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SOCIAL HOUSING e RIQUALIFICAZIONE

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SOCIALHOUSING

e RIQUALIFICAZIONE

A cura delProgramma Housing della Compagnia di San Paolo

AutoriLa presente pubblicazione illustra un lavoro pluriennale condottodal Programma Housing della Compagnia di San Paolo e dai suoi Partner.

Si attribuiscono i capitoli come di seguito:Marco Bagnasacco e Giulia Baù (Programma Housing - SiTI) capitolo 1;Marco Bagnasacco e Luisa Ingaramo (Programma Housing - SiTI) capitolo 2;Chiara Marinelli, Danila Mezzano, Rosanna Rabezzana e Mirella Violato (OPLA Organizzazioni per l’Abitare) capitolo 3;Agostino De Ferrari (Studio De Ferrari Architetti) capitolo 4, 5;Sara Cassin e Alessandra Ochetti (Galliano Habitat) capitolo 6.

RingraziamentiSi ringraziano per l’importante contributo alla ristrutturazione dell'immobile:Paolo Albertino, Gianluca Allemandi, Alessandro Bellesia, Eleonora Berruti, Francesco Biasioli, Emanuela Caruso, Agostino De Ferrari, Alberto Fantino, Giancarlo Gramoni, Yara Gramoni, Vittorio Jacomussi, Osvaldo Laurini, Paolo Margaria, Mattia Martino, Flavio Massa, Patrizia Mazzucchetti, Enrico Medicato, Elena Procchio, Lorenzo Rolle, Marco Tobaldini, Alberto Zanella

Si ringraziano inoltre per la preziosa collaborazionel’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo onlus, l’Istituto di Santa Maria e la Congregazione delle Suore del Buon Consiglio.

Foto e disegniLe foto di Andrea Guermani, pagg. 4, 24, 28, 29, 32, 33, 41, 42, copertina.

Le foto di SiTI, pagg. 6, 9, 10, 11, 12, 23, 24, 26, 38, 40, 41, 44, 46.

Le foto e i disegni di Studio De Ferrari, pagg. 17, 19, 22, 36, 37, 39, 43, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 55, 56.

Le foto di Michele D’Ottavio, pagg. 27, 58, 59, 60, 61, 64, 65, 66, 69, 71.

Le foto e i disegni di Galliano Habitat, pagg. 59, 60, 61, 62, 63, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71.

progetto grafico e impaginazionel'uovodicolombo

stampaGrafiche Viesti

ISBN: 978-88-909075-2-4

PROGRAMMA HOUSING 3

Indice

Presentazione Le Residenze Temporanee: una nuova filosofia della casa a Torino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

Premessa Programma Housing: politiche di intervento e primi risultati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

1. Il progetto Luoghi Comuni San Salvario: il contesto e l’edificio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

2. La realizzazione dell’intervento: gli attori e la co-progettazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

3. Il progetto per la gestione sociale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23

4. Il progetto. Il luogo come matrice compositiva . . . . . . . . . . . . . 33

5. Il cantiere. Il processo di costruzione e le sue modalità operative. . . . . . . . 45

6. La continuità sostenibile. Il filo rosso tra storia e futuro che fonda i nuovi paradigmi del costruire, dell’arredare, dell’abitare . . . . . . . . . . 57

PROGRAMMA HOUSING 5

“Bello e buono”: due semplici parole che racchiudono un concetto filosofico antico e profondo, uno dei pensieri fondanti dell’intera cultura occidentale. Due concetti che rappresentano l’essenza, l’estrema sintesi estetica e morale dell’ideale al quale si ispirano le Residenze Temporanee del Programma Housing a Torino; la prima, aperta da due anni a Porta Palazzo, e questa appena inaugurata a San Salvario. Ma è anche un’ispirazione che stimola e permea molti altri progetti promossi e sostenuti dalla Compagnia di San Paolo.

La Residenza di San Salvario è di una bellezza che non può lasciare indifferenti. Il sapiente restauro ha valorizzato le parti più interessanti e peculiari di questo edificio tipicamente torinese, risalente a quegli anni di metà Ottocento quando iniziò una epocale espansione della città, che coincise con il suo ruolo di prima capitale d’Italia. Possiamo così finalmente di nuovo ammirare, per esempio, le decorazioni in gesso e il disegno del fregio che inquadrano la facciata storica o il grande terrazzo ricoperto da un glicine rigoglioso e secolare. Altrettanto curati sono gli interni, completamente arredati e accessoriati secondo i più moderni dettami, con la raffinatezza che deriva da eleganza e linearità.Gli appartamenti sono per lo più ampi, ideali per ospitare famiglie con bambini. Tanto più che la Residenza ospita anche una scuola dell’infanzia, anche essa oggetto di una ristrutturazione profonda e accurata, dove sono attesi i bambini che abiteranno nella casa e quelli che già vivono nel quartiere.

Tutto questo è destinato ad accogliere persone e famiglie che hanno difficoltà a trovare casa anche perché si trovano in un momento particolare della loro vita in cui non riescono ad affrontare il costo dell’affitto che viene richiesto dal “mercato”. Ma gli ospiti possono essere anche lavoratori in trasferta, studenti, turisti e city users in genere. A tutti coloro che troveranno ospitalità in questa casa vogliamo offrire un ambiente che unisca la bellezza e la funzionalità dell’immobile ad uno spirito di accoglienza vero, che faccia sentire gli ospiti parte di una comunità che sa condividere non solo gli spazi fisici, ma anche quelli del cuore.

Antonella RicciResponsabile Area Politiche Sociali

Compagnia di San Paolo

Le Residenze Temporanee:una nuova filosofia della casa a Torino

PRESENTAZI

ONE

PROGRAMMA HOUSING 7

A settembre 2015 è stata aperta la Residenza Temporanea di via San Pio V a Torino, promossa dal Programma Housing (PH) della Compagnia di San Paolo. Si tratta del secondo intervento strutturale diretto previsto nel PH, che si affianca alla Residenza, già operativa, di piazza della Repubblica.Se da un lato questi due interventi, pur significativi, non risolvono certo il problema della residenzialità temporanea a Torino, dall’altro vi è da sottolineare come siano ormai numerose le iniziative di altri soggetti in questo campo, sia per la residenza universitaria, sia per quella più propriamente abitativa. Questo, d’altra parte, era l’obiettivo: sperimentare concretamente un modello che potesse fungere da esempio e “propagarsi” nella città, con interventi simili o migliori, in grado di utilizzare l’esperienza passata, in un processo virtuoso. In questo senso vi è da sottolineare come la scelta di affidare la gestione a cooperative del terzo settore sia stata positiva: l’insieme degli interventi ha infatti consentito di costruire professionalità ed esperienze sulla gestione sociale-immobiliare, campo che, fino a pochi anni fa, risultava carente di competenze specifiche.

Come è noto, le linee di intervento del PH non riguardano solo le Residenze Temporanee, ma anche la coabitazione giovanile, il sostegno a progetti innovativi provenienti dal mondo del terzo settore e l’housing sociale attraverso il fondo immobiliare FASP (Fondo Abitare Sostenibile Piemonte).

Il progetto StessoPiano per la coabitazione giovanile, che favorisce l’incontro tra domanda ed offerta abitativa, con un fondo di garanzia a favore dei proprietari per morosità ed eventuali danni, continua ad avere un bilancio positivo: oltre 770 giovani under 35 anni hanno trovato casa in coabitazione; il fondo di garanzia è stato intaccato solo in piccola parte; il costo del progetto è contenuto.

Attraverso la predisposizione periodica di apposite linee guida, sono stati assegnati con bando contributi a 92 iniziative proposte da soggetti del terzo settore, iniziative considerate innovative relativamente alle forme ed ai modi dell’abitare.Il fondo immobiliare FASP (costituito tra 9 fondazioni di origine bancaria piemontesi e Cassa Depositi e Prestiti), sta operando con l’obiettivo di offrire abitazioni in affitto ad un canone significativamente inferiore a quelli di mercato. Il volume di risorse investite, risorse in questo caso di tipo patrimoniale che non intaccano quindi le erogazioni classicamente distribuite dalle fondazioni di origine bancaria ai territori di riferimento, è ingente e consentirà la realizzazione, attraverso ristrutturazioni e in parte minore nuove costruzioni, di circa 800-900 alloggi in Piemonte.

Programma Housing:politiche di intervento e primi risultati

PREMESSA

8 PROGRAMMA HOUSING

premessa

Il lavoro svolto dal PH in questi anni è stato consistente ed ha portato a risultati positivi, pur essendo ancora sproporzionati rispetto al disagio abitativo che coinvolge numerose famiglie nella nostra Regione. L’impegno in futuro non verrà meno, anche per mettere in discussione un modello basato sullo Stato costruttore e gestore diretto di un patrimonio pubblico di edilizia popolare, modello che ha guidato la politica abitativa dal dopoguerra, con anche indiscutibili risultati positivi, e che oggi non appare più percorribile, almeno nelle sue forme tradizionali. Forse occorre spostare l’asse dal finanziamento al mattone al finanziamento alle famiglie, utilizzando anche risorse private (etiche e pazienti), in modo da offrire alle persone che non riescono ad accedere al mercato servizi di qualità più elevata a costi più bassi. Per concludere, non rimane che ribadire come gli spazi di miglioramento nell’uso delle sempre più scarse risorse pubbliche e di efficientamento nella fase di gestione siano ampi e questa strada, seppur difficile, appare l’unica possibile.

Franco PrizzonComitato Tecnico di ValutazioneProgramma Housing della Compagnia di San Paolo

PROGRAMMA HOUSING 9

L’immobile di via San Pio V n. 11 è compreso nell’isolato tra corso Vittorio Emanuele II, via Principe Tommaso, via San Pio V e via Sant’Anselmo ai margini dell’isola pedonale adiacente alla Sinagoga nel quartiere torinese di San Salvario.

La decisione di realizzare la seconda Residenza Temporanea promossa dal Programma Housing della Compagnia di San Paolo in stretta sinergia con l’Ufficio Pio, nell’ambito del progetto Luoghi Comuni, nelle immediate adiacenze del centro storico nella zona di San Salvario, non è casuale: si tratta infatti di un quartiere vitale e dinamico, ma anche contraddistinto in passato da importanti flussi migratori, che hanno richiesto e richiedono lo sviluppo di significative politiche di coesione sociale. La realizzazione della Residenza intende dunque contribuire alla progressiva riqualificazione del quartiere sia dal punto di vista architettonico - il progetto si pone alla Città come un “vero e proprio laboratorio di progettazione innovativa per le buone pratiche dell’architettura” - sia socio-culturale, proseguendo e rafforzando le iniziative già in atto in questa area.

CAPITOLO

1

Il progetto Luoghi Comuni San Salvario: il contesto e l’edificio

10 PROGRAMMA HOUSING

Il progetto Luoghi Comuni San Salvario: il contesto e l’edificio

La ricerca dell’immobile su cui intervenire è iniziata nel 2006: lo scouting è stato condotto su una ventina di immobili in condizione di degrado di proprietà prevalentemente pubblica, di associazioni, IPAB (Istituzioni di Pubblica Assistenza e Beneficenza) o ordini religiosi, al fine di favorire il recupero abitativo e il riuso del patrimonio esistente, nell’ottica ormai condivisa di limitare il consumo di suolo e contribuire alla riqualificazione del tessuto urbano consolidato.

La scelta è ricaduta sull’immobile di via San Pio V di proprietà dell’Istituto di Santa Maria. L’edificio, che storicamente venne utilizzato come crêche (o asilo per lattanti), asilo infantile, orfanotrofio femminile e come scuola detta ”Istituto Materno” per fanciulle, negli anni ha perso la sua originaria funzionalità, al punto che recentemente (2007) era ormai utilizzato solo al piano terreno come scuola dell’infanzia, per un’unica sezione, e utilizzato come residenza delle Suore di Carità di Santa Maria dette del Buon Consiglio (parte del piano terreno e piano primo), mentre il resto dello stabile è rimasto inutilizzato per avvenuto deperimento del manufatto edilizio. In passato gli spazi destinati alla scuola dell’infanzia occupavano gran parte dell’edificio, mentre all’ultimo piano e nelle piccole maniche erano stati ricavati alloggi destinati a famiglie e persone in difficoltà. Considerato che tutto il complesso immobiliare necessitava di importanti e inderogabili lavori per il recupero strutturale e funzionale, e che le disponibilità economiche dell’Istituto non consentivano un adeguato e completo intervento di recupero, nell’ottobre del 2009 è stata stipulata una convenzione tra l’Istituto di Santa Maria e l’Ufficio Pio per la ristrutturazione e il restauro integrale dell’edificio.

PROGRAMMA HOUSING 11

Con la convenzione firmata il 23 ottobre 2009 infatti l’Ufficio Pio si è impegnato nella ristrutturazione, a propria cura e spese, dell’intero edificio (con un contributo dell’Istituto di Santa Maria per l’alloggio delle suore), che viene così a comporsi di tre porzioni distinte. La prima è destinata all’insediamento di due sezioni di scuola dell’infanzia paritaria e convenzionata, gestite dalle Suore del Buon Consiglio, con annessi locali accessori e di servizio (segreteria, cucina, lavanderia e depositi); una seconda invece include la residenza delle suore e comprende anche la cappella e il relativo sacello in cui è tumulata la salma della Madre Fondatrice (i cui restauri interni sono condotti direttamente dalla Congregazione). A fronte dell’impegno nella ristrutturazione di questi ambienti, l’Ufficio Pio oggi beneficia di una concessione in comodato d’uso gratuito per la durata di 25 anni della terza porzione, destinata a Residenza Temporanea di social housing, oltre ad attività commerciali, locale polivalente e spazi comuni.

L’immobile, ubicato al civico n. 11 di via San Pio V, è un edificio di grande interesse architettonico, realizzato per successive aggregazioni a partire dal 1862 (anno in cui l’immobile fu acquisito dalla Madre Fondatrice) su una preesistenza edilizia di probabile matrice rurale. Sicuramente la manica in affaccio sulla via è antecedente all’ampliamento ottocentesco di Torino sull’asse principale del cosiddetto “Viale del Re” (l’attuale corso Vittorio Emanuele II): lo testimoniano l’anomalo allineamento del corpo di fabbrica principale rispetto al reticolo viario circostante e l’orientamento a sud della facciata.

12 PROGRAMMA HOUSING

Il compendio – prima dell’intervento di ristrutturazione – è costituito da quattro maniche di altezza compresa tra i tre e i quattro piani fuori terra, realizzate tra il 1863 e il 1882 attorno a un cortile centrale, oltre a due piccole maniche di cinque piani fuori terra, aggettanti ai lati dell’edificio principale verso via San Pio V che si raccordano agli stabili adiacenti e a un basso fabbricato addossato alla facciata principale sopra il quale è cresciuto negli anni un maestoso glicine che ha connotato l’edificio nella memoria degli abitanti del quartiere.

Le diverse maniche e le successive sopraelevazioni sono state realizzate a partire dalla metà del XIX secolo, quando suor Maria Clarac, fondatrice della Congregazione delle Suore di Carità di Santa Maria, acquisisce l’edificio e lo destina principalmente ad asilo, orfanotrofio e scuola. Alla morte della fondatrice, l’immobile e tutti i beni furono trasferiti per sua volontà all’ente “Istituto di Santa Maria”, Ente Morale civilmente riconosciuto con R.D.L. 22 dicembre 1887 n. 20431, già Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza (IPAB), con lo scopo di accogliere e provvedere all’educazione dei bambini nel più puro sentimento religioso cattolico. In questo senso le finalità sociali della Residenza Temporanea rivolte non solo e non semplicemente a favorire l’accesso all’abitazione da parte della popolazione in stress abitativo e dei city users, ma anche a favorire il mix sociale oltre all’integrazione con il tessuto del quartiere, nonché i rinnovati servizi della scuola dell’infanzia riprendono e ampliano in chiave contemporanea lo spirito della Fondatrice e dell’Istituto rivolto alle fasce sociali deboli.

Il progetto Luoghi Comuni San Salvario: il contesto e l’edificio

PROGRAMMA HOUSING 13

CAPITOLO

2

La realizzazione dell’intervento: gli attori e la co-progettazione

Nella concezione del Programma Housing della Compagnia di San Paolo l’iter realizzativo della Residenza Temporanea di San Salvario, similmente a quello di Porta Palazzo, è stato impostato secondo un approccio altamente innovativo e sperimentale mirato a valorizzare il risultato. L’idea è consistita nell’impostare uno schema per successivi bandi di selezione che hanno comportato un notevole impegno di coordinamento e hanno permesso di selezionare i soggetti che a vario titolo sono entrati nel processo realizzativo delle Residenze Temporanee.

I due interventi infatti sono caratterizzati da un elevato grado di complessità gestionale, che può essere colto ripercorrendo l’intero processo di sviluppo, nel quale hanno un ruolo decisivo diverse figure con competenze afferenti agli ambiti della pre-fattibilità economico-finanziaria e dell’architettura; figure che si sono interfacciate anche con la sfera del sociale, con gli aspetti amministrativi e, non ultimi, quelli legali, soprattutto per la redazione dei bandi di gara e la stipula dei relativi contratti.

Il progetto quindi si qualifica soprattutto per i metodi adottati: le attività di ricerca avviate nella fase istruttoria e il successivo studio di fattibilità, orientati a garantire la sostenibilità e l’innovatività del progetto; la co-progettazione tra Programma Housing, gestori e progettista, al fine di integrare gli aspetti architettonici e sociali; la attività di monitoraggio e valutazione previste a partire dall’apertura della Residenza Temporanea, rivolte sia al commissioning dei sistemi impiantistici e dei consumi energetici sia agli aspetti gestionali (occupazione, target, mix sociale, attività e servizi, ecc.).

La figura 1 ripercorre in sintesi le fasi principali attraverso le quali è stato modulato il processo realizzativo della Residenza Temporanea, dall’acquisizione dell’immobile di cui si è già fatto cenno nel capitolo precedente, all’ottenimento dei permessi di costruire, fino all’individuazione di alcuni soggetti chiave per la fase di utilizzo e gestione e a quella di selezione dell’appaltatore dei lavori di ristrutturazione. L’intervento, avviato a partire dal 2009, fornisce un esempio pratico degli strumenti messi in campo dalla Compagnia di San Paolo e dal suo Programma Housing nell’iter che ha portato alla selezione del progettista, del gestore e dell’impresa costruttrice.

14 PROGRAMMA HOUSING

La realizzazione dell’intervento: gli attori e la co-progettazione

La selezione dei progettisti

Nel dicembre del 2009 l’Ufficio Pio, in qualità di stazione appaltante, con il supporto tecnico di SiTI, si è trovato impegnato nella pubblicazione di un bando di gara a procedura ristretta per l’affidamento di «servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria» per la ristrutturazione dell’immobile di via San Pio V n. 11-11 bis a Torino da destinare a Residenza Temporanea: progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva, direzione lavori, misura e contabilità, coordinamento in materia di sicurezza e salute durante la fase di progettazione e la fase di esecuzione dei lavori.

La gara è stata esperita in due fasi. Il bando ha previsto una prima fase di preselezione dei candidati, in cui le domande di partecipazione pervenute - in totale 35 - sono state preselezionate da una commissione, composta da cinque membri nominati dall’Ufficio Pio, in base alla professionalità desunta dal curriculum (da 0 a 50 punti) e da esperienze analoghe (da 0 a 50 punti). Le domande presentate sono state oggetto di preselezione in base ai criteri illustrati nello schema 1.

Acquisizione immobile in comodato d’usogratuito per 25 anni all’Ufficio Pio

o

tt. 2009

OttenimentoPermessodi costruire

a

go. 2012

BANDOGESTORE

Aggiudicazione adun raggruppamentodi imprese socialiCooperative Atypica e Progetto Muret

sett.200

9 gen.2010

BANDOPROGETTO

Aggiudicazione Progetto allo StudioDe Ferrari Archietti(capogruppo)

g

en

. mar.2010

Fig. 1 Iter di realizzazione di Luoghi Comuni San Salvario

PROGRAMMA HOUSING 15

BANDOALLESTIMENTI

Allestimento deilocali a cura diRe(f)Use Lab di GallianoHabitat e Artemide

g

en

. set.2015

Consegnacantiereall'impresa

o

tt. 2012

Ottenimento Permesso di Costruire copertura vetrata

mag. 2015

BANDOIMPRESA

Aggiudicazione lavori all’Impresadi CostruzioneFantino Costruzioni Spa

a

go. set.2012

Fine Lavori

a

go. 2015

PROFESSIONALITÀ DESUNTA DAL CURRICULUM › PUNTI DA 0 A 50

PUNTI DA 0 A 30

QUALITÀDELL’ATTIVITÀ

PROFESSIONALE SVOLTA

PUNTI DA 0 A 20

NUMERO E IMPORTO DEGLI INCARICHI

PER SERVIZI

PROFESSIONALITÀ DESUNTA DALLE TAVOLE DELLE ESPERIENZE ANALOGHE › PUNTI DA 0 A 50

PUNTI DA 0 A 10

MATERIALI E TECNICHECOSTRUTTIVE CON

CARATTERI DIBIOEDILIZIA

PUNTI DA 0 A 10

SOLUZIONI TECNICHE PER IL RISPARMIO

ENERGETICO

PUNTI DA 0 A 30

SOLUZIONIARCHITETTONICHE,

FUNZIONALI ETECNOLOGICHE

SCHEMA 1

Criteri di selezione Fase I, bando di gara a procedura ristretta per l’affidamento di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria.

16 PROGRAMMA HOUSING

La realizzazione dell’intervento: gli attori e la co-progettazione

Nella seconda fase di presentazione dell’offerta da parte dei candidati in possesso dei requisiti richiesti, i 12 candidati preselezionati sono stati invitati a presentare, sulla base del Disciplinare di gara e delle Linee guida alla progettazione, una proposta progettuale poi valutata in base al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Il materiale presentato da ciascun professionista, composto in particolare da una relazione metodologica sulle modalità di espletamento dell’incarico e sui contenuti della proposta progettuale e da tavole illustrative dell’ipotesi progettuale per la trasformazione dell’edificio, è stato valutato sulla base dei criteri illustrati nello schema 2.

MODALITÀ DI ESPLETAMENTO DELLE PRESTAZIONI OGGETTO DELL’INCARICO PROFESSIONALE › PUNTI DA 0 A 25

PUNTI DA 0 A 25

PROPOSTAMETODOLOGICA

PUNTI DA 0 A 20

RIDUZIONE PERCENTUALEDEL TEMPO STIMATO PER

L’ESPLETAMENTO DEL SERVIZIO

IDEA PROGETTUALE PROPOSTA › PUNTI DA 0 A 45

PUNTI DA 0 A 20

SOLUZIONIARCHITETTONICHE,

FUNZIONALI ETECNOLOGICHE

PUNTI DA 0 A 10

SOLUZIONITECNICHE PER

IL RISPARMIOENERGETICO

RIBASSO PERCENTUALE INDICATO NELL’OFFERTA ECONOMICA › PUNTI DA 0 A 30

PUNTI DA 0 A 5

MATERIALI E TECNICHECOSTRUTTIVE CON

CARATTERI DIBIOEDILIZIA

PUNTI DA 0 A 10

MATERIALI E TECNICHECOSTRUTTIVE CON

CARATTERI DIBIOEDILIZIA

SCHEMA 2

Criteri di selezione Fase II, bando di gara a procedura ristretta per l’affidamento di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria.

PROGRAMMA HOUSING 17

Il bando prevedeva tra i criteri di valutazione un’attenzione particolare ai concetti del risparmio energetico e più in generale della sostenibilità ambientale con riferimento alla scelta di materiali e alle tecniche costruttive con caratteri di bioedilizia, alla minimizzazione del consumo di risorse e alla predisposizione di accorgimenti orientati al risparmio energetico. Tali richieste sono state inserite al fine di soddisfare al meglio le esigenze di comfort degli utilizzatori finali pur contenendo la domanda energetica, le emissioni di inquinanti e i conseguenti costi di esercizio che nello specifico riguardano i costi per il riscaldamento e per i consumi elettrici, voci che impattano in modo significativo nel bilancio familiare in termini di housing cost. Nelle Linee guida alla progettazione, infatti, si prescriveva «che la trasformazione degli immobili dovrà essere caratterizzata da un’attenzione particolare agli aspetti progettuali riconosciuti dai principali protocolli di sostenibilità ambientale». La valutazione delle esigenze sopra richiamate in sede di commissione e la conseguente traduzione in un punteggio tuttavia sono stati elementi delicati, soprattutto considerando che per scelta, nel bando di gara, non era imposta l’adozione di uno specifico protocollo di certificazione o il superamento di una determinata soglia di punteggio sulla base del quale confrontare le proposte progettuali. I criteri – individuati, ovviamente, all’inizio dell’iter di realizzazione – sono stati posti come un insieme di indicazioni perlopiù generiche, che, se da un lato hanno permesso ai partecipanti di sviluppare proposte con grande flessibilità, non hanno però guidato l’opportunità di “centrare” alcuni obiettivi interessanti.

Nel marzo del 2010 la commissione giudicatrice, composta anche da membri dell’Istituto di Santa Maria in rappresentanza della proprietà dell’immobile, ha selezionato il raggruppamento temporaneo di professionisti fra i torinesi Studio De Ferrari Architetti, Cyd Consulting & Engineering e l’ingegnere Marco Tobaldini.

18 PROGRAMMA HOUSING

La realizzazione dell’intervento: gli attori e la co-progettazione

Il progetto proposto si prefigge di realizzare un forte segno urbano attraverso la restituzione alla città e al quartiere di un edificio rinnovato, a partire dall’eliminazione del basso fabbricato fronte strada, che consente di migliorare l’immagine architettonica e la “leggibilità” complessiva dell’edificio storico, integrato dalla riconfigurazione dell’incongrua sopraelevazione realizzata nel 1882, sostituita da una configurazione a bow-window che si presentano come segno architettonico riconoscibile e contemporaneo.

Sul lato del cortile interno, la distribuzione agli alloggi avviene tramite ballatoi aperti che richiamano i tradizionali sistemi distributivi delle case di ringhiera, aggiornati nella tecnologia e nei materiali. Il cortile stesso, immaginato come luogo di ricreazione e di didattica, sarà separato del resto delle funzioni attraverso una copertura vetrata parzialmente aperta del cortile.Come sottolinea lo Studio De Ferrari, che ha curato il progetto, un carattere distintivo dell’intervento risiede anche nella volontà di conciliare “rispetto” e “interpretazione” del genius loci attraverso il riutilizzo di materiali storici preesistenti rinvenuti in cantiere, curando il dialogo tra spazi aventi funzioni differenti e reinterpretando gli ambienti originari con materiali e tecnologie attuali.

L'individuazione del gestore sociale

In contemporanea alla definizione del progetto di riqualificazione dell’immobile, il Programma Housing si è trovato impegnato a elaborare un secondo bando, finalizzato questa volta alla selezione del gestore sociale (visto il precedente avvio dell’iter realizzativo della Residenza Temporanea nel quartiere di Porta Palazzo, con la medesima gara si sono scelti i due gestori per entrambe le RT). Individuare il gestore nella fase iniziale di sviluppo del progetto edilizio ha risposto all’esigenza di garantire la co-progettazione tra tutti i soggetti coinvolti.Anche in questo caso la selezione è stata svolta in due fasi: l’avviso, rivolto a soggetti non aventi scopo di lucro (associazioni, fondazioni, organismi non lucrativi di utilità sociale, cooperative sociali e imprese sociali), era finalizzato alla selezione dei soggetti gestori delle due Residenze Temporanee.In particolare, si segnala che i criteri di preferenza su cui sono state valutate le domande pervenute sono stati i seguenti: esperienza documentabile nella gestione di strutture similari; legame documentabile con il territorio interessato dall’intervento; qualifica ed esperienza del personale; partecipazione in forma di raggruppamento.La prima fase ha comportato una preselezione di sette manifestazioni d’interesse (su un totale di 16 pervenute), i cui proponenti sono stati invitati a elaborare un progetto gestionale corredato da un piano economico dettagliato relativo alla sola fase di gestione. Si ricorda infatti che l’intervento di ristrutturazione dei due “contenitori” edilizi è sviluppato attraverso un contributo a fondo perduto del Programma Housing.

PROGRAMMA HOUSING 19

La selezione in un momento del processo realizzativo ancora lontano dalla fase di gestione è stata mirata alla scelta non solo di un soggetto che si occupasse delle attività amministrative/immobiliari (manutenzione ordinaria, pulizia dello stabile, amministrazione condominiale e riscossione delle tariffe per gli alloggi e dei canoni di locazione degli spazi commerciali), ma piuttosto di un soggetto che fosse in grado di garantire anche i servizi elencati di seguito.

La gestione delle relazioni con gli ospiti – L’ente gestore è chiamato a progettare azioni volte alla promozione di interazioni positive e solidali tra gli ospiti della Residenza Temporanea, così che il mix sociale che dovrebbe caratterizzare la struttura non resti sulla carta, ma diventi effettivamente fonte di integrazione ed elemento capace di prevenire processi di isolamento e ghettizzazione.

Il supporto al reperimento di un’abitazione – L’ente gestore sarà chiamato a svolgere un’attività di accompagnamento e a favorire l’empowerment degli ospiti della Residenza Temporanea nel loro percorso biografico e nel reperimento di soluzioni abitative autonome, qualora ve ne sia la necessità. L’ente gestore potrà anche avvalersi della collaborazione con i progetti sostenuti e promossi direttamente dal Programma Housing della Compagnia di San Paolo e dall’Ufficio Pio.

L’interazione con il territorio – L’ente gestore dovrà predisporre programmi di azioni che favoriscano lo sviluppo di relazioni di tipo bidirezionale tra gli ospiti della Residenza Temporanea e il territorio in cui queste sono collocate. Da una parte, l’ente gestore dovrà favorire la partecipazione degli ospiti alle attività sociali e culturali realizzate sul territorio cittadino; particolare attenzione dovrà essere rivolta alle azioni promosse dai diversi soggetti presenti nel quartiere in cui la Residenza Temporanea è collocata. Le azioni avviate in questa direzione dall’ente gestore dovranno essere differenziate in base alle esigenze e al tempo di permanenza nella struttura delle singole categorie di utenti.

20 PROGRAMMA HOUSING

La realizzazione dell’intervento: gli attori e la co-progettazione

Dall’altra parte, si prevede di aprire alcuni spazi e/o attività della Residenza Temporanea all’esterno, partendo dalla combinazione tra funzioni diverse (la residenzialità, il commercio, i servizi), per sollecitare l’integrazione fra la struttura e il territorio circostante. La Residenza Temporanea, infatti, non vuole essere né un corpo a sé stante impermeabile a ciò che accade all’esterno, né un elemento che accentui la marginalità sociale delle aree interessate; al contrario, entrambe le Residenze intendono aprirsi al territorio e alle sue abitudini, aspirando a divenire, per i due quartieri, una nuova polarità in grado di rafforzare gli interventi già in essere e, al contempo, di introdurre elementi innovativi.

La sostenibilità economica – L’ente gestore dovrà garantire l’autofinanziamento del progetto a regime (l’investimento derivante dalla ristrutturazione degli immobili è, come ricordato, interamente coperto da contributi della Compagnia di San Paolo, mentre al soggetto gestore è richiesto l’accantonamento di una quota annua a copertura di opere di manutenzione straordinaria), tramite gli introiti derivanti dai canoni pagati dagli ospiti e dall’affitto dei locali commerciali, così da raggiungere la sostenibilità economica della Residenza Temporanea.

Il bando, che si è concluso nel gennaio del 2010, ha portato alla definizione di tavoli di lavoro per il coordinamento delle caratteristiche gestionali e architettoniche, evidenziando, anche in questa fase, l’elevata complessità del processo: la forte sinergia voluta dal Programma Housing tra l’attività di progettazione e quella della fase a regime rappresenta, infatti, un elemento altamente qualificante del progetto.

L’attuale gestore di Luoghi Comuni San Salvario è la società consortile OPLA (Organizzazioni per l’Abitare), composto dalle cooperative sociali Atypica e Progetto Muret onlus.

La selezione dell'impresa di costruzione

Di analoga importanza, ai fini del raggiungimento dei requisiti prestazionali e gestionali di un progetto, è la garanzia dell’esecuzione delle opere a regola d’arte, nell’ottica di ottenere un prodotto di qualità, in grado di influire, a sua volta, sul controllo dei futuri costi di manutenzione e di gestione.Attraverso un ulteriore bando di gara si è proceduto così all’individuazione dell’impresa di costruzione per la ristrutturazione dell’immobile. Nel mese di agosto 2012, tramite procedura negoziata, l’Ufficio Pio ha invitato 9 imprese (in possesso di attestazione SOA categoria OG2 - restauro e manutenzione dei beni immobili sottoposti a tutela, classifica pari o superiore a V: 5.165.000 €) a presentare un’offerta tecnica ed economica per l’aggiudicazione dei lavori di ristrutturazione dell’immobile di via San Pio V, valutate secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e nel rispetto di quanto previsto nel Quadro tecnico-economico (QTE) di progetto.Le offerte presentate sono state oggetto di valutazione da parte della commissione nominata dall’Ufficio Pio sulla base dei criteri illustrati nello schema 3 dopo aver verificato i requisiti di ammissibilità di natura tecnico-amministrativa.

VALUTAZIONE DELL’OFFERTA ECONOMICA › PUNTI DA 0 A 40

VALUTAZIONE DELL’OFFERTA TECNICA › PUNTI DA 0 A 60

PUNTI DA 0 A 45

MIGLIORAMENTO IPOTESI PROGETTUALI INERENTI ALLE SCELTE DELLE COMPONENTI

TECNICHE E LE SOLUZIONI IMPIANTISTICHE ADOTTATE

PUNTI DA 0 A 5

MIGLIORAMENTOTEMPISTICHE

CRONOPROGRAMMADI PROGETTO

PUNTI DA 0 A 10

ORGANIZZAZIONEDEL CANTIERE E

PIANO DI GESTIONE DELLA COMMESSA

Nella selezione dell’impresa di costruzione, particolare rilevanza è stata data alla proposta tecnico-organizzativa, piuttosto che al peso dell’offerta prezzo; questo per cercare di favorire la qualità della realizzazione una volta definito e stanziato l’importo per i lavori di ristrutturazione.La valutazione dell’offerta tecnica, anche in quest’ultimo bando, ha previsto elementi di selezione improntati a esigenze di sostenibilità. Elemento centrale, per quanto attiene la proposta dell’impresa per la RT di San Salvario, ha riguardato differenti aspetti, tra cui in particolare il controllo e la gestione dell’oscuramento interno e dell’irraggiamento estivo e invernale nel rispetto del progetto architettonico, e il miglioramento delle soluzioni, delle caratteristiche tecniche e dei componenti impiantistici finalizzati al risparmio energetico e alla sostenibilità.

I lavori di ristrutturazione dell’immobile di via San Pio V sono stati aggiudicati all’impresa Fantino Costruzioni SpA e il cantiere è stato avviato il 30 novembre 2012; i lavori sono stati conclusi nel mese di agosto 2015.

PROGRAMMA HOUSING 21

SCHEMA 3

Criteri di selezione Procedura negoziata per l’aggiudicazione dei lavori di ristrutturazione.

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La realizzazione dell’intervento: gli attori e la co-progettazione

L’integrazione nel progetto Luoghi Comuni

L’integrazione è motivo ricorrente nel concept del progetto “Luoghi Comuni”: l’approccio stesso dell’iter realizzativo e progettuale è stato altamente

sinergico tra diversi contributi ed expertise multidisciplinari. Il social housing è infatti un tema che richiede di essere affrontato con una visione d’insieme, capace di confrontare e sintetizzare soluzioni ad alto valore sociale, culturale, economico, architettonico e ambientale. La finalità stessa dell’intervento è infatti mirata a offrire risposte sostenibili alla popolazione che si colloca nella cosiddetta “fascia grigia” ovvero costituita da single o famiglie che percepiscono redditi superiori a quelli compatibili con l’accesso all’edilizia residenziale pubblica eppure non in grado di sostenere i canoni del libero mercato, oltre che a fornire soluzioni transitorie per city user, lavoratori in trasferta, studenti, e per chi occasionalmente necessita di soggiornare in città.

Il risultato dell’impegno complessivo di tutti i soggetti che hanno contribuito in questi anni alla progettazione e realizzazione dell’intervento ha portato nel corso del 2015 alla consegna dell’immobile, che ad oggi offre 24 appartamenti (5 monolocali, 8 bilocali, 10 trilocali, 1 quadrilocale), spazi comuni per servizi complementari alla residenza (lavanderia, cucina comune, ecc.) e ulteriori servizi aperti anche al quartiere (locali commerciali e attività culturali rivolte al territorio).Con l’avvio della gestione delle attività si inaugura pertanto non solo una nuova Residenza Temporanea di social housing ma anche un polo di attrazione urbana in area centrale, dedicato alle giovani famiglie. Questa seconda occasione del progetto “Luoghi Comuni” è quindi intesa dai suoi promotori quale ambito di sperimentazione per sollecitare l’avvio di modelli innovativi di welfare: etici, sostenibili, ad elevato valore urbano e sociale, ma, soprattutto, replicabili.

PROGRAMMA HOUSING 23

CAPITOLO

3

Il progetto per la gestione sociale

Progettare e realizzare la gestione della Residenza Temporanea di via San Pio V è una occasione per fare ricerca e sperimentare un modello e uno stile di lavoro orientato a promuovere un abitare che costruisca spazi comuni e legami sociali e che assuma la dimensione territoriale e la Città come orizzonte di lavoro.

Il modello di gestione proposto ha come obiettivi principali: realizzare un’offerta di housing sociale che si qualifichi come residenza temporanea (offerta

residenziale qualificata e coerente); promuovere il mix sociale inteso anche come interazione tra gruppi sociali differenti favorendo

legami di solidarietà, attraverso la valorizzazione delle diverse competenze e abilità; raggiungere un equilibrio tra sostenibilità economica e funzione sociale.

Le Cooperative sociali Atypica e Progetto Muret per la gestione della Residenza Temporanea hanno scelto di costituire un nuovo soggetto giuridico denominato OPLA Organizzazioni per l’Abitare, con l’obiettivo di promuovere in modo specifico e mirato attività e ricerca nel settore dell’abitare sociale, pur mantenendo una connessione stretta con le attività delle due singole imprese.

Il contesto urbano e sociale

Da tempo primo approdo per gli immigrati che venivano a lavorare nelle industrie cittadine, San Salvario si è caratterizzato dagli anni Novanta come quartiere multietnico. È un quartiere densamente popolato e contraddistinto da un'elevata presenza di attività commerciali e artigianali, alberghi e ristoranti. Possiede inoltre un ricco tessuto associativo.

24 PROGRAMMA HOUSING

Il progetto per la gestione sociale

Qui convivono quattro religioni e i loro templi: le chiese cattoliche, il Tempio valdese, la Sinagoga, le sale di preghiera musulmane. Nonostante ancora permangano, in zone circoscritte, fattori di degrado edilizio, sociale e commerciale - che determinano talvolta disagi negli abitanti, situazioni di conflittualità e un'immagine negativa del quartiere - la grande capacità di San Salvario di mettersi in gioco e rinnovarsi lo ha reso negli ultimi anni un luogo privilegiato per l'interculturalità e per la progettazione partecipata di politiche locali. Nel quartiere troviamo oltre un centinaio di gruppi informali e associazioni impegnati nell’animazione, nelle attività culturali, ricreative e artistiche, nel sostegno alle persone in difficoltà, nell’integrazione dei “nuovi cittadini”. Un territorio con una straordinaria progettualità dal basso e una grande partecipazione degli abitanti alla vita sociale e che della multiculturalità ha fatto una risorsa, diventando uno spazio dalle grandi potenzialità. In questo contesto si inserisce la Residenza Temporanea di via San Pio V che, oltre ad essere una restituzione al quartiere e alla città di un edificio storico, vuole rappresentare una sperimentazione innovativa di housing sociale.

Il modello abitativo proposto

Il modello abitativo di riferimento è centrato sul mix sociale e sul concetto di inclusione.Si intende il mix sociale sia in termini di situazioni socio-culturali e biografiche delle persone che accedono alla Residenza, sia in termini di modalità di fruizione dei servizi e delle opportunità offerte; si propone pertanto un modello abitativo estremamente flessibile, capace di accogliere le esigenze abitative delle famiglie (che richiedono spazi aggregativi e di condivisione, oltre a servizi che facilitino la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura) ma anche di rispondere alle esigenze di ricettività veloce per le diverse situazioni di city using.È un modello abitativo “includente”, orientato a favorire, laddove necessario, una facilitazione nello sviluppo di relazioni solidali e il recupero delle abilità sociali e dell'autonomia.

La composizione del mix sociale terrà conto del target dei beneficiari a cui è rivolta la Residenza Temporanea di San Salvario e di una ricettività degli ospiti flessibile e articolata che risponda alle molteplici esigenze di “abitare temporaneo” attraverso alcune tipologie di servizi di accoglienza.

PROGRAMMA HOUSING 25

I beneficiari sono prioritariamente: coppie e famiglie con figli, con particolare attenzione verso le famiglie monoparentali; city users: lavoratori e studenti fuori sede, turisti, personale in formazione; emergenze abitative segnalate dal Comune di Torino.

I servizi di accoglienza previsti:> accoglienza per permanenze da un giorno a un mese, per accogliere turisti e city users > accoglienza per permanenze medio/brevi, da uno a tre mesi circa, per studenti, lavoratori in

trasferta , lavoratori in trasferta definitiva che stanno cercando un alloggio in affitto, e per tutte le situazioni che richiedono una sistemazione di breve durata ma continuativa. Per questa tipologia è previsto anche il servizio di lavanderia e di pulizia

> accoglienza per un periodo medio/lungo, di nuclei familiari che si trovano in situazione di vulnerabilità sociale e in grado di sostenere un canone di locazione calmierato. Per alcune specifiche situazioni si promuove e si facilita la coabitazione al fine di rendere più sostenibile il canone e le spese e offrire occasioni concrete di condivisione. Si ritiene di prestare particolare attenzione ai nuclei con reddito proveniente da lavoro atipico e precario

> accoglienza di nuclei familiari in emergenza abitativa nell’ambito di un protocollo di intesa stipulato con il Comune di Torino e l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo.

La relazione con gli ospiti della Residenza

L'accoglienza degli inquilini di medio/lungo periodo (permanenza fino a 12-18 mesi) prevede un percorso di selezione/conoscenza, al fine di individuare le situazioni che maggiormente possano beneficiare dei servizi della Residenza Temporanea.In particolare, si prevede:

la raccolta costante di richieste sia diretta che attraverso la segnalazione di enti e agenzie sociali e l’eventuale creazione di una “lista d'attesa” da cui attingere, in modo da program-mare l'avvicendamento dei nuclei familiari;

uno o più colloqui conoscitivi sia per la verifica dei requisiti di accesso e della congruenza con il target identificato di beneficiari sia per la raccolta di informazioni sulla famiglia, sulla si-tuazione lavorativa e sulla rete sociale di riferimento;

se la situazione lo richiede, la messa a punto di un “progetto di permanenza” da proporre al nucleo familiare al fine di garantire, oltre alla risorsa abitativa, anche quei servizi e interven-ti che favoriscano l'empowerment;

la sottoscrizione del contratto di locazione e del regolamento interno della Residenza Temporanea.

Il progetto per la gestione sociale

26 PROGRAMMA HOUSING

In questo percorso di accesso e permanenza alcuni passaggi, dalla prima accoglienza al momen-to del congedo, richiedono una cura e una attenzione che è fondante nella costruzione del model-lo abitativo:

la conoscenza preliminare e l’accoglienza della persona/famiglia e del suo percorso bio-grafico: incontrare la/le persona/e per presentare quali risorse e opportunità possa offrire la Residenza, quali necessità e quali risorse presentino i componenti della famiglia e valutare insieme l’adeguatezza della soluzione possibile. Tale valutazione dovrebbe portare a “nego-ziare” insieme un percorso: durata e modalità di permanenza;

accoglienza collaborativa: si ritiene importante che i residenti si sentano da subito parte integrante dell’intera “casa”, ossia possano usufruire delle risorse della Residenza ma allo stesso tempo si sentano incentivati a mettere a disposizione le proprie competenze e poten-zialità. L’esperienza indica che la collaborazione nasce abbastanza spontaneamente fra nu-clei familiari in particolare con figli minori; va tuttavia sollecitata con tutti i residenti attraver-so un costante lavoro di mediazione, di attenzione e di cura delle relazioni e con la costruzio-ne di opportunità pratiche di condivisione e di scambio;

presenza disponibile: per una buona qualità della vita nella Residenza è importante saper cogliere segnali, feedback e richieste prima che essi diventino eclatanti e si trasformino in problemi. Per questo è importante una presenza dei gestori nella struttura, sia mediante incontri con gli inquilini sia nella condivisione di alcuni momenti di vita quotidiana (un caffè, un pranzo, una festa…);

la promozione del benessere e l’empowerment delle risorse individuali e familiari: il perio-do di permanenza presso la struttura deve essere occasione per gli inquilini per una cresci-ta in termini di stabilità, sia come conciliazione dei tempi sia come serenità e fiducia nel proprio percorso biografico. Con questo obiettivo, mettendo a disposizione le competenze professionali che tutte le agenzie coinvolte offrono (nella mediazione interculturale, nella gestione dei conflitti, nel sostegno all’abitare, nell’accompagnamento in processi di empow-erment di persone in difficoltà, nel sostegno alla genitorialità), le persone accolte potranno essere accompagnate verso un potenziamento delle risorse individuali e sostenute nell’in-traprendere eventuali nuovi percorsi e scelte di vita;

“formazione” specifica (gestione economica, genito-rialità, ecc): sarà possibile attivare, a seconda delle esigenze che emergeranno dagli abitanti che via via si avvicenderanno nella Residenza, degli incontri tema-tici finalizzati a potenziare le competenze genitoriali e le capacità organizzative o di gestione economica, al fine di favorire il percorso di recupero dell'autonomia sociale ed economica;

orientamento verso i servizi della città: gli abitanti e i city users saranno informati e aiutati nella fruizione dei servizi che la città di Torino offre sia dal punto di vista delle opportunità di lavoro, di studio e di svago, sia nell'ambito turistico;

accompagnamento durante il congedo: il momento del congedo dalla Residenza è un pas-saggio critico che dovrebbe portare alla definizione e alla stabilità della situazione abitativa, tuttavia comporta l’abbandono di un contesto protetto e il cambiamento all’interno di una rete di relazioni che a poco a poco si sono costruite. L’obiettivo è favorire una condizione abitativa e di vita familiare più stabile e solida. In questa direzione, si intende anche soste-nere e promuovere forme di coabitazione tra nuclei familiari monoparentali in quanto posso-no essere una concreta possibilità di fare fronte all’impegno economico di un affitto e alle incombenze del menage familiare.

Spazi abitativi, spazi comuni: la cucina che profuma di caffè

Le numerose esperienze di coabitazione consolidate insegnano che, perché all’interno di un condominio si sviluppino relazioni di solidarietà e collaborazione, sono necessari spazi comuni che rispondano a concrete e quotidiane necessità degli abitanti e che per questo costituiscano un necessario punto di incontro e di condivisione.La Residenza Temporanea offre per questo uno spazio comune ad uso condiviso da parte degli inquilini, da non intendersi alternativo a quello degli alloggi privati ma piuttosto complementare. Questo spazio è allestito per differenti funzioni che riguardano la vita quotidiana dei residenti, con l’intento di facilitare la conciliazione dei tempi, la valorizzazione delle competenze e la soluzione di piccoli problemi della vita di tutti i giorni. Quindi è luogo di ritrovo per momenti conviviali, spazio in cui poter organizzare tra inquilini servizi collettivi (ad esempio la preparazione di pasti per facilitare la conciliazione dei tempi delle famiglie presenti nella Residenza).Può essere utilizzato come spazio per feste di compleanno, per le cene di buon vicinato e per il baby sitteraggio collettivo delle persone residenti; per proporre i laboratori del fare (cucina, bricolage), per scambiare abilità e competenze e sperimentare modelli che coniughino i bisogni dei piccoli e i bisogni degli adulti.

PROGRAMMA HOUSING 27

30 PROGRAMMA HOUSING

Il progetto per la gestione sociale

Spazi abitativi, spazi comuni e spazi pubblici: l’agorà della residenza Gli spazi pubblici sono destinati al dialogo e all’integrazione della struttura stessa con il quartiere, pensati come “spazi di permeabilità” col territorio, all’interno dei quali organizzare attività sia rivolte ai residenti che aperte a tutti gli abitanti del quartiere, polifunzionali e fruibili sia attraverso iniziative organizzate dai gestori e/o dagli inquilini, sia direttamente da cittadini che ne facciano richiesta. Per quanto riguarda invece l’essere “spazio che ospita”, particolare attenzione sarà dedicata a costruire collaborazioni stabili con le agenzie sociali e culturali del quartiere e con la Circoscrizione e a connettersi con i principali eventi culturali di dimensione cittadina, candidandosi ad ospitarne parti di programma o iniziative speciali (Salone del Libro, Torino jazz Festival, Torino Spiritualità, Paratissima). È stata inoltre avviata la costruzione di un protocollo d’intesa con il DAD (Dipartimento di Architettura e Design) del Politecnico di Torino, al fine di creare un partenariato che promuova l’utilizzo degli spazi pubblici della Residenza, sia per attività proprie del DAD, sia per eventi e iniziative culturali nell’ambito della creatività giovanile e del design.

LA ... EERIA

questo spazio si articola in un locale interrato e un locale a piano terreno allestiti per accogliere iniziative e attività rivolte al pubblico e per la somministrazione di cibi e bevande. Si intende utilizzarlo sia per la realizzazione di iniziative culturali ed eventi proposti dal gestore che come spazio in cui gli abitanti del quartiere e le diverse realtà del territorio possano organizzare e proporre attività o loro iniziative. Nella gestione quotidiana a cura del gestore LA ... EERIA offrirà uno spazio in cui trascorrere il proprio tempo libero per costruire legami, chiacchierare, leggere... offrendo ai propri figli la possibilità di giocare in un luogo sicuro e idoneo. Un luogo per fare merenda dopo l’uscita dalla scuola o per consumare una buona colazione o brunch nei weekend.

LOCALE SU STRADA CON VETRINA LATO INGRESSO RESIDENZA.

Dato che LA ... EERIA e la sala polivalente sarebbero gli unici locali da adibire a spazio pubblico, si è valutato opportuno incrementare tale disponibilità riservandoci l’utilizzo di uno dei due locali progettati ad uso commerciale.

In congruenza con quanto espresso, e a partire dai buoni esiti delle esperienze maturate, si prevede di sviluppare alcune aree di attività quali quelle legate alla prima infanzia e al sostegno della genitorialità e attività connesse alla promozione di stili di vita sostenibili e di consumo consapevole.

PROGRAMMA HOUSING 31

Si tratta di attività finalizzate a produrre cultura e cittadinanza intorno a questi temi, sia attraverso l’organizzazione di iniziative di tipo culturale che con la messa a punto di strumenti, servizi e azioni pratiche utili a tutti i cittadini, avvicinati nel comune obiettivo di una ricerca di qualità e sostenibilità della vita quotidiana. Si è verificato che questo ambito di azioni permette di veicolare pratiche che contrastano l’impoverimento economico e sociale e quindi la vulnerabilità di molte fasce di popolazione (e dunque anche in parte degli utilizzatori della Residenza), ma contestualmente offre contesti e occasioni di rielaborazione culturale che contribuiscono a ridurre il senso di perdita ed esclusione che una ridotta capacità reddituale porta con sé, collocando le pratiche adottate in una visione del mondo e della vita quotidiana più complessiva e condivisibile con altri.

Housing sociale come opportunità di innovazione

Lo stile di lavoro con cui si vuole caratterizzare la gestione della Residenza Temporanea va nella direzione di promuovere un abitare che:

1. sostenga i cittadini destinatari offrendo un sistema di opportunità concrete;

2. promuova azioni di sostegno alla vulnerabilità sociale senza innescare processi di esclusione;

3. sostenga la costruzione di legami sociali con l’obiettivo di promuovere, nell’ambito della Residenza, una comunità che tragga dall’accoglienza offerta non solo la soluzione di problemi, ma anche l’acquisizione di capitale culturale e sociale da spendere e trasferire.

Diventa centrale, per andare in questa direzione, far in modo di integrare il lavoro che si svolge per i beneficiari della Residenza con l’offerta di opportunità e servizi rivolti alla città e al quartiere.

Si tratta di provare ad assumere il territorio, gli spazi della vita quotidiana e la città come orizzonte di lavoro e quindi, pur partendo dalla gestione di uno spazio ben preciso e definito nella sua funzione principale, porsi in una prospettiva di innovazione territoriale. Questo significa provare ad inventarsi un nuovo modo di stare in relazione con gli altri, costruendo iniziative e percorsi che sostengano la moltiplicazione delle occasioni di interfaccia, incontro e scambio con gli altri attori e quindi l’ampliamento delle opportunità di azione a cui affidare il perseguimento dei propri obiettivi.

Quindi un modello di gestione che, muovendosi nell’ottica delle politiche territoriali, lavora per far sì che la costruzione di un servizio e di una relazione positiva con i beneficiari della Residenza sia non il fine ultimo del progetto, ma un possibile strumento per migliorare la qualità della vita urbana.

PROGRAMMA HOUSING 33

CAPITOLO

4

Il progetto. Il luogo come matrice compositiva

IL GRUPPO DI PROGETTAZIONE Progetto architettonico Studio De Ferrari Architetti arch. Vittorio Jacomussi arch. Osvaldo Laurini arch. Agostino De Ferrari con arch. Alessandro Bellesia, arch. Paolo Filipazzi, arch. Sarah Fronduti, Ettore Colombo

Progetto impianti Studio Cyd - ing. Giancarlo Gramoni

Progetto strutture - ing. Marco Tobaldini Direzione lavori Direzione generale - arch. Vittorio Jacomussi Opere edili - arch. Agostino De Ferrari Opere impiantistiche - ing. Giancarlo Gramoni Opere strutturali - ing. Marco Tobaldini Contabilità - ing. Lorenzo RolleCoordinamento sicurezza Studio Cyd - arch. Elena Procchio

34 PROGRAMMA HOUSING

Il progetto. Il luogo come matrice compositiva

Progetto e funzioni

L’edificio oggetto di intervento è sito in Torino, in via San Pio V, ai margini dell’isola pedonale, di fronte alla Sinagoga. Si configura come un insieme architettonico di notevole interesse, realizzato per aggregazioni e modifiche successive. Le diverse maniche che nel tempo si sono aggregate intorno all’edificio storico su via San Pio V costituiscono un isolato unitario, seppur con diverse articolazioni interne e di facciata. Particolarmente significativo, a livello urbano, è il mancato allineamento dell’edificio storico al fronte su strada, memoria di antichi tracciati dell’edificazione storica fuori le mura. Il progetto prevede le seguenti destinazioni d’uso:

• scuola dell’infanzia (piano terra e primo);• Cappella Istituto di Santa Maria (piano terra e ammezzato);• Residenza Suore di Carità di Santa Maria (piano terra e primo);• Residenza Temporanea Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo (piano primo, secondo,

terzo e quarto);• attività aperte al pubblico collegate alla Residenza Temporanea Ufficio Pio della Compagnia

di San Paolo, tra cui: - locale polivalente dotato di cucina (piano terra e interrato); - locale artigianale/commerciale (piano terra e primo).

RIASSUNTO CONTEGGI

SUPERFICIE

SUP. TOTALE DI PIANO (mq)

SUP. SCUOLA (mq)

P. INT

P.T.

P.1

P.2

P.3

P.4

totale

110,99

732,94

684,44

756,82

756,82

122,75

3.164,76

12,14

320,10

287,18

619,42

PROGRAMMA HOUSING 35

Strategie di progetto

Il progetto si prefigge di realizzare un forte “segno” urbano attraverso la restituzione alla città e al quartiere dell'immobile di via San Pio V inteso come istituzione rinnovata, in grado di accogliere utenze diverse in diversi tempi e modalità.

L'edificio storico principale, che data alla metà del secolo XIX, diventa dunque la matrice del progetto e indirizza tutte le successive scelte programmatiche. Il primo obbiettivo del progetto è infatti la riappropriazione dell'immagine originale dell'edificio, integrata e arricchita da un atteggiamento progettuale contemporaneo, che assume la vivibilità e la sostenibilità degli spazi costruiti come indirizzo primario.

Sin dalla iniziale fase di gara dunque si è posto il tema della “restituzione alla città” di un complesso edilizio che appariva in forte stato di degrado e di difficile leggibilità. In questo senso, alcune scelte iniziali hanno permesso di strutturare il progetto con solide basi di partenza programmatiche, che hanno aperto nuovi e inediti scenari progettuali e di uso degli spazi.

In particolare:

1. L'eliminazione del basso manufatto edilizio fronte strada ha consentito di migliorare l'immagine architettonica e la leggibilità complessiva dell'edificio storico, ora liberato dalle superfetazioni e inquadrato dalla cancellata. Contestualmente si è aumentata sensibilmente la fruibilità (e quindi la redditività) degli spazi commerciali al piano terra, che godono finalmente di una visibilità diretta dalla strada e di una luminosa piazzetta antistante, ideale per allestire spazi dehors. Dalla strada, il nuovo cortile ripropone l'originale cancellata in ferro battuto intervallata da passaggi coperti vetrati di gusto contemporaneo. Il glicine storico è stato conservato con una nuova leggera struttura di supporto all’interno della quale è stato realizzato un terrazzo di uso comune collegato al locale polivalente.

2. Il restauro della facciata su strada, realizzato anche mediante la riconfigurazione della incongrua sopraelevazione precedentemente esistente e l’inserimento di nuovi bow-window a tutta altezza (previsti sia verso strada che verso cortile). Questi componenti tecnologici, che donano grande vivibilità e luminosità agli alloggi previsti al terzo piano, si configurano come segno architettonico riconoscibile e contemporaneo, pur rispettoso dell'esistente. Sul fianco, gli edifici laterali mantengono le volumetrie esistenti, e si arricchiscono di nuove aperture e balconi coordinate con quelli esistenti.

3. Il riallineamento dei solai interni ha permesso di garantire una semplice distribuzione dei percorsi, garantendo sempre i requisiti di accessibilità anche agli utenti diversamente abili. Si è proceduto dunque con la realizzazione, nelle diverse maniche, di piani di solaio allineati con quelli dell'edificio storico principale, dove sono collocati i collegamenti verticali (scale e ascensori). Questa scelta facilita notevolmente i percorsi di fuga in caso di necessità.

4. La distribuzione della Residenza Temporanea lato cortile mediante ballatoi aperti che richiamano i tradizionali sistemi distributivi, aggiornati nella tecnologia e nei materiali.

Crediamo sia oggi sempre più necessario costruire con (e per) un contesto, inteso come insieme di elementi tipologici, strutturali, tecnologici locali (il know-how costruttivo di un tempo in primis) ma anche di modalità abitative consolidate e di nuovi modelli culturali (si pensi al rapporto tra la distribuzione orizzontale a ballatoio tipico delle vecchie case “di ringhiera” e le nuove tipologie di utenza previste nella Residenza Temporanea).

Un grande contenitore di funzioni ed usi diversi dunque, la cui cornice di riferimento culturale è chiara: un’interpretazione contemporanea della storia che permetta di valorizzare gli elementi tipologici più caratteristici e ricorrenti (anche nella memoria collettiva) senza rinunciare ai vantaggi di un edificio tecnologicamente molto performante (Classe A).

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Il progetto. Il luogo come matrice compositiva

PROGRAMMA HOUSING 37

Organizzazione degli spazi

Per la Residenza Temporanea sono previste diverse tipologie di alloggi, mono e bilocali, tri e quadri locali: gli alloggi possono essere accorpati in diverse configurazioni. Al fine di migliorare l’abitabilità complessiva la Residenza Temporanea è dotata di spazi lavanderia e cucina/living comuni in affaccio sul cortile. La residenza delle suore è organizzata al piano terra con spazi soggiorno e pranzo, parlatorio, cucina e servizio; al piano primo vi sono n. 6 camere con servizi propri, spazi di soggiorno e di incontro comuni. Il giardino esistente verso via San Pio V è stato integralmente recuperato. La scuola dell'infanzia occupa i piani terra e primo delle due maniche nord e ovest verso il cortile. Sono state realizzate due sezioni da 25/30 bambini ciascuna, collocate entrambe al piano primo. La zona di preparazione dei pasti è al piano terra (così da facilitare l'approvvigionamento delle vivande). Al piano terra dell'edificio storico sono collocati gli uffici della direzione didattica e i servizi/spogliatoi per eventuali operatici didattiche esterne. Il cortile può, secondo le modalità educative adottate, configurarsi come luogo di ricreazione e di didattica. La specificità e la delicatezza di questi usi, che coinvolgono bambini provenienti non solo dalla Residenza stessa ma anche dall'intero quartiere, impone requisiti di massima protezione degli utenti, sia fisica sia per quanto riguarda gli aspetti legati alla privacy. Per assolvere a questi requisiti è stata realizzata una copertura aperta del cortile, vetrata e auto-pulente. Due grandi vuoti accolgono le alberature esistenti, canalizzando altresì le acqua piovane. Nella stagione autunnale, le foglie si raccolgono naturalmente nelle aiuole posizionate in corrispondenza dei vuoti e possono così essere rapidamente raccolte e smaltite. Sul perimetro, la copertura è vincolata sotto i ballatoi, ed è staccata dal muro per garantire un’adeguata ventilazione naturale.Il cortile è pavimentato in lastre di pietra di Luserna recuperate. Si tratta di uno spazio vivibile tutto l'anno ed in grado di accogliere anche utenze esterne per manifestazioni specifiche (SS. Messe, Festa di Natale, Feste di quartiere etc...).

38 PROGRAMMA HOUSING

Materiali

La struttura muraria originale presentava alcune lesioni del corpo di fabbrica sul cortile a ovest che sono state recuperate con interventi di sottomurazione e di rinforzo della muratura verso cortile. I sistemi voltati sono stati tutti recuperati mediante diffusi interventi di consolidamento. Molto significativo, a livello strutturale, è stato l’esteso intervento di consolidamento delle murature portanti effettuato con la tecnica del “cuci e scuci” ovvero ricuciture della tessitura muraria in mattoni pieni adeguatamente immorsati.

Gli orizzontamenti lignei, in gran parte lesionati, sono stati sostituiti con nuovi solai in legno a struttura collaborante. I nuovi solai sono stati realizzati con travi in legno lamellare e pacchetto di solaio con intradosso in tavole di legno a vista.

Le murature d’ambito sono state in gran parte sottomurate per permettere la realizzazione di adeguati vespai e per rendere utilizzabili gli interrati.Si è provveduto al recupero delle lastre lapidee di scale, ballatoi, rivestimenti anche per usi diversi dagli originali.

Si è realizzato un cappotto isolante su tutte le superfici esterne ad esclusione della facciata dell’edifico storico che presenta un apparato decorativo di pregio.I serramenti sono stati realizzati in legno nazionale verniciato, le persiane originali sono state sostituite da veneziane motorizzate all’interno dei vetri camera. I ballatoi di distribuzione all’interno del cortile sono stati ampliati in larghezza per rispondere alle norme di sicurezza e di accessibilità e sono realizzati in struttura metallica e piano di calpestio in pietra di Luserna, la ringhiera è realizzata in ferri piatti e tondini. Ove presenti, gli originali balconi in affaccio su strada sono stati conservati completi di ringhiere in ferro.

Il progetto. Il luogo come matrice compositiva

PROGRAMMA HOUSING 39

La copertura del cortile è realizzata in struttura metallica in piatto saldato su colonne di supporto in acciaio. Le lastre di vetro stratificato sono di tipo extra chiaro. Le coperture sono realizzate in coppi su pacchetto in pannelli precoibentati con intradosso in doghe di legno a vista appoggiato sulle nuove travi sagomate all’intradosso a volta. I corpi scala, tutti di nuova realizzazione, sono stati realizzati in cemento armato gettato in opera. Le pavimentazioni interne degli spazi comuni sono state realizzate in lastre di pietra di Luserna mentre quelle delle unità abitative sono in grés antichizzato a richiamare le storiche mattonelle “cementine”.

L’inferriata esistente su strada è stata riconfigurata e recuperata a disegno con la realizzazione di uno zoccolo rivestito in lastre di pietra di Luserna. La struttura porta glicine è metallica, agganciata su strada a nuovi supporti realizzati in muratura e coronati da un generoso massello di pietra di Luserna. Metallica è anche la struttura del terrazzo, con il piano di calpestio in lastre di pietra di Luserna.

La pavimentazione dei cortili è stata realizzata con lastre di pietra di Luserna di recupero.

40 PROGRAMMA HOUSING

Aspetti tecnologici

In copertura, sulle falde correttamente esposte sono stati installati pannelli solari fotovoltaici e per la produzione di acqua sanitaria. Sono state realizzate due centrali tecnologiche: la prima, al piano interrato ala nord, a servizio della scuola dell’infanzia, residenza suore, cappella; la seconda, posta al piano quarto, alimenta gli impianti della Residenza Temporanea. Le attività commerciali sono dotate di impianti indipendenti.

Al fine di consentire la massima flessibilità, in entrambe le centrali termiche sono stati realizzati più circuiti di distribuzione, singolarmente contabilizzati, ognuno corredato da un proprio gruppo di spinta, regolato autonomamente per sopperire alle diverse esigenze in termini di orari di funzionamento, temperature ambiente e tipologie di impianto.Inoltre i gruppi di spinta sono dotati di convertitore di frequenza. All’interno della centrale termica ubicata al piano interrato, è ospitato il sistema di trattamento dell’acqua, per utilizzi tecnologici,

comune a tutto l’edificio. L’acqua di alimentazione agli impianti è filtrata, addolcita e addizionata da prodotti anti incrostanti.

L’acqua calda sanitaria è prodotta nelle due centrali, al piano interrato e al piano quarto, rispettivamente a servizio delle utenze suore e scuola e Residenza Temporanea. Sono presenti i bollitori ad accumulo con doppio serpentino, collegati ai pannelli solari termici per il bollitore posto al piano interrato a servizio della scuola; con la sola predisposizione al collegamento dei pannelli fotovoltaici per il bollitore al piano quarto.

Al piano quarto, nello spazio tecnico appositamente disposto, è installato un gruppo refrigeratore d’acqua corredato da modulo idronico; il gruppo frigo è a servizio di tutti gli alloggi, il locale polivalente e gli spazi comuni.All’interno della centrale frigorifera sono alloggiati i gruppi di spinta ed i contabilizzatori per ogni circuito asservito. Sono stati realizzati due stacchi principali a servizio rispettivamente della Residenza e dei locali rimanenti, con collegamento alla UTA del piano interrato.Tutti i locali sprovvisti di ventilazione naturale sono dotati di impianto di estrazione forzata dell’aria, mediante terminali posti nei locali, collegati tra loro da rete aeraulica e sfocianti sul tetto a mezzo di “torrini” di estrazione.

Il progetto. Il luogo come matrice compositiva

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Vivibilità interna

Una prima caratteristica comune degli spazi interni è quella relativa alla presenza di porte finestre a tutta altezza in tutti i locali (compresi i bagni), ad eccezione di quelli afferenti alla facciata storica che è stata integralmente mantenuta. Questa scelta garantisce una grande luminosità dei locali, anche a fronte di una significativa larghezza della manica edilizia o di affacci con diverse confrontanze.

Le finestre sono dotate di veneziana per il controllo della quantità di luce posta all’interno del vetrocamera comandabili elettricamente dall’utente.

A livello generale, l’adattamento puntuale del progetto alle strutture esistenti consente, ove possibile, un generoso dimensionamento degli spazi e delle altezze interne (che spesso va ben al di là degli standard minimi) garantendo livelli di qualità e di vivibilità interna superiori a quelli normalmente riscontrabili in una consueta residenza di social housing (si vedano ad esempio gli straordinari alloggi all’ultimo piano dotati di bow-windows in affaccio sulla Sinagoga).

La scuola dell’infanzia è caratterizzata da ampi spazi controsoffittati con sistemi di controllo acustico, necessari per il comfort interno di bambini ed operatori. A terra la pavimentazione in linoleum (grigia, in continuità con la pietra di Luserna del cortile) è arricchita e vivacizzata da ampi tasselli colorati. Il pavimento risvolta a muro, come un grande zoccolo continuo.

I paraspigoli sono in legno naturale. Sulle porte colorate, grafiche a grande scala riproducono misteriose porzioni dei decori di facciata in un immaginario identitario che, evitando di ricorrere a riferimenti necessariamente infantili, contribuisce a caratterizzare lo spazio.

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Nella residenza delle suore, ospitata nell’edificio storico, si è ricercato un carattere di massima identità con l’esistente (o con lo spirito dell’esistente). I sistemi voltati conservati, le cornici delle porte originali restaurate, il recupero di alcune pavimentazioni originali, fino alla ricostruzione della stanza – museo della Madre Fondatrice Maria Clarac costituiscono un microcosmo unitario, fortemente ispirato dai desiderata delle utenti.

Nella Residenza Temporanea si è ricercata un’immagine di forte domesticità ispirata da poche e chiare scelte compositive. I solai lignei a vista, realizzati con travi in lamellare a lamelle orizzontali opportunamente spazzolate (che meglio si accostano al tavolato in larice naturale) si confrontano col piano orizzontale dei pavimenti in grès ceramico in colore cemento antichizzato, posato a dama in due colori, memoria delle antiche “cementine”. Le porte interne sono dotate di generosa cornice, finita a smalto come i serramenti esterni. Generose sono pure le zoccolature, sempre ottenute da una piastrella in grès intera, risvoltata sul muro. Visto dall’interno dei soggiorni, il blocco servizi è concepito come un box indipendente che non arriva fino a soffitto, prolungando così la vista della copertura lignea.

Tra le finiture interne, le porte metalliche (di servizio o di sicurezza) sono state arricchite con grafica che riproduce i motivi decorativi storici esistenti in facciata.

L’illuminazione esterna è affidata a corpi illuminanti posti in asse, tra un’apertura e l’altra, a iterarne la regolarità ed il ritmo. Internamente invece le ritroviamo in asse alle porte o come elemento appeso (con contrappeso) all’orditura a vista dei soggiorni.

Si realizza così un immaginario domestico, con una particolare attenzione alla razionalità degli spazi interni e alla durabilità del costruito. Il coordinamento dei colori e dei materiali, anche a livello tattile, è illustrato da appositi abachi che consentono di trattare il progetto come un insieme unitario, sia per quanto riguarda le diverse funzioni (e utenze) insediate sia per quanto concerne il rapporto fra interno ed esterno e fra edificio e città.

Il progetto. Il luogo come matrice compositiva

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CAPITOLO

5

Il cantiere. Il processo di costruzione e le sue modalità operative

Durante la costruzione

Durante la fase di costruzione è di capitale importanza che il sistema costituito da Committenza/collegio Direzione Lavori/Impresa esecutrice svolga le rispettive competenze in sinergia, così da permettere al cantiere di procedere speditamente e coerentemente con il progetto esecutivo. Nel nostro caso alcuni fattori hanno contribuito a questo processo:

1) la coincidenza fra il gruppo di progettazione e quello di direzione dei lavori, ha permesso un costante monitoraggio del processo di costruzione secondo le previsioni progettuali ed il necessario coordinamento, all’interno del Collegio di Direzione Lavori, delle diverse indicazioni (architettoniche, strutturali, impiantistiche di sicurezza) fornite all’Appaltatore in corso d’opera;

2) da parte dell’Impresa Appaltatrice, la presenza in cantiere di un gruppo operativo composto da capocantiere / geometri di cantiere / maestranze di grande qualità professionale;

3) da parte della Committenza, la costante presenza di due Responsabili Tecnici, figure fondamentali per indirizzare le scelte strategiche (anche di tipo amministrativo) che si presentano in corso d’opera.

I vincoli del luogo

La ristrutturazione di edifici esistenti pone sempre difficoltà logistiche e di organizzazione del cantiere, e questo in virtù del fatto che non si parte da una tabula rasa su cui impostare la costru-zione di quanto progettato.

Nel nostro caso, la situazione urbana al contorno è risultata particolarmente complessa mentre l’articolata geometria dei corpi di fabbrica ha costituito un importante vincolo operativo, in partico-lare per quanto riguarda gli affacci delle diverse maniche edilizie:

a sud l’affaccio è su via San Pio V in adiacenza del marciapiede chiuso al traffico veicolare in corrispondenza della Sinagoga. Trattandosi di un “obbiettivo sensibile” tutta l’area è costan-temente presidiata militarmente, con stretti vincoli di accesso e divieto di stazionamento di mezzi di fronte al cantiere;

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a nord la manica è in aderenza al confine con la corte (di altra proprietà) dell’isolato su corso Vittorio Emanuele II. Esiste un diritto di passaggio attraverso la corte privata con ingresso diretto sul corso, ma l’utilizzo di tale passaggio per il lavori è stato scartato durate l’organiz-zazione del cantiere per difficoltà operative e gestionali (larghezza minima del passaggio, successiva presenza del ponteggio);

a est il lotto è in parte in aderenza con un edificio esistente ed in parte confina con la relativa corte privata;

a ovest la manica è in aderenza ad un edificio esistente; il piano terreno sotto la manica est è occupato dalla cappella.

Data questa situazione sul terreno, l’unica opzione percorribile è stata quella di organizzare il cantiere con la gru posta sul fronte sud, in grado di movimentare i materiali anche nelle maniche laterali e retrostanti. In questo senso è stata anche provvidenziale la demolizione del già descritto corpo di fabbrica posto in facciata: al di là delle ragioni fondanti relative agli aspetti architettonici ed ambientali, la rimozione di tale manufatto ha contribuito a creare una utilissima (seppur mini-ma) “piazzetta operativa” intorno alla gru.

Altro aspetto importante è stata la logistica, tenuto conto che non vi sono praticamente spazi di sosta veicolare per i mezzi di cantiere nelle immediate vicinanza. Il quartiere poi è particolarmen-te trafficato, soprattutto nelle ore di mercato (il mercato coperto di piazza Madama Cristina è a pochi isolati di distanza).

Il cantiere. Il processo di costruzione e le sue modalità operative

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Conseguentemente la sequenza ordini/consegna merci ha dovuto adattarsi a questi vincoli attraverso una rigorosa organizzazione delle tempistiche di consegna dei materiali e delle relative operazioni di carico e scarico. In particolare tutti gli approvvigionamenti, organizzati giorno per giorno e in arrivo con autotreno sono stati collocati in specifi-che fasce orarie (mattino presto o pomeriggio) in modo da facilitare la movimentazione dei grossi mezzi nel quartiere. Per garantirne la sicurezza, il percor-so dell’autotreno al cantiere è sempre stato accompagnato da un operatore dedica-to, “il moviere”.La rimozione delle macerie è sta-ta invece organizzata mediante tramogge che venivano cari-cate sui mezzi ogni gior-no a orario fisso (ora di pranzo o tardo po-meriggio) per un massimo di 10 mc per viaggio.

Per quanto riguarda la

gestione del rumore, oltre alla dotazione di attrezzatura si-

lenziata per gli addetti, si sono con-cordate opportune fasce orarie di lavo-

razione con il vicinato.

Relativamente alle polveri, poi, si sono utilizzati teli di protezione sui ponteggi e diffuse bagnature

durante le lavorazioni più critiche. Inoltre, per tutta la durata del cantiere, si è provveduto al lavaggio di via San

Pio V alla fine di ogni giornata lavorativa.

Un ulteriore significativo vincolo è stata la scelta di mantene-re le specie arboree esistenti: su via San Pio V il glicine stori-

co è stato protetto e supportato durante le fasi di cantiere da una apposita struttura metallica (più volte modificata per adat-

tarla alle diverse esigenze logistiche), nel cortile la presenza dei platani ha condizionato costantemente la movimentazione dei

materiali con la gru.

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Fasi salienti

Durante la costruzione, alcune fasi lavorative si sono rivelate particolarmente importanti sia per gli aspetti legati alla complessità di realizzazione, sia perché cruciali nell’indirizzare il successivo svolgimento delle opere; ne citiamo solo alcune, a titolo esemplificativo.

La fase di progressiva demolizione dei solai esistenti e parallela ricostruzione dei nuovi solai lignei nelle maniche est, ovest e nord.

Tale operazione, effettuata progressivamente a scendere dai piani più alti e con estrema cautela per ragioni strutturali, ha comportato la costante modifica dei percorsi di cantiere. Durante questa fase inoltre si è provveduto a predisporre gli agganci perimetrali della copertura vetrata.

Il consolidamento delle strutture voltate dell’edificio principale su via San Pio V.

Il consolidamento è stato effettuato mediante legature strutturali perimetrali e getto alleggerito armato. Si è trattato di una operazione lunga e complessa che ha preliminarmente richiesto lo svuotamento, ai fini dell’alleggerimento della struttura nel suo insieme, di tutte le volte. Esempio tipico di intervento dove le indicazioni operative puntuali, più che immaginate sulla carta, vanno date sul posto a struttura pulita, in modo da poter caso per caso (e volta per volta…) adottare le migliori soluzioni.

Il cantiere. Il processo di costruzione e le sue modalità operative

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La fase di demolizione e contestuale ricostruzione del nuovo sistema distributivo verticale composto dai blocchi scale/ascensori.

I due impressionanti vuoti di 4 piani venutosi a creare a seguito della demolizione del sistema distributivo origina-rio sono rimasti tali per quasi tre mesi, durante i quali si sono svolte le operazioni di consolidamento strutturale mediante la tecnica del cuci e scuci. La mancanza di una comunicazione diretta fra i piani ha costituito un ulteriore difficoltà operativa a livello di percorsi di cantiere, subito superata una volta realizzato il sistema delle scale, che so-no rimaste, al rustico, a servizio delle attività di cantiere fin quasi alla fine dei lavori.

La posa della carpenteria lignea di copertura.

In questo caso il tracciamento dell’orditura principale, composta da travi in lamellare sagomate “a boomerang” si è rivelato particolarmente complesso date le premesse di progetto (allineamenti di colmo e gronda) rispetto alla geometria non uniforme delle maniche, in particolare quella nord, e ai relativi incroci con le due ali laterali est e ovest. Questo aspetto risultava particolarmente impor-tante se si considera che tutte le carpenterie dell’intradosso del tetto sono a vista. Il realizzatore della carpenteria ha quindi provveduto a consegnare elaborati costruttivi sulla base dei precisi tracciamenti effettuati in sito dal capocantiere sotto la supervisione della D.L. Sulla base degli elaborati approvati sono state successivamente messe in produzione le travi in lamellare.

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La realizzazione del piano terzo in sopraelevazione dell’edificio principale su via San Pio V.

Questa porzione, tenuto conto dello stato della muratura di spina estremamente degradato (non restavano che alcuni monconi murari in elevazione anneriti dai fumi dei preesistenti camini) e della necessità di “agganciare” al solaio esistente i cornicioni portanti in c.a. che supportano gli abbaini e le murature perimetrali, rappresentava una vera e propria sfida costruttiva, anche con-siderando che qui sono concentrati gli alloggi più scenografici.

I cornicioni, che hanno funzione di “cerchiatura” strutturale per tutta la manica edilizia, sono vincolati sia in senso longitudinale che trasversale e sono rimasti collegati da apposite catene metalliche trasversali poi rimosse a maturazione avvenuta.

Il cantiere. Il processo di costruzione e le sue modalità operative

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La fase di tracciamento e posizionamento degli impianti elettrici e di ventilazione.

Tale fase è particolarmente delicata in quanto i componenti impiantistici rischiano talora di trasfor-marsi in ingombranti superfetazioni a scapito della qualità interna degli spazi. Una costante super-visione, il massimo utilizzo di nicchie murarie, camini e canne fumarie preesistenti e la scelta tecnologica di utilizzare pareti a secco ne hanno consentito un’appropriata collocazione minimiz-zandone l’impatto visivo.

La fase di posa delle pavimentazioni ceramiche e in gomma.

Sulla scorta di un abaco a colori con i criteri generali di posa consegnato all’Impresa, la realizza-zione è stata costantemente monitorata, in particolare durante i tracciamenti stanza per stanza.

La fase di posa delle tramezzature.

In fase di progetto si è scelto, al fine di garantire la massima flessibilità degli spazi e velocità di costruzione, di utilizzare esclusivamente sistemi a secco. L’accurato tracciamento in sito ha con-sentito un dimensionamento degli spazi coerente con quanto previsto negli elaborati progettuali e rispondente ai vincoli di cantiere (evitando in particolare coincidenze dei tramezzi con l’orditura a vista dei solai). Particolare attenzione è stata posta durante la posa dei sistemi di controllo acusti-co soprattutto a livello di giunti e di componenti elettrici.

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La fase di posa del cappotto.

Realizzato in pannelli di lana di roccia e lastre di fibrocemento, il cappotto è stato montato su una struttura metallica modulare ma di diverse profondità (minimo 8 cm) in modo da adattarsi perfet-tamente alle discontinuità delle murature storiche e ottenere una superficie esterna sempre com-planare.

La fase di montaggio della copertura vetrata.

Il manufatto (che peraltro ha avuto presso gli Uffici Tecnici Comunali un suo iter amministrativo indipendente dalle opere edili) è stato realizzato sulla base dei disegni costruttivi redatti dall’Ap-paltatore e verificati dalla D.L. durante numerosi incontri in officina. Il montaggio in opera ha ri-chiesto particolari cautele, anche tenendo conto della presenza dei due platani in cortile: le lastre di vetro ancora imballate sono state quindi movimentate con la gru, disimballate in cortile e poi issate sulla copertura mediante verricelli e ventose.

Il cantiere. Il processo di costruzione e le sue modalità operative

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Il restauro della facciata storica su via San Pio V.

Si è trattato di un vero e proprio restauro conservativo. L’intonaco originario, che appariva di buona consistenza, è stato mantenuto con rappezzi puntuali ove necessario. Durante i lavori è venuto alla luce il pregevole fregio di coronamento realizzato in affresco che è stato restaurato e integrato mantenendo un carattere di “non finito”. L’operazione è esemplare dell’uso integrato di diverse tecnologie: a seguito del rilievo fotografico si è redatto uno schema generale e un abaco di riferimento utilizzando moderni strumenti informatici; successivamente si è tornati all’antico, utilizzando nella realizzazione la tecnica dello “spolvero”. Il ricco apparato decorativo in gesso è stato soltanto consolidato evitando la ricostruzione delle porzioni mancanti. I colori e la tipologia di tinteggiatura delle facciate sono stati concordati con la Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali.

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Sicurezza

Si è abituati ad immaginare la difficoltà nella gestione della sicurezza dei cantieri come proporzionale alla dimensione dei cantieri stessi. In realtà sono spesso gli interventi su edifici più piccoli e articolati, collocati all’interno di contesti urbani stratificati, con porzioni storiche (che richiedono lavorazioni ad hoc) e con diverse funzioni insediate (e quindi diverse lavorazioni contemporanee in atto) che risultano i più complessi da gestire sotto il profilo della sicurezza di cantiere. Nel nostro caso ai vincoli legati alla logistica, alla movimentazione di materiali in spazi angusti, alla sovrapposizione di lavorazioni e alla gestione di squadre operative in contemporanea, si è aggiunta anche la presenza contestuale del cantiere di restauro della cappella, oggetto di altro appalto. Solo una costante e puntuale gestione della sicurezza in fase di progetto prima, ma soprattutto in fase esecutiva poi, ha permesso di individuare procedure, apprestamenti e sistemi operativi in grado di tenere costantemente sotto controllo tutte le operazioni di cantiere evitando l’insorgere di rischi gravi per le maestranze e garantendo allo stesso tempo il rispetto delle tempistiche prefissate. In alcune occasioni si è provveduto ad allestire apprestamenti puntuali, come ad esempio le reti di protezione aerea dalla copertura lignea esistente degradata durante le operazioni di realizzazione dell’ultimo solaio della manica est o la centinatura di rinforzo del tunnel di passaggio alla corte dal giardino fronte strada, così da facilitare le lavorazioni e garantire sempre la sicurezza degli addetti.Da ultimo, ma non meno importante, la puntuale programmazione delle aree di lavorazione, con particolare attenzione al periodo di esecuzione delle opere impiantistiche. La sicurezza è stata dunque considerata come un elemento evolutivo del cantiere, da valutare ogni giorno, caso per caso, e da affrontare in sinergia con i responsabili delle diverse imprese. Una nuova sensibilità nei confronti degli operatori piuttosto che un modo per evitare le sanzioni previste dalle vigenti normative.

L'imprevisto inevitabile

Nella ristrutturazione e nel restauro di edifici storici la Direzione dei Lavori assume un ruolo strategico. Non si tratta infatti solo di condurre i lavori ad una perfetta aderenza a quanto progettato in fase esecutiva, ma anche di rispondere, sulla base del progetto appaltato, alle continue necessità di confronto operativo con l’Impresa Appaltatrice. Questa attività può essere proficuamente gestita solo con frequenti (meglio quotidiani…) sopralluoghi in cantiere e con il costante aggiornamento degli elaborati di progetto.Caso esemplare il nostro, in cui il progetto si incardina su una preesistenza “innestando” le nuove porzioni edificate su un insieme edilizio che è andato maturando per articolazioni e adduzioni

Il cantiere. Il processo di costruzione e le sue modalità operative

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successive. A ciò si aggiungano le manipolazioni che gli edifici storici di tipo utilitaristico sempre subiscono nel tempo a causa di nuove necessità o esigenze funzionali: interventi (talora approssimativi da un punto di vista costruttivo) destinati ad incidere anche profondamente sul manufatto edilizio, sia da un punto di vista statico che puramente architettonico. È quindi inevitabile il confronto con l’imprevisto, inteso come insieme di eccezioni, novità, problemi puntuali. Nel nostro caso l’imprevisto più significativo ha riguardato l’effettiva consistenza, rispetto alle pur abbondanti previsioni progettuali, di murature storiche portanti degradate ai diversi piani. In particolare la diffusissima presenza di camini e relative ampie canne fumarie (memoria degli usi a dormitori delle grandi aule nel passato) rappresentava motivo di discontinuità strutturale anche ai sensi della recente normativa antisismica. Si è dunque provveduto ad un certosino lavoro di “cuci e scuci”, realizzando nuove porzioni di riempimento opportunamente legate in mattoni pieni e malta cementizia ed evitando inserimenti di c.a. che avrebbero costituito elemento di discontinuità nel comportamento strutturale dell’edificio. Un altro imprevisto significativo ha riguardato la necessità, emersa in corso d’opera, di realizzare la cabina elettrica di trasformazione (a cui sono allacciate anche altre utenze limitrofe). La cabina è stata collocata nel cortile fronte strada, opportunamente interrata.Talora, però, l’imprevisto può anche essere occasione di interessanti aggiornamenti del progetto che possono costituire un valore aggiunto. Si pensi alla possibilità (immediatamente sfruttata) di utilizzare un cunicolo rinvenuto in sito nel locale interrato dell’edificio principale per alloggiarvi un’unità di trattamento aria e liberare così utile spazio per l’annesso locale polivalente o alle maggiori dimensioni dei locali interrati della scuola dell’infanzia ricavate a seguito dell’abbattimento di un muro interno che si riteneva perimetrale.Analogamente, alcuni elementi storici sono stati riutilizzati in una inedita configurazione: i manufatti lapidei (porzioni di colonne, lastre di pavimentazioni, gradini…) come elementi decorativi o accessori di dettaglio, il pozzo nel locale commerciale al piano terra della manica est come elemento di caratterizzazione dello spazio interno.

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Materiali e campionature

Particolarmente significativa è stata la scelta, promossa dalla Committenza, di valorizzare le pro-duzioni e le tecnologie locali e a basso impatto ambientale. Per le forniture dei componenti si sono dunque privilegiate produzioni regionali e che garantissero un ciclo di produzione a minimo impat-to ambientale certificato.

Ove possibile sono stati recuperati e riutilizzati i materiali preesistenti, come parte del manto di copertura in coppi, la pavimentazione in cementine storiche collocata al piano terra della residen-za delle suore e la pavimentazione in lastre di pietra di Luserna del cortile coperto; in questo caso tutte le lastre recuperabili sono state rilevate e numerate durante la rimozione e successivamen-te ricollocate secondo un abaco appositamente redatto. Nel caso dei cornicioni, poi, si sono rileva-ti quelli esistenti in modo da poter successivamente modellare correttamente le cassaforme o gli stampi necessari.

Tutti i componenti sono stati campionati man mano che le diverse lavorazioni procedevano, soprat-tutto “presentandoli” nella giusta collocazione in sito così da consentire alla D.L. un’agevole e re-alistica valutazione della immagine finale desiderata.

Il cantiere. Il processo di costruzione e le sue modalità operative

La continuità sostenibile. Il filo rosso tra storia e futuro

che fonda i nuovi paradigmi del costruire, dell’arredare,

dell’abitare

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CAPITOLO

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Galliano Habitat, azienda di arredamento torinese, si è occupata di caratterizzare gli alloggi di via San Pio V grazie all’aggiudicazione di un bando della Compagnia di San Paolo. La fornitura, in collaborazione con il Re(f)use Lab, ha integrato arredi industriali con arredi artigianali provenienti dalla rivisitazione di complementi e materiali recuperati in cantiere prima che venisse smaltito il materiale di scarto. Il Re(f)use Lab è uno spazio di incontro creativo di competenze, idee, potenzialità, manualità dove si trasformano mobili e oggetti in pezzi unici secondo la logica del re-design etico ed ecologico (non si butta via niente). Negli anni ha sviluppato un metodo di formazione e di approccio alla progetta-zione particolarmente efficace in ambito di disagio e disabilità, permettendo di ri-progettare se stessi attraverso il recupero degli oggetti.L’intersezione tra tradizione, temporaneità, responsabilità individuale e sociale e le prospettive del terzo millennio sta nella Sostenibilità.

Sostenibilità, appunto, delle sfide che già il presente ci propone e per le quali è evidente la neces-sità di prevedere, formulare e realizzare nuovi paradigmi in cui la storia e le abitudini si trasforma-no secondo concetti chiave, accomunati dallo stesso filo rosso:

temporaneità/attraversamento di luoghi ed esperienze; trasformazione del vecchio in nuovo; responsabilità nella ricerca di valore attraverso sguardi creativi e non convenzionali o omo-

logati; persone, reti e relazioni come elementi fondanti la qualità.

La partnership tra Programma Housing e Galliano Habitat per la realizzazione degli arredi ha svi-luppato questi temi insieme al Laboratorio Micca ed al Re(f)use Lab con l’obiettivo di rispondere ai criteri di Sostenibilità Territoriale, Ambientale, Sociale, Economica, della Qualità abitativa e delle Relazioni.

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La continuità sostenibile. Il filo rosso tra storia e futuro che fonda i nuovi paradigmi del costruire, dell’arredare, dell’abitare

Sostenibilità Territoriale Il progetto e la realizzazione degli arredi a chilometri zero: competenze e professionalità tutte to-rinesi e prodotti rigorosamente Made in Italy.

Sostenibilità Ambientale I materiali ed i prodotti selezionati da Galliano garantiscono qualità, affidabilità e massima funzio-nalità. La cura ed il gusto dell’essenzialità si coniugano con tecnologia ed ecologia.

Sostenibilità Sociale Il rapporto cliente-fornitore si è trasformato in questo progetto in vera e propria partnership di condivisione di obiettivi, co-progettazione e realizzazione di una rete collaborativa in cui si incon-trano competenza, innovazione e responsabilità sociale. La collaborazione con il Laboratorio Micca ed il Re(f)use Lab ha ancora una volta confermato la sensibilità e l’attenzione all’etica ed all’ecolo-gia in un progetto che valorizza la storia, gli ambienti, gli oggetti, le competenze e le relazioni, ri-abilitandole alle loro prerogative essenziali.

Sostenibilità Economica La condivisione progettuale tra tutti gli attori coinvolti (proprietà, progettisti, gestori) attivata sin “dallo stato di fatto”, oltre al recupero ed alla valorizzazione degli arredi e dei materiali antichi preesistenti, ha consentito la finalizzazione razionale del progetto evitando sprechi e spese inutili.

Qualità Abitativa e delle Relazioni Il protagonismo attivo delle persone, dai committenti, ai progettisti degli ambienti e degli arredi, ai gestori ed ai futuri fruitori degli spazi, è stato la colonna portante di quest’avventura, in cui gli obiettivi raggiunti saranno il presupposto positivo degli attraversamenti della struttura, che con-serva le tracce dell’entusiasmo e della cura che tutti gli attori hanno dispensato nella sua co-struzione.

PROGRAMMA HOUSING 59

Il percorso progettuale

Sottotavolati di pavimento recuperati in cantiere prima dello smaltimento e gli stessi successivamente

alla lavorazione di recupero in laboratorio

Ante di mobile sottofinestra recuperate in cantiere, fasi di lavorazione in laboratorio e utilizzo finale come gambe

di comodino da fornitura industriale

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Scuri per finestre utilizzati nella residenza storica e recuperati in fase di smantellamento dei materiali

di cantiere con successive fasi di lavorazione in laboratorio.

L’utilizzo finale personalizza le stanze dando un tocco di unicità.

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Lavagna recuperata nella scuola già esistente nell’edificio, suo recupero

e disposizione finale nelle stanze.

In un progetto di così grande rinnovamento degli spazi per un prezioso recupero edilizio è stato importante il confronto con i professionisti che si sono occupati dell’involucro strutturale dell’e-dificio.La condivisione di alcuni aspetti iniziali ha portato ad una scelta tipologica dell’arredo basata su principi legati sì alla storia, al recupero, ma ha lasciato anche spazio ad una scelta cromatica, materica e volumetrica dei principali ambienti abitativi, fatta di contrasti e soluzioni innovative.Sono state eliminate quindi le nette definizioni tipologiche caratteristiche del progetto prelimi-nare scegliendo di connotare i diversi “tagli” de-gli alloggi (monolocali, bilocali, trilocali) con det-tagli materici, destrutturazione dei volumi, colori di volta in volta adatti alle esigenze di spazi così variegati.

Rispetto, dunque, alla preesistenza di forti suggestioni si è lavorato ad una raccolta di elementi progettuali legati alla luce, all’orientamento, agli affacci (davvero diversificati in questo edificio sto-rico), redigendo conseguentemente un progetto d’arredo che ne valorizzasse gli aspetti significati-vi aggiungendo caratteristiche di novità e contemporaneità anche nel recupero di “pezzi storici”.

Il Re(f)use lab infatti, occupandosi della parte di commistione fra “vecchio e nuovo”, ha recuperato, lavorato e reinventato una serie di complementi che danno un sapore di “non convenzionale”, un calore di “casa” alle stanze oggetto dello studio progettuale.Anche l’aspetto tessile ha ricoperto la sua importanza giocando con le forme e gli accostamenti di grafiche e colori utilizzando, per i cuscini, campionari di qualità.

I temi di progetto

Le idee nascono dalla storia, dalle forme, dai colori e anche piccoli dettagli possono diventare temi da approfondire. Quelli scelti vogliono caratterizzare gli appartamenti attraverso oggetti e comple-menti ai quali, normalmente, ci si affeziona o che in qualche modo riportano alle abitudini quoti-diane casalinghe. Una storia passata, ma anche una storia futura fatta di “scelte”, “impegno”, “soluzioni”.

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Le tipologie possono essere sviluppate raggruppando gli alloggi per tema o sviluppando i tre argo-menti in ciascun appartamento come citazione, utilizzando quindi arredi o complementi che ne ricordino il senso.

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Volumi

Una delle principali caratteristiche formali che connota il progetto della ristrutturazione e della definizione degli spazi è quella dei “volumi”. Una scelta per rispettare la volumetria pre-esistente, enfatizzarla e disegnare nuovi ambienti ricchi di “movimento“ (tre dimensioni).Il tema, sviluppato all’interno degli alloggi di maggior metratura, parte e gioca con il volume dei servizi e ne amplia l’immagine sugli arredi che, quasi come un azzardo appaiono, materializzano, estrudono superfici piane.

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Grafica

Il tema grafico ha una grande importanza; dona significato alla relazione fra passato e futuro, ma soprattutto fra fuori e dentro, fra pubblico e privato. Tale questione, sviluppata nell'ambito della Residenza Temporanea, assume il ruolo di mediazione e di accoglienza poiché, con una semplice scelta progettuale, si rende l’inquilino consapevole e partecipe di una storia comune, di relazioni integrate, di collaborazione sociale.

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Storia

La storia rievoca, quasi istintivamente, un ambito scolastico. Il tema sviluppato negli spazi-alloggio vuole riportare alla memoria la scuola materna esistita e riabilitata, all’interno del complesso, nonché le vicende storiche che rappresentano l’i-dentità del luogo e dell’edificio. Il piccolo spazio della classe viene rievocato negli alloggi attraver-so l’utilizzo di elementi d’arredo tipici della scuola (sedie, tavolo in laminato, lavagne, scansione oriz-zontale della decorazione muraria) ed una serie di fotografie del quartiere che ne evidenziano il rin-novamento nonché la sua integrazione.

Colore

Il tema del colore è trattato all’interno degli allog-gi stretti e lunghi i quali, quasi a rappresentare una “mazzetta colore”, esprimono una gamma di tonalità cromatiche che ne distinguono le destina-zioni d’uso. Tale caratteristica è espressa questa volta maggiormente sulle superfici piane come a voler riportare alla memoria l’aspetto di decora-zione muraria, dei pavimenti, degli elementi ac-cessori che connotavano gli ambienti nello stato di fatto.

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Schede progettuali di integrazione fra scelte architettoniche, materiali, colori, tessuti

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Il progetto (sociale) nel progetto: gli sviluppi del progetto RE(F)USE

Basta davvero un avvenimento nuovo, emozionante, reale a far sì che progetti come quello del Re(f)use Lab possano seguitare a svilupparsi ed a crescere. Il bando che Galliano Habitat/Re(f)use Lab ha vinto nel luglio del 2012 per la progettazione e la realizzazione degli arredi della seconda

Residenza Temporanea “Luoghi Comuni di via San Pio V” ha scatenato, in laboratorio, una vera e propria rivoluzione: ha proiettato, in men che non si dica, l’impegno e la voglia di imparare a “fare” in un progetto di fornitura d’arredi concreto ed “esterno” permettendo ai progettisti di rivolgersi verso una realtà cit-tadina vera nonché verso un committente al quale dare risposte e soluzioni.

Risposte e soluzioni analoghe a quelle che loro stessi stanno ricercando per le proprie vite e per il proprio futuro di reinserimento sociale. In effetti, proprio chi partecipa al pro-getto, è, in prima persona, coinvolto in un per-corso di riabilitazione psico-sociale.

Questa inversione di ruoli, questo essere pro-tagonisti di una progettazione attiva ha avuto riscontri positivi sia in ambito tecnico/profes-sionale, sia in ambito terapeutico permetten-doci di approfondirlo sviluppandone ambiti nuovi da proporre anche ad altri potenziali progettisti del re-design.

Riutilizzo di materiali, recupero di persone e competenze e una nuova concezione della casa sono i temi di un design sistemico che Galliano Habitat ha potuto ampliare presso i locali di via Pietro Micca a Torino.

La continuità sostenibile. Il filo rosso tra storia e futuro che fonda i nuovi paradigmi del costruire, dell’arredare, dell’abitare

PROGRAMMA HOUSING 71

Realizzazione di testiera in banner pubblicitario nei laboratorio di via Pietro Micca, Torino

Uno spazio dove ideazione e creatività si incontrano per dar vita ad una ricerca volta a indagare ambiti e progetti di sviluppo; una piattaforma dove artigianalità e tecnologia si integrano in un nuovo modo di fare le cose.Secondo queste logiche di cooperazione e di rete stiamo lavorando convinti che le peculiarità di ognuno siano risorse per tutti. Da qui la voglia di mettersi in gioco sul terreno delle tecnologie all’avanguardia, di quelle ricollo-cate puntando l’attenzione e scommettendo su collaborazioni con individui disagiati, ai quali siamo convinti si debba offrire sostegno, istruzione, formazione e progettualità per un vero riscatto per-sonale e, di conseguenza, sociale.

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Torino • novembre 2015