studio del campo neutronico per la boron neutron capture ... con neutroni; lo studio viene condotto...
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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PAVIA
FACOLTA DI SCIENZE MM. FF. NN.
DIPARTIMENTO DI FISICA NUCLEARE E TEORICA
CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN SCIENZE FISICHE
Studio del campo neutronico per la Boron Neutron Capture Therapy (BNCT)
di metastasi polmonari in un modello animale Relatore: Chiar.mo Prof. Saverio Altieri Correlatore: Dott.sa Silva Bortolussi
Tesi di Laurea di
Nicoletta Protti
Anno Accademico 2006-2007
INDICE __________________________________________________________________________________________
I
INDICE __________________________________________________________________________________________
II
Indice
pag.
Introduzione 1
1 Cancro polmonare: stato attuale della ricerca 5
1.1 Epidemiologia del cancro polmonare nella provincia di Pavia 7
1.2 Classificazione, terapie e prognosi del carcinoma polmonare 10
1.3 Limiti e vantaggi della radioterapia convenzionale 17
1.4 Le frontiere della radioterapia 21
1.4.1 L'adroterapia 21
1.4.2 La terapia per cattura neutronica (NCT) 23
1.4.3 Excursus dell'applicazione clinica della BNCT nel mondo 25
1.5 Il progetto WIDEST per la cura dei tumori diffusi 29
1.5.1 Induzione delle metastasi polmonari in un modello animale 30
1.5.2 Misura della concentrazione di 10B nei campioni di tessuto 30
1.5.3 Risultati degli studi sulla farmacocinetica del BPA nel modello animale
34
1.5.4 Studio dellirraggiamento del torace umano 35
2 Simulazione MCNP dell'irraggiamento in colonna termica del modello animale 39
2.1 Interazione del neutrone con i tessuti biologici 39
2.2 Il fattore CBE (Compound Biological Effectiveness) 45
2.3 Il metodo computazionale 46
2.3.1 MCNP e l'irraggiamento del polmone in colonna termica 46
2.3.1.1 Lequazione del trasporto 47
2.3.1.2 Soluzioni approssimate dellequazione del trasporto 49
2.3.2 Modello MCNP della cavia irraggiata in colonna termica 61
2.3.3 Progettazione dello schermo per la protezione degli organi periferici durante la seduta di irraggiamento
66
2.3.3.1 Geometria dello schermo 66
2.3.3.2 Parametri di efficienza dello schermo 67
3 Validazione del codice di simulazione mediante misure di flusso in colonna termica
71
3.1 Misura del flusso neutronico mediante lattivazione dei fili di rame 71
3.2 Il fantoccio e lo schermo 75
3.3 Misura del flusso neutronico nella posizione di irraggiamento 77
INDICE __________________________________________________________________________________________
III
3.3.1 Flusso in aria 77
3.3.2 Flusso in presenza del fantoccio di polietilene 79
4 Analisi delle simulazioni e scelta del progetto definitivo di schermatura 83
4.1 Definizione dei parametri per il calcolo delle dosi a partire dai risultati delle simulazioni
83
4.1.1 Concentrazioni di 10B nei tessuti 84
4.1.2 Fattori di peso per le radiazioni prodotte dalle reazioni nucleari 85
4.1.3 Parametri di efficacia della schermatura 87
4.1.4 Impiego del modello lineare-quadratico delle curve di sopravvivenza per lestrazione delle dosi di tolleranza
88
4.2 Studio dellirraggiamento totale del ratto 90
4.3 Scelta dellorientamento del ratto rispetto alla colonna termica e della larghezza dellapertura nello schermo che consente lirraggiamento del polmone
94
4.3.1 Prima configurazione: ratto coassiale alla colonna termica e apertura inferiore alla lunghezza polmonare
94
4.3.2 Seconda configurazione: ratto ortogonale allasse della colonna termica e apertura inferiore alla lunghezza polmonare
96
4.3.3 Terza configurazione: ratto ortogonale allasse della colonna termica e apertura pari alla lunghezza polmonare
99
4.3.4 Quarta configurazione: ratto ortogonale allasse della colonna termica e apertura maggiore della lunghezza polmonare
101
4.4 Valutazione delleffetto dei tramezzi 104
4.5 Studio dellefficacia di alcuni elementi di rinforzo allo schermo primario 106
4.5.1 Aggiunta di un anello a livello della fascia centrale del polmone 106
4.5.2 Aggiunta di una parete laterale allapertura per lirraggiamento del polmone
112
4.5.3 Studio delleffetto sul campo neutronico nel polmone di pareti inclinate come limiti dellapertura per lirraggiamento
113
4.5.4 Aggiunta di una coppia di collimatori agli estremi dellapertura per lirraggiamento
113
4.6 Simulazione per la progettazione di uno schermo cilindrico 117
4.6.1 Prima configurazione: schermo a pareti spesse 118
4.6.2 Seconda configurazione: schermo a pareti intermedie 120
4.6.3 Terza configurazione: schermo a pareti sottili 122
4.6.4 Quarta configurazione: schermo a pareti sottili e tramezzi asimmetrici
124
4.6.5 Quinta configurazione: schermo a pareti sottili con fascia di rinforzo intorno alladdome
126
4.6.6 Studio del progetto definitivo 130
INDICE __________________________________________________________________________________________
IV
Conclusioni 135
Appendice A. Razionale delle schermature per neutroni 141
Appendice B. Stima della produzione di trizio durante lirraggiamento dello schermo con carbonato di litio
149
Bibliografia 151
INDICE __________________________________________________________________________________________
V
Introduzione __________________________________________________________________________________________
1
Introduzione
La terapia per cattura neutronica del boro (BNCT) un trattamento bimodale basato
sull'effetto biologico indotto nei tessuti dalla reazione nucleare 10B(n,)7Li. Da un punto di
vista oncologico, la caratteristica pi interessante di questo trattamento la sua selettivit,
legata non al campo neutronico con cui si irraggia quanto piuttosto alla bio-distribuzione
dell'elemento 10B nelle cellule. Sfruttando il differente metabolismo tra cellule tumorali e
sane, l'accumulo del boro produce una distinzione significativa tra le unit tissutali e dunque,
in seguito all'irraggiamento, un trattamento differenziato dei tessuti malati rispetto a quelli
normali. Questa propriet intrinseca del trattamento acquista un particolare valore nei quadri
clinici dei tumori multifocali, distribuiti sull'intero volume dell'organo, e che quindi non sono
trattabili con le consuete tecniche radioterapiche.
La presente tesi si inserisce nello studio condotto (presso l'Universit di Pavia con
finanziamenti MIUR e INFN) sulla fattibilit della BNCT dei tumori diffusi, in particolare
quelli polmonari; il carcinoma polmonare infatti presenta, tra tutte le patologie oncologiche,
l'incidenza pi alta a livello mondiale e ha d'altro canto la peggior prognosi. Inoltre, le
metastasi che interessano il polmone sono quasi sempre letali perch sono in forma diffusa e
non chirurgicamente operabili. La BNCT mostra una serie di caratteristiche intrinseche che la
rendono una terapia potenzialmente radicale per questo tipo di patologie; in particolare, studi
preliminari hanno messo in evidenza un potenziale curativo rilevante per le metastasi al
polmone.
La ricerca condotto finora a Pavia ha riguardato lo studio dei requisiti fondamentali per
lapplicabilit della BNCT ai tumori polmonari, cio la verifica dellassorbimento selettivo
del boro nel tumore e la possibilit di creare un campo di neutroni termici uniforme nel
volume polmonare. E stato messo a punto un modello di ratto con metastasi polmonari da
adenocarcinoma del colon ed stato studiato lassorbimento del boro in funzione del tempo
sia nei tessuti tumorali sia nel polmone sano. La parte computazionale consistita in uno
studio con metodi di Monte Carlo della distribuzione della dose di radiazione nel torace di un
modello antropomorfo, usando due fasci contrapposti (antero-posteriore e postero-anteriore) e
Introduzione __________________________________________________________________________________________
2
collimati di neutroni epitermici. I risultati ottenuti hanno ampiamente giustificato la
prosecuzione della ricerca, che stata indirizzata allo studio dellefficacia del trattamento
delle metastasi nellanimale per mezzo della linea cellulare DHD/K di adenocarcinoma. Si sta
studiando la sopravvivenza di queste cellule trattate con Borophenilalanina (BPA) e irraggiate
con neutroni; lo studio viene condotto sia in vitro sia nell animale. La tappa finale di questa
ricerca prevede lirraggiamento nella colonna termica del reattore TRIGA Mark II
dellUniversit di Pavia, di ratti con tumore e trattati con BPA. Questo esperimento
rappresenta la prosecuzione degli studi condotti al MIT (Massachussets Institute of
Technology) di Boston, dedicati alla misura della dose di tolleranza del polmone sano,
dellEfficacia Biologica Relativa (RBE) dei neutroni e del Compound Biological
Effectiveness (CBE) della BPA.
La presente tesi partecipa alla valutazione della fattibilit clinica della BNCT nella cura del
cancro al polmone nell'uomo ed dedicata allo studio in merito alla possibilit di irraggiare
con il campo neutronico di una colonna termica la regione toracica di un roditore a cui sono
state previamente indotte metastasi polmonari diffuse.
La discussione verr articolata sui seguenti punti:
a) sviluppo del modello della cavia irraggiata nella colonna termica e progettazione di
uno schermo protettivo per gli organi periferici e definizione degli indici di efficacia,
tramite il codice di simulazione MCNP;
b) misura del flusso termico nella posizione di irraggiamento in colonna termica
mediante un fantoccio di ratto per la validazione del codice di simulazione; confronto
tra i risultati del calcolo e le misure sperimentali;
c) analisi e confronto dei risultati ottenuti mediante simulazione con metodo Monte
Carlo, scelta del miglior piano di trattamento;
d) conclusioni e prospettive future.
Il primo capitolo della tesi dedicato alla descrizione dei tumori polmonari e ad una rassegna
dello stato attuale della pratica oncologica del polmone, delle statistiche di incidenza e
mortalit e delle innovazioni attualmente allo studio. La situazione attuale evidenzia infatti il
considerevole impatto economico e sociale di queste patologie e la conseguente necessit
della messa a punto di tecniche terapeutiche pi efficaci.
Il secondo capitolo, di carattere pi tecnico, analizza in dettaglio i meccanismi di rilascio e
deposito dell'energia nei tessuti esposti ad un trattamento BNCT, sottolineando gli effetti
prodotti nei tessuti sani. In questo modo possibile fissare i parametri da utilizzare nella
Introduzione __________________________________________________________________________________________
3
simulazione per la progettazione di una schermatura per neutroni adatta a salvaguardare le
parti sane e pi radiosensibili del ratto. In questo capitolo sono descritte ampiamente le
tecniche di simulazione Monte Carlo impiegate nel presente studio.
Nel terzo capitolo viene descritta la validazione del Monte Carlo attraverso il confronto dei
risultati delle misure condotte al reattore TRIGA Mark II con quelli delle simulazioni.
Infine, il quarto capitolo interamente dedicato alla descrizione delle varie configurazioni
testate. Per ogni schermo simulato, sono riportati i risultati relativi al rapporto tra flusso
massimo e flusso minimo nel polmone (indice delluniformit del flusso nella zona
interessata), alle dosi impartite a organi importanti che potrebbero essere limitanti nel piano di
trattamento e alla distribuzione della dose di radiazione nel polmone sano, fissata la dose
minima impartita al tumore. Infine nelle conclusioni vengono riassunti i risultati di questo
lavoro di tesi, le sue implicazioni pi immediate e il piano per il futuro sviluppo del progetto.
Introduzione __________________________________________________________________________________________
4
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
5
Capitolo 1
Cancro polmonare: stato attuale della ricerca
Ogni anno, in tutto il mondo, il cancro viene diagnosticato a circa 10.9 milioni di persone e,
nello stesso lasso di tempo, si stimano 6.7 milioni di decessi per cause oncologiche. Ci
significa che circa il 12% dei decessi di qualsiasi natura ha come causa una forma di cancro.
Questa frazione varia tra le diverse regioni del globo: si ha un minimo del 4% in Africa ed un
massimo del 23% nel Nord America, mentre l'Europa si caratterizza con 19% di frequenza.
A livello mondiale e prescindendo dalla distinzione tra i sessi, gli studi epidemiologici attuali
danno come carcinoma maligno pi comune quello polmonare, con circa 1,4 milioni di nuovi
pazienti ogni anno, equivalenti al 12.8% di tutti i nuovi casi diagnosticati (Fig. 1.1). Il 58%
dei casi di questo tumore compete ai paesi economicamente pi sviluppati [1]. Statistiche
molto recenti, risalenti al 2006 e riferite alla sola area europea, danno invece come pi
frequente il carcinoma alla mammella (13.5% di tutti i casi diagnosticati), seguito da quello al
colonretto (12.9%), quindi infine quello polmonare (12.1%) [2].
1556500
141000
159200
160200
189500
198800
204500
208500
232300
274300
300500
300600
356600
462100
493200
626200
679000
933900
1023200
1151300
1352100
Other (14%)
Larynx (2%)
Brain and CNS (2%)
Ovary (2%)
Pancreas (2%)
Leukaemia (3%)
Bladder (3%)
Cervix (5%)
Prostate (6%)
Bowel (9%)
Lung (12%)
Number of new cases
Fig. 1.1: tumori pi comunemente diagnosticati escluso il NMSC1, stime mondiali nel 2002
1 NMSC = Non Melanoma Skin Cancer
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
6
Nel 2002, l'incidenza del carcinoma polmonare tra la popolazione maschile italiana risultata
la pi alta tra quelle di tutti i pi comuni tumori, mentre tra le donne stata solo quarta,
preceduta dal carcinoma mammario, del colonretto e dell'utero [3] (Fig. 1.2). Queste
incidenze sono in accordo con l'aspetto noto e globale che il carcinoma polmonare predilige i
pazienti maschi, anche se nei Paesi occidentali da alcuni anni si sta assistendo ad un lento ma
costante aumento della vulnerabilit femminile.
Fig. 1.2: frequenza e mortalit dei tumori pi comuni nella popolazione italiana al 2002
Per quel che riguarda la correlazione cancro-et, lintervallo di tempo statisticamente pi
fragile risulta essere quello tra 55 e 65-70 anni che, vista l'aspettativa di vita media nei Paesi
sviluppati di 75.8 anni, fa del cancro al polmone una malattia a considerevole impatto sociale
ed economico. Di nuovo e sempre per i Paesi tecnologicamente trainanti, da qualche anno si
sta osservando un aumento del numero di pazienti afferenti alle fasce pi giovani.
Nonostante le numerose innovazioni sia sul piano diagnostico che su quello terapeutico che
hanno portato ad un incremento della sopravvivenza e della qualit di vita dei pazienti, quello
polmonare rimane il carcinoma con peggior prognosi su scala globale, in grado di rendere
conto del 18% di tutti i decessi imputati al cancro (Fig. 1.3). In questo senso non c'
disaccordo con le ultime statistiche europee che imputano al tumore polmonare il 19.7% dei
morti per cancro. Per l'esito tipicamente infausto della malattia certamente determinante il
fatto che molti carcinomi polmonari vengono diagnosticati in uno stadio gi avanzato. Inoltre,
molti pazienti sono fumatori abituali e perci presentano ulteriori danni cardiaci e polmonari
che pregiudicano limpiego delle pi efficaci e adottate opzioni terapeutiche, quali la
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
7
resezione chirurgica e le terapie multimodali. La pi alta percentuale di sopravvivenza a 5
anni dalla diagnosi si riscontra tra i pazienti statunitensi (14%), mentre in Europa il valore
pi basso (8%) ma comunque in accordo con la media caratteristica dei Paesi
tecnologicamente sviluppati.
1074000
90000
101900
124900
127500
141700
145000
171800
221000
222500
227000
273500
385900
410700
529000
598300
700300
1178900
Other (16%)
Larynx (1%)
Kidney (2%)
Ovary (2%)
Oral cavity (2%)
Brainand CNS (2%)
Bladder (2%)
NHL (3%)
Prostate (3%)
Leukaemia (3%)
Pancreas (3%)
Cervix (4%)
Oesophagus (6%)
Breast (6%)
Bowel (8%)
Liver (9%)
Stomach (10%)
Lung (18%)
Number of deaths
Fig. 1.3: mortalit dei pi comuni tumori, stime mondiali al 2002
1.1 Epidemiologia del cancro polmonare nella provincia di
Pavia
La provincia di Pavia [4], in termini di assistenza sanitaria, per estensione e per numero di
comuni il terzo territorio della regione Lombardia. Demograficamente, la componente anziana
determinante: gli individui di et superiore ai 65 anni rappresentano infatti il 23% della
popolazione totale, mentre i minori di 15 solo il 12%.
A peggiorare il quadro della prospettiva futura, nella provincia di Pavia si sta assistendo ad
una costante diminuzione della natalit ed un conseguente ricambio generazionale sempre pi
a sfavore della componente giovanile o in et lavorativa.
Indici demografici Pavia Italia
Quoziente di natalit: nati x 1000 residenti totali 8.4 9.5
Indice di vecchiaia: > 65 x 1000 residenti di 0-14 anni 19.3 13.1
Indice di carico sociale: (0-14 anni) + (> 65 anni) x 1000 residenti di 15-64 anni
5.4 4.9
Tabella 1.1: confronto fra gli indici demografici della provincia di Pavia e dell'Italia
Gli ultimi dati sulle cause di morte pubblicati dall'Istat nel database Health for all, riferiti
1.1 Epidemiologia del cancro polmonare nella provincia di Pavia
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
8
all'anno 2001, evidenziano che:
la Lombardia la regione con il tasso di mortalit per tumore tra i pi elevati d'Italia:
maschi +18%, femmine +12% rispetto alla media nazionale (Fig. 1.4);
la provincia di Pavia si attesta in seconda posizione nella graduatoria delle provincie
lombarde con la pi alta mortalit oncologica, dopo la provincia di Lodi, con tassi
superiori alla media regionale del 6% per i maschi e dello 0.3% per le femmine (Fig.
1.5).
Dati pi recenti, aggiornati al 2006 e forniti dal Registro delle Cause di Morte dell'ASL della
provincia di Pavia mostrano che:
1 decesso ogni 3 avviene a causa di tumori;
le patologie neoplastiche rappresentano la prima causa di morte per gli uomini e la
seconda per le donne, determinando, rispettivamente, il 39% e il 27% dei decessi totali
(Fig. 1.6);
l'et pi colpita in entrambi i sessi quella adulta avanzata: nelle prime decadi della
vita la frequenza delle morti per tumore dell'ordine di qualche unit, attorno ai 60
anni di qualche decina e dai 70 anni supera il centinaio (Fig. 1.7);
tra il 2002 e il 2006, sotto il profilo dell'evoluzione temporale, la mortalit per tumore
nel territorio pavese ha evidenziato un graduale decremento in entrambi i sessi: -16%
per i maschi e -13% per le femmine;
i tumori che pi frequentemente causano decessi in provincia di Pavia sono (Fig. 1.8):
negli uomini, il cancro al polmone (28% dei tumori totali), quello del colon-retto (9%),
della prostata (7%), dello stomaco e del tessuto linfatico ed emopoietico (7%), della
vescica (5%) e del pancreas (4%);
nelle donne, il tumore della mammella (16% dei tumori totali), quello del colon-retto
(12%), del polmone e del tessuto linfatico ed emopoietico (10%), del pancreas e dello
stomaco (5%), dell'utero (4%) e della vescica (2%).
Si aggiunga che, dato il contesto economico della provincia pavese, tra i casi di neoplasie
polmonari si riscontrano anche tumori alla pleura (mesoteliomi), epidemiologicamente rari
ma che si certi derivino dalla presenza di microfibre di amianto nell'aria, respirate o in
ambiente lavorativo o nei dintorni di stabilimenti industriali.
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
9
Fig. 1.4: tassi standardizzati di mortalit per tumore (x
10000 residenti), Italia e regioni, anno 2001 (fonte: Istat Health for all)
Fig. 1.5: tassi standardizzati di mortalit per tumore (x 10000 residenti), Italia, Lombardia e
province lombarde, anno 2001 (fonte: Istat Health for all)
Fig. 1.6a : mortalit proporzionale della provincia di Pavia per principali gruppi di cause, anno 2006
1.1 Epidemiologia del cancro polmonare nella provincia di Pavia
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
10
Fig. 1.7: tassi di mortalit per tumori (x 10000 residenti) specifici per classe det nella provincia di Pavia, anno
2006
Fig. 1.8: tassi standardizzati di mortalit (x 10000 residenti) per i principali tumori nella provincia di
Pavia, anno 2006
1.2 Classificazione, terapie e prognosi del carcinoma
polmonare
Con il termine cancro polmonare [5-8] si intendono tutti e soli i tumori che originano
dall'epitelio respiratorio (bronchi, bronchioli e alveoli). Nell'88% dei casi, le neoplasie
polmonari primitive si possono classificare entro quattro tipi cellulari principali: il carcinoma
a cellule squamose o epidermoide, l'adenocarcinoma, il carcinoma a grandi cellule e il
carcinoma a piccole cellule (SCLC) o microcitoma. Per contrasto con l'ultimo tipo istologico,
i primi tre vengono raggruppati in una unica categoria denominata carcinoma non a piccole
cellule (NSCLC), che comprende altre forme maligne pi rare. Attualmente, il sottotipo
istologico pi frequente l'adenocarcinoma.
Tipo istologico della neoplasia toracica Frequenza
(%) Incidenza
corretta per l'et Percentuale di
sopravvivenza a 5 anni (tutti gli stadi di malattia)
Adenocarcinoma (e tutti i sottotipi) 32 17 17
Carcinoma bronchioloalveolare 3 1,4 42
Carcinoma a cellule squamose (epidermoide) 29 15 15
Carcinoma a piccole cellule 18 9 5
Carcinoma a grandi cellule 9 5 11
Carcinoide 1 0.5 83
Carcinoma mucoepidermoide 0.1
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
11
Sarcoma e altri tumori del tessuto molle 0.1 0.1 30
Tutti gli altri e i carcinomi non classificati 11 6 non disponibile
Totale 100 52 14
Tabella 1.2: classi istologiche delle neoplasie polmonari
I vari tipi cellulari hanno differente origine ed evoluzione e ovviamente rispondono
diversamente alle terapie. In generale, la forma SC al momento della diagnosi gi diffusa su
pi foci tumorali; non quindi eleggibile all'asportazione chirurgica ma invece idonea alla
chemioterapia associata o meno alla radioterapia. Al contrario, la resezione chirurgica
accompagnata o meno dalla radioterapia viene presa in considerazione nel caso di un tumore
NSC se al momento dell'individuazione risulta ben localizzato, vista anche la bassa risposta di
questi sottotipi istologici ai trattamenti chemio- o radioterapici esclusivi.
Tra i principali carcinogeni del cancro al polmone si annoverano il fumo di sigaretta, sia attivo
che passivo, lamianto e il radon.
SCLC NSCLC
Risposta alla radioterapia riduzione effettiva dell'80-90%; risposta spesso completa
riduzione effettiva del 30-50%; risposta generalmente incompleta
Risposta alla polichemioterapia:
tasso di regressione globale 90% 40-60%
tasso di regressione completa 30% 5%
Tabella 1.3: efficacia delle terapie non chirurgiche per i tumori SCLC e NSCLC
Il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) rende conto circa del 75% di tutti i
tipi di tumore al polmone. La terapia varia ovviamente a seconda dei singoli casi ed in
particolare si differenzia in base al livello di diffusione della neoplasia.
Per i carcinomi non a piccole cellule di forma localizzata il primo approccio normalmente
quello chirurgico. In particolare, la resezione polmonare la terapia d'elezione in quei pazienti
che dimostrano una stadiazione tale da escludere un interessamento di secondo livello dei
linfonodi (N1) e che presentino una condizione fisica in grado di garantire la tollerabilit
dell'intervento. Anche in presenza di stadiazioni pi progredite (N2) ma in pazienti con et
non avanzata, funzionalit cardiorespiratoria buona e stadiazione anatomica favorevole si pu
valutare la possibilit di resezione chirurgica. In seguito a resezione completa, la percentuale
di sopravvivenza a 5 anni va da 50% a 20% rispettivamente per pazienti con interessamento
linfonodale del primo o del secondo livello. E' per da notare che solo il 20 % dei pazienti del
secondo tipo sono candidabili a resezione chirurgica. Pazienti con interessamento ancora
1.2 Classificazione, terapia e prognosi del carcinoma polmonare
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
12
superiore della rete linfatica non vengono di norma considerati candidati idonei per una
operazione chirurgica. Si comunque osservato che grazie a trattamenti di chemioterapia
neoadiuvante il 50-60% dei pazienti mostra una regressione del tumore che rende possibile
l'intervento. In tutti i casi l'estensione dell'ablazione decisa dal medico chirurgo sulla base
dei prelievi rilevati all'esplorazione. La maggior parte dei pazienti per i quali la resezione al
momento della diagnosi risulta potenzialmente guaritiva finisce comunque per soccombere
alla malattia metastatica, generalmente entro 5 anni.
Nei pazienti con malattia in stadio III o stadi inferiori ma che rifiutano o che non sono idonei
all'intervento chirurgico si interviene di norma con un trattamento radiogeno a scopo radicale.
La scelta in questo senso dipende dall'estensione della malattia e conseguentemente dal
volume del torace che deve essere irraggiato. Di nuovo si devono escludere per questo
trattamento i pazienti che presentino: metastasi a distanza, metastasi a linfonodi della regione
sopraclaveare, con versamento pleurico o interessamento cardiaco. La sopravvivenza media
dei pazienti trattati con radioterapia radicale inferiore a 1 anno. Tuttavia, il 6% di questi
pazienti sopravvive e risulta guarito dopo 5 anni anche se trattato con la sola radioterapia,
dimostrandone il potenziale guaritivo. Di solito il trattamento prevede dosi di 55-60 Gy e la
principale preoccupazione nella progettazione del piano di terapia quella di controllare la
quantit di radiazione ricevuta dal parenchima polmonare sano e dagli altri organi del torace
radiosensibili, soprattutto midollo spinale, cuore ed esofago. Il rischio di sviluppare una
polmonite da irraggiamento proporzionale alla dose di radiazione e al volume di polmone
compreso nel campo di irradiazione. Tale sindrome si manifesta nel 5% dei casi. Tipico effetto
collaterale della radioterapia lo sviluppo di una esofagite acuta che di norma si risolve
spontaneamente, mentre le lesioni al midollo spinale sono da evitare mediante un'attenta
pianificazione dello schema di irraggiamento.
Tessuto TD5/5 (Gy) Estensione campo / volume organo irraggiato
cuore 40 organo intero
esofago 55 organo intero
midollo osseo 20 irraggiamento locale
midollo spinale* 47 segmento di 20 cm
osso 60 10 cm3
pelle 55 100 cm3
polmone* 17.5 organo intero
Tabella 1.4: dosi di tolleranza associate al 5% di complicanze a 5 anni dal trattamento (TD5/5) degli organi del distretto toracico [9] (* [10] [11])
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
13
Se i due approcci terapeutici appena descritti non risultano idonei per il paziente o non hanno
sortito l'effetto guaritivo sperato, si pu programmare una terapia combinata (multimodale),
sempre che la condizione fisica del paziente lo permetta. A priori, non detto che la
combinazione di due o pi terapie abbia effetto sinergico. Ad esempio, studi in meta-analisi
hanno dimostrato un effetto negativo della radioterapia postoperatoria sulla sopravvivenza dei
pazienti.
Al contrario la chemioterapia adiuvante ha dimostrato dei potenziali benefici. Confrontando
gruppi di pazienti trattati con sola chirurgia o mediante la combinazione chirurgia pi
chemioterapia si ottenuta una percentuale di rischio dello 0.87 (13% di riduzione del rischio
di morte a 5 anni) in favore del secondo gruppo. I vantaggi pi evidenti si sono ottenuti
quando la chemioterapia stata aggiunta alla radioterapia per le forme avanzate (IIIB e alcuni
stadi IIIA) e quando la chemioterapia stata somministrata preoperatoriamente in forma
neoadiuvante nella malattia in stadio IIIA.
Quando invece il carcinoma non a piccole cellule si presenta gi in forma disseminata le
possibilit e potenzialit della resezione chirurgica decadono sensibilmente. Nei casi di
inoperabilit la prognosi nel 70% dei casi infausta e la sopravvivenza, a seconda della
condizione fisica, varia da 35 settimane (pazienti asintomatici) a 4 settimane (pazienti
allettati). Di norma si cerca di intervenire radioterapicamente ma pi spesso si pu solo
ricorrere a trattamenti antalgici, ovvero palliativi.
L'indagine clinica determinante rimane ovviamente quella in grado di individuare la sede del
tumore primitivo e, nel caso di rilevamento, si procede con trattamento radioterapico. Pi
spesso, purtroppo, la radioterapia viene attuata nei confronti di sintomi intratoracici secondari
quali: emottisi (espettorazione di sangue), sindrome della vena cava inferiore, dispnea, tosse,
atelettasia (nelladulto, collasso polmonare) e paralisi delle corde vocali. Le remissioni
corrispondenti sono dell'84%, 80%, 60% per dispnea e tosse, 23% e 6%. Altri sintomi
secondari che si possono presentare sono il tamponamento cardiaco (trattato per con
pericardiocentesi combinata a radioterapia mirata sullintera area toracica), le metastasi ossee
dolorose, le sindromi da compressione cerebrale o midollare e del plesso brachiale.
Infine l'impiego della chemioterapia criticamente determinato dalla valutazione del rapporto
rischi/benefici per il singolo paziente. Ha comunque benefici modesti sulla sopravvivenza (da
1 a 2 mesi), mentre dimostra un significativo effetto palliativo sui sintomi e un miglioramento
della qualit della vita. La sopravvivenza mediana per i pazienti trattati con la chemioterapia
compresa tra 9 e 10 mesi e la percentuale di sopravvivenza ad 1 anno del 40%. In pazienti in
1.2 Classificazione, terapia e prognosi del carcinoma polmonare
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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stadio avanzato, il confronto tra terapia di supporto sola e accompagnata da chemioterapia ha
dimostrato un beneficio dalla seconda in termini di sopravvivenza (riduzione del 27% del
rischio di morte ad 1 anno).
Il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) rende conto circa del 20% di tutti i tipi di
tumore al polmone. una forma particolarmente aggressiva caratterizzata da crescita rapida,
metastatizzazione precoce (il 65-70% dei pazienti affetti da SCLC presentano disseminazione
al momento della diagnosi), reattivit acuta alla chemio e alla radioterapia e associazione
frequente a diverse sindromi paraneoplastiche. Pazienti non trattati presentano una media di
sopravvivenza tra 6 e 17 settimane; si sale a 40-70 settimane grazie ad un adeguato
trattamento polichemioterapico. Negli stadi avanzati questo carcinoma incurabile e la
mediana di sopravvivenza inferiore all'anno. D'altro canto, anche nelle forme pi localizzate
(stadiazione limitata) la sopravvivenza non supera i 2 anni. Complessivamente, l'aspettativa di
vita a 5 anni inferiore al 20%.
Come gi detto, la chirurgia gioca un ruolo limitato se non nullo nel trattamento di questa
malattia, tranne rare eccezioni (meno del 5% dei pazienti) in cui il cancro si presenta in uno
stadio estremamente precoce nella forma di un nodulo polmonare solitario. Poich il
carcinoma SC si pu considerare una malattia sistemica, anche dopo la resezione chirurgica
del nodulo si procede con un trattamento chemioterapico adiuvante per scongiurare la
proliferazione di metastasi a distanza gi diffuse ma non ancora visibili.
Sia per lo stadio limitato che per quello esteso, si interviene pi comunemente con la chemio-
e/o la radioterapia. Nei pazienti con stadiazione limitata, all'indomani della completa
remissione, si offre di norma un irraggiamento profilattico all'encefalo, essendo questa una
sede privilegiata per la metastatizzazione dell'SCLC. I casi invece con stadiazione estesa di
solito sono incurabili e si procede con trattamenti chemioterapici a scopo principalmente
palliativo.
I mesoteliomi maligni sono tumori primitivi delle cellule mesoteliali che delimitano le cavit
pleuriche. Clinicamente rappresentano una patologia relativamente rara con una per chiara
derivazione ambientale: infatti, la maggior parte dei casi di mesotelioma maligno collegata
all'esposizione all'amianto[12].
Sono stati impiegati vari protocolli terapeutici comprendenti la chirurgia radicale, la
chemioterapia e la radioterapia, ma nessuno si dimostrato pi efficacie della terapia
sintomatica a scopo puramente palliativo.
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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stadiazione trattamento sopravvivenza
NSCLC forma localizzata: IA/B, IIA/B IIIA (20% dei casi)
resezione chirurgica 50% 20%
(circa il 10% dei pazienti muore entro 5 anni per malattia metastatica)
forma localizzata: IIIA/B, IV IA/B, IIA/B che
rifiutano l'intervento chirurgico
radioterapia a scopo radicale per tutti gli stadi: in media,
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
16
prediligono come sede secondaria proprio i polmoni, sede della riossigenazione ematica.
Come gi sottolineato, comunque, questa osservazione non ha valore di legge e spesso nella
pratica viene smentita.
Con la via linfatica, invece, le cellule neoplastiche vanno ad accumularsi nei linfonodi. Qui le
cellule si impiantano in modo stabile, e finiscono per avere il sopravvento sull'intera unit,
dando cos origine a grandi masse da cui probabile un'ulteriore diffusione sistemica.
Oltre alle vie ematica e linfatica, vi sono altre modalit minori di disseminazione. La
disseminazione in cavit si realizza quando le cellule sono direttamente disperse in un lume
sieroso e si impiantano sulla superficie di altri organi della cavit stessa, come accade ad
esempio nel caso del cancro allo stomaco in cui alcune cellule possono per esfoliazione
passare nel peritoneo ed impiantarsi sulle ovaie. In ultimo, si pu avere, per quanto assai
raramente, una metastatizzazione per contatto diretto.
Tornando al polmone, di solito le metastasi sono giudicate incurabili. Solo in alcuni rari casi si
pu pensare di intervenire chirurgicamente: o in presenza di un addensamento polmonare
solitario oppure in presenza di metastasi multifocali confinate in una regione polmonare
relativamente circoscritta. Nel secondo caso, il paziente deve inoltre dimostrare una buona
condizione fisica che gli consenta di tollerare l'intervento e si deve aver eradicato con
successo ed in modo definitivo il tumore primitivo. In questi pazienti le percentuali di
sopravvivenza a 5 anni sono del 20-30%.
In conclusione, si pu affermare che l'elenco dei tumori primitivi che possono metastatizzare
a livello polmonare decisamente esteso. Citando solo le patologie per le quali teoricamente
programmabile una eradicazione chirurgica, abbiamo: osteosarcomi, sarcomi dei tessuti molli,
tumori del colon e del retto, quelli della cervice e del corpo dell'utero, i carcinomi della testa e
del collo, della mammella, del testicolo e delle ghiandole salivari, i melanomi e i tumori della
vescica e del rene.
Tipo cellulare Incidenza (%) Frequenza autoptica di metastasi a distanza in pazienti
clinicamente in stadio localizzato (%)
NSCLC:
epidermoide 17 17
adenocarcinoma 40 40
carcinoma a grandi cellule
15 14
SCLC 25 63
Tabella 1.6: incidenza e frequenza di metastasi dei principali tipi istologici di cancro polmonare
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
17
1.3 Limiti e vantaggi della radioterapia convenzionale
Come gi visto, la prognosi del carcinoma polmonare la pi infausta, fatto dovuto sia alla
diagnosi tipicamente tardiva che alla scarsa efficacia delle terapie attualmente disponibili. Si
vuole ora illustrare il razionale, i vantaggi ed i limiti della radioterapia, sia tradizionale che
nelle sue forme pi innovative.
La radioterapia la terapia pi usata nei casi di carcinoma polmonare non resecabile
chirurgicamente, possedendo il potenziale per eradicare grosse e localizzate masse tumorali
dalla regione toracica. Sebbene i primi impieghi nella pratica medica siano stati molto
stimolanti, ben presto sono emersi i limiti di questa tecnica: una inaccettabile fallibilit a
livello sistemico (stadi avanzati metastatizzati) e un tutto sommato povero controllo locale, di
norma positivo solo nel 20-40% dei casi. Di fatto tutte le ricadute successive a cicli di
radioterapia possono essere ricondotte o ad una non perfetta circoscrizione della sede del
tumore primario o alla deposizione nella stessa di una dose inadeguata, o ancora a tutte e due
le cause. D'altro canto, non si deve pensare che per migliorare il controllo locale si possa
semplicemente aumentare la dose impartita al tumore; infatti questa via fortemente limitata
dai gravi effetti collaterali sui tessuti sani, come polmoniti ed esofagiti, la cui incidenza, come
quella del controllo del tumore, aumenta proporzionalmente con l'aumento della dose totale
assorbita. I futuri sviluppo nel campo della radioterapia devono quindi concentrarsi su due
aspetti fondamentali: il deposito della dose pi alta e geometricamente accurata possibile nella
sede tumorale e la salvaguardia dei tessuti sani, in altre parole, la massimizzazione del
rapporto di dosi tra regioni istologicamente normali e quelle interessate dalla malattia.
Nella pratica, la radioterapia pu venire somministrata mediante fasci di diversa natura: fotoni
(tipicamente nella regione X) che rappresentano la pratica radiogena pi tradizionale,
particelle cariche leggere (elettroni) oppure pesanti (protoni o ioni di masse superiori, ad
esempio ioni carbonio o ferro), come ancora particelle neutre (neutroni).
Due aspetti sono di fondamentale importanza per capire i differenti benefici e/o svantaggi
delle tecniche che impiegano le diverse radiazioni: la distribuzione di dose nei tessuti in
funzione dello spessore attraversato e l'efficacia biologica, quantificata in modo relativo dai
fattori di Efficacia Biologica Relativa (RBE).
Per quel che riguarda il primo aspetto, un fascio di fotoni penetra uno spessore di tessuti
biologici per la sua intera profondit, cedendo in modo progressivo l'energia. Quindi, i tessuti
che vengono attraversati per primi ricevono una dose maggiore mentre quelli pi lontani una
1.3 Limiti e vantaggi della radioterapia convenzionale
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
18
minore.
Se si deve trattare un tumore e se questo situato in profondit nel corpo del paziente,
l'irraggiamento con un fascio di raggi X implica necessariamente la presenza di un corridoio
di ingresso, costituito dai tessuti che il fascio incontra prima di raggiungere la massa
neoplastica, e di un corridoio duscita costituito da tutti i tessuti che il fascio incontra dopo
aver colpito il tumore. Il corridoio di ingresso ricever la dose di radiazioni pi alta, il tumore
una dose intermedia e, per ultimo, anche il corridoio di uscita ricever una dose, seppur
minore di quelle ricevute dalle due zone precedenti. Il fatto che ci sia una porzione del corpo
del paziente (il corridoio di ingresso) che riceve una dose pi alta di quella ricevuta dal
tumore stesso ovviamente uno svantaggio intrinseco della terapia. Per superare questo limite
non si utilizza un solo fascio ma si colpisce il tumore da angolazioni diverse, di modo che i
corridoi di ingresso e di uscita ricevano ognuno la dose da un singolo fascio mentre nel
tumore si concentrano i contributi di tutti i fasci.
Altro aspetto che penalizza la radioterapia a fotoni il fatto che la qualit delle radiazioni X
costante lungo tutto il percorso che compiono attraversando i tessuti. Il tipo di danno che sono
in grado di determinare quindi lo stesso nel corridoio di entrata, nel tumore e nel corridoio
di uscita. Lunica variabile la quantit del danno, parametro che dipende dalle diverse dosi
totali depositate.
I tumori polmonari si trovano tipicamente ad una profondit variabile tra 5 e 20 cm dallo
strato superficiale dell'epidermide. Per quanto si appena illustrato, si pu quindi concludere
che quando un fascio fotonico raggiunge la sede tumorale deposita in media solo il 60-80%
della dose massima rilasciata lungo tutto il suo percorso, con un pesante interessamento dei
tessuti antistanti.
Fig. 1.9: dose percentuale depositata da fotoni e particelle cariche in funzione dello spessore
di tessuto attraversato (fonte: B.Jeremi, Advances in radiation oncology in lung cancer, Sprinter-Verlag Berlin Heidelberg, 2005)
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
19
Al contrario, le particelle cariche leggere quali gli elettroni non penetrano in profondit nei
tessuti biologici ma cedono tutta la loro energia nei primi 2 o 3 cm del volume trattato. Gli
elettroni sono quindi molto utili per trattare i tumori della cute o comunque i tumori
localizzati alla superficie del corpo, ma non possono essere utilizzati per i tumori profondi,
che costituiscono tra l'altro la maggioranza dei casi.
Il comportamento delle particelle cariche pesanti (protoni, ioni pesanti) sostanzialmente
diverso. Un fascio di protoni, ad esempio, cede la sua energia in maniera costante fino ad una
determinata profondit che dipende, in un dato tessuto, solo dall'energia iniziale della
particella. Raggiunto questo livello, la quantit di energia ceduta per unit di percorso
aumenta bruscamente fino a che, in uno spessore di pochi millimetri, viene completamente
esaurita. Il tratto finale della curva di assorbimento prende il nome di picco di Bragg.
L'aspetto di fondamentale importanza il fatto che le regioni che si trovano anche solo pochi
millimetri pi in profondit del picco ricevono una dose di radiazione decisamente inferiore.
Grazie a questa propriet intrinseca, le particelle cariche pesanti forniscono uno strumento
estremamente sensibile e selettivo per il trattamento dei tumori profondi, come appunto quelli
polmonari. Si stima che negli strati pi superficiali di un volume biologico venga depositata
solo il 50-60% della dose totale. Inoltre, variando l'energia iniziale del fascio si pu spostare
la profondit a cui si crea il picco e utilizzando assorbitori si pu variare la sua ampiezza per
trattare in modo uniforme il volume tumorale (tecnica SOBP = Spread Out Bragg's Pick).
Dunque, le particelle cariche pesanti garantiscono dei rapporti di dose tra tessuti sani e malati
decisamente pi soddisfacenti di quelli caratterizzanti i trattamenti con i fotoni, in cui pesano
negativamente i corridoi d'entrata e d'uscita.
Infine, la radiazione neutronica impiegata per la radioterapia conformazionale presenta delle
caratteristiche intermedie tra le tipologie appena descritte, sebbene in termini di curve di
distribuzione la somiglianza sia molto pi marcata con i fotoni che non con gli ioni pesanti.
Il secondo parametro che permette di distinguere le varie radiazioni in termini di efficacia
terapeutica il fattore RBE. Storicamente tali fattori sono stati definiti per estendere le
conoscenze degli effetti biologici operati dai fotoni alle altre radiazioni, in particolare i limiti
di tolleranza dei tessuti sani che devono essere rispettati perch un trattamento radioterapico
presenti effetti collaterali contenuti.
La necessit di definire questi fattori deriva dal fatto che, come noto, i fotoni sono radiazioni
sparsamente ionizzanti o a basso LET mentre le particelle pesanti sono tipicamente
1.3 Limiti e vantaggi della radioterapia convenzionale
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
20
densamente ionizzanti o ad alto LET. Questo vuol dire che a parit di percorso, lungo la
traccia della particella pesante si avranno molte pi ionizzazioni rispetto a quelle indotte dal
fotone; quindi, a parit di dose fisica, la risposta biologica dovuta al passaggio della particella
pesante sar profondamente diversa da quella dovuta al fotone e, per quantificare lo scarto,
alle radiazioni viene attribuito un peso, che appunto il fattore RBE.
Matematicamente questi valori derivano dal rapporto delle dosi impartite da due radiazioni,
una che rappresenta lo standard di riferimento e laltra che deve essere caratterizzata, a parit
di effetto ottenuto. Il riferimento normalmente radiazione X prodotta da una tensione di 250
kV (dunque, tutta la radiazione elettromagnetica caratterizzata da un valore di RBE
unitario). I fattori RBE, definiti a partire da dosi isoeffetto, consentono di sapere per una
qualsivoglia radiazione la dose necessaria a scatenare la medesima risposta biologica ma
somministrata dalla radiazione fotonica di riferimento. Infatti se definiamo
RBE = D(X)|effetto / D(radi)|effetto (1.1)
si ottiene immediatamente che
D(X)|effetto = RBE D(radi)|effetto (1.2)
Non bisogna pensare che la misura di questi pesi sia semplice. Per la stessa radiazione, il
valore di RBE cambia in base al numero di frazionamenti, all'intensit di dose, al tipo di
tessuto trattato o all'end-point biologico considerato. Spesso quindi l'RBE non unico e,
grazie allesperienza maturata nella pratica ambulatoriale, solo i pesi per i diversi fasci di
fotoni sono noti con incertezze accettabili.
Al contrario delle distribuzioni di dose, la differenza tra lefficacia dei fotoni e dei protoni
minima, per cui i secondi sono caratterizzati da pesi ben conosciuti; invece gli ioni carichi pi
pesanti o i neutroni inducono gli stessi effetti biologici con dosi molto inferiori, cio
presentano degli RBE molto maggiori di 1 anche se meno precisi.
Osserviamo infine che la pratica radioterapica conformazionale per rappresentare una
possibilit concreta alla cura del cancro richiede un'ottima conoscenza del volume tumorale,
in quanto i piani di terapia vengono progettati avvalendosi di immagini CT o MR. La
fattibilit della terapia allora sfortunatamente vincolata alla risoluzione delle suddette
tecniche diagnostiche che sono in grado di individuare strutture anatomiche dell'ordine
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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tipicamente di diversi millimetri e non meno. Sfuggono di conseguenza a queste indagini tutti
i focolai di dimensioni estremamente ridotte, come ad esempio tumori in stadi primitivi o al
contrario metastasi diffuse e microscopiche.
Si osservi ancora che nessuna delle radiazioni impiegate tradizionalmente riesce a
massimizzare in modo soddisfacente il rapporto di dose tumore/sano: i fotoni e i neutroni per i
corridoi precedenti e successivi al volume da trattare, i protoni per i bassi fattori RBE che
richiedono limpiego di dosi relativamente alte.
La speranza dei futuri progressi della radioterapia si ripongono nei trattamenti con ioni
pesanti (adroterapia) e nella terapia per cattura neutronica (NCT).
1.4 Le frontiere della radioterapia
1.4.1 Ladroterapia
Ladroterapia una forma particolare di radioterapia che utilizza, anzich i raggi X, fasci di
particelle pesanti, dette adroni, per trattare un'ampia gamma di patologie, prevalentemente ma
non esclusivamente tumorali. Grazie alle particolari propriet fisiche di tali particelle, per la
discussione delle quali rimandiamo al paragrafo precedente, ladroterapia un trattamento
potenzialmente pi preciso della radioterapia convenzionale perch consente di colpire il
tumore in modo estremamente selettivo e, quindi, di risparmiare i tessuti sani che lo
circondano. anche pi efficace in quanto permette in alcuni casi di uccidere le cellule di
quei tumori che mostrano una certa resistenza alle radiazioni convenzionali. E un trattamento
che per ora viene effettuato solo in poche strutture nel mondo in quanto necessita di
macchinari tecnologicamente molto sofisticati e costosi.
Come abbiamo visto, il picco di Bragg, caratteristico delle curve di assorbimento delle
particelle cariche pesanti, laspetto cruciale a favore dellimpiego di queste radiazioni per il
trattamento dei tumori profondi. Se per viene risolto il problema della profondit, nasce una
nuova difficolt nel fatto che i tumori hanno in genere dimensioni di qualche centimetro
mentre lampiezza del picco normalmente di pochi millimetri o meno: bisogna trovare
quindi una tecnica per allargarlo. La maggior parte dei centri utilizza una tecnica passiva di
distribuzione della dose consistente nellimpiego di materiali che conformano lateralmente e
in profondit un singolo fascio. In questo caso per lallargamento del picco di Bragg si
realizza a prezzo di un aumento della dose nel corridoio di ingresso, che resta comunque
minore della dose ceduta al tumore.
1.4 Le frontiere della radioterapia
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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In alternativa si utilizza una tecnica di scansione attiva della dose. Invece di allargare il picco
di Bragg di un singolo grande fascio, lirraggiamento viene praticato con un piccolo fascio del
diametro di qualche millimetro che penetra nei tessuti e cede la maggior parte della dose a
fondo corsa, nella regione del picco. Durante la pianificazione del trattamento il tumore viene
idealmente diviso in tanti piccoli volumi e questi vengono irraggiati uno per volta in rapida
successione, facendo muovere il fascio in alto, in basso, a destra ed a sinistra, mediante una
serie di magneti controllati in modo molto preciso. In questo modo il picco viene spostato pi
in superficie o in profondit al variare della velocit iniziale delle particelle ed in grado di
ispezionare tutto il volume tumorale in modo molto preciso e controllato.
I fasci tipicamente impiegati nelladroterapia sono, come abbiamo detto, di adroni, in
particolare protoni e ioni carbonio, questi ultimi rappresentanti la frontiera della stessa
adroterapia. La necessit di studiare la fattibilit clinica di terapie attuate con ioni pesanti
come quelli carbonio deriva dallosservazione che, a parit di dose, leffetto dei fasci di
protoni e dei raggi X molto simile, cio, come abbiamo gi detto, il fattore RBE per i
protoni circa pari allunit. La conseguenza che il tipo di danno indotto dai due tipi di
radiazione non differisce in maniera significativa e quindi le cellule dei tumori radioresistenti
ai fotoni sono anche in grado di riparare i danni indotti dai protoni con un conseguente
decremento dellincisivit della radioterapia protonica.
Gli ioni carbonio determinano dei danni cellulari di qualit diversa e tali da rendere il
carbonio una radiazione decisamente adatta al trattamento di neoplasie profonde e pi
radioresistenti.
Lassorbimento nella materia biologica degli ioni pesanti del tutto simile a quello dei
protoni, caratterizzato da una dose uniforme nel corridoio di ingresso e dalla presenza del
picco di Bragg. Tuttavia la distribuzione della dose con ioni carbonio migliore rispetto ai
protoni sia nel corridoio dingresso ( minore a parit di picco), sia lateralmente ossia ai lati
della zona irradiata. Daltro canto, la dose non si azzera subito dopo il picco, ma presente
una sorta di coda che si spinge pi in profondit. Quindi utilizzando gli ioni carbonio anche
la parte del corridoio di uscita pi vicina al tumore riceve una dose di radiazioni che, seppur
piccola, pu rappresentare un pericolo per eventuali organi critici coinvolti; e questo un
demerito della tecnica. La presenza della coda dovuta al fatto che in prossimit del picco gli
ioni carbonio interagiscono con i nuclei del tessuto creando frammenti pi piccoli. Questi
frammenti hanno una minore perdita di energia per unit di cammino cos da allungare la
penetrazione del fascio con conseguente deposito di dose anche alle spalle del picco.
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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Anche per quel che riguarda la qualit del danno utile confrontare il comportamento dei
fotoni con quello delle particelle cariche.
I fotoni, come abbiamo visto, nella penetrazione della materia biologica non vengono
modificati fino a che non giungono ad un punto di interazione e comunque provocano danni
dello stesso tipo a tutte le profondit. Gli adroni si comportano invece in modo del tutto
diverso. Ogni particella cede infatti la sua energia non in poche, singole interazioni come i
fotoni (che inoltre possono riemergere dal volume con energia residua non nulla), ma in tanti
urti successivi. Gli adroni, invece, perdono energia man mano che penetrano nel tessuto, e
conseguentemente cambia la loro perdita di energia per unit di percorso; con questo cambia
anche la loro efficacia biologica. Gli strati superficiali e quelli profondi sono quindi esposti a
radiazioni con caratteristiche diverse. In passato sono stati impiegati adroni diversi (come ad
esempio gli ioni ossigeno, neon e le particelle alfa) ma attualmente si ritiene che gli ioni
carbonio siano i pi vantaggiosi perch quando attraversano i tessuti sani del corridoio di
ingresso, che si vogliono risparmiare, non solo cedono una dose pi bassa e quindi creano
meno danni, ma quei pochi sono del tipo pi facilmente riparabile. Invece, quando hanno
raggiunto il tumore, che si vuole distruggere, e che coincide con il picco di Bragg, da un lato
cedono una dose pi alta e quindi fanno molti pi danni, e dallaltro lato si trovano ad avere
rallentato a sufficienza perch i molti danni che fanno allinterno del tumore siano del tipo che
quasi impossibile riparare. In effetti gli ioni carbonio sono in grado di danneggiare il DNA
in modo tale da renderlo irriconoscibile ai meccanismi di riparazione. Quindi, in linea di
principio, con gli ioni carbonio si possono trattare anche tumori normalmente radioresistenti.
Naturalmente i tumori pi adatti a questo tipo di trattamento sono quelli circoscritti in pochi
noduli le cui dimensioni siano ben determinabili attraverso i sistemi di diagnostica. Infatti
necessario stabilire con precisione il volume di interesse che sar trattato con il fascio
appositamente modellato allo scopo. Restano escluse tutte le patologie diffuse, caratterizzate
anche da cellule sparse e con un massiccio interessamento dell'organo in questione.
1.4.2 La terapia per cattura neutronica (NCT)
La BNCT (Boron Neutron Capture Therapy) una terapia oncologica basata
sull'irraggiamento con neutroni termici di un volume tumorale dopo la somministrazione di un
drogante borato in grado di accumularsi selettivamente nelle cellule malate.
L'isotopo 10 del boro presenta una sezione d'urto estremamente elevata (3837 barn) per la
reazione di cattura di neutroni termici 10B(n,)7Li. In seguito a questa reazione nucleare
1.4 Le frontiere della radioterapia
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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vengono emesse particelle e ioni Li ad alto LET e range confrontabili con le dimensioni
cellulari (7 e 4 m rispettivamente, da confrontare con diametri cellulari dell'ordine di 10
m), oltre ad una energia complessiva di 2.79 MeV. Il razionale alla base della BNCT come
terapia medica sta dunque nella possibilit di depositare, mediante la radiazione prodotta
dall'irraggiamento del 10B, una dose sufficientemente alta da indurre delle lesioni letali per la
cellula tumorale che ha accumulato il drogante.
Se il veicolante del 10B fosse assorbito esclusivamente dalle cellule tumorali si disporrebbe di
una terapia totalmente selettiva, in grado cio di danneggiare solo il tessuto malato
risparmiando completamente il circostante sano. Nella pratica questo purtroppo non avviene
ed perci importante raggiungere nei tessuti delle condizioni di deposito differenziale, che
ovviamente privilegino la componente istologica tumorale.
Si osservi inoltre che, data l'anatomia di un tumore, l'irraggiamento in campo neutronico non
potr mai interessare esclusivamente i volumi tumorali ma inevitabilmente anche regioni
istologicamente sane. Nella pratica medica della BCNT si raggiunge quindi la selettivit
richiesta somministrando ai tessuti sani una dose minore della dose di tolleranza, tenendo
conto sia dei prodotti di cattura del 10B sia delle reazioni di cattura degli elementi costituenti i
tessuti.
Lindiscusso vantaggio della BCNT la selettivit che non trova significativi rivali nelle altre
tecniche radioterapiche, comprese quelle allavanguardia come ladroterapia, a cui abbiamo
poco sopra accennato. Nella BNCT la selettivit non a carico del campo di irraggiamento
ma a carico della biodistribuzione del 10B, che, stato dimostrato, manifesta un accumulo
preferenziale nelle cellule tumorali se veicolato da appositi farmaci. Ancora, visto che
l'accumulo di 10B interessa indipendentemente ogni singola cellula, con la BNCT si possono
trattare anche foci tumorali cos piccoli da risultare invisibili alle normali indagini
diagnostiche, fornendo cos anche ai pazienti in stadi estremamente avanzati e con
metastatizzazione capillare diffusa una speranza di cura e sopravvivenza.
L'impiego della BNCT alla pi vasta gamma possibile di patologie neoplastiche dipende
criticamente dai progressi riportati nei vari campi di ricerca coinvolti, quali la fisica
biomedica, la chirurgia e la radioterapia. A monte comunque imprescindibile la sintesi di
nuovi droganti, in grado di assicurare rapporti di concentrazione tumore/sano per il 10B pi
elevati di quelli attualmente ottenibili.
I droganti attualmente impiegati per la BNCT clinica sono il BSH (Sodium Dodecaborane,
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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Na2B12H11SH) e il BPA (BoroPhenylAlanine, C9H1210BNO4). Il primo risulta particolarmente
adatto al trattamento dei tumori cerebrali. Infatti, la cinetica di accumulo della molecola
prevede l'attraversamento della barriera emato-encefalica solo nelle zone in cui la struttura
danneggiata dal tumore. Il meccanismo passivo e perci non garantisce dei rapporti di
concentrazione tra il tumore e il sangue superiori a 2; inoltre il boro si va a depositare nello
spazio intracellulare, rimanendo relativamente lontano dal nucleo pi radiosensibile.
Al contrario, il BPA entra nelle cellule mediante un meccanismo attivo e si distribuisce nel
nucleo cellulare e nel citoplasma in modo uniforme. Il meccanismo attivo assicura un
considerevole interessamento del sangue, che comunque presenta tra la met e il quarto della
concentrazione caratteristica del tumore, garantendo una buona selettivit.
Gli studi attualmente in corso hanno come principio cardine lo sviluppo di molecole in grado
di rispondere specificatamente ad agenti espressi dalle cellule tumorali, cos da disporre di
droganti dedicati alle singole linee cellulari. La pi interessante eccezione a questo approccio
rappresentata dalla molecola GB-10 che esplica la sua selettivit non tanto nel deposito
cellulare quanto in uno specifico effetto a carico dei vasi sanguigni propri della massa
tumorale [13].
Le altre possibili frontiere della ricerca in campo chimico sono le nanotecnologie e l'impiego
dei liposomi. Con le prime si tenta di costruire una nanostruttura cava all'interno della quale
depositare il boro. La selettivit potrebbe essere assicurata mediante l'impianto sulla
superficie della nanoparticella di recettori specifici per il tumore di volta in volta trattato [14].
Un meccanismo analogo impiegherebbe i liposomi, che hanno dimostrato capacit di
trasporto del boro sia in esperimenti in vitro che in vivo [15].
1.4.3 Excursus dellapplicazione clinica della BNCT nel mondo
L'intuizione del potenziale terapeutico dei fasci di neutroni e delle terapie oncologiche basate
sulla cattura neutronica tutt'altro che recente. La prima osservazione del neutrone risale al
1932, ad opera di Chadwick; 3 anni dopo, nel 1935, Taylor e Goldhaber descrivono la
reazione di cattura 10B(n,)7Li che, nel 1936, permette al biofisico Locher, attivo presso il
Franklin Institute della Pensylvania, di porre le basi teoriche della BNCT come terapia
oncologica [16].
Negli anni successivi e sempre negli Stati Uniti, si conducono quindi i primi studi in vitro ed
in vivo per validare la teoria, rispettivamente con colture cellulari e con cavie da laboratorio.
Solo a partire dagli anni '50, presso i laboratori BNL (Brookhaven National Laboratory) e
1.4 Le frontiere della radioterapia
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
26
MIT (Massachusetts Institute of Technology) si tentano i primi trattamenti BNCT su pazienti
affetti da glioblastoma multiforme (GBM), una neoplasia maligna ed estremamente
aggressiva che colpisce il cervello, presentandosi tipicamente in forma disseminata [17]. La
scelta di eleggere questa categoria di pazienti ai test clinici era criticamente determinata, oltre
che dall'anatomia diffusa del tumore, dalla modesta efficacia del trattamento standard
(resezione chirurgica seguita da radioterapia preventiva), in grado di offrire una
sopravvivenza media tra i 10 e i 12 mesi dall'intervento. I risultati non furono comunque
incoraggianti. La molecola scelta per distribuire il 10B nei tessuti era il Borax che dimostrava
una bassa capacit a favorire l'accumulo selettivo: infatti nel sangue la concentrazione di 10B
era maggiore di quella nel tumore. Inoltre, per indurre le reazioni di cattura si impiegavano
fasci esterni di neutroni termici la cui bassa capacit di penetrazione nei tessuti aveva come
conseguenza il sovrairraggiamento dei tessuti sani superficiali (pelle, cuoio, osso cranico) e il
sottoirraggiamento del tumore, dimostrato dai numerosi casi di decessi per recidive [18]. Gli
studi clinici furono quindi terminati all'inizio degli anni '60.
Negli stessi anni, per, in Giappone, avendo a disposizione un veicolante che dimostrava
maggiore selettivit di accumulo [19-21], la ricerca sulla BNCT per il GBM continua e ottiene
delle prime statistiche cliniche significative. Purtroppo, di nuovo, i risultati non sono tanto
incoraggianti come sperato: le percentuali di sopravvivenza, infatti, sono confrontabili con
quelle delle tecniche tradizionali.
Finalmente negli anni '90 si riprendono gli esperimenti presso i laboratori BNL che forniscono
risultati decisamente soddisfacenti, grazie soprattutto a fondamentali cambiamenti nei
protocolli. Innanzitutto, si dispone di nuovi veicolanti, in particolare della molecola
borofenilalanina (BPA) che, partecipando insieme al fruttosio ad un complesso, viene
inglobata dalla cellula mediante un meccanismo attivo. In questo modo si pu sfruttare il
metabolismo intrinsecamente rapido di una cellula tumorale per ottenere il richiesto accumulo
selettivo del 10B nei tessuti. In secondo luogo, si studia l'impiego di fasci di neutroni
epitermici (energia compresa tra 0.4 eV e 10 keV) per migliorare la penetrazione nel corpo del
paziente e sfruttare la termalizzazione che la radiazione subisce nei tessuti superficiali,
prevenendo gli stessi da sindromi da irraggiamento [22,23].
In seguito ai risultati incoraggianti si iniziano studi clinici per valutare la fattibilit della
BNCT ad altri casi oncologici, quali i melanomi cutanei e quelli intra-cerebrali oppure le
metastasi celebrali da melanoma [24,25].
Aumentano anche i centri coinvolti in questo settore della ricerca che non pi confinata ai
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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soli Stati Uniti e Giappone ma diventa competenza anche di diversi paesi europei (Paesi
Bassi, Germania, Svezia, Finlandia, Italia, Repubblica Ceca, Russia), asiatici (Sud Corea,
Taiwan) e latino-americani (Argentina).
Di particolare interesse per la sua unicit l'esperienza realizzatasi negli anni 2001 e 2003
presso la citt di Pavia e che ha visto coinvolte l'Universit, il Policlinico S.Matteo e il
L.E.N.A. (Laboratorio per l'Energia Nucleare Applicata). Per la prima volta al mondo stato
infatti curato un fegato umano affetto da metastasi multifocali da adenocarcinoma del colon-
retto mediante un trattamento BNCT opportunamente migliorato per interessare
esclusivamente l'organo malato [26]. Il protocollo, noto con l'acronimo TAOrMINA
(Trattamento Avanzato d'Organi Mediante Irraggiamento Neutronico ed Autotrapianto),
prevedeva l'infusione per via ematica al paziente del BPA, l'espianto del fegato e il
trasferimento al reattore nucleare del L.E.N.A. perch l'organo fosse irraggiato nel campo
neutronico della colonna termica. Quindi, terminato il trattamento della durata di circa 10
minuti, l'organo stato reimpiantato nel paziente. Le felici intuizioni di questo protocollo
sono molte. Innanzitutto, il trattamento risparmia completamente i tessuti e gli organi
circostanti il fegato, con la conseguenza che si deve progettare un piano di terapia
decisamente poco vincolato. Infatti, l'unico tessuto che limita la dose assorbita dall'organo
proprio il parenchima epatico sano. In secondo luogo, vista l'anatomia multifocale della
patologia, la via chirurgica di fatto non praticabile in quanto comprometterebbe troppo la
funzionalit epatica residua e comunque non garantirebbe la resezione di tutti i foci per gli
ovvi limiti di visibilit ad una indagine diagnostica preoperatoria. Al contrario, nel metodo
radioterapico, dato che l'accumulo di 10B all'interno delle cellule tumorali non dipende dal
grado di organizzazione delle stesse e dalle dimensioni dei singoli noduli metastatici,
l'impiego del campo neutronico uniforme sull'intero organo garantisce l'irraggiamento di tutte
le metastasi, anche le pi microscopiche, abbassando notevolmente il rischio di
sottotrattamento e di recidive locali. Infine l'autotrapianto elimina qualsiasi problema di
intolleranza o rigetto d'organo che invece una donazione tradizionale deve sempre tenere in
considerazione.
Sebbene siano stati trattati solo due pazienti allo stadio terminale, in entrambi i casi, per quel
che riguarda il controllo locale della malattia, il trattamento si dimostrato decisamente
efficace. Infatti, ai controlli successivi all'operazione, il fegato del primo paziente mostrava
chiari segni di necrosi non solo nelle zone che in diagnosi erano state classificate come sedi
metastatiche ma anche laddove la metastasi era presente ma troppo piccola per essere
1.4 Le frontiere della radioterapia
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
28
individuata con le attuali tecniche di imaging. Questo primo paziente sopravvissuto per circa
4 anni senza mostrare segni di recidive che sono poi purtroppo sopraggiunte sia in sede
epatica che extraepatica, portandolo alla morte un anno dopo la loro individuazione. Bisogna
precisare che la ricomparsa del tumore nel fegato non compatibile con l'ipotesi di una
metastasi microscopica non trattata durante l'irraggiamento. Infatti i tempi di tale espressione
sono troppo lunghi rispetto alla cinetica nulla di un supposto nodulo latente.
Il secondo caso ha presentato un decorso peggiore in quanto il paziente deceduto entro un
mese in seguito ad una trombosi dell'arteria epatica. In questo caso le condizioni iniziali del
paziente erano davvero pesantemente debilitate ed era nota una cardiomiopatia che poteva
gravemente influenzare l'esito del trattamento. L'analisi postmortem del fegato ha comunque
confermato il potenziale curativo della tecnica TAOrMINA, mostrando zone necrotiche in
corrispondenza di tutte le metastasi: sia quelle accertate che quelle che non si potevano vedere
[27]. La risonanza del successo di queste prime esperienze ha stimolato altri centri in tutto
mondo ad avviare procedure di adeguamento o costruzione di impianti per la BNCT.
Attualmente, si stanno muovendo in questo senso i centri di Mainz (Germania), Petten
(Olanda) e Buenos Aires (Argentina).
Le frontiere attuali della ricerca nel settore della BNCT sono in generale volte, sotto un
profilo pi spiccatamente clinico, o a consolidare e migliorare i protocolli attualmente in uso
(BNCT per GBM e melanomi) o ad estendere il numero di centri in grado di fornire il
trattamento; invece sotto il profilo sperimentale, lo spirito quello di indagare il maggior
numero possibile di tumori per individuare eventuali nuove malattie che si presentino come
buone candidate al trattamento BNCT e in questa ottica si inserisce il presente studio sul
polmone.
Infine, sottolineiamo ancora il carattere multidisciplinare che caratterizza intrinsecamente la
ricerca nel campo della BNCT e che richiede competenze negli ambiti chirurgico, chimico,
fisico e radioterapico. In particolare, sotto l'aspetto chimico e per i futuri miglioramenti della
terapia, di fondamentale importanza lo studio e la sintesi di nuove molecole veicolanti il
boro che per la loro struttura incrementino la selettivit di accumulo a favore dei tessuti
cancerosi.
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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1.5 Il progetto WIDEST per la cura dei tumori diffusi
Come abbiamo visto, la selettivit della BNCT determinata dalla microdistribuzione del 10B,
piuttosto che dalla conformazione del campo neutronico impiegato per il trattamento. Questo
conferisce alla terapia una spiccata indipendenza dallanatomia del tumore e libera i terapisti
dalla necessit di conoscere in dettaglio la conformazione della massa da trattare per
progettare il pi sicuro piano di irraggiamento. Questa propriet della BNCT ancora pi
rilevante quando si ha a che fare con una forma tumorale diffusa, il cui caso pi eclatante
certamente quello della metastatizzazione secondaria.
Il progetto WIDEST, attivo presso l'Universit di Pavia, si inserisce per l'appunto in questo
contesto ed ha come obiettivo lo studio della fattibilit della BNCT per il pi largo spettro
possibile di tumori maligni diffusi. Incoraggiati dagli esiti positivi dei trattamenti condotti
sulle metastasi epatiche, nel 2005 stato avviato un progetto di ricerca sui tumori diffusi del
polmone. L'elezione del polmone come oggetto di indagine motivata principalmente
dall'elevata incidenza e dalla relativa bassa prognosi che caratterizzano, come abbiamo
estesamente illustrato, i tumori polmonari.
La filosofia alla base del trattamento del polmone identica a quella adottata per il fegato, ma
la realizzazione pratica richiede un cambiamento completo di prospettiva. Se nel fegato si
poteva evitare completamente l'irraggiamento parassitario di organi adiacenti mediante
l'espianto, nel caso del polmone si preferisce non percorrere questa strada in quanto
l'asportazione dell'organo implicherebbe dei pericoli maggiori per il paziente, principalmente
legati al collasso che l'organo subirebbe immediatamente dopo l'estrazione dalla sede toracica.
Per questo secondo organo, si prevede l'irraggiamento dall'esterno dell'intera regione toracica.
Grazie alla sua posizione profonda, possibile irraggiare il polmone con dei fasci di neutroni
epitermici, che nell'attraversare i primi strati dei tessuti biologici subirebbero la necessaria
termalizzazione per innescare le reazioni di cattura nella sede tumorale, oltre a garantire un
deposito di dose decisamente pi blando dei tessuti periferici. Inoltre, la struttura spugnosa
dell'organo e la bassa densit (tre volte inferiore a quella del fegato), implicano una minima
attenuazione del campo termico, garantendo cos degli ottimi livelli di omogeneit delle
grandezze di campo. In verit, per via del diametro medio di un polmone umano, loptimum
di omogeneit viene raggiunto prevedendo l'irraggiamento lungo pi direzioni, nel caso pi
semplice due direzioni opposte.
L'attivit del gruppo di ricerca di Pavia ha per ora concentrato i suoi sforzi nell'elaborazione
di un modello animale con cui poter testare in vivo sia l'accumulo del drogante borato che
1.5 Il progetto WIDEST per la cura dei tumori diffusi
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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l'irraggiamento in campo termico; inoltre, stato studiato con simulazioni un protocollo di
trattamento dei pazienti.
Nel seguito si andranno brevemente ad illustrare i risultati appena citati, per poter meglio
inserire nel progetto complessivo il lavoro svolto per la presente tesi.
1.5.1 Induzione delle metastasi polmonari in un modello animale
Per dimostrare la fattibilit della BNCT per il trattamento delle metastasi polmonari
necessario, come primo passo, valutare laccumulo del 10B nei tessuti, in particolare il
rapporto tra la concentrazione riscontrata nel tessuto tumorale rispetto a quella nel sano. A
questo scopo si richiede la raccolta e lanalisi di un gruppo statisticamente significativo di
campioni istologici.
A questo scopo si sono impiegati ratti singenici BDIX a cui sono state indotte le metastasi al
polmone a partire dalla linea cellulare DHD/K12/TRb di adenocarcinoma del colon, la stessa
gi impiegata nel progetto BNCT per il fegato e selezionata per la sua naturale tendenza a
metastatizzare.
Una quantit pari a 2 107 cellule tumorali viene inoculata nella vena cava del ratto ed entro
10-12 giorni il polmone dellospite mostra una metastatizzazione diffusa.
Dopo una decina di giorni dal primo inoculo, viene somministrato per via intra-peritoneale il
composto borato BPA, in dosi di 300 mg/kg. In seguito si sacrifica lanimale variando
lintervallo di tempo trascorso dalliniezione del drogante, cos da poter costruire le curve di
accumulo del boro nei tessuti in funzione del tempo. Il polmone dellanimale viene asportato
e congelato in azoto liquido. Quindi, con un criostato Leica, si ottengono i campioni di tessuto
necessari allanalisi quantitativa del boro. In base al tipo di studio che si vuole condurre le
fettine possono essere in numero di d8ue o tre. Nel primo caso gli spessori sono di 60 e 10
m, il primo per la neutronigrafia, il secondo per la lettura istologica. Altrimenti si aggiunge
una ulteriore fettina spessa 60 m per lo studio quantitativo del boro mediante spettrometria
.
1.5.2 Misura della concentrazione di 10B nei campioni di tessuto
Le tecniche perfezionate dal gruppo di Pavia riguardano l'imaging della distribuzione del 10B
(autoradiografia neutronica) e la sua quantificazione nei campioni di tessuto prelevati dal ratto
(spettrometria ).
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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La neutronigrafia consente di ottenere immagini della biodistribuzione di 10B in scala di grigi.
L'immagine risulta dallo sviluppo in soluzione acida di una pellicola di nitrato di cellulosa
(CN85, LR115) o di policarbonato (CR39) che ha la propriet di essere sensibile alle
particelle ad alto LET ma trasparente alla luce e ai raggi . Lo sviluppo mette in evidenza le
tracce lasciate dalle particelle prodotte nella reazione di cattura del 10B. Infatti, per ottenere
una neutronigrafia necessario irraggiare in colonna termica un campione di tessuto,
eventualmente arricchito di 10B, previamente depositato sulla pellicola.
La valenza della neutronigrafia per la quantificazione delle concentrazioni di 10B nei tessuti
doppia. Innanzitutto la radiografia mette in evidenza per semplice confronto l'accumulo
selettivo del boro da parte del tessuto tumorale. Come detto, l'immagine radiografica si
presenta come una scala di grigi, in cui le zone pi scure derivano da un flusso elevato della
radiazione ad alto LET e sono quindi in corrispondenza di regioni tissutali in cui laccumulo
del drogante stato considerevole. Confrontando la radiografia con il relativo esame
istologico evidente la corrispondenza tra le zone scure della prima e quelle riconosciute
come cancerose della seconda.
Fig. 1.10: confronto tra lesame istologico (sinistra) e lautoradiografia neutronica (destra) di due sezioni successive di tessuto polmonare (40 m tra le due)
In secondo luogo, la neutronigrafia pu essere impiegata per stimare quantitativamente le
concentrazioni di drogante riscontrate nei campioni. In tal caso, i tempi di irraggiamento e
sviluppo devono essere stabiliti in funzione della qualit delle tracce indotte dalle particelle,
che devono essere ben separate per consentirne il conteggio. A questo punto, si stima la
concentrazione di boro acquisendo in modo digitale le immagini e analizzandole con un
opportuno software.
Un ulteriore impiego della neutronigrafia quello di strumento ausiliario alle tecniche
analitiche propriamente quantitative, volte anche loro alla determinazione delle
concentrazioni di 10B. Tutte queste tecniche soffrono del problema del campione misto, ossia
del fatto che un campione di tessuto malato non presenta mai una composizione omogenea,
1.5 Il progetto WIDEST per la cura dei tumori diffusi
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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ma necessariamente alterna regioni di parenchima sano ad altre occupate dalle metastatasi.
Inoltre, entro la medesima regione tumorale l'istologia e la relativa funzionalit cambiano
profondamente, passando, ad esempio, da cellule proliferanti a nuclei di necrosi. In questi
casi, la concentrazione di 10B risultante dalle analisi da intendersi come un valore medio.
Questa stima spesso molto lontana dal valore vero relativo tanto al parenchima sano quanto
al tumore. Pertanto, per separare i contributi dei due tipi tissutali si deve conoscere la frazione
di volume totale occupata dal tumore e dal tessuto sano. Per ottenere questi pesi si analizza in
modo digitale l'immagine istologica, aiutandosi con la corrispondente neutronigrafia per
meglio selezionare le aree interessate dal tumore.
L'altra tecnica impiegata a Pavia per misurare i livelli di boro nei tessuti dei campioni
polmonari la spettrometria . In questo caso, si determinano le concentrazioni a partire dallo
spettro energetico delle particelle cariche emesse nella reazione di cattura (n,) sul 10B. Si
deve dunque irraggiare una fettina di tessuto polmonare all'interno della colonna termica e
raccogliere le particelle cariche grazie ad un opportuno rivelatore posto di fronte al campione
(rivelatore a Si).
Per via dello spessore delle fettine e dei range delle particelle cariche, lo spettro che si ottiene
assorbito, nel senso che i picchi corrispondenti alle emissioni della reazione non sono
gaussiani ma allargati sui canali di bassa energia. Per calcolare correttamente i ppm di 10B
allora necessario accoppiare le informazioni fornite dagli spettri con quelle relative al potere
frenante del mezzo attraverato, nel nostro caso tessuto polmonare. Per ottenere queste ultime
informazioni, si impiegato il software SRIM (Stopping and Range of Ions in Matter) in
combinazione con misure sperimentali [28]. Oltre all'assorbimento, gli spettri presentano
un'ulteriore complicazione dovuta alla presenza nei tessuti di altri elementi che come il boro
interagiscono con i neutroni termici producendo delle radiazioni cariche, primo fra tutti,
l'azoto che emette per cattura neutronica un protone da 585 keV. Per via di queste emissioni
multiple, in diversi intervalli di energia lo spettro di un campione tissutale risulta somma di
pi contributi indipendenti.
La quantit di boro viene calcolata riferendosi ad un intervallo energetico nello spettro finale
in cui l'unico contributo sia quello delle , ossia tra 1100 e 1350 keV. L'integrale della curva
su questo E uguale al numero di che sono state emesse dal campione con energia residua
compresa tra 1100 e 1350 keV; conoscendo poi la relazione tra energia e spazio percorso si
risale agli estremi x1 e x2 dello spessore che stato sede di produzione delle particelle
1. Cancro polmonare: stato attuale della ricerca __________________________________________________________________________________________
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suddette. Combinando il volume appena trovato con la sezione d'urto di cattura e l'efficienza
del sistema di rivelazione si ottiene la cercata concentrazione. Aggiungiamo infine che, come
ulteriori parametri che influenzano il risultato, si deve tener conto dello stato del campione, in
particolare della sua idratazione, e della percentuale di volume totale del campione
effettivamente occupata da tessuto malato.
In relazione al primo aspetto, possiamo dire che le fettine sono cos sottili da perdere per
evaporazione tutto il loro contenuto d'acqua entro pochi minuti dal taglio. D'altro canto, anche
assumendo che nella disidratazione non vada persa alcuna frazione di 10B, la sua
concentrazione viene influenzata da questa variazione per cui si dovr parlare di una
concentrazione nel tessuto fresco (ppmF) e della relativa nel tessuto disidratato (ppmD). Per
quanto rigurada invece il secondo problema, ne abbiamo gi brevemente discusso in relazione
alla neutronigrafia per cui in questa sede se ne vedr una specifica soluzione.
Abbiamo dunque che la concentrazione di 10B in un campione fresco calcolata secondo
questa formula
ppmF = KDAw/(SNA) ED/(DxD) mTD/mTF (1.3)
dove KD il numero di eventi nell'unit di tempo e per intervallo di energia,
Aw il p