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Mensile di Politica e Cultura dal Sud. www.lacampaniagiovane.it N.4 Ottobre 2011 TRASPORTI ANNO ZERO Cosi’ torniamo al medioevo Tra i due referendum la spunta il mattarellum Scrivere nella casa del boss

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Mensile di Politica e Cultura dal Sud. www.lacampaniagiovane.it

N.4 Ottobre 2011

TRASPORTI ANNO ZEROCosi’ torniamo al medioevo

Tra i due referendum la spunta il mattarellum

Scrivere nella casa del boss

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di Antonio MarcianoConsigliere Regionale PD

EDITORIALEI NUMERI DEI TAGLI AI TRASPORTI

“LA GIUNTA CALDORO HA IMPIEGATO UN ANNO PER DISTRUGGERE IL SISTEMA DEI TRASPORTI IN CAMPANIA.”

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IMMAGINI San Gennaro, Napoli 2011. Foto di Cristiana Conteduca

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SOMMARIO

Il giovaneRibera a Napoli

L’opera obscuradi Napoli

Che gusti fa la gratta--checca di sora Maria?

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CULTURA

Anno zerodei trasporti

Cosi’ torniamoal medioevo

08

1O

PRIMO PIANO

Non abbandonateci

Il governo e laregione sono miopi

In Campaniamanca una politica di sviluppo

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INCHIESTA

Eventi Ottobre 30

EVENTI

Scrivere nellacasa del boss

Benessere e servizi

Class action:uno strumento a tutela

dei diritti dei consumatori

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SOCIETÀ

La Campania giovaneVia Renato Lordi, 980127 Napoli

[email protected]

Direttore Responsabile Andrea PostiglioneDirettore Editoriale Giorgio MassaCaporedattore Vito Contardo

Collaboratori Alessia Schisano, Flavia de Pal-ma, Felice Manganiello, Gloria Esposito, Luca Fusco, Luca Guida, Marco Trotta, Martina Ferrara, Mnemi Tubo Borges, Nunzia Cassese, Pasquale Esposito, Regina Milo, Roberta Ca-pone, Salvatore Borghese, Serena Tagliacozzo, Sergio Antonelli, Stefano Behrend

Progetto Grafico Kidea srlStampa Legma Leombruno SrlDistribuzione gratuita

Pubblicità [email protected]

Registrazione n.53 effettuata il 26/07/2011 presso il Tribunale di Napoli

Tra i due referendum,la spunta il mattarellum

Largo ai giovani

Nuovo rinvioa giudizio per Berlusconi

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POLITICA

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n buco da 500 milioni di euro potrebbe in-ghiottire la Campania. Una bomba finanziaria che se dovesse esplode-re rischierebbe di man-

dare tutto gambe all’aria. Avete letto bene. Non è uno scherzo della vostra fervida immaginazio-ne. Non c’è pizzicotto che tenga, questo non è un brutto sogno: è la realtà, nuda e cruda. Ormai la falla è grossa al punto che non la nega più nessuno, nemmeno chi governa la nostra Regione. La conferma più forte di questo scenario arriva per bocca di Ser-gio Vetrella, assessore regionale ai trasporti: «Se non arriva liqui-dità e il Governo non risponde alle nostre richieste, le società del gruppo Eav non supereranno l’anno. Sono a rischio anche i contratti di servizio, in vigore fino al 31 dicembre». Si tratta di una cifra stratosferica che riguarda i conti dell’Eav, la holding dei tra-sporti di proprietà della Regione. E’ di tutta evidenza che le prime società di trasporto a soccombere sotto il fuoco di banche e fornitori potrebbero essere proprio quelle della holding, che ha circa 4.300 dipendenti. In nome del rigore si stanno dunque riducendo i servi-zi pubblici, a partire dai traspor-ti. E nel contempo si prevedono

anche rincari tariffari. I numeri: per la Circumvesuviana - con un posticipo degli orari d’avvio del servizio e un posticipo di quelli di chiusura - si passerà dalle 440 corse dello scorso orario inver-nale alle 290 previste per quello prossimo; 27.717 convogli in meno per Cumana, 23.675 cor-se tagliate, per una riduzione del 40% del dato totale. Alla Circu-mflegrea tagliate 4.042 corse, il che equivale ad una diminuzione di 11 punti percentuali; 4 corse in meno al giorno per Metrocam-pania Nordest, oltre a chiusure la domenica e nei festivi. Una ri-duzione di servizi che è avvenuta già dal 12 settembre e che con la riapertura delle scuole ha deter-minato grossi disagi. E’ inoltre previsto il totale azzeramento del servizio per la linea ferroviaria che collega il Sannio a Napoli la domenica e nei giorni festivi. De-cisione questa che ha fatto andare su tutte le furie Fausto Pepe, in sindaco di Benevento. Il quale, lamentandosi del non coinvol-gimento dell’amministrazione comunale, ha dichiarato: «Quella della Valle Caudina è una linea strategica nello scenario regiona-le, senza la quale 4 province su 5 vengono nei fatti allontanate e isolate dal capoluogo di Regione. Quella in atto è una vera e propria

PRIMO PIANO

IL SISTEMA CAMPANO È AL COLLASSO. INTANTO IL CENTRODESTRA PENSA A SPARTIRSI INCARICHI E POLTRONE.

ANNO ZERO DEI TRASPORTI

8

spinta secessionista». Di fronte a questa drammatica situazione ci sono state le unanimi critiche di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, che hanno dimostrato un’unità che nel no-stro Paese, di questi tempi, è sem-pre più rara da vedersi. Ma quello tra Vetrella e i sindacati resta un dialogo tra sordi: il primo mette sul tavolo l’oggettività dei nume-ri, o meglio la povertà del borsel-lino; i secondi gli rimproverano la totale assenza di qualsiasi pro-grammazione. «Non so quante volte - dice Mario Salsano, segre-tario regionale della Filt Cgil - gli abbiamo chiesto di razionalizza-re, integrare i servizi in modo da evitare doppioni». Fatto sta che, come dice sempre Salsano: «C’è Trenitalia, poi l’Eav, poi l’Anm a Napoli, più le ditte private. Ognu-na fa la sua programmazione. E Vetrella, guardando al bilancio, ha suggerito a tutti di tagliare sui servizi a minor domanda. Così al-cune realtà restano azzerate. E la Regione continua a non program-mare. A meno che lo scopo non sia proprio questo, liberalizzare i servizi sul mercato con quei pochi soldi che ci sono». Intanto però la maggioranza di centrodestra ha approvato, agli inizi d’agosto, un disegno di legge che accresce di due il numero degli assessori, por-tando la giunta da

di Vito Contardo

U

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12 a 14 componenti. Le proteste dell’opposizione hanno indotto la maggioranza a promettere che, quando la legge dovrà essere di nuovo approvata in seconda lettu-ra (si tratta infatti di modificare lo Statuto regionale), bisognerà farla precedere da una legge che man-tenga immutato il costo comples-sivo della giunta. Vedremo quali acrobazie contabili verranno esco-gitate per rispettare quest’impe-gno. Nel frattempo lo stesso Cal-doro accarezza l’idea di aumentare anche il numero dei consiglieri re-gionali, portandoli dagli attuali 60 a 70. La giustificazione che da è di carattere demografico: la nostra

“SE NON ARRIVA LIQUIDITÀ E IL GOVERNO NON RISPONDE ALLE NOSTRE RICHIE-STE, LE SOCIE-TÀ DEL GRUPPO EAV NON SUPE-RERANNO L’AN-NO.”

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Staziona metropolitana Vanvitelli, Napoli

La Campania Giovane Ottobre 2011

regione, dice, conta quasi 6 mi-lioni di abitanti. Evidentemente il Caldoro-pensiero corre alla Puglia che non raggiunge i 5 milioni di abitanti e tuttavia è governata da un Consiglio di 70 membri. Perché la Campania, si sarà detto, dovrebbe essere da meno? Quel che ci chie-diamo noi invece è quali priorità abbia chi ci governa. Sapete com’è, la gente comune vorrebbe che co-storo si lambiccassero il cervello per trovare una soluzione a questo e ad altri problemi. Non al fine di creare qualche nuovo posto per placare la sete di potere delle varie correnti e non far implodere questa traballante maggioranza.

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PRIMO PIANO

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LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI SUL PIEDEDI GUERRA PER I TAGLI AI TRASPORTI

COSI’ TORNIAMO AL MEDIOEVO

Non possiamo consentire che ai giovani sia, di fatto, impedito di vivere la città

di Napoli senza l’ausilio dei mezzi pubblici. Chi non possiede un auto o uno scooter come fa ad andare ad un cinema? A visitare un Museo? Per non parlare poi dei disagi vis-suti quotidianamente dai pendolari, con la cancellazione, ad esempio, delle corse della Circumvesuvia-na dopo le ore 20:00. Il diritto al trasporto e alla mobilità non sono negoziabili, si possono solo difen-dere e far osservare anche dalle Istituzioni”.Parole nette ed inequivocabili quelle pronunciate da Rosario Stornaiuolo, responsabile per la città di Napoli e per l’intera Campania della Feder-consumatori - associazione senza fini di lucro, costituita nel 1988 con il sostegno della Cgil, che ha come obiettivo prioritario l’informazione e la tutela dei consumatori e degli utenti. Stavolta sotto accusa sono i tagli, o meglio le sforbiciate, ai trasporti pubblici effettuate dall’Assessore Regionale Sergio Vetrella. Studenti e lavoratori sono le categorie più deboli e le più esposte ed altamente penalizzate. Un fulgido esempio, purtroppo, è rappresentato dagli operai della Fiat di Pomigliano che, oltre alla incertezza lavorativa, de-vono fare i conti anche con quella dei trasporti.“Così facendo si ritorna al Medio Evo, quando i mezzi di trasporto individuali erano di gran lunga preferiti rispetto a quelli pubblici.

duro, ha richiesto esplicitamente le dimissioni dell’Assessore Vetrella - stante la mancanza di ogni dialo-go e confronto fra le istituzioni, le associazioni dei consumatori, gli appositi comitati ed i sindacati – vagliando contestualmente anche la possibilità di procedere, attraverso il servizio legale dell’Associazione, alla formulazione di un esposto per “interruzione di Pubblico Servizio”. Non è escluso, comunque, che le associazioni dei consumatori or-ganizzino nei prossimi mesi una class action per tutelare i diritti dei cittadini.Sta di fatto che, ad oggi, persistono tutti i disservizi che, almeno nella città di Napoli, con l’esordio del-la ZTL sono stati avvertiti ancora di più dalla cittadinanza. Intanto, le Istituzioni continuano a tacere, procedendo imperterrite e spedite lungo un percorso tristemente già tracciato.

Temo – prosegue Stornaiuolo- che di questo passo si arriverà a mettere in discussione, addirittura eliminan-dolo, il Biglietto Unico Campania, la più grande innovazione in tema di trasporti avutasi nella nostra Re-gione negli ultimi anni”.La proposta della Federcosumatori è netta: gli sprechi si evitano razio-nalizzando le risorse e eliminando i costi inutili e superflui, accorpando, ad esempio, i CdA delle società dei trasporti in un unico organismo, an-che se la casta, come ben sappiamo, è sempre l’ultima a ridimensionare i propri privilegi e a ridurre il numero delle poltrone.Tante le manifestazioni, ad oggi or-ganizzate, in ogni parte della Cam-pania, di concerto con i comitati dei pendolari, i Verdi, il PD ed anche i Giovani Democratici, per esprime-re un ampio dissenso circa gli im-provvidi tagli apportati dal Governo regionale.Nella terza metropoli italiana, infat-ti, invece di poter vantare una fitta rete di trasporti su rotaia, attiva 24 ore al giorno, dopo le ore 20:00 diventa pressocché impossibile spostarsi con i mezzi pubblici, ad eccezione di quelli su gomma che però già dalla prima serata hanno subito un tragico ridimensionamen-to delle corse.Un’altra realtà scesa in campo in difesa dei cittadini, in particolare di studenti e lavoratori, è rappre-senta dall’Assoutenti di Napoli, capeggiata dal delegato provinciale, Antonio Di Gennaro il quale, attra-verso un comunicato stampa molto

“Linea tramviaria,

Napoli

di Alessia Schisano

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LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI SUL PIEDEDI GUERRA PER I TAGLI AI TRASPORTI

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INCHIESTA

MENTRE IN ITALIA SI CONTINUA A PARLARE DI SECESSIONE, MIGLIAIA DI LA-VORATORI CAMPANI LOTTANO PER SVENTARE LA CHIUSURA DELLE FABBRICHE

NON ABBANDONATECI di Stefano Behrend

i sono parole in grado di entrare nella testa delle persone senza che queste realmente se ne accorgano. Ci sono parole che spes-

so raccontano una vita, altre che vorrebbero schiuderne l’orizzon-te ad un’altra. Ci sono parole che entrano nel gergo comune di un paese come l’Italia, così bello va-riegato e affascinante da trafigger-ti per quanto possa essere brutale. Ci sono parole che più cerchi di eliminare, di ricacciarle indietro, più alla fine spuntano sempre, pronte per ricordarti la realtà del-le cose. Una di queste, molto di moda negli ultimi anni, è seces-sione. Quella tanto invocata da Umberto Bossi e dai suoi sosteni-tori leghisti. Quella che spesso si usa per insultare Garibaldi, quella che ci fa ricadere nelle tenebre, quella di chi non vuole guardare oltre il suo orticello. Scendendo di latitudine lungo lo stivale “bu-cato” chiamato Italia, e salendo di temperatura, c’è un’altra parola che è conosciuta bene da chi la secessione economica l’ha sem-pre vissuta e continua a pagarla sulla propria pelle: disperazione. In questo difficile 2011, risuona costante nelle case di tantissimi lavoratori che si vedono improv-visamente privati di quel briciolo di speranza che si sono costruiti in anni di duro lavoro in fabbri-ca, tra sveglie alle 5 e tempo tolto all’amore dei propri figli. Quale sentimento può suscitare tutto ciò, se non la disperazione? I dati sono inquietanti, tra la Fincantieri di Castellammare, l’Irisbus di Avel-

lino, la Pirelli di Airola in provin-cia di Benevento e la Alenia di Casoria, tutte fabbriche chiuse o traslocate quest’anno o destinate a serrare i battenti a breve, sono circa 5000 i lavoratori campani a trovarsi improvvisamente senza lavoro o con un misero mensile di cassa integrazione.La Federmanager Sicdai, il sinda-cato dei dirigenti campani di Fe-dermanager, che rappresenta più di 200 mila dirigenti industriali italiani, si è addirittura rivolta alle istituzioni per porre fine al “saccheggio” industriale in atto in Campania, in virtù del quale sempre più fabbriche, ricchezze e naturalmente posti di lavoro, vengono chiusi o deviati verso un Nord demagogicamente e sostan-zialmente protetto dal governo e dalle istituzioni. Vengono così minati decenni di lavoro e di ri-sorse spese per creare e mandare avanti un tessuto industriale già in partenza dietro anni luce rispetto alla potenza del Nord. Il caso dell’Alenia Aereonauti-ca, la maggiore realtà italiana in campo aereonautico, è emblema-tico. E’ stata annunciata la chiu-sura delle sedi di Venezia, Roma e Casoria, come tappa di un piano di rilancio che porterà ad una ri-organizzazione ed una fusione tra Alenia e Aermacchi e che avrà come base Venegono in provin-cia di Varese. L’ Alenia, società S.p.A, ha una grande tradizione industriale al Sud, con migliaia di lavoratori impiegati a Foggia, Taranto, Pomigliano, Nola e Ca-soria. Dodici stabilimenti in tutto, con una forza lavoro di circa 14

Cmila persone, il 40% delle qua-li ingegneri e tecnici altamente qualificati; una storia industriale di vent’ anni che ora deve stare dietro ad una piccola realtà indu-striale del Nord.Situazione difficile anche a Ca-stellammare dove Fincantieri da maggio ha chiuso la sua fabbrica lasciando 650 lavoratori in cassa integrazione. Numerose proteste nella scorsa primavera avevano contrassegnato la decisione, cor-tei e vertenze sindacali erano stati una costante e manifestazioni di solidarietà arrivavano da tutta la regione; la Juve Stabbia, squadra di calcio locale, nel giorno della promozione in serie B aveva fatto scrivere sulla sua maglia “ Castal-lammare è Fincanieri” invece del solito sponsor. Ci sono stati anche episodi di teppismo come l’assalto al Municipio e addirittura il lancio di una statua raffigurante Garibal-di, scena che ha fatto il giro del mondo. Dopo aver seccamente ri-fiutato il piano di rilancio azienda-le, che presentava delle condizioni “inaccettabili” secondo il segreta-rio generale della Fiom Maurizio Landini, veniva auspicato un in-tervento del governo a cui susse-guiva un piccolo passo indietro da parte dell’amministratore delega-to Giuseppe Bono. Quattro mesi dopo i 650 dipendenti Fincantieri aspettano ancora buone notizie. Solo poche decine tra loro hanno ripreso a lavorare, gli altri devo-no convivere con 800-900 euro al mese di cassa integrazione e con le aumentate difficoltà della vita di tutti i giorni, continuando a sperare che qualcuno che ne

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La Campania Giovane Ottobre 2011

abbia il potere si occupi dei più deboli, dei lavoratori onesti che si spaccano la schiena per garantire un futuro decente ai propri figli. Il 21 Settembre il segretario gene-rale dell’Ugl Giovanni Centrella ha affermato: “A poche ore dal tavolo ministeriale le possibilità di salvare L’Irsbus di Avellino, stabilimento Fiat, sono minime se non nulle, ma non faremo finire il tavolo senza una dovuta garanzia per i lavoratori che non avranno più assicurato il posto di lavoro”. “La situazione difficile di questo stabilimento, continua Centrella, era ben nota a tutti da tempo ma sono arrivate sia dalla Regione Campania che dal Governo ben poche proposte concrete”. Qual-che giorno dopo è arrivata la de-cisione di rimandare la chiusura della fabbrica al 31 dicembre, sperando di trovare una soluzio-ne entro fine anno e mantenendo in bilico circa un migliaio di posti di lavoro. Stefano Fassina, respon-sabile economia e lavoro del Pd

è sulla stessa linea di Centrella e dopo l’incontro con i lavoratori ha affermato che ci sarebbero an-cora le condizioni per salvare la situazione ma urge un impegno maggiore da parte del governo e della stessa azienda. Ad Airola in provincia di Be-nevento, dove nel 1993 è stata chiusa la fabbrica Pirelli, ci sono ancora 400 lavoratori in cassa in-tegrazione che aspettano sfiducia-ti la riapertura dello stabilimento all’interno del piano di rilancio Pirelli. Le loro speranze però sono state deluse troppe volte in passato. Si ricordino la sottoscri-zione del 1999, mai rispettata, del contratto per la reindustria-lizzazione dell’area attraverso la riattivazione degli stabilimenti abbandonati della ex Alfa Cavi, gli impegni, mai mantenuti, as-sunti dagli imprenditori (800 po-sti di lavoro e il pieno rispetto dei diritti sanciti dalla legge in favore dei lavoratori), ricordando che i progetti furono controllati e ap-

provati dalla Commissione CEE e ampiamente finanziati con fon-di pubblici. A Febbraio 2011 la svolta, con l’approvazione del progetto di reindustrializzazione alla Camera. Un deciso passo in avanti, non seguito però dall’ini-zio dei lavori; tocca al Governo e alla Regione trovare forme di cooperazione istituzionale per in-dividuare gli strumenti adatti a far decollare il progetto, senza scari-carsi responsabilità che dovreb-bero essere sorrette da entrambi nell’interesse dei cittadini.In molti casi sembra proprio che manchi ai cosiddetti “piani alti” la voglia e la determinazione per battersi davvero per i cittadini più deboli che sono chiamati a gover-nare. A sentire queste storie, si ha la netta sensazione che nessuno sia disposto a rinunciare a niente per cercare di combattere per miglio-rare le condizioni di migliaia di famiglie che navigano nella dispe-razione. Purtroppo ci sono parole che spesso rimangono inascoltate.

Operai in sciopero, Napoli 2011

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INCHIESTA

ual è l’attuale situa-zione Fincantieri?“La situazione di Fincantieri è sostan-zialmente ferma al ritiro del Piano del 3

giugno e siamo tuttora in attesa di una riconvocazione al Mini-stero dello Sviluppo Economico per riprendere il confronto sulla cantieristica. Nel frattempo è arrivata nel mese di settembre la prima parte di ferro da taglia-re per i famosi due pattugliatori che avranno realisticamente una possibilità di reimpiegare circa la metà della forza entro gennaio-febbraio 2012. In più ci risulta che entro il mese di settembre finalmente dovrebbe essere fir-mato l’Accordo di Programma tra le istituzioni campane ed il Governo. Permane comunque un grande problema di futuro per la mancanza di prospettive lavora-tive dopo i pattugliatori, per non parlare della necessità di trovare

soluzioni per garantire tutto il settore dell’indotto (circa un mi-gliaio di lavoratori) che non ha ammortizzatori per il 2012.”E quella Irisbus?“Per quanto riguarda Irisbus siamo in una situazione di forte stallo perché la proposta di me-diazione che ci ha formulato il Ministro Romani, che prevede la sospensione della chiusura da parte di FIAT Industrial fino al 31 dicembre, è condizionata dal fatto che rimane comunque la volontà di affidare ad un soggetto terzo l’attività di assemblaggio della Valle dell’Ufita, perdendo così definitivamente l’opportunità di partecipare all’ammodernamento futuro del parco Autobus. Questo è il punto su cui i lavoratori e il sindacato stanno insistendo per non difendere solo il lavoro ma una qualità del lavoro che abbia prospettive strategiche per il no-stro Paese e il Mezzogiorno.”Governo e “alte sfere” cosa

SGAMBATI (UILM): “CRISI INDUSTRIALI AFFRONTATE SENZA NESSUN DISEGNO STRATEGICO”

GOVERNO E REGIONE SONO MIOPI

Qstanno facendo in merito?“Sicuramente siamo in una con-dizione in cui si sta intervenendo sulle condizioni di crisi con mio-pia, senza nessun disegno strate-gico da un punto di vista indu-striale sia da parte del Governo nazionale, sia da chi presiede la politica della Campania. Sen-za interventi che rimettano in condizione di crescere partendo comunque da basi preesistenti, difficilmente il Paese potrà uscire da una condizione di depressio-ne economica. E’ soprattutto il Mezzogiorno, già da anni ormai in uno stato di forte arretramento, che paga il prezzo più alto. Da ciò si esclude però l’investimento realizzato da Fiat Auto in Cam-pania che, nonostante sia costa-to grandi lacerazioni, rimane in questo periodo di crisi l’unico elemento di controtendenza ri-spetto ad una desertificazione del tessuto industriale della nostra regione.”

Corteo contro la chiusura di Fincantieri. Castellammare

di Alessia De Chiara

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La Campania Giovane Ottobre 2011

PARLA FEDERICO LIBERTINO, SEGRETARIO DELLA CGIL DI NAPOLIIn Campania non c’è più un briciolo di politica di sviluppo.

Di questo passo corriamo il ri-schio che la crisi che stiamo at-traversando diventi irreversibi-le”. Federico Libertino, nuovo segretario della Camera del La-voro di Napoli, non usa mezzi termini per descrivere lo stato del tessuto produttivo campa-no, dove ormai si assiste a “un inarrestabile impoverimento dell’apparato industriale”.Colpa della crisi internazionale, certo, ma anche “delle Istitu-zioni locali. Prendiamo il caso di Alenia, ad esempio. La deci-sione di chiudere l’impianto di Casoria e di spostare la sede le-gale da Pomigliano a Varese è legata unicamente alla necessi-tà di rispondere ai capricci del-la Lega e non a criticità produt-tive. Insomma, si tratta di uno scippo vero e proprio di fronte al quale è impensabile che non ci sia stata finora una presa di posizione netta del Governato-re: mentre si continua a parlare del Piano per il Sud, il Governo desertifica la Campania e tutto il Mezzogiorno”.

E Fincantieri? La nuova com-messa risolleverà le sorti del sito stabiese? È stato presentato un proget-to di ricerca scientifico, non un progetto industriale. Né è stato chiarito se e quando lo stabilimento di Castellammare

IN CAMPANIA MANCA UNA POLITICA DI SVILUPPO

“ di Andrea Postiglione

sarà dotato delle infrastrutture necessarie per la costruzione di navi più grandi. Insomma, è tutto ancora in alto mare.

Se Fincantieri è in crisi, il set-tore auto in Campania neppure se la passa bene…Il settore auto è ormai andato via dalla Campania. L’Irisbus, la Fma di Pratola Serra, lo sta-bilimento di Pomigliano, fiori all’occhiello della nostra regio-ne, sono ormai scatole vuote. Anche Pomigliano, malgrado gli annunci. Ad oggi c’è solo un impiantino pilota che ha costruito la nuova vettura pre-sentata a Francoforte. Se ne do-vranno produrre altre 1500 in breve tempo. Ma si tratta di un unico prodotto, il che significa che saranno pochi i lavoratori impegnati. Senza considera-re le aziende dell’indotto, in due anni praticamente sempre in cassa integrazione. Alcune hanno deciso di chiudere, al-tre di ridurre drasticamente gli organici in attesa di tempi mi-gliori.

Quali sono le vostre proposte per evitare il baratro?Noi pensiamo che di fronte a questa situazione di estrema drammaticità sia necessaria l’unità di tutti: Istituzioni lo-cali, politica, parlamentari, parti sociali, imprese, associa-zionismo. Bisogna remare tutti insieme per salvaguardare il

lavoro e garantire la crescita. Ed è proprio su questi due temi che proporremo una grande mobilitazione di lotta e di pro-posta. Da questo punto di vista abbiamo già in programma due grandi iniziative per i prossimi mesi dalle quali dovranno usci-re proposte concrete, di merito e condivise per la crescita della nostra economia.

Congresso Federconsumatori, Napoli.

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POLITICA

egli ultimi giorni a disposizione, con un notevole rush finale, i quesiti per l’abolizione dell’attuale legge elet-torale hanno abbon-

dantemente superato le 500.000 firme necessarie. Grande la mo-bilitazione anche in Campania, dove diversi esponenti del Partito Democratico hanno organizza-to punti per la raccolta firme sul territorio, rispondendo all’appel-lo dei promotori del referendum, che a poche settimane dalla sca-denza (il 30 settembre) hanno dato il via ad una massiccia mo-bilitazione organizzata. Ora si at-tenderanno le valutazioni dell’ap-posito Ufficio centrale presso la Cassazione circa la validità delle firme raccolte, e in seguito della Corte costituzionale a proposito dell’ammissibilità dei quesiti. Proprio questo secondo controllo desta più d’una preoccupazione. Ma andiamo con ordine.Il referendum in questione è sta-to proposto dal costituzionalista Andrea Morrone (presidente del comitato) e dall’on. Arturo Pari-si (del Partito democratico). Due sono i quesiti per cui sono state raccolte le firme: il primo chiede l’abrogazione totale della legge Calderoli del 2005, il secondo un’abrogazione parziale, median-te l’eliminazione di alcune norme della suddetta legge. L’obiettivo dei promotori è quello di far at-

RAGGIUNTO L’OBIETTIVO DELLE 500.000 FIRME DA PARTE DEI PROMOTORI, CHE VOGLIONO FAR RIVIVERE LA PRECEDENTE LEGGE ELETTORALE, IL MATTARELLUM

di Salvatore Borghese

TRA I DUE REFERENDUM, LA SPUNTA IL MATTARELLUM

Ntivare il cosiddetto “principio di reviviscenza”, in base al quale abrogando una legge – che a sua volta ne abrogava una precedente in materia – tornerebbe appunto in vigore quella precedente. Molti sono i dubbi, citati da altri costitu-zionalisti (anche tra coloro che, in via di principio, si sono dichiarati d’accordo con l’obiettivo del re-ferendum), circa l’ammissibilità di tale principio se applicato alla legge elettorale: la Consulta già in passato si era espressa in senso contrario, affermando che la nor-mativa risultante del referendum dovesse essere direttamente e im-mediatamente applicabile. Ma i promotori garantiscono che i loro quesiti passeranno il vaglio e che, a febbraio, la Corte indirà il refe-rendum tra aprile e giugno.Quali sono, più precisamente, gli effetti di questo referendum? Come detto, si abrogherebbe l’attuale legge elettorale, meglio nota come “porcellum” (il suo stesso estensore Calderoli la de-finì “una porcata” in diretta tv). Quindi non ci saranno più i premi di maggioranza (55% dei seggi alla coalizione più votata), le coa-lizioni non dovranno più indicare preventivamente il nome del can-didato alla presidenza del Con-siglio (norma da molti definita incostituzionale), non ci saranno soglie di sbarramento plurime e contradidittorie (il 4% nazionale alla Camera e l’8% regionale al

Senato, che diventano rispettiva-mente 2% e 3% purché si faccia parte in una coalizione). Ma, so-prattutto, le Camere non sarebbe-ro più composte da parlamentari interamente nominati dalle se-greterie di partito: il “porcellum” è infatti un proporzionale di lista senza la possibilità di esprimere preferenze (si parla quindi di “li-ste bloccate”).Di tutt’altra concezione la legge che tornerebbe in vigore, la Mat-tarella – meglio nota come “mat-tarellum”. Introdotta nel 1993, a seguito dei referendum che ar-chiviarono la Prima Repubblica, la legge introdusse un sistema misto: il 75% dei seggi, sia alla Camera che al Senato, sarebbe stato assegnato con il sistema maggioritario a turno unico, in collegi in cui ciascun partito/coa-lizione presentava un solo candi-dato. Il rimanente 25% era invece assegnato con un meccanismo di recupero proporzionale, leg-germente differenziato tra le due Camere. Con il “mattarellum” si votò tre volte: nel 1994, nel 1996 e nel 2001, con esiti altalenanti. Nel inoltre 1995 fallì, per pochis-sime migliaia di voti, un referen-dum che abrogava anche la quota proporzionale.I critici del referendum sosten-gono che neanche così si risolve-rebbe il problema della selezione dei candidati, dal momento che sarebbero comunque i partiti a

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La Campania Giovane Ottobre 2011

scegliere chi candidare nei vari collegi. I promotori ribattono in-vece che con questo sistema si confronterebbero più candidati, di cui solo uno si conquisterà la vittoria sul campo: sarà molto più difficile, per un perfetto sco-nosciuto (magari candidato solo perché parente/portaborse di un notabile di partito) risultare elet-to. Ad ogni modo, si potranno sempre ricorrere a primarie di coalizione in ciascun collegio per scegliere i candidati, come molti nel Pd hanno proposto e auspi-cato.Anche in quest’occasione, tut-tavia, il referendum è stato ac-compagnato da polemiche. Non soltanto, come abbiamo visto, sull’ammissibilità o meno dei quesiti. Oltre a quella di Morrone e Parisi infatti era stata avanzata

un’altra proposta referendaria in materia: quella di Stefano Pas-sigli, costituzionalista ed ex par-lamentare, insieme con l’illustre politologo Giovanni Sartori. La proposta Passigli si proponeva in sostanza di mantenere l’impianto proporzionale dell’attuale leg-ge, eliminando però il premio di maggioranza e le liste bloccate, e introducendo un’unica soglia di sbarramento nazionale del 4% alla Camera – mentre al Senato si sarebbe votato in collegi unino-minali, ma la ripartizione sarebbe stata proporzionale e su base re-gionale, di modo che la soglia di sbarramento “implicita” sarebbe variata a seconda dei seggi che ciascuna regione mette a dispo-sizione.Le polemiche sono nate quando una parte del Partito democrati-

co si è divisa sulle due opzioni referendarie, l’una maggiorita-rista, l’altra proporzionalista. Il segretario Bersani era intervenuto ribadendo che la linea del Pd sui referendum era quella di astenersi da appoggi espliciti, rimandando alle diverse sensibilità personali. Tra i due comitati promotori ci si era accordati per sospendere la raccolta delle firme in attesa di sviluppi. Sviluppi che sono giunti quando, cogliendo in contropiede il comitato diretto da Passigli, vari esponenti politici di primissimo piano (Veltroni, Di Pietro, Ven-dola, addirittura Romano Prodi) si sono espressi pubblicamente a favore della proposta “pro-matta-rellum”, imponendo una ripresa ed un’accelerazione della raccol-ta delle firme che ha portato al raggiungimento dell’obiettivo.

Raccolta firme contro il Porcellum a San Giorgio a Cremano organizzata da Antonio Marciano, consigliere regionale PD

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POLITICA

osì come nel mon-do del calcio capi-ta che si scateni il putiferio quando gli allenatori tentano per la prima volta

di mettere da parte i giocatori più esperti - e inevitabilmen-te più usurati - per sostituirli con quelli più giovani - e ine-vitabilmente meno logorati -, allo stesso modo nella po-litica succede che a un certo punto della storia arriva un momento in cui i volti più esperti e i leader più rodati si sentano improvvisamente, clamorosamente e drammati-camente minacciati da tutti i più o meno fenomenali ragaz-zacci delle nuove generazioni che a poco a poco si fanno spazio tra i vivai, le giovanili e le primavere dei vari partiti politici. Per chi non l’avesse capito, stiamo parlando del “ricambio generazionale”. Un processo che assume di volta in volta una diversa denominazione a seconda del particolare ango-lo visuale dal quale lo si guar-da. Taluni, infatti, con elegan-za e un qualche sentimento di riverenza verso chi “lascia il

LA QUESTIONE GENERAZIONALE INVESTE ANCHE LA POLITICA

LARGO AI GIOVANI!C

di Vito Contardo

Matteo Renzi, giovane sindaco di Firenze.

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posto”, discorrono solitamen-te di “rotazione” o magari di “sostituzione”; talaltri , con minor senso diplomatico e maggiore intraprendenza, preferiscono invece adottare una terminologia più spietata e sprezzante, tipo “rottama-zione”. Una questione che non può non essere centrale nel dibattito pubblico in un Paese come il nostro, dove gli under40 sono 18 milioni di elettori. Una nutrita fascia so-ciale che deve in una qualche misura conquistarsi, con il voto, il consenso, la democra-zia, l’accesso alle posizioni della politica. Deve agire per costruire il suo futuro, in una sola espressione: diventare

classe dirigente. Un ruolo fondamentale ce l’ha indubbiamente la politica, lo riveste la classe politica nel suo complesso tramite i mec-canismi con i quali si rinnova. E nello scenario politico italia-no uno spazio rilevante se lo sta ritagliando l’istituto delle primarie. Ad introdotto in Casa nostra è stato il PD, un partito che spesso seleziona i candida-ti, sceglie persino il suo Segre-tario con le primarie. Si tratta di uno strumento che non solo “produce” la candidatura per una specifica carica elettiva, offre anche opportunità di par-tecipazione “decisiva”, crea mobilitazione, diffonde infor-mazioni, imprime slancio alla

La Campania Giovane Ottobre 2011

“COME NEL MONDO DEL CALCIO CAPITA CHE SI SCATENI IL PUTIFERIO QUANDO GLI ALLENATORI TEN-TANO PER LA PRIMA VOLTA DI METTERE DA PARTE I GIOCATORI PIÙ ESPERTI - E PIÙ USURATI - PER SO-STITUIRLI CON QUEL-LI PIÙ GIOVANI”

campagna elettorale successi-va. Da questa prospettiva un mezzo contro l’immobilismo e il carrierismo - e, qualche vol-ta, anche il cinismo - di chi si arrocca nel disperato tentativo di difendere con le unghie e con i denti rendite di posizione acquisite. Si badi però che le primarie non sono la manna dal cielo, non possono essere invocate - come talvolta accade - come il magico elisir salvifico che, d’incanto, risolve ogni proble-ma. C’è da battersi per avere una legge elettorale che possa dirsi degna della democrazia che diciamo di essere e per-

ché vi sia vera partecipazione democratica nei partiti. C’è da respingere l’aiutino delle quote rosa, che rende le don-ne automaticamente ancelle di chi quelle quote gliele avrà graziosamente concesse. C’è da rifulgere il giovanilismo, l’idea che l’età sia di per sé si-nonimo di cambiamento. Last but not least c’è da vincere la battaglia della “meritocrazia”, questa sconosciuta. Ebbene sì, una delle parole più abusate e e svilite dei nostri tempi. E’ vi-tale ridarle senso.

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NUOVO RINVIO A GIUDIZIO PER BERLUSCONI

di Salvatore Borghese

MILANO, L’ACCUSA È RIVELAZIONE DI SEGRETO D’UFFICIO PER LE INTERCETTAZIONI FASSINO-CONSORTE NEL 2005

POLITICA

Silvio Berlusconi

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La Campania Giovane Ottobre 2011

quattro. Non bastasse-ro i chiari di luna poco rassicuranti (l’econo-mia europea che de-clina lentamente, ma inesorabilmente) e le

imbarazzanti prestazioni del governo in materia di politica economica – ne abbiamo trat-tato lungamente il mese scorso su queste pagine – l’Italia deve anche fregiarsi del poco ambito primato di avere un capo di go-verno, Silvio Berlusconi, im-putato in ben quattro processi penali contemporaneamente. Come si sa, le vicissitudini giu-diziarie di Berlusconi ne hanno segnato fin dall’inizio l’espe-rienza politica; nel Paese l’opi-nione pubblica è praticamente divisa tra chi sostiene che le prime abbiano fatto sempre

parte di un complotto per com-promettere la seconda, e chi invece è convinto che senza la preoccupazione di conseguenze fatali sul piano penale il tyco-on di Arcore non sarebbe mai “sceso in campo”, garantendosi perpetua impunità. Quello che non era ancora capitato era ap-punto che l’attuale presidente del Consiglio fosse imputato in quattro differenti processi. Il più famoso è certamente il cosiddetto “processo Ruby”, in cui il premier è accusato di prostituzione minorile (avendo

E

giaciuto dietro compenso eco-nomico con la, signorina Kari-ma El Marough, all’epoca dei fatti minorenne) e concussione (avendo telefonato alla Que-stura di Milano per far sì che la suddetta fosse rilasciata dopo un arresto per furto, invece di essere affidata ad una comunità come su disposizione del ma-gistrato competente). Poi c’è l’altrettanto famoso “processo Mills”, in cui il premier deve combattere contro il reato di corruzione, nonché contro il principio di non contraddizione – dal momento che esiste una

sentenza passata in giudicato in cui c’è scritto che “Mills fu corrotto da Berlusconi” (per questo, l’avvocato inglese era stato condannato in primo gra-do e in appello, reato prescritto in Cassazione). Berlusconi è anche imputato, insieme allo stesso Mills, a Confalonieri e a svariati altri dirigenti di Media-set, in un processo con l’accusa di appropriazione indebita, fro-de fiscale e falso in bilancio in relazione alla compravendita di diritti televisivi. Finora que-sti erano i processi in corso. È delle scorse settimane la noti-zia che Berlusconi sarà impu-tato in un ulteriore processo, sempre a Milano: l’accusa è di rivelazione di segreto d’uf-ficio, e la vicenda riguarda la famosa intercettazione tra l’al-lora segretario Ds e Giovanni Consorte di Unipol (“abbiamo una banca?”), pubblicata sul “Giornale” di proprietà di Ber-lusconi e che ebbe profonde ripercussioni politiche. L’inter-cettazione, mai trasmessa agli atti perché irrilevante, fu ven-duta a Berlusconi da Roberto Raffaelli, titolare della società che forniva gli strumenti per le intercettazioni. Il pm aveva in realtà chiesto l’archiviazione, ma dopo il rifiuto del gip Ste-fania Donadeo, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per il premier.Per la cronaca, Berlusconi è stato anche indagato a Trani per concussione e minacce nei con-fronti del commissario AgCom Innocenzi (lo scopo del premier era far chiudere la trasmissione “Annozero”); a Roma, tali reati sono stati declassati a “sempli-ce” abuso d’ufficio. Sempre a Roma, Berlusconi è indagato anche per diffamazione, a se-guito di una querela del pre-sidente della Lega Coop dopo che il premier aveva insinuato contiguità tra queste e la mala-vita organizzata.

“L’ITALIA DEVE AN-CHE FREGIARSI DEL POCO AMBITO PRI-MATO DI AVERE UN CAPO DI GOVER-NO, SILVIO BERLU-SCONI, IMPUTATO IN BEN QUATTRO PROCESSI PENALI CONTEMPORANEA-MENTE.”

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SOCIETÀ

lla domanda se si sente sicuro, Ciro Pellegri-no, tra i fondatori del Coordinamento Gior-nalisti Precari della Campania, replica:

“No, perché è già capitato un faccia a faccia con me e altri colleghi. Però che vuoi farci, ri-nunciare? Non esiste, ora è del-lo Stato, ce l’hanno assegnato e ce lo prendiamo. Senza eroismo ma con determinazione, non so se mi spiego”. E’ questo il pensiero che ani-ma i giornalisti precari, uniti nel Coordinamento campano – il cui logo è la storic a Mehari che fu di Giancarlo Siani, giornalista precario ucciso dalla camorra-, che dopo un anno di tribolazio-ni, finalmente sono riusciti ad ottenere l’assegnazione dello spazio ai Quartieri Spagnoli, confiscato al boss della camor-ra Ciro Mariano - mandante ed autore di stragi di camorra - da utilizzare per promuovere di-battiti, mostre e la creazione di una piccola redazione aperta a tutti quei cronisti che non han-no a disposizione postazioni nei giornali in cui lavorano. Nonostante abbiano ricevuto un “caloroso” benvenuto dalle donne della famiglia del capo-clan in occasione della prima visita all’immobile, i giornali-sti del Coordinamento non si scoraggiano: “Vogliamo testi-

moniare coi fatti la voglia di cambiare di una città straziata e violentata ma resistente, mai rassegnata. Ma abbiamo biso-gno del sostegno dei napoletani. E per sostegno non si intende quello economico ma un ‘cor-done’ civile affinché tutti gli eventi del coordinamento nel bene confiscato nei Quartieri abbiano tanti partecipanti. Solo accendendo un faro costante su quella zona sconfiggeremo chi non vorrebbe farci ritornare in quell’immobile” spiega ancora Pellegrino.Il piccolo locale al piano ter-ra, nel vicolo Caritatoio, sarà trasformato nella “Casa dei

A

SCRIVERE NELLA CASA DEL BOSS

di Gloria Esposito

Giancarlo Siani

LA SEDE DEL COORDINAMENTO DEI GIORNALISTI PRECARI CAMPANI SARÀ UN BENE CONFISCATO ALLA CRIMINALITÀ

giornalisti” cioè “un luogo per ospitare dibattiti sulla libertà d’informazione, una biblioteca di libri di camorra, uno spazio per mostre fotografiche, una ‘mini-redazione’ con laptop e wifi da mettere a disposizio-ne agli operatori della stampa straniera che periodicamente vengono qui per raccontare l’emergenza rifiuti e la rivo-luzione arancione di Luigi de Magistris” come scrive Vin-cenzo Iurillo su Il Fatto Quo-tidiano.Una piccola, grande, rivoluzio-ne. Un’occasione di sviluppo e di cultura in un quartiere diffi-cile, cuore della città.

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La Campania Giovane Ottobre 2011

OVVERO COME LO STATO PUÒ INCIDERE SULLA QUALITÀ DELLA VITAl concetto di benessere ha subito delle modifiche sostanziali negli ultimi anni passando da una concezione fondata sulla semplice assenza di pa-

tologie (“non sto male quindi sto bene”) ad una concezione che vede in primo piano la pre-senza di risorse economiche, sociali e ambientali che con-sentono la piena realizzazione dell’uomo. Esso viene defini-to dalla commissione Salute dell’Osservatorio europeo su sistemi e politiche per la salute come “lo stato emotivo, men-tale, fisico, sociale e spirituale

BENESSERE E SERVIZI

I di Serena Tagliacozzo

di ben-essere che consente alle persone di raggiungere e man-tenere il loro potenziale per-sonale nella società”. Include perciò diverse dimensioni dalla promozione della salute negli ambienti di vita e di lavoro alla tutela del patrimonio naturale e degli ambienti artificiali. L’or-ganizzazione mondiale della sanità (OMS) sottolinea quin-di la necessità che le politiche pubbliche siano indirizzate a promuovere il benessere dei cittadini attraverso progetti vol-ti alla protezione delle dimen-sioni su citate. Il legame quindi tra benessere e servizi pubblici appare subito inscindibile: se il benessere viene inteso come la possibilità del cittadino di realizzarsi pienamente è chia-ro che questa possibilità viene meno senza la presenza di ser-vizi pubblici di sostegno. In gergo tecnico si direbbe che la relazione tra benessere e ser-vizi pubblici è transizionale: si modifica cioè nel tempo ed en-trambi i termini della relazione si influenzano e si modificano l’un l’altro. Il benessere viene quindi favorito dalla presenza di servizi pubblici che consentono alla persona di “vivere bene” e al pieno delle sue potenzialità; d’altra parte si potrebbe anche assumere che la presenza di un benessere più elevato possa portare ad un miglioramento dei servizi pubblici in generale. I servizi pubblici hanno la fun-zione di promuovere il benes-sere sia con progetti creati ad hoc sia attraverso la loro stessa esistenza. Se consideriamo in-fatti più semplicisticamente il

benessere come la “mancanza di stress”, la relazione puo’di-ventare più lampante. Lo stress non è un concetto univoco e assoluto, al contrario una situa-zione è considerata stressante quando il soggetto sente di non potervi far fronte con l’utilizzo delle proprie risorse. Queste risorse possono essere inter-ne ma anche esterne (sociali e ambientali). Detto in parole semplici: se una persona sa di poter contare, per risolvere un problema, su servizi pubblici efficienti e realmente di soste-gno giudicherà in generale la situazione meno stressante ri-spetto ad una persona che sa di non poterci contare. Ci sa-rebbe quindi da chiedersi qua-le benessere è possibile in un Paese, come L’Italia, in cui i servizi pubblici sono conside-rati inutili e sistematicamente soggetti a tagli. Un Paese in cui, soprattutto nel Sud, gli ospedali mancano di attrezza-ture adeguate a salvaguardare la salute dei cittadini, il patri-monio ambientale è deturpato e avvelenato, in cui i posti di lavoro sono luoghi di ozio per alcuni e prigioni per altri ma assolutamente non in grado di promuovere lo sviluppo della persona nella sua totalità. In-fine un Paese in cui, citando il bellissimo intervento di Umberto Eco in favore della cultura, scuole e università, i centri dove “si insegnano punti di vista, e dove si inse-gna poi a criticare quei punti di vista” , cioè dove si forma l’uomo nel suo essere Uomo sono affossati e sviliti.

Stress

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SOCIETÀ

vignetta class action

L’ARTICOLO 140-BIS È IN VIGORE DAL 1 GENNAIO DEL 2010n Italia, i media e le asso-ciazioni a tutela dei con-sumatori, parlano sempre più spesso di Class Ac-tion o Azione Collettiva. Con l’espressione Class

Action – termine coniato negli Stati Uniti d’America per indi-care un’azione legale condotta da uno o più soggetti che, mem-bri di una classe, richiedono che la soluzione di una questione comune, di fatto o di diritto, avvenga dispiegando i propri effetti “ultra partes”, cioè verso tutti coloro che appartengono alla medesima classe sia nel presente che in futuro – si indi-ca un’azione promossa da due o più consumatori/utenti che agi-scono in proprio, oppure attra-verso un’associazione di tutela dei diritti dei consumatori.Gli altri soggetti, titolari di un’identica pretesa possono sce-gliere di aderire o meno, salvo il diritto di agire comunque in via autonoma per la tutela e salva-guardia delle proprie ragioni e dei propri diritti. Il procedi-mento, previsto dall’art.49 della Legge 49/2009 è stato espres-samente inserito e disciplinato dall’art. 140 bis del Codice del Consumo (istituito con il D.lgs 206 del 2005), ed è rubricato con la dicitura “azione di clas-se” volta all’accertamento della

CLASS ACTION: UNO STRUMENTO A TUTELA DEI DIRITTI DEI CONSUMATORI

I di Alessia Schisano

responsabilità e alla condanna al risarcimento del danno e alle restituzioni. Nella legislazione italiana, una volta che è stata promossa l’azione collettiva, la stessa non può essere riproposta in nessun’altra sede giurisdizio-nale e, in caso di esito negativo, non può essere riproposta, fatto salvo il diritto dei ricorrenti di proporre appello o singolarmen-te o procedendo sempre me-diante la Class Action. L’azione collettiva si propone attraverso la notifica di un atto di citazione presso il Tribunale dove risie-dono i cittadini o dove ha sede l’associazione o il comitato pro-motore della stessa.Il giudice, nel valutare le istan-ze, può fissare anche l’importo minimo dei risarcimenti che sarà valido non soltanto per chi ha materialmente agito in giu-dizio, ma anche per tutti coloro che agiranno successivamente all’emissione della sentenza dell’azione collettiva, ottenen-do così dal giudice l’assimila-zione della causa individuale all’azione collettiva proposta in precedenza. Occorre precisa-re che la legge prevede il solo risarcimento dei danni subiti, ma li considera (per fortuna) in un’accezione ampia: non sol-tanto, infatti, è risarcibile il dan-no materiale, ma anche morale,

esistenziale e finanche di imma-gine. Infine, il D lgs 198/2009 ha introdotto una Class Action per l’efficienza della P.A. e dei concessionari dei pubblici ser-vizi.Questa azione può essere espe-rita se deriva una lesione diretta, concreta ed efficace degli inte-ressi del cittadino che si sostan-zia, ad esempio, anche in una violazione dei termini o nella mancata emanazione degli atti amministrativi obbligatori.

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al 23 settembre e fino all’8 gennaio 2012, presso la sala Causa del Museo di Capodimonte di Napoli, sarà aperta

al pubblico la mostra “Il gio-vane Ribera tra Roma, Parma e Napoli 1608 – 1624”, espo-sizione interamente dedicata al grande pittore spagnolo, considerato tra i maggiori esponenti della pittura di area naturalista e caravaggesca in Italia e in Europa. Presentato al Museo National del Prado a Madrid, che ne cura anche l’intera organizza-zione internazionale, l’evento è coordinato a Napoli dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artisti-co, Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli - Museo Nazionale di Capodimonte. L’esposizione nel Museo di Capodimonte, dove sono pre-sentati circa 40 capolavori del maestro Ribera, presenta delle modifiche rispetto alla precedente esposizione spa-gnola del Prado: grazie anche all’aggiunta di nuove opere, si offre l’opportunità di ap-profondire uno dei momenti più alti e significativi della civiltà figurativa del primo Seicento. La mostra, infatti, vuole por-re l’accento sui primi anni della produzione dell’artista

e presenta per la prima volta numerose tele che, nel corso dei decenni, sono state spesso oggetto di appassionato dibat-tito per la loro realizzazione e interpretazione, interessando i maggiori esperti del settore e affascinando gli spettatori con la loro carica drammati-ca, quasi teatrale. Curatore e responsabile scienti-fico dell’edizione italiana della mostra è Nicola Spinosa, uno dei massimi esperti del maestro spagnolo e autore di una recen-te e completa monografia; già curatore delle mostre dedicate al Caravaggio che hanno ani-mato la scena culturale di Na-poli, sempre nella cornice del

LA CONOSCENZA DEL PASSATO PER CAPIRE LA REALTÀ CONTEMPORANEA

IL GIOVANE RIBERA A NAPOLI

DMuseo Nazionale. Ancora una volta, Napoli è la degna cornice di un evento di rinomato interesse culturale e storico: un evento espositivo di ampio respiro che vuole rilan-ciare la conoscenza della vita culturale passata, che si riflette non a caso nelle violente con-traddizioni della realtà contem-poranea. Osservare il passato per poter capire il presente e, forse, agi-re per il futuri: un obbiettivo difficile da raggiungere ma che è da sempre al centro del-la ricerca culturale che sta in-teressando la città negli ultimi anni, per svegliare le coscien-ze e arricchire gli animi.

di Flavia de Palma

opera di Jusepe de Ribera

CULTURA

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KAREN STUKE AL PAN

La Campania Giovane Ottobre 2011

l palazzo Arti di Napoli (PAN) ospita la mostra fo-tografica dal titolo “Opera Obscura di Napoli” realiz-zata dalla grande fotografa Karen Stuke, già nota al

pubblico per aver già immorta-lato importanti rappresentazioni teatrali della terza edizione del Napoli Teatro Festival Italia del 2010. La fotografa tedesca era stata invitata a prendere parte a un progetto artistico, diretto a coniugare la peculiarità della sua attività fotografica alle nuove produzioni teatrali proposte dal festival. Il risultato della residenza artisti-ca della Stuke sono gli incredi-bili scatti realizzati a 8 spettacoli prodotti dal Napoli Teatro Festi-val Italia 2010, ora finalmente

L’OPERA OBSCURA DI NAPOLI

I di Flavia de Palma

esposti al PAN: la particolarità delle opere è la tecnica utilizzata dalla Stuke, la Pin-Hole, ovvero la tecnica fotografica del foro ste-nopeico, tecnica ormai personale dell’artista che da anni la utilizza per immortalare le più importanti rappresentazioni teatrali ed arti-stiche di tutto il mondo e, grazie alla quale, la fotografa tedesca incide su di un unico fotogram-ma l’intero susseguirsi di uno spettacolo dall’inizio fino alla sua conclusione, ottenendo così una miriade di scene sovrappo-ste in un’unica immagine.Tutti gli elementi della scena, gli attori, le luci, scenografie, sono raccolti, quindi, in un’uni-ca opera indistinta che sintetizza l’intero trascorre sul palco degli eventi e delle emozioni suscitate

da essi. Al pubblico non rimane che lasciarsi immergere nella vita dello spettacolo, nel turbi-nio della rappresentazione tea-trale che svela, grazie all’abilità della fotografa, la propria vita, aprendosi al pubblico come mai prima d’ora era stato fatto, e ri-velando i segreti del ‘retrosce-na’: la vita del teatro si mostra con i suoi cambi di luce e di scene, attraverso i movimenti degli attori che sono catturati in una veduta “ectoplasmati-ca”, riuscendo a presentare la performance in una visione in continua sovrapposizione, come un’unità-totalità in cui le parti che la costituiscono non sono ben distinguibili ma appaiono insieme come fugacemente ri-tratti della vita teatrale.

opera di Karen Stuke

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nfuria la polemica per alcune domande di cultu-ra generale ai test per le professioni sanitarie che si sono svolti in tutt’Italia il 10 settembre. Sembra

incredibile ma una di queste recitava :” Nei pressi del noto liceo Tacito di Roma si trova la Grattachecca di Sora Maria, molto nota tra i giovani roma-ni, sapresti indicare quali sono i gusti tipici serviti?”. L’Unione degli Universitari, da anni contro il sistema a numero chiuso considerato uno sbarra-mento a priori all’accesso del sapere, ha subito denunciato l’assurdità di questa domanda definendola una barzelletta e si annunciano numerosi ricorsi dopo i risultati dei test, soprattut-to in virtù del fatto che sono sta-ti chiamati a rispondere studenti di tutt’Italia, non solo romani. Questo tipo di quesiti rafforza l’idea di molti che il numero chiuso non serva a selezionare chi è veramente meritevole di proseguire gli studi che poi gli consentiranno di accedere alla carriera professionale, ledendo quindi i diritti allo studio e alle professioni garantiti dalla Carta Costituzionale e dalle direttive

blicate sui giornali. C’è da dire che l’informazione si può anche concedere di essere pittoresca pubblicando notizie in grado di attirare la curiosità dei lettori; non è la stessa cosa se si parla del futuro dei nostri ragazzi, che nella situazione di profon-do disagio che stanno vivendo, dovrebbero essere messi nelle migliori condizioni possibili per sviluppare la loro carriera professionale, a cominciare dai discussi test d’ingresso alle uni-versità. Possibile che debbano essere sempre loro a subire la superficialità e l’idiozia di que-sto paese?

L’INCREDIBILE STORIA DEGLI ULTIMI TEST PER LE PROFESSIONI SANITARIE

CHE GUSTI FA LA GRATTACHECCA DI SORA MARIA?

I di Stefano Behrend

comunitarie. Il rettore de La Sapienza si è difeso sostenendo che quello fosse un quesito de-duttivo tipico della logica di un medico e di un infermiere anche se l’argomento non è correlato a queste discipline e affermando che avrebbe saputo rispondere anche un co…. Gli esaminatori che hanno composto i test hanno invece puntato il dito sui prin-cipali quotidiani nazionali, dai quali sono estrapolate le notizie delle ultime settimane su cui for-mulare i quiz di cultura generale, affermando che se sono stupide le domande dei test, lo sono an-che le notizie che vengono pub-

CULTURA

grattachecca romana

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Page 30: TRASPORTI ANNO ZERO · Mensile di Politica e Cultura dal Sud.  N.4 Ottobre 2011 TRASPORTI ANNO ZERO Cosi’ torniamo al medioevo Tra i due referendum la spunta il mattarellum

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EVENTI

Un mese di cultura, musica e teatro.GLI APPUNTAMENTI DI OTTOBRE 2011

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07PREMIO LETTERARIO ISOLA DI ARTURO

GIUBILEO DELLE CARCERI

CANZONI D’AUTORE 2011PREMIO BRUNO LAUZI

FIERA TESORI SAPORI DELLA TRADIZIONE

J-AX IN CONCERTOh.20.00/24.00Procida

h.20.00via Poggioreale (Na)

20MODÀ IN CONCERTO

h.21.30Palasele (Eboli)

h.21.00Anacapri

h.20.30Vulcano Buono (Nola)

15-23MEDITERRANEO EXPÒ FIERA DELL’ARTIGIANATOh.19.00Marcianise

h.21.00Casa Della Musica (Na)

15FRANCESCO DE GREGORI IN CONCERTOh.21.30Teatro Palapartenope (Na)

28-30SAGRA DELLA MELA ANNURCA h.18.00Maddaloni (Ce)

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