seminario, l'olio nella messa crismale

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Pontificio Ateneo di S. Anselmo PIL – Facoltà di Liturgia SIMBOLI NATURALI NELL’AZIONE LITURGICA Roma, 28.11.2011 Professore: Silvano Maggiani Studente: UKATU Godwin (9386) SOGGETTO: L’OLIO NELLA MESSA CRISMALE SCHEMA DEL LAVORO 1. INTRODUZIONE 2.0 IL SIMBOLISMO DELL’OLIO 2.1 L’olio come simbolo naturale 2.2 L’olio nell’Antico Testamento 2.3 L’olio nel Nuovo Testamento 2.4.1.1 L’olio in alcune opere dei padri 3.0 OLIO NELLA MESSA CRISMALE 3.1 L’olio degli infermi 3.2 L’olio dei catecumeni

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Page 1: Seminario, l'Olio Nella Messa Crismale

Pontificio Ateneo di S. AnselmoPIL – Facoltà di LiturgiaSIMBOLI NATURALI

NELL’AZIONE LITURGICARoma, 28.11.2011

Professore: Silvano MaggianiStudente: UKATU Godwin (9386)

SOGGETTO: L’OLIO NELLA MESSA CRISMALE

SCHEMA DEL LAVORO

1. INTRODUZIONE

2.0 IL SIMBOLISMO DELL’OLIO2.1 L’olio come simbolo naturale2.2 L’olio nell’Antico Testamento2.3 L’olio nel Nuovo Testamento2.4.1.1 L’olio in alcune opere dei padri

3.0 OLIO NELLA MESSA CRISMALE3.1 L’olio degli infermi3.2 L’olio dei catecumeni3.3 L’olio del crisma

4.0 LA CELEBRAZIONE E TEOLOGIA DEGLI OLI SANTI4.1 Dimensione trinitaria4.2 Dimensione cristologia – salvezza messianica4.3 Dimensione neumatologica4.4 Dimensione ecclesiologica4.5 Dimensione antropologica

2. CONCLUSIONE

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1.0 INTRODUZIONE

Simbolo e Rito

Correttamente la liturgia è considerata come l’esercizio della missione sacerdotale di Gesù Cristo, attraverso la quale, con segni sensibili, viene significata e, in modo proprio a ciascuno, realizzata la santificazione dell’uomo, e viene esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale1.

Per arrivare all’uomo la liturgia, deve utilizzare il simbolo. L’uomo, come u essere estetico, percepisce la liturgia attraverso il suo sentire i segni sensibili e i simboli che si utilizza nel rito. Il simbolo è una parte antropologica ed anche una teologica. Che cosa è dunque il simbolo? Perché il simbolo è utilizzato nella liturgia? Il nostro lavoro cercherà di dare spiegazione del perché la liturgia utilizzi i segni sensibili nella sua celebrazione. Per arrivare a questo, esaminiamo l’ olio nella messa crismale.

Non pretendiamo di dare una definizione conclusiva del simbolo perché, sapendo che non esiste un concetto uniforme di simbolo, è difficile. Non entriamo nelle polemiche delle scienze e degli autori di filosofia, psicologia, semiotica, antropologia e teologia2. Proviamo, invece, a descrivere il nostro argomento dal significato del termine: deriva dal verbo greco symballein che significa «mettere insieme», «mettere in comune» o «gettare insieme».

Il sostantivo symbolè designa l’articolazione del gomito e del ginocchio,e più ampiamente, ogni idea di congiunzione, di riunione, di contatto o di patto. Il symbolon antico è appunto un oggetto tagliato in due, di cui ognuno dei due partner, di un contratto, riceve una parte. Da sola ciascuna delle due metà non ha alcun valore, il valore viene solo quando le si mettono insieme. Cosi generazioni dopo, i due portatori o i loro discendenti le «simboleggiano», mettendole insieme, essi vi riconoscono il pegno di uno stesso contratto, di una stessa alleanza3.

In un rito, qualsiasi elemento di quella celebrazione funziona come simbolo, in quanto correlativo degli altri elementi costitutivi della sequenza rituale4. In un simbolo c’è sempre unità di valori. Ogni rito dunque esige il simbolo. Il rito non può esistere senza il simbolo, altrimenti non sarebbe il rito. Il rito è un locus di incontro tra il divino e l’uomo; l’uomo a sua

1 CONCILIUM VATICANUM II, Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum concilium 7, Acta apostolicae sedis 56 (1964) 101.2 G. P. DE SANTIS, Il simbolismo dell’olio nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, Edizioni Viverein, Roma 2007,3 L. M. CHAUVET, Simbolo e sacramento una rilettura sacramentale dell’esistenza cristana, Elle di Ci, Leumann Torino 1987, 804 L. M. CHAUVET, 82.

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volta ha bisogno dei simboli come valenza di relazione, d’incontro, di coinvolgimento che realizza una mediazione d’identità5.

L’uomo è fondamentalmente simbolico, non può esistere senza i simboli e i segni. Negare il suo uso dei segni e dei simboli è negare il suo aspetto antropologico, il che non si può perchè la liturgia e la venuta di Cristo è proter nos homines. L’uomo per celebrare la liturgia deve arrivare a Dio tramite il rito. Egli deve utilizzare i segni sensibili. Quindi, l’uomo non può esistere senza rito.

Il rito è una forma particolarmente importante del simbolo religioso e si può definire un’azione simbolica, costituita da un gesto e da una parola interpretativa e avente una struttura istituzionalizzata di carattere tradizionale, che favorisce la partecipazione comune e la ripetizione6. La liturgia, dunque, essendo teandrica, cioè homo et Deus non può esistere senza il rito che implica i segni e i simboli.

Sappiamo che c’è qualche differenza, ma un grande rapporto tra i segni e i simboli anche se non ne parliamo molto. Basta ricordare che i segni rimangono nel livello di espressione, non oltrepassano il livello del significato e non escono dall’ambito della rappresentazione, denotando una valenza di alterità rispetto alle cose o alle persone.7 Il simbolo invece si colloca nell’ ambito della relazione che oltrepassa il livello del significato.

La liturgia non può essere senza segni e simboli. Con il movimento liturgico anche il Concilio Vaticano II sottolinea l’importanza dell’ uso dei santi segni e dei simboli nella liturgia. I segni liturgici costituiscono innanzitutto un linguaggio che prolunga e intensifica la parola, poiché non è la sola parola, ma anche l’azione di Dio verso il suo popolo, agisce e i suoi doni si realizzano tramite i segni, ma, sopratutto attraverso i sacramenti8. Dunque i simboli e i segni sacramentali che abbiamo nella liturgia non oltrepassano la grazia di Dio.

L’olio prima che di diventare un simbolo che si utilizza nella prassi della Chiesa, aveva utilità nella vita dell’uomo ed «è stato usato in un gran numero di religioni pagane»9. Prima vediamo l’olio come simbolo naturale, poi anche il suo significato nella Bibbia come nella tradizione patristica. Da qui arriviamo alla “messa crismale”, dove ci soffermeremo sui tre oli. In fine parliamo della celebrazione e della teologia di questi oli santi e diamo una spiegazione della dimensione Trinitaria, Cristologica, Neumatologica, Ecclesiologica e antropologica. Dunque, per capire il simbolismo della liturgia, dobbiamo capire i segni sensibili che vengono utilizzati. Cosi, anche per capire il simbolismo dell’unzione degli infermi, bisogna capire il simbolismo dell’ olio sia nella vita quotidiana che in quella rituale.

5 G. P. DE SANTIS, 14.6 D. SARTORE, «Segno/simbolo», in Liturgia ed. D. Sartore – A. M. Triacca - C. Ciben, San Paolo, Cinisello Balsalmo 2001, 1855. 7 G. P. DE SANTIS, 14.8A. G. MARTIMORT, Struttura e leggi della celebrazione liturgica, in La Chiesa in preghiera 1. Principi della liturgia, Queriniana, Brescia 1987, 196.9 J., ROUX, «Olio», in Dizionario pratico di liturgia romana, ed. R. Lesage, Editrice Studium, Roma 1956.

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2.0 IL SIMBOLISMO DELL’OLIO

Introduzione Breve

Per capire il significativo dell’utilizzo dell’olio nei sacramenti, bisogna capire quello nell’ambito antropologico. L’olio, prima di entrare nella celebrazione come uno dei simboli che si utilizzano nei sacramenti, aveva un valore nella vita quotidiana. In questo capitolo, viene confrontato il termine olio e il suo significato come simbolo naturale. Spiegheremo, perciò, come l’olio porta tanti benefici nella vita dell’ uomo come segno di salute, di benessere, e di pace; e come questi simboli sono entrati nella Bibbia e il legame fra loro. Poi, vedremo il simbolismo dell’olio nell’ Antico Testamento, nel Nuovo Testamento e nella tradizione patristica. Non potendo, comunque, commentare tutti gli scritti dei padri, ho scelto di parlare di Tertuliano che ci ha lasciato il documento più antico sull’utilizzo dell’ olio. Poi, esamineremo la Tradizione Apostolica di Ippolito, il Testamentum Dominum e solo due testimonianze degli scrittori ecclesiastici: Innocenzo I e Ambrogio (Innocenzo I per il rito romano e Ambrogio per il rito ambrosiano). Queste opere sono scelte per dimostrare il percorso che ha fatto l’olio attraverso i secoli per arrivare a noi e la tradizione che ci è giunta.

L’olio come simbolo naturale

Il sostantivo olio deriva dal greco ἔ e diventa “oleum” in latino, che è l’olio estratto dall’ ulivo. L’ulivo, ἔera una delle piante più pregiate per l’antico Israele. È una delle piante più importanti del mondo orientale e viene introdotta, gradualmente, nel bacino mediterraneo. Gli orientali consideravano l’ulivo come un simbolo di bellezza, forza,benedizione divina e benessere.10 L’ ἔin quanto parte della produzione agraria, rappresentava una parte del patrimonio e un bene commerciabile11, ma era anche uno dei simboli più pregiati dell’ antichità': proprio un vero tesoro nella vita quotidiana. Lo si utilizzava come uno degli alimenti necessari nella vita e, perciò, simboleggiava la ricchezza, come il vino e i cereali. Massimo di Torino dice: << vinum, oleum, panis sunt vitae alimenta firmissima>>12. L’olio viene anche citato come merce di scambio13, ed, essendo un prodotto di questo genere, diventa uno dei segni della propria identità. Viene anche considerato il veicolo di un’ideologia che rappresentava la civilista, appunto, come capacità di inventare la propria vita e di plasmare la natura14, ma plasmare la natura non solo per migliorare il mondo

10 R. K. HARRISON – F. N. HEPPER, «Ulivo», in Grande enciclopedia illustrata della bibbia 3, ed. H. Burkhardt, F. Grunzweig, F. Laubach, G. Meier, Piemme, Casale Monferrato 1997, 497.11 H. SCHLIER, « ἔ», in Grande lessico del Nuovo Testamento 3, ed. F. Montaghini – G. Scarpat – O. Soffritti, Paideia, Brescia 1967, 383.12 P. TOMBEUR, L’allégorie de la vigne et du vin dans la tradition occidentale, in Image et réalité du vin en Europe, Neuve, Louvain 1988, 250.13 H. SCHLIER, 384.14 MONTANARI, M., «Olio e vino, due indicatori culturali», in Settimana di studio sull’alto medioevo 54. Olio e vino nell’alto medioevo, Fondazione centro italiano di studi, Spoleto 2007, 1.

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dal punto di vista del lavoro, ma anche nel senso della vita cristiana. Sant’Ambrogio allargava questo senso nel suo incontro con Sant’Agostino dicendogli «dispensa al tuo popolo il fiore del tuo frumento, la letizia del tuo olio, la sobria ebbrezza del tuo vino»15. Montari dice che, così, il cristianesimo spezza anche questi ultimi confini proponendo il vino e l’olio come necessità universali: un messaggio che si pretende universale non può non fondarsi su simboli universali16.

Dunque, l’uso del olio sin dall’antichità porta tanti benefici nella vita dell’ uomo. L’olio è valorizzato per la sua natura terapeutica, avendo la capacità di impregnare profondamente ciò che tocca, porta alla guarigione17. L’olio viene usato anche dagli sportivi e, come cosmetico, per dare bellezza e freschezza alla pelle e per fortificarla. Questi poteri dell’olio non mancano nelle nostre celebrazioni liturgiche. Aldazabal dice: «non è strano dunque che l’olio sia simbolo di salute, di benessere, di pace; e che nelle nostre celebrazioni sacramentali voglia esprimere ed essere strumento dei doni dello Spirito sui battezzati, i crismati, gli infermi o gli ordinati al ministero sacerdotale»18.

E’ molto interessante vedere come tutti questi significati sono passati dal mondo dell’ Antico Testamento al Nuovo Testamento e, quindi, al rito della celebrazione come simboli sacramentali, portando il loro significato nella vita quotidiana fino al suo compimento.

i. L’olio nell’Antico Testamento

L’uso dell’olio nel mondo antico e i suoi significati sono entrati nell’Antico Testamento in maniera graduale, ed è entrato anche quello dell’olio inteso come “spirito”. Per gran parte l’Antico Testamento dà testimonianza dell’olio come segno della benedizione, ricchezza e consacrazione da parte di Dio. Nell’Antico Testamento ci sono tanti esempi per quanto riguarda l’utilizzo dell’olio, ne segnaliamo alcuni per supportare il nostro percorso.

Veniva utilizzato nella vita famigliare per preparare i cibi (1 Re 17, 12-16), serviva a preparare e a condire gli alimenti farinosi e il pane (Dt 12, 17; Ez 16,13): era, dunque, un alimento di prima necessità (Dt 28, 38-40; Sir 39, 26; Mi 6,15)19 Serviva come cibo, ma anche come medicina per uso interno e esterno. Avendo un effetto lievemente purgativo, era una sostanza curativa per i disturbi gastrici20. Lo si usava come combustibile che per

15 Sermones, 28, 3, 70. Conf. Tombeur, 250.16 MONTANARI, M., 4.17 R. LE GALL, «Olivo», in Dizionario di Liturgia, Elle di Ci, Leumann Torino 1994, 14918 J. ALDAZABAL, Simboli e gesti. Significato antropologico biblico e liturgico, Elle di Ci, Leumann Torino, 85-86.

19 H. FREHEN - J. C. MARGOT, «Olio», in Dizionario Enciclopedico della bibbia, tr. S. Broggini, G. Cantoni, S. Cavallaro Montagna, M. Ramasco – L. Saraceno Luridiana, Borla, Città Nuova 1987, 935.20 R. K. HARRISON – F. N. HEPPER, «Ulivo», in Grande enciclopedia illustrata della bibbia 2, ed. H. Burkhardt, F. Grunzweig, F. Laubach, G. Meier, Piemme, Casale Monferrato 1997, 480.

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l’illuminazione di ogni casa, anche la lampada nel santuario veniva riempita con l’olio appena spremuto (Lv.24,2): l’olio serviva per il culto del tabernacolo e del Tempio per illuminazione, oblazione e per l’unzione come testimonia (Num 4, 16).

Nella descrizione del rito di consacrazione di Aronne e dei suoi figli, l’olio faceva parte degli elementi importanti (Es. 29,2ff). Era utilizzato per la consacrazione dei re (1 Sam ,1; 1 Re 1, 39). La mancanza dell’olio comportava preoccupazione o umiliazione (Gl 1,10).

Nel Dt. 11,13-15 si trova il codice deuteronomico dove Israele è invitato ad essere fedele all’alleanza, per avere la fertilità nella terra promessa e ritiene l’olio come segno della benedizione dal Signore. Nei versetti 13-15 il Signore dice:

Ora, se obbedirete diligentemente ai comandi che oggi vi do, amando il Signore, vostro Dio, e servendolo con tutto il cuore e con tutta l’anima, io darò alla vostra terra la pioggia al suo tempo: la pioggia d’autunno e la pioggia di primavera, perché possiate raccogliere il vostro frumento, il vostro vino e il vostro olio.

Poi nei versetti 26-28 pone a loro la maledizione qualora non la mettano in pratica:

vedete, io pongo oggi davanti a voi benedizione e maledizione: la benedizione, se obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione, se non obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, e se vi allontanerete dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire gli stranieri, che voi

non conoscete.

ii. L’olio nel Nuovo Testamento

Nel Nuovo Testamento si trova con gli stessi valori del passato. Senza equivoci, possiamo dire che quasi tutti gli elementi e gli usi dell’olio, che abbiamo visto nell’Antico Testamento, sono passati al Nuovo Testamento. Da questo punto, la Chiesa forma i suoi sacramenti sull’ uso dell’olio dandogli il significato cristologico. Nel Nuovo Testamento vengono aggiunti simboli nuovi sull’uso dell’olio arrivando ad un nuovo contesto storico-salvifico ed escatologico21.

Al tempo del Nuovo Testamento l’olio era un elemento importante nella vita quotidiana e nella vita commerciale: (Ap 8,13) era un importante articolo di esportazione22. Avere tanto olio significa essere ricchi, avere olio è avere il potere, non solo il potere mondano, ma cosa più importante, il potere dello spirito.

Come si vede nella parabola delle dieci vergini (Mt 25,3) è utilizzato per l’illuminazione: l’olio viene ricordato come alimento per le lampade, divenendo così simbolo “della

21 G. P. DE SANTIS, 20.22 H. FREHEN - J. C. MARGOT, 936.

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illuminazione dello Spirito Santo” che alimenta la perseveranza nella fede, la quale si esprime nella concretezza dell’amore23.

In quel tempo, inoltre, l’olio profumato faceva parte del rito del ricevimento24. Nell’ incontro tra Gesù e la peccatrice, si trova questo elemento di ricevimento: << Ella, fermatasi dietro a lui, si rannicchiò ai suoi piedi e cominciò a bagnarli di lacrime; poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato >> (Lc 7,38). L’olio profumato simboleggia buona volontà verso gli ospiti e dunque buon ricevimento.

Come unguento per prendersi cura del corpo (Eb 1,9), per guarire le piaghe come è riportato nella missione dei dodici che scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano (Mc 6, 13). La stessa cosa che si trova nella parabola del buon samaritano (Lc 10, 34): gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Esternamente veniva utilizzato per le ferite e le contusioni25.

Giacomo nella sua famosa lettera (5,14-15) consiglia chiamare gli anziani della Chiesa per ungere chi è malato:

Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati.

La Chiesa sin dall’inizio vede la malattia e la morte alla luce della morte e resurrezione di Cristo. Nella malattia, quanto nella salute, bisogna pregare e lodare Dio. Giacomo (5,13) stesso dice «chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi». Quindi, non solo vedere tutto nella luce di Cristo risorto, ma chi è malato deve chiamare a sé i presbiteri della Chiesa per la preghiera di intercessione e unzione nel nome del Signore. L’unzione si unisce alla preghiera della fede che rende presente l’azione salvifica di Cristo stesso, che ha guarito i malati26.

In conclusione, l’olio, nell’antichità, oltre ad essere un elemento naturale con il suo simbolismo prima e durante l’Antico Testamento passando al Nuovo Testamento, ha ottenuto un nuovo significato cristologico. Il Nuovo Testamento è un periodo molto importante nella vita della Chiesa, perché è un punto di convergenza tra antichità e contemporaneità, mentre Cristo è al centro di tutto. Ciò che è nel Nuovo Testamento è passato nel periodo patristico in quanto la Chiesa sottolinea sempre la tradizione.

23 M. LURKER, «Olio», in I siboli biblici. Lessico teologico e spirituale, Bologna 1994, 667.24 M. COCAGNAC, «Huile» in Les symboles bibliques, Cerf, Paris 1994, 320. (quand la péchersse verse un parfum sur les pieds de Jésus, les détails du récit ont une grande importance). 25 R. K. HARRISON – F. N. HEPPER, 480.26 G. P. DE SANTIS, 72

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iii. L’olio nella tradizione patristica

Tutti i simbolismi che l’olio ha nella tradizione patristica hanno le proprie origini nel Nuovo Testamento, perché è un momento definitivo per la vita ecclesiale dei seguaci di Cristo. A questo punto è importante notare come l’olio non abbia nessun potere magico e non ha niente di straordinario che non faccia parte della sua natura: nessun simbolo che si utilizza nei sacramenti porta in se una potenza magica. Qui vedremo come i padri abbiamo utilizzato l’ olio come simbolo sacramentali. E’importante notare come il significato dell’olio nei sacramenti sia legato i suoi elementi naturali e il sacramento con le parole aggiunte atualizza la grazia salvatrice di Cristo che il sacramento porta.

Tertulliano

Il documento più antico che abbiamo e che ha illustrato bene l’utilizzo dell’olio è quello di Tertulliano nel trattato “De Baptismo”. In quest’opera, Tertulliano risponde all’opera di proselitismo di una donna che stava diffondendo le teorie di Cainiti a Cartagine. Essi dubitavano e rifiutavano il battesimo, ritenendolo non necessario per ottenere la salvezza. Tertulliano ha scritto questo trattato per rispondere ad un esigenza concreta di difesa sull’importanza del battesimo: nel settimo capitolo fra le cose che si fanno durante il battesimo parla dell’unzione con l’olio santo:

Exinde egressi de lavacro perungimur benedicta unctione de pristina disciplina qua ungui oleo de cornu in sacerdotium solebant ex quo Aaron a Moyse unctus est; unde Christi dicti a chrisamte quod est unctio quae et domino nomen adcommodavit, facta spiritalis quia spiritu unctus est a Deo patre, sicut in Actis: Collecti sunt enim vero inista civitate adversus sanctum filium tuum quem unxisti. Sic et in nobis carnaliter currit unctio sed spiritaliter proficit, quomodo et ipsius baptismi carnalis actus quod in aqua mergimur, spiritalis ettectus quod delictis liberamur»27.

È chiarissimo in Tertulliano, la simbolicità dell’olio come consacrazione e configurazione alla vita di Cristo. C’è un legame fortissimo con il nome di Cristo come ‘unto’ del padre con il nome dell’olio

27 TERTULLIANO, Il Battesimo Vii, 1-2. CCL 1, 282. Introduzione, traduzione e note di P. A. Gramaglia, Roma 1979, 138-139. «usciti dal bagno, veniamo uniti con olio benedetto in conformità all’antica prassi secondo la quale coloro che erano scelti per il sacerdozio venivano abitualmente uniti con olio versato da quel corno con cui Aronne era stato unto da Mosè (cfr. 1 Sam 16,13; Es 30,30; Lv 8,12); ecco perchè venivano chiamati «christi», cioè uniti, e la parola greca «chrisma» vuol dire appunto unzione; Anche il nome del Signore, cioè il nome di Cristo, ha la stessa derivazione linguistica; naturalmente nel caso di Cristo si tratta di un’unzione spirituale perchè egli fu unto con Spirito per opera di Dio Padre, come si legge negli Atti: si sono radunati in questa città contro il tuo santo Fighlio che tu avevi unto (At 4,27). Anche nel nostro caso l’olio dell’unzione si spande sì sul corpo ma ha un’utilità spirituale, esattamente come il rito steso del battesimo che è senza dubbio un gesto fatto sul corpo, dato che veniamo immersi nell’acqua, ma con una efficacia spirituale dal momento che veniamo liberati dai nostri peccati».

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che si chiama” crisma”. Così anche coloro che venivano unti sono stati configurati a Cristo, e venivano chiamati “ christi”, ècco il gioco tra le parole Christi-chrisma.

Lo stesso Tertulliano ha dato rilievo all’unzione crismale del battesimo nel suo trattato “De resurrectione mortuorum” dicendo: « La carne riceve l’unzione perché l’anima sia consacrata; la carne riceve il sigillo, perché l’anima sia fortificata28». Così in “Adversus Marcionem” dice: « Ma quel Dio più buono fino ad ora non ha rifiutato l’acqua del Creatore, con la quale battezza i suoi fedeli, né l’olio con cui unge i suoi»29.

Traditio Apostolica

Ippolito di Roma nella “ Traditio Apostolica” ha fornito una grande ricchezza di particolari per quanto riguarda le forme e le regole rituali dei sacramenti della Chiesa. Ippolito distingue tra l’olio dell’azione di grazie e l’olio dell’esorcismo. E’ la prima volta che si fa questa distinzione. Dice che il vescovo prega sull’olio per l’azione di grazie e esorcizza un altro che è l’olio dell’esorcismo 30. Un diacono, che porta l’olio dell’esorcismo, sta alla sinistra del sacerdote, mentre un altro diacono, che porta l’olio dell’azione di grazie, prende il suo posto alla destra del sacerdote. Il candidato rinuncia a satana e viene unto con l’olio dell’ esorcismo e poi, dopo il battesimo, viene unto con l’olio dell’azione di grazie con le parole: « Io ti ungo con l’olio santo nel nome di Gesù Cristo »31. Dopo ciò avviene l’imposizione della mano, la “crismazione”, da parte del vescovo, per conferire il dono dello Spirito con le parole: << Io ungo te con olio santo nel Padre Onnipotente, in Gesù Cristo e nello Spirito Santo >>32. Il simbolismo dell’olio in questo sacramento e’ chiaro: purificazione dai peccati per quanto riguarda l’olio dell’ esorcismo e la fortificazione del candidato per il dono dello spirito, affinché possa vivere e testimoniare la vita cristiana.

Il Testamentum Dominum

Verso la fine del IV e nel V secolo, abbiamo un’altra testimonianza nel documento “ Testamentum Dominum ”. E’ un’opera, proveniente dalla Siria orientale, di un autore che segue la tradizione e i pensieri che si trovano nella Traditio Apostolica. Qui abbiamo una grande testimonianza nella formula di benedizione dell’olio:

Se il sacerdote consacra l’olio per la guarigione di coloro che soffrono, ponendo davanti all’altare il vaso con l’olio, dica a bassa voce: «Signore Dio, che ci hai

28 TERTULLIANO, La resurreczione dei morti, VII, 3. Traduzione, introduzione e note a cu.ra di C. Micaelli, Roma 1990, 62l CCL 2, 931: «caro ungitur, ut anima consecretur; caro signatur, ut anima muniatur»29 TERTULLIANO, Contro Marcione, I, 14, 1, in Opere scelte di Quinto Settimo Fiorente Tertulliano, a cura di C. Moreschini, Torino 1974, 318; PL 2, 287: «Sed ille quidem usque nunc nec aquam reprobavit Creatoris, qua suos abluit; nec oleum, quos suos unguit».30 IPPOLITUS Tradition apostolique «Tempore autem statuto ad baptizandum, episcopus reddat gratias (χ) super oleum quod ponit in vase (ῦ) et aliud oleum gratiarum actionis (χ). Et sumit quoque aliud oleum quod exorcizet (ζ) et vocat illud oleum exorcismi (ἐξ). Diaconus autem fert oleum exorcismi (ἐξ) et se sistit ad sinistram presbyteri, et alius daconus sumit oleum gratiarum actionis (χ) et sistit ad dexteram presbyteri.31 P. 51. Ungo te oleo sancto in nomine Iesu Christi32 «Postea oleum sanctificatum infundens de manu et inponens de manu et inponens in capite dicat: Ungueo te sancto oleo in domino patre omnipotente et Christo Iesu et spiritu sancto».

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donato il tuo Spirito Paraclito, Signore, nome salutare, spirito immobile, che è nascosto agli stolti e rivelato ai sapienti. O Cristo, che ci hai santificato, che hai fatto sapienti con la tua misericordia, noi, tuoi servi che hai eletto con la tua sapienza;tu che a noi peccatori hai dato la scienza del tuo Spirito, per la tua santità, quando ci hai concesso la potenza del tuo Spirito; tu che sani ognimalattia e ogni sofferenza; che hai dato il dono della guarigione a coloro, che per tua grazia ne sono diventati degni, manda (emitte) su quest’olio che è figura (typus) della tua abbondanza (pienguedinis), la pienezza della tua misericordia, perché liberi coloro che sono afaticati, sani i malati, e santifichi coloro che si convertono , quando vengono alla tua fede: poiché tu sei forte e glorioso nei secoli dei secoli. Amen»33

qui abbiamo abbastanza indizi per l’uso nella guarigione nonostante alla fine accenna anche all’ uso battesimale.

Innocenzo I

Prendiamo la testimonianza della lettera di Papa Innocenzo I a Decenzio, vescovo di Gubbio. Decenzo ha scritto una lettera al Papa chiedendo se Giacomo parla dei vescovi anche per quanto riguarda il ministero dell’ unzione dei malati. Egli chiede se il vescovo può dare questo sacramento. Il Papa risponde:

Non c’è dubbio che ciò (Gc 5, 14-15) si debba intendere e comprendere riguardo ai fedeli malati che possono essere unti con l’olio santo del crisma. Consacrato dal vescovo, è permesso usarne non solo ai sacerdoti, ma anche a tutti i cristiani, per fare l’unzione nelle loro necessità personali, o in quelle dei loro cari. D’altra parte quest’aggiunta ci sembra superflua: ci si chiede se il vescovo possa fare ciò che è certamente permesso ai sacerdoti. Infatti il motivo per cui si parla dei sacerdoti è che i vescovi, impediti da altre occupazioni, non possono recarsi presso tutti i malati. Tuttavia, se un vescovo ne ha la possibilità, e se ritiene che qualcuno meriti di essere visitato da lui, lo può benedire e applicargli il crisma senza la minima esitazione, poiché è lui che fa (conficit) il crisma. Però, non si può fare l’unzione ai penitenti, poiché essa appartiene ai sacramenti (genus est sacramenti). Infatti, come pensare che si possa concederne uno di questa specie a colui al quale si negano gli altri sacramenti34.

Nella sua lettera, Papa Innocenzo I ci ha dato tante indicazioni non solo sull’ uso dell’olio nel sacramento dei malati, ma anche ci fornisce il destinato, il ministro, chi lo può usare e il motivo per cui lo si può usare. Questo testo apostolico influenza questo sacramento fino ad oggi.

Sant Ambrogio

33 TESTAMENTUM DOMINUM, Anamnesis3/1, 21834 INNOCENZO I, Anamnesis, 220

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Sant’ Ambrogio, vescovo di Milano, nel suo trattato “ De Sacramentis”, descrivendo la prassi rituale del battesimo, ha considerato il simbolismo dell’olio. Qui vediamo due unzioni: pre battesimale e post battesimale. Da notare è l’unzione post-battesimale che si fa due volte.

La prima unzione viene dopo il rito di efetha. Quest’unzione dà la forza per lottare contro il mondo e satana.

Veniamus ad fontem, ingressus es, unctus es. Considera, quos uideris, quid locutus sis, considera, repete diligenter! Occurrit tibi leuita, occurrit presbyter, unctus es quasi athleta Christi, quasi luctam huius saeculi luctaturus. Professus es luctaminis tui certamina. Qui luctatur, habet, quod speret; ubi certamen, ibi corona. Luctaris in saeculo, sed coronaris a Christo. Et pro certaminibus saeculi coronaris; nam etsi in caelo praemium, hic tamen meritum praemii conlocatur35.

Per Sant’Ambrogio, qui, il simbolismo dell’olio è che l’unzione battesimale dà la forza ai neofiti, come atleti di Cristo, per prepararli a sostenere la lotta contro questo mondo. Quest’unzione viene fatto dopo il rito di effetha: l’ apertura dei sensi per ascoltare la parola di Dio e testimoniarla sia per parlarla o viverla. Dare testimonianza alla parola di Dio vuol dire lottare contro il mondo perché la via del mondo è diversa da quella del Signore. Nel mondo si sostiene la lotta, perché il premio sia in cielo, e il merito per ottenerlo si acquista quaggiú.

Dopo questo momento viene l’atto battesimale: cioè l’immersione nell’acqua battesimale. Poi ci sono due momenti per l’uso dell’olio profumato.

Ergo mersisti, uenisti ad sacerdotem. Quid tibi dixit? Deus, inquit, pater omnipotens, quii te regenerauit ex aqua et spiritu concessitque tibi pecccata tua, ipse te unguet in vitam aeternam. Vide, ubi unctus es: «in uitam» inquit «aeternam». Noli aliqui, si uelit tibi fidem tuam auferre, si minatur mortem, ut quo non es unctus, sed illud elige, in quo unctus es, ut uitam aeternam uitae praeferas temporali36.

Quest’unzione, non è crismazione, ma fa riferimento al battesimo che è la rigenerazione dall’acqua e dallo Spirito e che porta la remissione dei peccati. Dice che si è unti per la vita eterna.

35 AMBROGGIO, Spiegazione del Credo i sacramenti i Misteri la Penitenza, 1, 2, 4. Introduzione, traduzione, note e indici di G. Ganterle, Biblioteca Ambrosiana, Città Nuova Edritrice, Milano-Roma 1982, 44-45. «Siamo venuti al fonte, sei entrato, sei stato unto. Pensa a chi hai visto, pensa a quello che hai detto, richamalo diligentemente alla memoria! Ti è venuto incontro un levita, ti è venuto incontro un sacerdote, sei stato unto come un atleta di Cristo che si perpara a sostenere la lotta contro questo mondo. Ti sei impegnato a cimentarti nella lotta. Chi lotta ha motivo di sperare. Dove c’è lotta, là c’è una corona. Lotti nel mondo, ma sei incoronato da Cristo. E sei incoronato per le lotte sostenute contro il mondo; infatti, benché il premio sia in cielo, il merito per ottenerlo si acquista quaggiú.»36 AMBROGGIO, 70 – 71. «Ti sei immerso nel fonte, ti sei presentato al vescovo. Che ti ha detto? «Dio Padre onnipotente, che ti ha rigenarato dall’acqua e dallo Spirito e ti ha rimesso i tuoi peccati, ti unge egli stesso per la vita eterna». Non anteporre a quella vita questa vita terrena. Per esempio, se sorgesse un nemico, se volesse toglierti la tua fede, se minaccia la morte perché uno abbandoni la retta via, bada a ciò che scegli. Non scegliere quello in cui non sei stato unto, ma scegli quello in cui sei stato unto per anteporre alla vita temporale la vita eterna».

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La seconda unzione, dopo il lavacro battesimale, fa riferimento alla crismazione. Quest’unzione, con l’olio profumato, porta con sé l’infusione dello Spirito Santo, che dà la forza per vivere perfettamente come cristiani e porta i doni dello Spirito Santo.

Sequitur spiritale signaculum, quod audistis hodie legi, quia post fontem superest, ut perfectio fiat, quando ad inuocationem sacerdotis spiritus sanctus infunditur, spiritus sapientiae et intellectus, spiritus consilii atque uirtutis, spiritus cognitionis atque pietatis, spiritus sancti timoris, septem quasi uirtutes spiritus. Et omnes quidem uirtutes ad spiritum pertinent, sed istae quasi cardinales sunt, quasi principales. Quid enim tam principale quam pietas? Quid tam principale quam cognitio dei? Quid tam principale quam uirtus? Quid tam principale quam consilium dei? Quid tam principale quam timor dei? Sicut timor saeculi infirmitas, ita timor dei magna est fortitudo. Istae sunt septem uirtutes, quando consignaris. Nam, ut ait apostolus sanctus, quia multiformis est, inquit, sapientia domini nostri et multiformis sapientia dei, ita multiformis est spiritus sanctus, qui habeat diuersas uariasque uirtutes. Vnde deus uirtutum dicitur, quod aptari potest patri et filio et spiritui sancto37.

Breve Conclusione

Abbiamo visto, in questo capitolo, il significato dell’olio come elemento naturale che simboleggia tante buone cose e come benedizione di Dio, il suo uso è importante nella vita quotidiana e la sua mancanza vista come una maledizione. Questi usi dell’olio sono entrati nella Bibbia e nella tradizione patristica che continuerà fino ai giorni nostri. Sono molto rilevanti nell’ Antico Testamento e nel Nuovo Testamento. Tertulliano come abbiamo visto ci ha dato una testimonianza dell’ uso dell’olio per l’unzione battesimale. In lui, troviamo la simbolicità dell’olio come consacrazione e configurazione alla vita divina. Nella tradizione apostolica, abbiamo solo un’unica benedizione dell’olio, che sembra che sia per tutti gli usi38, perché parla dell’olio con cui il Signore ha « unto i re, i sacerdoti ed i profeti », che rappresenta il crisma e, poi, parla di « sollievo a coloro che lo gustano e la sanità a coloro che ne fanno uso » insomma, fa riferimento all’unzione dei malati e per gli altri usi. Nel “Testamentum domini” c’è la stessa confusione per quanto riguarda il suo uso, perché non si sa di quale olio si tratta. Per Innocenzo I, è ben chiaro che si tratta dell’olio degli infermi, mentre in Ambrogio si vede l’uso dell’olio del catecumeno e della cresima. Quindi con

37 AMBROGGIO,78-79 «Segue un suggello spirituale, del quale avete udito oggi far menzione nella lettura, perché dopo il fonte non resta che raggiungere la perfezione, quando, all’invocazione del vescovo, viene infuso lo Spirito Santo, «Spirito di sapeinza e di’intelletto, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di conoscenza e di pietà, Spirito di santo timore», che sono come le sette virtú dello Spirito. Ed appunto tutte le virtú dipendono dallo Spirito, ma queste sono come cardinali, come essenziali. Che cosa è tanto essenziale quanto la pietà? Che cosa è tanto essenziale quanto la conoscenza di Dio? Che cosa è tanto essenziale quanto la fortezza? Che cosa è tanto essenziale quanto il consiglio che viene da Dio? Che cosa è tanto essenziale quanto il timore di Dio? Come il timore del mondo è debolezza, cosí il timore di Dio è segno di una grande forza. Queste sono le sette virtú che ricevi quando sei segnato. Infatti, come dice il santo Apostolo, poiché la sapienza di nostro Signore è multiforme e multiforme la sapienza di Dio, cosi multiforme è lo Spirito Santo, poiché possiede varie e diverse virtú. Perciò è detto Dio delle virtú, espressione che può attribuirsi al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo».38 SCICOLONE, 218.

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queste opere abbiamo visto gli utilizzi di tutti e tre gli oli santi nell’antichità. Da qui possiamo andare avanti a vedere questi tre oli santi nella Messa crismale.

3.0 OLIO NELLA MESSA CRISIMALE

Introduzione breve

Ora entriamo proprio nella Messa crismale per vedere come si usano i tre oli nella questa Messa sappendo che la Messa Crisimale è il luogo privilegiato per la benedizione degli oli santi: Benedictio olei infirmorum, olei catechumenorum et consecratio chrismatis fit ab Episcopo, secundum Ordinem in Pontificali Romano desriptum, de more hac die, in Missa propria horis matutinis celebranda39. Così viene confermato il cerimoniale dei vescovi che dice consecratio chrismatis ac benedictio olei infirmorum et olei catechumenorum de more fit ab Episcopo feria V Hebdomadae Sanctae, in Missa propria semper adhibita40 Il vescovo durante la Messa Crisimale benedisce l’olio dei malati e olio dei catecumeni e consacra l’olio del crisma41.

Qui vedremo le benedizioni di questi tre oli e diversi momenti di queste benedizioni. Basta dire qui che l’olio dei malati viene benedetto prima della fine dalla preghiera eucaristica, mentre gli atri tre oli vengono benedetti dopo la preghiera di post comunione, come dice il missale romanum: Iuxta morem traditum, benedictio olei infirmorum fit ante finem precis eucharisticae, benedictio autem olei catechumenorum et consecratio chrismatis post Communionem. Attamen, propter rationes pastorales, licet universum ritum benedictionis post litrurgiam verbi peragi42.

Dunque, il nostro intento, sarà mettere in rilievo dove e come si trova l’olio nella Messa Crismale e specialmente la benedizione di questi oli. Utilizziamo il Missale Romanum 2008, perché ci sono delle aggiunte nuove anche se noi non consideriamo necessario fare un paragone tra i messali.

Prima di entrare nel particolare degli oli, è meglio vedere il rito che hanno in comune, come la processione durante la presentazione dei doni. I ministri incaricati di portare gli oli portano

39 MISSALE ROMANUM ex decreto sacrasancti oecumenici concilii vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum Ioannis Pauli PP. cura recognitum. Editio typica tertia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2008, 291. 40 CAEREMONIALE EPISCOPORUM 275, ex decreto sacrosancti oecumenici concilii vaticani II instauratum auctoritate Ioannis Pauli PP. promulgatum, Editio typica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1984, 83.41 CAEREMONIALE EPISCOPORUM 274, ibid.42 MISSALE ROMANUM, 291.

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questi tre oli al vescovo quando è seduto in “cattedra”, dopo l’omelia e il rinnovamento delle promesse sacerdotali e la preghiera universale43. Mentre i ministri portano gli oli, i fedeli portano i doni: il pane, il vino e l’acqua. Prima, precede il ministro che porta le sostanze profumate, segue un altro con l’ampolla dell’olio dei catecumeni, un altro con l’ampolla dell’olio degli infermi e poi da ultimo viene portato l’olio della cresima: Tunc, Episcopo sedente in cathedra cum mitra, diaconi (vel ipsis deficientibus, aliqui presbyteri), ministri ad olea deferenda designati, necnon fideles, qui panem et vinum cum aqua deferunt, accedunt ordinatim ad secretatium vel ad locum ubi olea et aliae oblationes parata fuerunt. Revertentes autem ad altare. Hoc ordine procedunt: primus, minster portans vas cum aromatibus, si Episcopus ipse velit commiscere chrisma; tum alius minister cum ampulla olei catechumenorum, si benedici debet; deinde alius cum ampulla olei infirmorum. Oleum pro chrismate ultimo loco a diacono vel presbytero defertur. Eos sequuntur ministri vel fideles qui panem, vinum et aquam ad Eucharistiam celebrandam deferunt44.

Ogni ministro davanti al vescovo presenta l’olio che porta e dice ad alta voce: << Ecco l’olio per il santo crisma >> per chi porta l’olio della cresima, chi porta l’olio degli infermi, chi porta l’olio degli catecumeni: Episcopus dona recipit ad cathedram vel loco opportuniore. Diaconus, ampullam pro sacro chrismate portans, eam Episcopo exhibet, dicens alta voce:«Oleum ad sanctum chrisma». Episcopus eam accipit et tradit uni ex diaconis sibi ministrantibus, qui ipsam super mensam praeparatam collocat. Idem fit ab iis qui ampullas olei infirmorm et catechumenorum portant. Prior dicit: «Oleum infirmorum»; alter vero: «Oleum catechumenorum». Quae similiter ab Episcopo accipiuntur et a ministris super mensam paratam collocantur45. Si continua la Messa fino al punto delle benedizioni di questi oli.

3.1 L’olio degli infermi nella Messa Crismale

43 EPISCOPORUM 280-232.44 CAEREMONIALE EPISCOPORUM, 282. Allora, mentre il vescovo sta seduto in cattedra con mitra, i diaconi (o in loro assenza alcuni presbiteri), i ministri incaricati di portare gli oli, come pure alcuni fedeli che portano il pane, il vino e l'acqua, si recano ordinatamente nel secretarium o al luogo dove sono stati predisposti gli oli e le altre offerte. Nel ritorno all'altare, procedono con questo ordine: prima il ministro che porta il recipiente con le sostanze profumate nel caso che il vescovo voglia farne lui stesso la mescolanza nella consacrazione del crisma; segue un altro ministro con l'ampolla dell'olio dei catecumeni, se deve essere benedetto; quindi un altro con l'ampolla dell'olio degli infermi. Viene portato per ultimo, da un diacono o da un presbitero, l'olio per il crisma. Seguono i ministri o i fedeli che recano il pane, il vino e l'acqua per la celebrazione dell'eucaristia45 CAEREMONIALE EPISCOPORUM, 284. Il vescovo riceve i doni alla cattedra o in un luogo più opportuno. Il diacono che porta l'ampolla per il sacro crisma, la presenta al vescovo, dicendo ad alta voce: Ecco l'olio per il santo crisma. Il vescovo prende l'ampolla e la dà a uno dei diaconi ministranti, che la colloca sul tavolo preparato. Allo stesso modo si regolano quelli che recano le ampolle dell'olio degli infermi e dei catecumeni. Il primo dice: Ecco l'olio degli infermi; e l'altro: Ecco l'olio dei catecumeni. Il vescovo prende le ampolle e i ministri le depongono sul tavolo preparato

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Come abbiamo visto, si fa la benedizione dell’olio degli infermi prima della fine della preghiera eucaristica “ benedictio olei infirmorum fit ante finem Precis eucharisticae”. Questo è il primo olio che il vescovo benedice durante la Messa Crismale. L’olio degli infermi porta ai malati conforto nella loro infermità46. Quando si usa la prima preghiera eucaristica il vescovo fa questa benedizione prima di dire: “ Per Cristo nostro Signore tu, o Dio, crei e santifichi sempre”, ma viene prima la dossologia: “ Per Cristo, con Cristo e in Cristo” quando si usa altre preghiera eucaristica. Il testo dice che prima che il vescovo dica “ Per Cristo nostro Signore tu, o Dio, Crei e santifichi sempre ”, come abbiamo detto, colui che ha portato l’ampolla dell’olio degli infermi, la porta adesso davanti all’altare per la benedizione: In fine Precis eucharisticae, antequam Episcopus dicat: «Per quem haec omnia» in Prece eucharistica I, vel doxologiam: «Per ipsum» in aliis Precibus eucharisticis, is qui ampullam olei infirmorum detulit, ipsam ad altare portat et coram Episcopo sustinet, dum hic oleum infirmorum benedicit, proferns orationem: «Deus, totius consolationis Pater»47.

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46 CAEREMONIALE EPISCOPORUM 274.47 CAEREMONIALE EPISCOPORUM, 285. Alla fine della preghiera eucaristica, prima che il vescovo dica: Per Cristo nostro Signore tu, o Dio, crei e santifichi sempre nella preghiera eucaristica I, o prima della dossologia: Per Cristo, con Cristo e in Cristo nella altre preghiere eucaristiche, colui che portò prima l'ampolla dell'olio degli infermi, la porta adesso all'altare e la tiene davanti al vescovo, mentre egli benedice l'olio degli infermi, proclamando l'orazione: O Dio, Padre di ogni consolazione.

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