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UNA MAPPA: PER CERCARE E PER TROVARE Una tabella che è una mappa. La tabella che si pro- pone in questo Quaderno della Montagna, non vuole per nulla essere completa, ma è una guida per facilitare la raccolta delle osservazioni e per la loro organizzazione all’interno dei capitoli in cui si è voluta suddividere la conoscenza della montagna e dell’acqua. Si potrebbe dire che questa tabella è una mappa concettuale della montagna e dell’ac-qua e di tutte le sfaccettature che queste due realtà così essenziali e fondamentali nella nostra società presentano nel loro incontro con la storia degli uomini. Se infatti non ci fosse l’uomo non ci sarebbe nep- pure la montagna, perché la montagna, le sue risorse e la sua cultura esistono solo in quanto l’uomo le ha riconosciute come tali e le ha vissute. Proprio per questo motivo – potrebbe sembrare strano ma basta pensarci un po’ su e si vedrà che non può essere altrimenti – se l’uomo abbandona la montagna, la montagna scompare, non esiste più. L’impo-verimento della montagna non deriva dal fatto che le sue risorse si sono esaurite, ma perché altri interessi e altri luoghi hanno allontanato gli uomini e le donne, soprattutto i giovani, da questi luoghi. Ma ritorniamo alla nostra mappa, che come si è già detto, non è la descrizione fedele del territorio che dovremo esplorare, ma solo una guida, una traccia per poter segnare su di essa il nostro cammino ed eventualmente, per poterlo ripercorrere o per permettere ad altri di farlo. 55

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UNA MAPPA: PER CERCARE E PER TROVARE

Una tabella che è una mappa. La tabella che si pro-pone in questo Quaderno della Montagna, non vuole per nulla essere completa, ma è una guida per facilitare la raccolta delle osservazioni e per la loro organizzazione all’interno dei capitoli in cui si è voluta suddividere la conoscenza della montagna e dell’acqua. Si potrebbe dire che questa tabella è una mappa concettuale della montagna e dell’ac-qua e di tutte le sfaccettature che queste due realtà così essenziali e fondamentali nella nostra società presentano nel loro incontro con la storia degli uomini.

Se infatti non ci fosse l’uomo non ci sarebbe nep-pure la montagna, perché la montagna, le sue risorse e la sua cultura esistono solo in quanto l’uomo le ha riconosciute come tali e le ha vissute. Proprio per questo motivo – potrebbe sembrare strano ma basta pensarci un po’ su e si vedrà che non può essere altrimenti – se l’uomo abbandona la montagna, la montagna scompare, non esiste più. L’impo-verimento della montagna non deriva dal fatto che le sue risorse si sono esaurite, ma perché altri interessi e altri luoghi hanno allontanato gli uomini e le donne, soprattutto i giovani, da questi luoghi. Ma ritorniamo alla nostra mappa, che come si è già detto, non è la descrizione fedele del territorio che dovremo esplorare, ma solo una guida, una traccia per poter segnare su di essa il nostro cammino ed eventualmente, per poterlo ripercorrere o per permettere ad altri di farlo.

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Le montagne e l’acqua

odori e profumi

luci e colori

rumori e suoni

piante e animali

I passaggi dell’acqua lungo il viaggio che essa compie prima di sgorgare dalle fonti portano con sé anche altre tracce persino più immediate che riusciamo a cogliere con i nostri sensi: anche se questo liquido vitale dovrebbe essere inodore e insapore, l’olfatto e il gusto svelano tracce di calcio e di magnesio, di zolfo e di altre sostanze. Per non parlare di ciò che non si vorrebbe mai trovare: anche in montagna spesso incaute persone scaricano rifiuti che inquinano e che rovinano ciò che i filtri naturali della terra non riescono più a trattenere.

L’acqua è anche incolore, ma ciò accade solo all’H2O che possiamo trovare in un laboratorio chimico. L’acqua dei laghi di montagna riflette i colori dei pendii che li circondano, del cielo che li sovrasta, ma anche di ciò che in essa vive o alloggia, alghe rosse o microrganismi variopinti che la pigmentano. L’acqua dei ghiacciai non è mai trasparente e incolore.

L’acqua che non sia stagnante – gli antichi la chia-mavano “acqua morta” – è viva e come tale si muove, e poiché di muove emette suoni che spesso diventano musica: zampilla, gocciola, picchietta, batte, urta, rimbalza, vortica, gorgoglia, rumoreggia, sibila, fruscia, fischia, canta… Quali parole per descrivere suoni che forse nessuno strumento musicale sarebbe in grado di riprodurre. Ma quanti musicisti hanno cercato di comporre le musiche dell’acqua?

Si è già fatto riferimento alla vita vegetale e animale che cresce e si sviluppa intorno all’acqua in montagna. Senz’acqua la montagna sarebbe un deserto desolato, assolutamente inospitale. Ma non è così. Erborizzare, raccogliere e catalogare le specie botaniche che crescono lungo le rive dei torrenti, in un ambiente che sembra comune e quasi banale può rivelare sorprese e scoperte davvero curiose. Quanti insetti vivono sull’acqua? Quali stagioni vedono il loro riprodursi? Anche sui ghiacci, se pure in forma molto ridotta, c’è vita.

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posti e luoghi

Vittorio Marchis

Non dimentichiamo la geografia: è una scienza che non si fa con le carte geografiche, le quali arrivano solo alla fine di tutto il lavoro. La geografia, lo dicono i “veri” geografi, è una scienza che si fa con le scarpe, che si impara camminando sul terreno e scoprendo le forme dei rilievi e delle valli, annotando il corso dei fiumi, registrando le variazioni spesso impercettibili, altre volte catastrofiche, che l’am-biente subisce, a causa di eventi naturali o anche per opera dell’uomo. Se la montagna esiste perché c’è l’uomo, la montagna può scomparire a causa dell’uomo. Prima ci sono soltanto posti e luoghi, dopo essi si segnano dei passaggi di greggi e di viandanti. Anche solo una pietra spostata può diventare un segno per il passante. Altrove, per coltivare sui pendii, dove l’acqua dilaverebbe tutto, i muri a secco ridisegnano i pendii in gradoni regolari.

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Le montagne e l’acqua

strade e ponti

I sentieri segnano la ripetizione di un passaggio su una via di percorrenza: l’erba calpestata ripetutamente, la terra schiacciata, i ciottoli scomodi rimossi anno dopo anno trasformano la via in strada. La successiva costruzione di muretti di contenimento, la lastricatura del fondo, sono solo le tracce successive di un processo che purtroppo arriva sino al cemento e all’asfalto dei nostri giorni. Lungo le strade, quando i dislivelli impediscono di seguire le curve della montagna, la gente ha costruito ponti che prima in legno, successivamente sono diventati ardite costruzioni in pietra.

Quanti “ponti del diavolo” esistono sulle nostre montagne? Quasi ci fosse voluta l’astuzia del demonio a vincere le forze della natura costruendo l’im-possibile. Già i Romani costruivano ponti in montagna e l’acquedotto ponte del Pondel in Valle d’Aosta testimonia come l’acqua già a quel tempo fosse una risorsa indispensabile per l’industria mineraria della Valle. Ma questi manufatti hanno sempre avuto bisogno di cure continue. Una quotidiana attenzione a rimpiazzare la pietra sconnessa, a consolidare la spalletta intaccata dall’erosione dell’acqua li ha mantenuti integri. Oggi l’abbandono, a favore di più comode strade, rischia di farli ritornare semplici mucchi di sassi.

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case ed edifici

alimenti e ricette

gesti e azioni

Vittorio Marchis

I ricoveri in montagna sono necessari per sopravvi-vere, per trovare riparo dal freddo e dalle intemperie. Le balme, ripari sotto la roccia, nascono intorno alle attività primarie svolte sulla montagna e segnano i primi insediamenti umani in questi luoghi. Quando dal nomadismo l’umanità ha trovato una maggiore convenienza a insediarsi in un luogo, allora subito è nata l’esigenza di costruire ricoveri più stabili: baite, masi, rascar, ma anche cappelle, piloni votivi, mulini e frantoi sono gli elementi di un sistema che si chiama via via borgo, villaggio, paese. L’acqua non sta solo nelle fontane e nei lavatoi.

Vitale sotto tutti i punti di vista, l’acqua, anche in montagna, è alla base dell’alimentazione. Si usa nella preparazione del pane e del formaggio, nella cottura delle castagne e nella lavorazione degli elisir di erbe. In quante ricette è fondamentale l’acqua di questa o di quella fonte? E poi non si dimentichi che proprio alle falde dei monti l’uomo ha trovato le acque più curative. Vicino alle montagne l’uomo in tempi più recenti ha insediato fabbriche di medicinali proprio perché nell’acqua pura di fonte trovavano una risorsa indispensabile per la migliore riuscita dell’impresa.

Prima di arrivare al lavoro, e al lavoro intorno all’ac-qua, è bene analizzare i gesti che accompagnano le azioni elementari legate a questo elemento. I movi-menti essenziali delle donne che lavano alla fonte o direttamente su una pietra del torrente, il muovere le paratoie per deviare l’acqua nei canali per irrigare i prati o ancora per alimentare le ruote a pale, le forge e i loro mantici fanno parte di un lungo processo che accumula esperienze durate secoli e fatte di variazioni infinitamente impercettibili ma fondamentali.

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Le montagne e l’acqua

mestieri e lavori

attrezzi e utensili

Dai gesti ai mestieri il passo sembra semplice, ma invece spesso è stato il frutto di una storia quasi millenaria che ha visto vicino ai pastori e ai boscaioli, anche mastri d’ascia e falegnami, piccapietre e margari. Tutti hanno avuto bisogno dell’acqua come risorsa vitale, come fonte di energia, ma anche come mezzo di trasporto perché l’acqua di un tor-rente può anche trasportare i tronchi a valle. Nella società artigiana e contadina, fondata sul “saper fare”, l’esperienza è sempre stata alla base di ogni conoscenza e l’apprendistato è da sempre stata la scuola del mestiere. Proprio perché mancano i libri, se questi mestieri sono abbandonati per lasciare il posto ad altri più tecnologici e industriali, il rischio della completa dimenticanza è molto forte.

Se i gesti e le manualità del lavoro scompaiono, rimangono gli attrezzi e gli utensili che nella loro funzione estendono le capacità manuali di chi lavora ed esegue un’azione. L’utensile è una protesi del-l’uomo che così estende le sue capacità: in montagna, per l’acqua e intorno all’acqua gravitano infiniti attrezzi, a cui forse non facciamo neppure più caso: secchi, mestoli, brocche, mastelli, ma anche

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cose e oggetti

leggende e miti

Vittorio Marchis

paratoie, rubinetti, paioli, ruote a palette, canali e tubi, ma anche tanti altri oggetti come i setacci, o persino i piatti sui quali vagliare la sabbia per scoprire le pagliuzze d’oro che in essa si celano.

Con il lavoro e con l’acqua, che spesso fa ruotare le pale dei mulini si producono tante cose: farine di castagne e di vari cereali, oggetti di legno tornito, assi levigate, oggetti di rame e di ferro che l’acqua, con la sua forza nel muovere i magli e i mantici, ha permesso di rendere malleabili e di modellare nelle forme desiderate: pentole, falci, e altri oggetti di vita quotidiana.

Tutto però sarebbe senza senso se non ci fosse una continuità tra il passato e il presente: quando il passato affonda nei tempi più lontani, non bastano i pochi oggetti rimasti, non servono i ricordi ormai annebbiati dei nonni che raccontano dei loro avi. Tutta la storia del passato più remoto rimane come distillata nelle leggende e nei miti di cui la montagna è, proprio per la sua natura conservativa, una custode gelosa. La mitologia della montagna parla di animali strani e di personaggi fantastici, di spiriti e di uomini comuni e spesso oggi stentiamo a dare loro credito. Essi però, al di là delle apparenze sono la saggezza degli antichi che, non conoscendo la scienza, riuscivano a spiegare il mondo con i simboli delle fiabe.

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Le montagne e l’acqua

storie e racconti

immagini e dipinti

sculture e segni di pietra

Anguana, la divinità forse più anti-ca di tutte le montagne, al tempo stesso donna, acqua e serpente, è il simbolo del principio vitale.

Dopo il tempo dei miti, si è aperto il tempo della sto-ria; gli uomini hanno imparato a leggere e a scrivere e quindi sono stati capaci di trasmettere ai propri figli e nipoti un sapere meno legato alle emozioni: il reso-conto delle cronache, i registri parrocchiali e comunali sono all’origine di una storia che via via si arricchisce di documenti. A fianco gli scrittori intanto continuano a far galoppare la fantasia e a mescolare ciò che è realmente accaduto con quello che invece esiste sol-tanto nel mondo dei sogni e dell’immaginazione.

Se i racconti hanno bisogno di una traduzione per chi non conosce la lingua di chi li narra, ciò non accade per i dipinti e in generale per le immagini. Anche quando gli uomini non sapevano leggere, le storie dei santi affrescate sulle pareti delle chiese e delle cap-pelle, le vicende della storia illustrate sui muri parla-vano una lingua comprensibile a tutti, che oggi inten-diamo senza avere bisogno di alcun traduttore. Anche sui muri si trovano racconti che parlano di montagne e di acqua, non solo come sfondo alle vicende che in questi luoghi si svolgono, ma anche quando diventano i protagonisti della storia. Quanti sono i quadri exvoto nelle cappelle e nei santuari che raccontano delle disgrazie di chi si è avventurato su un ponte pericolante, o è stato colto da un’alluvione…

Meno frequenti dei dipinti, anche le pietre scolpite servono ricordare e a testimoniare: le statue, non così frequenti sulle nostre montagne, testimoniano l’acqua, quasi esclusivamente, però, nel caso in cui sia legata al ricordo di qualche grave tragedia. Ma esistono altri modi di usare la pietra: dalle decorazioni per le architetture alle semplici lapidi. Quante iscrizioni, quanti semplici segni scolpiti su una pietra hanno raccontato importanti eventi, anche se con poche lettere dell’alfabeto! Se non fosse rimasta un’iscrizione sul ponte acquedotto del Pondel di cui si è parlato sopra, non avremmo saputo mai che per costruirlo vennero in Valle d’Aosta maestranze sin dal lontano Veneto.

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poesie e canzoni

preghiere e orazioni

Prima ancora di capire un’immagine disegnata, prima di tracciare segni e simboli sulla pietra, gli uomini, le donne ed anche i bambini, non solo sulle montagne, hanno imparato a trasmettere e a ricevere la memoria del passato attraverso forme ritmate. Prima che esistesse la scrittura, quando ancora tutto era tradizione orale, l’unico modo per mantenere nel tempo sensazioni e ricordi era quello di mandarlo a mente. Per i grandi eventi c’erano gli aedi e i cantastorie che avevano fatto di questo la loro professione, di famiglia. Per la vita comune c’erano le filastrocche e le canzoni, ma anche i proverbi: il ritmo, la rima, la sonorità musicale non sono un inutile abbellimento, ma anche un modo per facilitare il ricordo. L’acqua inevitabilmente è presente, molto spesso, sia nella sua funzione reale sia come metafora e similitudine di limpidezza e di purezza. Fino ai nostri giorni: chi non ha mai sen-tito cantare l’Acqua azzurra, acqua chiara di Lucio Battisti?

In ogni società è sempre stata presente una dimensione trascendente, in molti casi mistica, che è difficile da cancellare con pretese di assoluta razionalità. Negare la dimensione religiosa dell’uomo sarebbe togliere una delle sue componenti, una parte della sua natura di essere vivente. Le preghiere, le invocazioni, le pratiche della pietà popolare segnano profondamente la civiltà della montagna, che con le pietre e con l’acqua, e con le difficoltà che spesso si portano appresso, ha dovuto convivere per migliaia di anni. I luoghi di culto, le chiese, ma anche i piloni votivi sono segni tangibili di ciò che altrimenti sarebbe difficile da materializzare, proprio per la sua intima natura spirituale. Gli eremi, i cenobi e i monasteri vivono intorno all’acqua, che ritorna sempre come segno di purificazione. E infine perché non ricordare che i fonti battesimali sono proprio l’incontro materiale, e non solo, tra pietra e acqua?

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Le montagne e l’acqua

usi e costumi

iscrizioni e immagini

A questo punto la nostra analisi ella montagna e delle sue relazioni con l’acqua si deve allargare: le usanze, i modi di dire, ma anche le feste popolari, i costumi tipici, persino le superstizioni diventano una materia utile per essere più consapevoli di chi siamo e da dove veniamo. Pretendere un assoluto rigore in ciò che rigoroso non è mai stato sarebbe un assurdo ed è forse per questo che l’etnografia non ha mai formulato dei teoremi. Piuttosto bisogna essere curiosi e osservare, registrare le impressioni ricevute, cercando di immergersi nello spirito del tempo che ha fatto nascere le usanze e le tradizioni. Solo così si riusciranno a trovare le radici più nascoste della nostra civiltà. Se poi esistano prover-bi sull’acqua di montagna o se in qualche lontano carnevale esista la maschera dell’acqua che scorre nei ruscelli, la risposta potrà arrivare solo se la si vuole cercare.

A questo punto della breve rassegna dei trenta capitoli in cui si è cercato di classificare il materia-le utile per le nostre ricerche sulla montagna e sull’acqua, ci si accorgerà che essi sono anche un tentativo di classificare la nostra storia: naturale, ma anche artificiale. E inevitabilmente si arriva al tempo presente, o quasi. La tecnologia aiuta a ricordare, a registrare, a rappresentare e le immagini, riprodotte in modo da essere diffuse sulla carta

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fumetti e cartoni

cinema e televisione

spettacoli e pubblicità

Vittorio Marchis

e ora anche su altri supporti, affollano gli archivi, ma anche i bauli di casa. Incisioni ritagliate da vecchi giornali, cartoline, fotografie trasmettono immagini di un passato prossimo, ma spesso già scomparso.

Altre volte, invece, di nuovo fa capolino la fantasia e le illustrazioni nei libri per ragazzi – ma anche i disegni, più o meno artistici, di fumetti o di strisce illustrate – riportano sensazioni di immediato impatto, dove forse non è neppure necessario sapere leggere e scrivere. Le storie illustrate dei giornali per ragazzi come fu il “Corriere dei piccoli” o tanti altri, che ancora oggi affollano le edicole, non sono certo uno specchio fedele della nostra società e difficilmente uno storico le prenderebbe come documento per un proprio saggio. Ma attenzione: anche in questo caso i trabocchetti non mancano e con un po’ di sagacia sarà possibile scovare indizi per la nostra ricerca.

Dove invece non mancheranno spunti, è certamente l’universo di immagini in movimento che affollano i grandi e piccoli schermi. Cinema, videocassette, televisione, dvd, computer sono strumenti: media si dovrebbe dire, con una parola latina arrivata a noi attraverso l’inglese, ma che vuol dire semplicemente “mezzi” (di comunicazione). Questi mezzi portano ormai alla portata di tutti immagini di posti e luoghi che altrimenti sarebbe stato assai difficile raggiungere, comodamente seduti su una poltrona a casa propria. Ma non esistono anche qui solo i documentari, e sarà facile riconoscere anche in una fiction (si indulga ancora una volta sulla contaminazione dei linguaggi) i luoghi dove è stato girato un film di avventura, sulle montagne di casa, sulle rive del ruscello ben noto che chissà quale regista ha trasferito in luoghi ben più magici.

Parlare di televisione e non fare cenno agli spettacoli sarebbe assurdo, come pure sarebbe una grave dimenticanza non fare neppure riferimento agli spot pubblicitari che affollano, e spesso intasano, i canali terrestri e forse presto anche quelli satellitari.

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Le montagne e l’acqua

sport e tempo libero

regole e leggi

L’acqua e la montagna, nella loro fortunata accoppiata fanno capolino anche qui, come sfondo, ma anche come simbolo di purezza e leggerezza. Non si vuole fare pubblicità occulta, ma come non ricordare le immagini di freschi ruscelli di montagna per essere invogliati ad acquistare quella pasta dentifricia, quel bagno schiuma, quell’acqua minerale o forse anche questa autovettura?

La montagna è anche divertimento. E lo sport della montagna è fatto soprattutto vicino all’acqua, anche se raramente dentro ad essa, viste le sue basse temperature. Dal canottaggio al rafting, persino alla vela sui laghetti alpini per restare in estate; poi si arriva all’inverno e arriva la neve che altro non è che acqua. E se di sport si parla spesso troppo, non mancano le curiosità nascoste di quando si sciava su pezzi di legno e non esistevano gli impianti di risalita. Per ritornare a quei tempi basta aprire libri come Il piccolo alpino di Salvator Gotta o Barnabo delle montagne di Dino Buzzati. È solo un esempio.

La montagna non è solo divertimento e anche quando si è in vacanza bisogna ricordare che esisto-no sempre delle norme da rispettare. La saggezza degli antichi si è consolidata nelle leggi e nei codici. I monaci di Camaldoli, nei secoli, hanno sedimentato nelle loro Regole una serie di norme di comportamento che si deve avere nei confronti del bosco, risorsa vitale non solo per il cenobio, ma per l’intera comunità e per l’ambiente.

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tecnica e macchine

Vittorio Marchis Il “codice fore-stale”, che così si è costituito nel corso dei secoli, è stato recentemente studiato e ordinato nel Monastero di Fonte Avellana e costituisce un caso esemplare da seguire per la sostenibilità del nostro futuro. Ogni comunità montana ha stabilito precise regole sull’uso delle acque per usi irrigui e per alimentare le proprie ruote. Ora che la tecnologia invade anche i luoghi più sperduti, nascono nuove leggi sull’installazione di impianti, sulla sicurezza dei laghi artificiali e su molto altro. Ma spesso manca il buon senso. La tecnologia certamente ha risolto molti problemi e ha migliorato il livello della vita, anche in montagna dove solo alcune decine di anni orsono, senza luce né telefono era duro sopravvivere. Oggi si può navigare (ancora qui una metafora acquatica) in Internet in una grande metropoli nello stesso modo e con la stessa velocità come in una baita in montagna. E per lo stesso motivo la centralità della grande città può diminuire di importanza in un mondo virtuale in cui la piazza non è forse più un luogo fisico… ma questa è forse (per fortuna) in parte fantascienza.

La tecnologia non è solo soft, virtuale e immate-riale, ma anche imponente e pesante. L’acqua in montagna, con la sua potenza, ha indotto l’uomo a costruire enormi dighe, che creando immensi bacini

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Le montagne e l’acqua

scienza e sviluppo

artificiali ha permesso di alimentare le centrali elettriche di cui tutti ci serviamo. Ogni tecnica ha d’altra parte i propri rischi che solo una onesta gestione delle macchine e delle loro funzioni può minimizzare se non eliminare del tutto. La storia del Vajont è nota a tutti e, anche in questo caso, i racconti e le rappresentazioni servono a perpetuarne la memoria. E infine dopo la tecnologia arriva la scienza: sem-brerebbe il contrario ma non è così. Prima si fa, si prova e si riprova, si sbaglia e alla fine, una volta ottenuto il risultato, si cerca di trovarne le ragioni. La scienza costruisce modelli (che i più chiamano formule, o diagrammi, o procedimenti) con i quali si può conoscere e soprattutto usare il mondo che ci circonda senza dovere ogni volta provare e riprovare, anche sbagliando.

La scienza fornisce strumenti per misurare e quindi per valutare, e di conseguenza ci dà un modo oggettivo di scegliere (per quanto sia possibile) nel modo migliore. Anche le acque possono essere misurate nelle loro caratteristiche fisiche e chimiche con strumenti che si possono usare senza avere bisogno di chiamare in causa un laboratorio chimico. Con una cartina, facilmente reperibile in farmacia, è possibile misurare l’acidità come la durezza dell’acqua della fontana sotto casa o del ruscello che sgorga dal ghiacciaio. Non sarebbe stato possibile se prima molti scienziati e ricercatori, non sempre famosi e riportati dai libri e dalle enciclopedie, avessero speso il loro lavoro in continui e spesso noiosissimi esperimenti…

La descrizione della mappa dell’acqua e della montagna, o meglio, della carta su cui tracciarne i confini e le frontiere, le vette e le valli è ora termi-nata ed è giunto il momento di verificarne l’effica-cia. È ancora un foglio bianco come lo deve essere il quaderno di chi si accinge a registrare le proprie impressioni nel viaggio avventuroso che sta per intraprendere. La montagna a l’acqua sono risorse che la nostra curiosità deve scoprire, non solo sul-l’immediato aspetto della loro fisicità, ma allargando i confini, scoprendone i contesti, svelandone i ricordi, cercando di spiegarne le metafore e i simboli.

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Vittorio Marchis

La tabella, a cui inevitabilmente dobbiamo ritornare, deve servire solo da promemoria. E per facilitarne l’uso in qualche casella, si troveranno dei numeri di pagina: essi rimandano a ciò che in questo Quaderno della Montagna è stato portato a esempio e supporto: citazioni, immagini, ricordi. Buona avventura!

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