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100 anni dalla sua morte un messaggio sempre attuale Raccolta di testi messi insieme dai Piccoli Fratelli del Vangelo e dai Piccoli Fratelli di Gesù XXI me Anno - I Piccoli Fratelli di Gesù - Supplemento al N°35

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100 anni dalla sua morteun messaggio sempre attuale

Raccolta di testi messi insieme

dai Piccoli Fratelli del Vangelo e dai Piccoli Fratelli di Gesù

XXIme Anno - I Piccoli Fratelli di Gesù - Supplemento al N°35

•IMP. COP italiano SPECIALE OK.qxp_imp ita n. 16-17 01/07/16 10:03 Pagina 1

Ai nostri lettori

1916 - 2016.

Esattamente cento anni fa, il 1° Dicembre,

Charles de Foucauld caddein terra come un “seme”.

In occasione di questo centenario,

abbiamo pensato di preparareun numero speciale

per ascoltare di nuovo il timbro di voce di Charles

che ci parla dei temi che gli furono cari in vita.

I PICCOLI FRATELLI DI GESÙ

BOLLETINO SEMESTRALE

Tribunale Civile di RomaSezione per la Stampa

e l’Informazionen. 00280/95 - 31/05/1995

Direttore Responsabile: B. Porcu

Stampa: ColoreinStampa, Roma 2016

I Piccoli Fratelli di Gesùc/c 44603447

FraternitàVia Giaime, 9

12020 BROSSASCO (CN)

[email protected]

www.piccolifratellidigesu.it

PICCOLI FRATELLI DEL VANGELO

FraternitàVia Montepiano, 1

06038 - SPELLO

[email protected]

•IMP. COP italiano SPECIALE OK.qxp_imp ita n. 16-17 01/07/16 10:03 Pagina 2

Esattamente cento annifa, il 1° Dicembre, Charlesde Foucauld cadde in terracome un “seme”. In occa-sione di questo centenario,abbiamo pensato di prepa-rare un numero specialedella Fraternità per ascol-tare di nuovo il timbro divoce di Charles che ci parladei temi che gli furono cariin vita.

Ma come fare una scel-ta? E’ stato papa Francescoche ce ne ha ispirato la ri-sposta. In diverse circostan-ze, infatti, nel 2015 il papaha menzionato esplicita-mente Charles de Foucaulda proposito del lavoro nel-l’Enciclica “Laudato sii”; aproposito dell’evangelizza-zione in un contesto seco-larizzato durante un ritiro ai preti nel mese di Giugno. Ma il ri-ferimento più recente a Charles lo troviamo nella meditazioneche il papa ha riproposto durante la Veglia di preghiera in Piaz-za San Pietro, alla vigilia dell’apertura del Sinodo sulla Famiglia,il 3 Ottobre 2015. Si tratta di un meraviglioso testo sul modocon cui Charles de Foucauld si è nutrito alla contemplazionedella “Famiglia di Nazaret” invitandoci a guardare alla vita del-la famiglia oggi alla luce della Famiglia di Gesù. Evidentementesiamo particolarmente sensibili al modo con cui si è espresso ilpapa: è nostra impressione che egli abbia fatto proprio il pen-

Centenario1916 - 2016

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siero di Charles al punto di esprimersi in termini che sono similia quelli usati appunto da Fratel Charles.

Cominceremo dunque col rileggere un lungo passaggio diquesta sua meditazione, in seguito riprenderemo qualche stral-cio di quei punti-chiave lasciandoci illuminare dai testi di Char-les de Foucauld.

Questo numero del Bollettino è un numero speciale ancheper un altro motivo: è stato infatti preparato e pubblicato in-sieme dai Piccoli Fratelli di Gesù e i Piccoli Fratelli del Vangelo.Come forse sapete, nel 2015 “Roma” ha approvato gli statutidella Federazione voluta dalle due Fraternità. Pubblicare insie-me questo numero speciale è un modo, in questo anno del cen-tenario, di sottolineare la nostra volontà di camminare insiemecome dei fratelli che bevono l’acqua dalla stessa sorgente.

NB. Il linguaggio usato da Charles è quello del suo tempoper cui si richiederà un po’ di sforzo da parte nostra per entra-re nel suo “stile”. Ma alcuni termini che egli usa hanno cambia-to significato nel tempo. Per facilitare la lettura, li abbiamo avolte rimpiazzati con i termini equivalenti di oggi. Tuttavia da-remo sempre le referenza per ritrovare i testi originali.

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“Ogni famiglia è sempre una luce, anche se fievole,nell’oscurità del mondo.Anche il cammino storico di Gesù tra gli uomini

prende forma in seno ad una famiglia, nella quale Egli vivrà pertrent’anni. Una famiglia come tante, la sua, situata in un villag-gio sperduto alla periferia dell’Impero romano.

Charles de Foucauld, forse come pochi altri, ha intuito laportata della spirituale che emana da Nazaret. Questo grandeesploratore, ha abbandonato improvvisamente la sua carrieramilitare, affascinato proprio dal mistero della Santa Famiglia,della relazione quotidiana di Gesù con i suoi genitori e i suoi pa-renti, del suo lavoro silenzioso e della sua umile preghiera.

Charles de Foucauld e la Famiglia di Nazaret

Alcuni stralci del discorso di papa Francesco in Piazza SanPietro, in occasione della Veglia di preghiera per l’apertura del

Sinodo sulla Famiglia (3 Ottobre 2015).

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Guardando alla Famiglia di Nazaret, fratel Charles ha com-preso la sterilità del desiderio di ricchezza e di potere; si è fattotutto a tutti attraverso l’apostolato della bontà; attirato dallavita eremitica, egli ha capito che non si cresce nell’amore di Dioevitando le esigenze delle relazioni umane. E’ infatti amandogli altri che impariamo ad amare Dio; ci si eleva quindi fino aDio mettendoci al servizio del prossimo.

Attraverso la vicinanza fraterna e solidale con i più poveri ei più abbandonati, egli ha capito che, in fin dei conti, sono loroche ci evangelizzano aiutandoci a crescere in “umanità”.

Per capire la Famiglia oggi, entriamo anche noi – come Char-les de Foucauld – nel mistero della Famiglia di Nazaret, nellasua vita nascosta, ordinaria e comune, come è la situazione del-la maggior parte delle nostre famiglie, con le loro pene e le lo-ro semplici gioie; vita intessuta di serena pazienza nelle contra-rietà, di rispetto per la condizione di ciascuno, di questa uma-nità che libera e che fiorisce nel servizio; vita di fraternità chescaturisce dall’esperienza di sentirsi un unico corpo.

La Famiglia è il luogo di una santità evangelica che si realiz-za nelle condizioni più ordinarie. Vi si respira la “memoria” del-le generazioni e si affondano le radici che ci permettono di an-dare “lontano”. E’ il luogo del discernimento, dove ci si educa ariconoscere il disegno di Dio sulla propria vita e ad abbracciarlacon fiducia. E’ un luogo di gratuità, di presenza discreta, frater-na e solidale, che ci insegna ad uscire da noi stessi per accoglie-re l’altro, per perdonare a lasciarsi perdonare.”

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“V egine Santa, San Giuseppe, mettetemi con voi aipiedi di Nostro Signore. Fate che possa vivere convoi la vostra vita di Nazaret, questa vita così assorta

in Dio, così raccolta; tutta la vita di Gesù è stata una “perdersiin Dio”, e allo stesso tempo una vita raccolta: è stato costante-mente cosciente della sua presenza al Padre; lo guardava inces-santemente peradorarlo e per fa-re costantementela sua volontà: “ Ilmio cibo è fare lavolontà del Pa-dre. Non sono so-lo, mio Padre èsempre con me,perché io facciosempre ciò chepiace a Lui….Voimi lasciate solo,ma Io non sonosolo, perché mioPadre è conme…”. Sia a Na-zaret che nel de-serto o nella suavita pubblica, lavostra vita inte-riore è stata sem-pre la stessa, o

Nazaret: una vita con Gesù e con la Santa Famiglia

“Questo grande esploratore abbandonò improvvisamente lacarriera militare, affascinato dal mistero della Santa Famiglia,della relazione quotidiana di Gesù con i suoi parenti e vicini,

di lavoro silenzioso, di umile preghiera”.

7La Santa Famiglia: dipinta da Charles de Foucauld.

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Gesù: sempre e dappertutto voi siete stato allo stesso modo“perduto” e immerso in Dio. Esternamente le vostre occupazio-ni cambiavano (…) ma anche se facevate esteriormente ogni co-sa alla perfezione, voi non cessavate mai di essere immerso inDio! Fate, o Gesù, che io viva di questa vita interiore in continuacontemplazione che non si è mai interrotta in voi e che fu la co-sa principale e più profonda della vostra esistenza; (…) mi ave-te dato una vita di preghiera, di lettura, di umile lavoro duran-te il quale parlo un po’,… molto poco, e mangio, ma poco co-me un povero e in semplicità: è la vostra vita di Nazaret, raccol-ta, silenziosa, povera, nascosta e laboriosa!… Fate che anch’iola viva, o Gesù, perfettamente in voi, con voi e per voi! Fate lastessa grazia a tutti i vostri figli a causa vostra!”.

(20 Luglio 1898, a Nazaret, considerazioni sulle feste dell’anno” pag. 486)

“Siate umili, umili nei vostri sentimenti, con una “bassa” sti-ma di voi stessi, umili nelle parole, nelle azioni, umili in tutta lavostra vita, amando i piccoli facendo di essi la vostra “società”,umili nei vostri modi, umili infine, prendendo sempre e dapper-tutto l’ultimo posto. Umiltà sempre…

(Marzo 2898, Nazaret; Gridare il Vangelo pag. 106)

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• Aborriamo le ricchezze; esse non sono un male in sé, poichéDio è infinitamente ricco, ma, vista la nostra debolezza, esse so-no un grande pericolo, perché corriamo il rischio di attaccarci aloro, distaccandoci così da Dio. Soprattutto siamo poveri per pu-ro amore e per rassomigliare a Gesù povero! Siamo poveri ancheper obbedienza alla sua Parola, giacché ci ha raccomandato cosìcalorosamente la povertà e così fortemente il distacco dalla ric-chezza… Siamo infi-ne poveri come lo èstato Lui, non avendodi proprio come pos-sesso e come usonient’altro che ciòche possono possede-re dei poveri operai.

(La bontà di Dio:pag 251)

• Nelle sue noteCharles annota i con-sigli che ha ricevutodal Rev. Huvelin, du-rante la sua visita inFrancia nel 1909:

- Il mio apostolatodeve essere quellodella bontà. Veden-domi si dovrebbe di-

L’apostolato della bontà

“Guardando la Famiglia di Nazaret, fratel Charles ha capito la sterilità della ricchezza e del potere;

si fece tutto a tutti attraverso l’apostolato della bontà”.

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re di me: ”Poiché quest’uomo è così buono, anche la sua reli-gione deve essere buona!”

- Se mi si domanda perché sono così dolce e buono, dovreipoter dire:”Perché sono il servo di uno molto migliore di me. Sevoi sapeste come é buono il mio Maestro Gesù!”. Il prete è unostensorio ed il suo compito è quello di mostrare Gesù; devescomparire per lasciar apparire Gesù;

- Sforzarmi di lasciare un buon ricordo nell’animo di tuttiquelli che vengono a me.

- Farmi tutto a tutti; ridere con chi ride, piangere con chipiange, per portarli tutti a Gesù.

- Mettermi alla portata di tutti, per attirarli tutti a Gesù;”

(Quaderni di Tamanrasset pag. 188)

• Odiamo il peccato, ma amiamo i peccatori “per i quali Cri-sto è morto”; preghiamo per questi fratelli dispersi e siamobuoni con loro “voi siete tutti fratelli, avete uno stesso Padreche sta nei cieli”; può darsi che questa bontà, avvicini a noi que-sti fratelli dispersi e li orienterà infine verso il nostro Maestro.Ogni cristiano è un ostensorio. Egli deve far trasparire in sé Ge-

10 1903: con i soldati feriti a Tighit, vicino a Beni Abbès.

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sù, soprattutto Gesù con l’amore e la bontà del suo Cuore, perquanto sia possibile alla miseria umana, così grande!

(Lettera a Pierre Leroy, 24 Marzo 1916 _ Tamanrasset)

• Nei numerosi testi dell’ultimo periodo della sua vita, Char-les fa riferimento al ruolo di evangelizzatori di Priscilla e Aqui-la, una copia di laici, collaboratori di San Paolo, modelli di que-sto apostolato attraverso la vita ordinaria impregnata di Van-gelo, e condivisa con la gente:

Vendere tessuti di cotone blu a prezzo ragionevole. Ecco unmodo molto concreto di attirare tutti a sé, un modo per apriretutte le porte e per rompere ogni ghiaccio. In questo modo, co-lui che vende mostra un animo buono e farà una buona im-pressione, si farà degli amici in tutto il paese, ed è l’inizio… De-gli onesti e modesti commercianti francesi sarebbero accolti conbontà dalle autorità che arrossiscono per i loro compatrioti delSud: nessun francese viene a stabilirsi nelle oasi se non per ven-dere l’alcool, è una vergogna! Ci vorrebbero dei cristiani comePriscilla e Aquila, che fanno del bene in silenzio conducendo lavita di poveri mercanti; in buona relazione con tutti, così si fa-rebbero rispettare e stimare da tutti e farebbero del bene a tut-ti;…guadagnerebbero da vivere senza difficoltà e le stesse au-torità li accoglierebbero a braccia aperte senza alcun ostacolo,basterebbe trovarli!

(Lettera a P. Voillard, 13 Dicembre 1905, Tamanrasset)

• Ogni cristiano deve essere un apostolo: (…) – essere apo-stolo con quali mezzi? Quelli migliori, adattandosi cioè a coloroai quali ci si rivolge: a tutti coloro con i quali si relazionano sen-za distinzione, attraverso la bontà, la tenerezza, l’affetto fra-terno, l’esempio delle virtù, attraverso l’umiltà e la dolcezza,sempre affascinanti e così cristiane!... Con alcuni senza mai no-minare Dio né la religione, pazientando come Dio stesso, mo-strandosi buoni come Dio, amando come un tenero fratello epregando. (…) Soprattutto vedere in ogni essere umano un fra- 11

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tello – “Voi siete tutti fratelli,avete un solo Padre che sta neicieli!” - vedere in ogni personaun figlio di Dio, un’anima riscat-tata dal sangue di Gesù, un’ani-ma amata da Gesù, un’animache anche noi dobbiamo amarecome noi stessi e per la cui sal-vezza dobbiamo lavorare. - Ban-dire lontano da noi ogni spiritodi militanza: “Vi mando comeagnelli tra i lupi” dice Gesù…Che distanza abissale tra il mododi fare e di parlare di Gesù e lospirito militante di chi non è cri-stiano o cattivo cristiano che ve-de negli altri dei nemici da com-

battere, piuttosto che dei fratelli malati che hanno bisogno dicure, dei feriti che giacciono a terra per strada dove bisogna es-sere piuttosto il “buon samaritano”.

(Lettera a J. Hours, 3 Maggiop 1912, Tamanrasset).

• Che facciamo per l’evangelizzazione del nostro impero delNE africano? Potremmo dire: niente. (…) Ci vorrebbero dei buo-ni preti abbastanza numerosi (Non per predicare: sarebbero ac-colti come accoglieremmo i turchi nei villaggi bretoni se venis-sero a predicare su Maometto, (…); ma per prendere contatto,farsi amare, ispirare stima fiducia e amicizia, lavorare ad un av-vicinamento tra loro e la popolazione, bisogna preparare il ter-reno …prima di seminare); ci vorrebbero inoltre dei buoni cri-stiani laici di ambo i sessi, con lo stesso compito di prenderecontatto ancora più ravvicinato ed entrare laddove il prete nonpotrebbe mai entrare, soprattutto presso i musulmani, dare l’e-sempio delle virtù cristiane, testimoniare la vita cristiana, la fa-miglia cristiana, lo spirito cristiano; ci vorrebbero anche dellebuone religiose, con l’abito o senza, molto vicine alla gente,sparse in comunità di due o tre, laddove ci sia un prete e qual-che cristiano… Non cercare delle strategie per fare delle con-12

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versioni, ma amare, esse-re buoni, virtuosi e stabi-lire uno stretto contattocon i Tuareg…Così fa-cendo dopo un certotempo, di 25 anni o 50 o100, le conversioni av-verranno da sole, comematurano i frutti, e manmano che l’istruzione sipropaga…

Ma se questi sfortu-nati musulmani non co-noscono alcun prete enon incontrando che i così detti cristiani che sono degli ingiustio sfruttatori, tiranni, duri e che danno l’esempio del vizio, comepotrebbero convertirsi, come non odieranno la nostra santa re-ligione, come non saranno sempre più nostri nemici?

(…) Aggiungerei ancora una parola: cioè che per ben ammi-nistrare il nostro Impero africano o anche per evangelizzarlo, ènecessario conoscere la gente – noi invece la conosciamo moltopoco: ciò dipende in parte dagli usi musulmani: ma è un osta-colo che possiamo superare. Resta invece il fatto deplorevoleche noi ignoriamo in maniera spaventosa la popolazione dellanostra Africa: da 32 anni non ho lasciato l’Africa del Nord(…senon durante 10 anni, dal 1890 al 1900, periodo che ho passatoin Turchia, Armenia e Terra Santa); non vedo nessuno, né uffi-ciale, né missionario, né colono o altro, che conosca sufficiente-mente gli indigeni; io stesso conosco a sufficienza il mio picco-lo angolo dei Tuareg, ma molto superficialmente il resto!…

C’è un vizio che bisognerebbe estirpare – e cioé che gli am-ministratori, gli ufficiali e i missionari avessero un contatto benpiù stretto con la popolazione attraverso dei lunghi periodi nel-lo stesso posto ( con promozioni in loco per gli amministratori egli ufficiali) affinché conoscano la gente, possano fare un rap-porto più verace ai superiori e che essi, quindi, li conoscano me-glio attraverso di loro!

(Lettera a Fitz-James 11 Dicembre 1912, Tamanrasset) 13

1905: costruzione della prima casa aTamanrasset.

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• La fiducia con la quale miaccolgono i Tuareg del vicinatocresce; i vecchi amici diventanopiù intimi, nascono delle nuoveamicizie. Cerco di prestare deiservizi a quelli che posso, cercodi manifestare loro che li amo;quando mi sembra ci sia l’occa-sione favorevole, parlo della reli-gione naturale, dei comanda-menti di Dio, del suo Amore, del-

l’unione alla sua volontà, dell’amore del prossimo….Non pensoche bisogni affrettarsi: allontanerebbe i Tuareg che hanno il ca-rattere dei nostri buoni paesani di Francia, dei migliori tra loro.Come loro i Tuareg sono laboriosi, prudenti, economici, nemicidelle novità e pieni di diffidenza per le cose o le persone sco-nosciute . (…) La verità non la si può raggiungere che dopo unlungo periodo e attraverso un contatto intimo con la gente, congrande virtù e la benedizione divina.

(Lettera a P. Voillard. 12 Luglio 1912, Tamanrasset)

• Scrivendo ad un Padre Bianco dopo la morte di Mgr Gué-rin, suo vescovo ed amico, Charles lo descrive secondo il model-lo di evangelizzatore che lui stesso si è forgiato:

Era particolarmente adatto all’apostolato nel Sahara. Sedappertutto il prete è un ostensorio che deve scomparire perlasciar intravvedere Gesù senza altro ruolo che quello di far-lo vedere, è ben vero qui più che in nessun’altra parte, dovenon si può raggiungere la maggioranza della gente, né pre-sentando loro i dogmi, né accostandoli gradualmente attra-verso la scuola, ma solamente facendo loro vedere una irra-diazione della bontà di Gesù che li faccia ammettere in cuorloro: “poiché quest’uomo è così buono, anche la sua religio-ne deve essere buona”.

Il P. Guérin era fatto per questo genere di apostolato dellabontà, così umile, così dolce, un così fedele imitatore del Cuoredi Gesù”.

(Lettera a un Padre Bianco, 29 Giugno 1910, Tamanrasset)14

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• Noi non abbiamo due cuori, come mi dicevano in passato,uno di fuoco per Dio, e l’altro di ghiaccio per gli uomini; noinon ne disponiamo che di uno, e più sarà innamorato di Dio piùci si innamorerà di coloro che Dio ci ha detto di amare.

Lettera a L-J Balthasar, 30 Aprile 1893, Trappa di Akbès

• Noi non disponiamo che di un cuore solo; quello con il qua-le amiamo Dio è lo stesso attraverso il quale amiamo gli uomi-ni: se il nostro cuore si riscalda, si infiamma e si intenerisce pra-ticando l’amore del prossimo, automaticamente si rende più ca-loroso e tenero per amare Dio. Il nostro cuore non può esseretenero per Dio e di ghiaccio per gli uomini; allo stesso modonon può essere di fuoco per gli uomini e di ghiaccio verso Dio.Il cuore è o di fuoco o di ghiaccio, caloroso o freddo; ma se è ca-loroso per Dio lo sarà anche per gli uomini; e…se è caloroso perquesti, lo sarà an-che per Dio. Quin-di più il nostrocuore guadagnain calore applican-dosi ad amare gliuomini, e più sirende capace diamare Dio. Perquesto si è detto aragione che se vo-gliamo crescerenell’amore di Dio,il modo migliore è

L’amore di Dio e l’amore degli uomini

“Attirato dalla vita eremitica, egli capì che non si cresce nell’amore di Dio evitando di mettersi al servizio degli uomini. È infatti amando

gli altri che si impara ad amare Dio; accostandoci al prossimo ci si eleva fino a Dio.

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di impegnarci ad amare gli uomini. L’amore del prossimo dun-que non è solo uno dei segni più evidenti dell’amore di Dio maanche uno dei mezzi più sicuri per crescere in esso.

Ai più piccoli dei miei fratelli, p.137

• Per una installazione immediata due posti mi sembrereb-bero più adatti: 1° Le rocce situate ai lati della riva destra del-l’oued (fiume), (…) 2° La sommità della gara di Tit (120 m. circasovrastante la valle) (…) Questo secondo sito sembra avere ilvantaggio di essere lontano dalla gente e dal rumore offrendola solitudine con Dio… Il primo posto ha invece l’inconvenientedi essere vicino alla gente e quindi esposto a tante visite (…).Che lo sposo si degni suggerirmi quale dei due posti vuole perme oggi: “Oggi e in futuro, se puoi, stabiliscimi nel primo postotra quelle rocce che assomigliano a quelle di Betlemme e di Na-zaret, dove tu puoi avere allo stesso tempo la perfezione dellamia imitazione e la perfezione della carità; per quanto riguar-da il raccoglimento, è l’amore che deve raccoglierti in me inte-riormente e non l’allontanamento dai miei fratelli: vedi me inloro; e come io ho fatto a Nazaret, vivi vicino a loro immerso inDio. In queste rocce dove io stesso ti ho condotto malgrado latua reticenza, tu puoi avere l’imitazione di Betlemme e di Na-zaret, l’imitazione di tutta la mia vita di Nazaret, inoltre la ca-rità per gli abitanti e per la gente di passaggio;

(…) la speranza di fare più del bene stando più vicino al lagente, e quella di avere un giorno dei fratelli che vivano in unluogo dove possano moltiplicarsi e diventare una regolare fra-ternità; e finalmente, una cosa immensa, tu avrai la presenzadel SS. Sacramento nel Tabernacolo in breve tempo, infatti inpochissimi giorni puoi installare un Oratorio (Cappella)”

Diari di Beni Abbès, 26 Maggio 1904

• Il tuo compito è anch’esso semplice: amare, amare Dio edil prossimo, amare il prossimo per amare Dio, questi due amorinon sussistono l’uno senza l’altro: crescere in uno è crescere an-che nell’altro. Come raggiungere l’amore di Dio? : praticandol’amore del prossimo.

Lettera a Louis Massignon, 31 Agosto 1910, Tamanrasset16

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• In tutte le tappe della sua vita, Charles nota con ammira-zione ciò che ha ricevuto dall’esempio, dalla generosità e dallasemplicità spontanea di quelli che lo circondano:

Hadj Bou Rhim, Ben Qasem el Hamouzi, che mi avete pro-tetto nel pericolo, a rischio della vostra vita, voi cui devo la miavita, voi il cui ricordo nel tempo mi riempie ancora di emozionee di tristezza, dove siete ora? Siete ancora vivi? Vi rivedrò ungiorno? Come esprimervi la mia riconoscenza e il mio dispiace-re di non potervela provare?

Che tutti coloro che non menziono qui, non per dimentican-za, ma perché la lista sarebbe troppo lunga, ricevano l’omaggiodella mia gratitudine.

Introduzione a “Esplorazione del Marocco”, Ottobre 1887,Parigi.

• Quando rammendo gli abiti dei piccoli orfani mi dico comesono felice di fare questo lavoro così ordinario nella casa di Na-zaret, e come Voi sentireste la felicità di farlo(…). Figuratevi chedurante tre giorni, la settimana scorsa, ho avuto un lavoro stra-no: la donna al servizio degli orfanelli, essendo malata, mi hachiesto di rimpiazzarla durante il giorno, mentre un’altra per-sona l’avrebbe rimpiazzata durante la notte; dalle 5,45 del mat-tino alle 18,15 della sera, guardavo questi poveri bambini sen-za lasciarli un attimo; vi chiederete se mi è sembrato strano iltrovarmi all’improvviso come sorvegliante di 9 piccoli turchi dai6 ai 15 anni (in questo momento non sono però che 9), non ho

Lasciarsi evangelizzare dai poveri

“Attraverso la vicinanza fraterna e solidale con i più poveri e i più abbandonati,

egli ha capito che, finalmente, sono loro che ci evangelizzano,aiutandoci a crescere in “umanità”.

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potuto fare a me-no di pensare acoloro che dico-no che ci faccia-mo religiosi perevitare le preoc-cupazioni, quan-do mi sono ritro-vato in mezzo aquesta piccola fa-miglia(…). Questipiccoli sono stati ipiù gentili possi-

bile durante i miei tre giorni di sostegno, essi hanno reso il miocompito il più dolce possibile; pregate un po’ per loro, che di-venteranno, poveri bambini?

Lettera a Marie de Bindy, 9 Gennaio 2893, Trappa di Akbès.

• Questo periodo sono alle prese con un buon novizio ma-ronita: per l’assenza di due religiosi che conoscono bene l’ara-bo, me lo hanno affidato per dirgli qualche buona parola; è unfratello converso, di 30 anni, un ottimo lavoratore ma senza al-cuna istruzione, forte come un turco; è ammirevole vedere lasemplicità, la fiducia e l’umiltà di quest’anima bella, allo stessotempo constatare di quante grazie Dio l’abbia rivestita: egli hail dono della preghiera, ve ne parlo perché la sua vita mi edifi-ca e mi fa riflettere; e quando vedo la differenza tra lui e me mispavento un po’, ma allo stesso tempo mi fa toccare con manola verità di quella Parola di Nostro Signore che “…si rivela ai pic-coli e agli umili”… Come è vero, e come lo constato vedendo levirtù, le grazie, i doni dell’anima di questo povero operaio!

Lettera a Marie de Bondy, 29 Novembre 1993, Trappa Akbès.

• Tu puoi, in tutta fiducia, chiedermi di dare delle buone re-ferenze sulla tua anima; sono convinto, infatti, che tu sarai un18

1913: a St Jean de Luz, durante un viaggio in Fran-cia con Ouksem.

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giorno altrettan-to cristianoquanto me – nondico che tu saraieremita – SanLuigi non lo era– ma sarai cristia-no; anzi tu lo seigià senza saper-lo, sei profonda-mente affettuo-so e assoluta-mente disinteres-sato; sei perfet-tamente sinceroe leale; non ami che la verità e la giustizia e cammini con retti-tudine e secondo coscienza; sei il coraggio in persona e tutto ciòche di bene devi fare, tu lo fai senza esitazione: ora un’animadel genere è un’anima cristiana. Un cuore affettuoso, disinte-ressato e giusto è sempre un cuore cristiano….

Lettera a Louis de Foucauld, 1° Luglio 1897, Nazaret.

• Vedo che avete fatto tutto il possibile per dare alle animeuna visione oggettiva riguardo all’Islam, e per liberarli dal pesodelle favole che sentiamo ogni giorno con rammarico. E’ cosìstrano che dei musulmani si facciano delle false idee sulla nostrareligione mentre quasi tutti noi ne abbiamo altrettanto fanta-stiche sulle loro credenze?... Voi ristabilite la verità su ciò che sichiama “il destino alla turca” e “il paradiso di Maometto”, e voiavete in modo ammirevole illustrato questa estrema semplicitàdi usi, così bella, e la loro grande decenza… Non posso trala-sciare di ripeterlo, sono stato molto edificato dal vostro libro,trovandovi un’infinità di esempi da imitare…

Lettera a Henry de Castris. 145 gosto 1901, NS della neve

• Il vostro figliuolo mi rende un gran servizio; serve la Mes-sa tutte le mattine, come può! Mentre rumina la sua colazione; 19

La Comunità di Akbès (Charles non è nella fo-to!).

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è grazie a lui che ioposso celebrare laMessa prima della sve-glia dei militari, primache cominci il giorno eil movimento; è un ve-ro piacere poter gode-re di questo tempo diraccoglimento…

Lettera a Marie deBondy, 12 Settembre1902, Beni Abbès

• Scusa per la miacalligrafia; è un po’colpa mia ma è anchedovuto al freddo e so-

prattutto a causa del vostro figliolo che, dopo essersi installatosulle mie ginocchia, non riesce a stare un secondo tranquillo;canta e danza allo stesso tempo e mi dà l’impressione che siameglio esercitare la pazienza e gli occhi piuttosto che scacciareil piccolo dal posto che si è scelto. Non è stato viziato nella suainfanzia e bisogna rendergli dolce la casa di Gesù. E’ sempremolto gentile e si comporta molto bene; noi continuiamo a vi-vere in comunità, lui, Paul e il sottoscritto.

Lettera a Marie de Bondy 29 Novembre 1902, Beni Abbès.

• Perdonatemi di scarabocchiare in questo modo, a parte ilfatto che io scrivo abitualmente in fretta e male, Abd Jesu si èattaccato in questo momento al mio collo e mi morsica le orec-chie; poiché io sono il solo compagno di giochi, bisogna pure la-sciarlo fare! ..; è allegro come un fringuello, cosa non di pococonto, non avendo altro contatto sociale che con me.

Lettera a Marie de Bondy, 30 Marzo 1903, Beni Abbès20

A Beni Abbès con Paul e il piccolo Abd Jesu,di cui Marie de Bondy è la madrina.

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• Ho ricevutoqualche giorno fadal comandanteLaperrine una let-tera che contene-va il seguente pas-saggio: “Duranteil massacro dellamissione Flatters,una donna tuaregdi famiglia nobileha avuto un’atti-tudine straordina-ria, opponendosi ad uccidere i feriti e prendendoli ed acco-gliendoli da lei; e dopo la guarigione li faceva ripartire a Tripo-li. Essa ha ora 40 o 43 anni, è conosciuta come una persona mol-to influente ed è rinomata per la sua carità”. Una tale anima,non sarebbe pronta per il Vangelo? Non sarebbe bene scriverleper dirle semplicemente che la carità che pratica continuamen-te e quella con la quale ha accolto, difeso e rimpatriato i feritidella missione francese, 22 anni fa, é di nostra conoscenza e ciriempie di gioia e di riconoscenza verso Dio!”?

Dio ha detto: “Il 1° comandamento della religione è quellodi amare Dio con tutto il cuore. Il 2° e di amare i fratelli senzaeccezione come se stessi”. E Dio ha anche detto: “Voi tutti sietefratelli. Avete un solo Padre, Dio”; e “Il bene o il male che voifate agli uomini, voi lo fate a Dio.” Pieni di ammirazione e congratitudine verso Dio per il fatto che voi praticate la carità ver-so gli uomini, che è il 2° dovere dopo il 1° che è l’amore di Dio;noi vi scriviamo questa lettera per dirvi che presso i cristiani, trai quali centinaia di migliaia di anime, uomini e donne, rinun-ciando al matrimonio e ai beni di questa terra, consacrano la lo-ro vita alla preghiera, a meditare la Parola di Dio e a praticarela bontà, tutti questi religiosi e religiose che sentiranno parlaredi voi, vi benediranno, e loderanno Dio a causa delle vostrevirtù, pregandolo di riempirvi in abbondanza di grazie in que-sto mondo e di gloria nel cielo… Vi scriviamo anche per chie-dervi di pregare per noi, certi che Dio, che ha messo nel vostrocuore una tale ferma volontà di amarlo e di servirlo, ascolterà 21

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le preghiere che voi farete per noi, vi supplichiamo ,quindi, dipregare per noi e per tutti gli uomini, affinché noi tutti lo amia-mo e gli obbediamo con tutta la nostra anima. A Lui sia gloria,benedizione,onore, lode, ora e sempre. Amen

Voglio inviare copia di questo progetto di lettera a Mgr.Guérin, chiedendogli se non preferisca scrivere lui stesso di per-sona o che io rediga la lettera proponendole, se riusciamo a sta-bilire una relazione tra di noi- se resto solo- e se sembrerà quel-la la volontà di Dio- di rendere visita a questa donna andando-vi di persona a piedi.

Lettera da Beni Abbès, 21 Giugno 1903

• Mio beneamato e reverendo Padre,Sento il dovere, ancora una volta, di cambiare tutti i miei

progetti. Il motivo è un grosso problema di salute di cui confi-do il segreto a voi. (…) Non so bene cos’é stato; c’è stata primadi tutto una grande fatica generale con la perdita totale del-l’appetito, poi un non so che al petto, o forse al cuore, che miprocurava un tale affanno per il più piccolo movimento al pun-to che pensavo di essere vicino alla fine. Mi sono tenuto, e an-cora lo faccio, in totale immobilità, ho interrotto ogni genere dilavoro, i vicini hanno cercato per me tutte le povere capre cheavessero un po’ di latte in questa terribile siccità, fino a 4 km. didistanza; il buon Dio ha voluto che dopo aver toccato il fondo,grazie al latte e all’immobilità, per suo volere piuttosto che aquesti mezzi materiali, io mi sia ripreso. Ritorna l’appetito e misento evidentemente molto meglio, credo quindi che non è perquesta volta che si farà sentire la chiamata dello Sposo.

Lettera a Mgr Guérin. 24 Gennaio 1908, Tamanrasset

• Sono stato benissimo qui con i Tuareg durante la mia ma-lattia in Gennaio; vorrei fare dunque qualche piccolo regalo diamicizia ad alcuni, mi sembra sia una cosa buona in questo pae-22

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se di poveri, è un’occa-sione per migliorare laconoscenza e per cre-scere nella relazione.

Lettera a Marie deBondy, 8 Marzo 1908,

Tamanrasset

• Voi mi chiedetese non sono troppoisolato e come mi ag-giusto per il cibo. Eb-bene, è piovuto un po-co: due piccoli gruppidi due tende ciascunosono venuti ad instal-larsi nelle vicinanze:uno a tre o quattroore, l’altro a circa due ore dall’eremo, nelle gole circostanti; so-no delle bravissime persone e sono diventate, soprattutto ilgruppo più vicino, dei veri amici. Non passano due giorni senzache vengano a vedermi. Ieri ho avuto la visita di una vecchietta,ottima donna, madre di sei figli, di cui la maggioranza già spo-sati…

Lettera a Marie de Bondy, 19 Ottobre 1911, Assekrem

• Quando il buon Dio ci manderà la pioggia, abbonderà il lat-te al punto da non sapere che farsene, certamente i miei vicinime ne porteranno ogni giorno, senza accettare una ricompensa.

Lettera a Marie de Bondy, 19 Gennaio 1912, Tamanrasset

• Ho qui almeno quattro amici sui quali posso contare cieca-mente. Come si sono attaccati a me? A che cosa è dovuto que- 23

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sto legame tra di noi? Io non ho fatto loro alcun regalo, mahanno capito di poter contare su di me, che io sono loro amicoe che potevano aver fiducia in me e mi hanno ricambiato es-sendo per me ciò che io contavo per loro…Posso chiedere loroqualsiasi consiglio, informazione, servizio, sono certo che me lorenderanno nel modo migliore.

Lettera a Garnier, 23 Febbraio 1913, Tamanrasset

“Nessuno viene a me se non lo attira il Padre mio”:..(…)(Se aveste chiamato per prima i ricchi, i poveri non avrebbero

osato avvicinarsi a voi, e si sarebbero ritenuti obbligati direstare a distanza, a causa della loro povertà. (…) Non

disprezziamo i poveri, i piccoli, essi non sono solamente deifratelli in Dio, ma sono coloro che imitano più da vicino Gesùnella sua vita umana; essi ci rendono presente perfettamente

Gesù come l’operaio di Nazaret. (…) Essi sono stati i compagniabituali di Gesù, dalla sua nascita alla morte; come loro sono

anche Maria e Giuseppe, gli apostoli e i pastoribenedetti…Lungi dunque dal disprezzarli, onoriamoli…(…) E

che la nostra ammirazione e la…nostra invidia sianofruttuose, spingendoci ad imitarli”

(Méditatione à Nazareth: Lc. 2,8-20 - La Bonté de Dieu; pag, 214)

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• “…ed egli discese con loro, e venne a Nazaret” (Lc. 2,50)Venne a Nazaret, il luogo della vita nascosta, della vita ordi-

naria, della vita di famiglia, luogo di preghiera e di lavoro, d’o-scurità e di virtù silenziose praticate con nessun altro testimoneche Dio, i vicini, i parenti, luogo di questa vita santa, umile, pie-na di bontà, oscura, che è poi quella della maggioranza degliuomini, e di cui Egli ce ne ha dato un esempio per trent’anni…

20 Giugno 2016, Viaggiatore nella notte p. 208

• Gesù ti ha stabilito per sempre nella vita di Nazaret: la vi-ta di missione o solitudine non è, per te come per Lui, che un’ec-cezione: praticala ogni volta che la sua volontà lo indica chiara-mente; ma quan-do non è più chia-ramente indicato,rientra nella tuavita di Nazaret. –Desidera la fonda-zione dei PiccoliFratelli e delle Pic-cole Sorelle del Sa-cro Cuore di Gesù– osservane il re-

Il Mistero della Famiglia di Nazaret

“Per capire la famiglia oggi, entriamo anche noi – come fratelCharles – nel mistero della Famiglia di Nazaret, nella sua vita

nascosta, ordinaria e comune, come quella della maggiorparte delle famiglie, con le loro pene e le loro semplici gioie;

vita intrecciata di pazienza serena nelle contrarietà, di rispettoper la condizione di ciascuno, di questa umiltà che ci rende

liberi e che fiorisce nel servizio; vita di fraternità che nasce dalsentirsi un unico corpo”.

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golamento come si segue un direttorio senza fartene un dove-re troppo rigido e solamente in tutto ciò che non è contrario al-la vita di Nazaret; prendi, sia da solo che con qualche fratello fi-no a quando ci sia realmente la possibilità di vivere come Picco-lo fratello o Piccola sorella in un Nazaret che disponga di unaclausura; come obiettivo la vita di Nazaret, in tutto e per tutto,nella sua semplicità e larghezza, non servendoti del regola-mento che come un Direttorio che ti aiuta su alcune cose ad en-trare nella vita di Nazaret( per esempio finché i piccoli fratelli ele Piccole sorelle non siano installati appropriatamente, senzauna divisa – come Gesù a Nazaret; senza clausura – come Gesùa Nazaret-; non abitazioni lontano dai centri abitati, ma in unvillaggio, - come Gesù a Nazaret -; non meno di 8 ore di lavoroal giorno (manuale o altro, ma se possibile manuale) – come Ge-sù a Nazaret -; non grandi possedimenti né grandi case, nongrandi spese e neppure grandi elemosine, ma estrema povertàin tutto – come Gesù a Nazaret…- In una parola, in tutto: Gesùa Nazaret. Serviti del regolamento dei Piccoli Fratelli come di unlibro di pietà per aiutarti a vivere questa vita; distaccatene riso-lutamente in tutto ciò che non serve per l’imitazione perfetta diquesta vita. Non cercare di organizzare, né di preparare una di-mora stabile per i Piccoli Fratelli del Sacro Cuore; piuttosto vivicome se dovessi sempre vivere da solo-. Se poi siete in due, treo alcuni, vivete come se non doveste essere mai più numerosi.Prega come Gesù, quanto Gesù, dedicando come Lui sempre ungrande spazio alla preghiera… E come Lui ancora, sii fedele allavoro manuale, che non è un tempo rubato alla preghiera madato ad essa; il tempo del tuo lavoro manuale è tempo di pre-ghiera. Recita ogni giorno il breviario ed il rosario. Ama Gesùcon tutto il tuo cuore, e il tuo prossimo come te stesso per amo-re suo… La tua vita di Nazaret può essere vissuta dappertutto:vivila nel posto più adatto e utile per il prossimo.

Diari di Tamanrasset.22 Luglio 1905

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• Mio Dio, voi mi avete portato in questa famiglia, oggettodell’attaccamento appassionato della mia infanzia…Voi aveteispirato loro a ricevermi come il figlio prodigo al quale non sivuole nemmeno far pesare di aver abbandonato la casa pater-na. Voi avete dato loro lo stesso amore per me come se nonavessi mai sbagliato…Io mi attaccavo sempre di più a questa fa-miglia amatissima…Vivevo in quell’ambiente così virtuoso chela mia vita riprendeva a vista d’occhio; era come la primaverache restituiva la vita alla terra dopo l’inverno…

8 Novembre 1897: Ritiro a Nazaret

• Fai della Pasqua una festa per i tuoi figli? Lo spero bene, èbene riempire la loro memoria di ricordi che riscaldano il cuo-re…- Noi sentiamo tutta la dolcezza di tali ricordi…inoltre è be-ne per i bambini aggiungere alle feste religiose la gioia della fa-miglia, la famiglia che sta così a cuore al buon Dio!...- Per noi lefeste sono una grande cosa, com’è giusto che sia; esse ci aiuta-no sia ad entrare nella vita di Nostro Signore e della Santa Ver-gine e sono un omaggio doveroso da parte nostra!...

Lettera a sua sorella Mimi, 3 Maggio 1892, Trappa di Alkbès

• Quando la vita si fonda profondamente su Dio, è anchefondata nella felicità, Lui infatti è il Sommo Bene, e quando tut-

Ritratto della famiglia

“La famiglia è il luogo della santità evangelica, vissuta nellecondizioni più ordinarie. Vi si respira la memoria di

generazioni, si affondano radici che ci permettono di andarelontano. E’ il luogo del discernimento, dove ci si educa a

riconoscere il disegno di Dio sulla propria vita e adabbracciarlo con fiducia. E’ un luogo di gratitudine, di

presenza discreta, fraterna e solidale, un luogo dove si imparaad uscire da sé stessi per accogliere l’altro, per perdonare e

per ricevere il perdono.”

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ti i membri dellafamiglia sonouniti da una fedeviva, si sperimen-tano sempre mo-menti di pace e dic o n s o l a z i o n eprofonda…(…)Voi avete potutoriunirvi e passarequesti giorni in-

sieme così da sperimentare la bontà di ritrovare coloro che ilbuon Dio ha legato a noi così saldamente; è una vera gioia disentire come voi vi stimiate l’uno l’altro; è una grande forza eduna tale dolcezza; una bontà per voi e per i vostri figli; si cu-stodiscono i ricordi del passato, quello dei nostri cari che non cisono più; ci si aiuta nel tempo presente; ci si irrobustisce insie-me per il futuro…

Lettera a Raymond de Blic: 17 Gennaio 1894, Trappa di Akbès

• Quanto mi sentirò vicino a te in quei giorni di Festa che di-ventano sempre di più “feste” in proporzione della crescita del-la Famiglia, (…) E’ veramente una cosa dolcissima la Famiglia,essa mette la felicità in tutte le cose buone…

Lettera a sua sorella Mimi, 29 Luglio 1894, Trappa di Akbès

• Che la tua Famiglia sia una santa famiglia, mia carissimaMimi, lo desidero con tutto il cuore, e lo chiedo nel modo mi-gliore che posso al Buon Dio… (…) Tu sei veramente fortunataper avere un marito come Raymond, di avere i tuoi figli dai Ge-suiti…allevati religiosamente…Se gli educhi per il Buon Dio, es-si saranno suoi, se li si educa per il mondo, ci sarà parecchio datemere che diventino…dei mondani….

Lettera a sua sorella Mimi; 6 Gennaio 1898, Nazaret

In famiglia durante un viaggio del 1909.

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• Spero cheprepari per ituoi bambini ilpresepio e unalbero… Sonodei ricordi dolciche fanno delbene sempre…Tutto ciò cheaiuta ad amareGesù, ciò cheaccresce l’amo-re del focolarepaterno è cosìsalutare!... Quelle gioie d’infanzia dove si uniscono la religionein ciò che è più dolce e la vita di famiglia in ciò che è pieno ditenerezza sono un bene che durerà fino alla vecchiaia…

Lettera e sua sorella Mimi, 17 Dicembre 1898 ; Gerusalemme

• Vi preparate tutti per le vacanze e naturalmente ne gioite.Che Gesù faccia che siano deliziose, sante, perfette secondo ilsuo Cuore, e non solo buone per il presente,ma anche per l’av-venire, radicando nei cuori dei bambini questo amore per la fa-miglia, per la vita di famiglia, per la casa paterna, per il campa-nile che è una salvaguardia per l’avvenire, e che rende insepa-rabile per sempre la visione del bene e della felicità, e che fa sìche non si possa amare il male perché una visione pura e bellasplende in fondo al nostro animo,… fatti amare da loro, mia ca-ra, e fa che si amino tra di loro, fa che amino i vostri incontri do-ve siete tutti e otto insieme, fa che amino la vostra casa di Bar-birey, e soprattutto, fa cha amino la vostra Chiesa solitaria, il Ta-bernacolo e il suo Ospite divino…

Lettera e sua sorella Mimi, 13 Luglio 1903, Beni Abbès

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• Che Gesù ti protegga e protegga i tuoi! Che faccia del vo-stro nido di Barbirey un altro Nazaret, e della famiglia una imi-tazione della santa Famiglia, e di voi tutti dei devoti figli dellasanta Vergine e di San Giuseppe, dei veri e fedeli fratelli e so-relle di Gesù! Che dal tabernacolo della vostra Chiesa, così vici-na alla vostra casa, Gesù estenda su di voi tutti la sua Benedi-zione!

Lettera a sua sorella Mimi, 7 Gennaio 1904, Béni-Abbès

• Durante quei mesi di vacanze potrai inculcare insieme aRaymond lo spirito di famiglia, il senso del dovere, lo spirito cri-stiano… Quando erano più giovani essi capivano di meno, nonessendo abbastanza maturi; allora apprezzavano meno i cosìbuoni genitori e il dolce casolare, non avendo sperimentato lasfortuna di esserne privati… Ora sono in una età più atta a com-prendere, più preparati a stimare:…è il momento di imprimereper sempre nel loro cuore e nel loro spirito l’amore, il culto, ilgusto di tutto ciò che è buono e bene…

Lettera a sua sorella mimi, 25r Giugno 1904, nei dintorni di Insalah

“I giorni che passiamo da voi sono molto, molto dolci; (…) La vita nel vostro profondo è non solamente dolcissima,

ma essa rende migliori per l’aria affettuosa e calma che vi si respira. Spero di poter venire presto”

Lettera a suo cognato, Raymond de Blic, 26 settembre 1887, Parigi.

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Indice

entenario. 1916-2016 pag. 3

harles de Foucauld e la Famiglia di Nazaret pag. 5

azareth: una vita con Gesùe con la Santa Famiglia pag. 7

’apostolato della bontà pag. 9

’amore di Dio e l’amore degli uomini pag. 15

asciarsi evangelizzare dai poveri pag. 17

l Mistero della Famiglia di Nazaret pag. 25

itratto della famiglia pag. 27

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