scienziati davanti dio · 2018. 6. 22. · 2 nome cognome il pudore dello scienziato davanti a dio...

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    SCIENZIATIDAVANTI A DIO

    Valentino Salvoldi

  • SCIENZIATIDAVANTI A DIO

    Valentino Salvoldi

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    NomeCognome

    IL PUDORE DELLO SCIENZIATODAVANTI A DIO

    Il pudore è l’arte di riservare il corpo, i sentimenti, le intuizioni più intime alla persona amata. Ora, come ci insegna Sant’Agostino, essendo Dio più intimo di quanto noi lo siamo a noi stessi, è inevitabile sperimentare un certo pudore nel parlare di Lui. Chiedere a una per-sona chi sia Dio per lei, è come invitarla a raccontare la sua vita, a svelare il proprio mistero.

    Quando questa domanda fu rivolta a David Maria Turoldo, ormai sul letto di morte, rispose con enigmi e immagini. Affermò che poteva solo intonare un canto: tentativo ultimo di dire l’Indicibile, tanto è vero che dopo il canto c’è solo il silenzio. Chiedere chi sia Dio, come e dove

    È come la pretesa di parlare della vita: la si intuisce pensando al chicco di grano che marcisce… Gli occhi umani colgono un fenomeno di corruzione. Gli occhi della fede, invece, già intra-vedono la spiga. Così il credente contempla. Ringrazia. E trasforma la sua fede in opere di giustizia. Non parla di Dio, ma da Lui trae la forza di amare questa umanità.

    Come fece Dag Hammarskjöld da Segretario Generale delle Nazioni Unite: per non pre-sentarsi come uomo di parte, in pubblico mai parlò di Dio e della sua religiosità, ma ad un amico lasciò il suo diario dal quale emerge il mistico, sulle orme di San Francesco d’Assisi, San Giovanni della Croce, Santa Teresa d’Avila.

    Ancora più potente la delicata discrezione di Albert Einstein che, mentre sta parlando del-la luce, fa un sublime inciso: «La luce… ombra di Dio».

    Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Fides et ratio, afferma che Dio non manda in pensione l’in-telligenza dell’uomo. Fede e ragione possono essere complementari: puoi essere un genio

    Introduzione

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    e amare il Creatore. La fede nel Dio rivelato da Gesù Cristo, “Verbo incarnato”, è lo strumento

    Infatti è storicamente dimostrabile che la tradizione giudaico-cristiana, insieme a quella La vicenda di Galileo è stata un dram-

    matico errore della Chiesa di quel tempo. Errore che ha spinto l’istituzione ecclesiastica a temere le scoperte di Galileo, esattamente come le temevano gli altri scienziati del tempo, che vedevano crollare tutte le loro convinzioni e il loro lavoro.

    Per capire quanto sia vero che solo nell’humus, nel giardino della cultura giudaico-cristia-na è potutacioè essere consapevoli che tutto discende dall’idea che si ha di Dio.

    La storia dimostra chiaramente che, in ogni tempo e in ogni luogo, a determinare tutto sono proprio le teologie, e cioè le diverse immagini di Dio che gli uomini hanno. Sono le teologie che plasmano le antropologie e cioè le immagini che si hanno dell’uomo (È libero o determinato? È fine o è mezzo?...). Di conseguenza, a seconda dell’immagine che si ha di Dio e dell’uomo si realizzano le sociologie, e cioè il modo di organizzare la società.

    Su questa base si capisce perché altre grandi e nobilissime tradizioni culturali e religiose,

    fossero inferiori o ne fossero incapaci (oltretutto sarebbe razzista pensarlo), ma perché erano interessate ad altro, cercavano altro. E la riprova sta nella storia dell’Islam, dove l’ultima di-

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    hanno scelto strade diverse.Qual è la novità del Cristianesimo, che ha consentito all’uomo di realizzare la pienezza

    della sua umanità? La risposta è nel fatto che il Dio rivelato da Gesù Cristo è “Logos”, “Ver-bum”, cioè è Pensiero e Parola creativa che per Amore si è incarnato.

    È dai Vangeli che ricaviamo l’idea di uomo come “persona”, che è inviolabile in assoluto, per-

    (diversa dalla concezione buddista del “karma”, ineluttabilmente deterministica). Anche l’idea di storia e quindi di “progresso” nasce con i Vangeli, mentre in altre tradizioni c’è l’idea di un

    Il Dio dei cristiani è Pensiero creatore, che ha donato all’uomo la ragione e il diritto di usar-

    non lo prendono rigidamente alla lettera. È

    piena di vita e di spiritualità, o in quella islamica. E neppure in quella buddista, pur così ricca di sapienza e di compassione. Che l’Illuminismo sia sbocciato dalla cultura cristiana non è certo casuale. E non dobbiamo lasciarci trarre in inganno dal fatto che molti illuministi fossero nemici della Chiesa del tempo: avevano ragione a criticare i suoi errori, anche se gli illuministi, oltre alla Chiesa, volevano cancellare anche Dio. «Liberté, égalité, fraternité» discendono da Gesù Cristo, e la “fraternità” ne è la dimostrazione.

    È ancora dal Cristianesimo che discende un tratto fondamentale della modernità: il prin-«Quello

    che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio a Dio»Questa è stata un’autentica rivoluzione, che è di enorme importanza nel nostro tempo

    globalizzato, dove si rischiano scontri di culture e di civiltà. L’Islam deve arrivare al passag-gio indispensabile della distinzione tra religione e politica, altrimenti rimarrà incatenato ad una visione fondamentalista. Questa genera, come sta accadendo, le tragedie del terrorismo islamista. Tutto ciò conferma quanto dicevamo riguardo al collegamento tra teologie, antro-pologie e sociologie.

    Benedetto Croce, in Perché non possiamo non dirci cristiani metteva in evidenza pura-mente e semplicemente una verità storica: è triste che oggi la cultura del “politicamente corretto”, ancora annebbiata dall’ideologia novecentesca, sostenga che non si possa affer-mare una verità che è nei fatti perché rischierebbe di apparire razzista. Noi rispettiamo e apprezziamo tutte le religioni, così come rispettiamo i dati storici reali. La civiltà occidentale è cresciuta su un preciso fertile terreno e ha sviluppato la scienza e la tecnica e tutto quel che

    questo non cancella i beni grandiosi che ha prodotto.

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    Molti scienziati, riconosciuti come geni, credevano in Dio, pregavano e non riscontravano discordanze insuperabili tra la loro professione di fede e la loro ragione, che utilizzavano al

    -scal, Vico, Cartesio, Bergson… erano cattolici. Credenti Kierkegaard e Solov’ëv. E anche Kant credeva in Dio.

    -gli studi sulla gravitazione universale alle pratiche di religione e di carità: poteva saltare un

    microbiologia e della immunologia. Era profondamente religioso Mendel, lo scopritore delle leggi che regolano l’ereditarietà dei caratteri. Il Nobel Rubbia, scienziato di prim’ordine e cre-dente in Dio, ha dichiarato: «altri seguono la strada dell’irrazionale»…

    « . La scienza studia l’im-manente, le cose che si toccano. Come ha già detto Galilei, l’immanente non entrerà mai in

    hanno la stessa origine dal Creatore» (Antonino Zichichi).Stessi ragionamenti si possono fare passando dai geni della scienza a quelli della lettera-

    tura e della poesia: Dante, Petrarca, Shakespeare, Dostoevskij, Manzoni, Grazia Deledda, Paul Claudel. E poi Bernanos, Mauriac, Julien Green, Tolkien, Péguy, Chesterton, Elliot, il russo Sol enicyn… Essi si ergono a emblema della compatibilità tra Fede e Ragione.

    In questa agenda, presentando i più grandi scienziati del nostro tempo, daremo risalto alle loro frasi più celebri ad onore di quel Dio al quale hanno sottomesso la loro intelligenza. Per usare un’immagine manzoniana, non hanno temuto di piegarsi «al disonor del Golgota», anzi hanno fatto della croce la possibilità di convertire il dolore in uno stimolo a superare i limiti della ragione, hanno creduto nella «Verità antica e sempre nuova» e ci hanno traman-dato un patrimonio che ha arricchito, nobilitato e rese sempre più forti e affascinanti le radici cristiane dell’Europa.

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    NomeCognome

    ALBERT EINSTEINLa luce, ombra di Dio…

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    «Sia la luce!»solo espressione verbale, ma evento, fatto, realizzazione. «Sia la luce» per dissipare le tene-bre, per dare un colore alle cose, per rallegrare il cuore dei viventi e del Creatore: «E Dio vide che la luce era bella e buona»qualcosa di Dio stesso e nel contempo annulla le tenebre, simbolo della morte. La prima luce del giorno, l’alba, sigilla il trionfo della vita, al punto d’essere salutata come il sorriso del Creatore. La luce è Dio stesso.

    «Dio è luce e in lui non c’è tenebra». Questa professione di fede dell’apostolo San Giovanni

    parla della luce fa uno splendido inciso: «La luce… ombra di Dio». E una volta, discutendo con Gustavo Adolfo Rol, alza la mano, la frappone fra la lampada e il tavolo e gli dice: «Vedi? Quando la materia si manifesta, proietta un’ombra scura, perché è materia. Dio è puro spirito

    La luce non è altro se non l’ombra di Dio». Basterebbe questa testimonianza per illustrare la sua fede e

    Albert Einstein -

    Fin da ragazzo approfondisce le varie scienze e s’impegna nella ricerca del bene e del male. -

    denti: «Dio ha creato tutto quello che esiste?». Uno di essi risponde: «Sì, certo!». Il professore continua: «Se Dio ha creato tutto, allora Dio ha creato il male, poiché il male esiste e, secondo il principio che afferma che noi siamo ciò che produciamo, allora Dio è il Male». Lo studente lo interrompe: «Posso farle una domanda, professore?». «Naturalmente!», risponde il docente. «Professore, il freddo esiste?». «Che razza di domanda è questa? Naturalmente, esiste! Hai mai avuto freddo?». Gli studenti sghignazzano. Il giovane replica: «No, signore, il freddo non esiste.

    studente continua con una serie di esempi, per dimostrare che l’oscurità è mancanza di luce, il male è assenza di bene. «Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che succede quan-do l’uomo non ha l’amore di Dio presente nel proprio cuore».Tutti si alzano in piedi ad applaudire il giovane. Il professore, scuotendo la testa, rimane in silenzio, poi si rivolge al giovane studente e gli domanda: «Qual è il tuo nome?». «Mi chiamo Albert Einstein, signore!».

    Chi non crede in Dio giudica questo racconto un aneddoto ricco di esempi non dimo-strabili e quanti sono atei cercano di trarre Einstein dalla loro parte, giungendo al punto di proporlo come “Presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti”. Ad essi, sorridendo, il grande scienziato ribadì: «stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi».

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    Mentre molti pensano che gli scienziati tendano all’ateismo, ecco quanto afferma Einstein: «La scienza, contrariamente ad un’opinione diffusa, non elimina Dio. La

    com’è la natura, ma anche di sapere perché la natura è così e non in un’altra maniera, con l’intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sé altre scelte quando creò il mondo» (G. Holton, The Advancement of Science, and Its Burdens

    In altre parole, nel rapporto tra fede e ragione, Einstein afferma che la scienza intuisce la presenza del Mistero. Non è suo compito dimostrare se Dio esista o no. Anzi, non può dimo-strare la non esistenza. Ma è aperta al divino, come stimolante pungolo per continuare la ricerca della verità.

    Il vero scienziato è affascinato dall’armonia del creato e dalla bellezza del tutto. Non può non percepire una Presenza. Se non è incatenato da pregiudizi, ammetterà che Dio esiste, quale necessità di dare un senso al tutto: «Gli atei fanatici – scrive Walter Isaacson nella bio-

    Einstein: His Life and Universe – sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che – nel loro rancore contro le religioni tradizionali come “oppio delle masse” – non possono sentire la musica delle sfere». Ecco che volto dà Einstein alla sua fede: la forza che gli fa percepire la musica delle sfere.

    E la musica richiama la bellezza, il miracolo, il Mistero, da non inten-dersi come oscurità, bensì come pienezza di luce. Luce che abbaglia e crea quel senso di meraviglia espresso, etimologicamente, proprio dalla parola “mistero”: portare le mani alla bocca, a causa di un’esperienza indicibile.

    Riferendosi a questo concetto, così Einstein scrive a Maurice Solovine: «Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo come a un miracolo o a un eterno mistero? A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. (…Invece) compare il sentimento del “miracoloso”, che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere, con successo, non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli».

    «La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione di quello Spirito immensamente supe-riore che si rivela in quel poco che noi, con il nostro intelletto debole e transitorio, possiamo comprendere della realtà.

    Anche se il grande scienziato non riconosce l’idea trascendente del Dio dei cristiani, parla della necessità di postulare un Creatore immanente come spiegazione ultima della realtà.

    Albert Einstein

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    percepisce – alla stessa stregua di Gandhi – come un uomo perfetto, che ha cambiato la storia del genere umano.

    Francesco Severi – matematico, amico di Einstein – nel suo libro Dalla scienza alla fede parla di una confessione fatta dallo scienziato poco prima di morire: «Chi non ammette l’in-sondabile mistero non può essere neanche uno scienziato».

    La grandezza – confermata dalla recente scoperta delle onde gravitazionali – della costru-

    del creato, è stata proprio di recente luminosamente confermata dalla avvenuta rilevazione -

    pensate come increspature leggere del tessuto spazio-temporale, previste dalla teoria della -

    perta davvero confortante: è peraltro la diretta evidenza del fatto che lo spazio non è affatto

    delle masse al suo interno, e – di più – avverte il loro movimento. Un universo che reagisce a quanto contiene, che risponde e si adatta al contenuto, è qualcosa che probabilmente ci conforta di più di certi modelli mentali un po’ freddi nei quali a volte ricadiamo. Così questa scoperta – che giunge appunto a celebrare i cento anni dalla formulazione della relatività

    ed insieme del cosmo – viene anche a ricordarci che l’universo è ben più complesso ed im-prevedibile di quanto spesso pigramente pensiamo, ma che sempre ugualmente si apre a

    Non riesco a concepire un vero scienziato senza

    un’immagine: la scienza senza la religione è zoppa;

    Senza la religione l’umanità si troverebbe oggi ancora

    Credo in un Dio personale, e posso dire con coscienza che nella mia vita non ho mai accondisceso ad una

    La mia religione consiste nell’umile adorazione

    se stesso nei piccoli particolari che noi possiamo percepire

    In considerazione di tale armonia nel cosmo, che io, con la mia mente umana limitata, sono in grado di riconoscere,

    Ma ciò che veramente mi fa più arrabbiare è che mi citano

    si convince che le leggi della natura manifestano l’esistenza di uno Spirito immensamente superiore a quello dell’uomo, e di fronte al quale noi, con le nostre modeste facoltà,

    Chi non ammette l’insondabile mistero non può essere

    L’uomo incontra Dio dietro ogni porta che la scienza riesce

    Pensieri

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    NomeCognome

    GUGLIELMOMARCONIPonteradio con gli uominie l’Assoluto

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    -luto»alla ricerca di nuove vie per facilitare la comunicazione tra gli esseri umani. Comunicazione

    mi pongo un problema divento scorbutico. Certo che lo so. Non saranno certamente gli altri a farmelo notare. Il fatto è che per me un problema rimane una sorta di incubo sino a quando non l’ho risolto».

    Questo è Guglielmo Marconi -volo. Molti lo hanno tacciato di avere strumentalizzato le sue scoperte e di avere monetizzato non solo le sue invenzioni, ma anche quelle degli altri. Non hanno creduto alla sua afferma-zione: «Le mie invenzioni sono per il progresso dell’umanità, non per la sua distruzione».

    -scimento conferitogli assieme ai grandi comunicatori e a chi si è distinto per meriti scienti-

    secolo”: forse basta l’accostamento Marconi-Bergoglio per relativizzare le critiche mosse a

    «il geniale inventore, che compì il prodigio di an-nullare le distanze nelle comunicazioni tra uomo ed uomo, donando loro il facile mezzo di rapidamente intendersi, e pertanto di maggiormente amarsi». Interessante l’accostamento a Cristoforo Colombo: «Ambedue, infrante arditamente le mitiche colonne della segregazione e della limitatezza dei chiusi orizzonti, aprirono all’umanità nuove vie di civile progresso. Le loro scoperte, come poche altre nella storia, hanno indubbiamente, al di là di ogni pregio

    rivelano esecutrici del chiaro disegno della Provvidenza, la quale vuole che gli uomini cer-chino e trovino una sempre più stretta unità di famiglia, di cui Dio è Padre amoroso, nella comunicazione reciproca di perfezioni e di beni».

    Queste frasi sono state prese dagli scritti di Marconi e sintetizzano la sua vita, immersa nei misteri dell’etere con «ardimento e costanza. Ecco le due tipiche qualità dello spirito, che as-sicurano il felice risultato alle grandi imprese, sia sul terreno profano, che nel Regno di Dio».

    della Radio Vaticana: «-

    misteriose forze della natura mette a disposizione dell’umanità, ho potuto preparare questo strumento che procurerà ai fedeli di tutto il mondo la consolazione di udire la voce del Santo Padre».

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    Non sono, queste, parole di circostanza, in quanto confermate da varie professioni di fede che Marconi non esitava ad offrire ai suoi interlocutori. Ecco quanto testimoniò ad un giovane inglese: «La sola scienza è incapace di spiegare una quantità di cose, la maggioranza delle quali comprende il segreto di tutti: quello della nostra esistenza. Chi siamo? Donde venia-mo? Come veniamo alla vita? Quantunque l’uomo, dacché ha incominciato a pensare si sia fermato su tali problemi, pure essi sono rimasti tutti insolubili. Io sono orgoglioso di dire che sono un cattolico ed un credente.

    Profonda e gravida di promettenti cambiamenti l’intuizione – che sarà poi sviluppata magi-

    stralmente da Teilhard de Chardin – che tutto è sacro per chi sa vedere: non vi è contrapposizione di profano e di sacro nelle opere genuinamente umane, che fanno capo a Dio stesso. Questi vuole che noi siamo seri nel nostro compito di sviluppare – moltiplicandoli – i nostri talenti, immersi

    operando, più che parlando.Quest’ultimo aspetto della vita di Marconi è stato messo in risalto nel libro Illustrissimi. Albino

    -assume in questa frase: “Poche parole, tanti fatti”. Sotto questo aspetto insegnate qualcosa anche a noi, che sembriamo oggi inclinati alla tendenza contraria delle molte parole (scritte o parlate) e degli scarsi frutti pratici».

    Poche parole con gli uomini, per avere tempo di parlare con Dio: «Credo che sarebbe una gran-de tragedia se gli uomini perdessero la loro fede nella preghiera. Senza l’aiuto della preghiera forse avrebbero fallito, dove sono invece riusciti. Questo mi ha permesso di raggiungere quello che ho fatto, Dio ha fatto di me un semplice strumento della Sua volontà, per la rivelazione del Suo potere divino».

    Parlare con Dio, stare alla sua presenza, scoprirlo nelle forze del creato, nelle onde magneti-che… La preghiera può essere intuita come un inviare e captare onde d’amore: «Sono orgoglioso di essere cristiano. Credo non solo come cristiano, ma anche come scienziato. Come un dispositivo

    che raggiungono il loro obiettivo di fronte a Dio».Fede e ragione al servizio delle telecomunicazioni, che sono servite per salvare tante vite uma-

    ne e che hanno acquistato un’importanza di prim’ordine nella società odierna. Valido strumento di progresso e di benessere allorché sono poste a servizio della verità – anche nel campo politico –, a servizio del diritto e della giustizia, della stima e del rispetto degli uomini chiamati a non sentirsi stranieri, a creare una comprensione reciproca, a vivere in armonia.

    È l’ideale che Marconi si è prefisso: «L’unità armoniosa delle cause e delle leggi rappresenta la Verità, l’unità armoniosa delle linee, colori, suoni e idee costituisce la Bellezza, mentre l’armonia

    GuglielmoMarconi

  • Pensieri

    delle emozioni e la volontà costituisce il Bene, che essendo la massima espressione dell’Eterno e Supremo Creatore porta l’uomo a compimento e ci spinge a cercare la perfezione assoluta».

    Armonia tra fede e ragione. Quest’ultima è come una luce fioca di fronte alla fede, alla quale Marconi attribuisce un ruolo fondamentale: «Ad ogni passo che la scienza fa, ci porta

    -molante in una foresta profonda, attraverso la quale l’umanità si sforza di trovare la sua strada verso Dio». La fede, quindi, lungi dall’essere in contrasto con la ragione, diventa stimolo alla ricerca, gusto di vivere, «ponte tra l’uomo e l’Assoluto».

    La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza:

    Più lavoro con i poteri della Natura, più sento la benevolenza di Dio per l’uomo, la grande verità che

    La cosiddetta “scienza”, di cui mi occupo, non è altro che l’espressione della Volontà Suprema, che mira

    So quanto ti amo [riferito alla moglie] e amo la bellezza della natura – l’espressione della Volontà di Dio – dove si possono trovare i valori ideali eterni:

    Ad ogni passo che la scienza fa, ci porta sempre

    foresta profonda, attraverso la quale l’umanità si sforza

    La scienza da sola non è in grado di spiegare molte cose, e soprattutto, il più grande dei misteri:

    è in grado di inviare onde invisibili per l’eternità,

    Credo che sarebbe una grande tragedia se

    Senza l’aiuto della preghiera forse avrebbero fallito,

    di raggiungere quello che ho fatto, Dio ha fatto di me un semplice strumento della Sua volontà,

    Pensieri

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  • PIERRE TEILHARD DE CHARDINUniverso: frangia delmantello di Cristo

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    «Perché, Signore? Le tue creature stanno davanti a te sperdute e angosciate, chiedendo aiu-

    ». L’esegesi ci insegna che a volte il “se” non esprime un’ipotesi, ma equivale a “poiché”. Teilhard de Chardin crede fermamente nell’esistenza di Dio che mette alla prova coloro che ama. Prova di fede, che obbliga il credente a supplicare il Signo-re, come Mosè nascosto nel cavo di una roccia: «Mostrami la tua gloria!»Salmista che invoca: «Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto»

    reso visibile nel volto di Cristo. Vedere e aiutare l’essere umano ad aprire gli occhi sul centro d’at-trazione di tutto l’universo: Cristo, Alfa e Omega di tutta la creazione. Cristo, cuore dell’evoluzione. Cristo, attrazione di tutto il creato aspirante all’unità perfetta, che raggiungerà nella sua pienezza allorché – come dice San Giovanni – noi saremo come Dio, perché lo vedremo faccia a faccia (cfr.

    deista, cioè seguace della “religione naturale” (che vede la divinità come estranea al mondo e alla storia), scettico, anticlericale e uno dei principali ispiratori del pensiero razionalista e non

    -ne del Sacro Cuore, presentato come una fornace ardente che attira a sé ogni vivente. E questo sarà il centro di tutto il pensiero di Pierre che si fa gesuita, diventa prete, subito s’impone per la vastità della sua scienza, ricopre cattedre prestigiose ma… per poco tempo. Presto il suo pensiero è giudicato non ortodosso, panteista, pericoloso soprattutto per i giovani, affascinati dal suo stile poetico e dalla profondità del suo pensiero. È la sorte del profeta.

    Dai Gesuiti, è mandato in esilio in Cina e lì si impone ulteriormente come paleontologo, con-tribuendo a scoperte importanti, che gli giovano riconoscimenti internazionali e offerte di catte-

    a Bernhard Häring, il suo pensiero entrerà in modo determinante nel documento più importante del Concilio Vaticano II, la Gaudium et spes. Tra i numerosi suoi scritti, tre sono fondamentali per conoscere il suo pensiero, intuire l’essenza della fede e comprendere il meglio del Cristianesimo: Fenomeno umano, Ambiente divino e Inno dell’universo. Testi complessi, ma particolarmente utili per quanti cercano Dio e da Lui si lasciano trovare. Ecco, sia pure con tanti limiti, una rapida sintesi.

    L’Uni-verso: tutta la creazione tende verso l’Uno, verso la Trinità, là dove i Tre sono Uno. L’Uno -

    gnore si rivela nel creato, «frangia del mantello di Cristo». Si manifesta nascondendosi nell’ostia consacrata: Teilhard de Chardin, contemplandola, la vede espandersi così da abbracciare tutta la realtà. Quando poi si ridimensiona, sorretta dalle sue mani, il corpo di Cristo riassume tutti e tutto:

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    Pierre Teilhard de Chardin

    «Grazie alla misteriosa espansione dell’Ostia, il Mondo era diventato incandescente, simile nella sua

    Una persona può vedere l’universo, l’ostia e tutto il resto senza scoprirvi nulla, anzi può essere colpita dal limite, dal peccato, dal male e… perdere la fede. Teilhard invita tutti a imparare a ve-dere ciò che è positivo, attraverso il costante esercizio di scoprire il tutto nel frammento e il fram-

    una complessità più grande) e l’“energia tangenziale” (la forza che tende a legare un elemento agli altri, nello stesso livello di organizzazione). A vedere tutto convergere verso il punto Omega (Cristo), ponendo la propria fede nel progresso, nell’umanità, nel centro sovrumanamente at-traente di personalità: il Cristo totale, Lui il capo e noi le membra. Membra divinizzate, in virtù dell’Incarnazione del Verbo eterno, come per sette secoli hanno ripetuto i Padri della Chiesa: «Dio diventa uomo, perché l’uomo diventi Dio».

    Per vedere, perciò per credere, è necessario amare la bellezza, desiderare l’unità e percepire la Grazie a questo costante esercizio, Teilhard si fa sempre più uno con tutti, diven-

    ta mistico come San Francesco che considera ogni elemento del creato come fratello e sorella, e

    grazie alla sua fede. Ne avvantaggiano grandemente la sua ricerca della paleontologia, le sue scoperte sull’identità, origine, evoluzione del passato organico e inorganico della Terra. Teilhard, in qualità di “paleoantropologo”, è presente alla scoperta dell’Uomo di Pechino, “Homo erectus”,

    diventa credente chi apre i suoi occhi sull’universo,

    Chi apre le sue labbra nella lode, cosciente – come dice la teologia orientale, ortodossa – che «Dio ascolta la nostra preghiera solo se lo Spirito Santo apre le nostre labbra per lodare il Pa-dre». Chi apre il proprio cuore ad accogliere l’amore, attinto dalla fornace ardente che è il Sacro Cuore. Chi apre le proprie mani nel custodire l’universo, per tramandarlo, migliorato, ai posteri. E quando occhi, labbra, cuore e mani sono aperti a dare e ricevere amore, allora anche i piedi si

    È chiaro, il proprio cuore (come suggerisce il Salmista, e come insegnerà anche Enrico Medi), sforzarsi di vedere ogni realtà collegata e attratta in Cristo, studiare molto e amare il prossimo, sen-za dimenticare che il primo prossimo è Dio. Convinzioni queste talmente radicate in Pierre da portarlo ad affermare: «La totalità della vita risiede nel verbo vedere». Vedere l’evoluzione dell’energia che porta la materia organica originale (cosmogenesi) a passare al pensiero (no-ogenesi), per sfociare nella nostra “divinizzazione”, la nostra assimilazione con il Figlio di Dio (Cristogenesi).

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    Panteismo? No, perché il Signore rimane il Creatore dell’universo: Egli ha messo in noi

    come Dio, che «sarà tutto in tutti» Visione troppo irenica della realtà? Teilhard parla del peccato come forza che blocca l’evolu-

    zione. Ne sente tutto il peso. Ma afferma che lo scopo dell’Incarnazione del Figlio di Dio non può essere legato solo alla redenzione dal peccato. Cristo sarebbe venuto al mondo anche se l’uomo non avesse peccatolettera di Paolo agli Efesini: «Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha be-nedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo». La “redenzione” quindi consiste nel riunire tutti in Cristo, secondo Adamo. In Lui ogni vivente può arrivare al Padre, per intonare l’Inno dell’universo.

    Benedetta sii Tu, universale Materia, Durata senza

    degli atomi e delle generazioni, Tu che eccedendo e dissolvendo le nostre anguste misure ci riveli

    Chi amerà appassionatamente Gesù nelle forze che fanno ingrandire la Terra, questa, maternamente lo solleverà con le sue braccia gigantesche e gli farà

    Le analisi della Scienza e della Storia sono molto spesso esatte; ma non tolgono assolutamente niente all’onnipotenza divina, né alla spiritualità dell’anima,né al carattere soprannaturale del Cristianesimo,

    Cristianesimo ed Evoluzione: non due visioni inconciliabili, ma due prospettive fatte per modellarsi,

    non era già inscritta da molto tempo nelle istintive invenzioni del linguaggio parlato?

    Noi non siamo esseri umani che vivono

    Cristo non è un accessorio in più aggiunto al Mondo, un ornamento, un re come lo consideriamo, un proprietario

    fondamenta e la chiave di volta,

    (Dio) creò la Vergine Maria, e cioè fece sorgere sulla terra una purezza così intensa da potere, in seno

    sua realtà, la capacità che la purezza ha di far nascere

    Nessuno come l’Uomo chino sulla Materia comprende quanto Cristo, grazie alla sua Incarnazione,

    Un giorno, dopo aver dominato i venti, le onde, le maree e la gravità, imbriglieremo l’energia dell’amore; e, per la seconda volta nella storia del

    Dio si presenta e si dona agli uomini con una realtà e una ricchezza molto diversa, a seconda della fede, della fedeltà, della purezza che trova in ciascuno

    Pensieri

  • EDITH STEINDalla scienza dellafilosofia a Cristo

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    -ranza e dell’amore. Tra questi spicca in modo straordinario Edith Stein

    -lumetto che ho scritto sulla sua vita: z, edito da Elledici/

    -

    indiscutibile dei nostri tempi», ed entra nella cerchia dei suoi discepoli.-

    sofo”. La accostano due giovani professori, Adolph Reinach e Max Scheler, che la introducono

    una chiesa cattolica, a scopo turistico. A un tratto vede una donna del popolo, con la borsa della

    non poter più dimenticare quella scena. Comincia così in lei, quasi inavvertito, il paziente lavorio della Grazia che la porterà dall’ateismo a Cristo.

    miliardo di persone saranno travolte dalla bufera. La prima grande follia di un secolo, che ne co-

    nella Croce Rossa, come aiuto infermiera. Nell’ospedale presso il quale presta servizio, la croce-

    sofferenza. E si merita una decorazione.Poi torna a Gottinga per terminare la tesi. Consegue la laurea: summa cum laude. Ora è Frau-

    In seguito alla dolorosa notizia della morte al fronte di Adolph Reinach, Edith, amica di fami-glia, corre a Gottinga per essere accanto alla giovane moglie e recarle conforto. Trova l’amica col volto segnato dal dolore, ma in un’indicibile pace. Si sente dire: «Sono lacerata nel cuore, ma ac-

    e vita a tutti. Il mio cuore mi dice che Adolph ora vive con Dio. Ha raggiunto il suo obiettivo». Edith ascolta sconcertata queste parole. E molti anni dopo commenterà: «Fu il mio primo incontro con la Croce, la mia prima esperienza della forza divina che dalla Croce emana e si comunica a quelli che l’abbracciano. (…) Fu quello il momento in cui la mia incredulità crollò».

  • 20

    EdithStein

    Edith torna a Friburgo, al suo lavoro all’università, ma ora tutto per lei sta cambiando: il Cristia-

    la guerra mondiale si conclude, con i suoi dieci milioni di morti e con l’Europa da ricostruire. Edith si impegna attivamente in politica. Sono pochissime le donne che lo fanno, ma lei sente di dover contribuire a costruire una nuova patria.

    amici, i coniugi Conrad-Martius. Un giorno è in casa tutta sola, gli amici si sono assentati. Lei trova altri amici: i libri della biblioteca. È già notte inoltrata, e non riesce a dormire. Racconterà: «Presi

    Vita di Santa Teresa d’Avila, scritta da lei stessa. Cominciai a

    me stessa: questa è la Verità!».Un mattino si reca alla chiesa cattolica, assiste alla prima messa della sua vita e resta colpita

    dal raccoglimento dell’anziano sacerdote. Lo raggiunge in sacrestia e gli dice: «Vorrei ricevere il battesimo». «Conosce la dottrina cattolica?». E lei impacciata: «La prego, reverendo, mi interroghi». Risulta più che preparata. Riceve il battesimo e da quel giorno la Comunione diventa il suo pane quotidiano.

    tutta al Signore in un convento. Egli la ritiene più adatta alla vita attiva e la orienta verso le Suore Domenicane. Insegna nel liceo di Spira e tiene conferenze di formazione pedagogica

    -desco. Fa conferenze anche fuori patria: in Svizzera, Austria, Cecoslovacchia, Francia. Lavora a favore della promozione sociale della donna.

    Ma – per assurdo – lei è donna, cattolica ed ebrea: tre motivi perché nel nuovo clima le precludano l’accesso alla carriera universitaria. Le tensioni esplodono. Hitler è il nuovo nome,

    razzismo e prepara la guerra.Un giorno, in un’omelia, Edith sente citare Pascal e quel suo assioma folgorante: «Gesù

    carmelitana, a Colonia. Emette i voti di povertà, castità e obbedienza. Sceglie il nome di Te-resa Benedetta della Croce, e con quel “della Croce” dichiara la sua disponibilità a tutto. L’ob-bedienza le assegna di continuare i suoi studi e le traduzioni, e compone libri di spiritualità.

    Intanto Hitler prosegue nel suo piano mostruoso di eliminare gli ebrei, gli zingari, i por-

    suore del Carmelo di Echt pregano in coro, quando il campanello della porta d’ingresso suo-na con colpi secchi e ripetuti. La portinaia apre e si trova di fronte due agenti della Gestapo: vogliono le due sorelle Stein.

  • 21

    Non mi è mai piaciuto di pensare che la misericordia

    si debba uscire da sé, entrare nel mondo per portarvi

    Il nostro amore verso il prossimo è la misura del

    Da Te lasciato, il mio essere cadrebbe nell’abisso

    Tu, iù vicino a me di me stessa, e più intimo del mio intimo, e tuttavia inafferrabile e incomprensibile, che oltrepassi ogni nome: Tu, amore eterno!

    Bisogna considerarsi davvero uno strumento e soprattutto ritenere le forze con cui si lavora (nel nostro caso l’intelletto) qualcosa che usiamo non

    Ciò che possiamo fare, in paragone a quanto ci viene dato, è sempre poco… Il Cielo non prende

    Concediti in chiesa tanto tempo

    In fondo ciò che devo dire è sempre una piccola, semplice verità: come imparare a vivere con la mano

    L’essenziale è solo che ogni giorno si trovi anzitutto un angolo tranquillo in cui avere un contatto con Dio,

    La via della sofferenza è la più sicura per giungere

    La vocazione non la si trova semplicemente

    è una risposta che si ottiene con la preghiera

    Pensieri

    Suor Teresa Benedetta segue la superiora. Ha capito… Torna in coro, sosta qualche istante in preghiera, poi dice: «Pregate per noi, sorelle». Mette insieme un poco di cibo e di vestiario

    scritto:

  • DAG HAMMARSKJÖLDDio non si dimostra, si mostra

  • 23

    La scelta di parlare di Dag Hammarskjöld – che fu per due mandati Segretario Generale dell’ONU – è legata, oltre al messaggio che da lui possiamo cogliere, a ciò che su di lui ho appreso dalla dolorosa esperienza da me vissuta nel Sud del Congo, Paese un tempo chia-mato Katanga. Con un sottosuolo ricchissimo questa regione, oltre cinquant’anni fa, avendo chiesto l’autonomia dal governo di Kinshasa fu vittima di una tremenda repressione: un vero e proprio genocidio. Dag cercava di fare opera di mediazione e di aiutare gli abitanti del Katanga a liberarsi dai gioghi delle multinazionali. Morì in un incidente aereo che, a detta di alcuni docenti universitari congolesi, non fu casuale. E ne ebbi conferma in una discussione con docenti universitari congolesi, alcuni dei quali apertamente parlavano dell’uccisione del grande statista.

    Quella zona, da allora, non ha più avuto nessun sussidio dal governo centrale di Kinshasa ed è ridotta alla miseria, come Dag prevedeva sarebbe capitato. Chi ha letto il suo diario e chi ha un po’ di familiarità con la storia, non dubita di essere di fronte ad un vero martire della giustizia. Partendo dalla sua morte possiamo valutare tutta la sua vita, come diceva il saggio greco Solone (VII secolo a.C.): «Per giudicare un uomo bisogna aspettare l’ultimo istante del-la sua vita».

    in vista del paese. Studia economia e giurisprudenza e ricopre diversi incarichi di governo, tra

    dell’ONUOriente, quella ungherese, quella libanese. Crea la prima forza armata di “peacekeeping”

    -ni che cercano l’indipendenza, osa contrapporsi alle grandi potenze e appoggia il processo di decolonizzazione, attirandosi molte critiche da parte dei Paesi occidentali.

    Riservatissimo, programma la sua esistenza come una missione, quasi una vocazione divi-na. Vive la politica con passione, ma la sperimenta pure come una “via crucis”, cosciente delle gravi responsabilità di chi si mette completamente al servizio dei propri fratelli, specialmente

    deve scomparire e il funzionario civile internazionale deve prendere il suo posto».

    in politica, non parla mai di Dio, della sua fede e della religione cristiana. Sembra prendere alla lettera il monito del Salmista: «Sta’ in silenzio davanti al Signore». E vive la sua spiritua-lità in solitudine – legge il Vangelo, la vita dei santi (soprattutto dei mistici) e dei maestri di spiritualità: San Giovanni della Croce, Blaise Pascal, Martin Buber –, mentre fa di essa la base del suo impegno a servizio del bene comune. Non dimostra a nessuno che Dio esiste, ma ha la segreta aspirazione di mostrarne l’esistenza attraverso il suo impegno umanitario: servire

  • 24

    DagHammarskjöld

    Veniamo a conoscenza della sua fede profonda grazie al diario, scritto originariamente per se stesso, ma poi consegnato ad un amico con il permesso di pubblicarlo dopo la sua morte. Quelle pagine scandiscono il suo cammino di fede, i suoi progressi e le cadute, la volontà di conoscere sempre più a fondo se stesso, Dio e gli altri, con il desiderio di essere per tutti un dono e non un peso. Non nasconde le sue debolezze, i difetti, le tentazioni quali l’ambizione e l’orgoglio. È cosciente che per essere indulgente con i limiti altrui, deve essere estremamente esigente nel lottare contro le proprie debolezze.

    E prega per migliorare il suo carattere. Nei palazzi dell’ONU fa costruire la stanza del si-lenzio: un luogo dove ogni persona, a qualunque religione appartenga, possa ritirarsi in meditazione, in preghiera, alla ricerca del senso della vita: «Ciascuno di noi si porta dentro un nocciolo di quiete, circondato di silenzio. Questo palazzo, dedicato al lavoro e alla discussione al servizio della pace, deve avere una sala dedicata al silenzio, in senso esteriore, e alla quie-te, in senso interiore. L’obiettivo è stato creare in questa saletta un luogo le cui porte possano

    In questa sala è proprio così. La sala è de-dicata a coloro che si recano qui per riempire il vuoto, con ciò che riescono a trovare nel loro centro interiore di quiete».

    Il tema del silenzio per cercare il senso della vita ricorre di frequente nei suoi scritti: «Chie-do l’assurdo: che la vita abbia un senso. Mi batto per l’impossibile: che la mia vita ottenga un senso».

    E scopre che Ed è interessante vedere come, arrivato ad una posizione invidiabile per tante persone,

    non cerchi soddisfazione nel successo personale, ma nella silenziosa ricerca di ciò che è es-senziale nella vita: vivere di una fede non sbandierata ma profonda, libera da incrostazioni dogmatiche, concretizzata nel cercare il bene di tutto l’uomo, di tutti gli uomini. È la fede di

    vita, di ogni bellezza, di ogni bontà: da Te vengono e a Te ascendono tutte le cose. Posa la tua mano sul mio capo, o Dio, perché il male e il caos che è in me non mi travolga…».

    Nelle sue preghiere sembra di leggere Einstein quando afferma che, in ultima analisi, quello che veramente conta è conoscere il Fondamento del tutto: «Dio, abbi pietà dei nostri sforzi, così che noi dinanzi a Te, in amore e fede, giustizia e umiltà, possiamo seguirti, in disciplina, lealtà e coraggio, e incontrarti, nella quiete. Dacci sensi puri per vederti, sensi umili per udirti, sensi d’amore per servirti, sensi di fede per viverti. Tu che io non conosco ma a cui appartengo, Tu che io non intendo ma che hai votato me al mio destino».

    Destino di un diplomatico che, nella più grande discrezione e riservatezza, cerca di attivare tanti canali a sua disposizione per tessere la pace, creare ponti, favorire il dialogo.

  • 25

    Devi essere severo verso te stesso per avere il diritto

    Solo la consapevolezza raggiunta nell’inseguire la struggente luce interiore ci permette di comprendere cosa sia la fede

    di ogni bellezza, di ogni bontà: da Te vengono e a Te

    o Dio, perché il male e il caos che è in me

    Dacci pace con Te, o Dio, pace con gli uomini,

    O Signore, Tu che sei al di sopra di noi, Tu che sei anche in noi, Tu che io non conosco, ma a cui appartengo, Tu che io non comprendo, ma che

    via delle tue segnalazioni interiori in amore e pazienza,

    Fa’ che io non disperi mai, perché sono sotto la tua

    o Signore, ogni ora ha senso e grazia, elevatezza e pace

    A quel momento risale la certezza che l’esistenza abbia un senso e che dunque la mia vita,

    ho saputo che cos’è “non volgersi indietro”,

    Nella condizione umana è un tradimento non

    altri credono in te!

    Ebbi un tempo e un luogo in cui seppi che la via porta ad un trionfo che è rovina e a una rovina che è trionfo… Più oltre sulla via imparai, passo per passo, parola per parola, che dietro ogni detto dell’eroe dei vangeli sta un essere umano e l’esperienza di un

    Prega perché la tua solitudine sia di sprone a trovare qualcosa per cui vivere, abbastanza grande

    Al passato: grazie! Al futuro: sì!

    Pensieri

    Si sforza di essere sempre neutro nelle crisi internazionali, mettendosi al di sopra delle parti: posizione che dovrebbe essere tenuta da tutti i politici, ma che rende estremamente vulnerabile chi non ha le spalle ben coperte da alcuni “partigiani”. Vulnerabilità non teorica per Dag, che cade vittima delle trame di chi ha tutto l’interesse perché il Katanga non arrivi all’autonomia. Martire della giustizia cercata nella pace che per lui non è un’astrazione, ma si concretizza in una persona:

    attività umanitaria.

  • ETTORE MAJORANAENRICO FERMITormento e estasi

  • 27

    Uno sconvolgente silenzio avvolge l’antico convento di Farfa, -

    zione. Timoroso, guardingo e rispettoso m’accosta un uomo di circa sessant’anni, con un volto da bambino. M’invita a guardare il cielo. Le stelle. Accenna alla sacralità della materia e alla sublimità dello spirito. Poi, preciso, pone la domanda: «Secondo te, esistono altri pianeti popolati da esseri umani?». Sorride il mio interlocutore alla mia risposta dogmatica e comincia a parlare in parabole.

    Nei suoi occhi è palpabile la presenza del Mistero. Da lui voglio sapere di più della sua vita, delle sue idee, della sua concezione di Dio e dell’universo. Ma presto l’idillio è infranto. «Le voci. Le voci!», sussurra colui che ai miei occhi pare un monaco. Poi si dilegua nell’oscurità.

    Passano alcuni anni. Durante una lezione parlo dell’incontro con quel misterioso personaggio a Farfa, il cui ricordo è sempre vivo dentro di me. E uno studente, senza esitazione, interviene a dare un nome a quell’individuo: «Da quello che lei dice, dalla descrizione del carattere di quel personaggio e soprattutto da quella fuga in seguito alla percezione delle voci, non esito a dire che lei incontrò Ettore Majorana».

    Ho scritto un libro su di lui, ma non l’ho ancora pubblicato perché nella sua città natale, non solo non ho trovato interesse e collaborazione, ma invidia e frasi cattive su questo genio che Fermi

    Qui mi limito a parlare prevalentemente di Majorana. Timido e umile collaboratore di Fermi, da lui scelto all’inizio come maestro e dimostratosi, poi, di gran lunga superiore al maestro stesso.

    Enrico Fermi -mio Nobel. Noto per i suoi studi teorici e sperimentali nell’ambito della meccanica quantistica.

    Così egli parla della sua fede: «Una sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno, tardo a ve-nire, seduto sull’erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni contadini (…). Uno di loro parla di rado e prende la parola per dire cose opportune, sensate e qualche volta sagge.

    rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti alle stelle, esclamò, quasi obbe-dendo ad una ispirazione profonda: “Com’è bello! E pure c’è chi dice che Dio non esiste”».

    Come per il contadino, anche per Fermi la fede è estasi, contemplazione, stimolo per passare dalla bellezza del creato alla Fonte di ogni bellezza: Dio. Lo scienziato così commenta, dopo molti anni, quell’esperienza: «Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremila anni: “I cieli narrano

    “Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sul capo e la legge morale nel cuore”».

    Parlando di una fede basata sulla convinzione che scienza e fede non sono l’una contraria all’altra e che la fede si nutre di contemplazione e di bellezza, si mette in risalto il fatto che per Fermi la propria credenza in Dio si esprime con un carattere “estatico”, nel senso etimologico:

  • 28

    Ettore MajoranaEnrico Fermi

    forza che aiuta il credente ad uscire fuori di sé, per cercare nell’Assoluto il senso e il fondamento del tutto. Una fede senza tormenti, pur nella coscienza del dramma che Ettore Majorana sta sperimentando, a causa della coscienza che gli studi sull’atomo avrebbero portato alla bomba atomica. Fermi risolve il problema mettendosi in contatto con il governo americano: l’eventuale

    Il volto della fede di Ettore Majoranadi “estasi”, si presenta prevalentemente come tormento. Fin dall’età di cinque anni, Ettore rivela una spiccata attitudine per la matematica. Risolve a mente calcoli complicati. Fino a nove anni è suo padre ad occuparsi della sua educazione. Successivamente passa al Collegio “Massimiliano Massimo”, dei Gesuiti. Egli deve a questi buona parte della sua formazione spirituale, morale e religiosa: a tutti sono note la disciplina, la sistematicità, il rigore, la serietà e il rispetto dei valori e della personalità dei singoli individui che si lasciano da loro guidare.

    Alla normale pratica religiosa dei primi anni di studio, si aggiunga il fatto che Ettore sceglie

    Ricceri, mantenendo il segreto professionale, non ha mai voluto rivelare alcunché su questo suo

    riservatezza di Ettore nel parlare di Dio, «tutto fa ritenere che egli avesse conservato dall’educazione giovanile uno spirito sostanzialmente religioso».

    Non si sa cosa pensi Majorana nei confronti di intuizioni e previsioni di ciò che sarebbe accaduto in seguito agli studi dei “Ragazzi di via Panisperna” (quanti lavorano con Fermi). Forse non avrebbe voluto essere un genio di tale grandezza: svolge a mente operazioni per risolvere le quali Fermi impiega molto tempo. Certamente soffre di un grave malessere interiore se, nel bel mezzo del

    -mente avanti nei tempi e che sarebbero valsi ad altri per ricevere, dopo oltre vent’anni, due Premi

    vita pubblica e alla sua carriera per sparire nel nulla.Il dramma di Majorana si riassume così: lo scienziato ha gravi responsabilità di fronte all’uso

    che verrà fatto delle proprie scoperte. Lapidariamente Ettore riassume i suoi drammi con una frase comunicata ad un amico:

    trent’anni, alcuni anziani monaci mi hanno parlato – sia pure con alcune riserve – di un frate mate-matico, alquanto interessante, presente nel loro convento in quel periodo, evidentemente con un nome diverso da quello che avrebbe avuto “nel mondo”.

    A Trapani mi hanno parlato di un grande matematico che viveva di elemosina, faceva penitenza, camminava sempre in ginocchio “in riparazione dei peccati”: lo chiamavano “il cane di Trapani”.

  • 29

    Ci sono soltanto due possibili conclusioni: se il risultato conferma le ipotesi, allora hai appena fatto una misura; se il risultato è contrario alle ipotesi,

    ...inoltre

    Probabilmente, avverte tutto il peso del suo genio, e mal sopporta il ruolo centrale che gli viene attribuito

    Majorana non resse il peso delle responsabilità dettate dal proprio ruolo di scienziato in un’epoca come quella atomica e, consapevole di dove avrebbero portato le scoperte di Fermi e del gruppo di via Panisperna,

    Al mondo ci sono varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fanno del loro

    C’è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentale per lo sviluppo

    Ettore Majorana aveva quel che nessun altro

    quel che è invece comune trovare negli altri uomini:

    La professione del ricercatore deve tornare alla sua tradizione di ricerca per l’amore di scoprire nuove

    dall’ignoto e la vocazione dell’uomo di scienza è di spostare in avanti le frontiere della nostra conoscenza in tutte le direzioni, non solo in quelle che promettono

    Ero giovanissimo, avevo l’illusione che

    Pensieri di Fermi

    Perché proprio in questa città? Evidentemente per poter consultare il vescovo, suo padre spiritua-le. Quindi, un uomo di fede, riservato e timido, genio incomparabile, timorato di Dio, avrebbe potuto ammazzarsi? A chi interessa farlo passare per ateo e suicida, nonostante tante prove in contrario? Che dire di tante scuole disseminate in tutta Italia dedicate ad Ettore Majorana? E non possiamo fare un parallelismo con Dag Hammarskjöld, che abbiamo scoperto essere un mistico solo grazie al diario lasciato come testamento ad un amico?

    Dio – che è fonte di estasi e tormento – «è gratuito, ma non superfluo». Non è il “Deus ex machi-na” che soppianta l’essere umano, ma Colui che dà significato alla vita di chi lo cerca, amando. Non è l’oggetto di una nostra conquista, ma assoluta grazia e pura gratuità. Così Majorana lo percepisce, ha un rapporto intimo con Lui, sente come peccato tutto ciò che non l -do nella divina misericordia, è capace di spendere il resto della propria vita facendo penitenza per la sua “hybris”: la tracotanza (lo spingersi con il pensiero oltre la giusta misura), la colpa per un evento

    senso di responsabilità per quanto possa succedere alle future generazioni. Ed è segno di grandezza

  • ENRICO MEDIArmoniatra fede e ragione

  • 31

    «Professore, c’è contrasto tra scienza e fede?», chiede uno studente universitario a Enrico Medi. Rispon-de: «È come se tu mi domandassi se c’è contrasto tra i piedi e la testa. I piedi camminano, la testa li guida sulla via da percorrere. I piedi sorreggono la testa e la testa guida nella luce il cammino tentennante dell’uomo».

    per conoscere e ammirare le meraviglie profuse da Dio nell’immensità del creato». Fa cose grandi, ma il dono più prezioso a noi tramandato è la sua visione profetica sul mondo, sulla storia, sull’umanità. Il suo sguardo inebriato di Dio. Il Dio di Gesù Cristo. Il Dio incontrato nello sguardo del fratello.

    Vive in maniera armonica le sue numerose attività grazie alla sua costante ricerca dell’unità,

    suo cuore”: unità interiore, frutto della sua concezione antropologica e della sua profonda spiri-

    tua verità io cammini. . La sua vita testimonia la

    tutta la sua vita, in tutte le sue manifestazioni. Fede che s’irrobustisce nella speranza, sinonimo di certezza di vita nuova ed eterna, in unione con Cristo. Fede e speranza che sfociano nella carità,

    -

    l’ho presa proprio per questo: perché sentivo una vocazione, nella mia miseria, dell’armonia

    all’università di Palermo. Negli anni della seconda guerra mondiale lavora per lenire le soffe--

    il Cielo» e vera via da seguire per giungere alla piena realizzazione della propria personalità.Medi considera fede e scienza come due ali per volare verso la verità, la libertà e la bellezza.

    Verso Dio, senza del quale l’essere umano perde la sua identità e la sua grandezza: «L’uomo diventa grande quando nella sua piccolezza raccoglie la grandezza dei cieli e lo splendore della terra e al Padre comune li offre in adorazione e in amore».

  • 32

    EnricoMedi

    Tutto quello che siamo e facciamo rischia di essere pura dispersione se non troviamo uni-tà e armonia in Dio: «Nessun essere creato ha in sé la completezza: ciascuno rappresenta, contiene un particolare e limitato modo di essere, con sue caratteristiche che lo distinguono dagli altri. (…) L’uomo, come tale, ha una sua completezza di animo e di corpo, è una persona

    distinzione delle persone, nella diversità dei caratteri, a completare la propria natura e a dare origine ad un’unità misteriosa».

    Unità in Dio che parla a noi con la voce del creato, della scienza e della rivelazione: «Dio è autore della natura e della rivelazione. Sono due strade diverse che portano alla Sua parola nella quale non può esistere contraddizione. La fede è più diretta, tocca argomenti di valore

    E man mano che la scienza procede, la fede ne riceve conforto».

    Unità misteriosa in Cristo: Creazione, Incarnazione e Risurrezione, pur distinte, sono parte dell’unico Mistero che congiunge terra e cielo, innalzando l’essere umano a vette sublimi.

    Medi crede in Dio, nella scienza e nell’uomo. All’essere umano si rivolge con grande pas-

    Vangelo per lasciarsi plasmare dalla Parola. Parola divina che sublima la parola umana: «La parola è un poco una sintesi del sentire e del donare: il ponte dell’intendersi, la via dell’a-marsi».

    È tuttora possibile sentire la registrazione delle sue conferenze: la sua parola, il suo entu-siasmo e la sua fede non possono lasciare indifferente chi ancora sa ascoltare con il cuore. Ma chi conta solo sull’intelligenza e guarda con sospetto l’uomo di fede, sarà tentato di accusarlo di fanatismo. Accusa non ipotetica, alla quale Medi così risponde: «Credo in Dio come sul fatto che cinque per otto fa quaranta. Allo stesso modo credo nella legge di Ohm: quando

    Collegando la testa con il cuore, il corpo con lo spirito, la fede con la ragione si hanno ali per volare verso la Verità, l’Unità e la Bellezza, come recita l’Enciclica Fides et ratio, il cui primo paragrafo sembra scritto per riassumere la vita di Enrico Medi: «La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità.

    conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso». Queste parole di Giovanni Paolo II riassumono la vita di Enrico Medi, del quale

    pochi scienziati affermano positivamente l’esistenza di Dio e vedere da quale personale rap-porto con Dio, con l’uomo e con i grandi problemi e valori supremi della vita essi stessi siano sostenuti. (…) Basti qui il riferimento ad uno scienziato italiano, Enrico Medi».

  • 33

    nessuno ci può toccare, nessuno ci può far del male,

    Abbiate fede! La fede muove le montagne; e se oggi tante cose vanno male è perché la nostra fede

    Signore, io credo che quello che ti chiedo Tu me lo dai; lo credo perché sei onnipotente, lo credo perché credo in Te; lo credo perché la mia fede è grande quanto un granello di senapa e allora –

    Diciamo le cose come sono: la durezza del cuore è la disgrazia più grande che possa capitare a un essere

    tutti intelligenti, quello che ci manca è il nostro cuore che è sbandato, che ha paura di amare perché ha paura

    La mente dell’uomo è fatta per la luce, ogni sorgente di luce che si accende nella sua anima non fa

    la fede ne riceve conforto: sempre nuove armonie si schiudono al pensiero, la profondità dei misteriosi meandri della vita appaiono sempre più nella luminosa composizione del disegno del Creatore, che, facendo l’uomo signore della terra, centro della creazione e dell’universo, lo ha chiamato ad unavita

    La rivelazione e la teologia hanno illuminato

    L’uomo fa della vera scienza quando dimentica se

    promana: egli sa di non essere creatore di nulla e che la sua grandezza è solo nella fedeltà con cui accetta

    Sacerdoti, io non sono un prete e non sono mai

    dopo aver celebrato la Messa? Ogni giorno avete

    essere atei per coprire col rumore delle bocche la voce

    prove più fulgide che Dio c’è: non si combatte e non

    Pensieri

  • ETTYHILLESUMDalla scienza dell’uomoa Dio

  • 35

    «Basta una lacrima di un bambino innocente per dimostrare che Dio non esiste». Questo il “ritornello” che sentivo ripetere dai giovani universitari a metà degli anni Settanta, in Russia. Pure in altre parti del mondo il dolore innocente è motivo di scandalo e perdita di fede. Nel

    terra, una giovane donna ha affrontato la morte con serenità e ha aiutato altri a morire con dignità, grazie alla fede scoperta proprio nel dolore. Fede sperimentata come inestimabile tesoro, grazie all’amore per tutti e per tutto ciò che esiste e all’intuizione: «Senza Dio il mondo è assurdo». Fede in Dio “disseppellito” dalla parte più intima di sé, quale Fonte stessa dell’e-terno Amore.

    Etty (Esther) Hillesum

    che aveva il doppio dei suoi anni: lo psicoterapeuta Julius Spier. L’inizio della convivenza fu burrascoso. Poi ci fu un consolidamento del rapporto caratterizzato da una serie di paradossi:

    E in questo cammino si aprì alla bellezza della vita, all’unicità di ogni essere umano, al bisogno

    inginocchiarsi»...Spier l’aiutò ad affrontare le Sacre Scritture, ad aprirsi a tutte le religioni, a non aver paura

    a pronunciare il nome di Dio. Anche un amore contraddittorio può portare alla maturità un uomo e una donna, in virtù della loro capacità di gioire di tutto, di meravigliarsi, di amare tut-to il creato e specialmente gli esseri umani, che non vanno giudicati, ma accettati con le loro grandezze e i loro limiti. La fede di Etty nell’amore l’aiutò a trasformare il desiderio dell’altro in relazione umana con l’altro. Con l’Altro.

    In virtù di un paziente lavoro di conoscenza di se stessa, scoprì un po’ alla volta di essere un frammento del divino: «Quel pezzetto di eternità che ci portiamo dentro…». Fece una pro-gressiva esperienza di un Dio che abbraccia tutta l’umanità e nel quale ci sentiamo tranquilli,

    La fede l’aiutò a vincere – o per lo meno a controllare un po’ alla volta – tutti gli innamo-ramenti che viveva con un temperamento passionale, con un grande desiderio di imposses-sarsi della persona amata. Grazie alla fede sperimentò il gusto di amare tutti, di perdonare tutti. Non praticò la religione ebraica e neppure quella cristiana, benché si stesse sempre più avvicinando a Cristo: voleva vivere come Lui e seguire il Vangelo.

    E fu ancora la fede a permetterle di affrontare il tragico momento della guerra senza esser-ne sopraffatta e dominata. Anzi, fu lei stessa a dominare la situazione con una libera scelta:

  • 36

    EttyHillesum

    avrebbe potuto mettersi in salvo, aiutata da tanti amici e ammiratori, ma preferì condividere volontariamente la sorte degli altri ebrei, condannati allo sterminio nel campo di concentra-mento, per aiutarli a lenire il dolore.

    Proprio nel tempo in cui un’altra ragazza – Anna Frank –, nella stessa zona, scriveva il suo stupendo diario, anche Etty cominciava a comporre il suo. In esso è messa bene in evidenza la sua convinzione: l’unico modo di rendere giustizia alla vita è quello di non abbandonare chi è in pericolo, e di usare la propria forza per portare la luce nella vita altrui.

    Siccome la comunità ebraica viveva nel terrore, Etty, cosciente degli immensi doni ricevuti da Dio, si prodigò per essere un dono per tutti, consigliando gli ebrei a rispondere al male con il bene e – anziché ripiegarsi sulle proprie sventure – a diventare balsamo per le tante

    c’è in ognuno di noi, perciò la priorità assoluta per tutti è: convertire se stessi, cercare dentro di sé i mezzi necessari per portare la pace nel mondo, che sarà il risultato della pace che cre-iamo dentro di noi.

    Ed ecco il cuore del diario di Etty: non si deve incolpare il Signore per i mali dell’umanità, né aspettarsi una salvezza da Dio, anzi «è Dio che deve essere salvato dall’uomo»: vale a dire, l’essere umano deve sentirsi responsabile delle proprie scelte e delle proprie azioni, deve re-alizzarsi facendo del bene, deve prendere sul serio la propria libertà, che nessuno – neppure in un campo di concentramento – può rubare. In questo contesto si comprendono la familia-

    aiutarci, ma tocca a noi aiutare Te». Come? Portando Dio agli altri. Con Lui, il campo di concentramento non è più una prigione

    per chi diventa libero dentro. La prigione, anzi, si converte in un campo di vittoria. Ovunque noi siamo – anche nella cella più buia – dobbiamo credere che sopra di noi c’è il cielo, sorretti dalla forza che ci è data dal Signore: «Possiamo soffrire, ma non dobbiamo soccombere».

    Certo, pure Etty visse dei momenti molto brutti. Cercava di superarli lavorando per gli altri. Lo confessò candidamente in una pagina del diario, là dove descrisse il modo in cui reagì alla disperazione creata da un’orribile situazione. Sia pure inondata di lacrime si disse: «Ora preparo la tavola».

    Forse, tre immagini possono aiutarci nella lettura di questa donna: l’intuizione del poeta Be-

    nigni La vita è belladi Cristo agli inferi.

    «Discese dal cielo»: svuotamento totale di un Dio che si fa peccato, si fa maledizione e non sceglie come suoi ministri degli angeli, ma dei poveri peccatori. Discese dal cielo e, peggio

    -

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    Di fronte allo scandalo delle ingiustizie, del dolore e della morte, Etty – scoperto Dio – ha vissuto il limite umano come un mistero che tutti noi dobbiamo meditare continuamente, se vogliamo innamorarci della vita. Ponendo accanto a noi sorella morte, Dio non ci ruba il gusto

    «…eppure un giorno sarò eterno». E dà a Etty quella fede che si fa creativa convinzione: «Se Dio non mi aiuta più, sarò io ad aiutare Dio».

    A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo

    Amo così tanto gli altri perché amo in ognuno

    Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui

    passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora

    continuare a scavare per cercare Dio nel cuore di ogni

    Ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo

    I domini dell’anima e dello spirito sono tanto vasti

    privata della mia libertà e non c’è nessuno che mi

    Mi hai resa così ricca, mio Dio, lasciami dispensare

    un colloquio ininterrotto con te, mio Dio, un unico

    A volte, quando me ne sto in un angolino del campo le lacrime mi scorrono sulla faccia, lacrime che

    Anche di sera, quando sono coricata nel mio letto e riposo in te, mio Dio, lacrime di riconoscenza mi

    Pensieri

  • ANTONINOZICHICHIAlleanzatra scienza e fede

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    -

    Antonino Zichichi non teme di mostrarsi più interessato

    delle principali trasmissioni televisive nazionali, nei dibattiti pubblici, nelle assemblee stu-dentesche e nelle conferenze tenute spesso nelle chiese. Non disdegna di esprimere il suo pensiero – riassumibile nell’alleanza tra fede e scienza – confutando chi dall’agnosticismo passa all’ateismo, dando voce a problemi millenari: se Dio è buono, da dove viene il male? Se Dio esiste, perché permette la morte di fame di tante persone? Come conciliare Dio e le

    sofferenza di un bambino innocente?Il teologo potrebbe rispondere ponendo un’altra domanda: perché chiedere alla ragione

    di dimostrare l’esistenza di Dio? Il suo compito non consiste, forse, nel prepararci all’incontro con il Signore e nell’intervenire dopo l’esperienza di fede (le “ragioni del cuore”, come diceva Pascal) per approfondire il mistero e scoprire l’armonia delle verità da noi credute? Ragione

    tutte le risposte ai nostri quesiti.

    armoniosamente sposata con la scienza, dà una risposta sia di tipo esistenziale, sia di tipo cosmologico. Parte dalla creazione del cosmo e afferma che scienza e fede devono essere le

    Secondo lo scienziato, il fatto stesso che

    che vanno nello stesso verso, cioè univoche), dimostra che ci sia stato un Creatore e quindi una mente intelligente che lo ha progettato.

    A chi gli obietta che la scienza moderna ora parla di “multiverso” (diverse leggi per diversi

    dall’atto galileiano di umiltà intellettuale: Colui che ha fatto il mondo è più intelligente di -

    ca abbia scelto il Creatore per creare il mondo e noi stessi c’è una sola possibilità: porgli

    alla superiorità intellettuale del Creatore di tutte le cose visibili e invisibili, e realizzare un esperimento. È stato così per l’antimateria nucleare, come per tante altre scoperte. (…) Oggi la scienza è arrivata alla soglia del supermondo, per quell’atto di fede e di umiltà intellettuale maturato nel cuore della cultura cattolica con Galileo Galilei».

    Mentre si può capire una persona che si dichiari agnostica, come si può confutare chi si dichiara ateo? La posizione di Zichichi è chiara: «La scienza non ha mai scoperto nulla che sia

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    in contrasto con l’esistenza di Dio. L’ateismo, quindi, non è un atto di rigore logico teorico, ma un atto di fede nel nulla».

    Si potrebbe paradossalmente dire che il vero credente è chi si dichiara ateo: solennemen-

    presocratici – non dovrebbe dire nulla, per non cadere in contraddizione. Non dire nulla per non rendere il mondo sempre più triste, invaso dagli “dèi”, opera della mano d’uomo: «Quan-do il cielo si svuota di Dio, la terra si riempie di idoli» (Karl Barth) e per evitare il proliferare dei “santoni”, dei ciarlatani e dei creduloni: «Gli atei non sono quelli che non credono in niente, ma quelli che credono in tutto» (Gilbert Keith Chesterton).

    Oscurare il volto di Dio, negarne l’esistenza, deridere i credenti equivale a rubare agli uo-mini il gusto di sognare, di aumentare il potenziale d’amore da seminare qui in terra per

    o si coltiva da giovani, o non si gode quando più se ne sentirebbe il bisogno: «La speranza all’uomo del terzo millennio – afferma categorico Zichichi – solo la scienza e la fede posso-no darla. Questa speranza ha due colonne. Nella sfera trascendentale della nostra esistenza la colonna portante è la fede. Nella sfera immanentistica della nostra esistenza la colonna portante è la scienza. Noi siamo l’unica forma di materia vivente dotata della straordinaria proprietà detta ragione. (…) La scienza ci dice che non è possibile derivare dal caos la logica che regge il mondo, dall’universo sub-nucleare all’universo fatto con stelle e galassie. Se c’è una logica deve esserci un Autore».

    L’alleanza tra fede e scienza è così illustrata da Zichichi: «Papa Giovanni Paolo II, spalan-cando le porte della Chiesa cattolica alla scienza galileiana, dette vita a questa grande alle-anza tra fede e scienza. Una alleanza di cui è prova la frase “scienza e fede sono entrambe doni di Dio” (…). La cultura del nostro tempo è detta moderna, ma in effetti è pre-aristotelica. Infatti né la logica rigorosa né la scienza sono ancora entrate nel cuore di questa cultura che

    -stringe la ragione ad essere sorda al grande messaggio che viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza. Così facendo questa cultura agisce in modo da non permettere più alle radici della ragione di raggiungere le sorgenti che ne alimentano la linfa vitale”. La sintesi più bella

    Angeli e dei Martiri a Roma, dove c’è un’altra famosa frase di Giovanni Paolo II: “La scienza ha radici nell’Immanente ma porta l’uomo verso il Trascendente”».

    In sintesi Zichichi testimonia che nulla e l’uomo che ha fede è fortunato.

    -ra è un libro scritto seguendo un preciso disegno, ma nessuno scienziato potrà mai capire

    AntoninoZichichi

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    qualche migliaio di anni per avere, di esso,

    Ettore Majorana, secondo Leonardo Sciascia, preferì scomparire, rifugiandosi in un convento piuttosto che lavorare alla tecnologia nucleare, ancora non nata (1938), ma di cui la sua genialità riuscì

    Nessun ateo può illudersi di essere più logico

    Il nemico numero uno dell’umanità è l’Ignoranza:

    La contrapposizione tra fede e scienza rappresenta uno dei dilemmi più laceranti del nostro tempo; un dramma che conobbe il suo primo controverso atto

    Noi siamo l’unica forma di materia vivente a cui è stato dato il privilegio del dono della ragione; ed è grazie alla ragione che la forma di materia vivente cui noi apparteniamo ha potuto scoprire il linguaggio,

    La scienza è l’unico strumento che l’uomo possiede per dimostrare, con i fatti, che la natura è un libro scritto seguendo un preciso disegno…

    La scienza è fonte di valori che sono in comunione, non in antitesi con l’insegnamento delle Sacre

    L’esistenza stessa della scienza la dobbiamo

    è una persona cui manca qualcosa nel profondo della

    Pensieri

    della natura. E non può non porsi la domanda: chi ha fatto queste leggi?

    delle Sacre Scritture, con i valori quindi della Verità Rivelata.

  • VITTORIO MESSORILa scommessa sul Dio che si nasconde

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    Il Figlio di Dio parla in parabole per salvaguardare la libertà dell’ascoltatore. Suscita sensa-zioni facendo ricorso ad immagini frequentemente lasciate senza conclusione, per permette-re a noi di riprenderle in ogni epoca e apportarvi il nostro contributo. Agisce come suo Padre,

    «Se avesse dato una prova certa della Sua esistenza l’uomo non sarebbe libero», afferma Vittorio Messori e ribadisce, sulle orme di Pascal: «Dio ha lasciato luce per chi vuol vedere e tenebre per chi non vuol vedere».

    -cale. Frequenta le scuole pubbliche a Torino. Si iscrive all’università, alla facoltà di Scienze Politiche, ricevendo una formazione razionalista ed agnostica. Discute la tesi con Alessandro Galante Garrone – “il massimo del laicismo sabaudo” – e con Norberto Bobbio.

    forza imprevista e irresistibile», una «evidenza del cuore». La lettura di Blaise Pascal lo porta ad approfondire il rapporto tra “ragioni della ragione” e “ragioni del cuore”. Parla della sua esperienza di fede in Ipotesi su Gesù, libro che ha raggiunto oltre un milione e mezzo di copie vendute in Italia.

    Come pubblicista collabora con la SEI, La Stampa, il Corriere della sera e la rivista Jesus dei -

    ca»: lontano cioè dalla politica e dal clericalismo. Di fronte al successo mondiale di Ipotesi su Gesù, Messori – lungi dall’inorgoglirsi – si ritira per sei mesi in un villaggio del Monferrato, lontano da tutti, continuando i suoi studi nel più grande silenzio.

    Dopo la pubblicazione di Scommessa sulla morte, segue un lungo periodo di contatti con -

    abbiamo bisogno di un Papa, di un maestro che ci guidi, non di un opinionista televisivo. Questa non è la crisi della Chiesa. È la crisi della fede: non si crede più». Ma, poi, cede e nasce il testo che gli vale il Premio Internazionale Medaglia d’Oro al merito della Cultura Cattolica: Varcare la soglia della speranza

    devozione alla Vergine Maria è una delle vie privilegiate per risvegliare ed esprimere la fede cristiana, anche in

    -re ragione alla fede. Questo libro s’impone quale «replica ai pamphlet attuali che accusano di ignoranza o scarsa intelligenza chi abbia ancora il coraggio di dirsi credente». «La fede non solo non è tenebra, come assicuravano coloro che accesero i Lumi settecenteschi, ma è in grado di rischiarare non solo l’umanità ma anche le vite dei singoli uomini».

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    VittorioMessori

    Secondo Messori, la nostra società pecca gravemente nel non cercare Dio e nella paura che la fede faccia piombare una persona nell’oscurantismo. Al contrario, essa è in grado di portare luce a tutta l’umanità e dare un senso alla vita di ogni essere umano.

    Fede e ragione sono le due ali che reggono l’essere umano: «La ragione non solo non esclude la fede ma può aprire la strada verso di essa». Per questo, Messori non si stanca di ribadire le “ragioni per credere”, mostrando come la storia abbia confermato l’intuizione di Pascal: «La critica può sembrare allontanare dal Vangelo. Ma la critica della critica è sempre possibile e può ricondurvi».

    scritto nell’Enciclica , che mette in evidenza il carattere di luce della fede, forza che illumina tutta l’umana esistenza. Grazie alla fede il credente può distinguere il bene dal male, «in particolare in un’epoca, come quella moderna, in cui il credere si oppone al cercare e la fede è vista come un’illusione, un salto nel vuoto che impedisce la libertà dell’uomo», si legge nel prolo-

    che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta. (…) La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce (…) che orienta il nostro cammino nel tempo. Da una parte, essa procede dal passato, è la luce di una memoria fondante, quella della vita di Gesù, dove si è manifestato il suo amore pienamente

    oltre la morte, la fede è luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noi orizzonti grandi…».Convinto della verità proclamata dal Vangelo e dal Magistero, Messori, mentre parla della

    “luce della fede” , comprende le ragioni di quanti faticano a credere nel “Deus absconditus”, il Dio nascosto di cui parla anche la Bibbia: «Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio di Israele, salvato-

    distanza con le creature: “il totalmente Altro” si manifesta in modo tale da non fare violenza alla libertà dell’uomosé nel quotidiano, scelga se credere o meno».

    Per approfondire questa idea è quanto mai utile e bello leggere il dialogo tra Ivan e Aliosha, nel brano del “Grande Inquisitore” (da I Fratelli Karamazov di Dostoevskij). Idea di fondo: Dio

    Il Dio nascosto. Il Dio che si rivela nascondendosi. Apice di questa rivelazione nel nascondi-mento è Cristo, che viene a parlarci del Padre dopo essersi “svuotato” a tal punto da non essere

    viva” e sulla croce grida: «Ho sete»muore nudo, abbandonato e maledetto sul Golgota.

    Per questo Messori scrive: «Gesù non si trova al termine dei nostri ragionamenti, ma al termine

  • 45

    E non sempre la loro ricerca ha uno sbocco, ottiene un

    Ciò che appare nel mondo non indica né l’esclusione totale, né la manifesta presenza di una

    Un Dio cui l’uomo non può giungere fuori della via

    Il Dio cristiano propone e non impone, lasciando sempre un margine di penombra che permetta la negazione e che salvi, per l’uomo, la libertà;

    Dice un detto segreto attribuito a Gesù

    Forse, per andare oltre il silenzio di Dio, dovremmo prima essere capaci di fare silenzio in noi stessi

    In nessuna epoca come la nostra l’uomo ha sentito

    Ma è proprio vero che Dio non si manifesta mai, almeno per una volta, nella vita di un uomo? La Bibbia è piena di riferimenti alle risposte che Egli dà all’uomo

    Non ha torto chi di fronte a certi eccessi o deviazioni della pur ricca, preziosa, spesso commovente devozione popolare mariana ha osservato: «Alla Madonna rischiamo di chiedere troppo “le grazie” e troppo poco “la Grazia”»

    Se un Dio esiste, non si nasconde solo dietro

    del male degli innocenti che sembra accusarlo senza

    Solo un Dio che si propone con segni, indizi, tracce, impronte e che non si impone apparendo sfolgorante nella Sua gloria, può instaurare con le Sue creature un

    Ogni lettura del Vangelo è una scommessa

    Pensieri

    del nostro impegno… Se Dio solo era l’essere perfettissimo, nulla poteva impedire di calpestare quell’essere imperfettissimo che è l’uomo. Ma se Dio s’è fatto carne, se Dio è nato ed è stato bambino, se ha giocato tra la polvere delle strade, allora l’uomo non può essere più schiaffeggiato senza che si schiaffeggi Dio stesso». E, citando Mario Pomilio, ribadisce la sua ipotesi e scommessa su Gesù: «Ogni lettura del Vangelo è una scommessa col mistero», ma «solo di lui vale la pena occuparsi».

  • FABIOLA GIANOTTI“Si, io credo”

  • 47

    «Che cosa c’è in luoghi che sono quasi com–pletamente vuoti di materia, e donde deriva che il sole e i pianeti gravitano gli uni verso gli altri, senza che vi sia tra loro nessuna materia densa?

    ’ordine e tutta

    pianeti si muovano tutti in un unico e medesimo modo in orbite concentriche, mentre le comete

    di precipitare le une sulle altre? È possibile che l’occhio sia stato costruito senza conoscenza d’ottica, e l’orecchio d’acustica? Come avviene che i movimenti del corpo derivano dalla volontà, e donde viene l’istinto degli animali?».

    --

    mettendo «con evidenza» l’esistenza di «un Essere incorporeo, vivente, intelligente, onnipresente, il

    completamente, e le capisce interamente in virtù della loro presenza immediata a Lui stesso».Altrove lo scienziato scrive: «Non credo che l’universo si possa spiegare solo con cause naturali,

    e sono costretto a imputarlo alla saggezza e all’ingegnosità di un essere intelligente». Da una parte c’è l’Essere intelligente, dall’altra l’essere umano che è grande quando scopre l’incommensurabile sua ignoranza: « .

    Su questa lunghezza d’onda è Fabiola Gianottitrasferisce a Milano quando lei ha sette anni. Frequenta il liceo classico presso le Suore Orsoline. Si

    annuncia – presso l’auditorium del CERN – la prima osservazione di una particella compatibile con “il bosone di Higgs” (impropriamente chiamato “la particella di Dio”).

    Questo bosone, secondo Rubbia, «rappresenta la transizione fra ciò che conosciamo, il modello -

    dove siamo e da dove veniamo? Prendiamo il Big Bang: era nato come un’idea, oggi è un’esperien-za reale, che può essere in parte ricreata in laboratorio».

    -na a occupare una carica così importante.

    È -scinata da Dostoevskij, lo scrittore russo che afferma: «La bellezza salverà il mondo» è appassionata

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    FabiolaGianotti

    sua pubblica ammissione: «Cerchiamo Dio nel mistero, ma Lui si è già rivelato». Con questi “maestri di vita” si capisce il suo coraggio di dichiararsi credente e di rifarsi proprio

    avvicina all’idea di una mente intelligente ordinatrice».È interessante e bello abbinare la ricerca della scienza con la ricerca di Dio, lasciando distinti i campi,

    ma integrandoli armoniosamente nella propria vita, perché – afferma Fabiola – scienza e religione «non solo possono convivere, ma possono aiutarsi a vicenda, perché offrono diverse interpretazioni della stessa realtà. Nessuna di queste interpretazioni è assoluta, perché la scienza offre una visione parziale, valida, vera, ma pur sempre parziale: non possiamo ridurre tutto alla conoscenza scientifica. Così, anche la religione ha bisogno di un pensiero critico e razionale, altrimenti diventa fondamentalismo. Le scoperte della scienza arricchiscono la fede».

    È importante sottolineare il fatto che Fabiola ammetta in pubblico di credere in Dio, specialmente quando è intervistata in televisione da giornalisti che si aspettano dichiarazioni d’ateismo da parte di persone intelligenti, importanti e dedite alla scienza. Alla domanda se abbia fede in Dio, risponde in modo molto asciutto: «Sì, io credo». E quando l’intervistatore insiste nel chiedere se sia compatibile la scienza con la fede, ecco la risposta: «Assolutamente sì, non ci sono contraddizioni. L’importante è lasciare i due piani separati: essere credenti o non credenti, non è la fisica che ci darà una risposta». Scienze separate, non antitetiche. A Famiglia Cristiana dichia-ra: «Non vedo nessuna contraddizione tra scienza e fede: appartengono a due sfere diverse. Saremmo troppo ambiziosi e troppo arroganti se potessimo pensare di spiegare l’origine del mondo. Quello che possiamo fare noi scienziati è andare avanti passettino dopo passettino, e accumulare conoscenza». E altrove: «La scienza e la religione devono restare su due strade separate. La scienza si basa sulla dimostrazione sperimentale e la religione si basa su principi completamente opposti, cioè sulla fede, tanto più benemerito chi crede senza aver visto. E la scienza non potrà mai dimostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio».

    «Sì, io credo». Affermazione categorica, senza nessun’altra aggiunta: lo esige il pudore da intendersi – come altrove ho spiegato – quale arte di conservare la propria intimità, morale e

    «Non si gettano le perle ai porci» là dove regna il pregiudizio che la persona intelligente debba prendere le distanze da Dio, da Cristo e, soprattutto, dalla Chiesa.

    e fede? «Penso che sia una situazione di parallelismo, di approcci diversi. nella natura, il suo ordine, la sua semplicità, la sua eleganza, mi avvicina all’idea di una mente ordinatrice dietro. -

    motivano quasi da sé».

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    La ricerca di Dio (con buona pace di Higgs)

    Non credo che possa arrivare un tempo in cui

    Siamo riusciti a capire quello che è successo a partire da un centesimo di miliardesimo di secondo

    Ma siamo lontani dal capire che cosa è successo

    a quello dell’artista perché la sua intelligenza deve andare al di là della realtà che ha ogni giorno davanti

    Se un giovane è motivato dall’entusiasmo e dalla

    è un bene fondamentale dell’uomo, è qualcosa che vale la pena di perseguire sempre, anche quando

    Penso che la scienza e la religione siano

    La scienza non potrà mai dimostrare l’esistenza o no

    semplicità, la sua eleganza, mi avvicina all’idea di una

    Non possiamo ridurre tutto alla conoscenza

    un pensiero critico e razionale, altrimenti diventa

    tempo che passa), perché ti mette a confronto con le vere domande che tutti prima o poi ci facciamo: da dove veniamo, di cosa è fatto l’universo…?

    Pensieri

    E la famosa particella di Dio? Per Fabiola il fatto che “il bosone di Higgs” sia stato così -

    rivestire l’opera con un velo letterario di sicuro effetto. Lederman aveva suggerito un altro titolo, La particella dannata, perché ci aveva fatto disperare, l’avevamo cercata per decenni. È senza dubbio una particella speciale, ma avvicinarla a Dio è una sciocchezza». Quest’ultima affermazione può essere raffrontata con l’assioma francese, mirante a sottolineare che chi esige troppo da se stesso e vuole dimostrare tutto ottiene l’effetto opposto: «Chi vuole fare il santo subito, fa la bestia».

  • SAMANTHACRISTOFORETTIQuelle immagini sacre nello spazio

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    Nel quindicesimo anniversario del primo volo -rij Alek-seevich Gagarin, un suo amico – il cosmonauta Aleksej Archipovich Leonov – racconta: «Chruscev, in uno degli incontri con i cosmonauti, chiese a Gagarin se per caso nel cosmo avesse incontrato Dio. Gagarin, notando che Chruscev aveva posto la domanda per scherzo, rispose sec-co: “L’ho visto”. “Non lo dica a nessuno” l’ammonì Chruscev». Questi poi dichiarò alla stampa che Gagarin, volando nello spazio, non aveva incontrato Dio.

    Leonov poi aggiunge: «Jurij era battezzato, come lo sono io, ma occorre tener conto del con-trollo onnipresente esercitato dal partito, per cui credere alla luce del sole era quasi impossibile.

    doveva essere qualche cosa. Per me Jurij era quasi un santo». Lo presenta come anima limpida e lieta, grazie al suo credo, perché: «Senza fede era quasi im-

    possibile operare nel nostro lavoro. Oggi prima di andare in orbita si può ricevere la benedizione

    credere… in oggetti sacri». Con quest’ultima affermazione, Aleksej Archipovich Leonov allude alle icone portate dagli

    astronauti nelle navicelle spaziali, benedette prima del volo in orbita. Icone che fanno bella mo-

    Samantha Cristoforetti che ci parla attraverso una fede silenziosa, discreta, pudica, espressa in un

    compie gli studi superiori dapprima a Bolzano e poi a Trento e si laurea in ingegneria meccanica -

    tica di Pozzuoli. Consegue la laurea in Scienze aeronautiche presso l’Università Federico II a Napoli. Successi-

    -sieme ad altri cinque concorrenti dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), in seguito ad una selezione

    Futura) dura sei mesi, con lo scopo di raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale a bordo di un veicolo Sojuz. È la prima missione di una donna italiana nello spazio.

    Si sa che nelle navicelle spaziali si portano solo le cose strettamente essenziali. Nella sua na-vicella ci sono ben quattro icone sacre: quella centrale, più grande, mostra la Vergine Maria con il bambino Gesù.

    navicella spaziale è partita dall’Unione Sovietica nella solennità di Cristo Re dell’universo, viene

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    Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti». E lodare Dio perché, dal tempo di Gagarin a oggi, molto è cambiato: identico è il cielo, ma più liberi coloro che lo navigano.

    Liberi di esprimere la fede, come fa Samantha di fronte alla «struggente bellezza del mondo»

    lentamente, quando mi sono resa conto di ciò che stavo vedendo, sono stata sopraffatta da puro stupore e gioia: la Stazione spaziale era lì, ma non era solo una vista qualunque. Gli enormi

    Cristoforetti prima sospira: «Oh, my God!», poi ripete sette volte il nome di Dio, in italiano. Per

    Un’inaspettata inondazione di ineffabile luce. Luce che – per riandare a Platone e a Einstein – è l’ombra di Dio e ci fa ricordare che anche noi siamo fatti di luce. Dal momento in cui Dio disse: «Sia la luce!», l’universo è uno spettacolo di luci su larga scala.

    Oh, my God!» e quel ripetuto nome di Dio fanno intuire la possibilità di un’esperienza di fede. E fanno capire l’assurdità