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STUDIO DELLE PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA GESTIONE DELLA CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE IN PRODOTTI VEGETALI In collaborazione con

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STUDIO DELLE PROBLEMATICHE

CONNESSE ALLA GESTIONE DELLA

CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE

IN PRODOTTI VEGETALI

In collaborazione con

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STUDIO DELLE PROBLEMATICHE

CONNESSE ALLA GESTIONE DELLA

CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE IN

PRODOTTI VEGETALI

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Capitolo 1LE MICOTOSSINE

Con il termine di micotossine si individua un vasto e composito gruppo di prodotti secondari del metabolismo di funghi parassiti filamentosi (muffe) che possono essere presenti in molti prodotti alimentari. Si tratta di circa 100 sostanze chimicamente identificate che possono esercitare azione tossica sull’uomo e sugli animali, principalmente attraverso l’ingestione di alimenti contaminati. Gli effetti possono essere di tipo acuto o cronico. Fra questi ultimi, sono note attività cancerogene, mutagene, immunosoppressive e teratogene. Tutte le materie prime di origine vegetale sono suscettibili di contaminazione da micotossine. Si valuta che il 25% dei raccolti mondiali siano contaminati da micotossine (dato dell’Ente olandese per i prodotti per l’alimentazione animale, 2003).L’esposizione dell’uomo alle micotossine avviene principalmente attraverso il consumo di alimenti di origine vegetale contaminati (cereali, frutta secca, spezie, ecc.), di bevande contaminate (succhi di frutta, vino) o di alimenti derivanti da animali alimentati con mangimi contaminati (latte, formaggi, insaccati).Tra i funghi che rivestono particolare importanza micotossicologica per la loro diffusione e l’elevata tossicità dei metabolici, sono da ricordare i generi Aspergillus, Penicillium e Fusarium, a cui se ne aggiungono altri che comprendono ceppi di interesse più limitato.L’impianto e lo sviluppo delle muffe è influenzato da un ampio spettro di fattori chimici, fisici ed ambientali. Fra questi, riveste particolare importanza il clima che determina il prevalente sviluppo di micotossine diverse a seconda delle condizioni: ocratossina e tricoteceni in climi freddi, fumonisine e zearalenone in climi temperati, aflatossine in climi caldi e umidi.Risultano rilevanti anche i fattori biotici, tra cui in particolare la piralide (Ostrinia nubilalis) che, in concomitanza con l’attività trofica sulla cariosside, crea i presupposti per la diffusione fungina nella granella.La contaminazione da micotossine rilevata in fase di post-raccolta può derivare direttamente da contaminazioni di campo, prevalentemente da Fusarium (deossinivalenolo, zearalenone, fumonisine e tossine T-2 e HT-2 sono definite quindi “micotossine di campo”), oppure da funghi del genere Aspergillus che

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moltiplicandosi durante la conservazione originano tossine meglio definite come “micotossine da stoccaggio” (aflatossine e ocratossina).

Nella tabella sottostante sono riportate in sintesi le micotossine più diffuse, le principali derrate alimentari su cui si sviluppano e le specie di funghi produttori.

MICOTOSSINA DERRATA ALIMENTARE FUNGO PRODUTTORE

aflatossine B1, B2, G1, G2

mais, arachidi, frutta secca, spezie

Aspergillus flavusAspergillus parasiticus

aflatossina M1 latte, formaggio

ocratossina A frumento, mais, orzo, caffè, vino

Aspergillus ochraceusAspergillus carbonariusAspergillus niger Penicillium verrucosum

patulina mele - composta e pas-sato, succhi e nettare di frutta

Penicillium spp.Aspergillus spp.Biyssoclamis spp.

deossinivalenolo frumento, orzo, mais Fusarium graminearum Fusarium culmorum

zearalenone mais, frumento Fusarium graminearumFusarium culmorum Fusarium crookwellense

fumonisine mais, prodotti a base di mais

Fusarium verticilloidesFusarium proliferatum

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I principali gruppi di micotossine

AFLATOSSINE

Le aflatossine sono le micotossine più pericolose per la salute umana ed animale. Sono prodotte dalle specie Aspergillus flavus (aflatossine B1 e B2) e Aspergillus parasiticus (aflatossine B1, B2, G1, G2), funghi saprofiti che possono svilupparsi sia in campo sia in magazzino ad una temperatura ottimale di circa 25°C; il loro sviluppo è inoltre favorito da un’umidità relativa dell’aria pari o superiore all’85%. Analogamente, la sintesi e il rilascio di aflatossine possono verificarsi sia nella fase di pre-raccolta sia in quella di post-raccolta in condizioni di elevata umidità e a temperature relativamente alte. Le aflatossine si possono trovare in numerosi prodotti alimentari, quali cereali, frutta secca e spezie, soprattutto se originari di paesi subtropicali e tropicali. Il latte e i prodotti lattiero caseari possono contenere aflatossina M1, un derivato della conversione metabolica (carry over) dell’aflatossina B1, se le vacche da latte sono alimentate con mangimi contaminati.

OCRATOSSINA A

L’ocratossina A è prodotta principalmente da Aspergillus ochraceus e Penicillium verrucosum, muffe saprofite ubiquitarie, agenti di ammuffimento di granaglie, mangimi e alimenti. Per la crescita di tali funghi nei cereali sono necessari un contenuto minimo di umidità del 15-16% e temperature di 4–37°C. Le temperature più elevate favoriscono l’attività di Aspergillus ochraceus, diffuso nelle regioni temperate, mentre le temperature più basse sono favorevoli a Penicillium verrucosum, più diffuso nelle regioni fredde.L’esposizione dell’uomo avviene soprattutto attraverso il consumo di cereali, legumi, caffè e vino, anche se in alcune zone del Nord Europa il contributo di alimenti di origine animale, quali carne e sangue di suino, è notevole.

PATULINA

La patulina è una micotossina prodotta principalmente da funghi appartenenti ai generi Penicillium, Aspergillus e Biyssoclamis.Sebbene la si possa trovare in molti frutti ammuffiti, cereali e

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altri alimenti, le principali fonti di contaminazione sono le mele e i prodotti derivati. La patulina risulta stabile in succhi di mela e d’uva e permane anche nel succo concentrato. DEOSSINIVALENOLO (DON)

Il deossivalenolo e il nivalenolo (appartenenti al gruppo dei tricoteceni) sono tossine largamente distribuite negli alimenti. Si trovano soprattutto nei cereali, quali mais, orzo e frumento, contaminati da alcune specie di Fusarium quali Fusarium graminearum, culmorum, crookwellense. Questi funghi si sviluppano prevalentemente in zone temperate, con condizioni ambientali di elevata umidità relativa e temperature moderate (10–30°C).

ZEARALENONE

Questa micotossina è prodotta da alcune specie di Fusarium, quali Fusarium graminearum, culmorum e crookwellense. Le condizioni ambientali che ne favoriscono la produzione sono simili a quelle che favoriscono la sintesi di deossinivalenolo: un’elevata umidità relativa dell’aria a temperature comprese tra 10 e 30°C. Per questa ragione lo zearalenone spesso si trova negli stessi campioni contaminati da deossinivalenolo, in particolare mais e frumento.

FUMONISINE

Le fumonisine costituiscono un gruppo di metabolici tossici di recente scoperta e caratterizzazione prodotto da funghi del genere Fusarium, in particolare da Fusarium verticilloides e proliferatum.Le fumonisine risultano le micotossine più frequentemente riscontrate nel mais e in alimenti a base di mais in ogni parte del mondo. Tra le fumonisine identificate come contaminanti naturali del mais, la fumonisina B1 è la più abbondante seguita dalle fumosine B2 e B3.

TOSSINE T-2 e HT-2

Le tossine T–2 e HT-2 sono tricoteceni a elevata tossicità, prodotte principalmente da Fusarium sporotrichioides, una specie

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fungina dotata di debole attitudine parassitaria e che si sviluppa poco nei cereali in campo. A differenza del deossinivalenolo, queste tossine sono molto meno diffuse nelle derrate alimentari e costituiscono un problema solo per granaglie umide lasciate in campo in autunno o per le varietà invernali.

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Capitolo 2 LA NORMATIVA

2.1. Limiti (tenori massimi dei contaminanti)

Alla contaminazione da micotossine nei prodotti alimentari è stata dedicata da parte del legislatore un’attenzione crescente in questi ultimi anni. Il Regolamento (CE) N.1525/1998, la Circolare del Ministero della Sanità n.10 del 9 giugno 1999 e il recentissimo Regolamento (CE) N.1881/2006 del 19 dicembre 2006 fissano limiti per un numero sempre maggiore di micotossine; specificano inoltre limiti diversi fra prodotti non trasformati e prodotti destinati al consumo umano, con particolare attenzione ai prodotti destinati ai bambini e ai lattanti. Inizialmente erano stati fissati valori solo per le aflatossine (totali, B1 e M1), l’ocratossina A e lo zearalenone, poi sono stati fissati limiti anche per la patulina, il deossinivalenolo (DON), le fumonisine e le tossine T-2 e HT-2.I prodotti che presentano il rischio più elevato di contaminazione da micotossine sono i cereali e i loro derivati; per questi alimenti sono stati pertanto individuati limiti specificatamente riferiti a tutte le micotossine previste, ai diversi tipi di cereali - dal mais, al grano, all’orzo ecc. - e ai diversi stadi della filiera - dai cereali non trasformati alle farine, al pane, alla pasta fino alle merendine e ai prodotti da prima colazione. Per altri prodotti il problema della contaminazione è limitato ad alcune specifiche micotossine, come ad esempio l’aflatossina M1 per il latte, l’ocratossina A per il caffè e la patulina per i succhi di frutta.Per un migliore e più immediato riscontro di quanto stabilito dalla normativa, i prodotti alimentari sono stati suddivisi in gruppi omogenei e riportati, con i rispettivi limiti, in tabelle riepilogative riferite a: cereali non trasformati; cereali e derivati destinati al consumo umano; frutta, spezie e derivati; uve e derivati; caffè; latte; alimenti destinati ai lattanti e ai bambini. I prodotti quali caffè crudo, frutta secca diversa dalle uve secche, birra, cacao e prodotti a base di cacao, vini liquorosi, prodotti a base di carne, spezie e liquirizia sono raggruppati al punto 2.2.11 dell’Allegato al Regolamento (CE) N.1881/2006, senza che sia riportato un limite di riferimento e non vengono pertanto qui trattati.I valori riportati nelle tabelle seguenti tengono conto anche della “modifica dei tenori massimi per le Fusarium-tossine nel mais e nei prodotti derivati” che sarà adottata sotto forma di Regolamento comunitario che andrà a modificare il Reg. (CE) N. 1881/2006 - nota prot. DGSAN - 6 / 9462P / I4CC8 del 26 luglio 2007 del Ministero della Salute.

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dott

i da

forn

o),

pro

dott

i del

la pas

ticc

eria

, bis

cott

eria

, m

e-re

nde

a bas

e di ce

real

i e

cere

ali da

cola

zio-

ne

500

2.5

.3Cer

eali

des

tinat

i al

consu

mo u

man

o d

iret

to,

farina

di c

erea

li, c

rusc

a co

me

pro

dott

o fi

nito

com

mer

cial

izza

to p

er il co

nsu

mo u

man

o d

i-re

tto e

ger

me,

ecc

etto

i p

rodott

i al

imen

tari

di

cui

ai p

unti 2

.5.6

, 2.5

.7*,

2.5

.8*,

2.5

.9

e 2.5

.10

75

Page 15: STUDIO DELLE PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA …...e tricoteceni in climi freddi, fumonisine e zearalenone in climi temperati, aflatossine in climi caldi e umidi. Risultano rilevanti anche

1�

*20 I

l te

nore

mas

sim

o s

i ap

plic

a dal

luglio

2007.

*21 Q

ues

ta c

ateg

ori

a in

clude

anch

e pro

dott

i si

mili

con d

enom

inaz

ioni

div

erse

, co

me

ad e

sem

pio

il

sem

olin

o.

*22 C

on il te

rmin

e pas

ta (

secc

a) s

i in

tende

la p

asta

con u

n c

onte

nuto

di ac

qua

di ci

rca

il 12%

.

*23 I

l te

nore

mas

sim

o s

i ap

plic

a dal

ott

obre

2007.

* I

punti 2

.1.1

0,

2.1

.12,

2.2

.9,

2.2

.10,

2.4

.7,

2.5

.7,

2.5

.8,

2.6

.4 s

i rife

risc

ono a

d a

limen

ti d

estinat

i ai

la

ttan

ti e

ai bam

bin

i (v

edi ta

bel

la p

ag.2

0)

2.5

.4O

lio d

i m

ais

raffi

nat

o400*

20

2.5

.5Pa

ne

(com

pre

si i

pic

coli

pro

dott

i da

forn

o),

pro

dott

i del

la pas

ticc

eria

, bis

cott

eria

, m

e-re

nde

a bas

e di ce

real

i e

cere

ali da

cola

zio-

ne,

esc

lusi

le m

eren

de

a bas

e di g

rantu

rco e

i ce

real

i da

cola

zione

a bas

e di gra

ntu

rco

50

2.5

.6G

rantu

rco d

estinat

o a

l co

nsu

mo u

man

o d

i-re

tto,

mer

ende

a bas

e di gra

ntu

rco e

cer

eali

da

cola

zione

a bas

e di gra

ntu

rco

100*

20

2.6

.2G

rantu

rco e

alim

enti a

bas

e di g

rantu

rco d

e-st

inat

i al

consu

mo u

man

o d

iret

to,

ad e

cce-

zione

dei

pro

dott

i al

imen

tari d

i cu

i ai

punti

2.6

.3 e

2.6

.4*

1.0

00*

23

2.6

.3M

eren

de

a bas

e di g

rantu

rco e

cer

eali

da

co-

lazi

one

a bas

e di gra

ntu

rco

800*

23

Page 16: STUDIO DELLE PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA …...e tricoteceni in climi freddi, fumonisine e zearalenone in climi temperati, aflatossine in climi caldi e umidi. Risultano rilevanti anche

1�

Pu

nto

Pro

do

tti alim

en

tari

Ten

ori

mass

imi

(μg

/kg

)

Afl

ato

ssin

eP

atu

lin

a

B1

som

ma d

i B

1,

B2

, G

1,

G2

2.1

.1Ara

chid

i da

sott

oporr

e a

cern

ita

o a

d a

ltro

tra

ttam

ento

fisi

co p

rim

a del

consu

mo u

man

o o

del

l’im

pie

go c

om

e in

gre

die

nti d

i pro

dott

i al

imen

tari

8,0

*5

15,0

*5

2.1

.2Fr

utt

a a

gusc

io d

a so

ttoporr

e a

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ita

o a

d a

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tra

ttam

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fisi

co p

rim

a del

consu

mo

um

ano o

del

l’im

pie

go q

ual

e in

gre

die

nti d

i pro

dott

i al

imen

tari

5,0

*5

10,0

*5

2.1

.3Ara

chid

i, fru

tta

a gusc

io e

rel

ativ

i pro

dott

i di t

rasf

orm

azio

ne,

des

tinat

i al c

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mo u

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o

diret

to o

all’

impie

go q

ual

i in

gre

die

nti d

i pro

dott

i al

imen

tari

2,0

*5

4,0

*5

2.1

.4Fr

utt

a se

cca

da

sott

oporr

e a

cern

ita

o a

d a

ltro

tra

ttam

ento

fisi

co p

rim

a del

consu

mo u

ma-

no o

del

l’im

pie

go q

ual

e in

gre

die

nte

di pro

dott

i al

imen

tari

5,0

10,0

2.1

.5Fr

utt

a se

cca

e re

lativi

pro

dott

i di

tras

form

azio

ne,

des

tinat

i al

consu

mo u

man

o d

iret

to o

al

l’im

pie

go q

ual

i in

gre

die

nti d

i pro

dott

i al

imen

tari

2,0

4,0

2.1

.9Le

seg

uen

ti s

pec

ie d

i sp

ezie

:Cap

sicu

m s

pp.

(fru

tti

secc

hi

del

lo s

tess

o, i

nte

ri o

mac

inat

i, c

om

pre

si p

eper

onci

ni

ross

i,

pep

eronci

no r

oss

o in p

olv

ere,

pep

e di Cai

enna

e pap

rica

) Pi

per

spp.

(fru

tti del

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o, c

om

pre

si p

epe

bia

nco

e n

ero)

Myr

istica

fra

gra

ns

(noce

mosc

ata)

Zin

gib

er o

ffici

nal

e (z

enze

ro)

Curc

um

a lo

nga

(curc

um

a)

5,0

10,0

2.3

.1Succ

hi di fr

utt

a, s

ucc

hi di fr

utt

a co

nce

ntr

ati rico

stituiti e

net

tari d

i fr

utt

a *

14

50

2.3

.2Bev

ande

spiritose

*15,

sidro

e a

ltre

bev

ande

ferm

enta

te d

eriv

ate

dal

le m

ele

o c

onte

nen

ti

succ

o d

i m

ela

50

2.3

.3Pr

odott

i co

nte

nen

ti m

ele

allo

sta

to s

olid

o, c

om

pre

si l

a co

mpost

a di

mel

e e

il pas

sato

di

mel

e, d

estinat

i al

consu

mo d

iret

to,

ecce

tto i p

rodott

i al

imen

tari a

i punti 2

.3.4

e 2

.3.5

**

25

Fru

tta,

spezi

e e

deri

vati

Page 17: STUDIO DELLE PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA …...e tricoteceni in climi freddi, fumonisine e zearalenone in climi temperati, aflatossine in climi caldi e umidi. Risultano rilevanti anche

1�

*5 I

ten

ori m

assi

mi

si r

ifer

isco

no a

lla p

arte

com

mes

tibile

del

le a

rach

idi

e del

la f

rutt

a a

gusc

io.

Se

le

arac

hid

i e

i fr

utt

i a

gusc

io v

engono a

nal

izza

ti inte

ri,

nel

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colo

del

ten

ore

del

le a

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oss

ine

si s

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che

tutt

a la

conta

min

azio

ne

sia

nel

la p

arte

com

mes

tibile

.

*14 P

er i p

rodott

i al

imen

tari indic

ati in

ques

ta c

ateg

oria,

si rim

anda

alla

defi

niz

ione

di cu

i al

la d

iret

tiva

2001/1

12/C

E d

el C

onsi

glio

, del

20 d

icem

bre

2001, co

nce

rnen

te i

succ

hi d

i fru

tta

e al

tri p

rodott

i anal

oghi

des

tinat

i al

l’alim

enta

zione

um

ana

(GU

L 1

0 d

el 1

2.1

.2002,

pag

. 58).

*15 P

er i

pro

dott

i alim

enta

ri in

dic

ati i

n q

ues

ta c

ateg

oria,

si r

iman

da

alla

defi

niz

ione

di c

ui a

l reg

ola

men

to

(CEE)

n.

1576/8

9 d

el C

onsi

glio

, del

29 m

aggio

1989,

che

stab

ilisc

e le

reg

ole

gen

eral

i re

lative

alla

defi

niz

ione,

alla

des

ignaz

ione

e al

la p

rese

nta

zione

del

le b

evan

de

spiritose

(G

U L

160 d

el 1

2.6

.1989, pag

. 1),

modifi

cato

da

ultim

o d

al p

roto

collo

rel

ativ

o a

lle c

ondiz

ioni e

modal

ità

d’a

mm

issi

one

del

la R

epubblic

a di Bulg

aria

e d

ella

Rom

ania

all’

Unio

ne

euro

pea

.

** I

l punto

2.3

.5 s

i rife

risc

e ad

alim

enti d

estinat

i ai

lat

tanti e

ai bam

bin

i (v

edi ta

bel

la p

ag.2

0)

Page 18: STUDIO DELLE PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA …...e tricoteceni in climi freddi, fumonisine e zearalenone in climi temperati, aflatossine in climi caldi e umidi. Risultano rilevanti anche

1�

*11 P

er i

pro

dott

i alim

enta

ri in

dic

ati i

n q

ues

ta c

ateg

oria,

si r

iman

da

alla

defi

niz

ione

di c

ui a

l reg

ola

men

to

(CE)

n.

1493/1

999 d

el C

onsi

glio

, del

17 m

aggio

1999,

rela

tivo

all’

org

aniz

zazi

one

com

une

del

mer

cato

vi

tivi

nic

olo

(G

U L

179 d

el 1

4.7

.1999, pag

. 1),

modifi

cato

da

ultim

o d

al p

roto

collo

rel

ativ

o a

lle c

ondiz

ioni

e m

odal

ità

d’a

mm

issi

one

del

la R

epubblic

a di B

ulg

aria

e d

ella

Rom

ania

all’

Unio

ne

euro

pea

(G

U L

157 d

el

21.6

.2005,

pag

. 29).

*12 I

l te

nore

mas

sim

o s

i ap

plic

a ai

pro

dott

i a

par

tire

dal

rac

colto d

el 2

005.

*13 P

er i

pro

dott

i alim

enta

ri in

dic

ati i

n q

ues

ta c

ateg

oria,

si r

iman

da

alla

defi

niz

ione

di c

ui a

l reg

ola

men

to

(CEE)

n.

1601/9

1 d

el C

onsi

glio

, del

10 g

iugno 1

991,

che

stab

ilisc

e le

reg

ole

gen

eral

i re

lative

alla

defi

niz

ione,

alla

des

ignaz

ione

e al

la p

rese

nta

zione

dei

vin

i ar

om

atiz

zati,

del

le b

evan

de

arom

atiz

zate

a

bas

e di v

ino

e dei

coc

ktai

l aro

mat

izza

ti d

i pro

dot

ti v

itiv

inic

oli (

GU

L 1

49 d

el 1

4.6

.1991, pag

. 1),

mod

ifica

to

da

ultim

o d

al p

roto

collo

rel

ativ

o a

lle c

ondiz

ioni e

modal

ità

d’a

mm

issi

one

del

la R

epubblic

a di Bulg

aria

e

del

la R

om

ania

all’

Unio

ne

euro

pea

. Il t

enore

mas

sim

o d

i OTA

applic

abile

a t

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evan

de

è det

erm

inat

o in

fu

nzi

one

del

la p

roporz

ione

di vi

no e

/o m

ost

o d

’uva

pre

sente

nel

pro

dott

o fi

nito.

*14 P

er i p

rodott

i al

imen

tari indic

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ques

ta c

ateg

oria,

si rim

anda

alla

defi

niz

ione

di cu

i al

la d

iret

tiva

2001/1

12/C

E d

el C

onsi

glio

, del

20 d

icem

bre

2001, co

nce

rnen

te i

succ

hi d

i fru

tta

e al

tri p

rodott

i anal

oghi

des

tinat

i al

l’alim

enta

zione

um

ana

(GU

L 1

0 d

el 1

2.1

.2002,

pag

. 58).

Pu

nto

Pro

do

tti alim

en

tari

Ten

ori

mass

imi

(μg

/kg

)

Ocr

ato

ssin

a A

2.2

.3U

ve s

ecch

e (u

ve d

i Corinto

, uva

pas

sa,

uva

sultan

ina)

10,0

2.2

.6Vin

i (c

om

pre

so il vi

no s

pum

ante

ed e

sclu

si i v

ini liq

uoro

si e

i v

ini co

n u

n t

itolo

alc

olo

met

rico

non infe

riore

al 15%

vol)

e v

ini di fr

utt

a *11

2,0

*12

2.2

.7Vin

i ar

om

atiz

zati,

bev

ande

arom

atiz

zate

a b

ase

di vi

no e

cock

tail

arom

atiz

zati d

i pro

dott

i vi

-tivi

nic

oli

*13

2,0

*12

2.2

.8Succ

o d

’uva

, su

cco d

’uva

conce

ntr

ato r

icost

ituito,

net

tare

d’u

va,

most

o d

’uva

e m

ost

o d

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co

nce

ntr

ato r

icost

ituito,

des

tinat

i al

consu

mo u

man

o d

iret

to *

14

2,0

*12

Uve e

deri

vati

Page 19: STUDIO DELLE PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA …...e tricoteceni in climi freddi, fumonisine e zearalenone in climi temperati, aflatossine in climi caldi e umidi. Risultano rilevanti anche

1�

*6 P

er i p

rodott

i al

imen

tari indic

ati in

ques

ta c

ateg

oria

si r

iman

da

alla

defi

niz

ione

di cu

i al

reg

ola

men

to

(CE)

n.

853/2

004 d

el P

arla

men

to e

uro

peo

e d

el C

onsi

glio

, del

29 a

prile

2004,

che

stab

ilisc

e norm

e sp

ecifi

che

in m

ater

ia d

i ig

iene

per

gli

alim

enti d

i origin

e an

imal

e (G

U L

226 d

el 2

5.6

.2004,

pag

. 22).

Pu

nto

Pro

do

tti alim

en

tari

Ten

ori

mass

imi

(μg

/kg

)

Afl

ato

ssin

a M

1

2.1

.8La

tte

crudo *

6,

latt

e tr

atta

to t

erm

icam

ente

e l

atte

des

tinat

o a

lla f

abbrica

zione

di

pro

dott

i a

bas

e di la

tte

0,0

50

Caff

è

Pu

nto

Pro

do

tti alim

en

tari

Ten

ori

mass

imi

(μg

/kg

)

Ocr

ato

ssin

a A

2.2

.4Caf

fè t

orr

efat

to in g

rani e

caffè

torr

efat

to m

acin

ato,

esc

luso

il ca

ffè

solu

bile

5,0

2.2

.5Caf

fè s

olu

bile

(is

tanta

neo

)10,0

Latt

e

Page 20: STUDIO DELLE PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA …...e tricoteceni in climi freddi, fumonisine e zearalenone in climi temperati, aflatossine in climi caldi e umidi. Risultano rilevanti anche

�0

Pu

nto

Pro

do

tti alim

en

tari

Ten

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mass

imi (μ

g/

kg

)

Afl

ato

ssin

eO

crato

ssin

a

AP

atu

lin

aD

ON

Zeara

len

on

eFu

mo

nis

ine

(so

mm

a d

i B

1 e

B2

)B

1M

1

2.1

.10

2.2

.92.4

.7

Alim

enti a

bas

e di ce

real

i e

altr

i al

imen

ti d

esti-

nat

i ai

lat

tanti e

ai bam

bin

i*3 *

70,1

00,5

0200

2.1

.11

Alim

enti p

er lat

tanti e

alim

enti d

i pro

seguim

en-

to,

com

pre

si il la

tte

per

lat

tanti e

il la

tte

di pro

-se

guim

ento

*4 *

80,0

25

2.1

.12

2.2

.10

Cer

eali

des

tinat

i al

consu

mo u

Alim

enti d

iete

tici

a

fini

med

ici

spec

iali*

9 *

10,

des

tinat

i sp

ecifi

ca-

tam

ente

ai la

ttan

ti0,1

00,0

25

0,0

50

2.3

.4Succ

o d

i m

ela

e pro

dott

i co

nte

nen

ti m

ele

allo

st

ato s

olid

o, c

om

pre

si la

com

post

a e

il pas

sato

di m

ele,

per

lat

tanti e

bam

bin

i*16,

etic

het

tati e

ve

nduti c

om

e ta

li*4

10,0

2.3

.5Alim

enti d

estinat

i ai l

atta

nti e

ai b

ambin

i div

ersi

dag

li al

imen

ti a

bas

e di ce

real

i*3 *

410,0

2.5

.7Alim

enti a

bas

e di ce

real

i (e

sclu

si q

uel

li a

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e di g

rantu

rco)

e al

tri a

limen

ti d

estinat

i ai l

atta

nti

e ai

bam

bin

i*3 *

720

2.5

.8Alim

enti a

bas

e di g

rantu

rco d

estinat

i ai l

atta

nti

e ai

bam

bin

i*3 *

720*

20

2.6

.4Alim

enti a

bas

e di gra

ntu

rco e

altri a

limen

ti d

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2.2. Campionamento (metodi di campionamento)

In sostituzione della frammentaria legislazione precedente, il Regolamento (CE) N.401/2006 del 23 febbraio 2006 definisce i “metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale dei tenori di micotossine nei prodotti alimentari” a cui occorre conformarsi nella pratica operativa.Il campionamento svolge infatti un ruolo cruciale per l’esatta determinazione dei tenori di micotossine, che sono distribuite in modo estremamente eterogeneo in una partita, soprattutto in quei prodotti alimentari con particelle di grandi dimensioni, quali i cereali non trasformati. La rappresentatività del campione è dunque l’elemento fondamentale per arrivare a un risultato di analisi certo e verificare così la conformità del prodotto ai tenori massimi di micotossine fissati dal Regolamento (CE) N.1881/2006.Appare importante, a questo punto, riportare integralmente le definizioni di:

“partita”: quantitativo identificabile di prodotto alimentare, consegnato in una sola volta, per il quale è accertata dall’addetto al controllo ufficiale la presenza di caratteristiche comuni quali l’origine, la varietà, il tipo di imballaggio, l’imballatore, lo speditore o la marcatura;

“sottopartita”: porzione di una grande partita designata per essere sottoposta a campionamento; ciascuna sottopartita deve essere fisicamente separata e identificabile;

“campione elementare”: quantitativo di materiale prelevato in un solo punto della partita o della sottopartita;

“campione globale”: campione ottenuto riunendo tutti i campioni elementari prelevati dalla partita o dalla sottopartita,

“campione da laboratorio”: campione destinato al Laboratorio.

che, insieme alle ulteriori disposizioni generali riportate dal Regolamento (CE) N.401/2006 - Allegato I, sono la base per poter procedere al campionamento che prevede metodi diversi a seconda delle tipologie di prodotti alimentari e dei pesi delle relative partite.Terminate le operazioni di prelievo, i campioni devono essere preparati (e soprattutto omogeneizzati) prima di essere analizzati. Si tratta di un’operazione importantissima, da effettuarsi con la massima cura, dal momento che in genere la distribuzione delle micotossine non è omogenea.

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2.3. Igiene dei prodotti alimentari e dei mangimi

In funzione della destinazione d’uso dei prodotti, la normativa applicabile ad alimenti e mangimi è costituita da:

Regolamento (CE) N.852/2004 “sull’igiene dei prodotti alimentari”, per quanto concerne i prodotti destinati all’alimentazione umana (questo Regolamento fa parte del cosiddetto “pacchetto igiene”);

Regolamento (CE) N.183/2005 “requisiti per l’igiene dei mangimi”, per quanto concerne i prodotti destinati all’alimentazione animale ovvero mangimi o materie prime per mangimi.

Entrambi prevedono l’applicazione del Sistema HACCP organizzato in 7 punti e già obbligatorio con l’entrata in vigore del D.Lgs. 155/97.

Metodo di campionamento per i cereali e i prodotti derivati

per la frutta secca, comprese le uve secche e i prodotti derivati ed esclusi i fichi secchi

per i fichi secchi, le arachidi e la frutta a guscio

per le spezie

per il latte e i prodotti lattiero-caseari, gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento, compresi il latte per lattanti e il latte di proseguimento

per il caffè e i prodotti a base di caffè

per i succhi di frutta, compresi i succhi d’uva, i mosti d’uva, il sidro e il vino

per i prodotti solidi a base di mela, il succo di mela e i prodotti solidi a base di mela destinati ai lattanti e alla prima infanzia

per gli alimenti per bambini e per gli alimenti trasformati a base di cereali destinati ai lattanti e alla prima infanzia

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Capitolo 3 LA NORMATIVA VOLONTARIA

Un ottimo aiuto per le aziende, al fine di migliorare la cultura, la mentalità e l’operatività dei sistemi, è rappresentato dalle certificazioni volontarie, siano esse di sistema o di prodotto.

3.1. La certificazione di sistema

Comunemente per certificazione volontaria di sistema si intende una certificazione rilasciata da un Ente terzo a fronte della conformità del sistema qualità aziendale ad una norma internazionale.Attualmente la norma internazionale di sistema recepita in Italia dall’UNI è la EN ISO 9001:2000 “Sistema di gestione per la qualità”, concepita per tenere sotto controllo i processi aziendali indirizzandoli alla soddisfazione del cliente.Questa norma, di taglio generalistico - sostituisce le precedenti ISO 9001, 9002 e 9003 del 1994 - prevede un approccio globale e completo di certificazione ed è applicabile a tutti i settori economici e a tutti i processi.La norma definisce i principi che l’azienda deve seguire ma non precisa le modalità di produzione. Non è quindi applicabile ai prodotti ma solo ai sistemi delle organizzazioni, ovvero alle aziende produttrici.Gli operatori del settore alimentare sono inoltre interessati dalla recente norma ISO 22000:2005 “Sistemi di gestione per la sicurezza alimentare - requisiti per qualsiasi organizzazione nella filiera alimentare”, recepita in Italia dall’UNI e pubblicata in lingua nazionale nell’aprile 2006.La norma ha come principali obiettivi quelli di:

fornire uno strumento utile per lo sviluppo del metodo HACCP lungo tutta la filiera, anche alla luce della recente normativa comunitaria (“pacchetto igiene” del 2004);

favorire l’armonizzazione dei differenti standard specifici - nazionali e internazionali - riguardanti la sicurezza alimentare, con particolare attenzione agli standard BRC (British Retail Consortium) e IFS (International Food Standard).

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3.2. La certificazione di prodotto

Quando si parla di certificazione agroalimentare di prodotto si intende un vasto insieme di schemi certificativi fra i quali:

BRC, IFS, EUREPGAP - schemi di certificazione sviluppati e richiesti dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) nazionale e internazionale;

schemi di rintracciabilità UNI 11020 (rintracciabilità aziendale, “da cancello a cancello”) e UNI 10939 (rintracciabilità di filiera, “dalla terra alla tavola”);

certificazione rilasciata a fronte della conformità di un prodotto agroalimentare ad un documento tecnico di riferimento che ne definisce i requisiti di qualità e di processo.

I singoli prodotti agroalimentari possono ottenere certificazioni in relazione alle caratteristiche distintive del prodotto stesso, legate alla composizione (chimico-fisica, microbiologica) o alla formulazione/ricetta/origine (processi produttivi, provenienza) ma anche a peculiarità diverse come ad esempio la gestione di taluni contaminanti (es. assenza di OGM; es. limiti di micotossine o di pesticidi inferiori a quelli stabiliti per legge) o l’eventuale assenza di conservanti.

di sistema UNI EN ISO 9001:2000 Sistemi di gestione per la qualità

UNI EN ISO 22000:2005 Sistemi di gestione per la sicurezza alimentare

di prodotto EUREPGAP Schema per la certificazione delle Good Agriculture Practices (GAP)

UNI 11020 Sistema di rintracciabilità nelle azien-de agroalimentari

UNI 10939 Sistema di rintracciabilità nelle filiere agroalimentari

standard GDO BRC Conformità dei fornitori a sistemi di gestione qualità e metodologia HACCPIFS

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SEMINA

TECNICHE COLTURALI

TECNICHE DI DIFESA

RACCOLTA

Scelta varietale (resistenza agli attacchi fungini e agli stress idrici)

Ciclo di sviluppo (precoci, medi, tardivi)

Densità di seminaLavorazione del terrenoConcimazioneIrrigazione

Es: Insetto - PiralideEs: Fungo - Fusarium

Epoca di raccolta

Tecniche finalizzate a evitare la rottura delle cariossidiUmidità alla raccolta (>22% per il mais)

Corretto periodo di semina (le semine tardive sono più a rischio)

Capitolo 4 CEREALI NON TRASFORMATI

Diagramma di flusso della filiera

Fonti: Linee guida per un piano di autocontrollo aziendale dalla fase di raccolta alla vendita

post stoccaggio del mais - Campagna di raccolta 2007; Agricoltura n. 3 marzo 2007.

ROTAZIONE DELLE COLTURE

ACCETTAZIONE PRODOTTO

1) al centro di raccolta (“piarda”)

2) al centro di stoccag-gio e essiccazione (per

mais, sorgo, riso)

Analisi per l’individuazione delle eventuali partite da segregare

TRASPORTO (da azienda a centro) Idoneità e pulizia dei mezzi di trasporto

Gestione delle infestanti (diserbo)

Controllo visivo dello stato di condizionamento

Controllo parametri (umidità > 20% per il mais, impurità e spezzati)

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PERMANENZA DEL PRODOTTO IN

PIAZZALE

Umidità del prodotto in giacenzaTemperatura del prodotto in giacenzaControlli visivi dello stato di condizionamento

Tempo di permanenza più breve possibile (max 48 ore, fino a 72 se disponibili impianti di raffreddamento) CCP

CERNITA E PREPULITURA Impurità, spezzati e polveri

Efficienza delle attrezzature

ESSICCAZIONE (per mais, sorgo, riso)

Temperatura di esercizio (90°C +/-20°C)

Umidità del prodotto in uscita <14%

Riduzione danni meccaniciLotto di destinazione

Umidità del prodotto in ingresso CCP

PULITURA POST ESSICCAZIONE

(raccomandata)

Eliminazione di pule e polveri

Manutenzione delle attrezzature

STOCCAGGIO

Campionamento per monitoraggio, con frequenze determinate di umidità e temperatura

Controllo infestanti

Controlli visivi dello stato di condizionamento

Analisi (almeno 1 per lotto e per periodo di conservazione)

Pulizia preventiva di magazzini e attrezzature

CCP

CONSEGNA Verifica corrispondenza del lottoIdoneità e pulizia dei mezzi di trasporto

LOTTOunità minima, avente

caratteristiche omogenee, che è stata prodotta e/o lavorata e/o imballata in condizioni identiche o co-munque equivalenti ai fini

di specie.

Asportazione con vibrosetacci e aspirazione delle parti più leggere

Idoneità e pulizia dei sistemi di movimentazione e carico

CREAZIONE DEL LOTTOIdentificazione di silos/magazzini di destinazione Identificazione della destinazione d’uso (prodotto alimentare - mangime)

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