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d e l l e f r a g i l i c o s e 1 Dellefragilicose Antologia non ufficiale

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l'amore eterno dei miei grandissimi amici

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d e l l e f r a g i l i c o s e

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DellefragilicoseAntologia non ufficiale

d e l l e f r a g i l i c o s e

Cos'è dellefragilicose?di diabolicoMarcoMi sono trovato su DelleFragiliCose e sono rimasto folgorato. La mia è una storia di stima, rispetto e affetto. Stima. Per il Genio. Rispetto. Per il Maestro. Affetto. Per l'Uomo.

dM

9 Luglio 2007

Non ho mai provato interesse per il mondo dei blog. Troppo populismo, troppa autocelebrazione, troppa vacuità. Ho guardato alla blogosfera con disprezzo e sospetto fino a quando non sono capitato su dellefragilicose, circa sei mesi fa. Finalmente qualcuno che ha qualcosa da dire. E il coraggio di farlo. Forse per la prima volta ho apprezzato la bellezza della libertà di pensiero e parola. E quanto questi strumenti informatici possano renderli concreti.

Cos'è dellefragilicose? E' difficile dirlo.

Non parlo di chi sia la persona che ha curato questo blog per soli quattro brevi ma intensi mesi. Una descrizione di sé l'ha fornita lui stesso. Quanto è scritto lì mi basta e non potrebbe essere altrimenti. Il mistero attorno all'uomo “dellefragilicose” accresce il valore del suo pensiero. Ma non è la sua essenza.

Mi chiedo cosa renda queste pagine simili ad una droga, ma non riesco a capirlo, quindi non posso spiegarlo.

Una droga, sì. Ho avuto quest'impressione. E non sono stato il solo ad aspettare con ansia la pubblicazione di ogni nuovo post.

Per questo ho pensato di raccogliere gli articoli più ricchi ed interessanti dal sito dellefragilicose.blogsome.com come piccolo tributo a quest'uomo misterioso con il quale mi sono divertito e incazzato, ho riflettuto e mi sono emozionato.

Al tempo stesso credo che sarà un pensiero gradito alla “Squadra” e ai molti lettori. Che possano così preservare questi scritti dalla pericolosa fragilità del mezzo elettronico imprigionando queste parole su carta.

Tanti gli argomenti racchiusi in una manciata di categorie universali:

Brothers in Arms

Cinematica delle Masse

DelleFragiliCose

Fisica Classicissima

Fisica del Vuoto

L’angolo del Bignami

Meccanica delle Cose

Meta’ Fisica

Relativita’ estremamente ristretta

E' stato molto difficile scegliere.

Inevitabilmente questa è un'opera incompleta. Impossibile estrapolare gli articoli di attualità dal loro contesto. Per questo motivo li ho volontariamente esclusi a priori. Sebbene molti di essi rappresentino pagine di un giornalismo che in Italia è in via di estinzione.

Per chi non lo ha conosciuto ho raccolto alcuni suoi articoli autobiografici in cui viene ricostruita la sua storia. Il passaggio da "impiegato modello dell’anno" a super eroe mascherato dotato di potenti armi di stermino e di una devastante “dellefragilicosemobile”. Per giungere infine alla dichiarazione di guerra “pacifista, legale e non violenta, contro l’Italia degli inculanti.”. Guerra alla quale io stesso ho aderito senza esitazione. (e che continua qui su MenteCritics).

Tra gli articoli di DFC spiccano quelli che trattano di Dio, Fede, Scienza, Fisica. Più di una volta mi sono trovato a dire: “Se il prof me lo avesse spiegato così lo avrei capito.” In ogni caso mi sarei divertito con le immagini...

Infine qualche post misterioso ancora tutto da decifrare e una selezione di storie e racconti brevi .

“Solo scomparendo nello stesso modo con il quale sono comparso, voi avrete la certezza che cio’ che vi ho detto veniva dal cuore e non era frutto di calcolo. Vi prego di considerare l’aspetto lieto della situazione. Potrete dire finalmente di aver incontrato una persona che non vi ha chiesto nulla e ha dato senza risparmiarsi. “

da goodbye dfc28 January , 2007 8:10 am

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Io DelleFragiliCose

i arrivano sempre piu’ mail nelle quali mi si chiede di parlare di me e della mia vita. Io in genere

nicchio e rispondo che non sono per il culto della personalità’. Pero’ la cosa si sta facendo insistente. Vi accontento. Come ogni quarta di copertina che si rispetti, la nota e’ scritta in terza persona:

M

Dellefragilicose nasce quarantasei anni fa in una splendida citta’ di mare. Le sue doti prodigiose sono immediatamente evidenti perche’ alla nascita pesa gia’ oltre sei chili. Nel corso dell’infanzia affina e sviluppa il suo talento principale: essere un ciccione quattrocchi. Si distingue anche negli studi riuscendo a scrivere, a leggere e a far di conto gia’ a dodici anni. La sua predisposizione allo studio ed alle scienze diventa evidente quando si iscrive alla scuola per corrispondenza Radio Elettra, riuscendo a costruire una radio valvolare in appena trentasei mesi.

Appena giunto alla maggiore eta’, l’episodio che ne segnera’ definitivamente la vita. Nel corso di uno scontro in ascensore uccide a colpi di pancia due ribelli palestinesi che si trovavano li per caso. Da quel momento sara’ tormentato da rimorso eterno che cerchera’ di sopire con diete al limite dell’anoressia con le quali perdera’ anche tre chili in un anno.

Il fatto di aver fatto un sogno particolarmente realistico lo fa sentire autorizzato a raccontare di aver lavorato per lungo tempo negli Stati Uniti. La gente e’ portata a credergli anche perche’ quando lui finge di parlare in inglese, nessuno capisce un cazzo, il che vuol dire che lo parla bene. Nel frattempo riesce finalmente ad imbucarsi nelle pieghe organizzative di una grande multinazionale, dove da anni viene regolarmente pagato senza fare assolutamente una minchia.

Trascorre le sue giornate seduto al pc, come se lo sapesse usare, o camminando velocemente tra i corridoi con un fascio di fogli in mano.

Questo atteggiamento lo fa diventare per tre volte di seguito "impiegato modello

dell’anno". Nel corso degli anni le sue condizioni mentali sono progressivamente degenerate.

Attualmente e’ alla disperata ricerca della sua prima esperienza sessuale con partner viventi e gira armato di una Smith e Wesson 357 Magnum, canna da sei pollici, con la quale giura che, un giorno, "mettera’ a posto le cose".

Ecco fatto. E per non lasciare le cose a meta’ voglio anche mostrarvi un’immagine chiara e definita delle mie fattezze.

Una giovane e bella artista, alla quale sono legato da fortissimo sentimento, mi ha fatto un ritratto. Se lo volete vedere e’ qui .

Non sono cosi’ affascinante, ma lei mi adora e mi ha disegnato con gli occhi dell’amore.

Ciao a tutti e grazie della vostra attenzione.

Il mio Nome e’ Cose, Delle Fragili Cose

e caramella puo’ fare l’agente segreto e brodi, bassottino e pecoraroscambio possono lavorare per il KGB, allora io

posso essere un supereroe. Mi sono S

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procurato un costume, ho preso l’asso di bastoni ed ecco la foto che diventera’ il mio marchio di fabbrica

So gia’ che qualcuno il cui nome inizia con "Al" e finisce con "be" e magari il degno sodale che si e’ unito alla compagnia da poco ma che gia’ si distingue ( vi do un indizio Vortexmind), troveranno da ridire sul modo con cui impugno il bastone, ma la cosa ha una valenza metaforica che vi spiego. In quanto membro del partito degli inculati, ho appena estratto il bastone dal posto nel quale si trovava, e se non avete capito scrivete che vi faccio un disegno, e con esso mi accingo a mazziare gli inculanti, magari con l’ausilio della dellefragilicosemobile (I grandi acquisti) dell’M249 (I ritorno del fuoco) e della fida 357.(You don't need a gun)

Avete capito adesso?

Bene, chi vuole un DFC con dedica me lo faccia sapere. Provvedo via email. E pure aggratis.

Buonanotte e Buona Fortuna

Ci Hanno Fottuti TuttiPiu’ di venticinque anni di studio. Venti di lavoro. Prima come soldato, poi operaio, scrivania, computer e libri. Due culi di bottiglia per occhiali, la schiena piegata, il mutuo sulla casa, le rate della macchina. Gli ultimi cinque o sei passati a fare finta di

niente, a cercare di non vedere che si stavano facendo il paese che io e gli altri stronzi come me cerchiamo di rifare ogni giorno. A imporsi di pensare ad altro quando in autostrada, col traffico bloccato, sfrecciano quelle cazzo di macchine con la sirena, il lampeggiante e i vetri scuri. E a sperare, a sperare, ogni santissimo giorno che il Signore ci fa la grazia di mandarci, che la smettessero di fare le facce di cazzo quando uno chiede una ricevuta di merda, che fosse possibile lavorare senza essere inculati da quelli che ti scrivono cento e ti mollano ottanta e poi ti devi stare e se non ti stai non ti rinnovano quel cazzo di contratto a progetto.

Tanto, tanto tempo passato a pensare che il male fosse lui. Quel nano di merda con le sue televisioni e i suoi maurizicostanzi, a pregare che la natura facesse il suo corso e che lo portasse tra le braccia di Dio, che se aspettavo gli italiani sti cazzi che lo mandavano in pensione.

Poi, poi, la grande rivelazione.

Mi hanno fottuto.

E non e’ stato solo il nano. Mi hanno fottuto quelli che di un colore o di un altro, nascono con l’istinto di farsi i cazzi loro.

Quelli che se c’e’ da rubare, rubano.

Quelli che non pagano le tasse e poi piangono miseria.

Quelli che prima di andare in parlamento ti chiamano per sapere come stai.

Quelli che in televisione fanno i marpioni tenendo in braccio il bambino down.

Quelli che fanno i verdiecologisti e poi da ministro dell’ambiente li perdi di vista.

L’ho capito stamattina, quando ho letto che uno e’ morto perche’ ha fatto sette ore di ambulanza con un infarto addosso.

Quando ho letto questa cosa ho pensato:

"Ma che cazzo avrei fatto se fosse successo a mio padre?"

Gia’ cosa avreste fatto voi?

Cosa avreste fatto pensando che a quelli che

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ci inculano, una cosa del genere non potrebbe mai accadere.

Ve lo immaginate il nano in ambulanza? Quello che per farsi mettere a posto un’unghia incarnita va a Ginevra?

Io le loro macchine di merda, le loro puttane, le ville al mare e le barche non gliele invidio. Si fottano pure le loro anime dannate con i giocattoli del demonio.

Ma la vita, cazzo, la differenza che fa essere uno di loro e uno di noi di fronte alla morte, no, quella non posso accettarla.

Io la risposta a quello che avrei fatto me la sono data. E spero per loro che non accada mai che la debbano conoscere, perche’ le lacrime al telegiornale delle otto di sera e l’ospitata da vespa non c’entrano niente.

E stavolta, per farvi capire che faccio sul serio, ci metto la mia cazzo di faccia.

E’ la faccia di un coglione, di un grandissimo coglione.

Attenzione pero’, perche’ il coglione si e’ svegliato e non ha piu’ voglia di farsi fottere.

La cosa non e’ finita qui. Dammi due minuti ancora e leggi questo articolo. [Brothers in arms, N.d.R.] .

Grazie

Brothers in ArmsIn coerenza con quanto affermato ieri, il vostro DFC ha deciso di iniziare la sua personale azione, pacifista, legale e non violenta, contro l’Italia degli inculanti. Stanco di far chiacchiere e per rispondere alle numerosissime mail (piu’ di trecento), dove la gente per bene mi chiede che fare, ho deciso di scrivere un manualetto per la lotta, pacifista, legale e non violenta, agli inculanti che si stanno facendo questo paese. Attenzione, non ho parlato di difesa. Per quello andate a fare la spesa da striscialanotizia e mimandaraitre. Anche se un po’ ci assomiglio, io non sono il Gabibbo e nemmeno Capitan Ventosa. Ho intenzione di individuare e descrivere azioni attive di disturbo atte a scoraggiare o a impedire, proattivamente, l’attivita’ degli inculanti, siano essi professionisti allergici alla ricevuta che politici verdiecologisti che invece di fare i ministri dell’ambiente fanno senatori i loro fratellini ex calciatori (si sara’ capito che parlo di alfonso pecoraroscanio e del fratello marco pecoraroscanio?).

L’obiettivo finale? Nessuno. Io non conto un cazzo. E se anche ne trovassi altri cento, saremmo in centouno a non contare un cazzo. Pero’ sapete com’e’. Certi cani nascono con lo sfizio di mordere e non si chiedono il perche’. E a me ieri, questo sfizio mi e’ venuto.State in campana. Scrivo qualche consiglio e lo pubblico. Chi ha voglia aggiunge le sue considerazioni e poi ce le scambiamo. Basta M249 e dellefragilicosemobile. Voglio scrivere post dove l’inculante di turno viene fregato. Vera azione. Se qualcuno ha voglia di unirsi, bene. Altrimenti vado da solo. Ci sono abituato.A proposito, questa non e’ una cosa per comunistoni. Come gia’ detto qui [“Per le mie lettrici e per i miei lettori” N.d.R] (se non lo hai letto prima, leggi l’articolo per favore), in Italia non esiste piu’ una destra o una sinistra ma solo il partito degli inculanti e quello degli inculati. Da che parte siete, voi lo sapete benissimo.

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Per le Mie Lettrici e per i Miei Lettori

u queste pagine arrivano tante persone. La maggior parte educate e civili. Per fortuna ci siamo evitati gli ammiratori di

Lapo che si sono sfogati su Liberoblog.SAlcuni pensano che io sia di destra, perche’ mi bisticcio con Beppe Grillo e il suo popolo di No Global dell’informatica, altri pensano che io sia di sinistra perche’ non perdo occasione per parlar male di ubellusconi.

Dopo un po’ si incazzano tutti. Quelli di destra perche’ scoprono che io sono un vecchio comunistone e quelli di sinistra perche’ io a questo governo non perdo occasione per farlo come la carne macinata.

Cari camerati e cari compagni, lasciatevi dire una cosa e lasciatevela dire con la serenita’ di un uomo che con quello che scrive e con quello che dice non ci deve mangiare. Se ancora credete che in Italia ci sia una destra ed una sinistra, lasciate un commento con la vostra Email, poi ci penso io. Vi mando a prendere con una bella macchina bianca, con le lucine lampeggianti blu, perche’ siete da ricovero.

Con la moderazione che mi ha sempre contraddistinto voglio dirvi che oggi, in Italia, ci sono solo due partiti, quello degli inculanti e quello degli inculati. Ecco, se credete ancora alla destra e alla sinistra, siete sicuramente nel secondo.

Gli inculanti passano la giornata a fere le voci, a bisticciarsi in televisione, a scriversi l’uno contro l’altro articoli di fuoco. La sera poi tutti appuntamento al ristorante. Cena insieme, stornellata e grandissimo puttan tour. Ma non quello che fai tu, caro compagno o caro camerata. Il loro puttan tour non e’ di quelli puramente oftalmici, che si concludono con un consesso carnale con Federica la mano amica. Il loro e’ operativo, concludente. E non devono nemmeno pagare.

Io credo che sia finito il tempo di farsi inculare con queste divisioni da squadra di oratorio. Mi sono rotto il cazzo di bisticciare con un altro povero disgraziato come me solo perche’ lui pensa che Fini sia una persona per bene. Sono stanco di andare a votare turandomi il naso. Mi e’ diventato viola il naso, non lo posso nemmeno piu’ toccare. Quello che voglio fare e che faro’ sara’ di votare contro il partito degli inculanti. Quando compariranno in televisione cambiero’ canale, se si bisticciano tra di loro non ne parlero’ con gli amici, se fanno promesse non gli credero’ piu’. E siccome il partito degli inculanti ha molti iscritti anche tra normali cittadini come me, dichiarero’ guerra anche a loro. Se uno non mi vuol fare la ricevuta gli faro’ la spia alla guardia di finanza. Se mi sorpassera’ sulla corsia di emergenza chiamero’ la stradale. Se scopro che ha l’esenzione ticket e una gioielleria gli buttero’ tante bestemmie che gli verra’ una malattia pesante. Insomma, ci sono solo due partiti, quelli che vogliono rifare l’Italia e quelli che l’Italia se la vogliono fare. E prima di farsela, e Dio lo sa che sto parlando seriamente, mi dovranno stendere secco.

Se siete d’accordo fate un po’ di propaganda. Fate girare la voce. Non perdiamo tempo dietro alle cazzate. Incominciamo ad ignorarli, disertiamo i loro dibattiti e facciamo come i cani seri che non perdono tempo ad abbaiare. Mordiamo.

p.s. Vedete a cosa mi sono ridotto per le figure. Per trovare qualche italiano di cui essere orgoglioso veramente, mi e’ toccato tornare al risorgimento.

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I Grandi Acquisti

ccolo, in tutto il suo splendore. Me lo hanno consegnato ieri pomeriggio. L’ho preso con 720 comode rate,

TAN 12%, TAEG 14,64%. Quando finiro’ di pagarlo l’umanita’ avra’ una base su Marte, la lunghezza del pisello si potra’ modificare geneticamente e il Viagra sara’ in omaggio nel fustino del Dash. Ma ne valeva la pena. Si tratta di uno splendido Merkava MK3, fabbricazione israeliana, garanzia tre anni o cinquecentomila chilometri, 35.000 cc di cilindrata, 4 litri per chilometro. Da 0 a 100 nel tempo che serve.

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La nuova dellefragilicosemobile.

Certo, un po’ e costato, e mantenerlo non e’ uno scherzo. La tassa di circolazione dei SUV mi fa una pippa, al distributore si fa la fila mentre firmi le cambiali e costa pure in termini di personale. Infatti, insieme al Merkava vi consegnano anche un motorista, un addetto all’armamento e uno alle telecomunicazioni. Tutta gente che costa in stipendi e contributi e loro non accettano contratti a progetto. Pero’ vi sfido a trovare qualcuno che gli righi la carrozzeria o che gli sgonfi i pneumatici.

Ieri sera sono passato a prendere la principessa di turno per portarla a fare un giro e un po’ mi sono incazzato. Secondo lei a bordo non c’e’ intimita’ a causa dell’equipaggio, la radio trasmette solo bollettini militari e non e’ possibile aprire la capote. A nulla e’ valso mostrarle i proiettili incendiari, quelli perforanti e quelli all’uranio

impoverito. Non si e’ divertita nemmeno quando, per gioco, abbiamo usato la mitragliera contro un cartellone 3x5 con la foto di ubellusconi, riducendolo in pezzi.Che volete che vi dica, a me piace. Parcheggiarlo e’ un po’ un problema e con quel colore troppo chiaro non tiene lo sporco, ma che soddisfazione al casello quando, anche con il telepass, la sbarra rifiuta di aprirsi. Io non gli do nemmeno il tempo di iniziare quella cantilena "Non abbandonare la vettura, un operatore sta risolvendo il suo problema". Un ‘occhiata al motorista, una sgasata e dove prima c’era un casello ora c’e’ un riassunto di casello.

E cosa dire di quelli che quando c’e’ fila, si infilano nella corsia di emergenza. A me e’ successo stamattina. E’ bastata una spintarella e il furbone di turno ha ricevuto quel che meritava. Le immagini parlino per me.

Il Fuoco

’annunzio non c’entra, anche se ricordarlo mi fa piacere. La prima volta che sono stato affascinato dalla

fiamma e’ stata quando ho letto Fahrenheit 451. Nel momento nel quale si leggeva che i pompieri con lo stemma della salamandra arrivavano in una casa e bruciavano tutti i libri, da una parte ero terrorizzato, dall’altra non potevo fare a meno di rimanere affascinato dal potere evocativo della fiamma.

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Tutto, anche la materia piu’ corrotta, viene purificata dal contatto con il fuoco. Certo, quel che ne rimane e’, spesso, inutilizzabile, ma e’ puro, ha perso ogni forma di contaminazione. E’ per questo motivo che, complice la leggera intossicazione farmacologica alla quale, per il mio esclusivo bene, sono soggetto, da qualche tempo ho iniziato a desiderare che qualcuno mi regali questo:

Compatto, elegante e discreto, il che soddisfa la mia predisposizione all’understatement. In piu’ la pratica carica posta sotto l’erogatore, evita il fastidio di portarsi sulle spalle quei bomboloni puzzolenti che sformano e macchiano giacche e camicie. Per chi non l’avesse ancora capito ed e’ ansioso di compiacermi facendomelo recapitare a casa, si tratta del lanciafiamme leggero M249 - Lunghezza: 88 cm. - Peso: 2.7 kg. - Combustibile: gel Naphtal compresso e pressurizzato - Gittata efficace: 30 metri - Durata massima vampata continua: 20 secondi. Prezzo e modalita’ di consegna a questo link.

Sono certo che le mie capacita’ cognitive si stanno offuscando perche’, ultimamente, quando vedo o sento certe cose non mi limito piu’ a guardare da un’altra parte o cambiare canale. Vorrei possedere un M249 e una discreta scorta di bombolette di riserva. Cosi’, se avessi la fortuna di assistere di persona a qualcosa come la pretesa "rissa" sgarbi e mussolini, potrei comportarmi cosi’:

Mentre loro si stanno ancora azzuffando, gli assistenti di studio fanno finta di volerli separare e il pubblico beota si gode deliziato la scena urlando, di volta in volta, la propria approvazione per l’uno o l’altro dei contendenti, con calma e studiata lentezza

aprirei il mio impermeabile di pelle nera, metterei gli occhiali antifiamma e la mascherina protettiva ed estrarrei il mio M249.

I primi getti passerebbero inosservati nel casino generale, ma ecco la prima donna accorgersi di cio’ che sta accadendo ed iniziare ad urlare, di paura questa volta. Un getto ha preso in pieno sgarbi che si e’ trasformato in una marionetta infuocata. Lui si butta a terra mentre gli occhiali si sciolgono e i capelli sono una piccola pira. Qualcuno cerca di buttargli una giacca addosso ma ormai il terrore si e’ impadronito dello studio. I getti di fiamma non risparmiano nessuno, l’odore di plastica combusta si mischia a quello piu’ forte di carne bruciata. Le pupe e i secchioni cercano rifugio in un angolo ma ormai tutto e’ un rogo, le urla sono altissime e io, come un angelo vendicatore, impartisco la terapia antibiotica della fiamma su chiunque mi circonda perche’ se qualcuno e’ innocente il Signore lo sapra’ fare suo all’arrivo in cielo.

L’Incidente

Questa e’ l’immagine che, quasi in diretta, vi arriva dall’autostrada che percorro ogni mattina. Come si puo’ osservare c’era un discreto traffico, anzi direi un vero e proprio blocco. Il cratere creato dal mio intervento descritto in questo post era stato gia’ superato. Si doveva trattare di qualcosa di nuovo.

In effetti, dopo 40 minuti a passo d’uomo, siamo giunti nel punto dove le macchine rallentavano. Qui ci siamo trovati di fronte ad

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una visione orribile. Tre auto si erano tamponate leggermente, a terra c’erano i resti di qualche fanalino, rossi come il sangue, quattro o cinque persone intorno discutevano o parlavano all’immarcescibile cellulare. Tutte le macchine che passavano, rallentavano fino quasi a fermarsi, gli occupanti sbirciavano cercando di fiutare il sangue. Visto che le uniche vittime segnalate erano fari e fanalini, ripartivano con espressione delusa. Ora vi chiederete cosa rendesse orribile la scena. Ebbene i tamponati e i tamponanti avevano delle terrificanti facce di cazzo.

Ora, io sono buono, sono un pezzo di pane, ma ieri sera ero raffreddato e dovevo scegliere tra benzodiazepine ed antinfiammatori. Diciamo che gli antinfiammatori non hanno effetti benefici sulle capacita’ di autocontrollo, quindi la storia e’ continuata cosi’.

Prima ho telegrafato all’aviazione una richiesta di intervento, con tanto di coordinate. Mi e’ stato risposto che i cacciabombardieri erano a fare il tagliando dei 30000 km e che mi dovevo arrangiare. Non mi sono scoraggiato.

Ho chiesto all’autista di aprire la porta dell’autobus. Sono sceso. Ho indossato occhiali e mascherina protettiva. Ho aperto il mio impermeabile lungo di pelle nera. Ho estratto il mio M249 nuovo fiammante, ed e’ proprio il caso di dirlo, e ho verificato il potere decongestionante della fiamma.

Quando sono risalito in autobus, non c’era piu’ traffico e sono stato oggetto di occhiate adoranti da parte delle signore presenti.

L’esito dell’operazione e’ testimoniato dalla foto.

I vigili del fuoco sono ancora all’opera. Non si segnalano superstiti.

Il Ritorno del Fuococcolo. Il vero beniamino di questo blog. Piu’ volte invocato nei commenti, destinatario di decine e

decine di lettere di ammirazione e di plauso. Dopo la sua prima apparizione, [“l fuoco N.d.R] e la seconda uscita, [“L'incidente”, N.d.R.] molti ne hanno auspicato un rapido ritorno alle scene.

E

Lui e’ l’amico che vorresti avere al tuo fianco quando sei fermo in fila e i furbi schizzano via nella corsia di emergenza. Lui e’ quello a cui chiederesti aiuto quando ti arriva un ordine di pagamento per una bolletta regolarmente saldata e l’onere di dimostrarlo viene imposto a te. Lui e’ quello che chiameresti quando a porta a porta arriva il menestrello di ubellusconi e tutti e due attaccano a cantare schifosissime canzoni napoletane. Lui e’ il lanciafiamme portatile M249. Lunghezza: 88 cm. - Peso: 2.7 kg. - Combustibile: gel

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Naphtal compresso e pressurizzato - Gittata efficace: 30 metri - Durata massima vampata continua: 20 secondi.

Prezzo e modalita’ di consegna a questo link. [sito www.alien.it, N.d.R]

L’M249 richiede una mise adatta. Pur essendo un oggetto non ingombrante va condotto con estrema discrezione. Io in genere lo porto sotto il mio elegante e comodo impermeabile di pelle nera.

In questa occasione speciale voglio svelare finalmente la mia figura, anche per dare soddisfazione ai desideri di migliaia e migliaia di adoranti ammiratrici. Eccomi finalmente, nella foto a sinistra, mentre insieme all’M249, porto anche la mia fida 357.[vedi “You don't need a gun”, N.d.R.]

Dell’impermeabile ho fatto realizzare anche una versione femminile, in modo che se dovessi trovare una compagna, anche lei potrebbe agevolmente nascondere il suo M249. E visto che oggi ho deciso di rivelarmi ai vostri occhi nel vero esser mio, vi prego di apprezzare, nell’immagine di destra, la grazia

e l’eleganza della mia ultima conquista, del suo impermeabile di pelle nera e del discreto lanciafiamme ivi occultato. E adesso, che come dispone lo stile della tragedia greca, tutti i personaggi si sono palesati, e’ ora che vi narri le ultime gesta dell’utile attrezzo, in modo che non si abbia a dire che io lo faccia soggiacere tra tepide coltri in luogo di scatenarne la furia

contro i rei.

Dopo diverse sollecitazioni via posta elettronica, ho deciso di mettermi sulle tracce dei cari ragazzi che hanno girato l’allegro filmetto nel quale molestavano un loro compagno di classe, affetto da sindrome di down.

Come tutti ormai sanno io sono buonissimo e comprensivo e adoro la ricerca e la sperimentazione. Quello che mi attraeva in questo incontro era verificare se il coraggio mostrato nel filmato dove ci si metteva in venti contro uno, si sarebbe palesato anche alla vista del mio simpatico strumento, il cui aspetto modesto e il calore che spontaneamente emana, non possono fare a meno di infiammare animi sensibili come quelli dei nostri cari ragazzi.

Presentatomi sulla soglia dell’aula, sono stato accolto da una valanga di pernacchie e da una pioggia di palle di carta, evidentemente scatenate dal mio funereo aspetto. Il capo classe si e’ avvicinato minacciosamente e mi ha chiesto con fare signorile se anche io mi fossi cacato addosso e se fossi venuto a prendere la mia razione di calci in culo. Come sempre, io ho vissuto questi momenti con la calma e la concentrazione che mi pervengono dalle superdosi di psicofarmaci che mi vengono somministrate nel mio esclusivo interesse. Mentre intorno a me si raccoglieva un gruppo di adolescenti minacciosi, le cui facce brufolose gia’ si torcevano in un sorriso malvagio nel pregustare l’imminente pestaggio, ho indossato la mascherina protettiva, estratto l’M249 e disperso intorno a me un getto di altissima fiamma.

Non posso descrivere ulteriormente la scena, altrimenti anche questo post dovrebbe essere vietato ai minori di 14 anni come il quello sull’arrivo dei marziani. Vi posso assicurare, pero’, che non v’e’ stata traccia di quell’ardimento che era lecito attendersi dopo la visione del film.

Ho lasciato l’aula mentre un lezzo di carne combusta si spargeva nell’aere circostante. Mi e’ sembrato giusto girare un filmino dell’operazione. Appena possibile lo metto in rete.

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p.s. per chi non lo avesse capito:

1. l’M249 non esiste, e’ un oggetto di fantasia.

2. Io non ne possiedo nemmeno una replica.

3. Questo post forse non vi ha fatto sorridere ma il suo intento era in parte umoristico.

4. Io non vorrei che si usasse il lanciafiamme contro questi cari ragazzi, ma scommettiamo che se la caveranno con una cazziatella? Vi farebbe piacere che tra dieci anni la vostra bambina ne incontrasse tre nello scompartimento buio di un treno?

5. Siete d’accordo con me che se non miglioriamo i nostri figli abbiamo perso questo paese?

6. Avete notato che sulla 357 non ho fatto smentite?

You Don’t Need a Gun

a nel caso che non ti trovassi in questa invidiabile condizione io sono dell’idea che prima di

scegliere bisogna conoscere e quindi e’ giusto M

che tu sappia che:

1. Se hai deciso di condurre un’arma perche’ hai il cazzo piccolo o perche’ il tuo collega con dieci anni meno di te ha fatto piu’ carriera, nel tuo immediato futuro ci sono nella migliore delle ipotesi parecchi anni di carcere. Nella peggiore una cassa foderata di zinco, tre metri sotto terra. E’ matematico e non c’e mai stata nessuna eccezione.

2. Le armi sono strumenti. Non hanno nessun potere intrinseco, non hanno nessuna proprieta’ metafisica. Sono pezzi di acciaio e legno sagomati ed assemblati per svolgere una funzione. Non pensare che un’arma ti possa dare piu’ appoggio morale di quanto possa fare un cacciavite.

3. Sapere usare le armi vuol dire saperne fare a meno. Il maggior successo per un vero professionista consiste nel poter dichiarare di non aver mai estratto la pistola.

4. Solo nei film le sparatorie durano ore e vengono esplosi centinaia di colpi. Nella vita reale durano pochi secondi. Pensa alla differenza che c’e’ tra i moschettieri del cinema e gli atleti che tirano di spada o di fioretto. Chi riceve meno danni e’ sempre colui che ha maggiore freddezza, maggiore professionalita’ e strumenti piu’ adeguati.

5. Nella vita reale i conflitti a fuoco avvengono, nella maggior parte dei casi, al chiuso e a distanza ravvicinata. La probabilita’ di uscirne senza nessun danno e’ zero. Nella migliore delle ipotesi si avranno dei danni passeggeri ai timpani. Se hai visto al cinema qualcuno sparare in macchina o in una casa e poi chiacchierare tranquillamente a voce bassa con qualcuno, hai visto Babbo Natale.

6. Le ferite che mostrano nei film sono cazzate pure. La realta’ e’ molto piu’ impressionante e ricorda che al cinema non trasmettono gli odori. Se non sei preparato a questo sappi che corri il rischio di svenire anche solo

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guardando quello che accade.

Esistono sostanzialmente due tipi di pistole. I revolver e le semiautomatiche. UZI e simili le lasciamo al Mossad e agli sceneggiatori di Hollywood.

Le semiautomatiche sono dotate di caricatori nel calcio e portano fino a quindici cartucce.

Queste pistole, una volta condotta manualmente la prima cartuccia in camera di scoppio con un’operazione meccanica di scarrellamento, usano parte dei gas propulsivi della cartuccia esplosa per espellere il bossolo e caricare una nuova cartuccia in camera di scoppio, almeno in teoria.

In corrispondenza dell’ultimo colpo il carrello rimane aperto per avvisare l’utilizzatore che il caricatore si e’ esaurito ed e’ necessario sostituirlo.

I revolver sono abbastanza simili alle pistole che si usano nei film western. Hanno un tamburo nel quale si dispongono le cartucce ed un cane che va armato a mano.

Il bossolo rimane nel tamburo e va espulso manualmente in fase di ricarica.

I revolver sono potenti ed affidabili, grazie alla meccanica piu’ semplice. Le semiautomatiche hanno maggiore autonomia di fuoco ma minore potenza ed affidabilita’.

Una cattiva manutenzione o una cartuccia

sottocaricata possono bloccare il processo di espulsione bossolo/ricarica.

In questo caso si ha quello che si definisce inceppamento. Se non si e’ addestrati a reagire con prontezza un evento di questo tipo conduce quasi sicuramente alla morte.

Le cartucce si differenziano per calibro, forma e composizione del proiettile.

Il calibro vuol dire cose diverse quali il diametro della canna o del proiettile o la denominazione usuale della cartuccia.

La composizione del proiettile puo’ essere a base di metalli ad alto peso specifico quali il piombo e, eventualmente, puo’ essere ricoperto di acciaio.

In questo caso il proiettile si definisce camiciato o per gli anglofili, full metal jacket o jacketed. La forma del proiettile puo’ essere a punta o schiacciata in punta e puo’ prevedere un incavo circolare al centro o un’intaccatura a croce.

I proiettili in piombo sono teneri e quindi non hanno nessuna probabilita’ di attraversare ostacoli di una certa consistenza. Nel caso attingano un corpo, pero’, tendono a frammentarsi e a rimanere in situ, senza uscire. Questo tipo di ferite e’ spesso letale.

I proiettili camiciati hanno un altissimo potere di penetrazione. La superficie liscia e la consistenza della copertura, associate alla punta sottile, ne incrementano la precisione e la potenza. Un proiettile di questo tipo non si arresta quasi mai nel primo obiettivo e puo’ rimanere "caldo" ancora per parecchi metri. Occorre tenerne conto.

I proiettili sulle cui punte sia stato scavato un piccolo buco o aperti dei solchi a croce sono severamente proibiti.

Quelli con l’incavo accumulano aria nel buchino durante la corsa. L’aria si comprime e quando il proiettile arriva sull’obiettivo e si arresta, l’aria si espande improvvisamente provocando una vera e propria esplosione.

Quelli con la croce si deformano lungo la corsa e quando attingono un corpo aprono ferite quasi sempre mortali. Questo genere di cartuccia e’ assolutamente illegale e il solo

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fabbricarle e condurle con se e’ un reato serissimo. Occorre tener conto, comunque, che ci sono persone che non si preoccupano di questo e che quindi bisogna sapere come affrontarli altrimenti si e’ destinati a morte certa.

Le mie preferenze sono per i revolver a canna lunga con proiettili ad alto potere perforante. Sono giunto a questa conclusione dopo diverse esperienze e questa e’ l’accoppiata che gestisco meglio.

Fino ad oggi non ho mai estratto un’arma per sottolineare la mia volonta’, pur avendone la possibilita’.

E una delle poche cose di cui posso vantarmi.

Avvicinarsi ad un’arma deve essere una scelta consapevole e meditata. Se lo fai senza preparazione hai gia’ comprato il biglietto per il treno della notte verso il grande nulla.

E’ solo questione di tempo

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Un Fisico BestialeFede, Scienza e Patanella

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Lo Spazio Curvo

omenica sera. Pancia piena e risultati della serie A. Che cazzo vuoi con questo "Spazio Curvo"? Niente. Ho

venti minuti da perdere e mi va di spiegare un concetto complesso. Difficile? Per altri forse, per me no. La mia pazzia mi fa credere di essere un genio e quindi mi posso permettere di tutto. Il concetto di spazio curvo e’ alla base della relativita’ generale di Einstein. leggere questo post non vi aiutera’ a comprenderla, ma se non altro vi sarete evitati Galeazzi e il buona domenica con costanzo. Parlare di spazio curvo a tre dimensioni e’ un vero casino. Limitiamoci a due. Parleremo quindi di superfici e non di volumi.

D

Ci sono tre insetti. Uno vive su una superficie piana, un foglio di carta per esempio, uno sulla superficie di una sfera, un pallone e l’altro sulla piastra del nostro fornello elettrico. La piastra del fornello elettrico e’ piu’ fredda al centro e diventa piu’ calda man mano che ci avviciniamo al bordo. Tutti e tre gli insetti sono ciechi e non hanno

conoscenza della terza dimensione. per loro esiste solo larghezza e profondita’, l’altezza e’ un concetto sconosciuto. Gli insetti decidono di studiare geometria. Per fare questo si procurano dei righelli per tracciare linee. I righelli sono di

plastica e se si riscaldano diventano piu’ lunghi, fenomeno che non dovrebbe stupire la maggior parte dei maschi che stanno leggendo. Gli insetti cominciano con lo studiare le rette, le linee piu’ brevi che congiungono due punti. Scelgono i due punti A e B sul pavimento e disegnano le loro rette congiungendo i due punti. La situazione sara’ quella in figura, cliccare per ingrandire : [vedi pagina seguente, N.d.R]

Lo so che il disegno fa schifo. Se sapevo disegnare non stavo qui a perdere tempo con voi. E se voi siete qui a credere che degli insetti si mettano a fare i cazzoni con i righelli, nemmeno voi siete tanto svegli. Comunque, l’insetto sul piano ha fatto una bella retta. E’ effettivamente la linea piu’ corta che congiunge A e B. Quello sulla sfera ha tracciato una linea. Lui pensa che sia la piu’ corta, ma noi che abbiamo il concetto della terza dimensione, sappiamo che non e’ vero. Anche quello sulla piastra ha usato il righello. Ma siccome il righello si e’ dilatato in maniera diversa, man mano che andava verso il bordo piu’ caldo della piastra, anche lui ha fatto una mezza cazzata e quella che congiunge A e B non si puo’ dire la linea piu’ corta tra A e B. Tutti e tre, per quello che ne sanno loro, hanno tracciato la migliore retta possibile.Dopo i grandi successi con le rette, gli insetti decidono di passare ai triangoli. Prendono tre punti sul pavimento, li congiungono con la linea piu’ breve possibile, ed ottengono dei triangoli. Vedasi figura, cliccare per ingrandire : [vedi pagina seguente, N.d.R]

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Come tutti certamente sanno, la somma degli angoli interni di un triangolo e’ 180°. L’insetto sul piano e’ d'accordo. L’insetto sulla sfera si trova tre angoli di 90° invece e quello sulla piastra addirittura tre da 100°, per un totale di 300°.Eppure, tutti e tre gli insetti, oltre ad aver cambiato forma e a somigliare a dei cazzetti, hanno tracciato il triangolo secondo le istruzioni ricevute. Congiungere tre punti utilizzando le linee piu’ brevi.

E’ evidente che nel caso della sfera, la curvatura della superficie ha influenzato il risultato, nel caso della piastra il calore ha modificato la lunghezza del righello, man mano che ci si riavvicinava al bordo piu’ caldo. Ecco, uno spazio nel quale la somma degli angoli interni di un triangolo e’ diversa da 180°, e’ uno spazio curvo. In pratica in uno spazio curvo, non vale la geometria euclidea, quella che ci hanno insegnato alle elementari, per capirci. La palla e la piastra calda, sono due spazi curvi bidimensionali.

Ora sarebbe complesso dimostrarlo rapidamente, quindi fidatevi di me ma distribuendo il calore sulla piastra in modo opportuno, e’ possibile fare in modo che lo spazio piastra e lo spazio palla siano del tutto equivalenti. Nello spazio a tre dimensioni, il ruolo del calore lo gioca la gravita’, che sarebbe quella forza in ragione della quale, il signor OTIS, ci ha fatto una fortuna. Ho un ultima ed interessante notizia per voi. Noi viviamo in uno spazio curvo. Il fatto che i campi gravitazionali nei quali siamo immersi non siano particolarmente rilevanti, ci permette di usare la geometria euclidea. In realta’ essa e’ valida solo a livello macroscopico e a patto che ci si trovi immersi in un campo gravitazionale sufficientemente debole. A questo bisognerebbe aggiungere che non e’ solo lo spazio a curvarsi, ma anche il tempo. Ma questo, per stasera, sarebbe davvero troppo. Tornate pure alla televisione. La lezione e’ finita.

Per questo post da crisi di astineza di antidepressivi, ho utilizzato gli esempi contenuti in una lezione del professor Richard Feynman. I disegni sono tristemente miei.

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Esse e Ti, l’Eterno Abbraccio

’ chiaro. Anche oggi non mi va di stare sull’attualita’.

Si torna al vecchio amore. Il che per me e’ un piacere. Per chi e’ capitato qui attratto dal titolo da filmone con Di Caprio e si e’ confortato alla vista della patanella c’e’ una triste sorpresa. Sei nel bel mezzo di una lezioncina di fisica relativistica e mo’ so cazzi tuoi, perche’ se fai subito back e torni da dove sei venuto devi ammettere con te stesso che non sai un cazzo, non lo hai mai saputo e anche quando te ne viene data l’occasione scappi. Invece di fare back vai qui, ti sentirai a casa tua.

E

Se invece decidi di restare scoprirai che il mondo non e’ esattamente come lo vedi e questo potrebbe portarti a lasciare la morosa, darti al bere o, addirittura, ad amare ubellusconi, brodi, pappino, lamena e nutelli.

Se stai leggendo ancora hai deciso di restare, se non altro per capire dove questo stronzo vuole andare a finire. Ok, l’hai voluto tu. Per prima cosa sappi che questo e’ un post introduttivo al concetto di Creazione senza Creazione. La cosa si sviluppa su piu’ post.

Le puntate precedenti sono: 01, 02, 03 e 04.

In fisica con S si indica lo spazio e con T il tempo. E quindi? cosa ci sarebbe da sapere?

Incominciamo dicendo che o spazio ha tre dimensioni, banalmente altezza, larghezza e lunghezza. E a meno che tu non ti chiami Abdulsalami e d’estate non fai a meno dell’abbronzante, a lunghezza stai quasi sicuramente scarsino. Il tempo ha una dimensione. Nello spazio ci si puo’ muovere in diverse direzioni, nel tempo solo in avanti. Il perche’ non si possa andare indietro nel tempo, benche’ la notizia non sia ancora pervenuta a ubellusconi e a tutti i botoxiani, e’ dovuto, fra l’altro, alla seconda legge della

termodinamica. In parole povere se prendete un tazza di latte caldo, se non continuate a scaldarla siete certi che di li a qualche minuto il latte raggiungera’ la temperatura ambiente.

Se invece prendete una tazza di latte a temperatura ambiente, non avete nessun modo di sapere se prima fosse stata calda. In pratica non esiste una memoria nell’universo e il calore passa solo dai corpi caldi a quelli freddi. Quindi per andare indietro nel tempo, a meno di non trovarsi di fronte alla fenomenologia quantistica, qualcuno deve prima convincere una tazza di latte fredda a cedere calore ad una tazza di latte caldo. E quando si tratta di cedere e’ sempre dura. Specialmente se a cedere deve essere una signora.

La relativita’ vede lo spazio ed il tempo uniti in una struttura quadridimensionale. Nel senso che non si puo’ pensare all’uno senza coinvolgere l’altro. E a, pensarci bene si puo’ anche smetterla di menarla cosi’ per le lunghe. Uno spazio senza il tempo non ha senso perche’ il fatto stesso di percepirlo induce una successione temporale.

Il tempo senza lo spazio sarebbe una cosa che non produce alcun effetto su nulla e una cosa che non produce effetti non esiste, anche se questo blog ed il suo autore mettono duramente alla prova questa affermazione.Oggi piu’ che pensare a due cose collegate si tende a vedere spazio e tempo come lo stesso fenomeno visto da punti di vista diversi. Un po’ come materia e energia. A tutti sara’ venuto in mente l’effetto temporale della

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curvatura dello spazio quando ci si avvicina alla velocita’ della luce, vero?

Questa sorta di unione sostanziale di due concetti cosi’ apparentemente distanti e’ alla base di una delle teorie di Cosmologia Quantistica piu’ affascinanti. Nella teoria di Hartle-Hawking il tempo sorge progressivamente durante la formazione dello spazio. Questa teoria elimina l’istante iniziale e quindi la Creazione dell’universo e rende superflua l’azione di un primo motore. Quindi Dio non sarebbe stato necessario per la nascita dell’universo. Sti cazzi!

La prima volta che ho letto di questa teoria era notte, stavo di guardia al solito bidone di benzina e avevo il fucile in spalla. Mi misi a piangere come un cazzone perche’ quando le cose sono belle ed armoniose mi sale sempre la lacrimuccia.

Ma questa arrapante teoria sara’ argomento di un prossimo post. Attenzione perche’ usero’ un titolo ancora piu’ ruffiano di questo e qualche altro disgraziato si potrebbe trovare qui per caso. Uomo avvisato mezzo salvato.

La Tetta Universaleuesto e’ il tipico titolo

ruffiano, come quando negli anni ‘80, c’erano film tipo: "La dottoressa del distretto militare" e uno andava con la speranza di chissa’ quali nefandezze, orge e sessi contro natura e invece si beccava al massimo una mezza zizza della Fenech con la quale arrangiarsi fino alla prossima uscita del nuovo "Le Ore" o "Caballero".

Q

Ma non ci sono alternative. Se voglio far arrivare qui miliardi di internauti, diventare un punto di riferimento per la scienza, la politica e la filosofia, crearmi uno stuolo di adoranti ammiratrici, vendere il sito al signor Google, che comunque e’ meglio del suo traduttore di cazzo, devo fare il furbone e darmi da fare con un’eccellente politica di marketing. Qualche blogger femmina si mette un nick accattivante, pubblica qualche sua foto vedo/non vedo e subito milioni di stronzi corrono a leggere e a commentare con la speranza di cacciarci una pompatina o, almeno, qualche fotina piu’ spinta.

Qui non si parla di gossip, di programmi televisivi si sparla e di pallone non si capisce un cazzo. Qui si parla di fisica, metafisica, lanciafiamme, politica e cazzi di questo tipo, quindi mi devo arrangiare. Ci ho provato a mettere i titoli onesti. Mi spacco il mazzo a scrivere post di altissimo livello, ma non li caca nessuno. Questo e’ il motivo del florilegio di patanella che ultimamente e’ comparso su queste pagine e dei titoli ruffiani. Attraggo la clientela con un’immagine ammiccante e poi la colpisco a tradimento con un bel post sui ciclotroni. Sono un furbone no?

Fino ad ora ve la siete spassata. La pacchia e’ finita. Fate un bel respiro e cominciamo.

Le puntate precedenti sono: 01, 02, 03 e 04.

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Chi e’ arrivato alla fine di questo post [“La fine dell'universo e la morte termica”, N.d.R.] doveva essere troppo stanco per chiedersi dove fosse il trucco. Se diamo veramente credito all’ipotesi del Big Bang e del punto di discontinuita’, dobbiamo ingoiare un prosciutto per intero, con tutto l’osso. Dobbiamo ammettere che nell’istante che ha preceduto il Big Bang, non valessero le leggi della fisica, altrimenti per attivarlo sarebbe stato necessario un intervento esterno. AZZ, ma per chi si definisce scienziato, ammettere un intervento ex machina, e’ equivalente a dichiarare un fallimento.

Un’elegante spiegazione al concetto di nascita dell’universo in assenza di un primo motore ci viene dalla teoria di cosmologia quantistica di Hartle-Hawking,.

Ci Crediate o no, nel banale foglietto di carta che vi mostro, c’e’ il modello di nascita dell’universo che postula l’assenza di un qualsiasi istante iniziale e quindi elimina la ragione sufficiente dell’esistenza di Dio.

Attenzione, il sito del dipartimento di

matematica applicata e fisica teorica dell’universita’ di Cambridge, dal quale ho linkato l’immagine, ogni tanto va off-line. Forse e’ colpa dell’assalto dei milioni di lettori entusiasti di questo post.

Ok, i piu’ puntigliosi di voi avranno notato che si tratta solo del foglietto numero sette, ma non credo che presentare i sei precedenti avrebbe cambiato di molto la situazione. I piu’ maliziosi, invece, avranno notato che questo modello di creazione dell’universo somiglia non vagamente ad un capezzolo femminile. Di qui l’accattivante titolo del post che sicuramente mi procurera’ successi internazionali.

Resta il fatto che potete dire di aver visto il primo pezzo di carta sul quale e’ scritto con serie basi teoriche, che Dio puo’ non essere stato necessario per la creazione dell’universo. Attenzione ho detto puo’ non essere stato necessario, che e’ diverso dal non e’ stato necessario.

Il trucco consiste nel considerare spazio e tempo illimitati ma non infiniti e nel tirare in mezzo la meccanica quantistica nei primissimi istanti del Big Bang. Come sanno i miei fedeli lettori, quando un fisico vuole giustificare un paradosso, tira in mezzo le particelle, tanto chi minchia le vede. Se poi non si vuole far capire un cazzo c’e’ sempre la meccanica quantistica dove gli effetti non hanno cause riconoscibili e la stessa causa genera effetti diversi.

In questo modello quantistico di nascita dell’universo, nei primissimi istanti del Big Bang spazio e tempo sono la stessa cosa. Il tempo si separa dallo spazio secondo una progressione che in una proiezione bidimensionale e’ la superficie di una semisfera (il capezzolo). Come tutti sicuramente sanno, i punti che compongono una semisfera sono indistinguibili l’uno dall’altro e quindi non e’ possibile individuare un vero e proprio inizio del tempo e dello spazio come entita’ distinte. In assenza di partenza non c’e’ bisogno nemmeno del motorino d’avviamento e quindi Dio e’ stato esentato da questa incombenza. Chiaro no?

Ora mi domando e dico. Non era piu’ divertente Lapo? Non ci siamo distratti di piu’

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con la lista di The_R_Word? Non si prova maggiore soddisfazione prendendo per culo brodi?

Qualche duro e puro si e’ lamentato che facendo piu’ quasi cinquemila accessi in due giorni, questo sito e’ diventato commerciale. Ecco, vediamo quanti ne facciamo con questo post. Che dite, lo mando a Liberoblog?

La Fede

n un precedente post, avevo minacciato di parlare dell’esistenza di Dio. Ecco, nonostante io sia un uomo

intelligentissimo e di vasta e profonda cultura, per la maggior parte di voi, miseri ricercatori di parole quali "chiavate", "pompini" e, giuro, c’e’ da non crederci: "piedi puzzolenti, figa sporca, troiette scolare ninfomani,infermiere curano minchia", (provare per credere), l’argomento potrebbe risultare di eccessiva difficolta’ se affrontato in un’unica soluzione. Meglio una pubblicazione a puntate. Ecco la prima. Che cosa e’ il nulla? Viene da rispondere "non e’ nulla". Corretto. Ma se il nulla, il vuoto, rappresentano un’entita’ fisica, se non altro in quanto complementarita’ di cio’ che invece e’, in qualche modo dovrebbero essere rilevabili, cioe’ misurabili. Ma il solo fatto di introdurre uno strumento in uno spazio vuoto, che non contiene nulla, ne altera l’essenza perche’ ora quello spazio non e’ piu’ vuoto, non e’ piu’ "un nulla". Questa si potrebbe chiamare una clamorosa applicazione del principio di indeterminazione Heisenberg. Cioe’ il nulla, il vuoto, sono concetti che non si possono dimostrare con prove positive, ma solo attraverso negazione.

I

Lo stesso vale per il concetto di Infinito. Non si puo’ dire cosa e’ infinito, ma solo che non e’ finito. Mi spiego: per dimostrare che uno spazio e’ infinito, occorrerebbe lanciare una sonda che viaggiasse per sempre, senza incontrare mai il termine di quello spazio. Quindi anche in questo caso, nessuna prova positiva.

Il Nulla (o meglio lo 0) e l’Infinito, sono concetti sui quali si basa la Matematica, e la Matematica e’ la grammatica che regola le proposizioni della Fisica attraverso la quale, gli scettici, ritengono di descrivere il Tutto con il metodo scientifico.

Eppure il Nulla e l’Infinito, non essendo concetti dimostrabili, per la loro accettazione, richiedono un atto di Fede.

Quindi, a mio parere, non e’ corretto dire che la scienza offre una scappatoia alla Fede e non chiede di credere a qualcosa che non e’ dimostrabile. La scienza, quella che ignora Dio, e’ una forma di religione anch’essa. Alla prossima puntata.

Apologia della Goccia

l rubinetto che perde e’ definito, in fisica, un "problema caotico".I

Sembra che sia matematicamente dimostrato che la successione goccia, non goccia, sia una stringa algoritmicamente non comprimibile. Troppi fattori influenzano la caduta o meno della goccia: la pressione dell’acqua, la composizione chimica della stessa e la tensione superficiale che ne deriva, la temperatura, la consuzione dei materiali che

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compongono tubazione e guarnizioni.

E’ significativo che si sia in grado di prevedere il moto di stelle e pianeti al punto tale che la minima distonia puo’ essere giustificata solo con la scoperta di nuovi astri e che invece un fenomeno insignificante sia completamente governato dal caos.

Ecco, immagino che il caos rompa un po’ il cazzo a tutti. Appena si e’ iniziato a studiare seriamente il mondo, tutto sembrava regolare come un meccanismo di precisione. Pianeti che giravano come una giostra intorno al sole, corpi che subivano spinte verso l’alto, mele che cadevano accelerando a 9,8 M/s*s, forze elettriche e gravitazionali inversamente proporzionali al quadrato della distanza, campi elettrici e magnetici governati da leggi complementari.

Immagino che ai primi del secolo scorso si debba aver avuto la sensazione di essere vicini alla "ricetta" dell’universo, la magica funzione, magari complicata, con la quale il grande orologiaio ha costruito il suo giocattolo.

Poi si incomincia a studiare piu’ sul serio e si inizia a capire che il caso, il kaos, non e’ la momentanea assenza di conoscenza che giustifica l’assenza di una legge. Esistono veramente fenomeni, che vanno dal moto degli elettroni al rubinetto che perde, che non sono governati da nessuna legge e sono del tutto imprevedibili. L’indeterminazione pervade tutto il moderno approccio alla conoscenza e valica anche l’ultima barriera, quella della matematica. Non e’ possibile determinare le soluzioni generali di un sistema di equazioni diofantine. Le soluzioni sono una sequenza casuale.

Viene da chiedersi quale sia il posto che uno ha in un universo dove gli elettroni fanno i cazzi loro e i rubinetti sono piu’ imprevedibili di una cometa. Rousseau dice che una delle prove dell’esistenza di Dio e’ il fatto che quando passa uno stormo di uccelli, nessuno puo’ dire con certezza di quanti uccelli sia composto. Eppure lo stormo e’ composto di un numero finito e determinato di uccelli, questo numero DEVE esistere. Per lo stesso principio Dio deve esistere. Lui conosce il numero. Probabilmente sa anche quando cadra’ la prossima goccia.

Lo stesso discorso vale per il post che sto scrivendo. Se lo analizzasse un marziano, che non sa nulla degli uomini e della loro loro storia, che non conoscesse la scrittura umana e last and absolutely least, non sapesse nulla d’italiano, cosa potrebbe concludere?

1. Che e’ una sequenza finita di caratteri.2. Che contiene un numero finito di

caratteri diversi.3. Che non puo’ dire di conoscere tutti i

caratteri. Non ho usato alcune lettere proprio per fregare il marziano. I caratteri potrebbero essere infiniti.

4. Che alcune stringhe di caratteri si ripetono all’interno della sequenza con regolarita’.

5. Che dati un certo numero di caratteri e’ possibile prevedere quale e’ il successivo, ma non sempre. Bisogna iniziare a tirare in mezzo la probabilita’ che dopo "ciclo" non venga "trone".

6. Che l’intera sequenza e’ assolutamente casuale.

E non puo’ essere diversamente. Quello che attribuisce senso a questa sequenza di caratteri e’ l’idea che essi intendono esprimere. Potrei aggiungere, se volessi, delle parole che non c’entrano nulla, giusto per far venire mal di testa al marziano:

Bello è il bosco, buio e profondoMa io ho promesse che devo mantenereE miglia da fare prima di dormireMiglia da fare prima di dormire

Il senso del tutto non rimarrebbe alterato. Oppure potrei esprimere gli stessi concetti con parole assolutamente diverse. Altra sequenza casuale per il marziano ma meaningful per me.

Ed ecco che le cose assumono un senso e il rubinetto trova il suo posto nel grande scaffale. Non e’ detto che ci sia una legge a governare un fenomeno. Non e’ detto che le stesse ipotesi portino sempre alla stessa tesi. Questo non esclude che ci sia chi sia in grado di leggere i fenomeni e comprenderli, a prescindere dall’arbitrio con cui evolvono.

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L’inizio dell’Universo e La Morte Termica

he e’ un titolone che portera’ su queste pagine miliardi di internauti, tanto che blogsome o come cacchio si

chiama soccombera’ sotto le decine di miliardi di click e mi mandera’ i carabinieri a casa, che non sarebbe la prima volta, e loro mi tireranno giu’ dal letto alle cinque di mattina per portarmi in caserma a fare il pieno di acqua e sale e mi metteranno in guardina con un certo Abdulsalami, detto "il ciuccio di Abuja", che quando finalmente usciro’ dopo aver pagato quattro milioni di dollari di multa per il casino combinato, non potro’ tornare a casa in bicicletta se prima non mi monteranno un seggiolino tipo neonato.

C

Ma gli impegni contratti con il mio pubblico vanno mantenuti anche a costo di riaprire vecchie ferite (e questa chi la capisce la capisce e chi non la capisce si fotta), e quindi dopo l’ambizioso prologo e la prima eccitante puntata, eccoci al secondo appuntamento del nostro cammino iniziatico verso la rivelazione. (e voglio vedere google come indicizza questo post) E allora, nella Genesi, diciamoci la verita’, l’argomento della Creazione, e’ un po’ arronzato. Si predilige lo spettacolo con Dio che crea Terra, Luce, Acqua e Firmamento in uno scoppiettio di effetti speciali per poi passare rapidamente alla creazione di uomo e donna che un po’ di sesso ci vuole sempre, anche nei filmoni di azione. Ma per chi non ama questo tipo di cinema le domande sono tante:

• Quando e’ nato l’universo?

• Come e’ nato l’universo? • Qualcuno ha creato l’universo? • Quando scade l’universo? (del tipo

da consumarsi preferibilmente entro il: data illeggibile)

Coloro che amano questo genere di interrogativi saranno serviti di qui a poco. Chi non li ama si fottesse. La prima cosa sulla quale indagare e’ se ci sia stato effettivamente un inizio. La cosa non e’ banale. La gran parte delle culture antiche aveva una visione circolare del tempo, che non prevedeva un inizio ed una fine, ma un’eterna successione di cicli. Anche i Greci, quelli antichi, non quelli che hanno vinto gli Europei che non c’entrano un cazzo, avevano una visione ciclica della storia ma, in piento trip autoreferenziale, ritenevano la propria civilta’ il culmine del ciclo. Le cose cambiano con l’avvento della culture Giudaico-Cristiana che hanno la necessita’ di stabilire un concetto di Creazione per fissare nel tempo eventi quali l’Avvento, il Patto, l’Apocalisse. Dopo aver affermato il concetto il concetto di Creazione "ex nihilo" la cosa non era cosi’ comoda da maneggiare. Cosa faceva Dio prima di creare l’Universo? E perche’ lo ha creato? E, soprattutto, interviene nelle importanti questioni quotidiane quali il bisticcio tra sgarbi e mussolini?

Ma rimandiamo la discussione su Deismo e Teismo per passare all’elegante risposta che ci viene da S. Agostino che affermo’ che "Dio ha creato l’Universo con il tempo e non nel tempo". In pratica che cosa facesse Dio prima della Creazione non e’ oggetto del contendere in quanto il tempo non esisteva e quindi non c’era un prima o un durante. L’eleganza della risposta e’ tale che mi verrebbe comodo un S.

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Agostino anche la domenica pomeriggio, quando piove e in televisione da una parte c’e’ costanzo e dall’altra la ventura, e tu sai che domani dovrai tornare in quel cazzo di ufficio e nel frattempo e’ gia’ notte e vorresti che tutto, tempo compreso, scomparisse in a flash of fire ed e’ subito sera. Ma per andare oltre, perche’ noi nel tempo ci siamo, passiamo all’aspetto scientifico della cosa. Per la scienza, obbligata a dare una spiegazione coerente e verificabile delle fenomenologia, non era possibile rifugiarsi in un escamotage alla S. Agostino e l’inizio delle cose e la formazione dell’universo rappresentano un momento di imbarazzo perche’ ammettere che ci sia stato un inizio vuol dire che ci sia stato un primo motore ad attivare il fenomeno e non era possibile ricorrere ad un’entita’ misteriosa per tracciare una teoria scientifica se non si vuole incorrere in una implicita contraddizione.Cosi’ gli scienziati hanno ripescato la visione circolare del tempo di cui sopra ed hanno iniziato a ragionare in termini di cicli. A questo punto della discussione anche io mi sono scassato il cazzo ma siamo quasi alla fine e chi arrivera’ alla fino in fondo potrebbe non avere a pentirsene. Parliamoci che ci capiamo, se stai a perdere tempo a leggere qui e’ perche’ nessuno ti telefona, le ragazze non ti fanno trombare e, probabilmente, sei grasso, hai la forfora e gli occhiali. Voglio dirti la verita’, le tue probabilita’ di pompare una come questa:

Sono assolutamente 0 (zero). Non ci sai fare e sotto i cinquanta diventerai come me. Forse se impari qualcosa almeno riesci a mettere le mani su una secchiona, visto che le pupe te le puoi scordare. E una secchiona, credimi, e’ sempre meglio di Federica la mano amica. Ritorniamo all’universo, che e’ meglio. Prima

di tutto si deve capire se l’Universo e’ eterno. Se lo fosse si creerebbero un paio di paradossi interessanti. Prima di tutto (paradosso di Olbers) la notte non ci sarebbe piu’ buio. Supponendo che l’universo esista da sempre,e che sia invariante ed isotropo, la luce di tutte le stelle dovrebbe aver ormai raggiunto la terra e, durante la notte, il cielo dovrebbe essere illuminato e non scuro. Poi, l’eternita’ e l’immutabilita’ dell’universo, mettono in crisi alnche la legge di Newton, perche’, alla lunga, la gravita’ dovrebbe far collassare tutti i corpi in un’unica grande massa. Il problema e’ che non tutte le leggi fisiche sono simmetriche. Nel senso che non tutte sono applicabili in qualsiasi direzione del tempo. La seconda legge della termodinamica dice che non c’e’ trasferimento spontaneo di calore dai corpi freddi a quelli caldi.

La prima cosa su cui riflettere e’ che per dire una stronzata cosi’ banale sia stato addirittura necessario scrivere LA SECONDA LEGGE DELLA TERMODINAMICA. La seconda, invece, e’ che, siccome la legge non e’ reversibile, il tempo ha una direzione e non torna indietro. Avevate pensato a tutto questo quando la fortunata di turno vi piazzava i suoi piedini da fatina, freddi come ghiaccioli, tra i vostri? Secondo me no. Eppure questo ci fa capire che se l’universo e’ limitato nel passato, lo e’ anche nel futuro, nel senso che va verso quella che, pur non avendo niente a che fare con l’assideramento, si definisce una "morte termica". Quindi coloro che stanno uccidendo, stuprando e imbrogliando per guadagnare come porci, sappiano che non serve a un cazzo perche’ tra poco, grazie al costante aumento dell’entropia, tutto finira’, ed era pure ora.

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A questo va aggiunta la constatazione, confermata dall’osservazione, che l’universo va espandendosi. La teoria che quelli che hanno imparato l’Astrofisica alla scuola Radio Elettra chiamano del "Big Bang". Per farla veramente breve si suppone che, all’inizio del ciclo, l’universo fosse ammassato in un unico punto di singolarita’ dove le leggi della fisica, non avevano alcun valore. Quello che e’ interessante di questa teoria e’ che non bisogna immaginare questo punto come una specie di pisello molto duro e compatto (le signore sono pregate di non fraintendere) immerso nel nulla. Il pisello, in realta’ contiene tutto, perche’, come gia’ accennato, materia ed energia, spazio e tempo, sono la stessa cosa vista da diversi punti di vista. Se non esiste lo spazio, non esiste il tempo e viceversa. Quindi, piu’ che a un pisello nella minestra, dobbiamo pensare ad una specie di bocciolo di fiore, che, chiuso su se stesso, contiene il tutto e lentamente si apre. Quindi non sono le stelle ad allontanarsi nell’universo, ma lo spazio stesso ad espandersi. E’ come se, man mano le cose si ingrandissero (magari…), comprese le distanze. Friedmann completo’ la teoria applicando le equazioni di Einstein alla teoria del punto di singolarita’, e concludendo che alla fase di espansione ne segue una di contrazione, fino a quando tutto l’universo non collassa di nuovo in un altro punto di singolarita’ (Big Crunch, questo non lo insegnano alla Radio Elettra, vero?). In questo modo si mette d’accordo un po’ tutti, S. Agostino e’ felice perche’ in questo modo affermiamo che il tempo nasce con l’universo, i popoli antichi con il loro concetto di universo ciclico e gli scienziati con una teoria che non ha bisogno di Dio per funzionare. Rimangono fuori i Greci ed la loro convinzione di essere l’apice del ciclo ma, credo, che se ne possano anche andare riccamente a fanculo.Sono stanco e quindi vi risparmio Tolman e la sua teoria sull’universo oscillante che vi prego di andarvi a studiare su wikipedia, anche se li’ con il cazzo che vi fanno vedere un paio di zizze.

Rimane da chiedersi perche’ accada tutto questo. Se e’ Dio ad aver avviato il

meccanismo e cosa lo regoli, visto che le leggi della fisica, insieme alla fisica, allo spazio, al tempo ed i soldi che avete razzolato con tanta ansia, scompaiono quando tutto collassa nel punto di singolarita’. Come c’entra Dio in tutto questo, lo vedremo prossimamente, giusto per incoraggiarvi a tornare. Per il momento vi invito a fare un piccolo esperimento.

Provate a mettere la vostra mano di taglio sotto una luce che viene dall’alto. Se sotto la mano c’e’ la superficie di un tavolo, che non l’ho detto che ci voleva prima, lo so ma non cacate il cazzo, vedrete proiettarsi sul tavolo un’ombra di forma sottile ed allungata. Ora, se ruotate lentamente la mano, l’ombra si espande fino a diventare larga come il palmo. Se avete le braccia di tiramolla e continuate a ruotare la mano, osserverete che l’ombra larga ridiventa oblunga e cosi’ via.Per i poveretti che vivono sul tavolo il fenomeno e’ difficile da comprendere perche’ vivono schiacciati in un mondo a due dimensioni. Per voi che, invece, state li a girare la mano come i cazzoni, le cose sono molto piu’ chiare perche’ vedete il fenomeno in un universo a tre dimensioni. L’ombra e’ solo la proiezione in due dimensioni di un fenomeno che, in realta’, si sta svolgendo in tre dimensioni.

Chiaro no?

Bene se e’ chiaro sono contento, se non lo e’ andate a farvi un giro qui. [isola dei famosi, N.d.R.]

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La Fede - 2

l caro Vortexmind, nonostante sia un fresco giovanotto, giustamente amante della ciccetta, e’ andato a ripescare un

mio vecchio post nel quale parlavo della difficile relazione tra scienza e Fede. Ha trovato addirittura il tempo di scrivere un commento che riporto:

I"Ma la scienza che IGNORA Dio o la scienza che NEGA Dio?

Perchè ok che gli assiomi della matematica sono il fondamento di tutto il pensiero scientifico, ma se un giorno si dovesse svegliare l’intelligentissimo signor X con una proposta alternativa (e funzionale) alla matematica basata su quegli assiomi, in teoria non ci sarebbe alcun problema a passare da uno schema all’altro (nella pratica ovviamente ci sarebbero tutte le inerzie culturali del caso). Per questo asserire la validità di un’assioma non è un fatto di “Fede”. Si presuppone che qualcuno possa sempre confutarlo.Dio, per un credente, non è affatto confutabile.(ma sto blog non lo potevo scoprire prima?)"

A parte l’ultima affermazione, la questione mi sembrava abbastanza interessante e preferisco renderla pubblica, piuttosto che seppellirla in un vecchio commento. Questa e’ parte della lettera che gli ho scritto.

Caro Vortex, Mi spiace contraddirti ma non esiste una matematica, in questo universo perlomeno, che possa fare a meno del concetto di nulla e di infinito. Sarebbe troppo lungo da spiegare, ma molti fisici sono convinti che quella che usiamo, e’ la matematica perfetta per questo universo. Mi spiego, non necessariamente i simboli devono essere gli stessi, ne’ le operazioni, ma alla fine, se riconduci tutto all’operazione elementare, la sottrazione, ottieni il nucleo base di qualsiasi matematica possibile.

Tu sei un informatico e sai che somma, moltiplicazione e divisione, sono implementate come somme algebriche di numeri positivi e negativi. Da queste operazioni derivano poi tutti gli strumenti base: equazioni, integrali, derivate, vettori, matrici e tensori.

Questi non sono altro che i frutti del seme elementare, la somma algebrica. E’ chiaro che i marziani potrebbero sviluppare strumenti diversi, ma per comprenderci basterebbe partire dalla somma algebrica, fino ad arrivare agli strumenti piu’ sofisticati.

La nostra matematica e’ talmente "adatta" a questo universo che ci ha portato a scoprire l’intima relazione tra spazio e tempo, il fatto che geometria euclidea e’ sbagliata, a prendere atto dei paradossi della relativita’ e fare i conti con il caso che domina i fenomeni fisici (i quattro link di questo periodo sono a miei post).

Qualsiasi matematica si usi, zero ed infinito, saranno concetti che sara’ necessario accettare "induttivamente", nel senso che sappiamo che devono esserci ma non potremo mai comprenderli. Se al posto di zero ed infinito metti Dio, il discorso fila nello stesso modo.

La mia idea e’ che con la ragione, si puo’ arrivare fino ad un certo punto.

La prima cosa da chiedersi e’ se esiste la verita’. Se esiste cioe’, una cosa assolutamente vera, del tutto incontestabile, in questo universo.

La cosa puo’ sembrare strana ma e’ semplice dare una risposta e la risposta e’ sì

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Ci sia arriva con un banale giochino logico.

Scrivo una proposizione che dice "Esiste almeno una proposizione vera", e la chiamo A. Come faccio a sapere se A e’ vera o falsa? Semplice, scrivo la proposizione B che dice: "A e’ falsa". Ma B, si contraddice in termini, perche’ se B fosse vera, allora esisterebbe almeno una proposizione vera, B stessa! Quindi A dice la verita’.

Piaciuto il giochino? Per un attimo la Verita’ ha fatto capolino su queste pagine. Quindi la nostra logica ci dimostra che almeno una cosa vera, in questo cacchio di universo, deve esserci. Non e’ vero che tutto e’ relativo.

Ogni uomo conduce il suo cammino verso la verita’ utilizzando i mezzi che ha a disposizione. Fino a quando puoi usare la ragione la usi, poi basta. E’ un po’ come andare in treno. Stai seduto bello comodo e viaggi sui binari. I binari pero’, ti portano fino ad un certo punto. Li’ scendi e sei costretto a camminare. E quando si cammina, ognuno va dove vuole.

Ecco, la Fede e’ proprio quella che ti fa camminare quando la ragione non ti porta piu’. Ognuno ha la sua di Fede.

Alcuni fisici credono agli universi generati quantisticamente (mio post), che non sono mai nati, ma che un giorno finiranno. La ragione li ha condotti fino ad un certo punto, poi ci hanno dovuto credere per Fede.

La mia, di Fede, mi fa credere che nel nostro universo tutto sia misurabile e che ogni cosa sia gestibile. Questo mi dice la ragione.

Quello che pero’ sento per Fede e’ che il nostro universo non e’ tutto.

C’e’ qualcosa al di fuori di esso, ma questa cosa non la potro’ mai trovare con la matematica perche’ non e’ di questo universo.

Angelus Silesius scriveva che: "L’uomo ha due occhi / Uno vede solo cio’ che si muove nel tempo fuggevole, / L’altro cio’ che e’ eterno e divino" e che nel mondo della scienza, Dio sia una presenza molto, ma molto ingombrante te lo dimostra Fred Hoyle, quando afferma che "Ho sempre trovato strano che, benche’ la maggior parte degli scienziati dica di volerla evitare, in realta’ la religione domina i loro pensieri ancor piu’ di quelli dei preti".

Concludo dicendo che, secondo me, ostinarsi a squadrare l’universo usando solo l’occhio che si muove nel tempo fuggevole, e’ da orbi. Io di occhi ne ho due e li uso entrambi.

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Massa e Inerzia

Abbandonando per un po’ la fisica quantistica e la cosmologia che diciamoci la verita’, hanno un po’ rotto le balle, ritorniamo per un attimo alla fisica classica. Quindi ciclotroni e particelle, in particolare i bosoni di Higgs che, non so perche’, mi ricordano le particelle leghiste con la fissa delle origini celtiche, possono andarsi a fare un giro a onn’ e’ mare e torniamo agli strumenti di studio della fisica che hanno utilizzato anche personaggioni del passato come Galileo Galilei e Isaac Newton. Tizi un po’ sfortunati questi due. Dopo una vita passata a farsi il mazzo cosi’ con esperimenti, osservazioni e calcoli, i non addetti al settore li ricorderanno l’uno per una frase da cazzone, quell’"eppur si muove" che fa tanto cornuto e mazziato e l’altro per quella storia della mela che fa pensare che passasse tutta la giornata a dormire al fresco sotto gli alberi e che la legge della gravitazione universale gli sia arrivata alla mente cosi’, con una botta di culo.

Gli strumenti in questione sono cose come pendoli, piani inclinati, campane a vuoto e l’onnipresente grave, come viene chiamato sui tomi di fisica per fare gli atteggiosi, che altro

non e’ che una palla di materiale pesante o un banale peso da bilancia del cui moto e di eventuali cadute, lungamente i fisici amano disquisire.

I due concetti di base sui quali mi soffermero’ brevemente sono massa e inerzia. Per le definizioni scientifiche vi rimando a wikipedia. Infatti, e’ inutile che mi dilunghi. Voi non siete qui per imparare, ma solo nella speranza di trovare qualche disegno con i cazzetti. Speranza che andra’ ancora una volta disillusa perche’ lo scanner e’ l’oggetto informatico che odio di piu’ al mondo (immediatamente dopo quella specie di piastra che fa da abominevole mouse sui portatili) e i cazzetti fatti col paint shop non vengono aggarbati.

Per le definizioni di massa e inerzia vi prego di pensare ad una splendida giornata di primavera in campagna. Sole, temperatura fresca. Quei rompicoglioni di insetti ancora in letargo o che cazzo fanno gli insetti d’inverno. Voi siete in bicicletta, su un bel sentiero, affiancato da un tranquillo ruscello di acqua freschissima. Il ruscello non e’ essenziale, ma fa atmosfera e ce lo metto.

Mentre state pedalando senza difficolta’ affidandovi alla forza taurina delle vostre virili cosce, incontrate una graziosa amica che vi chiede un passaggio. Ecco, non so quanti di voi abbiano avuto la fortuna di portare una ragazza a canna su una bicicletta (si lo so che il post e’ un post scientifico e ragazze e ruscelli non c’entrano nulla, ma il post lo sto scrivendo io e faccio che cazzo voglio). Io ho portato ragazze in macchina, in moto, le ho lasciato il timone di una barca a vela e la barra di un aereo ultraleggero, ma portare una ragazza a canna sulla bici e’ un’altra cosa. E’

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una questione di posizione. Lei davanti e voi dietro. Costretti, ufficialmente per controllare la strada, a tenere il corpo appoggiato alle sue spalle ed il viso affiancato al suo. Se e’ proprio il vostro giorno fortunato lei avra’ messo un profumo leggero e tra una pedalata e l’altra vi verra’ di darle un bacetto leggero sul collo.

Il vero scienziato, in una situazione del genere, non sacrifica completamente il suo spirito di osservazione e si mette a pensare a massa e inerzia. Almeno io, in una situazione come quella appena descritta l’ho fatto. Il che ha fatto di me un secchione di fama internazionale in un periodo che le pupe, i secchioni, li odiavano.

Quello che osserverete, subito dopo aver fatto montare la gazzella sulla canna della bici, e’ che lo sforzo per partire e’ aumentato. Certo, non ci vuole la laurea per dirlo ma ci vuole per definirlo. Tutti siamo in grado di vedere i fenomeni macroscopici, quello che e’ fondamentale e’ trovare delle leggi che li regolano in maniera ineccepibile. Lo sforzo e’ aumentato perche’ e’ aumentata la massa che dovete far muovere. Attenzione, non il peso,

quello e’ un fattore legato all’accelerazione di gravita’, ma la massa, che e’ l’unico fattore costante ovunque vi troviate. Infatti, voi sulla Terra avrete una massa m ed un peso p, sulla Luna, dove la gravita’ e un sesto di quella terrestre la massa rimarra’ m, mentre il vostro peso sara’ p/6.

Ecco, siete appena entrati nel mondo della meccanica classica che non ha niente a che fare con pinze e chiavi inglesi. La dinamica, e per la precisione il secondo principio, ci dicono che appena la nostra amica e’ salita in bici la massa e’ aumentata e che quindi sara’ necessaria una forza proporzionalmente maggiore per far partire la bicicletta.

Allo stesso modo, l’aumento di massa avra’ reso anche piu’ difficile frenare. E questo e’ utile saperlo in anticipo, onde evitare che la romantica passeggiata si trasformi in una prosaica caduta col culo a terra.

Questa ritrosia della massa a modificare il suo stato di quiete o di moto, si chiama inerzia.

Questa e’ una cosa altamente suggestiva. In condizioni ideali, il nostro universo e’ conservatore.

Conservatore nell’accezione politica del termine, nel senso che preferisce che le cose rimangano come sono. Quindi se una massa si muove con un moto uniforme, fa resistenza all’idea di arrestarsi. Se viceversa e’ ferma, tende a rimanere ferma.

Quello che sconvolge la pace di questo universo cazzeggiatore sono le forze che per giustificare un nome cosi’ vigoroso, passano il tempo a rompere le balle.

Quindi perche’ se una massa e’ in movimento, in condizioni non ideali, alla fine tende a fermarsi?

Perche’, anche se non e’ evidente, c’e’ una forza che sta agendo. Questa forza non e’ l’attrazione gravitazionale, come credono molti, ma piu’ precisamente l’attrito.

L’attrito, infatti, ed in particolare l’attrito viscoso, si puo’ manifestare anche in assenza di gravita’.

In assenza di attrito, si potrebbero realizzare le condizioni per il moto perpetuo, ma

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siccome non sono note condizioni di attrito nullo, un grave in moto, lentamente ma inesorabilmente tende a fermarsi. Per gli spiritosoni, la cosa vale anche per un grave in auto.

Ma che fine fa il moto, o meglio l’energia che e’ stata necessaria per mettere in moto il grave?

Grazie all’attrito si trasforma in calore. Il calore e’ una forma di energia alla quale i fisici guardano con sospetto e malcelato disprezzo. Infatti, e’ un’energia indisciplinata che non e’ possibile immagazzinare in maniera efficiente e che tende a fare i cazzi suoi alla grandissima.

Questo porterebbe ad una discussione sull’entropia termodinamica, ma mi sembra argomento abbastanza consistente per parlarne in un futuro articolo.

Per il momento vi basti questa conclusione fisica/filosofica. In un universo ideale le cose in moto restano in moto e quelle ferme restano ferme. Tutti sanno cosa devono fare e nessuno ha i grilli per la testa. Praticamente la Svezia.

Nel nostro universo invece, a causa della presenza di molteplici forze (fra cui l’attrito), l’entropia e quindi il disordine sono in continuo aumento.

Questo vuol dire che dopo la bella passeggiata e dopo aver assaggiato il profumo tenue e dolcissimo del collo della gazzella che avete avuto la fortuna di portare in bici, inevitabilmente le cose cambieranno.

Litigherete e non vi vedrete piu’ o vi sposerete e diventerete invisibili l’uno all’altra.

A meno che il Signore non vi faccia dono dell’amore. In questo caso ve ne fotterete dell’entropia e del principio di conservazione dell’energia e vivrete felicemente da fuorilegge.

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I Misteri di Dfc

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Self Talkin’

30 December , 2006 12:23 am

i piace la notte. Sono appena tornato da una lunga passeggiata per le strade fredde e vuote della

mia citta’. Io abito in periferia, e prima di arrivare al centro, dove a quest’ora c’e’ molta gente che si diverte, posso camminare per un po’ di chilometri in strade completamente deserte. Lampioni che dondolano al vento, luminarie natalizie dagli scricchiolii sinistri e ogni tanto qualche macchina che scorre verso una destinazione misteriosa. Mi piace incontrare i gatti. Sembrano tutti indaffarati con i loro musetti buffi. Quando sentono avvicinarsi qualcuno lo guardano e rimangono immobili come statue. Poi schizzano via come se avessero visto il demonio.

M

Lungo la strada c’e’ un bar che chiude tardissimo. Dietro il bancone il proprietario guarda la televisione con le braccia incrociate sul petto. Un paio di ragazzi fumano bevendo una birra sulla soglia del locale. Parlano a voce bassissima e quando passo mi guardano con sospetto.

Lentamente, come sempre mi dirigo al mare. C’e’ un piccolo porticciolo di pescatori nascosto dietro due o tre palazzetti bassi. Uno ci potrebbe passare cento volte senza immaginare che dietro quelle case si nasconde un pezzo di storia della mia citta’. Sul porticciolo c’e’ un terrazzino con quattro panchine e due lampioni. D’estate e’ sempre affollato anche a quest’ora. Ai ragazzi piace fumare in questo posto e a giudicare dall’odore non si tratta di marlboro. Ora, invece, il freddo ed il vento hanno fatto

selezione. Sono solo. Questi sono i momenti nei quali rimpiango veramente di aver smesso di fumare. Nessun rumore di traffico. Le luci tremolanti dei paesini sulla costa, il rombo sordo della risacca, il gelo che mi taglia il viso. In cielo un pezzetto di luna ogni tanto si fa largo tra le nubi veloci. Mi vengono in mente le persone con cui sono stato qui, l’amore che c’e’ stato e le parole che si sono perse nel tempo. Se avessi saputo, se avessi detto, se avessi fatto. Invece non ho saputo, ho detto la cosa sbagliata e ho fatto una cosa inutile. E’ andata. Prima di tornare guardo ancora una volta il mare. E’ scuro e silenzioso, mi fa paura. Sono stato molte volte per mare di notte e so quanto e’ cattivo. L’odore dell’aria salmastra e’ forte. Con le mani in tasca prendo di nuovo la strada di casa. Se mi capita di nuovo, non saprò, non diro’ e non faro’ nulla. Peggio non potra’ andare.

-2Molte cose sono state dette e tante sono state fatte. Il cammino, per quanto lungo, e’ quasi giunto alla conclusione. Ci siamo guardati negli occhi e ci siamo piaciuti. Le nostre mani si sono strette in amicizia. A lungo le nostre voci si sono confuse nel buio della notte nella quale viviamo. Non e’ stato necessario condividere le conclusioni, e’ stato sufficiente accordarsi sul metodo. Perche’ e’ il metodo che differenzia l’agire civile dalla barbarie.Sapere che ci siamo e’ di conforto per tutti. Essere certi che qualcuno di noi sta parlando ai suoi figli della luce e del giorno, e’ segno di speranza. Le mani sono forti, ma i palmi rimangono aperti in segno di pace. Chi possiede la forza della ragione non ama servirsi del maglio. E ora, quando le nostre vite divergeranno di nuovo verso destinazioni diverse, porteremo dentro ciascuno, qualcosa dell’altro. Perche’ le idee contaminano come le infezioni virali e, magari dopo mesi, conducono a febbre cocente. Sentiremo molte parole. Qualcuno si fermera’ ad ascoltare. Altri proseguiranno perche’ le hanno comprese e ne hanno percepito l’intrinseca devianza. Alla fine tutti sentiremo il desiderio di sederci e riposare. L’importante e’ che il sonno ci colga nella consapevolezza serena di non aver mai tradito noi stessi.

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Back on The Road

15 January , 2007 12:43 pm

uesta mattina Daniele Francesco Carlo ha smesso di prendere le sue medicine. Q

Ha aperto la confezione di capsule ed una ad una le ha tirate fuori dal blister. Ne ha fatto un mucchietto giallo ed appiccicoso e le ha seppellite nel fiume turbolento che scorre nel suo cesso quando preme lo scarico. Poi e’ stata la volta delle gocce. Prima ha cercato di versarle dal beccuccio poi si e’ reso conto che ci sarebbe voluta un’ora e ha cercato una forbicina. Con quella ha tolto la capsula e ha svuotato il flacone nel lavandino. Nel bagno si e’ diffuso un odore dolce e sottile, come quello di una caramella ricoperta di zucchero. Poi si e’ guardato nello specchio. Ha visto i suoi occhi e le piccole pieghe di pelle che ci sono intorno, ha visto le labbra carnose piegate in giu’, ha visto la barba bianca e i capelli cortissimi. Ha visto la fronte alta e le ciglia folte. Ha chiuso gli occhi e ha respirato piano e a lungo. Mentre fuori era ancora notte si e’ vestito. Poi ha aperto l’armadio e ha tirato fuori la fondina. Anche dopo mesi l’odore di cuoio e’ forte . Nel metterla si e’ accorto di aver messo peso. Ha allargato le fibbie e tutto e’ andato a posto. Come prima. Con gesti attenti ha aperto il tamburo e ha infilato cinque cartucce lasciando vuoto il primo foro. Quello che impari veramente non lo dimentichi mai, quello che impari veramente non lo

dimentichi mai, quello che impari veramente non lo dimen…Alla fibbia ha agganciato tre speed loader e alla cintura la nove para e due caricatori. Tutto ok. Come prima.Ha indossato il giubbotto largo e ne appiattito le gobbe in modo che revolver, speed loader e caricatori diventassero invisibili. Quello che impari veramente non lo dimentichi mai, quello che impari veramente non lo dimentichi mai.

Senza far rumore e’ entrato nella stanza dove conserva i libri. Ha preso una scatola e l’ha aperta. Dentro ha trovato un pacchetto rosso e bianco ed una scatola di fiammiferi.

Pochi minuti dopo e’ per strada, nella mattina dolce di un inverno senza carattere. A distanza di un anno dall’ultima ha preso una sigaretta dal pacchetto e l’ha accesa. La prima boccata gli ha fatto girare la testa e gli ha portato la nausea. Lui si e’ fatto forza e ha continuato. Dopo un po’ la testa ha smesso di girargli e lo stomaco ha ripreso a farsi i cazzi suoi.

Come Prima.

Quando e’ arrivato l’autobus e’ salito. A bordo le solite facce. Una donna anziana lo ha salutato con un sorriso. Lui ha sorriso. Per tutti e’ rimasto lo stesso, per tutti e’ come sempre, per tutti e’ solo un giono in piu’ di ieri.

Per tutti e’ come prima.

Per tutti meno che per due. Per chi stamattina e’ resuscitato e per chi stamattina e’ morto.

Perche’ anche se la palla e’ ancora nel revolver, e’ solo questione di tempo. La strada che deve percorrere e’ dritta e precisa come una lancia di luce nel buio. Il cuore che la deve fermare e’ come se avesse gia’ cessato di battere. Quello che impari veramente non lo dimentichi. Mai.

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Racconti

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Terra

a 23 anni. Indubbiamente è bella. Ha una linea invidiabile e, nonostante l’età, una voce che

incute rispetto. Insieme siamo andati ovunque. Sono sempre io a decidere dove, ma dico la verità, è sempre lei a portarmici. Ha un grosso difetto, beve. Ha iniziato a farlo con quello con cui stava prima e io non sono stato in grado di fare nulla. È forte. All’inizio e’ maledettamente fredda, ma basta conoscere le leve giuste per farla scaldare e quando e’ partita non ce n’e’ per nessuno.

H

Da qualche tempo mi sono reso conto che è sempre più difficile controllarla, ma io non ho nessuna intenzione di lasciarla andare dove le pare. Potrebbe andarne della sua e della mia integrità. Le ho fatto scrivere il suo nome su un fianco in lettere cirilliche rosse. Quattro tempi, quattro carburatori, quattro cilindri. La Ottobre Rosso è una moto d’annata, ma fa ancora paura a quelle specie di poltrone con ruote che girano per strada adesso.

L’ho presa da uno che lavorava in un supermercato. La vedevo tutti i giorni ferma sul marciapiede e facevo finta che non mi

piacesse. Alla fine comparve il cartello vendesi e la comprai. Mi costo’ abbastanza. Quello che adesso guadagno in due mesi. Solo che a quei tempi, di stipendi ce ne volevano sei. In Russia c’erano i comunisti, in Germania il muro e quando stavi per strada, nessuno poteva trovarti se tu non volevi.

Mi piace di piu’ usarla d’inverno, quando i poltronisti passano alla macchina o indossano quelle ridicole gonnelline. Non c’e’ niente da fare, per andare in moto ci vogliono casco, guanti e giubbone pesante di pelle. D’estate, in mezzo a tutti quei motoretti, uno sembrerebbe un cazzone oltre a squagliarsi come un cremino.

E d’inverno, il momento piu’ bello e’ la notte. La gente dorme, le strade diventano enormi e silenziose. Tutto sembra straniero, tra insegne che lampeggiano a vuoto e alberi scuri che incombono sull’asfalto. Ho fatto spesso delle lunghe corse notturne, in giro per una citta’ che non sembrava piu’ la mia. La maggior parte si sono concluse in riva ad un mare scuro e spumoso, nel quale, qualche volta, ho visto riflessa la luce di una luna severa.

A cavallo di Ottobre Rosso ho passato come una freccia la meta’ dei miei anni. Non c’e’ null’altro che sia durato cosi’ a lungo. Ottobre Rosso e’ scesa per strada per vedere il Papa nella mia citta’, festeggiare due mondiali e per accompagnarmi, lei sola, il giorno che sono andato a difendere la mia tesi.

Una volta, in autostrada, ci stavo anche distrattamente morendo. Quell’episodio a me e’ costato parecchio, a lei solo un’ammaccatura sul serbatoio. Pellaccia.

p.s. la ragazza nella foto non c’entra nulla. Si trattava di puro depistaggio.

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Cielo

l meccaIico mi dice che la macchina e’ a posto. Mi viene in mente di chiedergli se ha controllato la pipetta della candela che

faceva contatto ma poi sto zitto. Prima o poi mi faranno la cartella per il timore che ho di fare domande a un tipo incazzoso. Mentre lui si allontana per prendersi cura di una macchina molto piu’ nuova e molto piu’ bella, io mi dedico ai controlli che sulle macchine di ogni dimensione spettano al pilota. La pressione dei ruotini e’ un po’ bassa. Ieri ha piovuto parecchio ma il terreno ha drenato bene. Il supporto della vela e’ a posto. Il gancio di sicurezza attaccato. I bulloni sono tutti in segnatura, il serbatoio e’ pieno, i tiranti in ordine. C’e’ qualche centina della vela un po’ moscia, ma oggi non c’e’ vento. Temperatura 11 gradi, pressione in aumento. Niente termiche. Visibilita’ illimitata. Un gran giorno per volare.

I

Stamattina e’ un vero lusso. Martedi’, giorno lavorativo, tutti a darsi da fare per l’aumento del PIL. Al campo siamo solo io e Lorenzo, ma lui con le macchine e i motori ci guadagna, quindi sta lavorando. Mi siedo nella culletta controllo cinture e casco, apro il carburante,do un occhiata e un urlo "Via dall’elica", piu’ per disciplina che per necessita’. Uno strappo e il motore parte al primo colpo. Lorenzo non si volta nemmeno. Per lui era matematico.

Mi faccio una bella rullata fino a testata pista. La manica a vento non da’ segni di vita. Col terreno pesante meglio un decollo frenato. Imballo il motore per provarlo un po’. Lorenzo e lontano, ma sono sicuro che sta

scuotendo la testa. La pista e’ diritta davanti a me. Centosessanta metri di terra battuta. Una freccia marrone verso il cielo azzurro.

Volare mi fa paura, e volare su un deltaplano a motore mi fa paura ancora di piu’. Sei appeso a un ala di plastica, un motore da tosaerba e 4 o 5 tubi simili a quelli che sostengono il divieto di sosta. Non c’e’ protezione dal vento e dal rumore, soprattutto dal rumore. Pero’ vi assicuro che ne vale la pena.

Mi ripasso cosa fare nel caso il motore si fermi in decollo. Mi dico per l’ennesima volta che se accadesse me ne dimenticherei sicuramente, do gas fino in fondo, lascio il freno e incomincia il balletto. Non mi preoccupo, tanto l’orologio l’ho perso gia’ ieri e gli occhiali sono sotto il casco. La barra, lentamente, si allontana. Io l’accompagno e nel giro di pochi secondi le vibrazioni si arrestano di colpo. Ho staccato.

Il decollo e’ la parte piu’ drammatica del volo. Si passa da un mondo all’altro nel giro di secondi e non ti ci abitui mai. Il motore gira bene, richiamo la barra, prendo velocita’ ed inizio una virata in salita. Senza vento e senza turbolenze mi sembra di scivolare su un binario. Faccio dei lenti e larghi 360. Grazie all’inclinazione quasi impercettibile, mare, montagna e campi mi sfilano davanti senza nessuna deformazione. Il sole e’ ancora basso e quando la prua punta a Est, mi abbaglia per un attimo. Mi sembra di aver visto degli uccelli a ore tre, guardo di nuovo. Non ho nessuna voglia di frullarne uno, scassare elica e cinghie e scendere a terra in avaria motore. Sono certo che Lorenzo mi farebbe pulire tutto a me prima di mettere mano e la cosa non mi entusiasma.

Ho fatto quasi milleduecento piedi di quota. Qui non potrei volare, e’ gia’ regno di aerei veri. Ma fortunatamente da queste parti non passa mai nessuno e non riesco ad immaginarmi come potrebbero farmi la multa. Fermo il motore. Silenzio. Non lo faccio spesso ma ora ho quota, efficienza e condizioni meteo che me lo consentono senza rischi. Oltre al fruscio dell’aria sulla vela sento una moto, un clacson, un cane che abbaia e due persone parlare a voce alta. Cerco di

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individuarle, ma dall’alto la geografia e’ diversa e non riesco a vederle. Nel corso delle mie larghe virate discendenti mi appare il corso del fiume e il nastro dell’autostrada. Dietro le montagne c’e’ una servitu’ militare. Sorvolo interdetto. Qualche anno fa non c’era problema a farci un voletto su. Ora ho paura che mi abbattano con i missili. Le montagne sono azzurre e fredde. Sembra che il mondo sia deserto e silenzioso. Se ne avessi il coraggio chiuderei gli occhi e lascerei andare il delta dove vuole.

Prima di scendere sotto quota di sicurezza do uno strappo al motore per riavviarlo. Una volta, due volte. Niente. Mi incomincio a emozionare all’idea di un atterraggio di emergenza, e guardo il campo per stimare distanza e posizione. Probabilmente dovrei fare almeno un paio di virate per mettermi in sentiero e non sono certo di avere quota sufficiente per arrivarci. Mi sa che se il motore non parte mi tocca atterrare nel cortile di qualcuno. Aspetto un attimo prima di dare il terzo strappo e poi, pensando a Lorenzo, do un colpo secco. Uno sbuffo bianco e’ l’allegro rumore di falciatrice riprende ad assordarmi. Come amo i motori a scoppio. Dopo poco sono in linea con la pista, tiro leggermente la barra per prendere velocita’, tolgo motore e scendo. Quando sono quasi a terra vado in stallo controllato. La macchina sobbalza un paio di volte. Il fatto del motore mi ha un po’ scombussolato e ho stallato troppo alto. Quando rullo fino all’hangar e finalmente spengo il motore, Lorenzo che si e’ goduto tutta la scena, si toglie un attimo la sigaretta di bocca solo per dire: "Che atterraggio di merda". Bello essere a casa.

Mare

eri sera mi ha chiamato un tizio che non sentivo da un sacco di tempo. Ha comprato una barca nuova e parapin

parapan, dopo due ore di chiacchiere su quanto l’ha pagata, quanto e’ bella, come e’ veloce e cazzate del genere, mi ha chiesto di uscire con lui e altri due che conosco da quando regatavo a livello competitivo.

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Io avrei preferito fare tutt’altro in questi giorni, ma La Luce dei Miei Occhi ha disposto diversamente e quindi ci sono andato.

Stamattina abbiamo fatto tutto come si deve. Prima una lettura delle previsioni, controllo del barometro e dell’anemometro, i controlli a scotte, sartie, drizze e timone e siamo usciti. La barca e’ veramente bella. Prima di passare a prua a spaccarmi la schiena con lo strallo da competizione a doppia inferitura senza rollafiocco, ho voluto tenere il timone e portarla fuori. Mentre ne apprezzavo lo scafo filante e marino, ho accostato per dare spazio a un mercantile che stava facendo manovra per entrare in porto. Sul bordo di dritta c’era un marinaio che fumava pigramente. Ci siamo guardati negli occhi per un istante e poi lui mi ha fatto segno con la mano facendomi capire "dove cazzo vai con questo mare?". Io non ho fatto a tempo a riflettere perche’ ho dovuto mettere la prua nella scia del mercantile per non ballare la samba. Nel far questo mi sono trovato fuori dal porto, nella luce livida di una giornata di dicembre, con il mare schiumoso sulle murate nere della barca. Ho mollato il timone e sono andato alla manovra del fiocco. Il tizio ha messo la prua al vento e randa e fiocco sono salite con il consueto rumore di

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tuono che fanno le vele battute dal vento. La barca manovrava bene. Abbiamo provato qualche virata, un paio di strambate. Un orologio. Il vento si teneva intorno ai 10-12 nodi, noi di bolina abbiamo toccato i 7 senza stringere troppo. Sono passate un paio d’ore di manovre e poi, come accade sempre, abbiamo capito che le previsioni erano sbagliate. Appena scapolata la punta nord del golfo, abbiamo visto che stava arrivando una specie di temporale. Le raffiche di vento sono aumentate fino ai 15-20 nodi e il mare si e’ alzato rapidamente. Ho urlato al tizio al timone e ai due alle scotte che dovevamo ammainare il fiocco e issare la tormentina, una vela piu’ piccola. Mentre uno dei tizi alle scotte e sceso a cercarla, io mi sono avvicinato all’albero, ho chiesto prua al vento, ho mollato la randa e cercato di mettere i terzaroli. C’era vento, la vela mollata faceva un casino bestiale, il tizio alle scotte ha fatto la faccia bianca e quello al timone ha preso ad urlare, ma io vedevo solo la bocca muoversi e non ho capito un cazzo. Alla fine ho annodato al boma anche il terzo nodo, ho preso la tormentina, l’ho portata a prua e ho cercato di inferirla nel binario dello strallo. E’ stata dura, ho perso due volte gli occhiali e ho quasi divelto la battagliola di prua. E’ stato il momento nel quale ho capito che non ho piu’ l’eta’ per fare bagni a dicembre. Dopo due ore e mezza di bordi larghissimi, siamo riusciti a centrare l’ingresso del porto. Arrivato a terra mi sono reso conto di aver perso l’orologio. Ho salutato i tizi e, barcollando per il mal di terra sono arrivato alla moto. Stava gia’ piovendo e sono rientrato bagnato come un pulcino.

Morale: meglio uscire con una ragazza che andare per mare e se ci vai, quando un marinaio ti fa segno "dove cazzo vai?" fermati un attimo a pensare.

Fuoco

o sono un privilegiato. Giovanni e’ mio cugino e lui nel legame di sangue ha fede assoluta. Questo mi mette al riparo da un

sacco di problemi perche’, benche’ Giovanni sia una sorta di levriero umano fatto solo di muscoli snelli, tendini e ossa, e’ un grandissimo figlio di puttana, ed e’ meglio non avercelo contro. E’ alto, capelli rasati a zero, abbronzato ai limiti della combustione. Come tutti noi, indossa solo un paio di calzoncini e i pesanti scarponi da lavoro. Camicie e magliette sono state riposte in vista di quello che ci attende. Mentre accende l’ennesima sigaretta, distribuisce i compiti. Prima di iniziare mi ha guardato un attimo senza parlare. Quando arriva il mio turno mi fissa negli occhi e dice una sola parola: "Stiva".

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E’ l’estate del 1977. Ho chiesto a mio zio di lavorare per lui per mettere da parte i soldi per il mio Boxer Piaggio. Mio zio ha nicchiato un po’. Ha una ditta che si occupa di sbarcare ed imbarcare carichi sulle navi al porto della mia citta’. Io sono l’intellettuale di famiglia. Non gli serve un letterato. Giovanni invece e’ stato entusiata. Ha una strana attrazione per questo cugino che passa le notti a leggere libri. Lui e’ piu’ grande e lavora come un pazzo. La notte del sabato la passa ballando. In famiglia si dice che sia malato per le donne. Beve e fuma senza ritegno. E’ lui a decidere di farmi salire a bordo di Tommaso. Io, che non ho ancora nemmeno la patente, in due settimane ho imparato a guidare un bestione completamente giallo, un carrello elevatore Caterpillar con una tartaruga che corre disegnata sul fianco. Il nome glielo ha dato quello che lo usava prima. A me piaceva e ce l’ho lasciato.

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Tommaso e’ la cosa piu’ strana su cui sia mai salito. Prima di tutto sono le ruote di dietro a girare. Questo lo rende maneggevolissimo negli spazi ristretti, ma estremamente instabile, anche per colpa del baricentro che si sposta in funzione del carico e dell’altezza al quale lo porti. Vicino allo sterzo ha due leve. Con una si decide la marcia avanti e quella indietro. L’altra ha tre scatti. Folle, marcia ridotta e marcia veloce. La frizione c’e', ma non si usa. Altre due leve sono di fronte. Con una si alzano e si abbassano le forchette. Con l’altra se ne modifica l’inclinazione. Ma la cosa piu’ forte di Tommaso e’ il motore. Sara’ un diesel di cilindrata enorme, un 4000 almeno. Al pilota non viene risparmiato nulla. Rumore e calore del motore non hanno alcuno schermo. Completa il quadro una marmitta curiosamente agganciata ad uno dei montanti del tettuccio. Mio zio guadagna lavorando per quei comandanti che male sopportano i carissimi prezzi giornalieri degli ormeggi. Questo vuol dire lavorare di notte e tutti insieme. In modo da fare il prima possibile. In genere ci si divide. Un gruppo sulla banchina mette a posto il carico poggiato dalla gru’. Un altro gruppo si cala nelle enormi stive delle navi per portare il carico sotto il portellone in modo che la gru’ possa sollevarlo. E’ un lavoro difficile. La stiva e’ stretta e in genere ci lavorano il doppio dei carrelli che ci potrebbero entrare. Ho visto gente svenire per il caldo, il rumore e la disidratatazione. Stasera Giovanni ha deciso che mi vuole laggiu’ con lui. Quando scendo la rampa per entrare nella stiva, facendo attenzione a non uscire dai segni, la prima cosa che mi colpisce e’ il caldo. Il carico e’ composto da balle di legname. In qualche punto del suo viaggio il legname si deve essere bagnato e la stiva e’ completamente satura di umidita’. Un agosto feroce e i motori dei quattro carrelli che gia’ lavorano di sotto hanno fatto il resto. Gli occhiali mi si appannano immediatamente e sono costretto a togliermeli. Per fortuna non sono ancora quella talpa che poi sono diventato. Il frastuono e’ totale. Sembra che al mondo esista un unico suono, il rombo dei motori. L’aria e’ quasi irrespirabile per i gas di scarico e nella scarsa luce dei recessi meno illuminati della pancia della nave saettano le luci dei

faretti che montiamo sul tettuccio. Rimango completamente paralizzato, con il piede schiacciato sul freno e le mani strette sullo sterzo che e’ gia’ diventato viscido e caldo. Mi viene paura di essere claustrofobico. Non mi e’ mai successo prima, ma non mi sono nemmeno mai trovato in una situazione del genere. Vedo uno degli addetti allo scarico agitarsi ed indicare l’interno della stiva. Non capisco. Alla fine credo che voglia che liberi la rampa e mi decido a fare l’ultimo tratto. Appena sceso, non sono piu’ sotto il portellone e perdo la vista del cielo notturno. Intorno c’e’ solo calore, rumore e carrelli che corrono sfiorandosi. Vengo scosso da un urto potente. Qualcuno mi ha tamponato. Non faccio nemmeno in tempo a girarmi che mi trovo il braccio di mio cugino che mi scuote la spalla e la sua bocca a due centimetri dal mio orecchio. C’e’ talmente tanto rumore che nemmeno cosi’ riesco a capire quello che grida. Alla fine lui si incazza, mi gira la testa e mi guarda con occhi che mi sembrano di fuoco. In piena faccia mi grida: "vai, Vai, VAAAAAI".

Tre ore dopo sono fuori. Le balle di legno sono ordinate per bene sulla banchina di carico. Per la prima volta mi accorgo che quel legno africano ha un profumo esotico fortissimo che si spande prepotente nella notte. Sono seduto a bere la mia terza minerale di seguito. Non credevo che il mio corpo potesse sopportare tanto calore. Non credevo che si potesse sudare tanto. Giovanni si avvicina e si siede affianco a me. Siamo ancora rintronati dal rumore e non servirebbe a molto parlare. Lui e’ completamente ricoperto dal nero dello scarico oleoso dei carrelli. Mi guardo un braccio e vedo che lo sono anch’io. Mi poggia una mano sulla spalla e ce la tiene. Con l’altra mi passa la sigaretta che stava fumando. Le luci da lavoro sono spente. Se qualcuno guardasse dal mare calmissimo che abbiamo di fronte, vedrebbe solo la brace rossa di una sigaretta accesa.

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Ametista

Sono in overdose di tranquillanti e non ho voglia di fare un cazzo. Con il consenso di chi ne detiene i diritti, vi presento un mio racconto breve. Non ci sono cazzi e mazzi e nessuno viene bruciato da lanciafiamme. Gli amanti del genere non si devono preoccupare. Lanciafiamme, cazzi e mazzi non mancheranno mai su queste pagine fino a che esistera’ il primo emendamento.

- § -

E’ domenica. Ametista conta le piccole macchie di colore sulla sua gonna. Ogni tanto si confonde e ricomincia. Dopo un po’ deve smettere. Tenere fisso lo sguardo in un punto mentre la macchina si muove le provoca un leggero senso di nausea. Almeno lei pensa che sia dovuto a questo. In genere preferisce i pantaloni, specialmente quelli militari con qualche buco e grosse tasche. Stamattina ha pensato che forse avrebbero dato un po’ troppo nell’occhio. Ha preso dall’armadio quella bella gonna comprata con la sorella e conservata per un’occasione speciale. Poi ha messo una camicetta leggera color pesca. E’ alta e snella e sta bene anche con le scarpe basse. I colori le donano. E’ giovane, ma vestita cosi’ sembra una ragazzina.Rubino guida con calma, è molto concentrato. Stamattina si è rasato con cura e ha messo abiti molto comodi. Ha un bel fisico, armonioso e robusto. In genere tutto quello che indossa gli sta bene. Dà l’impressione di essere molto forte. Chi lo conosce sa che è vero. Ogni tanto guarda nello specchietto, non fa manovre azzardate e ascolta con attenzione il notiziario alla radio. Quando inizia la pubblicità si gira verso Ametista e le chiede se va tutto bene. Si è accorto che è diventata pallida. Lei un po’ si vergogna di dirgli che si è sentita male per la macchina ma non vuole che pensi che ha paura. Lo guarda e gli dice, calma, che va tutto bene. Lui trova il tempo di distogliere lo sguardo dalla strada per osservarla meglio. Sa con precisione quello che sta accadendo ma non c’è più tempo di

parlarne. Ametista vorrebbe accendere una sigaretta ma pensa che Rubino gliela farebbe spegnere. Nei giorni che hanno vissuto insieme ha capito che è molto disciplinato. Gli direbbe che fumare diminuisce la concentrazione e riduce la percezione visiva. E’ una giornata di maggio. C’è il sole, non è umido. La visibilità e’ eccezionale. E’ ancora presto e per strada ci sono poche macchine. Ad un semaforo si affiancano ad una station wagon. Probabilmente una famiglia che va a fare una gita. Dietro ci sono due bambini. Ametista li guarda e sorride. Pensa alle sue sorelle ed ai loro giochi infiniti nel giardino della sua casa. Al verde le macchine prendono strade diverse. I bambini la salutano. La femminuccia incolla le labbra al vetro e dà un bacio. Rubino al semaforo ha steso il braccio sul sedile posteriore della macchina per controllare che la borsa sportiva sia chiusa. Nella borsa ci sono un fucile automatico AK47, sei caricatori, quattro granate, due pistole e due caricatori di riserva.

- § -

Al parcheggio, Rubino ferma la macchina in un posto tranquillo. Non si preoccupa di trovare un posto comodo per ripartire velocemente perché, comunque vada, la macchina rimarrà lì. Dopo aver dato uno sguardo in giro si ferma e attende qualche secondo. Non c’è nessuno. Quello è un parcheggio utilizzato da uffici chiusi nella giornata festiva. Poco lontano c’è un cane. Ha il collare ma sembra solo.Senza dire una parola Rubino apre la borsa. Ametista gli da la sua e le due pistole e due granate passano nella sua borsetta. Rubino le prende una mano, la guarda, sorride. Ametista un po’ si commuove. Hanno vissuto insieme due settimane. Lei prima lo conosceva solo di fama. Hanno fatto l’amore due volte. Lei aveva bisogno di sicurezza perché aveva paura. Lui lo aveva capito ed era stato molto dolce. Rubino è un professionista. Comunque vada è l’ultima volta che si incontrano. Lei lo bacia, leggermente, sulle labbra. Lui le dice di scendere. Lei va via con la borsa che le batte lungo il fianco. L’appuntamento è a dieci minuti di strada. Il cane si avvicina e l’annusa. Lei vede che ha una medaglietta, si chiama Billie. Tira fuori le

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sigarette. Ne accende una e dà una lunga boccata. Guarda l’orologio. C’è tutto il tempo. Si avvia lentamente. Ora è sul posto. E’ in centro e ci sono molti turisti. Ametista guarda all’angolo vicino all’edicola e vede Smeraldo. Topazio è ferma vicino al telefono pubblico. Non sa dove sia Diamante e non lo vede in giro. Diamante darà il via all’operazione.Ha paura. Si siede sulla panchina e accende un’altra sigaretta. Guarda il portone e vede un paio di ragazzi. Uno dei due si volta e i loro sguardi si incrociano. E’ carino, scuro di pelle con i capelli neri, deve essere uno del sud. Lui la guarda, le sorride. Lei lo ricambia automaticamente. Gli piace. Deve avere la sua età, forse un po’ più grande. Lui si è accorto del suo interesse ed inizia a fare il fanatico con il suo amico. Si spintonano leggermente e si dicono qualcosa che lei non riesce a sentire. Lui la guarda di nuovo. Lei regge lo sguardo. In quel momento prova ad immaginare come sarebbe stata la sua vita se non avesse fatto una scelta così estrema. Forse avrebbe conosciuto un ragazzo come quello e si sarebbero sposati. Avrebbero avuto un sacco di regali inutili ed una casa piccola, per iniziare. A lei sarebbe piaciuto avere una bambina, come quella della macchina. Forse lui sarebbe stato un buon padre. Sarebbe ingrassato un po’, avrebbe smesso di guardare le altre e avrebbe voluto bene ai suoi bambini. Per un momento Ametista spera che Diamante non arrivi o che decida di rinviare. Per la prima volta sente il peso reale della sua borsa. Per la prima volta ha la percezione reale della strada sulla quale si è incamminata. Ora vorrebbe avere qualche minuto in più per riflettere, per scegliere da quale parte stare, per decidere se veramente partire per quel viaggio.Il ragazzo riprende a parlare con il suo amico, sono appoggiati ad una macchina grigia ferma sotto il portone. Ametista ha un brivido. Mentre i due scherzano al ragazzo bruno si è aperta la giacca e ne è spuntata una fondina. Nella macchina, sul cruscotto, vede una paletta. Sono la scorta. Il suo nuovo amico fa per avviarsi verso di lei, ha un sorriso bellissimo. Ametista si irrigidisce e si guarda in giro. Il ragazzo si ferma. Il collega lo ha chiamato. Ametista non ha il tempo di sentirsi

sollevata. Vede il Professore uscire e, subito dopo, Diamante, sull’altro lato della strada.

- § -

I due uomini sono chini sul cofano della macchina. Il posto è stato sgombrato da curiosi e giornalisti e adesso è recintato con il nastro bianco e rosso. Lo stesso che si usa per i cantieri. Le ambulanze con i feriti sono partiti. Gli uomini della scientifica hanno iniziato i rilevi. I morti sono rimasti a terra. Il più anziano ascolta il rapporto del più giovane mentre guarda i documenti poggiati sulla macchina.“Per quello che abbiamo potuto capire fino ad ora erano da quattro a sei. Disposti in modo da non intersecare le linee di tiro. Armi semiautomatiche e granate. Almeno un paio di loro gente esperta. Il Professore ha incassato due o tre raffiche, dai dodici ai quindi colpi. Quando lo hanno caricato respirava ancora. Il brigadiere è andato. Il ragazzo era ancora vivo ma lo hanno preso alla testa. Loro ne hanno lasciati tre, tutti morti. Considerata la sorpresa i nostri hanno fatto un buon lavoro. Quella aveva i documenti nella borsetta. Sembrano buoni, ma stiamo controllando. E’ una certa Almiraghi Maria Teresa, ventotto anni”.L’altro ascolta e si guarda in giro. Alza gli occhi. La giornata è bella, nonostante tutto.Almiraghi Maria Teresa è supina. Un braccio è steso sotto la macchina dietro la quale ha tentato di ripararsi. La camicetta pesca è macchiata di sangue. Ha perso una scarpa. La gonna con le macchioline si è alzata sul busto. Le gambe, senza calze, sono bianche. L’anziano chiama la macchina e prima di salire fa cenno al giovane funzionario:

“Se la scientifica ha finito i rilievi su quella, la faccia coprire per favore”

Il funzionario lo guarda e per un istante

restano in silenzio. L’anziano lo fissa e senza aggiungere altro chiude lo sportello.

Qualcuno, nonostante tutto, ha acceso una radio per sentire i risultati delle partite e, a quanto pare, la Juve perde in casa.

Questa sì che è una sorpresa.

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dellefragilicoseAntologia non ufficiale a cura del Segretario diabolicoMarco

Tutti gli articoli presenti in questa antologia sono stati tratti dal Blog

http://dellefragilicose.blogsome.com 9 Luglio 2007