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0 Anno accademico 2005-2006 SICUREZZA DEGLI IMPIANTI INDUSTRIALI Docente del corso: Ing. Giacomo Rota Tesina:”Esplosione depuratore in azienda produttrice di acqua di Beltramelli Francesca matr.41187 Corso di laurea: Ingegneria gestionale Curriculum economico – produttivo n.o.

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Anno accademico 2005-2006

SICUREZZA DEGLI IMPIANTI INDUSTRIALI

Docente del corso: Ing. Giacomo Rota

Tesina:”Esplosione depuratore in azienda produttrice di acqua”

di

Beltramelli Francesca matr.41187

Corso di laurea: Ingegneria gestionale Curriculum economico – produttivo n.o.

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INDICE

Descrizione dell’episodio pagina 2

Elenco dei fatti pagina 4 Albero degli eventi pagina 5

Considerazioni pagina 6

Diamo un’occhiata alla situazione di quel periodo… pagina 7

Evoluzione giuridica pagina 8

Aspetto chimico pagina10

Biogas Metano Acetilene

Atmosfere esplosive e classificazione aree (dalla teoria) pagina 14

Sorgenti di innesco Limiti di esplodibilità Temperatura di accensione e minima energia di esplosione Conseguenze di un’esplosione Prevenzione Classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione

Sistema di gestione della sicurezza pagina 18

La sicurezza nell’azienda Organizzazione e responsabilità Disciplina operativa Diagramma di Pareto Triangolo di Heinrich Grafo del numero di incidenti (forbice)

Andamento del fenomeno infortunistico pagina26

…in Lombardia e nella provincia di Bergamo …nell’industria alimentare e delle bevande in Lombardia

Tutela dell’ambiente pagina31

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Descrizione dell’episodio

Una devastante esplosione che ha completamente distrutto la palazzina in cemento armato in cui si trovava l'impianto di depurazione dello stabilimento della ditta in esame, ha ucciso un operaio di una ditta appaltatrice e ne ha ferito un secondo, in modo lieve. La vittima è un uomo di 54 anni ed è stato estratto dalla macerie dello stabile quasi due ore dopo lo scoppio. Il collega diciannovenne ferito è stato ricoverato in osservazione all'ospedale con prognosi di cinque giorni. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri con i colleghi.

Stando ad alcune indiscrezioni raccolte tra gli operai dello stabilimento, l'esplosione potrebbe essere stata causata dal cattivo funzionamento di una valvola di sfogo del locale in cui era il depuratore, locale in cui si sarebbero accumulate forti quantità di gas. Secondo un'altra versione lo scoppio sarebbe stato provocato da un inconveniente verificatosi alla vasca di reacidificazione che produce «biogas». A provocare lo scoppio potrebbe essere stato proprio uno dei macchinari impiegati: forse una mola flessibile, dalla quale potrebbe essere partita una scintilla, oppure un utensile elettrico o una fiamma ossidrica. Dubbi che l'indagine in corso dovrebbe chiarire. Lo stabile interessato dall'esplosione è stato sequestrato per i sopralluoghi e gli accertamenti di rito. Dalla mattinata del 6 maggio alcuni operai, dipendenti della ditta appaltatrice, erano impegnati nella manutenzione e nella modifica di alcune condutture dell'impianto di depurazione e di aspirazione dei liquidi provenienti dai residui di lavorazione dello stesso stabilimento e destinati alla vasca di stoccaggio prima di confluire nel depuratore delle acque. Dopo aver lavorato all'interno della palazzina, due degli operai sono saliti sul tetto iniziando il controllo di alcune tubature. A mezzogiorno, improvvisa, l'esplosione. Secondo la testimonianza del ragazzo lo scoppio è stato talmente violento da sollevarlo da terra. Fortunatamente è riuscito ad aggrapparsi ad un ferro, evitando così di venire

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scagliato lontano e potendo così avvertire gli altri operai. Nonostante le immediate ricerche, dell'operaio di Bergamo non veniva trovata traccia, ne’ tra le macerie del tetto e nemmeno nel sottostante cortile. Mentre sul posto intervenivano i Vigili del Fuoco, i Carabinieri e personale del «118», veniva avanzata l'ipotesi che l’operaio potesse essere stato scagliato sin nelle acque del fiume che corre accanto allo stabilimento.

Decine di volontari iniziavano così un accurato controllo del fiume nella frenetica ricerca dell'operaio, ricerche che si protraevano sin quasi ad una ventina di chilometri, quando dallo stabilimento giungeva la notizia del ritrovamento del corpo dell’operaio sotto le macerie del tetto. Nel frattempo infatti era giunta in azienda una gru dei Vigili del Fuoco con la quale era iniziato lo sgombero delle macerie e proprio sotto le tonnellate di cemento armato in frantumi, era finito il corpo del povero operaio. I Carabinieri e i Vigili del Fuoco procedevano agli accertamenti mentre decine di operai, interrotto il lavoro, raggiungevano il luogo dell'esplosione per assistere al recupero della salma. Qualche problema si aveva anche lungo la Statale in quanto la palazzina saltata in aria è proprio adiacente alla strada e sono stati numerosi gli automobilisti fermatisi per assistere alle operazioni di soccorso, tanto che ad un certo punto si è reso necessario l'intervento di alcuni militari dell'Arma per disciplinare il traffico.

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Elenco dei fatti

Intervento dei vigili del fuoco Intervento dei carabinieri Morte sul colpo dell’operaio Un secondo operaio rimasto ferito Esplosione di un depuratore Esplosione della copertura in calcestruzzo della vasca di depurazione Distrutta la palazzina in cemento armato I due operai erano lì I due operai stavano svolgendo il proprio lavoro I due operai sono saliti sul tetto iniziando il controllo di alcune tubature Presenza di accumulo di gas I due operai dovevano effettuare una modifica di alcune condutture

dell'impianto di depurazione e di aspirazione dei liquidi provenienti dai residui di lavorazione dello stesso stabilimento

Doveva essere effettuata una manutenzione Un operaio stava usando una fiamma ossidrica Riscaldamento delle superfici metalliche del serbatoio Cattivo funzionamento valvola di sfogo del locale del depuratore Potente esplosione La forza prodotta dall’esplosione sposta del materiale fin la strada provinciale

adiacente Operaio investito in pieno dalla deflagrazione Secondo operaio in posizione più defilata si aggrappa ad un ferro Il ragazzo avverte gli altri operai Spostamento d’aria Giunta in azienda una gru dei Vigili del Fuoco con la quale era iniziato lo

sgombero delle macerie Ritrovo del corpo della vittima sotto le macerie del tetto Il giovane operaio non è in pericolo di vita Il collega diciannovenne ferito è stato ricoverato Automobilisti della provinciale bloccati dalle macerie Intervento di alcuni militari dell'Arma per disciplinare il traffico

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Albero degli eventi

Morte sul colpo dell’operaio

Intervento dei vigili del fuoco

Intervento dei carabinieri

Il secondo operaio rimasto ferito

Distrutta la palazzina in

cemento armato

Esplosione della copertura in calcestruzzo della vasca di

depurazione

I due operai erano lì

I due operai stavano svolgendo il proprio lavoro

I due operai sono saliti sul tetto iniziando il controllo di alcune

tubature

Presenza di accumulo di

gas

I due operai dovevano effettuare una modifica

Doveva essere effettuata una manutenzione

Un operaio stava usando una

fiamma ossidrica

Riscaldamento delle superfici metalliche

del serbatoio

Cattivo funzionamento

valvola di sfogo del locale del depuratore

La forza prodotta dall’esplosione

sposta del materiale fin la

strada provinciale adiacente

Operaio investito in pieno dalla

deflagrazione

Secondo operaio si aggrappa ad

un ferro

Secondo operaio in posizione più

defilata

Il ragazzo avverte gli altri operai che

chiamano i soccorsi

Spostamento d’aria

La gru dei Vigili del Fuoco per lo sgombero delle macerie

Ritrovo del corpo della vittima sotto le macerie del tetto

Il giovane operaio non è in pericolo di vita

Automobilisti della provinciale bloccati

dalle macerie

Intervento di alcuni militari dell'Arma per disciplinare il traffico

*

* Perché nessuno si è accorto? Chi doveva controllare? Di chi era la responsabilità?

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Considerazioni

La manutenzione che stavano effettuando era svolta il più velocemente possibile mettendo in secondo piano la sicurezza?

Perché le superfici del serbatoio non sono state coperte e isolate?

Non era possibile utilizzare utensili idonei alla situazione? È stata rispettata la procedura? Perché non è stata rispettata? I due operai conoscevano

la procedura corretta? Si suppone di sì, dato che erano operai di una ditta esterna specializzata.

Gli operai non erano a conoscenza della presenza di un accumulo di gas nel serbatoio. Ciò può aver causato un uso improprio degli strumenti di lavoro (fiamma ossidrica).

Gli operai erano consapevoli della possibile presenza di accumulo di gas nel serbatoio? Erano stati coinvolti nell’identificazione dei pericoli, nella valutazione e nel controllo del rischio?

I due operai hanno prestato la massima attenzione all’operazione che stavano svolgendo?

Erano stati definiti, documentati e comunicati i ruoli e le responsabilità?

Gli operai hanno partecipato ai corsi di formazione e di addestramento? Erano stati esaminati per capire l’efficacia dell’addestramento? Hanno partecipato ai corsi di motivazione (magari erano poco motivati)? Era stata impartita loro una formazione per eseguire l’identificazione del pericolo, la valutazione e il controllo del rischio?

Verificare se nei periodi precedenti l’incidente, non siano capitati degli incidenti simili, magari con conseguenze minori. Se sì, erano stati relazionati e comunicati a tutte le persone interessate?

Il serbatoio non era stato controllato. Tale operazione doveva essere eseguita da operai specializzati dell’azienda o dai due operai adatti a svolgere tale lavoro che potevano avere una preparazione sufficiente?

È stato utilizzato (e correttamente) un rilevatore gas infiammabili?

Nessuno ha controllato che i lavori fossero svolti correttamente, applicando quindi le dovute procedure?

Dove erano i supervisori della ditta esterna e quelli di conduzione degli impianti?

Sono state attuate tutte le misure di protezione e gli interventi necessari per tutelare il personale nell’eventualità di un’emergenza che li coinvolge?

Erano presenti impalcature di protezione adeguate tra l’impianto di depurazione e la strada provinciale?

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La continua tendenza delle aziende ad appaltare all'esterno i lavori comporta in alcuni casi, da parte dell'azienda che prende i lavori in appalto, il mancato rispetto delle norme di sicurezza del lavoro per essere più competitive.

Diamo un’occhiata alla situazione di quel periodo… Gli infortuni sul lavoro nella bergamasca sono in diminuzione, ma il rischio in cantieri e fabbriche continua ad essere elevatissimo. Nel 1997, per la prima volta, le persone coinvolte sono state meno di ventimila, anche se di poche centinaia. In questi anni il trend è stato decrescente, ma sono dati che impressionano e per cercare di sconfiggere il fenomeno l’importante è che vengano osservate le norme di sicurezza, che ci siano maggiori controlli. Gli infortuni continuano ad essere moltissimi nelle fabbriche e nei cantieri della nostra provincia. E oltre agli episodi più gravi, ogni anno si verificano migliaia di incidenti minori, che confermano il pericolo costante sui luoghi di lavoro. Gli infortuni con prognosi inferiori ai quattro giorni (quelle che i funzionari dell’Inail definiscono franchigie) sono più di 3500 all’anno, anche questo un dato in calo rispetto al passato. Se facciamo la fotografia del periodo precedente all’esplosione del depuratore della Sanpellegrino del 6 maggio, il 1998 ha avuto un avvio triste in Bergamasca per quanto riguarda la sicurezza sui posti di lavoro. Il 7 gennaio, il giorno di ripresa dell’attività, dopo le vacanze natalizie e di Capodanno, i primi due morti: a Stezzano, all’interno di una ditta di manufatti in cemento. E ancora, il giorno successivo, altri due operai seriamente feriti in due aziende a Castelli Calepio e ad Adrara S. Martino. Il mese dopo, a Cavernago, in una disgrazia agghiacciante muore un autotrasportatore cremonese, schiacciato da un pannello di cemento armato. Ferito seriamente un altro operaio che stava lavorando al suo fianco. Le segreterie Cisl e Fai-Cisl di Bergamo dopo l’incidente in azienda, oltre ad esprimere il loro cordoglio alla famiglia del lavoratore che è morto, denunciarono la non sufficiente applicazione di tutte le norme che potrebbero impedire questi gravi incidenti. Sono ancora troppe le situazioni nelle quali si privilegia il profitto a scapito dell’incolumità delle persone. E’ necessario ribadire l’importanza del rispetto delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro. Episodi come quello della ditta qui in esame mettono in evidenza la necessità di potenziare le attività di ispezione e prevenzione.

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Evoluzione giuridica.

Sull'accaduto sono state aperte due inchieste, dalla magistratura e dall'Azienda Sanitaria Locale che hanno dato una risposta alle tante domande avanzate: lo stabile interessato dall'esplosione è stato sequestrato per i sopralluoghi egli accertamenti di rito. L’azienda si impegnò a collaborare nel modo più ampio con le autorità preposte per comprendere le cause che hanno generato l'infortunio. La multinazionale commentò così la disgrazia in cui perse la vita l’operaio: «Per quanto l'azienda abbia messo in atto da anni tutti gli investimenti, le procedure, nonché gli accorgimenti per eliminare o quantomeno contenere rischi di infortuni, di fronte all'accaduto l’azienda sente il dovere di esprimere la propria sincera costernazione e la più sentita partecipazione al grande dolore delle famiglie». L'azienda precisò che l'incidente trae origine dall'esplosione della copertura in calcestruzzo di una vasca di depurazione. «L'impianto, tecnologicamente aggiornato, è stato costruito otto anni orsono ed è tenuto regolarmente in manutenzione. L'impianto era stato sottoposto all'annuale manutenzione straordinaria nel dicembre '97 a cura di una società specializzata». Il giorno dell’incidente la rappresentanza sindacale incontrò la direzione dello stabilimento per discutere i problemi della sicurezza. I dipendenti discussero a lungo di quanto accadde e della sorte dei 62 lavoratori del reparto bibite, fermo a causa della disgrazia alla vasca di preacidificazione dei reflui di produzione. Tutti gli oltre 400 addetti scesero in sciopero subito dopo aver appreso dell'infortunio mortale e successivamente riprese la sola produzione di acqua minerale. L'assemblea dei lavoratori prima di esprimere un giudizio sulle cause che fecero avvenire il grave incidente, aspettarono la completa chiusura delle indagini da parte del magistrato che doveva chiarire in modo inconfutabile le eventuali responsabilità. «In questi ultimi tempi - è stato scritto nel documento conclusivo dell'assemblea - l'intervento da parte dei rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza sul processo produttivo aziendale è stato frequente proprio in applicazione delle norme sulla sicurezza del lavoro per ribadire l'importanza che la stessa riveste all'interno delle fabbriche».

Azienda, rappresentanza sindacale e organizzazioni di categoria Flai-Cgil e Fai-Cisl stabilirono che la produzione sarebbe potuta riprendere anche senza l'utilizzo del depuratore in cui si verificò l'esplosione, ancora sotto sequestro e, soprattutto, seriamente danneggiato dall'incidente. Fu concordato che i reflui derivanti dalla produzione e che avrebbero dovuto subire il trattamento nella vasca di preacidificazione in cui è avvenuto lo scoppio, sarebbero stati scaricati in cisterne e depurati altrove. «In queste ultime settimane - affermarono le segreterie territoriali Fai-Cisl e Flai-Cgil - la catena impressionante di infortuni sul lavoro, molti dei quali mortali, pone in evidenza come la sicurezza sul lavoro debba rientrare nelle priorità che le aziende si devono dare nell'affrontare l'organizzazione del lavoro».

L’11 maggio i sessantadue lavoratori del reparto delle bibite della ripresero l'attività produttiva .

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Furono attuati altri sopralluoghi da parte degli inquirenti, unitamente a periti e tecnici nominati dal magistrato incaricato dell'inchiesta, il sostituto procuratore della Repubblica. E lo stesso magistrato - come atto dovuto – aprì un apposito fascicolo nel quale iscrisse nel registro degli indagati quattro persone. Le ipotesi di reato formulate parlarono di concorso in omicidio colposo e lesioni personali. Per scongiurare il blocco delle linee l'azienda prese accordi con ditte specializzate e autorizzate al trasporto dei liquami di scarto verso altri depuratori: furono utilizzate autobotti sulle quali, man mano che venivano prodotte, venivano caricate le acque reflue della produzione industriale. L'impianto di depurazione dell’azienda, teatro della disgrazia, rimase sotto sequestro . L'inchiesta - coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica – dovette infatti accertare soprattutto il perché dello scoppio in quel tratto del depuratore dove non si sarebbe dovuto formare il biogas, che sarebbe all'origine dello scoppio. Finirono davanti al giudice tre persone, due dipendenti della ditta di acque minerali e il legale rappresentante della società appaltatrice che si occupava della manutenzione dell'impianto. Per tutti l'accusa era di omicidio colposo. Il sostituto procuratore che aveva aperto l'inchiesta e il collega che la ereditò, contestarono la violazione di una serie di norme infortunistiche, un'inadempienza che avrebbe portato al decesso dell’operaio. Secondo i legali degli imputati nessuna norma di sicurezza fu violata: lo scoppio era un fatto impossibile da prevedere.

Il giudice dovette assolvere i due dipendenti della società di acque minerali e il legale rappresentante della ditta che si occupava della manutenzione dell'impianto. La sentenza di non colpevolezza è arrivata con formula dubitativa, la vecchia insufficienza di prove, ed è stata accompagnata da un'ulteriore richiesta di indagini. Il processo, infatti, non ha sciolto il nodo fondamentale della vicenda: cosa ha causato l'esplosione che scoperchiò il fabbricato del depuratore e fece precipitare l’operaio in una vasca di raccolta dei residui di lavorazione?

L'accusa, retta in aula dal pm, aveva ricostruito i fatti in questo modo: i due stavano eseguendo dei lavori di manutenzione all'impianto e usavano una fiamma ossiacetilenica: un utilizzo in violazione delle norme di sicurezza, del quale erano responsabili gli imputati. L'istruttoria dibattimentale, però, non lo provò : il giovane scampato all'esplosione ha negato questa circostanza, facendo cadere il castello accusatorio. Ma allora da che cosa fu provocato lo scoppio? Il giudice volendo vederci chiaro rimandò gli atti al pubblico ministero per accertamenti sul depuratore e verifiche sul fatto che l'esplosione possa essere attribuita al cattivo funzionamento dell'impianto.

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Aspetto chimico.

C2H2 + 5/2O2 = 2CO2 + H2O

CH4 + 2O2 = CO2 + 2H2O (reazione spontanea molto forte)

BIOGAS Termine con cui si indica la miscela gassosa ottenuta attraverso la fermentazione prodotta da microrganismi in ambiente anaerobico (50-65%) e anidride carbonica (50-35%) caratterizzata da un potere calorifico attorno a 20.000 kJ/m3 . Il processo di fermentazione biogas è una miscela di metano tre fasi: nella fase di idrolisi le grandi molecole vengono ridotte dai batteri in molecole più semplici nell’acidificazione i batteri metabolizzano in sostanze acide volanti (Co2, H2, aldeidi e alcol) i prodotti della fase di idrolisi; nella massificazione si ha infine la trasformazione dei precedenti composti in metano, anidride carbonica, idrogeno solforato e ammoniaca, sempre per opera dei batteri.

In 15-25 giorni è possibile trasformare in biogas il 40-60% della sostanza volatile presente nei reflui, cioè ottenere 0,2-0,5 m3 di gas per kg di sostanza volatile. (Nel caso di reflui zootecnici la sostanza volatile rappresenta il 50- 70% del loro contenuto rispetto alla sostanza secca.) Gli apparecchi di fermentazione (di gestori) possono essere continui (quando vengono caricati e scaricati con continuità), a volume variabile (caricati con continuità e scaricati in modo continuo) e discontinui (quando carico e scarico avvengono periodicamente). Gli effluenti sono in genere inodori e hanno buone proprietà fertilizzanti.

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METANO Idrocarburo alifatico, primo termine della serie degli alcani, di formula CH4 . Punto di ebollizione 161,6°C , punto di fusione 182,5°C .

E’ un gas incolore, insapore, inodore, non tossico, che brucia all’aria con fiamma bluastra poco luminosa. E’ poco solubile in acqua e alcol e forma in determinate proporzioni (dal 5,3 al 14% in volume) con l’aria miscele esplosive dette grisou. In natura è presente nei gas naturali, di cui è uno dei principali costituenti. La molecola del metano ha una struttura tetraedrica con l’atomo di carbonio al centro e quattro atomi di idrogeno ai vertici. Formazione Il metano di origine naturale si forma per decomposizione di sostanze organiche vegetali in assenza di ossigeno; per questa ragione è spesso incluso nei giacimenti carboniferi.

Industrialmente si ottiene nei trattamenti di distillazione secca dei combustibili solidi; è contenuto al 30% circa in volume nel gas di città e in quello di cokeria. Si forma anche in tutti i processi di trattamento chimico dei derivati del petrolio, in quantità variabile secondo il tipo di processo, le condizioni di lavoro adottate e la materia prima trattata.

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Usi. Il metano è più comunemente usato come combustibile industriale e domestico, dato il suo elevato potere calorifico (da 10.000 a 12.000 kcal/m3 secondo la purezza) e la possibilità di trasporto abbastanza economico dai pozzi di raccolta, generalmente accentrati in zone piuttosto ristrette (in Italia principalmente in alcuni luoghi dell’Emilia Romagna), ai centri di consumo mediante una rete di tubazioni (metanodotti) nelle quali il gas fluisce sotto pressione di varie decine di atmosfere. Per il suo potenziale termico, relativamente elevato, il metano è stato impiegato come carburante per autotrazione, compresso in bombole a circa 200 atm. Altri impieghi riguardano la grande industria chimica e soprattutto la possibilità di essere convertito in idrogeno e quindi in ammoniaca sintetica e in fertilizzanti. ACETILENE. Idrocarburo non saturo a triplo legame CH CH, primo temine degli idrocarburi acetilenici. E’ un gas incolore più leggero dell’aria, ha odore etereo e brucia in presenza di ossigeno con fiamma luminosa e grande svolgimento di calore (circa 2800°C nel cannello ossiacetilenico).

E’ tossico e va maneggiato con cautela, sia perché, essendo termodinamicamente instabile, può decomporsi in idrogeno e carbonio con reazione esplosiva a causa di inneschi o surriscaldamenti locali, sia perché con aria e con ossigeno fornisce miscele esplosive in limiti di composizione molto più larghi che non gli altri idrocarburi gassosi: perciò può essere trasportato soltanto disciolto in acetone e in presenza di masse assorbenti sotto pressioni non superiori alle 20 atm. Produzione. L’acetilene viene fabbricato industrialmente partendo o dal carburo di calcio, attraverso la reazione con acqua

CaC2 + 2H2O = Ca(OH)2 + C2H2

oppure partendo da idrocarburi.

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Usi.

L’acetilene è impiegato in numerose sintesi chimiche e specialmente nel campo della fabbricazione dei monomeri per resine viniliche oltre che per la fabbricazione di aldeide acetica e di numerosi altri prodotti chimici; viene inoltre impiegato nel cannello ossiacetilenico per il taglio e la saldatura dei metalli.

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ATMOSFERE ESPLOSIVE e CLASSIFICAZIONE AREE (dalla teoria) Rischio di esplosione Pentagono dell’esplosione:

Combustibili :

– gas, vapori, nebbie – polveri – sostanze esplosive

Sorgenti di innesco

Le sorgenti di innesco possono essere: superfici ad elevata temperatura, scintille di origine meccanica, scintille di origine elettrica, archi elettrici, campi elettromagnetici.

Possono essere presenti : – in condizioni di normale funzionamento dell’impianto – in condizioni anomale o di guasto

L’esplosione può verificarsi solo se sono verificate contemporaneamente le seguenti condizioni:

A) la concentrazione della miscela è compresa entro i limiti di infiammabilità B) la sorgente di innesco è in grado di portare la miscela alla temperatura di

accensione C) la sorgente di innesco è in grado di fornire un’energia superiore alla minima

energia di accensione

Limiti di esplodibilità.

combustibile

miscela esplosiva ambiente confinato

comburente innesco

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LIMITE INFERIORE DI ESPLODIBILITA’ (LEL)

Concentrazione in aria di gas o vapore infiammabile, al di sotto della quale l’atmosfera non è esplosiva.

LIMITE SUPERIORE DI ESPLODIBILITA’ (UEL) Concentrazione in aria di gas o vapore infiammabile, al di sopra della quale l’atmosfera non è esplosiva.

Variano al variare della pressione

Limiti di infiammabilità espressi in % in volume di alcuni gas combustibili in aria a pressione atmosferica:

Temperatura di accensione e minima energia di esplosione.

E’ la minima temperatura alla quale una sostanza, in miscela con aria nella concentrazione più facilmente infiammabile, può accendersi spontaneamente ed alla quale la combustione può procedere anche senza apporto di calore dall’esterno. E’ detta anche temperatura di “autoaccensione” o di “autoinfiammabilità” Ogni miscela esplodibile ha la sua energia minima di accensione che varia anche con la sua concentrazione.

Conseguenze di un’esplosione.

Sovrapressioni: pressoché inversamente proporzionali alla distanza dall’epicentro dell’esplosione; dipendono da molti fattori tra cui la massa coinvolta e la geometria dell’ambiente

0,03 bar rottura vetri 0,07 bar danni gravi alla salute 0,30 bar crollo di strutture/edifici 0,35 bar rottura dei timpani 0,60 bar letalità diretta

Irraggiamento termico 5 kW/m2 danni gravi alla salute 7 kW/m2 possibili effetti letali 12,5 kW/m2 letalità diretta

GAS LEL UEL Acetilene 2.5 80

Ammoniaca 15 27Idrogeno 4 74.5Metano 5 15

Ossido di carbonio 12 75

Ossido di etilene 3 99

Propano 2.3 9.75

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Prevenzione.

Nei luoghi dove vi sono sostanze infiammabili è necessario ridurre al minimo le loro emissioni . In molti casi non è possibile evitare il rilascio in atmosfera di vapori infiammabili (es. sfiati di serbatoi, scarichi di valvole di sicurezza, perdite di tenute da pompe, evaporazione da vasche aperte). Occorre allora evitare che la causa dell’innesco:

– si verifichi o

– venga in contatto con l’atmosfera esplosiva

Classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione.

La classificazione dei luoghi è un metodo per analizzare e classificare l’ambiente dove si possono formare atmosfere esplosive .

Le norme utilizzate per classificare le zone pericolose stabiliscono i criteri per la valutazione della possibilità di formazione di atmosfera esplosiva e forniscono una guida su grandezze caratteristiche di progetto ed esercizio utilizzabili per ridurre detta possibilità e per facilitare la corretta scelta ed installazione degli apparecchi da impiegarsi con sicurezza in tali luoghi.

Se chiudo la mandata con una valvola, Q va a 0 e P assume il valore massimo = PSHUT OFF. La linea di ricircolo serve ad evitare lo shut off. => Di solito è una valvola che si apre quando un pressostato fa notare che la pressione sale troppo.

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Atmosfera esplosiva per la presenza di gas: miscela in aria di una sostanza infiammabile sotto forma di gas o vapore, in condizioni atmosferiche normali, in cui, dopo l’accensione, la combustione si propaga alla miscela incombusta. Luogo pericoloso: luogo in cui è o può essere presente un’atmosfera esplosiva per la presenza di gas, in quantità tale da richiedere provvedimenti particolari per la realizzazione, l’installazione e l’impiego degli apparecchi I luoghi pericolosi sono classificati in zone in relazione alla frequenza di formazione ed alla permanenza di un’atmosfera esplosiva:

CASI L’atmosfera esplosiva è:

ZONA per

GAS/VAPORI/NEBBIEpresente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente 0 probabile che si formi occasionalmente durante le normali attività 1

non è probabile che si formi durante le normali attività o qualora si verifichi è unicamente di breve durata

2

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SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA.

La sicurezza nell’azienda

Il principio cardine della nostra legislazione è che si deve attuare la massima sicurezza tecnicamente possibile. Mutano le condizioni tecnico-scientifiche, si acquisiscono nuove esperienze, cadono vincoli prima ineliminabili. La sicurezza non è un elemento a sé stante bensì è parte integrante di un processo lavorativo correttamente impostato. La sicurezza è una componente di qualità. La sensibilità alla sicurezza si deve portare avanti fin dall’alto :è fondamentale un rapporto in cui si elencano quali sono gli obiettivi della sicurezza. Per elevare il livello di sicurezza aziendale ed arrivare all’azienda “sicura”, è opportuno:

- introdurre nuovi orientamenti culturali => elementi giovani - agire sull’organizzazione - elevare il livello di professionalità

PLAN-DO-ACT-CONTROL

La formazione alla sicurezza va iniziata dall’alto, sensibilizzando i capi, che poi, forti anche della loro alta professionalità, divulgheranno questa cultura facendola scendere fino ai livelli più bassi.

L’ organizzazione del personale deve essere sviluppata formalizzando ruoli e responsabilità attraverso la definizione di un organigramma.

Occorre anche mettere in atto un sistema di formazione, informazione ed addestramento del personale a tutti i livelli affinché la cultura della Sicurezza e le buone pratiche aziendali di gestione siano sempre a conoscenza di tutto il personale.

E’ altresì importante che venga assicurato un flusso di comunicazioni interno, atto a favorire lo scambio di tutte le informazioni e conoscenze necessarie al buon funzionamento delle attività.

Analisi iniziale dello stato

Politica di sicurezza

Pianificazione

Attuazione ed esecuzione

Controllo ed azione correttiva

Revisione da parte della Direzione

Miglioramento continuo

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I due operai conoscevano la procedura corretta? Si suppone di sì, dato che erano operai di una ditta esterna specializzata. Inoltre gli operai non erano a conoscenza della presenza di un accumulo di gas nel serbatoio? Ciò può aver causato un uso improprio degli strumenti di lavoro (fiamma ossidrica). Probabilmente non erano stati coinvolti nell’identificazione dei pericoli, nella valutazione e nel controllo del rischio.

Sono evidenti lacune per quanto riguarda il sistema di formazione, informazione ed addestramento del personale a tutti i livelli affinché la cultura della Sicurezza e le buone pratiche aziendali di gestione siano sempre a conoscenza di tutto il personale.

Gli operai hanno partecipato ai corsi di formazione e di addestramento? Probabilmente non erano stati esaminati per capire l’efficacia dell’addestramento. Hanno partecipato ai corsi di motivazione (magari erano poco motivati)? Evidentemente non era stata impartita loro una formazione per eseguire l’identificazione del pericolo, la valutazione e il controllo del rischio.

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Organizzazione e responsabilità.

Nell’azienda erano stati definiti, documentati e comunicati i ruoli e le responsabilità? L’organizzazione è dinamica ,è necessario saper distinguere l’organigramma reale da quello formale.Una marcata differenza fra organigramma formale e reale è il sintomo di una malattia dell’organizzazione. Le deleghe date ai manager:

1- La delega deve essere scritta e deve circoscrivere in modo dettagliato i poteri del delegato.

2- Devo scegliere la persona giusta che sappia fare il suo lavoro. 3- Devo vigilare sul delegato . 4- Non deve servire per scaricare le responsabilità (un mezzo per eludere le normative

infortunistiche). I destinatari delle norme sono: - Datore di lavoro - Dirigente - Preposto => figura di raccordo fra dirigente e lavoratore - Lavoratore Il DLgs. 626/94 introduce significative differenziazioni negli obblighi, loro delegabilità e sanzionabilità. • la precedente normativa assegnava al datore di lavoro, dirigenti e preposti obblighi e sanzioni “secondo le rispettive attribuzioni e competenze”. • l’attuale normativa differenzia in modo esplicito le diverse figure assegnando al datore di lavoro obblighi specifici, la cui delegabilita’ non e’ sempre possibile ed è, comunque, sottoposta a limiti estremamente rigorosi. Figure su cui gravano gli obblighi imposti dal D. LGS. 626/94:

- datore di lavoro - datore di lavoro e dirigenti - preposti - progettisti, fabbricanti, fornitori e installatori - lavoratori - medico competente => conosce le malattie professionali e deve prevenire e

affrontare le varie malattie che possono insorgere. Il datore di lavoro deve valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, compresi i gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, prima di procedere alla scelta di attrezzature di lavoro o sostanze o preparati chimici da utilizzare, e nella sistemazione dei posti di lavoro => è un compito importante. A dirigenti e preposti rimane l’onere di adempiere alla fase attuativa. Rispetto al passato il datore di lavoro è il solo responsabile dell’avvio del “sistema di sicurezza” => fase propositiva / organizzativa.

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Compito del responsabile del servizio di prevenzione e protezione: costruire con il contributo di tutti un “piano aziendale di sicurezza” e un “progetto” per creare le condizioni affinché abbia successo. Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, il medico competente, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (deve possedere conoscenze specifiche del lavoro che va a fare; sono distinti dai rappresentanti a livello sindacale) interagiscono e collaborano con il datore di lavoro per il raggiungimento dello scopo comune. Il rappresentante per la sicurezza gode di una serie di diritti, tra i quali l’accesso ai documenti e ai luoghi di lavoro, informazione e formazione mirata, tempo retribuito. Inoltre risponde a tutti i singoli lavoratori e non solo a quelli iscritti alle organizzazioni sindacali.

Disciplina operativa.

Disciplina operativa significa apprendere delle istruzioni ed attuarle. Interferiscono però fattori negativi quali le omissioni e le insubordinazioni che creano indisciplina operativa ovvero un atteggiamento di mancato rispetto e motivazione che genera anche cattivo esempio e crea una situazione di “anello debole”. E’ quindi necessario attuare misure di obbligo e punizione, anche per livelli di comando superiore. In questo caso probabilmente la manutenzione che stavano effettuando era svolta il più velocemente possibile mettendo in secondo piano la sicurezza:

Le superfici del serbatoio non sono state coperte e isolate

Non sono stati utilizzati utensili idonei alla situazione

I due operai non hanno prestato la massima attenzione all’operazione che stavano svolgendo

Nessuno ha controllato che i lavori fossero svolti correttamente, applicando quindi le dovute procedure.

Non c’è stata visione di interventi di supervisori della ditta esterna e di quelli di conduzione degli impianti.

Non sono state attuate tutte le misure di protezione e gli interventi necessari per tutelare il personale nell’eventualità di un’emergenza che li coinvolge

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Diagramma di Pareto.

Il diagramma di Pareto indica quale problema deve essere risolto per primo per ridurre il fenomeno infortunistico. Di seguito è riportato il diagramma di Pareto relativo al fenomeno infortunistico nell’industria alimentare e delle bevande nel ’97 in Lombardia (vedi tab.1) :

0

50

100

150

200

250

300

350

400

1

fattori di causa

nu

me

ro i

nfo

rtu

ni

Si è colpito con Utensili

Incidente alla guida di mezzi di trasporto terrestre nonsu rotaieCaduto, in piano, su Superfici di lavoro e transito

Colpito da Materiali solidi

Ha urtato contro Materiali solidi

Ha urtato contro Parti meccaniche di macchine

Ha urtato contro Utensili

Caduto dall'alto di Scale e passerelle

Colpito da Parti meccaniche di macchine

Schiacciato da Macchine operatrici non utensili

Schiacciato da Parti meccaniche di macchine

Ha urtato contro Arredi e impianti fissi

Ha messo un piede in fallo Materiali solidi

Incidente a bordo di Mezzi di trasporto terrestre non surotaieHa messo un piede in fallo Mezzi di trasporto terrestrenon su rotaie Impigliato a, agganciato a Parti meccaniche di macchineA contatto con Macchine operatrici non utensili

Afferrato da Macchine operatrici non utensili

I primi 5 agenti di causa identificati spiegano il 70% del fenomeno incidentale nelle industrie alimentari e delle bevande in Lombardia. Tali fattori sono:

1. Si è colpito con Utensili 2. Incidente alla guida di Mezzi di trasporto terrestre non su rotaie 3. Caduto, in piano, su Superfici di lavoro e transito 4. Colpito da Materiali solidi 5. Ha urtato contro Materiali solidi

Si deve procedere all’analisi e alle azioni di sicurezza al fine di abbassare le colonne del grafico a partire dalla più alta, ovvero la prima. Successivamente alle azioni correttive si passerà alla formulazione di un altro diagramma di Pareto per visualizzare quale sarà il prossimo obiettivo.

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TAB.1 Indice di frequenza (per 1000 operai tot)per tipo di conseguenza

Distribuzione degli eventi per forma ed agente INDUSTRIE ALIMENTARI E DELLE BEVANDE

Forma Agente Totaleeventi

% eventi

N.eventitemp.

Duratamedia(gg)

Duratamediana

(gg)

N. eventi

perman.

% eventi

perman.

N. eventi

mortali

% eventi

mortaliIncidente alla guida di Mezzi di trasporto terrestre non su rotaie 146 5,16 125 36,61 22,00 18 23,38 3 75,00

Caduto dall'alto di Scale e passerelle 49 1,73 42 22,93 16,00 7 9,09 0 0,00 Si è colpito con Utensili 357 12,61 355 15,28 11,00 2 2,60 0 0,00 Afferrato da Macchine operatrici non utensili 4 0,14 3 29,00 31,00 0 0,00 1 25,00Schiacciato da Parti meccaniche di macchine 36 1,27 33 28,48 16,00 3 3,90 0 0,00 Caduto, in piano, su Superfici di lavoro e transito 131 4,63 128 24,29 14,50 3 3,90 0 0,00 Ha urtato contro Utensili 57 2,01 54 13,02 11,00 3 3,90 0 0,00 Rimasto stretto tra (incastrato) Macchine motrici 1 0,00 0 0,00 0,00 1 1,30 0 0,00 Incidente a bordo di Mezzi di trasporto terrestre non su rotaie 11 0,39 8 28,88 20,00 3 3,90 0 0,00

Ha messo un piede in fallo Materiali solidi 12 0,42 11 18,91 11,00 1 1,30 0 0,00 Colpito da Materiali solidi 82 2,90 80 17,78 13,50 2 2,60 0 0,00 Schiacciato da Macchine operatrici non utensili 40 1,41 38 35,45 25,50 2 2,60 0 0,00 Colpito da Parti meccaniche di macchine 47 1,66 45 24,98 11,00 2 2,60 0 0,00 Ha urtato contro Arredi e impianti fissi 28 0,99 26 17,46 9,00 2 2,60 0 0,00 Ha urtato contro Materiali solidi 63 2,22 61 17,75 12,00 2 2,60 0 0,00 Ha urtato contro Parti meccaniche di macchine 59 2,08 57 13,58 9,00 2 2,60 0 0,00 Impigliato a, agganciato a Parti meccaniche di macchine 8 0,28 6 14,67 14,50 2 2,60 0 0,00

A contatto con Macchine operatrici non utensili 5 0,18 4 21,25 15,50 1 1,30 0 0,00 Schiacciato da Mezzi di trasporto terrestre non su rotaie 2 0,07 1 7,00 7,00 1 1,30 0 0,00

Ha messo un piede in fallo Mezzi di trasporto terrestre non su rotaie 10 0,35 8 17,75 14,00 2 2,60 0 0,00

Altri casi 1.684 59,46 1.666 18,30 12,00 18 23,38 0 0,00 Totale 2.832 100,00 2.751 19,36 12,00 77 100,00 4 100,00

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Triangolo di Heinrich.

Quanto più aumenta il numero dei rapporti di incidente (ossia tanto più questo n° si avvicina al n° reale di incidenti accaduti), tanto meglio si sta comportando l’azienda. Questo perché spesso non vengono effettuati i rapporti per ogni incidente. vita

immagine bene comune

Osserviamo i dati relativi all’industria alimentare e delle bevande : 81 incidenti con infortunio a gravità totale, 2751 incidenti con infortunio a gravità parziale. Per rispettare i rapporti all’interno del triangolo di Heinrich gli incidenti senza infortunio dovrebbero essere circa 28460. Nel caso in cui tale cifra sia minore di 28460 in modo rilevante significherebbe che nel ’97 le aziende alimentari e delle bevande non hanno rilevato tutti i rapporti sugli infortuni. Per governare il fenomeno incidentale, occorre conoscerlo in ogni sua manifestazione, bisogna quindi emettere un rapporto per ogni incidente. Il triangolo di Heinrich mostra che, se si riduce il numero contenuto nel trapezio di base, si riduce anche il numero indicato nel trapezio sovrastante e, di conseguenza, quello inserito nel triangolino alla sommità.

1

29

300

Quanto più elevato di 300 è il n° dei rapporti, meglio è perché

riesco a scovare e cancellare le cause degli incidenti.

E’ molto importante fare sempre un

rapporto per ogni incidente

INCIDENTI CON INFORTUNIO A GRAVITA’ TOTALE

INCIDENTI CON INFORTUNIO A GRAVITA’ NON TOTALE

INCIDENTI SENZA INFORTUNIO ?

4+77 = 81

2751

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Grafico del numero di incidenti (forbice). La costruzione del “grafico a forbice” parte dalla considerazione di base che non è mai abbastanza sufficiente lo sforzo di reporting. Nel caso in cui l’azienda abbia un Sistema di Gestione della Sicurezza ben organizzato e vissuto con motivazione, il grafico assomiglia molto ad una retta crescente. Se, viceversa, il grafico ha un andamento sinusoidale, occorre riflettere sul grado di motivazione e di consapevolezza di sicurezza e sul modo in cui viene gestito il Sistema di Gestione della Sicurezza, poiché forse l’azienda non ha ancora sufficientemente chiarito che per migliorare la propria prestazione di sicurezza deve conoscere e far conoscere i propri errori. Deve, inoltre, condividere le lezioni apprese anche nel settore di appartenenza. Bisogna stare molto attenti a questi due fattori e cercare di emettere comunque tutti i rapporti. PEER REVIEW : Su un campione di 25 persone su 200, questi hanno dichiarato che non si emettono rapporti per questi due motivi.

n° ra

ppor

ti

N. rapporti di incidente

N. incidenti con infortunio

In ROSSO viene rappresentato il numero

di incidenti con infortunio; in VERDE il numero di rapporti di

incidenti. La diminuzione del n° di

rapporti, dopo una fase di iniziale crescita, è

dovuta al fatto che non si emettevano tutti i rapporti a causa di:

pressione del tempo

incidente arcinoto

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ANDAMENTO DEL FENOMENO INFORTUNISTICO…

…in Lombardia e nella provincia di Bergamo.

BERGAMO

15.618

15.222

14.958

14.213

14.56714.477

14.831

15.196

14.534

13.500

14.000

14.500

15.000

15.500

16.000

anni

num

ero

info

rtun

i

LOMBARDIA

117.402115.837

112.920

106.198

112.139

117.101

121.984120.869118.300

95.000

100.000

105.000

110.000

115.000

120.000

125.000

anni

num

ero

info

rtun

i

Osservando la tabella 2 ed i diagrammi qui di fianco possiamo notare l’andamento che il fenomeno infortunistico ha avuto a partire dal 1994 fino al 2002 in Lombardia e nella provincia di Bergamo. Innanzitutto osserviamo che dal ’94 i casi sono stati in continua diminuzione fino al ‘97 con 14213 infortuni nella bergamasca e 106198 casi nella regione. Dal ’95 abbiamo assistito ad un aumento fino al 2000 per la Lombardia e fino al 2001 per Bergamo per poi incontrare una tendenza decrescente fino ad oggi. Definiamo il peso che a livello regionale ha avuto la nostra provincia nel fenomeno infortunistico:

13.3 % 1994 13.1 % 1995 13.2 % 1996 13.4 % 1997 13.0 % 1998 12.4 % 1999 12.1 % 2000 12.5 % 2001 12.3 % 2002

in trend di diminuzione.

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TAB. 2 : Numero di infortuni in Lombardia dal 1994 al 2002.

Anno

accadimento 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Totale

BERGAMO 15.618 15.222 14.958 14.213 14.567 14.477 14.831 15.196 14.534 133.616 BRESCIA 18.263 18.766 18.466 17.467 18.401 18.697 19.204 18.702 17.751 165.717

COMO 8.039 7.668 7.357 7.113 7.423 7.756 7.974 7.766 7.637 68.733 CREMONA 6.018 5.661 5.678 4.509 5.437 5.636 5.413 5.665 5.664 49.681

LECCO 5.200 5.414 4.997 4.718 4.765 4.938 5.092 4.964 4.693 44.781 LODI 2.210 2.314 2.373 2.304 2.217 2.404 2.560 2.629 2.607 21.618

MANTOVA 7.938 7.951 7.634 6.833 7.866 8.081 7.847 7.743 7.277 69.170 MILANO 36.891 36.166 35.167 34.140 35.499 37.342 40.520 39.699 39.255 334.679

PAVIA 4.956 4.611 4.568 4.099 4.289 4.405 4.543 4.471 4.565 40.507 SONDRIO 2.567 2.547 2.318 2.016 2.394 2.373 2.458 2.330 2.339 21.342 VARESE 9.702 9.517 9.404 8.786 9.281 10.992 11.542 11.704 11.978 92.906

Totale Provincia 117.402 115.837 112.920 106.198 112.139 117.101 121.984 120.869 118.300 1.042.750

1994.N. eventi complessivi.Somma

Osservando il grafico a torta e la tabella 2 sopra possiamo affermare che la nostra provincia si piazza al terzo posto dopo la provincia di Milano e quella di Brescia.

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…nell’industria alimentare e delle bevande in Lombardia.

Anno accadimento 1997, Lombardia, INDUSTRIE ALIMENTARI E DELLE BEVANDE Forma Agente Totale

eventi %

eventi ISG N.

eventitemp.

Duratamedia(gg)

Duratamediana

(gg)

N. eventi

perman.

% eventi

perman.

N. eventi

mortali

% eventi

mortali Totale 2.832 100,00 191.105 2.751 19,36 12,00 77 100,00 4 100,00

GRAFO ORIENTATO DELL’INFORTUNABILITA’

IDEALE IS

IF

OBIETTIVO: ZERO incidenti con infortunio. Indice di frequenza IF = (N° di infortuni / N° ore lavorate)*106 = 0 Indice di gravità o severità IS = (N° giorni lavorativi persi / N° ore lavorate)*106= 0

GRAFO ORIENTATO DELL’INFORTUNABILITA’

REALE

IF = {2832/ (360 * 8)}* 106 = 347,22 IS = 191.105

(0;0)

IS

IF

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Distribuzione degli eventi per natura e sede lesione in ordine decresc. di IS Anno accadimento 1997, Lombardia, INDUSTRIE ALIMENTARI E DELLE BEVANDE Natura e sede lesione Totale

eventi %

eventi IS N.

eventitemp.

Duratamedia(gg)

Duratamediana

(gg)

N. eventi

perman.

% eventi

perman.

N. eventi

mortali

% eventi

mortaliContusione Cranio 69 2,44 16.739 63 21,62 13,00 5 6,49 1 25,00

Frattura Colonna Vertebrale: Toracica 4 0,14 10.927 1 111,00 111,00 2 2,60 1 25,00

Frattura Cranio 1 0,00 7.500 0 0,00 0,00 0 0,00 1 25,00

Frattura Gamba Sx 1 0,00 7.500 0 0,00 0,00 0 0,00 1 25,00

Lussazione, Distorsione, Distrazione Colonna Vertebrale: Cervicale 62 2,19 7.433 58 32,34 26,00 4 5,19 0 0,00

Contusione Polso Sx 19 0,67 4.915 18 16,50 11,00 1 1,30 0 0,00

Frattura Avambraccio Dx 3 0,11 4.857 1 65,00 65,00 2 2,60 0 0,00

Ferita Pollice Dx 76 2,68 4.709 74 19,42 11,50 2 2,60 0 0,00

Frattura Avambraccio Sx 7 0,25 4.546 4 112,25 82,00 3 3,90 0 0,00

Frattura Cingolo Pelvico Dx 1 0,00 3.755 0 0,00 0,00 1 1,30 0 0,00

Frattura Ginocchio Sx 3 0,11 3.746 1 24,00 24,00 2 2,60 0 0,00

Frattura Mano Sx 5 0,18 3.415 3 44,33 48,00 2 2,60 0 0,00

Frattura Gamba Dx 3 0,00 3.370 0 0,00 0,00 3 3,90 0 0,00

Frattura Polso Sx 10 0,35 3.210 7 46,29 45,00 3 3,90 0 0,00

Ferita Indice Dx 107 3,78 2.892 106 17,04 14,00 1 1,30 0 0,00

Ferita Indice Sx 108 3,81 2.702 107 13,79 10,00 1 1,30 0 0,00

Contusione Polso Dx 26 0,92 2.450 25 12,68 10,00 1 1,30 0 0,00

Frattura Parete Toracica Sx 12 0,42 2.338 11 54,55 41,00 1 1,30 0 0,00

Frattura Gomito Sx 4 0,14 2.176 3 52,00 45,00 1 1,30 0 0,00

Frattura Coscia Sx 1 0,00 2.123 0 0,00 0,00 1 1,30 0 0,00

Altri casi 2.310 81,57 89.802 2.269 18,87 12,00 41 53,25 0 0,00

Totale 2.832 100,00 191.105 2.751 19,36 12,00 77 100,00 4 100,00

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In verde ho evidenziato i tipi di lesioni più frequenti che sono localizzate tutte alle mani degli operai. In questi casi gli infortuni causati sono prevalentemente temporanei contro pochi casi di conseguenze permanenti. In rosso sono invece i casi con il più alto indice di gravità , localizzati soprattutto in corrispondenza del sistema nervoso: cranio e colonna vertebrale. Osserviamo la più alta numerosità nei casi: Contusione Cranio Lussazione, Distorsione, Distrazione Colonna Vertebrale: Cervicale

Ma lampante è l’alto grado di conseguenze permanenti nei casi: Contusione cranio Lussazione, Distorsione, Distrazione Colonna Vertebrale: Cervicale Frattura colonna vertebrale

E due casi mortali per frattura cranio e frattura gamba destra.

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TUTELA DELL’AMBIENTE. Sabato 28 febbraio 2004 è stato tenuto a Bergamo il convegno “Chiare, Fresche e Dolci Acque”, organizzato dal FORUM BERGAMO ACQUA, in continuità con le istanze elaborate durante tutto il 2003, anno internazionale dell’acqua. Il FBA si è costituito nel 2003 come luogo aperto al confronto, che proviene dall’esperienza dei Social Forum ed è formato da associazioni, gruppi di cittadini, comitati territoriali, partiti. Il Convegno, prima iniziativa sul territorio, si è posto gli obiettivi intermedi di: • analizzare la situazione delle acque in funzione della condizione attuale di progressiva liberalizzazione e privatizzazione dei servizi idrici; • approfondire lo stato di salute dell’acqua nella bergamasca; • effettuare una panoramica sociale e storica dei possibili scenari attuali e futuri anche della nostra provincia sull’intero ciclo delle acque, chiarendo le conseguenze delle future o attuali decisioni che, alla luce delle nuove normative, sono state e possono essere assunte; • informare i cittadini della bergamasca sull’ acqua che scende dai loro rubinetti, mediante un dossier contenente dati sui servizi idrici della provincia, sulla loro gestione, sui soggetti preposti alle analisi, sul tipo di analisi ed i loro valori e, infine, sulle modalità per controllare periodicamente le analisi dell’acqua di casa.

Potabilità e qualità delle acque In riferimento ai risultati dei dati medi di ogni Comune si evidenzia una buona qualità complessiva . I risultati delle 2.654 analisi microbiologiche e 1.990 chimici in un anno evidenziano che solo il 4% dei campioni non sono risultati conformi . In sostanza in Provincia di Bergamo vi è una qualità complessivamente più che buona.

Conclusioni di lavoro per il futuro • Approfondire le indagini periodiche e monitorare i dati chiedendo più trasparenza. • Aumentare la capacità di controllo sugli scarichi diretti. • Verifiche sulla capacità reale dei depuratori esistenti e necessità di migliorare le tecnologie

Nota bibliografica. • Le ricerche sono state effettuate presso l’archivio de L’Eco di Bergamo. • Documento finale del convegno“Chiare, fresche e dolci acque”28 febbraio 2004. • Enciclopedia delle Scienze Garzanti

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