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direo da Giovanni De Cicco SABATO 12 MARZO 2011 Anno III - N. 5

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Page 1: SABATO 12 MARZO 2011 diretto da Giovanni De Cicco 12marzo2011 n.5x...messa in atto proprio da chi amministra Afra-gola. L’attuale sindaco, Vincenzo Nespoli, con una bella manovrina

diretto da Giovanni De CiccoSABATO 12 MARZO 2011 Anno III - N. 5

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MOSAICO12 MARZO 2011

Svanisce l’illusione. Territorio devastato, la gente perd e il posto di lavoro e Nespoli ne vuole costruire un altroI megastore scappano da Afragola. Dopo Mandi, Castorama, Unieuro, Pc City, tocca all’Ipercoop. Il primo cittadino approva gli atti per il “Nuovo Polic entro Afragola” nei pressi dell’Ikea. Qual è l’affare?

FRAGOLA - Ipercoop addio. E così man mano tutti gli altri, stanno cadendo come castelli di sabbia colpiti dall’onda della crisi. Dopo quasi dodici anni, il pri-

mo centro commerciale del sud Italia, dice ad-dio ad Afragola. Con la classica scusa di chi sa bene quando vendere la propria merce, Iperco-op mette in vendita la struttura, mettendo a ri-schio quasi trecento dipendenti. “La struttura di Afragola e quella di Benevento sono per noi un grosso guaio, e pertanto stiamo cercando di ra-zionalizzare la spesa. ” - afferma Paolo Bertini dirigente Uni coop Tirreno. Una dichiarazione che lascia di stucco i qua-si 300 poveri dipendenti della struttura di Afrago-la, che corrono il rischio di trovarsi per strada sen-za nemmeno capire il perché. C’è chi deve pa-gare il muto. Chi ha figli. Eppure gli stipendi non erano così alti. Da un mi-nimo di seicento euro, ad un massimo di mille e duecento euro per coloro che beneficiavano di un contratto a tempo inde-terminato. I sindacati, che hanno già organizza-to lo stato di agitazione, parlano di un clamoroso sistema per chiudere una struttura la quale negli ul-timi anni, nonostante lo stop di un anno fa a causa del cedimento del tetto sulle casse, (una tragedia sfiorata), comunque i bilanci erano buoni. Anzi, i numeri parlavano di un milione di visite l’an-no, per un bilancio di esercizio comunque posi-tivo. E allora, si domandano i dipendenti, come mai dobbiamo finire per strada? Chi ha organiz-zato tutto questo? La dirigenza Ipercoop parla di un totale ridimensionamento del settore. Me-glio aprire piccoli store da sessanta dipendenti rimanendo a contatto diretto con la città, che mantenere grossi “casermoni” come Afragola e Benevento i quali dopo dieci anni diventano di-spendiosi ed improduttivi. Rami secchi da ta-gliare subito e fare cassa immediatamente. Che i dipendenti rischiano il posto di lavoro, è una cosa normale. In Italia purtroppo le cose vanno così. Ma come sono arrivate le grandi strutture ad Afragola? Cosa hanno portato fino adesso? Il progetto Ipercoop è stato trainante per tutti gli altri. Si parte dal piano regolatore stravolto in tutti i sensi, per tagliare a pezzi le numerose particelle di terreni agricoli, dove una volta era fiorente l’attività di raccolta delle patate, aglio e cipolle. Una attività che aveva fatto di Afrago-la la capitale mondiale dei prodotti in cucina.

Invece, si è fatto spazio alla famosa evoluzione. In meno di un anno nasce l’Ipercoop. La sua istituzione fu accolta come una mano dal celo soprattutto sotto l’aspetto occupazionale. Chi governava all’epoca dei fatti, affermò che “la politica dei centri commerciali era quella del futuro sotto tutti gli aspetti”. Dal modo di fare la spesa all’americana, al nuovo tipo di lavoro. L’esordio fu pessimo. L’apertura dell’Ipercoop fu immediatamente funestata da uno stop dovu-to ad una atteggiamento di tentata concussione messa in atto proprio da chi amministra Afra-gola. L’attuale sindaco, Vincenzo Nespoli, con

una bella manovrina stile ricatto, chiese 250 as-sunzioni, e finì pure sotto processo. Chiese po-sti di lavoro minacciando di negare le licenze per aprire. E così finì sotto inchiesta anche il sindaco Roberto Caiazzo ed il vicesindaco di allora Franco Costato. La struttura aprì il primo di maggio del 1999. Ad inaugurarla Gianni Mo-randi. Ma l’indagine andò avanti. Il tribunale di Napoli condannò a due anni e sei mesi di carce-re il sindaco di Afragola ritenendolo l’unico re-sponsabile dell’atteggiamento intimidatorio nei confronti dei dirigenti Ipercoop nel tardare la concessione delle licenze, procurando all’azien-da ottanta milioni di lire al giorno di danni. In appello fu assolto. Ma la Procura di Napoli tor-nò alla carica. Con un ricorso in Cassazione, gli ermellini rigettarono la sentenza di assoluzione in appello poiché ritennero che l’attuale sinda-co e sentore del Pdl di Afragola, all’epoca dei fatti, pretese i posti di lavoro attuando una con-dotta illegale. Insomma, la tesi dei magistrati fu accolta. Dunque, tutto da rifare. Il primo citta-dino ritorna alla sbarra. E nel frattempo, dopo l’Ipercoop, a pochi metri iniziano a nascere

come i funghi altri centri commerciali, in altri casermoni. Si presenta “Mandi” di Maurizio Zamparini. Una novità sul territorio. Non solo, ma arriva anche Castorama, Pittarello, Scarpe & Scarpe, Combipel, Chicco, Unieuro, PC City, e man mano tutti gli altri tra cui Ikea e Leroy Merlin. Strutture costruite come si vedrà dalle carte della commissione di accesso, che mandò a casa l’ex sindaco di Afragola Santo Salzano, con la complicità di gruppi criminali e in alcuni casi senza versare un solo tutti gli oneri conces-sori all’interno delle casse del Comune di Afra-gola (così come denunciato dal sindaco Nespo-

li, che però a distanza di tre anni non ha ancora incassato nulla). Non solo, ma nemme-no un’opera di compensazio-ne del territorio è a disposi-zione della città. La viabilità allo sbando. Si rimane nel traffico per ore. Ed in questi lunghi dieci anni, dopo i brin-disi con lo champagne tra i fratelli Negri e tutti coloro che credevano nell’affare della cittadella commerciale, inco-minciano ad arrivare le prime batoste della crisi. Zamparini si fa concedere una maxi li-cenza che poi taglia a fettine cedendo rami di azienda, cre-ando di fatto la catena dei ne-gozi nella cosidetta galleria Mandi. Tutto legale , per cari-tà. Ma adesso sono tutti con l’acqua alla gola. Il Golfo dei Desideri e tutta la galleria

sono indebitati fino al collo. Ed il presidente del Palermo Calcio, dopo che ave-va generato illusioni, sbatte la porta e se ne va, mandando per strada una cinquantina di dipen-denti. Infatti, dopo la chiusura di Mandi, al suo posto, si è allargato Expert di Papino assumen-do qualche profugo di Mandi. Non solo, ma ri-scuote anche tutti i fitti dei poveri commercian-ti illusi dal fatto che il marchio Mandi attirasse gente superando l’Ipercoop. Invece niente di tutto questo. E come i popcorn nella padella, incominciano a saltare tutti per aria generando una disoccupazione terribile. A dire addio ad Afragola per primi Unieuro, Pc City, Castora-ma, (assorbito dalla multinazionale Leroy Mer-lin), dove l’antitrust ha bacchettato i francesi in regime di oligopolio territoriale. E’ toccato poi a Mandi meno di due mesi fa. Al posto di Unieuro, è giunto Eldo. Ma i bilanci a quanto pare sarebbero in profondo rosso. E pertanto è prossimo alla chiusura. E cosa rimane? Dove doveva esserci sviluppo territoriale ed occupa-zione per tutti, rimarranno sicuramente strutture svuotate che poi si trasformeranno in deturpa-mento ambientale. E Ipercoop? Il famoso mo-

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AFRAGOLA • ANCHE L’IPERCOOP VA VIA

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Le opere compensative abbandonate nel degrado

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MOSAICO12 MARZO 2011

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Svanisce l’illusione. Territorio devastato, la gente perd e il posto di lavoro e Nespoli ne vuole costruire un altroI megastore scappano da Afragola. Dopo Mandi, Castorama, Unieuro, Pc City, tocca all’Ipercoop. Il primo cittadino approva gli atti per il “Nuovo Polic entro Afragola” nei pressi dell’Ikea. Qual è l’affare?

SCHEDA TECNICA

Data di apertura Estate 2013

Indirizzo Località Cantariello80021 Afragola (NA)

Tipologia Centro Centro commerciale

Bacino stimato 2.050.000 abitanti

Superficie ipermercato 5.913 mq

Superficie parcheggi 103.634 mq

SLP 54.414 mq

GLA 43.969 mq

N. Posti auto 3.436

Piccole e medie superfici N. 109

Attività per la ristorazione N. 17

Superficie centro benessere 3.324 mq interno 996 mq esterno

tore trainante? Si è inceppato. Ad aggravarne la situazione uno strano modo di fare politica ter-ritoriale. Dopo le rivelazioni dei commercianti a “Mosaico”, su richieste di denaro da parte dell’amministrazione comunale tutte ancora da chiarire, dopo la consegna dei “buoni spesa” a sindaco ed assessori, il famoso “Iper”, come lo chiamano ancora tutt’oggi le dipendenti del centro commerciale, dice addio ad Afragola. E con esso anche il progetto tanto conclamato del-la stazione ferroviaria denominata “Afragola-centri commerciali”. I dirigenti sono stati chiari.

Per Afragola, non ci sarebbe nulla da fare. A meno ché, il compratore non abbia lo stesso tar-get. Ma al tempo stesso, è strano come sul terri-torio di Afragola l’amministrazione comunale tenti di approvare un Pua (piano urbano attuati-vo territoriali al fine di agevolare la realizzazio-ne di altre strutture ricettive commerciali) senza che nessuno ne sappia niente al fine di agevolare la costruzione di un altro centro commerciale: “Nuovo Policentro Afragola”. Un nuovo centro commerciale che dovrà sorgere nei pressi di via San Salvatore e via Cantariello a pochi passi dai due centri commerciali Ikea e Leroy Merlin. Novantottomila metri quadrati, di cui seimila e settecento coperti, 3500 posti auto, 115 negozi tradizionali. Il tutto sviluppato su tre superfici. E già si registra il tutto esaurito per l’affitto dei negozi interni. A pochi metri, da questo nuovo centro commerciale, sorge la trentennale strut-tura che tutti ricordano come “Euromercato”, poi passata Carrefour, ed adesso Iperstore GS. Chiuso a chiave dalla dirigenza poiché la crisi gli ha tagliato la testa. Adesso rimane solo la

struttura. Qualcuno dice che a giugno dovrebbe riaprire in modo ridimensionato soprattutto nel personale. Ci si domanda a questo punto, se è uno scherzo o meno quello di aprire un nuovo centro commerciale. Gli altri chiudono. Invece a via Cantariello ne nasce un altro. Si comprenderà forse una logica di vendita tutta nuova. Ma di certo la crisi non perdona nessu-no. Non possiamo non pensare che sotto forse si cova qualcosa di strano. Il primo cittadino Nespoli affermò in consiglio comunale che “la volontà di aprire un nuovo centro commerciale

sarebbe anti economica”. Infatti, spiegò che “il Comune chiedeva in cambio opere di compen-sazione vicine ai dieci milioni di euro”. Insom-ma una cifra troppo alta ed assurda da sostenere per coloro che avevano voglia di aprire un altro casermone inondando di cemento armato quel-la poca terra rimasta. Ora al comune si tenta di approvare in silenzio e soprattutto di nascosto il PUA. Come dire, si parla bene, ma razzola male. L’importante è costruire. Fare business. Far girare denaro. Com’è successo in tutti gli altri casi. Si costruiscono cattedrali nel deserto. Non produttive a nessun punto di vista. Tanto alla fine la gente illusa torna in mezzo ad una stra-da, il territorio è stato devastato m i costruttori e l’indotto ci hanno guadagnato. E’ questo quello che conta.Non si capisce in questo scenario la promessa di versamento di ingenti somme di danaro dei promotori commerciali a favore dell’ammini-strazione per permettere al sindaco di organiz-zare feste e festicciole. Cosa c’è che ci sfugge?

Al posto delle opere compensative le giostrine a pagamento

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AFRAGOLA • LE REAZIONI POLITICHE

FRAGOLA - L’annuncio del sindaco-senatore Vincenzo Nespoli di un altro centro commerciale da realizzare in città mentre quelli esistenti stanno chiudendo

baracca, ha animato il dibattito politico. L’ombra dell’affarismo è quanto mai presente. Analizzando le storie precedenti di Nespoli e soprattutto il male che gli imprenditori hanno fatto alla città non c’è da stare sereni. Hanno saccheggiato il territorio, hanno fatto business ed alla fine hanno sbattuto la porta lasciando immense cattedrali nel deserto a marcire nel totale degrado; hanno cacciato a calci gli operai, non hanno pagato gli oneri concessori al Municipio né realizzato le opere compensative. La politica e gli amministratori si sono acconten-tati di qualche licenza nelle gallerie commerciali, box, bar e qualche posto di lavoro da distribuire al familiare di turno. Altro che interesse collettivo. La locale classe dirigente, in questi casi, ha non sempre ha pensato all’interesse collettivo. La testi-monianza palese che il circuito perverso che ruota attorno alla cittadelle dello shopping rimpingua solo le casse di qualche speculatore, a volte pure colluso, col silenzio complice della politica locale. Allora a cosa serve un altro centro commerciale in città? A fare business e basta. Lo sanno tutti, in pochi lo ammettono. L’unico in amministrazione che ha il coraggio di parlare è l’assessore al Com-mercio Tommaso Bassolino del Pdl. Il vicesindaco Antonio Pannone sfugge, evita i taccuini perché, oltre la solita demagogia scollata dal contesto af-faristico e criminale, non sa davvero cosa dire. Bassolino non lancia proclami, tenta di salvare il salvabile: “Gli imprenditori hanno scelto Afragola nonostante i segnali della crisi legati alle scelte di altri investitori siano evidenti – spiega Tommaso Bassolino, assessore al Commercio. Sono pronto a svolgere il mio ruolo scevro da qualsiasi inter-esse personale. Finché ci sarò io, penserò solo a garantire al paese quello che non è stato fatto in passato da chi mi ha preceduto. Ossia, bisogna pagare gli oneri concessori, realizzare le opere compensative, definire una viabilità ordinata, evi-tare abusi edilizi, insomma, rispettare la legge. Ripeto, finché ci sarò io l’operazione sarà gestita in modo trasparente e soprattutto tenendo in con-siderazione solo l’interesse collettivo. Poi, più di me sarà il sindaco a fornire spiegazioni nei det-tagli”. Il pericolo è proprio questo. Non Tommaso Bassolino. La sua buona volontà è da encomio. Ma conoscendo il sindaco Vincenzo Nespoli c’è da stare poco tranquilli. Pure perché Bassolino ha ragione ma se in passato non è stato fatto nulla, il lassismo si è manifestato pure con l’insediamento dell’attuale primo cittadino. Gli oneri conces-sori non sono stati pagati ma si registrano solo “contributi” non si sa quanto volontari per “fes-te e festicciole” organizzate dall’Ente e gestite in maniera clientelare dall’amministrazione. Così come i buoni spesa distribuiti a ridosso delle festività natalizie dal sindaco Nespoli.La voce di un nuovo affaire, di un nuovo megastore da realizzare in città si è subito dif-fusa ma nessuno ne voleva parlare. Si trattava, come sempre, del solito segreto di Pulcinella. Chi, invece, con coraggio ha rotto il ghiaccio è stato Giovanni Boccellino, voce autorevole in Consiglio del Partito democratico. Ha presentato

un’interrogazione costringendo il primo cittadino a dirlo in aula, pubblicamente. Nespoli, ovvia-mente, si è mantenuto sul vago, ma ha dovuto con-fermare l’operazione. Boccellino analizza l’attuale

scenario con grande lucidità e dovizia di dettagli. “Innanzitutto, - spiega Boccellino – sul piano politico è evidente che io abbia una visione to-talmente diversa da quella degli attuali amminis-tratori su una problematica molto articolata. Sul piano storico-politico le cittadelle dello shopping hanno soltanto impoverito Afragola sotto tutti i punti di vista. Si pensi ai commercianti al det-taglio, ai negozi di vicinato, agli artigiani. Se da un alto nel breve periodo non è stata registrata nessuna chiusura di massa, dall’altro ci siamo trovati a registrare una notevole riduzione del volume delle botteghe. La conseguenza è stata im-mediata: riduzione dei posti di lavoro e riduzione considerevole delle commesse. Questo significa aver impoverito il tessuto commerciale e sociale della città visto che grazie a quegli esercizi vi-vono tantissime famiglie. Ancora, i centri com-merciali sul piano dei posti di lavoro non hanno garantito occupazione di qualità. Hanno impie-gato giovani diplomati e laureati come scaffalisti ed addirittura con contratti part-time, contratti a progetto fino a contratti per il fine settimana. Gente che adesso si ritrova in mezzo ad una strada e per di più non è riuscita nemmeno a maturare un’esperienza professionale da poter esibire in al-tre strutture o contesti. Si tratta di problemi la cui analisi spetterebbe alla politica in modo serio che sul piano etico, morale, del dovere, dell’efficienza, dovrebbe interessarsi a migliorare la vivibilità e garantire uno sviluppo sostenibile al paese, tute-lando l’interesse collettivo. Invece oggi come ieri, quando sul tavolo c’è da gestire l’insediamento di un megastore si pensa solo alla corsa per ac-caparrarsi posti di lavoro, commesse e negozi in galleria. Personalmente ho una visione diversa.

Di questo passo non si va da nessuna parte”.Frasi inequivocabili che descrivo alla perfezione il contesto di valori e la tenuta degli amministra-tori locali. Boccellino, però, non si lascia andare solo nella critica ma enuncia anche una propos-ta: “Al fine di rilanciare il commercio locale e l’artigianato servono misure di sostegno di varia natura, come ad esempio sgravi sulle imposte locali e tante altre agevolazioni capaci di rilanci-are il tessuto produttivo, quello vero, della città, che garantisce economia e pure occupazione”. La sorpresa non poteva mancare ed arriva dal presidente della commissione Commercio e Ter-ritorio del Comune Domenico Pelliccia, consi-gliere comunale del Popolo delle libertà. Pacato, moderato, c’è però un aspetto da non trascurare: ufficialmente non sa nemmeno che in città deve arrivare un nuovo megastore. Non hanno ancora visto un documento. Eppure nella qualità di presi-dente delle competente commissione il consigliere Domenico Pelliccia aveva chiesto di ottenere le carte inerenti la richiesta delle concessioni edilizie e del PUA presentato da questi nuovi promotori. Ma nulla è stato dato al presidente della commis-sione. Come a dire “è vicenda che non vi riguar-da”, e così gli assessori aspettano da un momento all’altro che in giunta arrivi un PUA da approvare senza nemmeno che in maggioranza si sia discusso di tutto questo. Una vicenda ai limiti dell’assurdo. Vincenzo Nespoli non si tradisce. Certe faccende le gestisce in prima persona, da solo, nel silenzio totale. Non vuole intrusi. “Non sappiamo nulla dell’arrivo del nuovo <Policentro> - spiega Pellic-cia - lo abbiamo appreso da internet. Come com-missione Territorio non vogliamo sederci a nes-sun tavolo di trattativa ma almeno penso che sia un nostro diritto leggere le carte, essere informati per tentare di tutelare il nostro paese. Invece no. Siamo all’oscuro di tutto. Agli atti, per noi, il <Po-licentro> non esiste. Una premessa: sono contrario all’arrivo di un’altra struttura in città. Per motivi semplici e riscontrabili. Non producono manodop-era specializzata, sfruttano il territorio e poi se ne vanno. E’ troppo comodo e facile. Più che di un altro centro commerciale la politica farebbe bene a tentare di far rimanere quelli che ci sono garan-tendo i livelli occupazionali e tentando di recu-perare pure i soldi che spettano al Comune e non sono mai stati pagati. Poi, bisognerebbe varare un piano serio per integrarli con il resto della città. Ma cosa ha portato ad esempio Ikea ad Afragola? Nulla. E lo stesso hanno fatto gli altri. Costruire cattedrali, non versare un euro al Comune e non garantire nemmeno posti di lavoro. Operare per un decennio in città, danneggiare il commercio locale e poi andare via è davvero una pratica as-surda”. Pelliccia ha ragione: è una pratica assurda. Almeno per chi ragiona nell’interesse collettivo. Però, si fermi un attimo. Lui e chi la pensa come lui. Si parta da un altro punto di vista: non quello dell’interesse collettivo. Ma privato, economico e personale. L’investimento conviene oppure no? Detto, fatto. Vincenzo Nespoli ha dato l’ok. Nessuno sa nulla. Ma il nuovo centro commer-ciale nei pressi del “Cantariello” sorgerà. Lo ha promesso il sindaco-senatore che sin dalla prima ora ha mostrato un amore smisurato per le citt-adelle dello shopping. Perché? Leggetevi gli atti del processo “Ipercoop”. La risposta è tutta lì.

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“Al Comune nascondono le carte”Il presidente della commissione Territorio Domenico Pelliccia (Pdl): “Non ci sono i documenti. La nascita del nuovo centro appresa da internet”

Domenico Pelliccia presidente commissione Territorio

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Il sindaco salva la poltrona in extremisI consiglieri per la sfiducia arrivano a 17. All’ultimo momento Giuseppina Tignola ed Enrico Esposito si tira-no indietro. Intanto Enzo Nespoli nella stanza del vicesindaco Pannone “inveisce” contro l’assessore Capone

FRAGOLA - Il primo tentativo è fallito, ma l’opposizione ci è andata vicina. Si as-petteranno tempi migliori per la sfiducia

all’amministrazione del sindaco-senatore Vin-cenzo Nespoli. Ancora non si riesce a chiudere una delle esperienza più brutte della storia po-litica locale. Probabilmente la peggiore di tutte. Verificando quanto sta succedendo, però, in ciò che resta nella maggioranza, i tempi per le di-missioni collettive potrebbero essere maturi sin da subito. I contrasti interni crescono sempre di più. Così come i malumori nel Pdl. Non solo Ciro Silvestro, la voce più autorevole della coalizione di Nespoli. Silvestro ha preso le distanze ed ha denunciato il sistema e le sue distorsioni. Anche Raffaele Falco, Raffaele Fusco e Domenico Pel-liccia tentano di far comprendere al sindaco la necessità di una svolta che non arriva. I consi-glieri della maggioranza sembrano non riuscire più a sopportare questo modo di fare politica e di prendere le decisioni. Il sindaco sta abusando della loro pazienza. Adesso è tempo di bilancio. Il documento principe di ogni maggioranza. Quello che programma e definisce la spesa e gli inves-timenti futuri. Ebbene, è scoppiato un incidente diplomatico tra il sindaco e l’assessore al ramo, Angelo Capone. Noto e giovane commercialista, con alle spalle una tradizione familiare in politica molto autorevole per storia e risultati consegui-ti. Le indiscrezioni arrivano direttamente dalla stanza del vicesindaco. Nespoli ha iniziato ad in-veire, pure ad alta voce, proprio contro il figlio del compianto senatore del Ccd. Bollandolo tra gli occhi sorpresi dei presenti persino come “tra-ditore”. Il motivo? Semplice. Lo schema di bilan-cio, quello definitivo, oltre a non essere pronto, risulta carente in più parti. Innanzitutto, il piano triennale delle opere pubbliche, essendo stato corretto solo il 2 marzo scorso, essendo parte sos-tanziale ed integrante del documento di program-mazione finanziaria, per essere ratificato bisogna attendere almeno 60 giorni. Quindi, legge alla mano non è possibile immediatamente procedere all’approvazione del testo. Capone, essendo ris-pettoso delle regole e delle istituzioni, come sua consuetudine ha scelto di aspettare, migliorare la prima bozza per poi arrivare in aula pronto e preparato in modo da affrontare la sfida con le opposizioni senza timore reverenziale. Inoltre, l’assessore alle Finanze ha rappresentato al primo cittadino l’opportunità di aspettare l’emanazione dei decreti attuativi della riforma federalista pri-ma di procedere, nonché di verificare i risvolti del congelamento dei 31 milioni di euro dei finanzia-menti dei fondi Più Europa messo in atto dalla Regione Campania e sui quali Nespoli aveva scommesso tutto. Un ragionamento logico. Non per Nespoli. Apriti cielo. Nella stanza del fido Pannone, in assenza di Capone ma in presenza di altri assessori ed alcuni cittadini, il sindaco ne ha dette di tutti i colori contro uno dei suoi assessori più efficienti, competenti, che non rientra nella mediocrità delle figure impegnate fino a questo momento. Almeno analizzando i risultati con-seguiti. Probabilmente l’autonomia di Capone

continua a dare fastidio, la sua linearità di pen-siero, il suo modo di fare politica, aperto sempre al confronto ed al dialogo pure con i consiglieri dell’opposizione per accettare consigli e miglio-ramenti che possano arrivare da più parti non sono aspetti graditi. Anzi, Nespoli non li soppor-ta. Ecco perché ha inveito contro l’assessore al Bilancio davanti a tutti. Una sorta di lezione col-lettiva. Un modo come un altro per ribadire che al Municipio comanda lui. In questo modo è abitu-ato ad affermare quotidianamente la sua leader-ship. Il risultato? Da qualche mese, giorno dopo giorno, la strategia è precisa: isolare Capone dal resto della truppa e marginalizzarlo, d’altra parte quella della marginalizzazione dei soggetti più critici è una strategia che ha accompagnato Ne-spoli sin da sempre. Altra domanda: perché il pri-mo cittadino vuole accelerare sull’approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria nonostante la proposta definitiva non sia pronta? Perché questa frenesia mortificando il buon lavoro che Capone sta facendo tentando un confronto con il resto del civico consesso? Un mistero che resta irrisolto. Ma probabilmente il sindaco si sta rendendo conto delle deficienze amministrative della sua compagine e vorrebbe dei risultati immediati da sventolare ai cittadini.Così come è ancora aperta la questione della sfidu-cia o delle dimissioni. I partiti stanno tentando su una proposta politica di mettere il punto definitivo a questa esperienza. Ne bastano 16. Ad inizio set-timana, per un momento, si è arrivati addirittura a 17. Poi qualcosa si è inceppato proprio all’ultimo secondo. La discussione va comunque avanti e tutto si basa sul recepimento della proposta po-litica che, nei fatti, consegnerà il paese definitiva-mente al “dopo Nespoli”. Sembrava tutto pronto quando è arrivato il colpo di scena. Proprio così. E’ successo quello che nessuno pensava potesse succedere. Due consiglieri si sono tirati indietro. Sapete chi sono? Udite, udite: Enrico Esposito e Giuseppina Tignola. Proprio loro. Quelli che in questi anni si sono esposti con denunce al vetriolo nei confronti del primo cittadino in merito ad af-fari, si pensi ad esempio alla “Sean”, ed addirit-tura a rapporti con al criminalità organizzata. E cosa fanno nel momento topico? Si tirano indi-etro. Avranno le loro buone ragioni che, però, al momento non si riescono ad intravedere. Probab-bilmente non si sono sentiti garantiti dal progetto politico che si stava tentando di mettere in cam-po, atteso anche i tempi brevi che avrebbero por-tato alle elezioni. Ha pesato probabilmente sulla loro decisione l’incertezza per il vicino futuro. Nei prossimi giorni non sono esclusi clamorosi ripensamenti o colpi di teatro su un dietrofront che ha lasciato l’ambiente politico a bocca aperta. Sul piano dei partiti l’indecisione dell’Udc è des-tinata a durare ancora qualche ora. La base dello “scudocrociato” è contraria all’ingresso in mag-gioranza, l’unico consigliere del partito di Casini, Nicola Perrino, non si muoverà mai da solo. Abit-uato a confrontarsi con i militanti e la dirigenza per tirare le somme ed arrivare ad una sintesi che rappresenti il pensiero di tutti. La sensazi-

one, però, è sempre la stessa: sono con un piede e mezzo all’opposizione. Pronti per la sfiducia. Ma indiscrezioni danno un orientamento favor-evole al sindaco dei vertici provinciali del partito. Il Pdl, intanto, è vittima di una guerra intestina tra le diverse fazioni, non riesce a rilanciare l’attività politica della maggioranza e di conseguenza nemmeno dell’esecutivo. La giunta resta paral-izzata. Gli assessori dimissionari, Aldo Casillo di Società aperta e Roberto Russo dell’Udc, non sono stati ancora sostituiti e si procede a ranghi ridotti. Si vive alla giornata con la brutta e pes-sima abitudine delle “delibere fuori sacco”. Intanto, martedì 8 marzo il sindaco Vincenzo Nespoli è rimasto fino a tarda sera con i suoi uomini più fidati a guardia del Palazzo. In at-tesa che arrivassero notizie sul fallimento della sfiducia nelle mani dell’opposizione. Un gruppetto nutrito ed una presenza ingom-brante, la solita, già conosciuta negli ambienti per le sue frequentazioni col primo cittadino.

AFRAGOLA • SI TIRANO INDIETRO DUE CONSIGLIERI

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AFRAGOLA – Va avanti la “que-relle” sulla presunta incompatibilità del consigliere comunale del Pdl Ciro Silvestro sollevata dalla Prefettura di Napoli con una lettera di richiesta chiarimenti inviata all’Ente locale. La risposta, puntuale, è arrivata al Palazzo di piazza Del Plebiscito ed ha chiarito la posizione lavorativa dell’esponente del partito di Ber-lusconi: risulta direttore sanitario presso una struttura accreditata con al locale Asl. Da qui il profilo di in-compatibilità. Il diretto interessato si è difeso rispolverando una sen-tenza della Corte di Cassazione che avrebbe dichiarato incostituzionale l’articolo del Testo unico sugli Enti locali riservato proprio al caso in oggetto. La questione è ancora aperta. La Prefettura ha, infatti, chiesto un parere al ministro degli Interni. Nelle prossime settimane vedremo come finirà. Ciro Silvestro si dimostra tranquillo.

Sulla presunta incompatibilità di Silvestro “interrogato” Maroni

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FRAGOLA - Si sentono diffamati dalle inchieste della stampa ed hanno deciso di querelare. Legittimo. Con un piccolo par-

ticolare. Non vogliono nemmeno pagarsi l’avvocato. O meglio, il legale che deve scrivere le querele perce-pirà 1200 euro oltre iva. Soldi che saranno presi dalle casse del Municipio. Infatti, in data 4 marzo, la giunta si riunisce a ranghi ridotti: assenti Angelo Capone e Giuseppe Zanfardino. I quali, probabilmente si sono chiamati fuori perché non condividono l’iniziativa. Di cosa si tratta. Di una delibera con la quale si autor-izza il sindaco a proporre denuncia-querela per conto

del Comune nei confronti degli autori degli ar-ticoli apparsi su alcuni numeri di “Mosaico” e di “Dodicipag-ine”. Insomma, si sentono diffa-mati e vogliono difendersi coi soldi degli afragolesi. Ma non è tutto. Pri-ma anomalia: perché affidare un incarico es-terno per la re-dazione di sem-plici querele?

Analizziamo prima i fatti. Il 3 marzo la coordinatrice dell’ufficio legale dell’Ente locale, l’avvocato Rosa Balsamo, scrive al dirigente del settore: “L’incarico in parola presenta una specifica peculiarità e che allo stato gravano sul servizio legale numerose in-combenze di natura complessa e, pertanto, si chiede di valutare l’opportunità di conferire incarico ad un legale esterno”. Lo stesso giorno, guarda caso, arriva al Municipio su carta intestata una missiva firmata dall’avvocato Anna Maria Ziccardi. Oggetto: nota spese querela dell’amministrazione comunale. Il corpo: “In riferimento alla controversia in oggetto, l’onorario per l’incarico di affidamento nella qualità di difensore dell’Ente è di 1200 euro oltre iva. Si pre-cisa che l’incarico ha natura negoziale tra il profes-sionista e l’Ente”. Il giorno dopo arriva finalmente l’atto. Cinque presenti (Vincenzo Nespoli, Aniello Baia, Antonio Pannone, Domenico Polito e Tommaso Bassolino); due assenti: Angelo Capone e Giuseppe Zanfardino. La proposta arriva da Antonio Pannone che “vuole tutelare l’interesse del Comune”. Con motivazioni relative a disquisizioni giuridiche e sen-tenze della Cassazione. Belle parole. Poi si entra nel merito. “Il contenuto è innegabile – è scritto nell’atto – che abbia natura offensiva della reputazione del sindaco di Afragola nonché della giunta. (..) Lad-dove si fa riferimento ad una interferenza di interessi privati del sindaco nella gestione dell’Ente locale e si utilizzano espressioni pesantemente insinuanti su presunte collusioni tra l’amministrazione ed asseriti sistemi illegali”. La risposta? Semplice. Nella pagina i lettori troveranno dieci domande su affari, inter-essi privati direttamente riconducibili all’attività di diversi amministratori, intrecci e connivenze tra la

locale classe dirigente e gruppi criminali. Sfidiamo il sindaco Vincenzo Nespoli ad entrare nel merito di quegli interrogativi. A chiarirli atti alla mano. Le carte ci sono. Le informative pure. I verbali de-gli interrogatori in questura, sezione criminalità or-ganizzata. In tribunale porteremo quelle carte e di-mostreremo nomi, cognomi atti e circostanze. Anzi, se il sindaco Vincenzo Nespoli entro 30 giorni non risponderà alle domande, l’intervista sarà girata al direttore di “Mosaico” Giovanni De Cicco. Che, atti alla mano, entrerà nel merito delle singole questioni per dimostrare quello che ormai al Municipio, in giunta ed in Consiglio tutti sanno. Se il sindaco si sente diffamato dal fatto che non è agli arresti per-ché il Senato gli garantisce l’immunità non è colpa nostra. Sono i fatti. Il mandato della Procura esiste. Nespoli non potrà mai smentire che le case della mega speculazione intestata alla moglie sono sotto sequestro e, sempre la Procura, ipotizza reati di di-versa natura. Consumati per riciclare, tra l’altro, soldi arrivati dal fallimento di un istituto di vigilanza. Se Enrico Esposito, un consigliere comunale, in televi-sione ed agli investigatori, ha svelato il nome di es-ponenti della locale criminalità organizzata, abituali frequentatori del primo cittadino, cosa c’entrano gli articoli e la diffamazione? Soggetti, fatti e circostan-ze che i poliziotti conoscono a memoria. “Antonio Pannone - spiega il direttore responsabile di <Mo-saico> Giovanni de Cicco – mi fa quasi tenerezza. Lo conosco da tempo, da quando scriveva per il gior-nale locale del sindaco. Sparava sentenze. Parlava di questione morale, di etica, di legalità. Adesso è costretto a proporre un delibera che non ha né capo né coda. E lo dimostreremo in tribunale. Carte alla mano. I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Le inchi-este di camorra, gli arresti dei parenti dei consiglieri, il coinvolgimento nelle indagini dei consiglieri, gli abusi edilizi, la speculazione <Sean immobiliare>, la richiesta d’arresto per Nespoli, i soggetti legati alla camorra che girano per i corridoi del Municipio, che accompagnano le figure istituzionali più importanti della città. E’ tutto documentato. Abbiano il corag-gio di rispondere alle dieci domande. Ed a quel punto l’interrogativo lo porrò io agli amministratori: se tut-to risponde al vero, così come è pacchiano, evidente e facilmente provabile grazie ad una intensa attività di intelligence delle forze dell’ordine, non è che la gi-unta potrebbe approvare una delibera di autoquerela in nome e per conto dei cittadini in danno a tutti quel-li che stanno sporcando il nome di Afragola con la loro condotta morale, etica e legale non in linea con i principi sani e positivi? Questo paese, così come in molti Comuni della provincia di Napoli , è dominato da un forte intreccio tra la locale classe dirigente e la criminalità organizzata. Servono simboli puliti, la locale classe dirigente deve dimostrare gli anticorpi giusti al male delle infiltrazioni. Invece arrivano solo pessimi esempi. Figuramoci, di fronte a queste ver-gogne, cosa deve pensare il cittadino. Sulla legalità non si fa un passo indietro. L’intimidazione palese non fermerà le inchieste. Anzi, per molto meno in altri paesi la Prefettura ha inviato la commissione d’accesso. Perché ad Afragola non si interviene? Dov’è la Prefettura sul caso Afragola? Comunque sia, ognuno resta sulle rispettive posizioni. Person-almente - conclude il direttore De Cicco - continuo

a pensare che chi si fa accompagnare in auto in giro per la città da soggetti affiliati alla camorra, chi rici-cla denaro in mega speculazioni edilizie realizzate, tra l’altro, perpetrando abusi edilizi, chi svolge la sua attività o quella di famiglia in capannoni abusivi tra l’omertà dell’Ente locale, quei dirigenti del Mu-nicipio che frequentano esponenti della criminalità così come scritto nella relazione della commissione d’accesso, e tante altre persone che ricoprono cariche pubbliche coinvolte in situazioni equivoche, non pos-sono rappresentare né lo Stato né le istituzioni. Ma si tratta di un parere personale. Chi è dall’altra parte mi quereli. Ci confronteremo in tribunale su queste tesi”.

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AFRAGOLA •SI SENTONO DIFFAMATI

Frequentazioni ambigue, dovrebbero stare agli arresti e querelano pure La giunta approva con 5 voti favorevoli una delibera per portare in tribunale gli articoli di “Mosaico” e “Dodicipagine”. Il direttore Giovanni De Cicco: “Pubblicheremo storie di frequentazioni ed illegalità”

1) E’ vero o non è vero che su di lei c’è una condanna di primo grado a due anni e sei mesi di reclusione per tentata concussione finalizzata all’illecita assunzione di circa 280 unità ai danni “dell’Ipercoop tirreno” di Afragola?2) E’ vero o non è vero che su di lei pende ancora una richiesta di arresto cautelare per bancarotta fraudolenta e riciclaggio di den-aro da maggio 2010 a tutt’oggi?3) E’ vero o non è vero che se lei non godesse delle guarantigie parlamentari oggi sarebbe un uomo agli arresti domiciliari?4) E’ vero o non è vero che i consulenti della sua famiglia e della “Sean immobiliare” sono anche i consulenti dell’amministrazione co-munale da lei presieduta?5) E’ vero o non è vero che da quando lei è sindaco di Afragola non è mai stato control-lato il cantiere edilizio di famiglia nonostan-te gli abusi commessi? Come mai?6) E’ vero o non è vero che tra gli assessori e i consiglieri comunali della sua maggioranza nonché loro parenti ed affini vi sono sogget-ti con gravi procedimenti penali tuttora in corso per fatti riconducibili anche ad asso-ciazione a delinquere di stampo mafioso? E’ questa la sua questione morale e legale?7) E’ vero o non è vero che alcuni tra i suoi assessori e consiglieri comunali sono diretta-mente (o indirettamente tramite loro stretti congiunti) coinvolti in gravi reati inerenti l’abusivismo edilizio? 8) E’ vero o non è vero che tra i soggetti da lei nominati dirigenti del comune di Afrago-la vi sono persone richiamate nelle relazione di scioglimento del Comune di Afragola per essere frequentatori di soggetti controindi-cati ed equivoci?9) E’ vero o non è vero che lei si è accompag-nato spesso con noti soggetti controindicati ai fini della normativa antimafia e che tali soggetti frequentano tuttora la casa comu-nale?10) E’ vero o non è vero che almeno tre dei sei assessori in carica risultano rich-iamati nella relazione di scioglimento dell’amministrazione Salzano per condizio-namenti camorristici?

Le dieci domande che non piacciono al sindaco

Page 8: SABATO 12 MARZO 2011 diretto da Giovanni De Cicco 12marzo2011 n.5x...messa in atto proprio da chi amministra Afra-gola. L’attuale sindaco, Vincenzo Nespoli, con una bella manovrina

MOSAICO12 MARZO 2011

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RISPANO - Hanno liberalizzato il commercio. L’assessore Sossio Casaburi è riuscito, senza muovere un dito, a realizzare

ciò che nessun presidente del Consiglio, nemmeno Silvio Berlusconi, è riuscito a fare: liberalizzare il commercio in città. Nessuna delibera. Nessun atto. Basta chiudere un occhio. Anzi, tutti e due. Ed il gioco è fatto. Commercio liberalizzato. Crispano è un “enclaves” con proprie regole e consuetudini. Hai una “bancarella” ed un “apecar”? Non ti manca nessun altro requisito. Crispano è il posto giusto per aprire il tuo esercizio commerciale. Ovviamente, non serve una licenza. Non serve un magazzino. E’ già tutto pronto. C’è il marciapiede, ci sono le piazze. Arrivi sul posto, ti scegli la parte di marciapiede o di strada a te più congeniale, apri la bancarella ed inizi a vendere ciò che vuoi. Senza il problema di controlli. Non a caso, il pugno di ferro attuato negli altri paesi, ha costretto tutti gli abusivi a riversarsi a Crispano, dove ormai è voce diffusa che le istituzioni locali si caratterizzano per un clamoroso lassismo. Ecco perché, soprattutto nel fine settimana, il paese dei gigli è letteralmente preso d’assalto dagli abusivi. Alcuni esempi. In via Diaz lo scenario è davvero degradante. Siamo al confine con Caivano. Sui marciapiedi si trova di tutto: carciofi arrostiti, pane, nocciole, mais, giocattoli, verdura, sottaceti, sottolio. Non manca nulla all’appello. Oppure fatevi un giro il martedì mattina al mercatino comunale nei pressi della villa, nella strada adiacente il “Parco Aurora”. Una vera e propria casbah. Una fiera nelle mani degli abusivi. Italiani ed extracomunitari. Anarchia allo stato pure. Come detto, Casaburi ha liberalizzato il commercio senza muovere un dito. Un vero campione.Il problema è stato sollevato più volte, sia dalla politica che dalle associazioni di categoria. Il Comune non ha fatto nulla. L’assessore Sossio Casaburi il grande assente. L’Ente locale ha pensato solo a mettere le carte a posto. Almeno ragionando nell’ottica degli attuali amministratori. Tant’è che il dirigente al Commercio, Salvatore Cennamo, ha scritto una lettera indirizzata alla locale stazione dei carabinieri ed al Comando di polizia municipale, chiedendo maggiori controlli. Il risultato? Come detto, hanno messo le carte a posto. Ma lo scenario, dal martedì alla domenica, non è affatto cambiato. Anzi, si aggrava di settimana in settimana.Anarchia totale, tant’è che pure i negozianti si sono adeguati. Occupazione illegale di suolo pubblico. I marciapiedi sono diventati degli espositori di merce di ogni tipo contro ogni norma igienico sanitaria. I pedoni non possono utilizzarlo. Devono passeggiare in strada. Di esempi se ne potrebbero fare davvero tanti. Uno su tutti: quello più evidente che i vigili urbani e l’assessore Casaburi fanno finta di non vedere. Il marciapiede adiacente l’ufficio postale. Pare di essere ad Algeri. Marciapiede occupato totalmente ed illegalmente dalle bancarelle e dagli stands di un tarallificio. Ogni giorno è

sempre la stessa storia. Il negoziante si appropria dello spazio pubblico, i controlli non esistono, il Comune fa finta di non vedere, ed i cittadini costretti a camminare in strada tra imprecazioni di ogni tipo. Pensate ai disabili oppure alle signore che si recano alla posta accompagnati da un bambino. Costretti ad occupare lo spazio destinato alla circolazione delle automobili col rischio di farsi male. Benvenuti a Crispano. E cosa dire del piano commerciale? Tanto rumore per nulla. L’assessore Sossio Casaburi, attuale vicesindaco, lo stesso che è finito nella relazione di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni della camorra, ha prima lanciato un proclama: “Basta con le <putechelle> di cent’anni fa. Adesso c’è bisogno dei centri commerciali”. Un’idea sostenuta, guarda caso, in commissione e non solo pure da “Crispano delle libertà” di Carlo la Sala. Chissà perché. Casaburi poi è stato costretto a rimangiarsi foglio per foglio il suo piano commerciale. Sapete perché? I commercianti sono scesi sul piede di guerra, il gruppo di maggioranza “Valori sociali” di Enrico Mazzara e Michele Vitale, hanno preso le distanze dall’assessore al Commercio, le associazioni di categoria hanno bocciato l’amministrazione comunale senza mezzi termini. Ed il sindaco Carlo Esposito, messo con le spalle al muro, cosa ha fatto? Chiude il piano in un cassetto e non ne parla più. Immobilismo ed inefficienza che dimostrano l’incapacità di una coalizione allo sbando. Non hanno un’idea di città, hanno messo il programma sotto i piedi ed il primo a smentire lo scritto presentato in campagna elettorale ai cittadini è stato proprio Carlo Esposito. La “Città che vogliamo” si è rivelata solo un modo per prendere in giro la popolazione. Hanno fatto delle riunioni sul piano commerciale. L’assessore Casaburi è stato mortificato dai suoi stessi colleghi di coalizione ed è stato costretto a fare cento passi indietro. Ma non si dimette. Vivono alla giornata, non garantiscono nemmeno l’ordinario. Hanno ucciso il commercio locale, gli abusivi stanno distruggendo ciò che resta di un paese senza volto e senza identità, nelle mani di un’illegalità sfrenata alimentata dall’impotenza delle istituzioni locali. Troppo deboli, senza anticorpi. E cosa dire sulle aperture domenicali? Una vecchia battaglia. La legge prescrive dei requisiti precisi per quegli esercizi commerciali che possono restare aperti pure di domenica. A Crispano si viola la legge, anche in questo caso, tra le lamentele dei commercianti onesti, i quali non avendo santi in paradiso sono costretti a subire ogni tipo di penalizzazione. Da queste parti funziona così. E nessuno si nasconda dietro la carenza dei vigili urbani. Il territorio è piccolo. Le situazioni di illegalità sono “pacchiane” ed evidenti. Le conoscono tutti, si vedono in ogni angolo della città, in tutte le piazze, nel centro del paese ed in periferia. Oltre la lettera del dirigente al Commercio, oltre le “scartoffie”, serve qualcosa di più. Molto di più. Felice Califano, responsabile dell’ “Aicast”, associazione di

categoria, affronta le singole tematiche sul tappeto in maniera diretta ed incisiva. Partiamo dalle aperture domenicali. “L’anarchia in merito a questo fenomeno - spiega Califano - è dovuta ad una reazione dei commercianti onesti rispetto alla libertà garantita ad un negozio adiacente la caserma dei carabinieri. Il Municipio ha chiesto anche un parere all’avvocato Orefice, il quale ha sancito che quella bottega non ha i requisiti previsti dalle legge per restare aperta pure la domenica. Ma il Comune se ne frega nonostante la legalità sia costantemente violata. E proprio l’atteggiamento dell’amministrazione comunale su questo caso specifico, ha provocato l’anarchia totale. Da due anni chiediamo l’intervento dei vigili urbani che inspiegabilmente non fanno nulla. Ecco perché li abbiamo denunciati alla Procura della Repubblica. I vigili non fanno nulla e gli abusivi fanno i loro porci comodi”. Sugli abusivi. “Abbiamo scritto ai carabinieri, al prefetto, alla polizia, alla finanza, e posso testimoniare che i carabinieri hanno davvero fatto tanto per garantire legalità e tutelare i commercianti onesti - continua Califano -. L’amministrazione, invece, è assente. Il commercio non gli interessa. Probabilmente gli assessori ed il sindaco sono impegnati in altre faccende, da quello che si legge sui giornali hanno ben altri problemi da affrontare rispetto alla crisi dell’economica ed alla tutela della legalità nel commercio”. Califano va giù durissimo ed affonda il coltello nella piaga. Un’amministrazione zeppa di conflitti di interesse, finita al centro di polemiche al vetriolo e scandali, non riesce a garantire al paese la risoluzione dei problemi. Il territorio è lasciato nelle mani del libero arbitrio. Una giungla dove vige la legge dei “protetti” e dei più forti. A discapito dell’onestà e della legalità. Sull’occupazione di suolo pubblico e sull’esposizione della merce sui marciapiedi, in spregio alla legge, il responsabile dell’Aicast è un fiume in piena: “Ci sono delle disposizioni dell’Asl, - conclude Califano - al di là di quanto prevede la legge, che sanciscono i divieti e stabiliscono i pericoli per la salute dei consumatori in merito all’esposizione di prodotti alimentari sui marciapiedi. E’ sancito, con tanto di dati, che nell’aria c’è una fortissima presenza di polveri sottili, altamente inquinanti, e l’esposizione abusiva di alimenti mette in pericolo la salute della gente. Anche su questo caso, abbiamo chiesto al Municipio di emettere un’ordinanza. Ovviamente, non l’hanno fatta”. Come detto, sono impegnati in altre faccende. Il commercio e la legalità possono aspettare. Sono argomenti che fanno solo perdere tempo. Almeno nell’ottica degli attuali governanti… E la cosa ridicola è che se metti in evidenza e denunci situazioni illegali ti becchi una denuncia per “molestie e violenze”. Il sindaco non ha ancora capito o fa finta di non capire che le illegalità evidenti, quelle si, rappresentano una violenza, una molestia, a tutti i cittadini onesti, alla gente perbene che nella vita ha altri valori…

L’ASSESSORE SOSSIO CASABURI SOTT’ACCUSA

Crispano come Algeri: il regno della casbah e dell’illegalitàCommercio abusivo, occupazione di suolo pubblico, aperture domenicali illegali. Il lassismo dell’amministrazione. Califano (Aicast): “Abbiamo denunciato i vigili alla Procura e scritto alle forze dell’ordine”

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MOSAICO12 MARZO 2011MOSAICO

6 NOVEMBRE 2010

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RISPANO - Carlo Esposito ne ha fatta un’altra. Ha affidato il coordinamento del centrosinistra a Giovanni Fiorito di

“Libera democrazia”, il gruppo che a livello nazionale si rivede in Rifondazione comunista. Ha mortificato i partiti. Una nomina che testimonia la debolezza della politica. Il Partito democratico ed il centrosinistra vincono le elezioni con l’ottanta per cento dei consensi ed il coordinamento della coalizione viene affidato ad un uomo di una civica. Un’altra sconfitta della politica. In questo modo Carlo Esposito si è garantito una guida debole della coalizione, da gestire in contrapposizione alle tematiche spinose messe sul tavolo dai segretari dei partiti maggiori: il Pd e l’Idv. In sostanza, chiedevano un cambio di rotta, una modifica della giunta, una verifica politica dopo l’immobilismo di questo scorcio di consiliatura. Chiedevano il rispetto del programma, in particolar modo la modifica dello statuto e gli assessori esterni. Il sindaco non vuole mantenere gli impegni, ha voluto paralizzare l’attività politica ed ha affidato tutto nelle mani di un esponente di una civica, con un piede in Rifondazione comunista. Il solito schema: cambiare tutto per non cambiare nulla. Giovanni Fiorito di “Libera democrazia” è la figura giusta per garantire al primo cittadino l’empasse sul piano politico. Non ci credete? Allora ragioniamo. Prima della nomina, il segretario della “Lumaca” ha rilasciato alcune dichiarazioni a “Mosaico”: vuole gli assessori esterni, gente competente. Nel rispetto del programma elettorale. Se ha autorevolezza e l’autorità giusta, dovrebbe partire proprio da qui. Ma come fa a portare avanti un piano, seppur previsto nel programma elettorale, che il sindaco ha già bocciato? Non lo farà mai. E non parlerà. Non si ribellerà. Ha semplicemente occupato una casella e neutralizzato l’attività dei partiti. Tant’è che i tesserati, gli assessori ed i consiglieri del Pd, non sono stati nemmeno avvisati della scelta. Hanno trovato il pacchetto pronto, preconfezionato da Carlo Esposito. Un altro colpo basso del primo cittadino ai suoi compagni di viaggio.Il teatrino fa sorridere. La decisione è stata presa ad un tavolo politico dove il Pd era rappresentato dal vicesegretario Pasquale Amoroso dopo le dimissioni del coordinatore cittadino Salvatore Esposito. “In un momento di confusione le cose si fanno con riservatezza e cautela - spiega Amoroso -. Ho fatto i miei passaggi, in via generale ne ho parlato a qualcuno ed abbiamo deciso di sostenere Fiorito facendo un passo indietro nell’interesse dell’unità della coalizione. Chi del Pd vuole spiegazioni venga da me”. Tre parole chiavi: cautela, riservatezza e generale. Tre concetti per dire: non ci siamo riuniti, nessuno è stato informato ma col sindaco abbiamo concordato che il coordinamento dovesse essere affidato a Fiorito. Chi non è d’accordo se ne faccia una ragione. Il primo che deve farsene una ragione è il segretario dimissionario Salvatore Esposito, il quale resterà tecnicamente a capo del Pd fino a giugno ma le dimissioni sono irrevocabili. “La scelta di Fiorito l’hanno fatta cinque persone del coordinamento - spiega Esposito - tra cui una del Pd: Pasquale Amoroso. Ha parlato a nome del partito. Non so di

quale partito, sicuramente non ha parlato a nome mio visto che non ne sapevo nulla e non sono stato informato di nulla. Non ho responsabilità su quella scelta perché è stata presa quando ero dimissionario. Non ho partecipato a quella riunione. Ma da dirigente e militante del Pd non sono stato né informato né coinvolto. Almeno in questo non ho nessuna responsabilità. Altri commenti sarebbero davvero inutili”. Infatti, sarebbero davvero inutili e superflui. E’ tutto chiaro e spiegabile. L’Italia dei valori non alza il tiro ma il malumore è evidente. Gioacchino Onorato sarà il nuovo segretario ma già rappresenta l’Idv al tavolo di coalizione. Il leader in Consiglio dell’Idv, Enrico Mazzara, si mostra ironico: “Della nomina di Fiorito sono stato informato dal mio segretario - spiega Mazzara - quindi se il Pd ha deciso così va bene per tutti. In chiave di mortificazione politica, direi che ne stiamo subendo talmente tante che la nomina di Fiorito, se di mortificazione si tratta per la politica e per i partiti del centrosinistra, probabilmente è quella più piccola. Le faccio io una domanda: secondo lei, non è una mortificazione per l’Idv la mancata presenza nel governo cittadino?”. Sicuramente. Il secondo partito della coalizione, dopo il Pd appunto, vince le elezioni ma, a causa di un disegno oscuro, il sindaco Carlo Esposito decide di tenerlo fuori dalla giunta. Da una mortificazione all’altra, i partiti continuano ad interrogarsi sulla necessità di un cambio di rotta e sul perché il capo dell’amministrazione fa di tutto per evitare che si volti pagina. Nonostante i risultati siano fallimentari sotto tutti i punti di vista in un contesto di polemiche, scandali e situazioni imbarazzanti per il centrosinistra ed il paese. A questo punto, nessuno sa come Giovanni Fiorito possa aver accettato e soprattutto per fare cosa un incarico senza la fiducia di tutti i partiti della coalizione e sapendo che non potrà fare nulla se non “servire” in silenzio il primo cittadino. Assumendosi, dall’esterno, la responsabilità del degrado morale, etico e legale che caratterizza il piccolo centro della provincia di Napoli finito sulla lista nera dell’Antimafia. Intanto, il primo cittadino Carlo Esposito ha collezionato un’altra figuraccia. Ha presentato, da solo, una querela ridicola contro diversi giornalisti. Scelti accuratamente. Giornalisti locali. Secondo lui ha scelto i più deboli. Evitando quelli del “Fatto quotidiano”, di “Terra”, di Repubblica, evitando Roberto Saviano oppure il magistrato Cantone. Gente che ha scritto di camorra e dei legami tra la locale classe dirigente e la criminalità organizzata. Niente di niente. Carlo Esposito vuole dare una lezione ai giornalisti. Intimidirli. Gettare fango sulle loro battaglie. Tant’è che ha presentato una querela “per diffamazione, violenza privata e molestie”. Proprio così. Poi, appena gli assessori hanno preso le distanze ha chiesto che firmassero, dopo che la denuncia fosse stata presentata, una sorta di solidarietà. Un altro pasticcio, un’altra figuraccia. La responsabilità penale è soggettiva. Vedremo chi e come ha commesso violenza privata su Carlo Esposito. Vedremo chi e come ha commesso violenza privata o molestie ad esempio su Nunzio Cennamo, tanto per fare un esempio.

Anche lui ha firmato la solidarietà sulla querela per diffamazione ai giornalisti. Giornalisti che di Nunzio Cennamo hanno scritto semplicemente che si tratta del migliore assessore, un amministratore efficiente. Si è sentito diffamato, violentato. Al di là che certe accuse vanno dimostrate in tribunale, con la legge non si scherza. Saranno messi di fronte alle loro responsabilità. Ma Nunzio Cennamo ci scusi. Soprattutto se ha un parente camorrista e non ce ne siamo accorti. Ci scusi se definendolo persona perbene, onesta, un ottimo amministratore, lo abbiamo violentato e diffamato. Spesso lo dimentichiamo: a Crispano la scala gerarchica dei valori e dei complimenti è invertita da tempo. Ci penserà la legge. E non serve a nulla dichiarare ai giornali una cosa e rimangiarsela nel chiuso di una stanza davanti a Carlo Esposito per tutelare la poltrona. Come detto, la dignità vale molto di più. Anche perché Nunzio Cennamo, se dovesse essere chiamato da un magistrato come farebbe a dire che “si sente violentato e molestato solo perché lo hanno definito una persona perbene”? Rischierebbe un ricovero immediato. Lettino, stanza singola, reparto neurologico.Intanto il Pdl è sceso in campo con un volantino di solidarietà ai giornalisti. “Il Popolo delle libertà esprime un forte ed incondizionato sostegno ai giornalisti d’inchiesta – scrive la locale sezione del Pdl -impegnati nella difficile lotta al malcostume nella politica, a smascherare i conflitti di interessi che, a Crispano come altrove, caratterizzano l’attività amministrativa. Il sindaco Carlo Esposito invece di fornire risposte convincenti agli scandali che coinvolgono la sua amministrazione e la sua maggioranza ha preferito querelare, da solo, i giornalisti per <violenza privata e molestie>. Un atto che condanniamo con decisione perché ha un solo obiettivo: gettare fango ed intimidire gli operatori dell’informazione impegnati in una battaglia di legalità, moralità e trasparenza, in un Comune dove il centrosinistra è già stato bocciato dall’antimafia in seguito allo scioglimento anticipato degli organi elettivi per infiltrazione della criminalità, che ha visto protagonista lo stesso sindaco Esposito nel 2005, supportato dalla stessa classe dirigente. Altresì, invitiamo i giornalisti a continuare l’attività d’inchiesta senza timori e senza la paura di essere lasciati soli. Crispano è con voi, la gente perbene è con voi, lo Stato è con voi. Inoltre, lanciamo l’ennesimo appello alla Prefettura affinché intervenga per restituire normalità ad un paese dove vige la legge dell’anarchia. Il Pdl lavorerà per affermare insieme alla forze libere e produttive del territorio un nuovo progetto di governo capace di portare Crispano fuori dal tunnel del sottosviluppo dovuto ad una crisi etica, morale, legale ed all’assenza di simboli positivi degni della tradizione e del buon nome della nostra comunità”. Un’altra lezione di stile e di politica. Il sindaco pensasse di più ai conflitti di interesse, alle situazioni di illegalità palesi e soprattutto alla mobilitazione dei boss in campagna elettorale a sostegno dei loro parenti…

CRISPANO - ALTRA “GAFFE” DI CARLO ESPOSITO

Il centrosinistra commissaria se stesso e si affida ad una civicaGiovanni Fiorito (Lumaca) nominato coordinatore della coalizione. Il segretario del Pd: “Non l’ho scelto io, né sono stato informato”. Mazzara (Idv): “Abbiamo subito mortificazioni peggiori”

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MOSAICO12 MARZO 20116 NOVEMBRE 201010

L’alternativa al sistema Caso prende sempre più corpo. La Dc e i GpF chiamano l’Udc

Il presidente del “gonfalone” Michele Pellino: “Alleanza ampia e condivisa, ma senza giochetti di Palazzo”

Nella sede dei “Popolari” affollata iniziativa: ecco la democrazia partecipata

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MOSAICO12 MARZO 2011

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Ma non dovrebbe vergognarsi chi usa i camorristi per essere eletto?Il manifesto di Renato Di Micco e Carlo La Sala che invitava i leader di “Radici” a vergognarsi per la mancata candidatura suscita la replica della civica. Inviata una nota a “Mosaico” sul rinnovato impegno

RISPANO - Li hanno provocati al tal punto da costringerli ad uscire allo scoperto. Michele Emiliano, Pasquale D’Errico, Pasquale Cennamo, Gregorio Imitazione, tanto per

citare alcuni esempi, non si sono presentati alle elezioni. Non si sono candidati. Prima del voto hanno fatto una valutazione: “Se non ci sono le condizioni, restiamo a casa”. E’ gente che non vive di politica. Che non ha bisogno di fare il consigliere comunale per tentare qualche “affaruccio” con i nuovi centri commerciali; non è gente che ha bisogno del Comune per il rilascio di concessioni o approvazione di pratiche. Lavorano. Hanno, come detto, una professione. E’ gente perbene. Di questi tempi, è giusto ribadirlo. Avranno comesso mille errori, ma solo chi non opera non sbaglia. Per fortuna, però, non hanno scheletri nell’armadio né macchie sul loro operato di amministratori pubblici. Hanno la passione per la politica. Sono disposti ad impegnarsi per la propria comunità. Per carità. Gli errori sulpiano politico li hanno pagati tutti. Puntualmente evidenziati dalla critica negli anni scorsi. Anche perché Carlo Esposito, grazie alla presenza di Raffaele Galante, ha sempre dormito su cento cuscini. Sia sul piano politico-amministrativo, sia su quello delle pubbliche relazioni. Adesso Galante non c’è più e Carlo Epsosito ha mostrato il suo vero volto. Da lì è cominciata la degenerazione. Tant’è che il centrosinistra si è dilaniato. La storia aiuta a capire cosa è successo. La vittoria di Raffaele Galante ha rappresentato uno spartiacque. Una maggioranza rinnvoata che governa, con importanti punti di discontinuità rispetto al centrosinistra sciolto per camorra, ed un’opposizione rinnovata nei metodi, in parte nella sua classe dirigente e soprattutto con volti nuovi e finalmente un’identità precisa. Il destino si è accanito ed ha voluto che quell’esperienza terminasse per la prematura scomparsa del primo cittadino. Un colpo mortale. Si arriva alle elezioni. Carlo Esposito imbarca tutti. Vuole riscattarsi dallo scioglimento. E sulle carta ha mille ragioni. Senza Raffaele Galante perde, però, smalto e lucidità. Il contesto è pessimo. Le scelte del primo cittadino, in apparenza dettate da motivi positivi, si rivelano, a conti fatti, pessime sotto tutti i punti di vista. Non c’è agibilità politica. Il tempo fornirà un quadro chiaro dell’attuale esperienza e di cosa significa questa affermazione: non c’era agibilità. Le “carte” parleranno al momento giusto. Che si avvicina inesorabile. Emiliano, D’Errico, Imitazione, Gallo, capiscono meglio di tutti, prima di tutti, che non è il caso di imbarcarsi in un’avventura che si annuncia pessima. Rischiavano solo di “sporcarsi”. E non era il caso. Solo Carlo Epsosito poteva cambiare un copione già scritto. Invece no. Dopo la vittoria lo peggiora addirittura. Scrive pagine bruttissime della storia politica locale. Vince le elezioni, come detto. Ma era il migliore in campo. Carlo La Sala, il suo unico avversario a capo di una lista civica improvvisata, senza affiliazione partitica, con un capolista d’eccezione: Renato Di Micco. Non un’alternativa di governo. Ma una stampella al primo cittadino. E’ gente che ha governato insieme a Carlo Epsosito, facevano parte della sua squadra durante gli anni dello scioglimento per camorra. “Crispano per le libertà”, nel caso specifico La Sala e Di Micco, fanno affiggere un manifesto la vetriolo, contro chi non si è candidato e contro gli articoli e le inchieste di

“Mosaico”. Non avevamo dubbi. Non abbiamo mai avuto dubbi su questo. L’offesa è servita: “Vergognatevi”. E di cosa? Per cosa? In questo paese si è persa la scala dei valori. Le “vergogne”, quelle vere, quelle che costituiscono il principale motivo dell’arretratezza di queste terre rispetto a contesti sviluppati, sono ben altre. Ma non conviene ammetterle per motivi evidenti. E basta leggere la relazione di scioglimento per camorra per capire di cosa parliamo. La scala dei valori sarà rispritinata anche a Crispano. Ci vorrà ancora pochissimo tempo, ma sarà fatto. Lo Stato non arretra di un millimetro. Si devono vergognare chi innanzitutto si candida ed utilizza soggetti legati alla criminalità organizzata per prendere voti. Si deve vergognare chi conosce camorristi e non denuncia. Non abbiamo paura. Certe battaglie costano. Ma non si può arretrare di un millimetro su certi valori. A nesusno è permesso di invertire i ruoli. Nemmeno nelel terre colonizzate dalla criminalità. Il manifesto di “Crispano per le libertà” non spende una parola, ovviamente, sulla questioen morale. Non una parola sulla legalità e sulla trasparenza. Non una parola sulle parentele di consiglieri comunali con esponenti della criminalità organizzata mobilitati durante il voto. Su questi argomenti, chissà perché, non parlano. Attaccano quelli che non si sono candidati, i quali hanno dimostrato, nei fatti, di non avere interessi da tutelare e che per loro la politica è semplice passione. Nient’altro. Vivono di lavoro e profesisone. Gente perbene. Che quando ha commesso degli errori politici, come detto, è stata pure contestata. Aspramente. Ma ha sempre reagito con stile e classe, a differenza di altri, ammettendo anche gli errori commessi. Emiliano, Imitazione, D’Errico, Gallo, Rino Di Micco, e tanti altri, col senno del poi, è giusto ribadirlo, hanno avuto ragione. Non c’era e non c’è agibilità. Adesso hanno capito che non possono più restare a casa. Non è in gioco solo la loro passione per la politica, ma il futuro del paese. Il futuro dei giovani, di tante famiglie, dei loro figli. Ecco perché hanno il dovere di tornare in campo. L’associazione storica “Radici”, con un simbolo rinnovato, quasi a rimarcare il nuovo corso che il movimento vuole seguire, è pronta a farlo. La città ha bisogno di loro e non possono tirarsi indietro. Michele Emiliano, Pasquale Cennamo e Gregorio Imitazione hanno inviato una nota a “Mosaico”. Una replica al delirante manifesto di Renato Di Micco e Carlo La Sala, ma anche una promessa del loro rinnovato impegno per la città. “Vergognarci di cosa? Di non aver condiviso la candidatura di Carlo La Sala a sindaco e magari di Renato Di Micco capolista della stessa lista? – scrivono in uan nota i leader di Radici -. Ribadiamo, per l’ennesima volta, che l’ambizioso progetto di Radici era, e rimane, quello di cambiare il modo di far politica a Crispano; certamente, non potevamo partecipare ad un progetto che non rappresentava una valida alternativa al sistema politico che oggi governa Crispano. Noi, ci definiamo alternativi agli uni ed agli altri. Abbiamo ritenuto che non vi fossero le condizioni per il cambiamento ed abbiamo deciso di lavorare al di fuori del Consiglio Comunale, ma sempre nell’iteresse del paese e con lo stesso spirito che ha sempre contraddistinto Radici, che ampi consensi ha avuto nel paese, quello spirito che Libera Democrazia ha dapprima condiviso e poi tradito,

svuotando di contenuti anche il suo stesso credo. Noi non siamo contro nessuno, siamo per l’alternativa democratica all’attuale sistema politico che non garantisce il soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. Non riteniamo che il Gruppo consiliare di Crispano per la Libertà possa fare da “stampella” alla giunta Pd, una giunta, che a causa delle sue debolezze, non riesce assolutamente a camminare. A Crispano l’immobilismo amministrativo, dopo l’esperienza del compianto Raffaele, con il quale abbiamo avuto momenti di confronti e con il quale potevamo tutti insieme operare per il bene del paese, la gestione del Comune è sempre più sprofontata nella paralisi.La maggioranza e Crispano per la Libertà, si vantano di aver approvato il Regolamento edilizio, pur sapendo bene, che lo stesso, è figlio di Radici Democratiche, cosa questa riconosciuta solo dalla coerenza del prof. Vincenzo Cennamo, capogruppo Pd. Ci avessero ascoltati sul resto oggi le cose sarebbero diverse, ma la logica dell’onnipotenza che caratterizza sia la maggioranza che la minoranza consiliare non va oltre certi limitati confini. E’ tempo di riproporci, ce lo chiede la gente, sentiamo il dovere civico di intervenire e compiere quella svolta radicale che con Radici ci eravano preposti. Di seguito presentiamo il nostro nuovo simbolo, disegnato da un ragazzo Crispanese, un giovane che crede in un futuro diverso per il suo e nostro paese e con due versi di Pablo Neruda che sintetizzano il perché del nostro impegno”. La lettera si chiude con una frase di Pablo Neruda: “La speranza ha due bellissime figlie: lo sdegno e il coraggio...Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle”. Lo sdegno e la speranza. Lo sdegno è evidente. Anche nel centrosinistra. La speranza è l’ultima a morire. Bisogna coltivarla. Alimentarla. La speranza c’è. Radici e tante forze moderate del centrosinistra che non condividono i metodi del primo cittadino hanno il dovere di fare quadrato. L’arroganza del potere porterà il paese a rivivere un film già visto. Un film pessimo. Un film che chiuderà definitivamente una fase storica da archiviare in fretta. Non a caso gente come Pietro Angelino si è tirata fuori. Non seguiranno Carlo Esposito nel baratro. C’è la possibilità di costruire un nuovo progetto politico di ampio respiro, una coalizione di “salute pubblica” che riparta dalla questione morale, etica e da quella legale. La sfida è ambiziosa: mettere insieme le migliori energie del territorio per salvare il paese. Pure perché a differenza degli anni passati, oggi il centrosinistra è insieme solo per questioni di poltrone e di stipendi. Per vicende legate all’intreccio tra la professione ed il ruolo pubblico di alcuni assessori. Immaginate cosa succederà se dovesse arrivare, così come appare sempre più necessario, la commissione d’accesso: chi resterà al fianco di Carlo Esposito? La risposta è scontata. E’ tempo di lavorare. Al massimo, con l’attuale sindaco potrebbero tornare proprio Renato Di Micco e Carlo La Sala pronti a sostenere in aula il piano commerciale “ammazza botteghe”. Quello che prevede i centri commerciali sul territorio. Lo stesso piano contestato da una parte della maggioranza, dall’Idv e dai commercianti. A proposito, ma chi è che si deve vergognare? La gente perbene sicuramente no.

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CRISPANO - FIGURACCIA DI “CRISPANO PER LE LIBERTA’ ”

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CARDITO - PREPARANO IL DOPO BARRA

Nessuno vuole la “continuità” del sistemaIl sindaco “brucia” la rosa di nomi ma pensa ad Aldo Grimaldi, uno dei pilastri della politica urbanistica del “decennio”. Barra (Idv): “La maggioranza nasce su un patto di fine consiliatura”

ARDITO - Poco più di un anno e l’esperienza Barra sarà archiviata, consegnata

alla storia. Le manovre in vista delle elezioni sono già iniziate sott’acqua ma, probabilmente, dopo l’estate si inizierà a fare sul serio. Il sindaco Giuseppe Barra ha dato lo “zuccherino” a tutti, in merito alla sua successione. Un rosa di nomi che include “papabili” dell’attuale maggioranza, come Giuseppe Cirillo (Pd), Francesco Pisano (Api) e Pasquale Barra (Idv), Rocco Saviano (Socialisti) e pure “mezze tacche” che si accontentano, invece, solo di leggere il loro nome sul giornale sapendo che non hanno spessore né qualità nemmeno per parlare di politica. In verità, il primo cittadino sta tentando di garantire una candidatura che possa rappresentare nel vero senso della parola la continuità al suo “decennio”, una continuità di sostanza, di contenuti, senza, però, regalare la frazione ad un altro carditellese che possa, in termini elettorali, spodestarlo dal trono. Quindi, se non intende regalare la frazione ad un emergente sceglierà un “carditese”. Ma chi può essere? Detto, fatto. Spunta un nome: Aldo Grimaldi. Consigliere comunale durante la prima consiliatura, ha votato la manovra “sblocca-vani”, ha ottenuto benefici da quell’atto ed in termini politici e non solo ha sempre rappresentato uno dei “consigliori” del sistema. E’ un uomo d’affari, tecnico di fiducia della Prima repubblica, capace di far convergere sulla sua persona esponenti politici e soggetti elettorali di Cardito che mai e poi mai si sarebbero sognati di sostenere la continuità al “decennio”. Insomma, con questa candidatura Peppe Barra coglierebbe tanti piccioni con una fava. Questo il suo progetto. Poi c’è l’aspetto politico. Il centrosinistra così com’è al governo del paese è una coalizione mascherata dove sotto mentite spoglie si celano pezzi importanti del Terzo polo e chi, sempre sotto le ceneri, coltiva velleità personali ed ha già deciso che non sarà in coalizione con la “continuità”.Non mancano gli opportunisti, i professionisti della vittoria, con

C un piede di qua ed uno di là, pronti all’ultimo momento a schierarsi con i vincitori. Un panorama complicato, un rompicapo, almeno per chi vorrebbe ragionare su schemi classici o nell’interesse del paese. Pasquale Barra, consigliere comunale e leader dell’Idv, ha le idee chiare. Giuseppe Barra non è ricandidabile, quindi per l’Idv si apre una nuova pagina. “E’ legittimo che ognuno coltivi delle ambizioni - spiega Barra - ma non credo nei singoli, ecco perché al di là della rosa dei nomi sarebbe più giusto parlare di programmi e di coalizioni. Formata l’alleanza, esce il candidato a sindaco che rappresenta la sintesi di quel progetto politico. L’attuale coalizione di centrosinistra è stata composta sul programma, superando personalismi ed alcuni episodi accesi verificatisi tra il sindaco ed i consiglieri del Pd. Abbiamo privilegiato il programma. E’ evidente che dopo questa esperienza bisognerà tracciare un consuntivo, un bilancio delle cose realizzate, di ciò che è andato e di quello che non è andato. Ma è evidente, allo stesso modo, che ci misureremo sulle cose che vogliamo fare. Infine, non bisogna trascurare che una importante competizione elettorale alle porte produrrà pure delle fibrillazioni,

dei movimenti, che incideranno sulla composizione delle coalizioni”. Insomma, il discorso dell’esponente dell’Idv è palese: terminati questi dieci anni si traccia un solco. Senza rinnegare nulla. Ma senza nemmeno accollarsi l’onere della continuità. Insomma, nessuno vuole rappresentare il fallimento, l’affarismo dilagante, il clientelismo. Non conviene, ma non potranno nascondersi. L’attuale maggioranza che governa Cardito non è nata su basi solide. Si tratta di un patto di fine consiliatura tra soggetti diversi con aspirazioni ed interessi diversi. Un patto di sopravvivenza. Il futuro, invece, si giocherà sul piano programmatico e su quello delle compatibilità personali che in un piccolo centro come Cardito fanno la differenza. Il leader dei “socialisti e moderati”, Rocco Saviano, molto attratto dal progetto nascente del Partito della nazione, affronta l’argomento senza peli sulla lingua, con grande realismo. “L’attuale maggioranza si misurerà fino alla fine - dichiara Rocco Saviano - su questioni importantissime che rappresentano l’ossatura di qualsiasi programma, lo zoccolo duro di qualsiasi progetto di sviluppo. E’ chiaro che se riusciremo ad affrontare e superare le sfide, la scelta è quasi obbligata per tutti: l’attuale maggioranza si presenterà

compatta al paese nel segno della continuità per essere giudicata. Se, invece, in quest’ultimo anno gli obiettivi dovessero fallire, è evidente che il gruppo politico che rappresento privilegerà solo alleanze programmatiche tra forze omogenee e compatibili”. Il discorso fila.Il quadro è chiaro: se approvano le lottizzazioni ed il Piano urbanistico comunale, saranno obbligati a correre insieme rappresentando la continuità al decennio. Se, invece,

CARDITO - Maggioranza, opposizione, “metà e metà”. Sul gruppo federato “Cardito al centro” se ne sono dette di tutti i colori. Ecco perché il capogruppo Enzo Amirante rompe gli indugi e chiarisce il presente ed il futuro. L’unico nodo che non è stato ancora sciolto è quello legato non al destino del movimento ma a quello dei 4 consiglieri comunali che, ad oggi, hanno un’affiliazione partitica diversa: Enzo Amirante dell’Udc, Antonio Giangrande dei Popolari per il sud-Udeur, Francesco De Simone di Noi Sud e Gennaro Vicale vicino al Pdl. Non hanno ancora chiarito nemmeno se si candideranno in un’unica lista, quella del movimento “Cardito al centro”. Sugli altri aspetti, invece, hanno le idee chiare. “E’inutile che il sindaco Giuseppe Barra giochi sulle parole e vuole farci passare come componenti della sua maggioranza - spiega Enzo Amirante, capogruppo del nuovo movimento -. Non siamo la minoranza della maggioranza, ma la maggioranza dell’opposizione e pure per il futuro non

saremo con lo schieramento di Barra che rappresenterà la continuità all’attuale maggioranza. Siamo alternativi. Inoltre, - continua Amirante - le tesi del primo cittadino non reggono perché chi dovrebbe, in termini di coerenza politica, spiegare il loro atteggiamento, sono proprio il sindaco e l’Api. A Cardito tre dei quattro partiti del Terzo polo sono all’opposizione: Fli, Mpa e Udc. Chi va controtendenza è proprio l’Api che ha scelto di collocarsi nel centrosinistra a differenza di quello che il partito sta facendo a livello napoletano e nazionale. Lo stesso consigliere regionale in Campania dell’Api, Giuseppe Maisto, riferimento del sindaco Barra, sta dialogando con l’Udc e sta lavorando per il Terzo polo. Dirò di più. Pure una componente della maggioranza di centrosinistra a Cardito sta lavorando per il Terzo polo, stanno dialogando con l’Udc per trattare il loro ingresso, mentre in paese si nascondono sotto mentite spoglie e continuano a far finta di appartenere al centrosinistra”.

L’Udc: “Nel presente e nel futuro non aderiamo al progetto dell’attuale maggioranza. Siamo alternativi”

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Nessuno vuole la “continuità” del sistemaIl sindaco “brucia” la rosa di nomi ma pensa ad Aldo Grimaldi, uno dei pilastri della politica urbanistica del “decennio”. Barra (Idv): “La maggioranza nasce su un patto di fine consiliatura”

su questi argomenti la coalizione di governo si dovesse sfaldare alla “prova del fuoco”, si attesterebbe il fallimento dell’epoca Barra ed ognuno sarà libero da qualsiasi vincolo di alleanza e di coalizione. La partita è tutta qui. Soprattutto sulla politica urbanistica. Il solco tra la continuità e l’alternativa agli ultimi dieci anni si gioca su questo terreno.Il Partito democratico d’accordo ha già fatto sapere di essere d’accordo con la linea dell’Idv.

Infatti, secondo i democratici di Cardito con l’ultimo anno si chiude una fase, con i suoi pregi ed i difetti. Il Partito democratico non si fossilizza sulle terminologie, non sarà né la continuità né la discontinuità agli ultimi dieci anni. Semplicemente tenterà di formare una coalizione compatta sul piano programmatico e soprattutto che riesca a portare il paese in un contesto di normalità, dove la classe dirigente ragiona con toni pacati, riconosca e rispetti l’avversario, ma alla fine si unisca per raggiungere importanti obiettivi che riguardano il paese. L’attuale maggioranza nasce su un accordo programmatico fi fine consiliatura. Lo ha ribadito pure il Pd. Tant’è che sul piano politico sta dialogando molto con l’Idv e pure con le forze del centro che non fanno parte della compagine di governo. L’obiettivo è uno: le migliori energie devono impegnarsi affinché si superino i limiti emersi in questi anni. Intanto all’orizzonte si profila un clamoroso e madornale errore che sancirebbe tutto l’affarismo che si cela dietro le lottizzazioni. Un altro caso da Procura che metterebbe, per il momento, la parola fine alle due speculazioni previste in zona “Lavinaio”.

L’Udc: “Nel presente e nel futuro non aderiamo al progetto dell’attuale maggioranza. Siamo alternativi”Il discorso è chiaro. La collocazione dell’Api nel centrosinistra non è naturale. O almeno non segue il percorso nazionale, regionale e napoletano delineato dai vertici del “fiorellino”. Così come al Municipio non si può più parlare di centrosinistra unito. Rocco Saviano, Giuseppe Nuzzo, Andrea Russo, l’assessore e vicesindaco Luigi Iorio, hanno raccolto le preadesioni al Partito della nazione, sono quindi schierati col Terzo polo ed hanno trattato l’ingresso nella nuova alleanza con Pasquale Sommese, leader dell’Udc in Campania ed assessore regionale dello “scudocrociato”.Si gioca a “nascondino” in attesa di posizionarsi per il futuro. Una domanda sorge spontanea: perché il Pd e l’Idv fanno finta di non vedere e parlano ancora di centrosinistra unito? Semplice: hanno paura che se sollevano delle questioni politiche, la maggioranza si dissolve e si va tutti a casa. Il risultato? Perdono stipendi e poltrone. Li perdono gente senza storia e senza futuro. In molti sono lì per caso. Quindi perché perdere l’occasione di una vita che a molti ha fruttato fior di quattrini oppure un posto di lavoro? Gente che con la politica ha cambiato la propria vita. Figuriamoci quanto se ne fregano delle questioni politiche, dell’ambiente e dello sviluppo…

Nel bene e nel male si è arrivati alla resa dei conti. Ironia della sorte, l’ultimo anno del “decennio” sarà il più importante, nel bene e nel male. Diverse situazioni concorreranno a comporre il giudizio finale. Quello da consegnare alla storia. Innanzitutto, il 18 marzo al Tar si entrerà finalmente nel merito della “delibera sblocca-vani”. Si discuterà l’annullamento dell’atto già sancito dalla Regione. Se dovesse essere confermato, sarebbe, come ho più volte scritto, una catastrofe. Una catastrofe perché si accerterebbe la devastazione del territorio, una cementificazione selvaggia che ha arricchito gli imprenditori locali. Guarda caso, gli stessi che hanno votato quell’atto pur sapendo che stavano facendo qualcosa non previsto dalla legge e non nell’interesse di Cardito. Sarebbe una catastrofe per i titolari delle concessioni. Per chi ha costruito e per chi ha acquistato una casa. Si ritroverebbero tra le mani quintali di cemento abusivo. Avranno speso centinaia di migliaia di euro per mattoni abusivi. Insomma, in questi casi non ci sarebbe scampo. In termini politici, i responsabili sono sotto gli occhi di tutti. E non avranno scelta. Dovranno dimettersi e liberare la città. Nascondersi dietro l’interesse pubblico non servirà a nulla perché non avete fatto l’interesse pubblico. Ma solo i vostri sporchi, loschi interessi. Il problema c’era, per carità. Non era possibile che i cittadini con terreni in zona edificabile e per di più rispettosi della legge, tant’è da non aver fatto ricorso all’abusivismo edilizio, dovessero alla fine essere penalizzati. Questo problema, però, doveva essere risolto secondo quello che prevede la legge e tutelando il territorio. Cosa che non è stata fatta. Quindi, il 18 marzo arriverà, sul piano politico, la sentenza certificata. Se dovesse essere confermato l’annullamento della delibera, non c’è altra soluzione. Andatevene a casa voi ed i vostri quattrini che avete guadagnato sulla pelle di Cardito. Lasciate il passo ad una nuova classe dirigente, preparata, competente, senza ombre e soprattutto pulita.Poi, c’è l’aspetto positivo di fine consiliatura che guarda al futuro. Due punti di partenza del nuovo corso. “Gollandia” e la possibilità, per quanto complicata, di realizzare una caserma dei carabinieri a “costo zero”. In questo caso, i veleni devono essere messi da parte. Non cambierà la valutazione negativa sulla stragrande maggioranza del consiglio comunale. Per carità. Ma mettiamo da parte per un attimo la resa dei conti e stringiamoci, per una volta, attorno alla città. Convinciamo tutti insieme gli imprenditori Falchero e Boldoni che Cardito vuole “Gollandia” e farà di tutto per aiutarli. Anche in questo caso, però, la maggioranza deve essere responsabile. Tutto dipende dall’adozione del Puc. I tempi sono ristretti. Sul tavolo due soluzioni: se siete uniti e ci credete davvero, lasciate fuori gli interessi dei soliti imprenditori speculatori, fate quadrato e procedete in fretta. Se non siete d’accordo, così come si percepisce analizzando in profondità il contesto e le posizioni dei singoli, dimettetevi subito e lasciate il passo a chi ama Cardito. Non è possibile che sul paino urbanistico, dopo tutti i danni che avete fatto al paese, volete perdere ulteriore tempo prezioso sul Puc, nascondendo le vostre divisioni, quando già a priori avete deciso che in questa consiliatura non si deve fare più nulla. Uscite allo scoperto. Nel bene e nel male. Cardito farà tranquillamente a meno di voi. Classe dirigente affaristica e peggiore della storia. La gente perbene si riprenderà il Municipio e inizierà a progettare lo sviluppo. Ma di “Gollandia” non possiamo fare a meno. E’ l’ultima opportunità. Altrimenti saremo per sempre, solo e sempre, la patria del cemento selvaggio. Senza futuro per noi e per i nostri figli. Rimbocchiamoci le maniche e ripartiamo nell’interesse di Cardito. Chi non se la sente, si faccia da parte.

Chi non se la sente, si faccia da parte…IL CORSIVO

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ARDITO - Alla fine della consiliatura potrebbero arrivare due buone notizie.Due buone notizie capaci da sole di cambiare

il volto alla città nonostante in questi anni sia mancato, per diverse ragioni, un serio piano di sviluppo. Eppure, bastano due iniziative per far tornare l’entusiasmo: “Gollandia” e la caserma dei carabinieri. Nel primo caso, si tratta di un progetto avveniristico in grado di valorizzare il “Parco Taglia”, un polmone di verde attrezzato di circa 170mila metri quadrati. “Gollandia” è stata proposta dall’ingegnere Dario Boldoni e Cesare Falchero, quest’ultimo proprietario di “Edenlandia”, il parco giochi di Napoli. Hanno già avuto diversi incontri con gli amministratori locali e la proposta ha suscitato un grandissimo interesse in tutti gli ambienti. Al Municipio il sindaco Giuseppe Barra ha incontrato gli imprenditori più volte e si registrano ulteriori passi in avanti che saranno illustrati a breve in aula durante un consiglio comunale aperto alla città ed alla stampa. La volontà da entrambe le parti è fortissima. Si tratta di un’occasione da non perdere: giostre, ristoranti a tema, aree attrezzate, spazi per bambini. Insomma, una cittadella del divertimento che potrà trasformare Cardito da un paese anonimo, dalla patria del cemento, nel punto di riferimento dell’hinterland a nord di Napoli e non solo. Con un impulso determinante a sostegno dell’occupazione e dell’economia. Un’opportunità storica che le esasperate divisioni tra politici ed addetti ai lavori non possono mettere a repentaglio solo perché deve prevalere una logica legata alla polemica “provinciale” del “dispettuccio” al nemico. In questo caso si farebbe un torto grande al paese ed a tutti i residenti. Gli incontri tra gli imprenditori ed il primo cittadino, come detto, sono stati molto produttivi pure perché si è entrati nel dettaglio, nel merito dell’investimento. Si entra nella fase due che, al di là delle buone intenzioni, darebbe finalmente concretezza all’operazione. Il primo obiettivo è quello di accaparrarsi il progetto visto che molti altri comuni della provincia sono pronti a contenderlo a Cardito. Che, però, parte da un vantaggio da non trascurare: gli imprenditori si sono innamorati del polmone di verde attrezzato. Il “Parco Taglia”, finalmente considerato un valore aggiunto per arrivare al salto di qualità. Il sindaco Giuseppe Barra ci crede e sta facendo di tutto per chiudere in fretta la partita. I cittadini toccheranno con mano la volontà degli investitori di intervenire sull’area cerniera, che collega il centro città alla frazione, nel civico consesso monotematico. Oltre lo studio di fattibilità, già presentato all’aula, Boldoni e Falchero arriveranno a Cardito per dimostrare che l’iniziativa non si è arenata. Anzi, ha fatto ulteriori passi in avanti. In sostanza, grazie a “Gollandia”, tra l’altro un indirizzo già approvato con delibera e comunicato all’architetto Pio Castiello, estensore del Puc, l’area a verde del Parco Taglia sarà triplicata e passerà dagli attuali 170mila mq a circa 400mila metri quadrati con servizi, strutture e parchi

giochi. L’unico aspetto che potrebbe determinare dei ritardi è legato alla mancata approvazione del Piano urbanistico comunale. Infatti, l’investimento è legato all’adozione del Puc. Solo in questo caso,

gli imprenditori potranno presentare il project-financing ed andare avanti con gli espropri. Questo è l’unico elemento che potrebbe allungare i tempi visto che l’attuale classe dirigente non è in grado e non ha l’autorevolezza giusta per approvare il nuovo strumento urbanistico. Anche perché non tutta la maggioranza è allineata così come, invece, appare. “Gollandia andrà avanti - promette il sindaco Giuseppe Barra -, rappresenta un punto fondamentale del nuovo Puc. L’importante, però, è che quell’area sia stata destinata al verde attrezzato ed ai servizi e sarà preservata in qualsiasi situazione. Pure perché non ci sarà un monopolio degli imprenditori. Anzi, tenteremo di determinare una competizione. Falchero e Boldoni realizzeranno Gollandia, ma allargheremo ad altri investitori ad esempio per la costruzione di un centro di ritrovo per gli anziani o per l’ampliamento del parco giochi per bambini”. Sarà determinante, quindi, la tenuta della maggioranza anche in prospettiva delle nuove elezioni. Tra un anno circa il “decennio” di Peppe Barra termina e già sono iniziate in paese le manovre per la successione. Ecco perché bisognerà capire quale aspetto prevarrà. Bisognerà capire se la classe politica riuscirà allo stesso tempo a dividersi, in termini di coalizione e candidati a sindaco, ed a restare unita, invece, per garantire al paese un progetto di grande spessore come quello di “Gollandia”. Sul secondo punto, invece, quello relativo alla realizzazione della caserma dei carabinieri, martedì primo marzo il sindaco si è incontrato al Municipio con il colonnello Gargano di Castello di Cisterna per illustrare la proposta e fare il punto della situazione. In sostanza, agli atti c’è un progetto definitivo, manca solo quello esecutivo-cantierabile. La richiesta di finanziamenti è stata avanzata in diverse occasioni ed a diverse istituzioni sovracomunali. Nel frattempo, però, Giuseppe Barra ha firmato un protocollo d’intesa col presidente delle imprese edili campane. La proposta: il Comune mette a disposizione i due lotti

nel rione Slai e le concessioni. Alle imprese edili campane spetta formare una cordata che si assuma l’onere di realizzare l’immobile. I patti sono questi. I due lotti di terreno nel rione Slai misurano circa 6mila metri quadrati. Su 1500 metri sarà realizzata la caserma, il Municipio non sborserà un euro ma sarà proprietario dello stabile. Mentre la restante parte del suolo andrà in permuta agli imprenditori che avranno costruito la caserma dei carabinieri. E dopo circa cinque anni, orientativamente, il Comune potrà percepire pure il fitto dello stabile da parte del Ministero, per cifre che si aggirano attorno ai 200mila euro. Un’operazione difficile, ad incastro, ma positiva per la comunità. Una comunità che oggi sborsa ogni anno, solo per quei due lotti, circa 6mila euro per la bonifica senza ricavarne nulla.

CARDITO • IL FUTURO PUO’ SORRIDERE NONOSTANTE TUTTO

“Gollandia” e caserma dei carabinieri: si riparte da qui

CGli imprenditori Boldoni e Falchero illustreranno al Consiglio i passi in avanti del progetto. Serve però il Puc. E sulla caserma agli atti una proposta del Municipio agli imprenditori edili campani

CARDITO - Nella puntata di “Unomattina”, la trasmissione condotta da Eleonora Daniele e Michele Cucuzza andata in onda il 2 marzo, si è parlato dell’istituto “Fondazione Villaggio dei Ragazzi “di Maddaloni (Caserta) dove sono stati arrestati 4 educatori ed una docente della scuola media. La vicenda è stata raccontata in diretta dal giornalista caporedattore del Corriere di Caserta, cittadino di Cardito, Ciro Giugliano, che ha fatto il punto della situazione a coronamento di una sua brillante inchiesta. Le indagini sono iniziate nel 2008 dopo la denuncia di alcuni alunni del notissimo istituto fondato nel secondo dopoguerra dal sacerdote don Salvatore D’Angelo, per accogliere ragazzi disagiati. Nel corso delle indagini sono stati ascoltati trenta ragazzi. La vicenda ha destato notevole scalpore nella cittadina del casertano ma gli interrogatori resi l’altro giorno dagli indagati hanno sensibilmente chiarito le posizioni degli educatori.

Il giornalista carditese ai microfoni di unomattina

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RATTAMINORE – Crollano due edifici, con storie diverse alle spalle, ma il risultato è lo stesso. La maggioranza ed il sindaco Enzo Caso si nascondono. Anzi, preferiscono

stanziare migliaia di euro per festeggiare il carnevale. Nonostante sia evidente che di questa festa a Frattaminore nessuno ne vuole sapere. Alle lasagne ed alle polpette, avrebbero preferito qualche risposta in più soprattutto su quanto successo e sul rischio geoambientale del territorio. Invece no. Preferiscono i coriandoli, nonostante il rischio di altri crolli potrebbe essere concreto. Non si tratta di un inutile allarmismo. Sul crollo di via Liguori indaga la Procura della Repubblica. Così come su quello dell’”ex Mulino”. Però, una classe dirigente degna di questo nome, considerato il rischio geoambientale nelle aree urbane connesso alle cavità artificiali, avrebbe dovuto fare molto di più. Almeno nell’analisi del territorio. Quello di via Liguori ha messo in evidenza il diffuso pericolo nel quale si trovano diverse case realizzate sopra cavità artificiali del secolo scorso create per l’estrazione del tufo. Molte aree, infatti, sono sorte su una zona con il sottosuolo minato da centinaia di cavità artificiali ricavate nel banco tufaceo per l’estrazione di blocchi usati per costruire gli edifici. Cavità censite solo in parte ed addirittura di quelle censite, nella stragrande maggioranza dei casi, non se ne riconosce né lo stato di conservazione né quello di stabilità. Non è una novità. Non si tratta di un imprevisto. In questi casi è sempre meglio prevenire che curare. Una legge che vale per tutti ma non a Frattaminore. Si pongono il problema solo dopo il crollo di via

Liguori e per fortuna non si piange nessun morto. La tragedia è stata sfiorata. Momenti di grande paura e di tensione tra i residenti per l’improvviso cedimento di una palazzina di due piani al civico 39. Strada stretta tra una serie di viuzze. Quindici famiglie evacuate. Circa 50 persone in mezzo ad una strada. Il Municipio mette le carte a posto: ordinanze di sgombero e molta attenzione all’attività della Procura per scaricare ogni cosa sui

proprietari degli stabili crollati. Non c’è nessuna voglia né volontà di intervenire e tentare di capire cosa fare per alleviare i disagi degli sfollati ma soprattutto per prevenire altri episodi. Magari con un’indagine preventiva sulla stabilità e sulla condizione di altre grotte abbandonate sul territorio. Si cambia strada ma la situazione non cambia. Crolla pure l’ex “Mulino”, una storia vecchia, molto conosciuta in paese soprattutto per questioni legate a diverse richieste presentate dai proprietari negli anni scorsi al Municipio relative a concessioni edilizie. Tra i vicoli del paese si fa riferimento addirittura ad un presunto progetto che dovrebbe prevedere una mega-speculazione in quell’area, di decine e decine di appartamenti. Concessioni mai rilasciate dall’Ente locale ed il rudere è crollato pochi giorni fa. Anche su questo, fare ipotesi sarebbe azzardato. Le questioni e gli elementi variabili sono tanti.

Ecco perché alle dicerie è giusto lasciare il campo alle indagini degli organi preposti. “Il territorio presenta molte tematiche complesse da affrontare e su queste situazioni - spiega Michele Pellino, segretario dei <Popolari> - non sono concesse strumentalizzazioni. Però, nessuno può esimersi dalle proprie responsabilità. Almeno sul versante politico. Oltre a questioni legate al potere, come gli incarichi e gli equilibri interni di una

maggioranza, il compito di un’amministrazione è quello di tenere sotto controllo il territorio, monitorare quello che accade, controllare, verificare, prevenire. Intervenire quando il malato è morto non serve a nulla. Serve un’indagine seria sulla tenuta del suolo, sulle condizioni del sottosuolo, sullo stato delle cavità e degli stabili edificati in zone a rischio. Coinvolgere equipe di professionisti del settore capaci di fornire risposte serie e concrete. Attendere la tragedia non serve a nulla. Solo per caso non stiamo qui a commentare morti e feriti. Sarebbe stata una catastrofe di

grosse dimensioni. Per fortuna il destino ha voluto che finisse così. Ma questo campanello d’allarme non dev’essere sottovalutato. E’ inutile diffondere allarmismi tra la popolazione perché non servono psicosi di massa. Serve, invece, la responsabilità di una classe di governo che, per quanto fallimentare, ha il dovere di porre in essere tutti gli atti necessari ad espletare una seria indagine territoriale. Censire le cavità e verificarle una ad una sotto diversi punti di vista. Ed è inutile che si appellino al fattore economico. I soldi per le loro clientele ed i loro sprechi li trovano sempre. Non è possibile - continua Pellino - risparmiare, invece, su questioni che riguardano la sicurezza collettiva, che riguardano vite umane. Al posto di sprecare soldi

per un carnevale inesistente, organizzato male e per di più in un momento pessimo per la città, farebbero bene, invece, a pensare alle cose serie. Il paese non può essere vittima di un pressapochismo di alcuni soggetti che hanno affondato il territorio. Si facciano da parte se non sono capaci, non possiamo pagare l’inefficienza e l’incapacità di un’amministrazione fallimentare”.

FRATTAMINORE • POLEMICHE SUI CROLLI

Non controllano le cave ma spendono soldi per il carnevaleProposta dei “Popolari” che bocciano l’operato dell’esecutivo: “Compongano una equipe di esperti, predispongano un censimento delle cavità e facciano un’analisi sullo stato dei luoghi”

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FRATTAMINORE • DURISSIMO VOLANTINO DELL’OPPOSIZIONE

“Caso vergognati, se hai dignità vattene a casa”L’affondo dopo la scelta del primo cittadino e di ciò che resta della sua maggioranza di disertare il consiglio comunale, lasciando il paese senza punti di riferimento. Un’altra mortificazione per la città

RATTAMINORE - Hanno la faccia tosta. Con un paese che sprofonda nel degrado la maggioranza di governo ed il sindaco

Vincenzo Caso cosa fanno? Non forniscono risposte; non risolvono i problemi. Ma scappano. Sfuggono al confronto. Sono i primi ad aver addirittura paura dei loro fallimenti. E così con tutte le emergenze scoppiate nelle ultime settimane non hanno avuto nemmeno la faccia di presentarsi in aula. Proprio così. Non si sono presentati nemmeno in aula. L’opposizione è rimasta delusa. Così come sono rimasti delusi i cittadini presenti a quella seduta come i proprietari delle palazzine crollate nei gironi scorsi. La gente pretende delle risposte ai problemi del territorio, invece è costretta a subire quotidiane mortificazioni.Venerdì 4 marzo si è arrivati all’assurdo. Seduta di consiglio comunale convocata, badate bene, dai consiglieri di opposizione. Ormai lo sanno tutti. La maggioranza è allo sbando. Le istituzioni costantemente mortificate. Un presidente dell’Assise che si dimette a cadenza semestrale e viene puntualmente riconfermato. Questa volta, però, Giovanni Crispino non è riuscito ancora a farsi rieleggere. I suoi colpi di coda, la sua ambiguità hanno infastidito molti suoi colleghi della coalizione di governo. Pure perché quel posto, il posto che era di Crispino, fa gola a molti. Fa gola quella poltrona e quello stipendio. Una maggioranza che non c’è. Una maggioranza senza un profilo programmatico. Una coalizione di governo senza colore politico, a componenti variabili, che ha scritto la pagina più brutta della storia politica locale in termini di sprechi e di inefficienza. Il paese abbandonato al proprio destino. Ecco perché l’altro venerdì i consiglieri del centrosinistra, in aula, volevano dimostrare, se mai ce n’era ancora bisogno, che il sistema Caso ha fallito. Molti cittadini hanno percepito il momento di difficoltà. Le elezioni si avvicinano e la voglia di partecipare è altissima, così come la volontà di riappropriarsi del proprio destino. Tutti al Municipio. Dopo i crolli di via Roma e via Liguori in molti si aspettavano che il sindaco relazionasse in aula. Su quello che è successo e sullo stato del territorio. Anche perché ormai il paese si trova a fare i conti con una psicosi diffusa. Si respira un’aria tesa, triste, cupa. Negli occhi della gente la speranza che qualcosa potesse cambiare. Magari da quel civico consesso potesse uscire una notizia positiva. Pure una semplice speranza. In certi momenti ci si appella a tutto. Bastava sapere che i cittadini non sono soli. Che al loro fianco, al di là dei colori politici, nei momenti di difficoltà c’è una classe dirigente che fa quadrato per difendere il suo territorio. Nemmeno per sogno. In via Di Vittorio, oltre all’opposizione, in sala consiliare si è presentato solo il vicepresidente dell’Assise, Crescenzo Saviano. Tutto concordato col primo cittadino nei minimi particolari. L’ordine

di scuderia è arrivato: “Stu Consiglio nun s’adda fa”. Detto, fatto. Saviano fa l’appello. Presenti solo la minoranza. Solo il centrosinistra. Poi ad ogni cognome dei consiglieri di maggioranza in quell’aula deserta e funesta rimbombava prima il silenzio e poi una parola, sempre la stessa: “Assente”. Un’assenza che pesa. Un’assenza ingiustificata. Un’assenza inspiegabile, al netto dei problemi interni di una maggioranza interessata alle prebende ed a questioni che nulla hanno a che vedere con il benessere collettivo. Manca l’equilibrio sulle poltrone. Sulle questioni serie non sanno cosa dire. Quindi, meglio non presentarsi. Seduta deserta e tutti a casa con l’amaro in bocca. Uno schiaffo al paese. Uno schiaffo alle i s t i t u z i o n i . Uno schiaffo a quei familiari i n t e r e s s a t i ai crolli che, n o n o s t a n t e tutto, erano lì, al Comune, per capire cosa è successo e come devono muoversi. Nulla di tutto questo. Come detto, tutti a casa con l’amaro in bocca. Non ci sono parole per descrivere l’atteggiamento del sindaco Enzo Caso e della sua maggioranza. Il centrosinistra ha diffuso un volantino molto apprezzato in città. In ogni angolo di paese, davanti ai bar, ai negozi, sui marciapiedi, nelle piazze, tutti con quel volantino tra le mani. Lo leggevano quasi fosse il vangelo. Una figuraccia per l’amministrazione che nel momento più difficile si è tirata indietro, dimostrando di non avere argomenti validi. Quando non c’è da spartire nulla, preferiscono starsene a casa, evitando persino il confronto con la città. “Sindaco Caso dimettiti”. Il titolo dello scritto non lascia spazio all’interpretazione. Il messaggio è diretto, chiaro ed inequivocabile. “Il sindaco Caso e la sua maggioranza - scrivono i consiglieri del centrosinistra - fuggono dalle responsabilità. Nella seduta del 4 marzo 2011 il consiglio comunale non si è svolto per l’assenza dei consiglieri di maggioranza e dello stesso sindaco. I consiglieri di minoranza hanno energicamente protestato denunciando la scarsa sensibilità dimostrata nei confronti dei cittadini colpiti dai crolli che hanno interessato il nostro paese. Il sindaco dimentica i crolli e festeggia il carnevale. All’ordine del giorno

del Consiglio, tra l’altro, c’era anche l’elezione del presidente dell’Assise. La fuga è forse dovuta al fatto che non si è trovato un accordo o perché non esiste più la maggioranza per eleggere la terza volta lo stesso consigliere comunale?”. E poi la conclusione: “Vergogna, sindaco Caso se hai un po’ di dignità vai a casa”. In piazza San Maurizio, gli attivisti dei “Popolari”, cuore del “Gonfalone”, hanno diffuso i volantini e spiegato ai cittadini la vergognosa situazione. “Quello che sta succedendo al Municipio è assurdo, incomprensibile, per un paese che si definisce civile - spiega Sossio Liguori, consigliere comunale dei <Popolari> -. Com’è

possibile che in un momento delicato come questo, con i problemi che ci sono, la maggioranza preferisca sottrarsi al confronto solo perché non trova l’accordo sulla nomina del presidente del civico consesso? Com’è possibile anteporre la spartizione delle prebende agli interessi del paese e ad una situazione emergenziale che riguarda tutto il territorio cittadino e che meriterebbe un’analisi approfondita ed interventi risolutori? Siamo governati da incapaci. Dopo l’ultima figuraccia, hanno una sola opportunità: rassegnare le dimissioni e liberare il paese ostaggio di un gruppetto di persone interessate”. Infine, Liguori lancia un appello a tutte le forze dell’opposizione. “E’ evidente che l’attuale momento impone una riflessione responsabile - conclude Liguori -. Tutti i partiti di opposizione devono continuare nell’ottimo lavoro che hanno svolto in questi anni per garantire un serio progetto di sviluppo e di governo in grado di archiviare in fretta questa esperienza fallimentare e restituire Frattaminore alla popolazione. moderati hanno il dovere insieme al centrosinistra di guidare il riscatto della città e restituire dignità alle istituzioni ed alla popolazione”.

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CAIVANO • COMPRAVENDITA DI VOTI ATTO SECONDO

E sull’inchiesta vince l’omertà. Ma il pericolo è dietro l’angoloNon possono smentire le “voci” e il coinvolgimento dei camorristi alle elezioni. Li hanno visti tutti. Le reazioni degli interrogati. Serrao (Popolari): “Una borsa della spesa non è reato”. Della Rocca (Pd): “Fuori ai seggi ed in alcune zone clima teso ed irrespirabile”

AIVANO - Un altro manifesto ad alzare la tensione. Una tensione in maggioranza già altissima, all’ennesima

potenza, a causa dell’inchiesta su una presunta compravendita di voti alle ultime elezioni Comunali. Iniziano a trapelare anche alcune indiscrezioni sui primi interrogatori. Assessori e politici ascoltati dai carabinieri.Ovviamente tutti hanno negato, ma gli elementi di spunto da non trascurare sono tanti. Nonostante gli stessi protagonisti della vita politica, in privato, discreditano gli avversari e pure i colleghi di coalizione “cantando” di santa ragione. Anche in maggioranza, il mese scorso, durante la resa dei conti, l’argomento è emerso in tutta la sua gravità. Accuse che nessuno ha avuto il coraggio di ripetere davanti alle forze dell’ordine per due motivi: servono prove certe. E se ci sono le prove, ciò significherebbe denunciare i politici e i “caporione”, soprattutto del “Parco verde” e del “Bronx”. In sostanza, significherebbe

entrare nel mirino di gente legata alla criminalità organizzata. Ecco perché l’omertà è una costante e nessuno, a verbale aperto, mai e poi mai si sognerà di raccontare quello che è successo durante la campagna elettorale. Basta, però, farsi un giro a Caivano durante il voto per capire come vanno le cose da queste parti. Pippo Papaccioli, l’ex sindaco, parla di “mercato del voto criminale”. Ha ragione. Pure perché gli investigatori dovrebbero porsi due semplici domande: come mai i camorristi sono talmente interessati alle elezioni comunali a tal punto da esporsi pubblicamente, anche nei giorni del voto, davanti ai seggi per tutta la giornata con tanto di “manovalanza” a supporto? Come è possibile durante le elezioni entrare liberamente nelle case dei rioni sotto

controllo della camorra durante lo spaccio? La risposta a queste domande chiarisce tutta l’inchiesta e si può arrivare al salto di qualità. Poi, ci sono i risultati in determinate sezioni che dovrebbero fornire ulteriori elementi all’indagine. Sulla presenza dei camorristi davanti ai seggi non è un segreto. Li hanno visti tutti. A Caivano è il segreto di Pulcinella. Iniziano a trapelare pure i primi nomi dei politici ascoltati. La lista è lunga e le rivelazioni continueranno anche nelle prossime settimane. Semplici reazioni. Giusto ribadirlo. Non ci sono i dettagli perché si tratta di un’inchiesta sulla quale vige il più stretto riserbo e soprattutto molto spinosa ed intrigata. Reazioni che, però, ben definiscono il pensiero dei rappresentanti della locale classe dirigente. L’assessore Giuseppe Carofilo è stato ascoltato dai carabinieri e ribadisce la sua versione dei fatti: “Sono stato ascoltato - spiega Carofilo -. Lo confermo. Ribadisco che nel <Parco

verde>, ad esempio, ho preso una m a n c i a t a di voti solo perché abita un mio cugino. Non c’entro nulla con la compravendita dei voti. Ho c o n f e r m a t o che non ho mai sentito voci su questo aspetto pure perché ho fatto la mia campagna e l e t t o r a l e

senza pensare a nessuno.

Non so nulla e non voglio sapere nulla. Pure perché gli investigatori mi hanno sottoposto alcuni nomi che ho ribadito di non conoscere. Non so chi siano né cosa fanno nella vita. Comunque sia, piena fiducia nel loro operato”. Dopo Carofilo è il turno di Arcangelo Serrao. Il consigliere comunale dei “Popolari” rilascia una dichiarazione molto spontanea: “Innanzitutto, bisogna capire cosa significa compravendita di voti. Dal mio punto di vista, non si può parlare di compravendita di preferenze se, ad esempio, faccio attaccare dei manifesti a due disoccupati elargendo 150 euro. Non può essere compravendita di voti una borsa della spesa oppure qualche euro elargito a chi non lavora. Sono gesti di solidarietà. Personalmente, frequento un bar

adiacente le palazzine della 219. Appena arrivo, essendo un personaggio pubblico,

in molti mi chiedono pochi euro, un caffè. E lo faccio pure in campagna elettorale. Questo non significa affatto comprare voti. La compravendita è un’altra cosa. Arrivi in un rione, paghi 20-30mila euro e ti garantisci l’elezione. Sento queste voci da vent’anni ma non sono mai emersi elementi concreti. In questo caso, lo scandalo è stato montato da chi ha perso le Amministrative ed è rimasto male. Tutto qui. Abbiamo vinto legittimamente, senza ombre”. Dal Partito democratico arriva una voce che rompe il muro di omertà, senza scandali, senza inciuci, ma solo la fotografia fedele del contesto locale che, da sola, dovrebbe far rabbrividire gli investigatori. “E’ evidente che le voci girano e le hanno sentite tutti - spiega Arcangelo Della Rocca, consigliere del Pd – così come è evidente che durante le elezioni in alcune parti della città e fuori ai seggi si respirava un clima di tensione, con personaggi equivoci che non ho mai incontrato in luoghi deputati al dibattito politico ed alla risoluzione dei problemi del paese”. Sul versante opposto del centrodestra arriva il commento anche di Pina Accurso. Come gli altri non svela assolutamente il contenuto delle dichiarazioni rilasciate alle forze dell’ordine ma un commento sullo scandalo che sta animando il dibattito politico è doveroso. “Sono stata ascoltata dai carabinieri - spiega Pina Accurso, esponente del Pdl ma candidata non eletta alle ultime

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Il Parco Verde di Caivano

Il Sindaco Tonino Falco

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E sull’inchiesta vince l’omertà. Ma il pericolo è dietro l’angoloNon possono smentire le “voci” e il coinvolgimento dei camorristi alle elezioni. Li hanno visti tutti. Le reazioni degli interrogati. Serrao (Popolari): “Una borsa della spesa non è reato”. Della Rocca (Pd): “Fuori ai seggi ed in alcune zone clima teso ed irrespirabile”

Amministrative nella lista dell’Udeur - ma ci tengo a precisare che non posso accusare nessuno perché non ci sono prove. Il paese è piccolo, le voci sulla compravendita di voti ci sono state ma nessuno può dire che siano vere. Ecco perché esprimo pieno rispetto nelle magistratura e nell’operato delle forze dell’ordine. Personalmente, però, sposterei il tiro sul campo politico per esprimere un giudizio sull’attuale amministrazione. Hanno fallito sotto tutti i punti di vista, non ho mai visto Caivano degradata fino a questo punto”. Insomma, l’ambiente inquinato nessuno lo può negare. Come detto, alle elezioni il tessuto criminale è stato parte integrante ed attiva della campagna elettorale. Questo è quello che emerge dalle dichiarazioni di quasi tutti i politici che non possono negare un aspetto evidente. E, basterebbe questo, per bocciare sul piano politico e su quello dell’Antimafia la locale classe dirigente. L’aspetto penale, invece, è lasciato agli

investigatori. I quali stanno lavorando sodo per smascherare il “mercato del voto criminale” tra mille difficoltà in un contesto di assoluta omertà. Dall’inchiesta al manifesto affisso in città. Come ormai da abitudine ogni fine settimana. Un altro tazebao al vetriolo. Il titolo: “Sotto ricatto”. Il contenuto: “Il sindaco Falco - c’è scritto nel tazebao - non è un uomo libero ed è troppo compromesso. Non può vendere le case del Parco Verde perché si è impegnato a rimanere tutto come sta per poter essere eletto e a

pagare sono i caivanesi. Non può vendere l’Igica perché si è impegnato in cambio di voti a mantenere in vita un carrozzone che serve a dare lo stipendio a fine mese a parenti ed amici dei vari consiglieri. Non può liberarsi della <cricca> di geometri che stanno lottizzando il paese solo per il proprio tornaconto personale, tra poco i caivanesi che vogliono acquistare una casa devono rivolgersi alle immobiliari degli assessori. Il sindaco Falco deve obbligatoriamente truccare le gare ed affidare il servizio di tesoreria alla Sogert, di cui è socio l’assessore al Bilancio Antonio De Rosa. Non può liberarsi di funzionari corrotti e di dipendenti fannulloni perché questi lavorano e trafficano con gli assessori”. Un’altra denuncia pubblica. Che si chiude con tre interrogativi inquietanti: “Può un uomo sotto ricatto fare il sindaco di un paese di 40mila abitanti? Cosa aspetta la magistratura a fermarlo? O ci deve pensare la collera popolare?”.Questo manifesto è solo l’ultimo in ordine di tempo di una lunga serie di denunce anonime apparse con costanza sui muri del paese. Questa volta l’indice è puntato contro il primo cittadino Antonio Falco e l’assessore Antonio De Rosa. L’assessore al Bilancio che

è riuscito in poche settimane ad acquisire una leadership all’interno della giunta e della coalizione di governo. Una persona che non si è candidata; non ha preso voti; non ha alle sue spalle un partito che lo sostiene; eppure, è uno dei pilastri fondamentali della coalizione di governo. In termini politici, parlando con assessori e consiglieri, quasi lo giudicano più incisivo addirittura del primo cittadino. E questo è un aspetto che ha lasciato tutti perplessi. La replica non tarda ad arrivare. “Il contenuto del manifesto è infamante - spiega l’assessore De Rosa -, accuse indegne di una società normale, nemmeno civile. Spero che gli autori si facciano individuare. Posso solo dire che non c’è alcun legame tra me e la società che gestisce la tesoreria comunale”. Inoltre, sul piano politico De rosa è considerato dalla stessa maggioranza pure un “guastatore”, visto cosa è successo durante la resa dei conti che ha sfaldato la giunta.

I Carabinieri indagano sulla compravendita dei voti

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Cari amici eccoci quà a narrar le gesta di Sua Maestà, ”Cenzino à…rresta”…!Se a “Carnevale” ogni scherzo vale, per il sottoscritto la storia si mette male. Ma se è vero cà “Carnevale” s’è chiamme “Vicienz”, embè…stavota a proprio perz à paciènz..hi..hi..hi.!E veniamo a noi…! “P’è sentere e dicere sè spasa nà voce”; ‘o fatto è chisto, sta-temi a sentire: qualcuno avrebbe riferito a sua Eccellenza che la causa di tanta penitenza, sta nell’assiduo ritornello di un giovane menestrello. Tant’è che ò RE, omm assai curiùs e sempe in cerca dò purtus, cacciato ò scurriàt, se lè pigliat…cù “ò scumbinat”; dura è la lezione, sep-pur senza ragione, ma pur di non perdere la faccia ò puvuriell l’è da à caccia…sic! Questa è la vita! ‘ncapo a me penzavo…chi ha avuto tanto e chi nun ave niente! Stu povero maronna tutto s’aspettava cà a fine dò malamente…! Ma mentre facevo stu penziero ‘nchiuso e priggiuniero, ecco con stupore scorgere il traditore: “ò trentadenari” il più crude-le dei mercenari…”Totonno à recchia”, uomo di strana natura sempre pronto a seminare odio e sventura…sic! Ma nel frattempo continua la protesta a colpa è do RE…”Cenzino à…rresta”; l’intero reame è stremato dalla fame. Non si muove foglia che sua Maestà non voglia.Eccoli tutti là i servi di Sua Maestà, in giro per le stanze in cerca di speranze.Ahimè, devo riconoscere che ancora

una volta aveva ragione la buonanima di nonno “Filippo” quando di fronte a tanta disperazione, era solito mostrare la sua indignazione: << Giggin bello d’ò non-no, li vedi quei signori…embè ‘a carne se Jetta ‘e cane s’arràggiano…>>. Ma mièz a tanta tristezza qualcuno ne fa ricchezza…? Continua il sodalizio tra “i Chiochioro” e il giovane novizio, “Nun-ziell ò panzaruttar”,…vizio e natura ‘nfino a morte dura…sic! Fa fortuna, intanto, il guardiano del camposanto, “Mimì ò schiattamuort”, che mai sazio impone pure il dazio, e per ordine di pa-lazzo, va e viene dò “Capomazzo”..hi..hi..hi.! E se “Enzuccio à machinetta” fa trofeo della misera paletta, felice è “ò Bambi-no” c’à passat ò patentino; niente da fare per “Totonno à barracca” che s’accon-tenta da solita patacca…sic!Ma altrove c’è chi complotta e prepara la rivolta.! Chi se non “Ninì ò livornese” sempe diùn da più di un mese; chiesto l’aiuto all’amico oramai perduto “ò Nin-nillo” con al passo la dolce donzella…“à Fetella”, si schierano in battaglia contro ò RE canaglia. Quando ecco spuntare dall’ombra, l’anema nera e “Totonno à recchia”, che fa del pentimento la sua arma di convincimento. Ma fù a questo punto che “ò Ninnillo” con tutto il suo ardore sconfessò il pavido traditore: Fatta società, il leone e l’asino usciro-no insieme a caccia. Giunti dinanzi ad una caverna dove c’erano delle capre

selvatiche, il leone si fermò davanti all’entrata per prenderle a mano a mano che uscivano, mentre l’asino entrava e, balzando in mezzo ad esse, ragliava per spaventarle. Quando il leone le ebbe prese quasi tutte, l’asino venne fuori e gli chiese se non si era mostrato un va-loroso guerriero nella cacciata delle ca-pre. << Ma sai >>, gli rispose il leone, << che persino io avrei avuto paura di te, se non avessi saputo che eri un asi-no? >>.Morale della favola: la storia mostra che, chi fa il fanfarone davanti a quelli che lo conoscono bene, si guadagna giu-stamente le beffe.E con l’ennesima saggia novella, volge al termine la nostra consueta puntatel-la. Ma niente paura continua l’avven-tura. E nonostante tutti i guai, state tranquilli, “Giggin ò scumbinat” non vi abbandonerà mai.Detto questo, vi annuncio che sono in arrivo per la fine del mese grandi sorprese e qualcuno c’accapizza pur’è spese; ecco così pronti nuovi racconti che allieteranno le vostre ore con pas-sione ed amore, perché se parlano tutti allora…parlo pure io.

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SATIRA

O ’ T r e n t a d e n a r i . . .Na zefira e ‘ vient

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