Papa nel suo libro “Luce del mondo”: “… verità di vario tipo sono pre­senti anche in altre religioni, quasi come frammenti, come luci provenienti dalla luce più grande, verità le quali in un cer­grande, verità le quali in un cer­grande, verità le quali in un certo senso rappresentano un inte­riore movimento verso Cristo. … verità che in certo qual modo rimandano a “la”“la”“ verità.la” verità.la” ”Il documento conciliare Nostra Aetate sottolinea: “La Chiesa nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni … Esse riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uo­mini. D’altra parte la Chiesa annunzia ed è tenuta ad annun­ziare il Cristo che è “via, verità e vita”, in cui tutti gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa.”Ecco la risposta al “cosa fare?” perché “venga il Tuo regno”: forti della speranza cristiana, riprendere, con l’audacia dei primi cristiani, la testimonianza della bellezza della nostra fede, del compimento di felicità attra-verso il dono di sé nella carità.Facciamoci accompagnare da una preghiera scritta da Mons. Maggiolini, mai dimenticato vescovo di Como:“Signore Gesù, fa’ che sperimen­ti l’incontro con te come una be­nedizione che suscita una letizia da comunicare a tutti …Allo sforzo dell’evangelizzazione si accompagni sempre l’offerta del pane, del lavoro e della con­sapevolezza della dignità umana. Aiutami a riconoscere i lampi di luce religiosa e i germi di salvez­za che incontro, senza perdere la mia identità di cristiano, che è dono e impegno di santità e di perfezione umana”.

Pinuccia Bodini

Il ritratto