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Numero 9 - 17 Aprile 2014
Speciale ManifatturaQuali scenari per il futuro?
Ne parlano Cna, Unindustria,
Sacmi e Camera di Commercio
Ripartire mettendo in discussione tutto, vecchi schemi e regole consolidate che si
credevano ormai acquisite. Perché se davvero si vuole rinascere, tutte le imprese,
anche le più affermate, devono capire che bisogna mettersi nuovamente in gioco
cercando nuovi scenari. E’ questa la ricetta tracciata dalla tavola rotonda “Il
Rinascimento della Manifattura Bolognese, gli scenari possibili” che si è tenuta lo scorso 2 aprile a Imola. Incontro a cui hanno
partecipato i principali protagonisti economici del nostro territorio, dalla Cna a Unindustria passando per la Camera di
Commercio e la Sacmi, che ha fatto gli onori di casa ospitando il convegno, e che ha provato a delineare per tutte le aziende del
settore manifatturiero una possibile via d’uscita da una crisi che in questi anni ha rivoluzionato il mercato, a Bologna come nel
resto del mondo.
Al convegno sono intervenuti il Presidente Cna Bologna Valerio Veronesi, il Presidente Unindustria Bologna Alberto Vacchi, il
Presidente della Camera di Commercio Giorgio Tabellini, il Direttore Generale Sacmi Pietro Cassani. In questo speciale Cna
Industria la sintesi dei loro interventi e le videointerviste.
Valutare per migliorare, migliorare per crescere, tutti insieme: è questa la filosofia del progetto “Rinascimento della
manifattura bolognese” sviluppato dalla società di servizi Protesa, co-finanziato dalla Camera di Commercio, in collaborazione
con il gruppo Sacmi e rivolto alle aziende associate a Cna e Unindustria, che è stato presentato nel corso del convegno in
Sacmi. Un progetto che ha avuto come obiettivo quello di migliorare alcune performance di una filiera produttiva: ridurre i
tempi e i costi di produzione aumentando la qualità e puntando a far crescere il livello di integrazione di ogni singola azienda
facente parte della filiera nella cosiddetta ‘catena di valore’.
Olvi, Aepi e S.E.F.A. acciai raccontano i miglioramenti organizzativi realizzati dopo aver partecipato a questo progetto.
A cura di: Maurizio Collina, Massimiliano Papasso e Paola Frontera
Sommario:
Per il Rinascimento
del manifatturiero
“Non basta puntare solo sul prodotto”
“Più competitivi sui mercati esteri”
Ma il modello Bologna
è sempre più appetibile
Philip Morris ha investito 500 milioni
La fabbrica del cioccolato Ima-Sacmi
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Così possono migliorare
le performance delle pmi
L’analisi di Protesa: bene la tecnologia,
meno l’organizzazione produttiva
Pmi ancora più efficienti
Olvi, Aepi e S.E.F.A. Acciai
hanno aderito al progetto
Il futuro della manifattura
La voce dei protagonisti
Le videointerviste a Valerio Veronesi,
Giorgio Tabellini e Mauro Ferri
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Sommario
Per il Rinascimento del manifatturiero•
Ma il modello Bologna è sempre più appetibile•
Così possono migliorare le performance delle pmi•
Pmi ancora più efficienti•
Il futuro della manifattura La voce dei protagonisti•
Numero 9 - 17 Aprile 2014
Per il Rinascimento
del manifatturiero
“Non basta puntare solo sul prodotto”
“Più competitivi sui mercati esteri”
Ripartire mettendo in discussione tutto, vecchi schemi e regole
consolidate che si credevano ormai acquisite. Perché se
davvero si vuole rinascere, tutte le imprese, anche le più
affermate, devono capire che bisogna mettersi nuovamente in
gioco cercando nuovi scenari. E’ questa la ricetta tracciata dalla
tavola rotonda “Il Rinascimento della Manifattura Bolognese”
che si è tenuta lo scorso 2 aprile a Imola. Incontro a cui hanno
partecipato i principali protagonisti economici del nostro
territorio, dalla Cna a Unindustria passando per la Camera di
Commercio e la Sacmi, che ha fatto gli onori di casa ospitando
il convegno, e che ha provato a delineare per tutte le aziende
del settore manifatturiero una possibile via d’uscita da una crisi
che in questi anni ha rivoluzionato il mercato, a Bologna come nel resto del mondo. “Quello che dobbiamo capire è che il credo
‘Piccolo è bello’ non può più bastare per far crescere le nostre imprese – ha spiegato Valerio Veronesi, presidente di Cna
Bologna -. Fino a questo momento i nostri imprenditori si sono concentrati sul miglioramento dei prodotti, convinti che
bastasse la qualità a garantire la permanenza sul mercato. Ma oggi, dopo una crisi devastante, non è più così, non può più
esserlo. Sono cambiate le dinamiche, il mercato stesso è cambiato. Per questo se c’è un fornitore che si concentra e si ferma a
una sola fase del processo produttivo si mette fuori da solo dal mercato. E’ una rivoluzione difficile da accettare, perché non fa
parte, lo dico sinceramente, del Dna delle nostre piccole aziende. Ma deve essere questo il nostro nuovo imperativo se si vuole
finalmente uscire da questa crisi terribile”.
Cambiare per rinascere, dunque, attraverso un nuovo credo e nuove prospettive. “Nel 2008, quando è cominciato il periodo
nero, nessuno di noi immaginava quello che sarebbe successo – ha ricordato Giorgio Tabellini, presidente della Camera
di Commercio di Bologna -. Si pensava che la crisi avrebbe fatto uscire solo le aziende marginali, quelle che faticavano già a
stare dentro al mercato, e invece non è stato così. I dati ci dicono che dall’estero è arrivata una competitività scioccante che ha
messo in discussione tutto. E così hanno dovuto chiudere realtà che, pur potenzialmente, avevano tutte le carte in regola per
poter sopravvivere ma che non hanno saputo ingranare una marcia diversa, come quella di cercare nuovi scenari, creare
alleanze per essere competitive anche nei mercati esteri”.
I dati, d’altronde, parlano chiaro: nel 2013 il settore manifatturiero bolognese ha fatto registrare un +9% all’estero. Un dato
incoraggiante, certo, ma ancora troppo limitato se si pensa che solo un quarto del parco delle aziende bolognesi esporta.
“Significa che lo facciamo male – ha aggiunto Tabellini – anche perché non abbiamo la cultura dello stare insieme sui mercati
esteri come invece succede in Germania. Lì i loro politici accompagnano nelle missioni all’estero le imprese per potare valore
aggiunto. Serve una determinazione diversa. Chi l’ha capito e l’ha messa in pratica riesce a stare sul mercato senza problemi,
magari attraverso sinergie consolidate e reti d’impresa. Si può essere bravi a produrre ma per andare fuori dall’Italia e avere
successo bisogna mettersi insieme, investire anche risorse pubbliche. Insomma abbiamo bisogno di gente che ci aiuti. Da soli,
farlo, è quasi impossibile”.
“Bologna ha tutte le capacità tecnologiche per competere a livello internazionale. Il principale problema di chi esporta oggi è
che è solo, non c’è sistema intorno a lui – ha confermato Alberto Vacchi, presidente di Unindustria Bologna -. In
Germania il sistema tedesco supporta tutte le aziende. Esportare non significa che se hai un prodotto lo puoi vendere dove
vuoi. L’export va indirizzato con capacità precise. Per questo servono reti d’imprese che oltre a mettere insieme realtà diverse
facciano nascere solide alleanze per avere una forza di penetrazione all’estero determinata, per fare quel salto di qualità che
viene richiesto se vuoi avere successo anche al di fuori dei nostri confini nazionali”.
Alla tavola rotonda su “Il Rinascimento della
Manifattura Bolognese, gli scenari possibili”
che si è svolta in Sacmi lo scorso 2 aprile
sono intervenuti:
- Valerio Veronesi, Presidente Cna Bologna
- Giorgio Tabellini, Presidente Camera di
Commercio di Bologna
- Alberto Vacchi, Presidente Unindustria
Bologna
- Pietro Cassani, Direttore generale Sacmi
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Pagina 1 di 2Per il Rinascimento del manifatturiero | CNA Bologna
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Un salto di qualità che deve essere rinascimento ma che ancora non lo è del tutto: la volontà di reagire delle grandi, piccole e
medie imprese c’è ma gli ostacoli sono ancora molti. “Il rinascimento è possibile solo se tutti concentrano i loro sforzi nella
direzione del comune miglioramento – ha spiegato Pietro Cassani, direttore generale di Sacmi-. Michelangelo da solo
non avrebbe fatto niente, aveva una squadra che lavorava per e con lui. Oggi nelle aziende sono le persone a fare la differenza
ma si può lavorare bene solo se c’è efficienza. Per questo noi come Sacmi abbiamo investito molto sulla qualità e sulla
misurazione di questa efficienza, attraverso il lavoro di analisi della nostra filiera produttiva fatta da Protesa. Avere un
prodotto giusto è condizione necessaria ma non sufficiente per poter avere successo. Nessuno deve commettere l’errore di
sottostimare le attività organizzative all’interno di un’azienda”. Ecco perché anche il tema della formazione diventa strategico
in una fase di ripartenza. “Formazione vuol dire migliorare la competitività delle aziende – ha concluso il presidente di Cna
Bologna, Valerio Veronesi -. Noi come Cna parliamo di formazione ad aziende che sono già strutturate. Sappiamo che può
essere un aspetto difficoltoso ma senza passare da questa strada non si va da nessuna parte. Fare quello che sappiamo o
abbiamo imparato a fare non basta più. Bisogna saper fare quello che chiede il mercato. Altrimenti la rinascita dovrà
attendere”.
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Sommario
Per il Rinascimento del manifatturiero•
Ma il modello Bologna è sempre più
appetibile
•
Così possono migliorare le performance delle pmi•
Pmi ancora più efficienti•
Il futuro della manifattura La voce dei protagonisti•
Numero 9 - 17 Aprile 2014
Ma il modello Bologna
è sempre più appetibile
Philip Morris ha investito 500 milioni
La fabbrica del cioccolato Ima-Sacmi
Se il Rinascimento interno tarda ad arrivare qualche segnale
confortante arriva dall’esterno. Il primo riguarda
l’investimento che porterà Bologna ad essere il nuovo centro
produttivo di tabacco hi-tech: il colosso Philip Morris, infatti,
creerà un nuovo stabilimento a Crespellano dove produrrà
sigarette di nuova generazione con un investimento di oltre
500 milioni di euro e dando lavoro, a regime, ad oltre 600
persone. Un progetto che potrebbe rappresentare una boccata
d’ossigeno non indifferente per il sistema produttivo locale.
“Philip Morris ha deciso di investire a Bologna perché ha capito
che qui ci sono le competenze giuste ma anche perché ha
intuito come sia cambiata la volontà da parte delle istituzioni di
accelerare quegli iter che fino a poco tempo fa rappresentavano un handicap per il nostro Paese – ha spiegato Alberto
Vacchi, presidente di Unindustria e del Gruppo Ima -. Questo ci fa capire come il nostro Paese venga visto all’estero,
come ci sia la sensazione, sicuramente fondata, che il mondo delle imprese, quello delle istituzioni e dei sindacati siano troppo
spesso slegati tra di loro. Adesso Bologna è riuscita ad invertire questa tendenza, a creare una breccia. Ma dobbiamo essere
altrettanto bravi a continuare su questa strada per poter consolidare un modello che ci piò garantire appetibilità all’estero”.
Un modello che Ima e Sacmi, i due colossi del packaging lungo la via Emilia, hanno deciso di adottare nella realizzazione di un
nuovo progetto industriale comune, una fabbrica del cioccolato, che darà lavoro ad oltre 400 persone. “Credo che sia un
esempio di come si possa riuscire a unire due realtà di successo e creare un qualcosa che miri ad essere migliore” ha spiegato
Pietro Cassani, direttore generale del gruppo Sacmi. Il nuovo complesso, totalmente autosufficiente dal punto di vista
energetico, verrà costruito su un'area di 78mila metri quadri a est della via Tolara di Sotto, ad Ozzano, con 26mila metri
quadrati edificabili. Le due fabbriche avranno edifici multipiano gemellati dove troveranno spazio direzione, uffici tecnico-
commerciali e amministrativi, mentre tra i due blocchi è previsto un corpo a ponte dove saranno collocati servizi al personale e
mensa. I lavori dovrebbero cominciare già all’inizio del prossimo anno. “Abbiamo tutte le carte in regola per competere con gli
Stati internazionali più avanzati – ha concluso Cassani – anche perché abbiamo capito che mettere insieme le competenze è la
strategia giusta per ottenere risultati migliori. Ben vengano le alleanze nei territori, anche tra aziende concorrenti, perché se
riusciamo a cambiare la realtà, ci saranno benefici per tutti”.
Philip Morris
Sacmi
Ima
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Pagina 1 di 1Ma il modello Bologna è sempre più appetibile | CNA Bologna
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Così possono migliorare le performance delle
pmi
•
Pmi ancora più efficienti•
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Numero 9 - 17 Aprile 2014
Così possono migliorare
le performance delle pmi
L’analisi di Protesa: bene la tecnologia,
meno l’organizzazione produttiva
Valutare per migliorare, migliorare per crescere, tutti insieme:
è questa la filosofia del progetto “Rinascimento della
manifattura bolognese” sviluppato dalla società di servizi
Protesa, co-finanziato dalla Camera di Commercio, in
collaborazione con il gruppo Sacmi e rivolto alle aziende
associate a Cna e Unindustria, che è stato presentato lo scorso
2 aprile all’interno di un convegno a Imola. Un progetto che ha
avuto come obiettivo quello di tentare di migliorare alcune
performance di una filiera produttiva: ridurre i tempi e i costi
di produzione aumentando la qualità e puntando a far crescere
il livello di integrazione di ogni singola azienda facente parte
della filiera nella cosiddetta ‘catena di valore’. Punto di arrivo
ambizioso che la società di servizi del gruppo Sacmi, Protesa, ha portato avanti in due fasi distinte: la prima (da novembre del
2012 fino a febbraio del 2013) si è concentrata sulla valutazione all’interno delle aziende di una serie di parametri per mettere a
fuoco lo stato di grazia o meno delle singole realtà. Poi i diversi progetti di miglioramento (da febbraio a giugno 2013) sono
stati proposti alle aziende che hanno deciso di realizzarli per poi valutare, nuovamente, il grado miglioramento raggiunto. Con
risultati spesso sorprendenti.
Le aziende che hanno partecipato al progetto sono state 90, 77 delle quali facenti parte della filiera Sacmi e associate a Cna e
Unindustria, mentre le altre 23 non erano fornitori Sacmi. La maggior parte di loro chiedevano un aumento della redditività o
un incremento del fatturato (64%), una riduzione dei costi generali (50%) e una diminuzione dei lead time di consegna (36%)
oltre che all’aumento del livello di servizio delle stesse (41%). “Spesso nelle aziende c’è poca standardizzazione e poca
formalizzazione delle attività e quindi certi passaggi di consegna nei vari step del processo produttivo non sono così efficaci
come si crede – ha spiegato Mauro Ferri, presidente di Protesa spa -. Per questo aprirsi a una valutazione esterna diventa di
fondamentale importanza per capire meglio quali sono i punti forti del proprio processo produttivo, quelli deboli e quali sono
le strade che si possono intraprendere per cercare di invertire una tendenza che nel tempo potrebbe anche arrecare danni
importanti, non solo alla singola azienda, ma a tutta la filiera”.
Alla fine dello studio e dei percorsi proposti da Protesa nel campione di piccole e medie aziende del settore manifatturiero è
stato possibile tratte un primo bilancio. Una fotografia di quello che è lo stato delle piccole e medie aziende che formano il
ventaglio della fornitura per un’azienda importante come la Sacmi. “All’interno delle nostre aziende c’è stato sviluppo della
tecnologie e delle conoscenze, delle macchine per produrre, grande attenzione alla qualità del prodotto ma poca organizzazione
del processo produttivo – conclude Ferri -. Non sempre i lavoratori sono coinvolti nel processo di miglioramento aziendali e il
know-how, di conseguenza, resta concentrato solo nelle mani di poche figure chiavi, che diventano fondamentali nel processo
produttivo”.
Protesa
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Pagina 1 di 2Così possono migliorare le performance delle pmi | CNA Bologna
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Sommario
Per il Rinascimento del manifatturiero•
Ma il modello Bologna è sempre più appetibile•
Così possono migliorare le performance delle pmi•
Pmi ancora più efficienti•
Il futuro della manifattura La voce dei protagonisti•
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L'approfondimento
Pmi ancora più efficienti
Olvi, Aepi e S.E.F.A. Acciai
hanno aderito al progetto
Tre storie, tre realtà produttive diverse, qualche punto debole
ma un unico risultato: migliorare la propria efficienza. E
l’obiettivo comune che Olvi, Aepi e S.E.F.A. acciai hanno
raggiunto grazie alla partecipazione al progetto “Rinascimento
della manifattura bolognese” che ha visto le tre aziende
analizzare i propri punti deboli per cercare di risolverli e
contribuire così a rendere più funzionale, oltre che il proprio
lavoro, anche quello di tutto il processo produttivo. Con
risultati che spesso sono andati oltre ogni più rosea aspettativa.
“Devo riconoscere che chi ha partecipato a questo progetto ne è
stato subito entusiasta – ha spiegato Marco Gasparri,
titolare della Aepi, azienda meccatronica con quasi mezzo
secolo di storia e che impiega 230 persone -. Abbiamo accettato subito di aderire perché volevamo analizzare alcune criticità
del nostro processo produttivo dove avevamo riscontrato una marginalità molto bassa. Obiettivo che si concentrava dunque
con la volontà di razionalizzare i costi fissi industriali ma che ci ha anche portato ad analizzare alcuni aspetti della nostra
azienda che ritenevamo non fosse possibile valutare da soli”. E così l’apertura alla valutazione offerta da Protesa ha permesso
all’azienda imolese di capire i punti deboli e individuare con più facilità le soluzioni.
Un po’ come ha fatto la Olvi, azienda meccanica con più di mezzo secolo di storia, che dopo aver aderito al progetto è riuscita a
razionalizzare spazi, spese, e indirizzato al meglio gli investimenti. “Il nostro è un lavoro di carpenteria meccanica e strutturale
– ha spiegato Oriano Bardoni, titolare dell’azienda Olvi - Negli anni abbiamo tentato di dare qualità alla nostra
esperienza per trovare partner sempre più affidabili. Ma al tempo stesso ci siamo resi conto che non dovevamo perdere di vista
l’obiettivo del miglioramento della gestione delle produzione perché, crediamo che sia parte integrante della qualità e della
certificazione. Prima di aderire al progetto alcuni degli spazi dell’azienda erano invasi dal disordine, da materiale inutile
abbandonato sui banchi, avevamo poca standardizzazione. Alla fine del percorso abbiamo completamente eliminato il
materiale superfluo, definito standard condivisi, recuperato spazio. Per noi è stato uno straordinario modo di guadagnare
tempi operativi. Quando dico che l’adesione a questo progetto è stato un investimento, la mia non è retorica”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’esperienza di Stefano Chiarini, responsabile area controllo e finanza di S.E.F.A.
GROUP, storica azienda bolognese specializzata nella vendita di acciaio e titano con 60 persone impiegate e 250 milioni di
fatturato. “Volevamo snellire i flussi per ridurre gli sprechi – ha raccontato Chiarini – creando anche un modello innovativo
per il servizio di filiera del distretto industriale emiliano romagnolo. Il miglioramento della filiera significa più efficienza e
quindi dei margini migliori da parte delle aziende, ma soprattutto ritrovarsi con costi minori. Per farlo ci siamo messi in gioco,
abbiamo creato un team che avesse proprio il compito di individuare i punti critici. Abbiamo pensato di essere i protagonisti di
un piccolo puzzle da riordinare. Ci siamo riusciti grazie alla buona volontà e alla partecipazione di tutti. E alla fine possiamo
dire di essere davvero contenti di questa esperienza. Ci ha regalato la voglia di creare qualcosa di meglio e di avere maggiore
attenzione per il nostro territorio”.
Aepi
Olvi
S.E.F.A. Acciai
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Il futuro della manifattura
La voce dei protagonisti
Le videointerviste a Valerio Veronesi,
Giorgio Tabellini e Mauro Ferri
Intervista a Valerio Veronesi, Presidente Cna Bologna
Intervista Giorgio Tabellini, Presidente Camera di
Commercio di Bologna
Servizio Tg3 sul convegno
Intervista a Mauro Ferri, Presidente Protesa
Cna Bologna
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