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IL TEMPO DEI GERANI ALBERTO TUFANO CALIBROZEROQUINDICI

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IL TEMPO DEI GERANIALBERTO TUFANO

CALIBROZEROQUINDICI

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ALBERTO TUFANO

Il tempo dei gerani

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C'era una volta un paese, uguale a tanti altri paesi cheaffollavano quel Paese. Aveva la chiesa di paese, ilsupermercato di paese, la scuola di paese...E anche la gente era di paese.

E c'era una volta un mistero in quel Paese, uno di queimisteri che tutti conoscono e di cui nessuno voleva parlare.Era il mistero dell’Amore, quello con la A maiuscola, unmistero così grande e particolare che era concessoparlarne solo a pochi: ai papà e alle mamme di quel paese,perché quello era il Paese delle Regole Non Scritte.

E poi ancora c'era una bambina dai lunghi capelli rossi,venuta da un Paese straniero, che di quel mistero di quelpaese di quel Paese ancora non ne sapeva nulla, e non solodi quello, ma che una cosa l’aveva capita: quel mistero,l’Amore, accadeva solo in un periodo particolare dell’annochiamato “Il tempo dei gerani”.

Si narrava, infatti, che la parola Amore fosse consideratasconcia in quel paese e che nessuno la doveva pronunciare.Mai. Eppure tutto era uguale a quello che succedeva intutti gli altri paesi degli altri Paesi: un ragazzo corteggiavauna ragazza; ed ella sceglieva. Ma, anziché dirloapertamente, lo faceva capire con un gesto: esponendo sulproprio balcone un vaso di bei gerani in fiore. Il problemaera che i gerani non fioriscono tutto l’anno, così i giovanidi quel paese erano costretti a estenuanti rituali persperare di vedere l’agognato fiore.

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Un giorno la bambina, proveniente da quell’altro paese diun altro Paese, si fermò nella piazza principale e gridò contutta la voce che aveva: “Io Amo tutti i giorni, non solo neltempo dei gerani!”. Il suo proclama fece scalpore, suscitòindignazione e, sebbene ella fosse solo una bambina e perdi più straniera, le procurò il biasimo e l’isolamento daparte di tutti coloro che erano in piazza ad ascoltarla.

La notizia di quell’uscita si sparse rapidamente per il paeseche, manco a dirlo, dimostrò coi fatti di essere solo unpaese abitato da gente di paese, timorosa di tutto ciò che ènuovo e diverso da loro.Ciascuno aveva qualcosa da dire, negli anfratti dell’unicobar, ciascuna aveva qualcosa da scrivere, sui muri o inlettere anonime.Tutti parlavano di lei, nessuno parlava con lei…La bambina si sentiva sola.

Un giorno, però, accadde l’inaspettato: in paese arrivò uncirco itinerante. Era la prima volta che passava di lì, ma ilmomento non poteva essere più felice. Finalmente labambina non era più l’unico argomento di conversazione.

Lo spettacolo circense fu replicato solo per due sere. Nonera eccelso, ma era nuovo e particolare e la gente rideva. Ecosì pure la bambina: era successo qualcosa di magico!

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I clown, gli acrobati, gli illusionisti divennero ben prestol’unico argomento di conversazione tra la gente, chesostituì l’invidia con l’ammirazione; il livore con la gioia.La bambina era felice di vedere la gente del suo paese cosìe, un giorno, gridò nuovamente: “Paese mio, io ti amo!!!”.

Uomini e donne si guardarono, le altre bambine e gli altribambini pure. Il silenzio riempì la piazza per 15interminabili secondi, fino a quando una risata non sciolsela tensione, originando un fragoroso applauso diapprovazione.

Non era cambiato nulla, forse. Era cambiato tutto,probabilmente.L’unica cosa certa è che quel giorno i gerani sbocciaronofuori stagione. Nel cuore di tutti.

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CALIBROZEROQUINDICI

Il tempo dei gerani è una favola gentile tratta da una storia vera, accaduta in un paesino del Sud Italia nel dopoguerra.La versione ridotta, qui pubblicata, è servita all’autore per illustrare ad alcuni studenti di una scuola media di Milano uno dei possibili usi delle lettere maiuscole/minuscole; e per alimentare un dibattito sui pregiudizi che da sempre si hanno verso chi è diverso dal nostro modo di essere.

"Alberto Tufano nasce a Milano 33 anni fa da una famiglia d’origine contadina, emigrata al Nord in cerca di un futuro meno incerto.Dopo la Maturità Classica, Alberto emigra a New York per due anni, per lo stesso motivo che aveva mosso i suoi genitori, ma con risultati diversi: anziché lavorare e studiare, infatti, trascorre tutto il tempo a trovare spunti creativi per scrivere qualcosa che rimanga negli scaffali dei posteri, ma riesce solo a scrivere cose che rimangono nei cassetti dei presenti; e così torna in Italia. Collabora due anni con la “Gazzetta dello Sport”, si esibisce in mirabolanti prestazioni lavorative di varia natura, ma sogna sempre di far uscire dai cassetti il frutto della sua immaginazione. Prende un diploma triennale in marketing communications e copywriting e decide di provare con la pubblicità, da copywriter; e ottiene qualche buon risultato in agenzia su clienti noti anche a livello internazionale (König catene da neve, Mauri formaggi, Standa ipermercati, Tupperware Italia e altri), ma il suo pensiero cerca sempre la chiave per aprire quei cassetti chiusi.Da settembre 2002 impegna la sua creatività come pubblicitario freelance, ma l’avventura continua…"

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