terra di basilicata
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DROGA ALLA PORTATA DI TUTTI
La Cinadavanti l’Europa
Settimanale Freepress
MERCOLEDI’ 19 MAGGIO 2010
ANNO III N. 1a
INSERTO SPECIALEINSERTO SPECIALE
Direttore
ANTONIO SAVINO
PER LA TUA PUBBLICITA’ CHIAMA 0971 1973010 CELL. 320 1813033 email: [email protected]
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Google deve pagare
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I- INSERTO SPECIALE - 19 MAGGIO 2010
2 La cina che cresce, l’europa che arrancaLa crisi è tanta ed è ovun-
que, direbbe qualcuno.Ma c’è chi la contrasta a
colpi di nuovi investimenti. È ilcaso più unico che raro dellaCina, più nello specifico di Pe-chino. È qui che l’economiacontinua a galoppare facendosibeffe di quanti arrancano tra di-soccupazione, tagli, tasse e po-vertà crescente. Pechinostabilisce un nuovo recordmondiale. Pochi giorni fa si èaperta sul suo territorio l’Expopiù grande di tutti i tempi.Dopo aver sottratto alla Ger-mani il primato in quanto a nu-mero di esportazioni (e laGermania, da sempre, pare ir-raggiungibile per molti), proba-bilmente la Cina a breveriuscirà ad effettuare il sorpassoanche con il Giappone, altropaese in crescita costante edinarrestabile. Diventando così ilterzo paese più forte, dal puntodi vista dell’economia, del pia-neta, in coda solo agli StatiUniti e alla zona euro. Ma pergli esperti che monitorano i si-stemi economici su scala plane-taria, la corsa della Cina non sifermerà qui. Lo studio che chia-risce le dinamiche cinesi è afirma degli analisti della sviz-zera banca Syz & Co: secondoquest’ultimo, il paese tornerà aivecchi fasti precoloniali,quando il suo sistema produt-tivo sfavillava e fungeva daesempio lungimirante per leeconomie di mezzo mondo. Gli
ultimi dati utili chiariscono leidee: dopo il rallentamento del2009, la Cina ha ritrovato, ca-valcandolo, il ritmo di crescitache aveva prima della terribilee penosa crisi finanziaria, conconseguente rivalutazione delloyuan. Il Pil del primo trimestre2010 e' cresciuto quasi del12%. Anche la produzione in-dustriale, gli investimenti e levendite al dettaglio sono inforte accelerazione. «A talpunto che, di fronte al riaccen-dersi dell'inflazione e alla corsadei prezzi dell'immobiliare,sono riemersi i timori di surri-scaldamento dell'economia»,sostengono gli analisti di Syz &
Co. Il recupero della crescita ci-nese, piu' rapido rispetto aquello delle economie già svi-luppate, ha ulteriormente accre-sciuto il peso del giganteasiatico sugli scenari mondiali.Con una crescita media annuadel 10% dal 2000, trainata daun settore industriale che di re-cente ne ha fatto, appunto, ilprimo esportatore mondiale da-vanti alla Germania, la Cinaormai ha acquisito il peso eco-nomico che le da' diritto di en-trare a pieno titolo nel circolodelle grandi potenze, al qualegia' poteva ambire per la suaimportanza strategica, militaree demografica. Un’altra batostadunque, come dicevamo, perquanti si affannano alla ricercadi soluzioni convenienti e dure-voli nel tempo. L’Europa sta aguardare. Come se avesse lemani e i polsi legati, come se unpugno di paesi fortemente svi-luppati ma in picchiata storicanon riuscissero a concertarsi in-telligentemente. Siamo forseostaggio di incapacità latente?Siamo forse destinati al tra-collo, come si dice di certi paesi
che faranno da apripistaalla crisi economica?Viene da pensare che sec’è riuscito un paese popo-loso e complesso quanto laCina, certo non facile dagestire, pieno di compli-canze e divari tra ricchi epoveri, allora anche l’Eu-ropa ce la farà. Sì, è un au-spicio. Ma allo stessotempo i timori di moltisono fondati, quelli chevedono alcuni paesi, so-prattutto della sensibilis-sima area euro, destinatiad attraversare – si speraindenni – l’autostradadella crisi, lasciando unascia di disastri ed errorigrossolani o madornali,chissà. Mentre il mondoosserva la Cina ed il suolungo camminamentoverso la crescita, silen-zioso e riservato comesolo loro sanno fare, ilresto del mondo si inter-roga. E pensa. Pensa.
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Sentenza storicacontro googleH
a fatto il giro del mondo e
del web. Una sentenza
che, certamente, cambierà
le sorti del web e della libera cir-
colazione di idee e immagini. Per-
ché se è vero che la “libertà prima
di tutto”, è altrettanto giusto pren-
dere coscienza del fenomeno
“giungla – internet”. Tutto viene
pubblicato senza filtri, tutto può
circolare. Anche l’orrore. Dunque,
stiamo parlando di Google. Spet-
tacolare motore di ricerca usato su
tutto il pianeta. Il migliore forse,
certo il più frequentato. Su Google
si cerca e si trova l’impossibile.
Anche ciò che non dovrebbe es-
sere pubblicato. Ed una sentenza
controversa ce lo ricorda. Ma par-
tiamo dal fatto che ha innescato
questa piccola bomba a orologe-
ria. Un video pietoso, pubblicato
da Google Video nel 2006, che
rappresenta il male ed il bene:
bulli che picchiano e si prendono
gioco di una ragazzino down. Il
luogo del crimine è l’Istituto Stei-
ner di Torino Impossibile per al-
cuni vederlo dal principio alla fine,
impossibile pensare che c’è gente
che se la ride al cospetto di tanta
idiozia. E ad accorgersene è il Tri-
bunale di Milano ed un suo giu-
dice arrabbiato e indignato. Le
imputazioni nei confronti dei ver-
tici della società sono di diffama-
zione aggravata e di trattamento
illecito di dati personali a fini di
profitto. Gli imputati sono dunque
i dirigenti più blasonati di Google:
l'ex presidente del consiglio di am-
ministrazione di Google Italy,
David Carl Drummond; un ex-
membro del consiglio di ammini-
strazione e Ceo di Google Italy, Ge-
orge De Los Reyes; il responsabile
delle politiche sulla privacy europeo
di Google, Peter Fleitcher; infine Ar-
vind Desikan, l'ex-responsabile di
Google Video per l'Europa. La Pro-
cura di Milano ha obiettato che il
trattamento dei dati sensibili sul web
non può essere totalmente libero e
scevro da qualsivoglia controllo da
parte di chi gestisce un sito o un por-
tale ma deve essere ligio alle norme
di informazione e autorizzazione
previste dal Codice della Privacy.
Cosa avrebbe dovuto fare Google,
dunque? Trattandosi di un minore
affetto da patologie, avrebbe dovuto
interpellare il Garante della Privacy
prima di pubblicare il video on line
e così “promuoverlo” sull’intero pia-
neta. Inoltre, sostiene l’accusa, ogni
utente, prima di effettuare l’upload
del file, avrebbe dovuto avere a di-
sposizione l’informativa sulla pri-
vacy. I quattro bulli, che hanno
sfogato la loro sete di idiozia sul ra-
gazzino disabile, hanno
espiato la condanna con
un anno di volontariato
all’associazione Vivi
Down, cui è iscritta la po-
vera vittima. E qui si
aprirebbe un altro capi-
tolo sulla giustizia ita-
liana (considerato che
troppo spesso si vedono a
spasso ladri e omicidi).
Alle accuse il responsa-
bile dei rapporti istituzio-
nali di Google, Marco
Pancini, ha risposto così:
“Internet è un territorio
free per sua natura e non
è materialmente possibile
per il gestore vagliare in
anticipo tutti i contenuti
filmati uplodati (…). E
anche se fosse possibile
non lo riterremmo etica-
mente accettabile. Non
servono leggi nuove per
internet ma piuttosto,
come sta facendo Goo-
gle, abituare gli utenti a
un uso responsabile e ri-
spettoso del medium”.
Ecco, forse a questo ser-
virà il “rimprovero” del
Tribunale che sta facendo
velocemente il giro del
mondo. A ricordare che
esistono regole di natura
etica e morale, precetti
non per forza imposti ma
che dovremmo sentire
noi tutti, dal profondo del
cuore. E anche dalla
testa.
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4 La droga “democratica”
Èl’eterna lotta tra lo Stato e ladroga. Tra chi ne fa uso eabuso e chi la vende e la
“stravende”. La droga non ha maismesso di esistere. Oggi però è più“democratica”: nel senso che, pur-troppo, è diventata alla portata ditutti, di troppi. Così il consumatoreabitudinario o saltuario è il facol-toso medico, oppure il ragazzinoche esce il sabato sera con ventieuro in tasca, oppure lo stranierosenza permesso di soggiorno, o an-cora l’impiegato a mille euro almese. La notizia però che ci hafatto riflettere, in questi giorni, èquella relativa all’arresto, nel tori-nese, di un giovane nigeriano da-vanti il sagrato di una chiesa. Sì, èlì che spacciava abitualmente. Isuoi clienti, blasonati imprenditorie professionisti, ricchi, tanto dapermettersi droga ogni giorno e perdivertimento. Ma il pusher dei vip,come è stato definito dai quoti-diani, ha raccontato davanti al giu-dice la sua triste storia. Tanto dadiventare un caso. Jude Austinfugge dal suo paese, la Libia, in se-guito ad una condanna a morte daparte di una setta tribale impastataa culti in odore di satanismo. Il
padre del ragazzo, ora deceduto, eraun affiliato della Ogboni Fraternity,la setta in questione. Il regolamentodi questo gruppo di sprovveduti pre-vede che alla morte di un affiliato su-bentri immediatamente il primofiglio, con la stessa carica e lo stessogrado. In tal caso, il pusher Jude, ilquale non avrebbe potuto rifiutarsi.Perché? Il rispetto della regola, nella
setta, è imposto, pena morte certadel soggetto in questione. Questa laversione del giovane nigeriano e,naturalmente, del suo avvocato di-fensore. Di qui la fuga, quando ilragazzo si vide al cospetto degliadepti pronti alla celebrazione delnuovo affiliato. Jude venne a sa-pere che la setta era alla ricercadello stesso, per mari e per monti,quanto meno nella sua Nigeria. Ilgiovane, una volta messo piede inItalia, presto fece richiesta dellostatus di rifugiato. Richiesta re-spinta. Ricorso impugnato dal suoavvocato difensore, il quale ricordache la setta, la Ogboni Fraternity, èsospettata di molti omicidi rituali.La decisione resta nelle mani delTribunale di Bari. Lo stesso Isti-tuto, tra l’altro, per ragioni miste-riose, risulta il preferito da moltiaspiranti rifugiati e quasi tutti nige-riani. Jude è stato arrestato dagliagenti mentre consegnava, insiemead un “collega” nigeriano, una co-piosa dose di cocaina ad un mana-ger, a sua volta fermato dallapolizia. Due dose di cocaina incambio di 130 euro, più un cellu-lare in omaggio. I due pusher ave-
vano anche strampalatinomignoli, tali da restarenella memoria dei clienti:Ugone e Papi. La clien-tela, secondo la polizia,era assai selezionata e ab-biente. La cocaina spac-ciata era di qualitàsuperiore, questo giustifi-cava anche i prezzi fuorimercato di quello che è di-ventato un “pasto” pertutti. Il manager ha ancheaggiunto che i due giovanierano i suoi “pusher di fi-ducia”. La droga dilaga,da Torino a Salerno, oggipiù che mai. È sufficienteuna discoteca per procac-ciarsela, un parco urbanoin pieno giorno, un passa-parola e anche il sagrato diuna chiesa.
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