topografia antica collana diretta da edoardo tortorici 3 · 2019. 11. 10. · 5 sulla topografia di...

17
TOPOGRAFIA ANTICA Collana diretta da Edoardo Tortorici 3

Upload: others

Post on 27-Jan-2021

14 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • 1

    TOPOGRAFIA ANTICA

    Collana diretta da Edoardo Tortorici

    3

  • 2

    Comitato scientifico

    Enrico Felici (Università di Catania)Piero Alfredo Gianfrotta (Università della Tuscia - Viterbo)Lorenzo Quilici (Università di Bologna)Stefania Quilici Gigli (Seconda Università di Napoli)Edoardo Tortorici (Università di Catania)

    Tutti i volumi della collana sono sottoposti a referaggio. I nomi dei Referee sono consultabili sul sito della casa editrice.

  • 3

    TRADIZIONE, TECNOLOGIA E TERRITORIO

    2

    BONANNO EDITORE

  • 4

    Il lavoro è stato realizzato e stampato con i fondi per la Ricerca di Ateneo dell’Università di Catania.

    Ha contribuito alla stampa del volume:Dipartimento di Scienze Umanistiche - Università di Catania

    ISBN 978-88-96950-99-9

    ISSN 2281-3276

    Proprietà artistiche e letterarie riservateCopyright © 2014 - Gruppo Editoriale Bonanno s.r.l.

    Acireale - Roma

    [email protected]

  • 5

    Indice

    Abstracts pag. 7

    Antonino BarberaI guardiani del fiume. Per una carta archeologica del territorio di Caltanissettatra l’Eneolitico e il Bronzo Antico ” 11

    Giacomo BiondiUna tomba del Bronzo Antico sulla cima di Monte Ficarazza (Centuripe – EN) ” 31

    Massimo CultraroCatania Prima di Evarco. Per una carta archeologica delle evidenze preistoriche nell’area urbana ” 39

    Vincenzo OrtolevaCatania. Il cosiddetto Arco di Marcello nel Chronicon urbis Catinae di Lorenzo Bolano ” 75

    Edoardo TortoriciCatania. Il cosiddetto Arco di Marcello. Problemi di topografia antica ” 85

    Antonio TempioCatania. La scoperta dell’epigrafe di Iulia Florentina e alcune ipotesi sui luoghi delle fores martyrum ” 109

    Francesca MariaContributi preliminari per la Carta Archeologica del territorio di Sferro ” 143

    Elena Consoli, Francesca MariaNuovi dati archeologici dai fondali di Acitrezza ” 173

    Piero Alfredo GianfrottaBarchette fittili siceliote e prove di immaginarie navigazioni ” 183

    Carmelo MartinoLe anfore dal mare di Hipponion–Valentia ” 195

    Enrico FeliciIl mare a Roma ” 213

  • 6

  • 75

    Vincenzo Ortoleva

    Catania. Il cosiddetto Arco di Marcello nel ChroniCon urbis Catinae di Lorenzo Bolano

    A. Cenni biografici su Lorenzo Bolano

    Di Lorenzo Bolano possediamo notizie frammentarie1, legate soprattutto al suo insegnamento nell’Uni-versità di Catania fra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII. Nel 1565 è lettore di logica, e così pure nel 1570 e nel 1571. Nel 1572 passa all’insegnamento di medicina e, tra il 1578 e il 1590, a quello di filosofia. Nel 1599 gli viene affidata ancora la lettura di medicina, che terrà continuativamente dal 1606 al 1612 (oltre a due nuove assegnazioni alla cattedra di filosofia nel 1600 e nel 1613). Dopo il 1613 il suo nome scompare dai ‘rotuli’ dell’Università di Catania. Bolano dunque svolse la maggior parte della sua attività nell’Ateneo catanese, di cui fu uno dei più illustri professori del tempo, pur non senza contrasti con le autorità accademiche e cittadine2. Figura di medico e filosofo, Bolano può essere considerato un epigono della tradizione aristotelica rinascimentale, e di ciò è testimonianza il suo Opus logicum, stam-pato a Messina nel 15973. Tra gli altri suoi scritti molto interessante doveva essere il trattato di indagine naturalistica dal titolo Discorso sopra Mongibello, purtroppo andato perduto. L’opera di maggiore impor-tanza di Bolano è tuttavia il Chronicon urbis Catinae, sfortunatamente rimasta in forma manoscritta: fu ereditata dal figlio Girolamo e poi dal nipote di questi, ma se ne perdono le tracce dopo il terremoto del 1693. Il Chronicon di Bolano fu però consultato e parzialmente riprodotto dagli storici locali del XVII secolo Pietro Carrera (1573-1647) e Giovan Battista De Grossis (1605-1666)4; attraverso le loro citazioni abbiamo le descrizioni dei monumenti di epoca romana a Catania ancora visibili alla fine del XVI secolo: l’anfiteatro, il teatro, l’odeon, la naumachia, l’ippodromo, gli archi, le terme, i templi, gli acquedotti, il carcere di Sant’Agata5. Le descrizioni di Bolano si fanno soprattutto apprezzare perché derivate da una visione diretta e approfondita dei monumenti senza apparenti concessioni all’utilizzo di fonti secondarie o alla ricostruzione arbitraria. Esse forniscono pertanto informazioni che vanno vagliate con cura e messe a raffronto con i dati archeologici che ancora si possono rinvenire sul terreno.

    B. La descrizione del cosiddetto Arco di Marcello nel ChroniCon urbis Catinae

    Un’edizione critica dei frammenti del Chronicon relativi alla descrizione dei monumenti antichi era stata approntata nel 1921 da Guido Libertini sulla base delle testimonianze di tradizione indiretta cui prima si è fatto cenno. L’edizione del testo era stata fatta precedere da un’ampia introduzione che funge anche da commento all’esposizione di Bolano6. È mio scopo ripubblicare criticamente in

    1 Traggo i succinti dati biografici che seguono da Stabile 1969, dove è pure rinvenibile la bibliografia di riferimento. Mi preme ringraziare quanti hanno concorso alla realizzazione di questo studio, che ha carattere sicuramente interdisciplinare: Edoardo Tortorici, che mi ha spinto a intraprendere questa ricerca e con cui ho costantemente discusso i risultati di essa; Paolo Militello e Giannantonio Scaglione, per il fondamentale supporto nel reperimento delle fonti cartografiche su Catania prima del terremoto del 1693; la Dott.ssa Rita A. Carbonaro, Direttrice delle Biblioteche Riunite «Civica e A. Ursino Recupero» di Catania, per il prezioso aiuto prestatomi nella consultazione di materiale manoscritto conservato in tali biblioteche.

    2 Su tali contrasti, legati soprattutto alla sua professione di medico e ad alcuni incarichi di insegnamento a Palermo, si veda ancora Stabile 1969.

    3 Bolano 1597.4 Carrera 1639, p. 37, così ci informa sul ms.: «Egli [scil. Bolano] in una elegante descrittione delle opre

    magnifiche di Catania, la qual di mano di lui si serba in potere di D. Girolamo suo figlio...».5 Sulla topografia di Catania antica si veda in particolare Tortorici 2008 con ricca bibliografia.6 Libertini 1921; il testo di Bolano è pubblicato alle pp. 129-138.

  • 76

    questa sede il frammento del Chronicon relativo al cosiddetto Arco di Marcello (sebbene Bolano non lo indichi mai con tale appellativo7), corredandolo di una traduzione (non fornita da Libertini nella sua edizione) e di un commento. Il frammento è tramandato da Carrera 1639, pp. 96-97 e da De Grossis 1647, pp. 23-248.

    I. Testo criticoAlter autem bifrons in Vico Occidentali post Forum publicum negociatorium sub Divae Caterinae Templo situs, marmoreo cingulo decoratus necnon inferno lapideo, in superiori parte lateritius, non sine miro artificio erectus, longitudinis pedum ab Oriente ad Occidens 48., latitudinis ab Austro ad Aquilonem pedum 80. Est lata camera pedibus sexdecim. (2) Cui autem fuerit dicatus, marmorea tabella aut statua, in Orientali arcus vertice, Aetnaeo quadrangulari lapidi hodie fracto, cuius reliquiae planae sunt, supersidens, explorabam; at utriusque defectus rem obscuritate donavit. Habet utrinque murum latera. Moles sane calcis ubertate et Aetnaeorum lapidum concinnitate tam celebris, ut mirari potius quam observare debeamus. (3) Latus alterum in Aedem Divi Ioseph, olim B. Virginis Loreti, protenditur ibidemque terminatur; alterum, aequae magnitudinis, in Octavii Colle domum (erat an-tiquitus nulli adhaerens domui). (4) Distabat ab isto Orientalis porta ex albissimo marmore constructa, Corinthio ornatu resiliens, pedibus fere vigintiduobus, cuius hodie frontispicii pars in atrio Octavii Colle omnibus obiecta reponitur; Occidentalis altera, pedibus triginta quinque distans, quae utrum lapidea an lateritia vel marmorea fuerit nullum extat antiquitatis vestigium. (5) Portas autem utrinque, et non caecos muros, extitisse fidissimo sunt exemplo Romanorum Arcus qui, in Urbis siti vicis, aditum utrinque civibus tribuebant atque hodie tribuunt; alioquin obliquus iste noster, in vico obvio latere positus neque pulchritudinem neque commodum civibus exhibuisset. (6) Sed evidentia Orientalis fun-damenta calcantur, quandoquidem in medio angustiora pro solio, in utroque latere portae coxis aeque latiora respondentia sunt, ut sponte quilibet superaedificatam fuisse portam profiteatur.

    publicum CG: pubbl- Lib. || negociatorium CG: -torum Lib. || Caterinae C: Cata- G Cathe- Lib. || 48. CG: XLVIII Lib. || 80. CG: LXXX Lib. || sexdecim CG: XVI Lib. || 2 lapidi CG: -de Lib. || murum latera CG: murum Lib. || 3 Ioseph CG: -phi Lib. || B. CG: Beatae Lib. || Loreti C: Lau- G || 4 ante distabat lacunam statuit Lib. || vigintiduobus CG: XXII Lib. || triginta quinque CG: XXXV Lib. || an lateritia CG: om. Lib. || extat CG: exst- Lib. || 5 extitisse CG: exst- Lib. || utrinque CG: utrim- Lib. || 6 post Orientalis add. [portae] Lib. || solio G: solis C || superaedificatam CG: superindicatam Lib.

    II. TraduzioneL’altro arco è invece bifronte e si trova nella via Occidentale dopo la piazza della Fiera, davanti alla chiesa di Santa Caterina; è decorato da una fascia marmorea e da un basamento in pietra; nella parte

    7 L’attribuzione a Marcello si rinviene invece in Carrera 1639, p. 97: «Questo da i Catanesi è chiamato l’Arco di M. Marcello, forse perché in honor di lui eglino lo fabricarono, quando dall’espugnata Siracusa fé ritorno, del che non me ne viene presentata testificatione di scrittura» (cfr. pure p. 453); e in De Grossis 1647, p. 24: «Nec a vero abberraverim si M. Marcello Arcum hunc dixerim erectum; id quod Bolano ignotum fuisse scitum est. Stat pro nobis constans a maioribus nostris ad nos usque ducta traditio, Arcum istum Marcello erectum contendens; hinc M. Marcelli Arcum Fornicem istum, ad nostra etiam tempora, vulgus appellat [...]. Non temere igitur quispiam credet Arcum M. Marcello de Catanensi Republica optime merito a Catanensibus erectum, quo nunquam senescentis virtutis recens ad posteros derivaret memoria, extaretque non perituris prisca fides testata monimentis» (cfr. anche infra, n. 8). Sulla testimonianza di Amico 1741, si veda infra, n. 42.

    8 La porzione di testo che qui si pubblica costituisce parte del frammento nr. 7 nella numerazione di Libertini 1921, pp. 133-134, che si apre con la breve descrizione di quello che Bolano definisce un arco quadrifronte (cfr. infra nel Commento). Adotto le seguenti sigle nell’apparato critico: Carrera 1639 = C; De Grossis 1647 = G; Libertini 1921 = Lib. È inoltre da notare che Amico 1741, pp. 71-72, riporta una parafrasi del testo di Bolano verosimilmente desunto da Carrera e De Grossis. La suddivisione in paragrafi è mia e ha il solo scopo di una più agevole citazione del testo. Evito infine di segnalare in apparato i meri errori di stampa che si rinvengono in Libertini 1921. Il frammento è così semplicemente introdotto in Carrera 1639, p. 96: «Seguiamo la narratione dell’altro Arco disposta dal medesimo Bolano». Più articolato De Grossis 1647, p. 23: «Posterior haud inferioris ordinis Arcus Bifrons in Vico Occidentali post forum negotiatorium M. Marcello cessit, quando captis Syracusis, ac deletis hostibus, bellica virtute commendatus pacem Regno diuturnam obtinuit, Catanae ob tam insignes victorias triumphans se recipit, eique, Arcus, ut dicebam, erigitur. Eleganter, ut solet, arcus istius exemplar designavit Bolanus. Alter autem inquit Bifrons...».

    V. Ortoleva

  • 77

    superiore è di mattoni; costruito con ammirevole perizia, misura 48 palmi [m 12,39?] in profondità da oriente a occidente e 80 palmi [m 20,65?] in larghezza da meridione a settentrione. La volta è larga 16 palmi [m 4,13?]. (2) Salito su un obelisco di pietra lavica adesso spezzato – e i cui resti si trovano per terra – cercavo sulla sommità dell’arco rivolta a oriente se fosse stato dedicato a qualcuno median-te una lapide marmorea o una statua, ma l’assenza sia dell’una che dell’altra rese oscura la questione. L’arco ha un muro da ambedue i lati. Senza dubbio la costruzione è tanto splendida per l’abbondanza di calce e la regolare disposizione dei blocchi di pietra lavica che dobbiamo ammirarla piuttosto che osservarla. (3) Un lato [dell’arco] si estende verso la chiesa di San Giuseppe, una volta dedicata alla Beata Vergine di Loreto, e lì finisce; l’altro lato, di eguale grandezza, si prolunga verso la casa di Ot-tavio Colle (ma anticamente non era unito ad alcuna casa). (4) Distava da esso [cioè dall’arco] circa 22 palmi [m 5,68?] una porta posta a oriente; essa era costruita di marmo bianchissimo e aggettante con una membratura corinzia; la parte del frontone di tale porta è conservata nell’atrio di Ottavio Colle ed è visibile a tutti. Un’altra porta, posta a occidente, distava [dall’arco] 35 palmi [m 9,03?]; di essa non rimane alcun antico resto che permetta di stabilire se fosse di pietra, di mattoni o di marmo. (5) Che esistessero porte da ambedue le parti e non muri ciechi lo testimoniano assai sicuramente gli archi romani, che situati nelle vie della città, permettevano, e ancora oggi permettono, l’accesso da entrambi i lati ai cittadini. Il nostro arco però, essendo posto di traverso ed essendo situato nella via con il lato all’incontrario, non avrebbe offerto ai cittadini né ornamento né utilità. (6) Tuttavia, si calpestano evidenti fondazioni della porta posta a oriente, dal momento che vi sono fondazioni più piccole al centro corrispondenti alla soglia, e in ambedue i lati, egualmente più ampie, corrispondenti agli stipiti di una porta, tanto che chiunque riconoscerebbe spontaneamente che lì vi era costruita sopra proprio una porta.

    III. Commento(1). alter: Immediatamente prima Bolano aveva descritto quello che gli era sembrato un arco qua-

    drifronte: Arcus itidem Triumphales extant Catinae duo, sed dirutus alter quadrifrons post Divae Marinae Emporium et Templum Occidentalis, cuius rudera aeque sibi astantia in Vico cernimus. Distant autem a sese pedibus viginti duobus, quae spatia portae praefuerant; vestigia pedum quatuordecim quadrata sunt; at cui dicatus iste fuerit nihil aut scriptum aut relatum vel nobis vel prioribus ante nos apparuisse scio9.

    in Vico Occidentali: Corrisponde grosso modo all’attuale via Vittorio Emanuele (ex Strada del Corso)10.post Forum publicum negociatorium: L’espressione indica senza dubbio la Piazza della Fiera (il Fo-

    rum lunae), dove si teneva la fiera il lunedì. Si trovava più o meno alle spalle (e in parte al di sotto) dell’attuale Palazzo dell’Università11.

    sub Divae Caterinae templo situs: La preposizione sub ha qui valore di «davanti», «dirimpetto». L’ubicazione della chiesa di S. Caterina era effettivamente più o meno di fronte all’arco12.

    marmoreo cingulo: Bolano usa un’altra volta il termine cingulum nel fr. 3 del Chronicon (il teatro minore13): [scil. portae] lapideum cingulum medium habentes. Esso dovrebbe avere il valore di «fascia», «cordone», «cordolo»; il lessico di Du Cange14 riporta l’attestazione in questo senso in un Chronicon Parmense del 1291: elevata est turris sanctae Mariae maioris ecclesiae a cingulis lapidum sine archetis insursum per multa brachia15.

    9 Riporto in via provvisoria il testo, pur problematico, che si rinviene in Carrera 1639, p. 96 (quello leggibile in Libertini 1921, p. 133, è scarsamente utilizzabile a causa di refusi e interventi arbitrari). Sull’effettiva presenza di un arco quadrifronte a Catania, che appare alquanto dubbia, cfr. inoltre Libertini 1921, pp. 117-118.

    10 Ringrazio ancora una volta il Dott. Giannantonio Scaglione per avermi molto puntualmente ragguagliato sull’ubicazione e la denominazione delle strade della città prima del terremoto del 1693.

    11 Cfr. Militello, Scaglione 2009, pp. 127-128.12 Cfr. la rielaborazione grafica della pianta della Biblioteca Angelica di Roma (1584) in Militello, Scaglione

    2009, pp. 118 (pianta n. II: «Arco triunfale») e 122 (pianta n. VII; la chiesa di S. Caterina è segnata con il n. 8). Le medesime rielaborazioni in Scaglione 2012, pp. 67 e 72. Un’espressione analoga si rinviene in Carrera 1639, p. 453, sempre a proposito del nostro arco: «il qual’hoggi si vede sotto la Chiesa di S. Caterina».

    13 Libertini 1921, p. 131.14 Du Cange 1883-1887, s. v. cingulum: cingulum lapidum.15 Barbieri 1858, p. 82.

    ChroniCon urbis Catinae

  • 78

    inferno lapideo: L’agg. sost. infernum ha probabilmente valore di «zoccolo» o «basamento», ma non ho trovato altre attestazioni nella terminologia architettonica; si veda tuttavia lo stesso termine nel senso anatomico di «parti basse del corpo», «intestino»16.

    longitudinis pedum ab Oriente ad Occidens 48.: Punto fondamentale per la comprensione della descrizione di Bolano è naturalmente stabilire l’esatto valore dell’unità di misura da lui utilizzata. Se si assume che Bolano impiegasse il palmo siciliano (equivalente a circa cm 25,8117), si potrebbe conclu-dere che le sue misurazioni sono molto precise. Nel caso dell’anfiteatro Bolano infatti afferma che il «grande asse esterno» misura 490 ‘piedi’, cioè m 126,49, un valore praticamente esatto (le misurazioni attuali riportano la lunghezza m 125,00)18. Ho convertito pertanto in metri le misurazioni di Bolano sulla base del valore del palmo siciliano.

    (2). quadrangulari lapidi: Il termine lapis quadrangularis sembra designare nel lessico del tempo l’«obelisco», o in ogni caso una qualche forma di monolito. Si veda ad es. il frammento dei Mirabilia Urbis Romae nel cod. Subiaco, Biblioteca statale del Monumento Nazionale di S. Scolastica, Mano-scritti, ms. 223, CCXX (XV sec.)19: De augulia in Vaticano: Est apud sanctum Petrum in Vaticano unus magnus lapis quadrangularis mire altitudinis et magnitudinis positus super quattuor nucibus... Del tutto erronea appare in ogni caso l’interpretazione di Libertini, secondo cui la «pietra rettangolare» sarebbe stata posta nella parte più alta dell’arco e avrebbe costituito il punto in cui Bolano era andato a cercare l’iscrizione dedicatoria20.

    Habet utrinque murum latera: Non è affatto chiaro dove si trovasse questo muro. Da ciò che Bolano dice dopo riguardo alle porte (Portas autem utrinque et non caecos muros extitisse) sembrerebbe evincersi che egli vedesse due muri, o forse solo le fondazioni di essi: uno a est, l’altro a ovest dell’arco. La le-zione latera era stata omessa da Lib., ma si trova riportata in CG preceduta da una virgola (...utrinque murum, latera). Ritengo che l’espressione utrinque ... latera (nel senso di «da ambedue i lati») sia per-fettamente plausibile se si considera l’attestazione di Curt. 4,12,3: duo cornua diuiserat peditem, utrimque latera equite circumdato (dove gli editori, credo a torto, leggono di solito diversamente21). La stessa espressione si rinviene anche, e ciò è ancora più significativo, in Famiano Strada (1572-1649), un autore quasi contemporaneo di Bolano, che nel suo De bello Belgico scrive: Frontem et vicina [scil. molis] utrimque latera lorica cingebat texta ex cratibus, atque humenti terra, cespitibusque conferta22.

    (3). in Aedem Divi Ioseph, olim B. Virginis Loreti: Nelle piante del XVI e del XVII sec. non si fa menzione di questa chiesa di S. Giuseppe; è tuttavia verosimile ritenere che, data l’ubicazione del nostro arco, essa corrispondesse più o meno all’attuale chiesa di S. Giuseppe al Duomo, che si trova quasi di fronte all’attuale chiesa di S. Martino ai Bianchi nell’odierna via Vittorio Emanuele23.

    in Octavii Colle domum: L’unica notizia su Ottavio Colle che sono finora riuscito a reperire con-siste nel fatto che fu marito di Maria Scammacca e padre di Agata Colle, moglie di Gaspare Federico (morto a Palermo il 13 luglio 1648)24.

    (4). Distabat ab isto Orientalis porta ... pedibus fere vigintiduobus, ... Occidentalis altera, pedibus triginta quinque distans: Libertini pensava che il muro di cui Bolano parla prima (§ 2) corresse ai due lati dell’arco, da una parte verso la chiesa di S. Giuseppe, dall’altra verso la casa di O. Colle, e che

    16 ThlL s. v., col. 1371, 14-19.17 Cfr. Nicita 1893, pp. 13-14.18 Secondo Libertini 1921, p. 114, la misura di 490 ‘piedi’ per il «grande asse esterno» dell’anfiteatro fornita da

    Bolano corrisponderebbe a circa m 132,10. Libertini sembrerebbe presupporre che il piede di Bolano corrispondesse a quello romano (circa cm 29,57). Tuttavia qui e altrove (cfr. ad es. p. 114, sempre a proposito dell’anfiteatro) lo studioso incorre in un errore di calcolo, perché se Bolano avesse misurato in piedi romani la misura corrisponderebbe a circa m 144,89.

    19 Pubblicato in Federici 1904, pp. 385-391, 391.20 Libertini 1921, p. 119: «[Bolano] avrebbe osservato [...] forse anche la parte più alta [dell’arco] sulla quale

    egli andò a ricercare l’iscrizione in quella pietra rettangolare che a lui sembrava il posto più adatto per una eventuale epigrafe dedicatoria».

    21 Lucarini 2009, ad loc., ad es., pubblica utrique lateri sulla base dei codici umanistici (ϛ); utrimque latera hanno invece BL.

    22 Strada 1648, pp. 134-135.23 Cfr. Rasà Napoli 1900, pp. 294-296. 24 Emanuele 1759, p. 241.

    V. Ortoleva

  • 79

    in queste due porzioni di muro Bolano avesse ipotizzato la presenza in antico di due porte25. Questa ricostruzione tuttavia non è conciliabile con le misure fornite da Bolano in riferimento alle porte, né con gli appellativi orientalis e occidentalis. L’unica spiegazione possibile, come si è sopra accennato, è che Bolano vedesse i resti (o delle semplici fondazioni) di due muri, uno a est e uno a ovest dell’arco, e all’interno di ciascuno di essi delle fondazioni di due porte (cfr. § 6: evidentia Orientalis fundamenta calcantur). Le distanze delle due porte (distabat ab isto ... distans), e quindi dei due muri, non possono che avere come punto di riferimento l’arco stesso26.

    Corinthio ornatu: Per l’uso dell’espressione ornatus Corinthius con espresso riferimento al decoro di porte e finestre di un edificio si veda ad es. Wolff 1738, p. 290: «Ornatus Aedificii est apparatus eorum, quae ad alliciendos praetereuntium oculos Aedificio adsunt» e p. 352: «Fenestram et Janu-am exornare. Resolutio: Ornatus simplicissimus est, si membra Epistylii cum lateribus Fenestrarum atque Januarum parallela circumducantur. Si ornatiores desideraveris, addendus est Zophorus cum Coronice, vel etiam Zophorus cum Coronice atque Frontispicio: immo Januae Aedium Columnas et Pilas parietinas admittunt». A p. 354 si descrivono poi in dettaglio gli elementi dell’ornatus Corinthius per porte e finestre.

    resiliens: Il verbo resilio con il significato tecnico di «essere sporgente», «aggettare» si rinviene altrove in testi umanistici di architettura, come ad es. in Philander 1552, p. 98: Supra triglyphos est taenia, quae quamvis procurrat, ubi ad eorum perpendiculum pertingit aliquantum exerta et resiliens, ipsis capi-tulorum vicem praestat27. Il verbo non sembra invece essere impiegato in tal senso nel latino classico.

    frontispicii pars: Penso che sia più appropriato al nostro contesto intendere «la parte del frontone», piuttosto che «una parte del frontone». Il sostantivo frontispicium in tal senso è già attestato in Ps. Prosp. prom. 3,38,44: titulus aeneis grandioribusque litteris in frontispicio templi conscriptus; il termine è poi rinvenibile in età umanistica28.

    (5). in vico obvio latere positus: Probabilmente, secondo Bolano, il lato che appariva più decorato (quello in cui si apriva la porta con la modanatura corinzia) doveva essere quello d’ingresso. Ma poiché quest’ultimo era quello orientale, il nostro autore non si spiegava perché mai da esso si uscisse dalla città e non il contrario.

    (6). pro solio: L’unico senso possibile di solium (lezione tràdita da G e accolta anche da Lib.) in questo contesto mi sembra quello di «soglia», registrato in Du Cange 1883-1887, s. v. solium 1, che riporta l’attestazione in un atto giudiziario del regno di Filippo IV in Francia (a. 1299)29: ...idem epis-copus [scil. Ambianensis] dicebat se esse, et predecessores suos episcopos fuisse, in possessione vel quasi talis iuris quod nullus casticiare [cioè «edificare»] potest in civitate Ambianensi, in terra, nec solium ponere, nisi a gentibus nostris et ab ipso episcopo vel eius mandato prius petita licencia et obtenta; qua obtenta, ponens solium nobis duodecim et episcopo duodecim denarios debebat30. Ritengo d’altra parte difficile accogliere

    25 Libertini 1921, p. 119: «L’arco inoltre sembrava estendersi da una parte, cioè da quella settentrionale, verso la chiesa di S. Giuseppe (forse corrispondente alla odierna omonima), verso sud, oltre il tempio di S. Caterina, presso le case di certo Ottavio Colle nel cui cortile si trovavano pezzi della decorazione in marmo provenienti forse da questa costruzione. Ma ai due lati, come si deduce dall’ultimo periodo, l’autore vide dei semplici muri che egli suppose in origine avessero dato luogo a due porte, ipotesi a cui egli non trova che una difficoltà: la posizione di queste aperture rispetto alle strade che vi immettevano, obiezione un po’ strana perché non è detto che le strade del 500 corrispondessero perfettamente a quelle romane».

    26 Ciò non era naturalmente compatibile con la ricostruzione di Libertini, che pertanto ipotizzava una lacuna prima di distabat (pp. 120-121): «Per ciò che riguarda il testo ho supposto che il periodo che si inizia con le parole: latus alterum sia a noi pervenuto mutilo perché accozzandolo, come hanno fatto coloro che 1’hanno citato, con quello che segue non presenta alcun senso e, inoltre, il dimostrativo ab isto del periodo successivo fa suppore nel precedente un sostantivo maschile che non è certo domus come pretendevano, citando, i suddetti scrittori. Questa lacuna rende abbastanza incomprensibile tutto il periodo che si riferisce alla porta orientale ed a quella occidentale dell’arco».

    27 Nella prima ed., quella del 1544 (p. 76), si leggeva invece: Supra triglyphos est taenia, quae quamvis eis ad perpendiculum respondeat, aliquantum exeritur et ipsis capitulorum vicem praestat.

    28 Cfr. ad es. Marliani 1534, 4,16 (p. 162): In huius Septizonii [scil. Severi] frontispitio literae huiusmodi leguntur...29 Beugnot 1844, pp. 6-7.30 Ringrazio vivamente la Dr. Mechthild Pörnbacher per aver controllato per me le schede del Mittellateinisches

    Wörterbuch, che tuttavia non registrano occorrenze di solium in questa accezione. Blaise 1975, s. v. riporta invece il significato di «c. limen inferius, seuil: archit. M.-A.», ma purtroppo non fornisce indicazioni sulle attestazioni. Cfr.

    ChroniCon urbis Catinae

  • 80

    la lezione solis di C, che, se equivalente a soliis, dovrebbe far presupporre una forma plurale con il medesimo significato che non rinvengo attestata.

    C. Immagini e rappresentazioni cartografiche dell’arco

    L’arco descritto da Bolano è rinvenibile in alcune rappresentazioni cartografiche di Catania anteceden-ti al terremoto del 1693:a) Carta disegnata a penna posseduta dalla Biblioteca Angelica di Roma (BSNS 56/80) senza indica-

    zione di luogo o di data. È sicuramente la carta più accurata della città di Catania prima del terre-moto; fu commissionata dal vescovo agostiniano Angelo Rocca durante il suo soggiorno catanese del 1584 per la realizzazione di un atlante poi mai pubblicato31. Nella carta si vede qualcosa che sembra un arco esattamente nella posizione indicata da Bolano: più a sud della Piazza della Fiera sulla strada che dalla Platea magna – all’incirca l’odierna piazza del Duomo – si dirige verso ovest, poco prima di una piazzetta dove si affaccia la chiesa di S. Caterina. La scala della carta, e la qualità della riproduzione in mio possesso, non permettono di dire nulla sulla forma del monumento, che tuttavia appare occupare tutta la sede stradale, senza alcun segno dei due muri ipotizzati da Libertini (fig. 1). Vicino alla rappresentazione dell’arco è posta una lettera ‘F’, a cui corrisponde in legenda l’indicazione: «S. Caterina». In legenda compare anche un’altra indicazione: «84. Arco triunfale», ma il n. 84 non sembra rinvenirsi in pianta.

    b) Carta realizzata da Nicolas van Aelst nel 1592 su incarico del nobile catanese Antonio Stizzia32. Anche qui l’arco si trova esattamente nel punto indicato da Bolano. In corrispondenza dell’arco la carta reca un riferimento segnato con il n. 20, che nella legenda corrisponde alla didascalia: «Arcus vetustiss.». Purtroppo la resa grafica della carta è molto approssimativa e non permette di distin-guere nessun particolare del manufatto (fig. 2).

    c) Carta di Catania in Braun-Hogenberg 1597. Si tratta di un ‘abbellimento’ della carta commissio-nata da A. Stizzia33. Il nostro arco vi compare con una certa dovizia di particolari, probabilmente dovuti però alla fantasia degli incisori e quindi da non mettere a confronto con la descrizione di Bolano (fig. 3).

    d) Pianta di Catania nel Teatro geográfico antiguo y moderno del Reyno de Sicilia (1686). Si tratta della famosa raccolta di vedute del Regno di Sicilia del ms. 3 dell’Archivo General y Biblioteca del Mi-nisterio de Asuntos Exteriores y de Cooperación di Madrid34. Si vedono distintamente due archi che potrebbero in qualche modo essere compatibili con il nostro, sebbene entrambi si trovino in posizioni piuttosto distanti rispetto a quanto ci aspetteremmo. La rappresentazione dello spazio nella pianta è tuttavia molto approssimativa (fig. 4).

    anche Dante Inf. 18,14-15: e come a tai fortezze da’ lor sogli / a la ripa di fuor son ponticelli; Purg. 10,1: Poi fummo dentro al soglio de la porta.

    31 Cfr. Muratore, Munafò 1991 (con riproduzione della carta); Militello 2004, pp. 41-42; Iachello 2007, p. 15; Militello 2008, p. 48.

    32 Su questa carta si vedano in particolare Militello 2004, pp. 41-42; Iachello 2007, p. 15 e Militello 2008, pp. 59-60.

    33 Sulla dipendenza di questa carta da quella commissionata da Stizzia cfr. Militello 2004, p. 41 e Iachello 2007, p. 15.

    34 È pubblicato in Consolo, De Seta 1990, pp. 179-332; cfr. anche Di Fede 2008.

    V. Ortoleva

  • 81

    FIG. 1: Particolare della carta della Biblioteca Angelica, Roma (BSNS 56/80), commissionata nel 1584 da Angelo Rocca (da Muratore, Munafò 1991).

    FIG. 2: Particolare della carta realizzata da Nicolas van Aelst nel 1592 su incarico di Antonio Stizzia (esemplare pos-seduto dalla Bibliothèque nationale de France, GED-1569).

    ChroniCon urbis Catinae

  • 82

    D. Altre testimonianze sull’arco

    I. Ottavio D’ArcangeloUna testimonianza molto controversa è quella che sembra ricavarsi dall’Istoria delle cose insigni e famosi successi di Catania di Ottavio D’Arcangelo, storico e poeta vissuto a Catania tra la seconda metà del XVI sec. e i primi decenni del XVII. L’opera, purtroppo consultabile ancora solo in forma manoscritta35, è tutta volta a enfatizzare, anche con evidenti falsificazioni, le origini antiche di Catania. Sorprende dun-que che in essa non sembri figurare una descrizione del cosiddetto Arco di Marcello. A proposito degli archi si descrive invece (e, almeno apparentemente, si trascrive) un’«iscrizione in un pede stallo dell’arco trionfale della Vittoria de’ Catanesi sopra i Libici»36 in questi termini: «Cavandosi in certe case rovinate nella strada del Corso dentro la città di Catania fu trovato un tronco di piede stallo di marmo d’un arco trionfale nello quale si era la seguente iscrizione...». La pagina di sinistra a fronte del testo (c. 618v) è interamente occupata dal disegno di un arco trionfale con l’iscrizione riportata nel medesimo modo in ambedue i piedi. Non saprei dire se tutto ciò abbia in qualche modo a che vedere con il nostro arco37.

    II. Cristoforo AmicoNel 1819, Mario Musumeci, che descriveva degli scavi effettuati nella strada del Corso (attuale via Vit-torio Emanuele) e che valutava la possibilità di identificare i reperti con l’arco descritto da Bolano38, ci

    35 Catania, Biblioteche Riunite «Civica e A. Ursino Recupero», Civ. Mss. B 30/31 (due volumi). Da Contarino 1986 si apprende che D’Arcangelo «riuscì a sistemare solo il primo volume che reca la data 1621; mentre il secondo fu riordinato dall’abate cassinese Valeriano Di Franchi nel 1633, dopo la morte dell’autore». Un’altra copia dell’opera (di cui restano da stabilire i rapporti di relazione con questa) è conservata presso l’Archivio Arcivescovile di Catania.

    36 Lib. 3, cap. 12; c. 619 del ms. Civ. Mss. B 31.37 Sembrerebbe invece che per De Grossis 1647, p. 24, Bolano e D’Arcangelo descrivessero la stessa cosa: «Arcus

    istius exemplar a Bolano verborum coloribus adumbratum, ductis item lineis ab Archangelo designatum...».38 Su tali reperti si veda lo studio di E. Tortorici in questo stesso volume, p. 85-105. Si dilunga sulla testimonianza

    FIG. 3: Particolare della carta di Catania in Braun, Hogenberg 1597.

    V. Ortoleva

  • 83

    informa che all’indomani del terremoto del 1693 l’arco sarebbe stato demolito per allargare il tracciato della strada. La notizia si sarebbe rinvenuta – scrive Musumeci – in «una relazione manuscritta, che si conserva nella [...] biblioteca cassinese di Catania, nel tomo quarto dei manoscritti lasciati dall’Amico»39. Devo alla cortesia della Dott.ssa Rita A. Carbonaro (che ancora una volta ringrazio) l’identificazione del testo in questione. Si tratta della Relazione del terremoto del 1693 in Catania leggibile alle cc. 148-196 del vol. 12, t. 4° della parte 3a (Notizie di Catania, e di altre città di Sicilia. E di alcune famiglie), della Cro-nologia e Genealogia universale del mondo dalla sua origine sino al tempo presente di Cristoforo Amico, un sopravvissuto al terremoto del 1693 morto nel 1728 (ms. Civ. Ms. A.58, conservato presso le Biblioteche Riunite «Civica e A. Ursino Recupero» di Catania). Il testo del passo che ci riguarda, leggermente diverso dalla trascrizione che ne fece Musumeci, suona così (c. 185r-v) e bene si presta a fare da conclusione alla nostra storia: «Non così però dell’altro arco triunfale che integramente restò in piedi come era situato sotto la Nobile Compagnia de’ Bianchi ... Questo sì celebre arco triunfale, triunfatore40 del terremoto, fu triunfato dalla poca accortezza41 de’ Catanesi: mentre a fare la strada reale che dall’estrema parte orientale della città corre all’occidentale in distanza più di un miglio, fu detta machina a forza di picconi, scarpelli e mazze, con bona somma di denari lacrimabilmente diroccata»42.

    di Bolano e sui resti archeologici rinvenuti in via Vittorio Emanuele Caudullo 1979 (ringrazio la Dott.ssa R. A. Carbonaro per avermi segnalato questo lavoro di difficile reperibilità conservato presso le Biblioteche Riunite «Civica e A. Ursino Recupero» di Catania, coll. 71 A.57 4.1).

    39 Musumeci 1819, p. XXXIII, n. 28: «In una relazione manuscritta, che si conserva nella prelodata biblioteca cassinese di Catania, nel tomo quarto dei manoscritti lasciati dall’Amico, si noverano le antiche fabbriche rimaste all’impiedi dopo sì tristo avvenimento [il terremoto del 1693], e tra le altre quella, che esisteva sopra il nostro rudere. “Essa (dice la relazione) fu a forza di picconi, scarpelli e mazze con bona somma di denari lacrimabilmente distrutta nel farsi la nuova strada del corso”».

    40 «à un perdono» barrato.41 «non perdonò l’ignoranza» barrato.42 A proposito dei resti dell’arco dopo la demolizione è interessante riportare la notizia di Amico 1741, p. 71: «...

    atque etiamnum ingentes reliquias in Vico cursus, ac sub Ecclesia S. Martini extantes Marcelli arcus [sic] appellant».

    FIG. 4: Particolare della pianta di Catania nel Teatro geográfico antiguo y moderno del Reyno de Sicilia (1686) (da Consolo, De Seta 1990).

    ChroniCon urbis Catinae

  • 84

    Abbreviazioni bibliografiche

    Amico 1741 V. M. Amico e Statella, Catana illustrata, sive sacra et civilis urbis Catanae Historia, pars 3a, Catanae 1741.

    Barbieri 1858 L. Barbieri (a cura di), Chronica Parmensia a sec. [sic] XI. ad exitum sec. [sic] XIV. Accedunt varia quae spectant ad historiam patriae civilem et ecclesiasticam, Parmae 1858.

    Beugnot 1844 A.-A. Beugnot, Les Olim, ou Registres des arrêts rendus par la cour du Roi, 3,1 (1299-1311), Paris 1844.

    Blaise 1975 A. Blaise, Lexicon Latinitatis Medii aevi, praesertim ad res ecclesiasticas investigandas pertinens, Turnholti 1975.

    Bolano 1597 L. Bolano, Opus logicum, Messanae 1597.Braun, Hogemberg 1597 G. Braun, F. Hogenberg, Civitates Orbis Terrarum, 5, Coloniae Agrippinae 1597.Carrera 1639 P. Carrera, Delle memorie historiche della città di Catania, 1, Catania 1639.Caudullo 1978 R. Caudullo, Itinerari perduti di Catania, 1, L’Arco di Marcello, Catania 1978

    (dattiloscritto).Consolo, De Seta 1990 V. Consolo, C. De Seta, Sicilia teatro del mondo, Torino 1990.Contarino 1986 R. Contarino, D’Arcangelo Ottavio, in DBI 32, 1986, pp. 756-758.De Grossis 1647 Io. B. De Grossis, Catanense decachordum, sive novissima sacrae Catan. ecclesiae notitia,

    2, Catanae 1647.Di Fede 2008 M. S. Di Fede, Carlos Castilla e il Teatro geográfico antiguo y moderno del Reyno de

    Sicilia (1686), in Lexicon 7, 2008, pp. 61-65.Du Cange 1883-1887 Ch. Du Cange, Glossarium mediae et infimae Latinitatis, editio nova aucta ... a L.

    Favre, Niort 1883-1887.Emanuele 1759 F. M. Emanuele e Gaetani di Villabianca, Della Sicilia nobile, 3, Palermo 1759.Federici 1904 V. Federici, I monasteri di Subiaco, 2, La Biblioteca e l’Archivio, Roma 1904.Iachello 2007 E. Iachello, La città del vulcano: immagini di Catania, in M. Aymard, G. Giarrizzo

    (a cura di), Catania. La città, la sua storia, Catania 2007, pp. 10-41.Libertini 1921 G. Libertini, L’indagine archeologica a Catania nel secolo XVI e l’opera di Lorenzo Bolano,

    in ASSO 18, 1921, pp. 105-138.Lucarini 2009 C. M. Lucarini (a cura di), Q. Curtius Rufus, Historiae, Berlin - New York 2009.Marliani 1534 Io. B. Marliani, Antiquae Romae topographia, libri septem, Lugduni 15342.Militello 2004 P. Militello, L’isola delle carte. Cartografia della Sicilia in età moderna, Milano 2004.Militello 2008 P. Militello, Ritratti di città in Sicilia e a Malta: XVI-XVII secolo, Palermo 2008.Militello, Scaglione 2009 P. Militello, G. Scaglione, Gli uomini, la città. Catania tra XV e XVII secolo, in L.

    Scalisi (a cura di), Catania. L’identità urbana dall’antichità al Settecento, Catania 2009, pp. 112-131.

    Muratore, Munafò 1991 N. Muratore, P. Munafò, Immagini di città, raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo, Roma 1991.

    Musumeci 1819 M. Musumeci, Sopra uno rudere scoperto in Catania: cenni critici, Catania 1819 (= Id., Opere archeologiche ed artistiche, 1, Catania 1845, pp. 3-21).

    Nicita 1893 F. Nicita, Tavole di ragguaglio dei pesi e delle misure già in uso nelle Provincie siciliane coi pesi e le misure del sistema metrico decimale, Ragusa 1893.

    Philander 1544 G. Philander, In decem libros M. Vitruvii Pollionis de architectura annotationes, Romae 1544.

    Philander 1552 G. Philander, M. Vitruvii Pollionis De architectura libri decem [...], accesserunt Gulielmi Philandri Castilionii, civis Romani, annotationes..., Lugduni 1552.

    Rasà Napoli 1900 G. Rasà Napoli, Guida e breve illustrazione delle chiese di Catania e sobborghi, Catania 1900.

    Scaglione 2012 G. Scaglione, Le carte e la storia, Acireale - Roma 2012.Stabile 1969 G. Stabile, Bolano Lorenzo, in DBI 11, 1969, pp. 246-247.Strada 1648 F. Strada, De bello Belgico, Decas secunda, Antverpiae 1648. Tortorici 2008 E. Tortorici, Osservazioni e ipotesi sulla topografia di Catania antica, in L. Quilici, S.

    Quilici Gigli (a cura di), Edilizia pubblica e privata nelle città romane, in ATTA 17, Roma 2008, pp. 91-124.

    Wolff 1738 Ch. Wolff, Elementa Matheseos universae, 4, Genevae 17382.

  • 232

    Finito di stampare nel mese di aprile 2014presso Gruppo Editoriale Bonanno - Catania