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Page 1: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo
Page 2: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

TEORIE DELL’APPRENDIMENTO 

IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism).IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). 

La scuola comportamentista domina la cultura psicologica

statunitense dagli inizi del secolo XX fino agli anni Cinquanta

e Sessanta.

Essa, ponendo al centro dei propri studi e ricerche gli atti di

comportamento obiettivo, esprime appieno la tendenza della

psicologia americana a privilegiare come oggetto di indagine

la sfera dell’azione manifesta rispetto a quella dei sentimenti,

dei pensieri e della coscienza.

Il comportamentismo è dunque “la dottrina secondo cui

l’oggetto della psicologia è esclusivamente limitato ai dati

osservabili del comportamento esteriore, motorio, verbale,

ghiandolare, con eliminazione totale della coscienza, senza

alcun richiamo all’introspezione né ai processi fisiologici

interni”.

Page 3: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

Fondatore della corrente comportamentista è John Broadus

Watson.

 

L’individuo nasce senza caratteristiche innate.

Il bambino è predisposto ad attività che egli sviluppa fin dalla

nascita sotto l’influenza delle condizioni ambientali,

realizzando momento per momento, delle abitudini (viscerali,

motorie, mentali). Queste abitudini rappresentano sistemi di

risposte pronte ad essere impiegate nei diversi adattamenti

che l’uomo deve compiere.

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Qualsiasi abitudine dipende da molteplici condizioni

esterne (ambientali), ma la base è sempre viscerale e

motoria. Quindi anche l’emozione consiste

principalmente in una specifica organizzazione di

abitudini viscerali.

Per Watson tre sono le reazioni emotive innate :

   la paura (suoni forti, la perdita di equilibrio,....) ;

   la rabbia (reazione a impedimento dei movimenti

del corpo) ;

   l’amore (benessere derivato da accarezzamento,

dondolamento).

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All’interno dell’impianto teorico ipotizzato da Watson, si inserisce

una corrente caratteristica del comportamentismo:

L’AMBIENTALISMO. E’ possibile programmare la professione futura

di qualunque bambino, semplicemente scegliendo opportunamente

le influenze ambientali a cui sottoporlo, senza prendere in

considerazione le sue disposizioni individuali. Sotteso è il concetto

che l’ambiente è un’entità totalmente indipendente dall’organismo le

cui possibilità di adattamento si ottengono creando ambienti

conformi a ciò che si vuole ottenere. Scrive Watson: “Datemi una

dozzina di bambini normali, ben fati, e un ambiente opportuno per

allevarli e vi garantisco di prenderne qualcuno a caso e di farlo

diventare qualsiasi tipo di specialista, che io volessi selezionare –

dottore, avvocato, artista, commerciante e perfino accattone e ladro

-, indipendentemente dalle sue attitudini, simpatie, tendenze,

capacità, vocazione”.

Page 6: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

L’eredità di Watson è stata raccolta e sviluppata da B.F.

Skinner.

 

Il comportamento umano si svolge dietro sollecitazioni di

stimoli determinati : un bambino piange quando ha fame e

alla vista del seno muove le braccia e le labbra ;

se la madre, prima di alimentare il bambino, accende una

luce, basterà la luce (che non soddisfa direttamente la fame e

quindi è uno stimolo neutro) perché il bambino muova le

braccia. E’ la luce, in questo caso, che condiziona il

comportamento del bambino. Questo è Pavlov

(comportamento passivo).

Page 7: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

Per Skinner è invece l’individuo a provocare gli stimoli, non li

subisce soltanto :

è il bambino che con il suo pianto provoca il comportamento

materno in quanto chiama la madre. Perciò è l’individuo,

secondo Skinner, ad avere l’iniziativa, a provocare l’ambiente

e che quindi tende a controllare l’ambiente e a modificarlo

attraverso la sua attività.

 

Per questo il comportamentismo di Skinner è detto

operante (attivo).operante (attivo).

Page 8: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

L’anima del comportamento operante è il

RINFORZORINFORZO

Rinforzato è il comportamento che viene ripetuto in quanto

ha avuto un certo successo.

Se il bambino gridando fa apparire la madre con la pappa,

griderà ancora ; se la madre non appare, il bambino smette

di gridare e cerca un’altra provocazione.

Tutto il nostro comportamento dipende dai rinforzi subiti. E’

il rinforzo che struttura e modella il comportamento.

Page 9: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

Rinforzo positivo.Rinforzo positivo.Quando il rinforzo agisce direttamente sul comportamento.

Un sorriso oppure una buona valutazione scolastica data

dall’insegnante rinforza e incoraggia il ragazzo a studiare. 

Rinforzo negativoRinforzo negativo..

Ma il ragazzo studia anche quando viene minacciato da

valutazioni negative. In questo caso si attua un

comportamento per evitare qualcosa di spiacevole.

 

Il rinforzo negativo non va confuso con la punizione che non

forma alcun comportamento, ma tende solo a sopprimere

qualcosa di indesiderato. In realtà, secondo Skinner, la

punizione è una violazione gratuita poiché il comportamento

punito riappare sempre.

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Se vogliamo eliminarlo (concetto di estinzione) è necessario

impedire che esso venga rinforzato e contemporaneamente è

necessario invece rinforzare il comportamento antagonista.

La punizione sollecita soltanto azioni collaterali al

comportamento quali frustrazioni, aggressività, stato

d’ansia, incertezza .

Page 11: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

CARATTERI DEI MODELLI COMPORTAMENTISTICARATTERI DEI MODELLI COMPORTAMENTISTI 

L’apprendimento è associativoassociativo, cioè è acquisizione di

nuove connessioni tra stimoli e risposte; nell’apprendere si

formano, infatti, abitudini condizionate. E’ un processo che

consiste in una serie di passaggi concatenati, che non

necessitano dell’elaborazione cognitiva superiore per

trasmettere gli impulsi derivanti dalle stimolazioni esterne e

ottenere le risposte.

Come nell’animale, così nell’uomo, l’apprendimento per

condizionamento può essere rispondenterispondente (il soggetto

risponde allo stimolo ambientale) oppure operanteoperante (il

soggetto opera nell’ambiente, modificandolo, come nel

modello di Skinner)

Page 12: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

Nel condizionamento rispondente, il comportamento

individuale si modifica in relazione alle leggi dell’intensitàintensità,

della frequenzafrequenza e della continuità continuità della stimolazione; il

comportamento si modifica attraverso il rinforzo che precede

e suscita la risposta condizionata.

 

Nel condizionamento operante, il comportamento individuale

si modifica in relazione alle leggi dell’esercizioesercizio (uso e

disuso) e dell’effetto, secondo le quali, se l’esercizio è

importante per incentivare l’apprendimento, lo è anche

l’effetto di soddisfazionesoddisfazione che il soggetto ottiene

producendo una data risposta. L’apprendimento è frutto di

una selezione di risposte che il soggetto discrimina in

percorsi attraversati da tentativi ed errori; il rinforzo è

costituito dallo stato di soddisfazione che segue la risposta,

che tende ad essere ripetuta per conseguirlo.

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Entrambi i tipi di condizionamento si basano su meccanismi

adattivi (anche impliciti) per lo sviluppo di schemi

comportamentali; i modelli del condizionamento operante,

però, rispetto a quelli del condizionamento rispondente,

rivalutano l’attiva capacità soggettiva di agire sull’ambiente

per modificarlo.

Sono, tuttavia, entrambi, modelli in cui l’attività del soggetto

dipende dalle condizioni ambientali (naturali, sociali,

culturali) e non ne determina il corso.

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CRITERI DELL’INSEGNAMENTO CRITERI DELL’INSEGNAMENTO COMPORTAMENTISTACOMPORTAMENTISTA

 

Il condizionamento rispondenterispondente e il condizionamento

operanteoperante sono processi attivi e paralleli che si

alternano e si affiancano nella relazione

apprendimento-insegnamento:

l’apprendimento può essere condizionato dall’attività

di insegnamento, programmando la didattica secondo

obiettivi espliciti di formazione generale e disciplinare;

calibrando i contenuti rispetto agli standard prefissati;

istituendo continue e regolari sessioni di valutazione

(in itinere, oltre che finali) per la verifica dell’avvenuto

apprendimento nel discente e per il controllo della

validità dell’insegnamento.

Page 15: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

DISTINZIONE TRA COMPORTAMENTO. RISPONDENTECOMPORTAMENTO. RISPONDENTE (C.R.)(C.R.) E COMPORTAMENTO OPERANTECOMPORTAMENTO OPERANTE (C.O.)(C.O.)

 

Nella prospettiva del C.R., la validità

dell’apprendimento è determinata dalla rispondenza al

segnale: l’alunno, nel dare la risposta, la apprende

ripetendola; l’insegnante esercita il controllo sulla

classe attraverso segnali, imponendo regole,

sequenze, strutture di comportamento prima di tener

conto della natura comportamentale dell’alunno.

E’ perseguibile ogni comportamento che si adatta alle

regole dell’insegnamento, la cui validità è determinata,

a sua volta, dall’ottenere risposte modificate in

situazioni specifiche.

Page 16: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

Nella prospettiva del condizionamento operante, la

validità dell’apprendimento è determinata

dall’orientamento alla meta: l’alunno dà più di una

risposta ed è orientato ad apprendere quelle di cui

può constatare le conseguenze positive; l’insegnante

esercita il controllo con rinforzi successivi alle

risposte di chi apprende.

E’ perseguibile ogni comportamento di apprendimento

che si adatta agli obiettivi dell’insegnamento, la cui

validità è determinata dall’ottenere risposte che non

sono modificate nella e dalla situazione, ma sono,

piuttosto, modificatrici della situazione.

Page 17: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

La programmazione dell’insegnamento avviene,

dunque, attraverso insieme di fasi, che vanno

dall’esame delle conoscenze pregresse, i prerequisiti

dello studente, dalla presentazione degli obiettivi

didattici, alla indicazione delle modalità attuative di un

compito, ai processi di rinforzo, alle procedure

valutative dei risultati conseguiti.

Da qui la nascita di tassonomietassonomie per l’orientamento

degli insegnanti, tassonomie che hanno influenzato

metodologie didattiche e strategie di insegnamento,

come nel caso della tassonomia di Bloom, adoperata

nel Mastery LearningMastery Learning, modello di apprendimento

scolastico ideato per acquisire la padronanza

(mastery) di ogni materia.

Page 18: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

Modelli comportamentisti dell’insegnamentoModelli comportamentisti dell’insegnamento 

Associazione stimolo-risposta

Apprendimento di abitudini

Condizionamento

Tassonomie

Preparazione finalizzata al rinforzo

Esercizio

Monitoraggio dell’apprendimento

Verifica in itinere dell’apprendimento

Verifiche immediate o frequenti

Revisione in itinere dell’insegnamento

Azione formativa stimolante e programmata

Controllo della classe attraverso segnali

Obiettivi metodologici e contenutistici espliciti

Situazione didattica ambientalizzata

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Modelli comportamentistiModelli comportamentisti  

L’APPRENDIMENTO è una associazione stimolo-

risposta.

 

L’INDIVIDUO è soggetto a condizionamento

(rispondente e operante).

 

L’EDUCAZIONE produce cambiamenti

comportamentali.

 

IL FORMATORE stimola, verifica, rinforza, controlla

e programma.

Page 20: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

LA GESTALTLA GESTALT  

LA PSICOLOGIA DELLA GESTALT E I RISVOLTI LA PSICOLOGIA DELLA GESTALT E I RISVOLTI PEDAGOGICIPEDAGOGICI

 

Nel secolo scorso l’atteggiamento epistemologico predominante nelle scienze naturali era quello di trovare una

spiegazione ai fenomeni cercando il loro minimo comun denominatore, l’atomo, secondo il modello della fisica classica,

e seguendo poi le successive combinazioni. Freud, cercando l’elemento base del comportamento umano, teorizzò la

libido, le cui innumerevoli peripezie motivavano nella psicanalisi i vari aspetti della vita psichica. Con la fisica moderna

e la scoperta che l’atomo è a sua volta composto di particelle, le quali non si possono nemmeno localizzare

esattamente nel tempo e nello spazio, la ricerca dell’elemento primario perde il suo valore di modello privilegiato nelle

scienze naturali, e lascia il posto agli approcci relazionali, quelli cioè dove è in primo piano l’interazione fra le parti in

campo, e dove si afferma la considerazione che interagire modifica entrambi le parti.

L’idea del campo percettivo organizzato nella relazione figura/sfondo, viene elaborata da Perls (Ego hunger and

aggression- L’io, la fame e l’aggressività) il quale sottolinea questo concetto notando come un campo di grano assume

valenze molto diverse se per esempio è un contadino che miete che lo guarda oppure un aviatore che sta per fare un

atterraggio di emergenza: l’assunzione di dati varia infatti nella persona col variare dei bisogni dell’organismo sui quali

l’attenzione conscia (e inconscia) viene attirata, in modo che le libere associazioni si situano via via su assi diversi e

non è più legittimo quindi interpretarle come rivelatrici di un unico nucleo sottostante (da cui l’esigenza nella

psicoterapia della Gestalt di assodare in primo luogo il back-ground emozionale della persona che associa).

Da Kurt Lewin Perls deriva la “teoria del campo”: in parallelo alle scoperte della fisica sulla contiguità e

l’interdipendenza dei campi di forza, Lewin aveva elaborato la teoria che il comportamento di un organismo non è

comprensibile se non considerando le influenze che esercita su di lui l’ambiente.

Da Kurt Goldstein poi Perls derivò l’idea della “funzione di autorealizzazione”: secondo questa teoria gli organismi

avrebbero la tendenza a crescere in dimensioni e in influenza sull’ambiente, e a organizzarsi di conseguenza sul piano

energetico.

I gestaltisti rifiutano quindi di scomporre l’esperienza nelle sue componenti elementari. L’atteggiamento fenomenologico

implica il porsi di fronte alla realtà in modo immediato, “ingenuo”, così come essa si dà al vissuto immediato

dell’esperienza attraverso i nostri organi di senso, senza postulare mediazioni, scomposizioni, ricostruzioni e così via.

Ne risulta che il dato primario della conoscenza non è costituito dalle “sensazioni elementari”, ma dalla percezione che

ci propone un mondo già organizzato e strutturato.

L’analisi strutturale dell’esperienza parte quindi dall’insieme e non dalle parti, nella misura in cui è il tutto che dà

significato alle parti e non viceversa, ed è il sistema di relazioni che collega le parti cui occorre fare riferimento,

determinando quali relazioni siano funzionali alla costituzione del fenomeno e quali no, e quali mutamenti di una parte

producano mutamenti del fenomeno e quali no, e quali leggi colleghino le parti.

Questa analisi dinamica è stata condotta dai gestaltisti utilizzando il costrutto di campo derivato dalla fisica, che lo

usa per rappresentare la distribuzione delle cariche elettromagnetiche in un conduttore. Il campo ha proprietà che

dipendono non dalle proprietà delle particelle singole ma dai loro rapporti, dal loro equilibrio, dai sistemi di forze e di

direzioni.

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LA TEORIA DEL CAMPO DI KURT LEWINLA TEORIA DEL CAMPO DI KURT LEWIN

La psicologia topologica di Lewin ambisce alla costruzione di una teoria capace di rendere ragione della realtà psichica come sistema dinamico, comprensivo della persona e dell'ambiente, risultante dal concorso di varie forze, suscettibile di continue trasformazioni e tendente all'equilibrio. Partendo dalle istanze teoriche della psicologia della Gestalt, Lewin ritiene che la percezione e il senso che il soggetto ha della realtà costituiscono il punto privilegiato da cui procedere per indagare i processi psichici e la personalità. La teoria del campo costituisce il sistema generale con il quale vengono

caratterizzate le diverse manifestazioni della realtà psicologica, da quelle individuali a quelle di gruppo e quindi l'insieme di costrutti atti a rappresentare il funzionamento della personalità a livello strutturale e dinamico. L'evento psicologico deve essere indagato sistematicamente nel contesto fisico-temporale in cui accade e nella rete di relazioni che lo sostengono e lo determinano. CAMPO: tutto ciò che è presente al soggetto in un dato momento e che ne determina l'agire, il sentire e il conoscere. "Principio di contemporaneità": qualsiasi comportamento o altro mutamento entro un campo psicologico dipende soltanto dalla particolare configurazione che il campo ha in quel dato momento. All'interno del campo si distinguono 3 aree fondamentali: - SPAZIO DI VITA, inclusivo della persona e dell'ambiente psicologico, caratterizzato dai bisogni, dalle motivazioni, dalle mete e dagli ideali del soggetto. Gli eventi e i fattori che ineriscono allo spazio di vita sono quelli che assumono rilevanza psicologica per il soggetto in un dato momento. Lo spazio di vita quindi concerne sia l'ambiente che la persona. Fenomeni che si sviluppano nel MONDO FISICO E SOCIALE e che non hanno una diretta incidenza sullo spazio di vita della persona in quel dato momento ZONA DI CONFINE dello spazio di vita, in base alla quale si prendono in considerazione quei processi del mondo fisico e sociale che agiscono sullo spazio di vita della persona in quel dato momento La condotta può essere considerata come funzione della persona e dell'ambiente secondo l'equazione: C=f(P,A). L'ambiente al quale si fa riferimento nello spazio di vita è soprattutto l'ambiente psicologico, cioè l'insieme di condizioni esterne che influenzano la condotta dell'individuo nella misura in cui sono da lui percepite e dotate di significato. L'ambiente psicologico va dunque distinto da quello fisico in quanto corrisponde alla rappresentazione soggettiva che l'individuo ha degli eventi esterni. Come l'ambiente, anche i bisogni, le mete e gli attributi del sè hanno soprattutto rilievo per come sono percepiti dal soggetto. Lo spazio di vita è suddiviso in REGIONI che rappresentano tutto ciò in cui un oggetto dello spazio di vita ha un suo posto e ogni aspetto dello spazio di vita nel quale sia possibile distinguere contemporaneamente più posizioni o parti. Dinamicamente la persona può essere descritta come un sistema stratificato che ha una struttura definita e nel quale si possono distinguere regioni centrali (elementi del sè e dell'identità individuale) e periferiche (processi percettivo-motori

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Sia le regioni dell'ambiente che quelle della persona sono divise da frontiere con diverso grado di solidità e di consistenza.

Valenza: corrisponde al valore positivo o negativo che una regione dell'ambiente psicologico riveste per la persona.

Forza: corrisponde alla direzione e alla intensità di una tendenza ad agire per realizzare un determinato mutamento.

Dal momento che una regione può avere differenti posizioni all'interno dello spazio di vita, la precisa conoscenza della "posizione" che un individuo occupa è necessaria per valutarne e comprenderne il comportamento. Il comportamento è inteso come mutamento di posizione, cioè come locomozione nel proprio ambiente psicologico; ad esso corrisponde un mutamento della struttura dello spazio di vita.

Tensione: stato che l'individuo sperimenta all'insorgere di un bisogno o di un quasi-bisogno e che l'individuo tende a superare per ripristinare l'equilibrio. Lo stato di tensione e la tendenza a ripristinare l'equilibrio come pure le valenze dell'ambiente e la direzione e l'intensità delle forze, rinviano all'insorgere e all'azione di un bisogno. Lo sviluppo della persona non viene definito in termini di fasi, ma in termini di differenziazione, sulla base di una maggiore o minore organizzazione e complessità. Con lo sviluppo si ha un ampliamento dello spazio di vita ed un aumento del numero delle regioni e parallelamente una dilatazione progressiva della dimensione temporale e psicologica. Si distinguono: -retrogressione: ritorno ad una modalità di comportamento precedente nella storia psicologica del soggetto - regressione: ritorno a modalità di comportamento primitive, a prescindere

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TEORIA DELLA FORMA TEORIA DELLA FORMA ((GESTALTGESTALT)) 

La Gestalt, è una scuola e un movimento psicologico

che sorse in Germania nel secondo decennio del

nostro secolo e che ebbe tra i suoi più noti

rappresentanti Max Wertheimer (pensiero produttivo)

(1880/1943), Kurt Koffka (1886/1941)  

  

Secondo la psicologia della forma quando percepiamo

un oggetto non abbiamo a che fare con un insieme di

sensazioni frammentarie, che vengono analizzate e poi

riunite in una sintesi, ma abbiamo sempre di fronte

un’unità strutturale

Page 24: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

Nel riconoscere una persona, un volto dimenticato,

non lo facciamo mettendo insieme le varie parti (che

nel frattempo sono cambiate da quando le

conoscevamo), ma per qualcosa che deriva

dall’insieme delle parti. Solo successivamente, con un

atto intellettivo, tali forme possono venir analizzate e

suddivise

  

 

Il contributo più notevole di questa scuola psicologica

rispetto allo studio dell’apprendimento è la scoperta e

lo studio di un tipo particolare di apprendimento,

definito INSIGHTINSIGHT,,

ovvero letteralmente “illuminazioneilluminazione”

L’insight è un modello tipico di apprendimento, è un

processo che rappresenta “l’improvvisa

riorganizzazione del campo di esperienza”.

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In contrapposizione con il modello di apprendimento

per “prove ed errori”, tipico dell’associazionismo,

l’apprendimento per insight è un processo attivo,

creativo, che presuppone in chi apprende una stretta

interazione e relazione con il campo percettivo e che si

qualifica come un intervento di comprensione,

conoscenza e strutturazione, possibilità di

combinazioni.

Se si pensa all’apprendimento come “soluzione di

problemi” (problem solving) il modello gestaltico

procede con questa sequenza :

chi apprende inizia con una percezione complessiva

della situazione problemica, ne riconosce gli elementi

problematici, realizza una comprensione delle strutture

e relazioni essenziali del problema, perviene infine alla

soluzione attraverso un atto di intuizione percettiva.

Page 26: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

Se si riflette sul modo in cui il pensiero agisce, ci si

accorge che lo slittamento da un punto di riferimento a

un altro avviene in modo improvviso.

Il passaggio implica l’abbandono non soltanto di un

punto di vista, ma di tutta la struttura che lo

conteneva ; infatti, la nuova prospettiva comporta una

nuova struttura. Si tratta, quindi di un improvviso salto

di prospettiva, che viene definito insightinsight o intuizione .

L’insight può essere definito un afferrare con la mente

qualcosa immediatamente, utilizzando gli elementi a

disposizione in modo diverso da ciò che era in

precedenza.

Abitualmente i ragazzi impiegano l’insight come un

gioco stimolante per superare un modo di vedere un

dato problema che si appoggia sull’abitudine.

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Risulta evidente come il modello di apprendimento

della scuola di psicologia della forma sia regolato su di

una impostazione percettiva : elementi cruciali infatti

dell’atto di apprendimento sono l’organizzazione e la

“strutturazione” (o ristrutturazione) del “campo”, un

processo eminentemente percettivo.

  

 

Rompere le strutture organizzate e ricomporle in forme

nuove è un atteggiamento mentale di tipo creativo.

Page 28: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

PROSPETTIVE PEDAGOGICHE DELLA PROSPETTIVE PEDAGOGICHE DELLA GESTALT.GESTALT.

 

Tre possono essere le prospettive pedagogiche che la

psicologia della gestalt può offrire alla pedagogia.

Anzitutto l’importanza di dare spazio, nel processo

educativo, alla forza aggressiva,* all’esperienza

autonoma del “no” dell’educando, capace di dargli

quell’esperienza umanamente significativa

dell’esercizio della propria volontà, pur non essendo

ciò in contrasto con l’importanza di dare un

contenimento normativo al discente.

Page 29: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

* Friedrich PerlsFriedrich Perls, inserito nel fervore degli studi della Psicologia della Gestalt, e partendo da una insoddisfazione

verso la teoria freudiana dell’io, intuì che l’introiezione termina il proprio compito evolutivo fondamentale molto prima di

quanto avesse teorizzato Freud e indicò nello sviluppo dei denti (fase dentale) l’evidenza fisiologica di tutto ciò. Infatti,

se la suzione del latte materno da parte del neonato crea (o sostiene) la capacità umana – a livello fisiologico come

psicologico – di introiettare, lo sviluppo dentale deve pure creare (o sostenere) una capacità fisiologica e psicologica

del bambino, ovvero quella di destrutturate sia il cibo che la realtà, di aggredirli per poterli poi assimilare (se nutrienti), o

rifiutare (se nocivi o non nutrienti). La capacità di masticare e di mordere che nasce nell’organismo con lo sviluppo

dentale dà assoluto rilievo all’aggressività aggressività in un momento evolutivo significativamente anteriore a quello teorizzato da

Freud. Inoltre, l’aggressività stessa venne intesa da Perls in termini positivi, di sopravvivenza e di crescita fisica ed

esistenziale dell’organismo: il naturale attualizzarsi della spinta all’autorealizzazione. La prospettiva positiva

dell’impulso all’auto-realizzazoine di Goldestein influenzò in maniera fondamentale il pensiero di Perls, che si poneva

quale modalità di superamento del dualismo presente nella metapsicologia freudiana tra impulsi dell’individuo e

necessità dell’organizzazione sociale. Infatti, dal momento che l’individuo è soggetto che destruttura e ristruttura, gli si

apre la possibilità concreta di vivere nel proprio mondo con pienezza.

 

Le tre parole chiave del titolo del primo libro di Perls – L’io, la fame, l’aggressività –(Perls, 1995) sintetizzano la sua

critica alla teoria freudiana sulla natura umana: non aver dato il giusto e fondamentale rilievo alla capacità dell’Io di

soddisfare i propri bisogni (la fame) attraverso un’attività autoaffermativa (l’aggressività), che gli consente di assimilare

o rifiutare l’ambiente, a seconda che esso gli si presenti come nutriente o nocivo.

Ogni esperienza non può che avvenire al confine del contatto tra un organismo animale umano (così si esprimevano, in

termini organicistici, i fondatori della psicoterapia della Gestalt) e il suo ambiente. E’ proprio ciò che avviene in questo

confine che è disponibile alla nostra osservazione e all’eventuale intervento terapeutico. Il confine di contatto è il luogo

in cui si dispiega il Sé, quella funzione dell’organismo umano che ne esprime la capacità/abilità di entrare in contatto

con il proprio ambiente e di ritirarsi da esso.

Attualità, Consapevolezza, ResponsabilitàAttualità, Consapevolezza, Responsabilità “dell’esser-ci nell’esperienza” sono i tre presupposti fondamentali del

processo di crescita terapeutica gestaltica.

Contatto, Espressione, CreativitàContatto, Espressione, Creatività, costituiscono il percorso da compiere per ritrovare la propria forma e la propria

interezza di vita.

Il ContattoContatto fisico e psichico scatena emozioni e produce energia che l’EspressioneEspressione dispiega in realtà tangibile

mettendo in collegamento l’essere umano con il mondo esterno. La CreativitàCreatività prospetta nuove vie per la soluzione dei

conflitti e la rimozione dei blochi.

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Secondo:

una prospettiva gestaltica (potremmo anche chiamarla

olistica), secondo la quale individuo e gruppo sociale

non sono più visti come entità a sé, ma come parti di

una stessa unità in reciproca interazione, per cui la

tensione che può esistere tra di esse non è da ritenersi

come l’espressione di un insolubile conflitto, ma il

necessario movimento all’interno di un campo che

tende all’integrazione e alla crescita.

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Terzo:

la prospettiva relazionale come chiave di lettura del

comportamento umano, per cui ogni esperienza trova

il suo significato – anche in termini di intenzionalità –

nella relazione in cui è inserita. Essa restituisce alle

esigenze dell’individuo e del vivere sociale carattere di

concretezza; infatti, ogni conflitto va affrontato nel

“qui e ora” della situazione, perché solo nella

specificità di un contesto è possibile trovare soluzioni

“reali”. La psicoterapia della Gestalt affida la

regolazione del bisogno alla relazione stessa, perché è

nel riconoscimento pieno di sé e dell’altro che i

bisogni dei partners in interazione trovano sana

espressione e risoluzione creativa.

Page 32: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

E’ necessario far crescere una cultura psicologica che

si fonda sul concetto di originalità, specificità di ogni

persona (Scuola Gestaltica e Rogersiana).

No ad una cultura che proietta aspettative e bisogni.

Sì, invece, ad una cultura che aiuta a far emergere nel

bambino ciò che già c’è di originale dentro di lui.

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QUALCHE RIFLESSIONEQUALCHE RIFLESSIONE

Finora molti gestaltisti che hanno applicato la Gestalt

alla didattica hanno trasferito frettolosamente

l’impostazione clinica all’insegnamento, trascurando le

premesse teoriche della Psicologia della Gestalt.

Hanno trapiantato in classe l’impostazione

psicoterapeutica della Gestalt, senza adeguarla al

nuovo ambito pedagogico.

Tale impostazione produce superficialità teorica in

quanto trascura il tema dell’apprendimento

disciplinare, stravolge il gruppo classe trasformandolo

in un gruppo psicoterapeutico, sottovaluta i contenuti

disciplinari e sopravaluta la relazione e la

comunicazione: si crea un bel clima in classe, ma non

si impara niente o quasi niente a livello di contenuti

disciplinari.

Page 34: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

A causa di tale impostazione, che trascura la

dimensione della percezione, dell’intelligenza, della

memoria, della creatività, dell’insightinsight, del problem problem

solvingsolving, proprie della Gestalt, la stessa teoria viene

deformata nella sua più autentica interpretazione,

incentrando gli interventi quasi esclusivamente su

tecniche umanistiche centrate sulla comunicazione

autentica e personale.  

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MODELLI DELLA GESTALT PER L’INSEGNAMENTOMODELLI DELLA GESTALT PER L’INSEGNAMENTO

l’apprendimento come adattamento creativo

l’apprendimento e l’insegnamento come esperienze di

contatto;

la dinamica di gruppo secondo la Teoria del Campo di K.

Lewin;

la ristrutturazione ed il problem solving;

l’insight;

il pensiero produttivo (Wertheimer);

la memoria come riorganizzazione.

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IL COGNITIVISMOIL COGNITIVISMO

Il cognitivismo è quella scienza, nata da un mix di filosofia, psicologia, linguistica e scienza della

computazione, che si propone di studiare il ragionamento nei sistemi naturali e artificiali. Quando i

procedimenti di ragionamenti si riferiscono al cervello umano in genere si parla di psicologia cognitiva, un

settore della scienza cognitiva in generale. E' ovvio che l'IA ha bisogno di sapere come funziona il cervello

e il ragionamento, così come abbiamo sempre detto che per assurdo l’intelligenza artificiale ci ha fatto

capire meglio quella naturale: la psicologia cognitiva, sviluppatasi negli ultimi trent’anni rappresenta la

prova. Grazie ai programmi informatici, la risoluzione dei problemi si è fatta più chiara: si è capito di cosa

serve e cosa si deve fare al fine di risolvere un processo cognitivo. E la psicologia cognitiva usa infatti

termini informatici e vede il cervello come una “centrale” di manipolazione e archiviazione delle

informazioni. Il cervello non sarebbe che un manipolatore di dati. La peculiarità di questa disciplina è che si

prefigge di studiare i meccanismi con cui i dati vengono manipolati nel cervello. Di una risoluzione di un

problema si analizza la procedura per creare dei modelli procedurali. Un piccolo esempio: se dovessi

chiedervi quale lettera viene dopo la “g” vi renderete conto che richiamate l’alfabeto andate sempre avanti

di una lettera (lo ripetete mentalmente) fino a trovare la “g”, a quel punto la lettera che viene dopo è il

vostro risultato. Una spiegazione del genere viene chiamata “modello procedurale”. Il modello procedurale

è molto dettagliato e segue il procedimento passo per passo. Siccome una procedura del genere è un

algoritmo si è spesso detto che la scienza cognitiva è lo studio dei processi cognitivi dal punto di vista degli

algoritmi. Il secondo strumento di rilevanza per questa scienza sono i componenti funzionali, come la

memoria, il “processore” (l’ elemento che esegue la manipolazione del simbolo) un modulo di controllo).

Esattamente non si sa come sia fatto il cervello e come sia effettivamente costituita la memoria o il

processore, ma questi sono elementi di comodo indispensabili. Ma il filone centrale della scienza cognitiva

resta più ancorato alla filosofia piuttosto che alla psicologia in quanto, come abbiamo detto non si occupa

dei processi cognitivi umani, ma dei processi cognitivi in generale. I cognitivisti sono convinti inoltre della

tesi della “realizzabilità multipla”: i processi cognitivi, così come possono realizzarsi in un sistema naturale

di carbonio, possono realizzarsi anche in sistemi diversi da questo.

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ORIGINI DEI MODELLI COGNITIVISTIORIGINI DEI MODELLI COGNITIVISTI  

I modelli cognitivisti dell’apprendimento nascono

dall’esigenza di conoscere e spiegare i meccanismi

della mente umana e di dichiararne scientificamente

possibile lo studio, possibilità precedentemente

negata dal comportamentismo, che riteneva

analizzabile solo il comportamento manifesto, in

quanto direttamente osservabile.  

Influirono sulla formazione dei modelli cognitivisti i

progressi scientifici in campo informatico e

neurofisiologico, che comportarono, rispettivamente,

una crescente attenzione sia per le macchine da

calcolo, i computer, assimilabili nella lolro operatività

alla mente umana, sia per il funzionamento del sistema

nervoso e per i processi adattivi.

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Questi modelli risentirono, inoltre, degli studi sulla

percezione delle forme, iniziati nei primi anni del

Novecento dalla psicologia della Gestalt, secondo i

quali l’apprendimento è la risultante di una intuizione

(insight) regolata da leggi di strutturazione e

ristrutturazione del campo, in grado di cogliere forme

totali in modo globale e senza ricorrere

necessariamente a schemi e conoscenze già acquisiti.

 

Negli anni Quaranta, i teorici della nascente scienza

cognitiva (filosofi, psicologi, neuroscienziati,

informatici, antropologi, linguisti) focalizzarono la loro

attenzione soprattutto sui processi cognitivi di

mediazione e sulle forme mentali di organizzazione

interna (strutture, simboli, schemi) preposte a

rappresentare la realtà: i loro percorsi di ricerca, però,

si diramarono presto in due approcci distinti,

l’approccio

COMPUTAZIONALECOMPUTAZIONALE

e l’approccio

NEURALE o CONNESSIONISTA.NEURALE o CONNESSIONISTA.

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Questi approcci furono contraddistinti,

rispettivamente, sia dall’interesse per le macchine da

calcolo (quantitativo e logico-simbolico), il cui

funzionamento è sequenziale e programmabile, sia

dall’interesse per gli organismi biologici, adattivi ed

evolutivi, la cui organizzazione si attiva secondo

processi paralleli ed autoregolativi, corredati di

meccanismi di retroazione (feedback).

Il modello computazionale della mente, prevalso in un

primo tempo, a partire dagli anni Sessanta, in virtù

delle maggiori aspettative di progresso che

presentava, fu poi integrato, e parzialmente sostituito,

dall’approccio neurale, i cui modelli, non rigidamente

predefiniti, sembrarono essere più consoni

all’espressione della complessità della mente umana.

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Tutti questi apporti di ricerca, insieme alle

schematizzazioni espresse nei primi modelli

dell’information processing, secondo i quali il sistema

cognitivo riceve dall’ambiente informazioni in entrata

(input), le elabora e le trasmette sotto forma di risposte

(output), contribuirono a delineare gli aspetti generali

dei modelli dell’apprendimento cognitivista, le cui

caratteristiche, seppure di volta in volta specificate in

singole teorie, sono riconducibili a comuni criteri

interpretativi.

Sistema di elaborazione delle informazioni

STIMOLO Input Output RISPOSTA

Processi di

immagazzinamento

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CARATTERI DEI MODELLI COGNITIVISTI 

Comune denominatore dei modelli cognitivisti

dell’apprendimento può essere considerata l’ipotesi

che la mente sia indagabile attraverso lo studio dei

processi elaborativi delle unità o componenti che ne

regolano il funzionamento.   

L’apprendimento è un processo fondato sull’attività di

elaborazione delle informazioni, che si svolge in modo

sequenziale, dalla stimolazione percettiva alla codifica

dei dati, dalla archiviazione in memoria alle modalità di

gestionali e di recupero delle informazioni, sino alla

pianificazione delle risposte in relazione alle variabili

ambientali.

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I processi cognitivi si compongono di sequenze

euristiche di procedure elaborative, dotate di scopi

programmati, orientate verso fini prestabiliti e

monitorate da regole predefinite, la cui acquisizione è

preliminare alla fase operativa. L’apprendimento è,

dunque, un processo sequenziale, e non, come per i

comportamentismi, sommatorio; è programmato, sin

nei minimi particolari, da regole, come avviene per un

calcolatore elettronico; segue la logica euristica,

ideata per la risoluzione dei problemi, che procede per

prova ed errore secondo criteri di tipo se/allora (se si

soddisfano le condizioni stabilite in partenza, allora

diventano effettive le azioni volute

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L’apprendimento è un processo elaborativo di

informazioni, gestite da un sistema a capacità limitata,

che le processa sequenzialmente attraverso una serie

di funzioni cognitive, che vanno dalla codifica alla

memorizzazione.     

L’input, l’informazione in entrata, viene, inizialmente,

selezionato e codificato, cioè tradotto nel codice

simbolico che il sistema è in grado di elaborare

meglio; successivamente, viene registrato, sotto forma

di rappresentazione mentale, prima nella memoria a

breve termine, che serve per la operatività immediata

del sistema, e poi nella memoria a lungo termine, dalla

quale le rappresentazioni possono essere rielaborate,

trasformate in concetti e richiamate all’occorrenza. 

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Perchè una informazione sia conservata a lungo nei

magazzini delle memorie, e non ne sia presto

cancellata, deve essere codificata e memorizzata dal

soggetto in modo significativo, cioè rielaborata

individualmente in modo autonomo e riflessivo.     

La trasmissione delle conoscenze, pertanto, non mira

soltanto a trasferire contenuti, ma si pone il problema

di come tali contenuti possono essere codificati,

elaborati, memorizzati: obiettivo dei processi cognitivi

è la comprensione della realtà e delle relazioni

essenziali che ne costituiscono i problemi.

L’apprendimento è complesso e la conoscenza deve

tendere ad essere significativa ponendosi, in tal modo,

su di un livello superiore, e, pertanto, auspicabile,

rispetto alla trasmissione nozionistica di informazioni.

Page 45: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

L’apprendimento si basa su meccanismi di

comprensionecomprensione e non di ritenzione mnemonica, in modo

che le conoscenze siano più durature nella memoria e

facilmente disponibili al richiamo. Ogni nuova

acquisizione si confronta, infatti, con le precedenti e le

conoscenze pregresse, i prerequisiti, regolano

l’assimilazione degli apprendimenti successivi.    

Facendo leva sulle proprie abilità, qualitativamente

differenziate, il soggetto sperimenta, nell’apprendere,

strategie di approccio alla realtà, cioè forme di

organizzazione della conoscenza che l’individuo in

parte sviluppa in modo autonomo e in parte apprende

nella interazione formativa.

Page 46: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

MODELLI COMPUTAZIONALI DELL’APPRENDIMENTOMODELLI COMPUTAZIONALI DELL’APPRENDIMENTO  

Significativi Complessi Sequenziali (in ordine di complessità crescente) Programmabili Simbolici Euristici Soggettivi Razionali    

MODELLI CONNESSIONISTI DELL’APPRENDIMENTOMODELLI CONNESSIONISTI DELL’APPRENDIMENTO  

Regolativi Continuativi Sommativi Indeterminati Sublinguistici Variabili Relazionati all’ambiente Aperti al caso

Page 47: TEORIE DELL APPRENDIMENTO IL COMPORTAMENTISMO (behaviorism). La scuola comportamentista domina la cultura psicologica statunitense dagli inizi del secolo

CRITERI DELL’INSEGNAMENTO COGNITIVISTACRITERI DELL’INSEGNAMENTO COGNITIVISTA. 

L’insegnamento cognitivista è organizzativo di strategie, volto , cioè, a promuovere nel soggetto la capacità di apprendere e organizzare i contenuti di

conoscenza in modo autonomo e significativo, affinché il soggetto riesca nell’effettuazione dei diversi

compiti cognitivi che si propone di affrontare.   

Per riuscire in questo intento, l’insegnamento fa uso di sequenze di istruzioni che accompagnano

gradualmente il soggetto nelle fasi di acquisizione cognitiva, permettendogli di elaborare informazioni via via sempre più complesse. Anche per questo motivo, l’insegnante deve essere costantemente disponibile e

attento a cogliere le eventuali richieste di aiuto o chiarimento da parte di chi apprende, in modo da

monitorare l’iter apprenditivo e da rivedere le pratiche formative in rispondenza dei feedback di risposta.

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Le pratiche formative sono imperniate anche sulle attribuzioni di senso ai contenuti di apprendimento;

sono, cioè, impegnate nel compattare le conoscenze in unità di significato facilmente memorizzabili proprio

per il senso che viene dato loro e non soltanto perché sono state ripetute a lungo. La pratica ripetitiva non è, tuttavia, da trascurare, perché è funzionale al continuo

richiamo delle conoscenze pregresse e alla loro revisione e convalida.

  

I contenuti di apprendimento vanno, dunque, spiegati, esemplificati, scomposti e ricomposti perché siano

ben compresi e memorizzati. Chiavi della memorizzazione sono forme efficaci di mediazione e di organizzazione linguistica dei concetti e l’attenzione a

proporre i contenuti di apprendimento strutturati secondo modalità variate. Le modalità di insegnamento devono tendere ad essere

individualmente differenziate, come, d’altra parte, l’offerta formativa deve tendere ad essere calibrata perché le informazioni trasmesse non siano troppe,

ingenerando confusione, né poche, ingenerando demotivazione all’apprendimento

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L’insegnamento favorisce, dunque, la memorizzazione

a lungo termine e, nelle fasi di verifica, controlla che le

informazioni precedentemente acquisite si siano

stabilizzate: i controlli di verifica non saranno,

soltanto, rivolti agli apprendimenti recenti, bensì a

quelli passati, perché si ritiene più importante che chi

apprende abbia una continuità nell’imparare, piuttosto

che instaurare apprendimenti episodici. 

In questo modello, in definitiva, la trasmissione delle conoscenze è cumulativa e, sebbene l’intenzione sia

quella di focalizzare l’attenzione sul soggetto nel processo di apprendimento, ciò avviene sempre in modo incompleto, sia perché l’individuo è colto più

nella sua dimensione cognitiva che nella complessità cognitivo-affettivo-emozionale che lo caratterizza, sia

perché la relazione didattica è osservata, sperimentalmente, in vitro, relativamente lontana, cioè, dalla concreta variabilità dei contesti di apprendimento

e dalle connessioni di interdipendenza che questi sempre stabiliscono con l’individuo nella modulazione

dei processi di formazione .

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MODELLI COGNITIVISTI DELL’INSEGNAMENTOMODELLI COGNITIVISTI DELL’INSEGNAMENTO 

Organizzazione Di strategie Apprendimento significativo Spiegazione e comprensione Sequenze di istruzione Preparazione finalizzata al compito Pratica ripetitiva Monitoraggio dell’apprendimento Verifica in itinere dell’apprendimento Revisione in itinere dell’insegnamento Azione formativa calibrata Organizzazione linguistica Trasmissione cumulativa di conoscenze Situazione didattica acontestuale.  

MODELLI COGNITIVISTIMODELLI COGNITIVISTI  L’APPRENDIMENTO è una elaborazione di processi mentali L’INDIVIDUO ha una strutturazione cognitiva interna L’EDUCAZIONE sviluppa la capacità di apprendere IL FORMATORE struttura i contenuti di apprendimento