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SPECIAL ISSUE EXPO 2015 Unione dei Giovani Assicuratori e Riassicuratori Italiani point of U IN QUESTO NUMERO IL PUNTO DI UGARI 2 FOOD SAFETY Cosa si intende per sicurezza alimentare? 4 FOOD SYSTEM SHOCK 6 CONVIENE DARSI UNA REGOLATA 8 IL PERCORSO DEL CIBO 10 FIDARSI E’ BENE, CONTROLLARE E’ MEGLIO 12 BUON APPETITO! IL FALSO E’ SERVITO

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SPECIAL ISSUE

EXPO 2015

Unione dei

Giovani

Assicuratori e

Riassicuratori

Italiani

point of U

IN QUESTO NUMERO

IL PUNTO DI UGARI

2 FOOD SAFETY

Cosa si intende per sicurezza alimentare?

4 FOOD SYSTEM SHOCK

6 CONVIENE DARSI UNA REGOLATA

8 IL PERCORSO DEL CIBO

10 FIDARSI E’ BENE, CONTROLLARE E’ MEGLIO

12 BUON APPETITO! IL FALSO E’ SERVITO

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Da Campi a Veruti, passando per Magritte, De

Chirico e Caravaggio, fino a Warhol, i maestri

dell’arte tra la fine del 500 ad oggi hanno amato

dipingere i cibi e i piatti delle loro terre. Un

viaggio nell’arte, che ha offerto un variegato

menu artistico attraverso gli occhi di alcuni dei

più importanti pittori.

Il fil rouge giunge fino a noi e conduce al tema

dell’esposizione universale. A partire da maggio,

i sei mesi di Expo 2015 hanno gettato senza

dubbio nuova luce nel dibattito in ambito food.

I problemi nutrizionali si sono intrecciati con

quelli delle economie dei paesi in via di sviluppo

sino ad arrivare al tema della sostenibilità, della

qualità delle materie prime e del prodotto finito.

Temi che hanno reso necessaria un’importante

riflessione sui rischi potenziali ai quali le

imprese del settore possono andare incontro.

In questo contesto, diventa rilevante domandarsi

il ruolo dell’industria assicurativa.

In questo numero speciale percorreremo tutta la

filiera: dalle materie prime fino alla loro

trasformazione, mostrandovi una nuova sfida per

il settore assicurativo.

Il punto di Ugari

SPECIAL ISSUE

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Food Safety

Cosa si intende per sicurezza alimentare?

Sotto la patina estetica della società del

cibo, dove gli chef sono i guru di una

nuova religione alimentare, si muove una

grande riflessione.

Dopo diversi anni di letargo e apatia,

osserviamo un risveglio dell’interesse per

alcuni temi.

Oltre alla distribuzione delle risorse ed

alla responsabilità sociale, anche la

sicurezza alimentare, la sostenibilità, la

qualità ed i controlli sono oggetto di

dibattito.

Oramai se ne parla con costanza, anche se

dopo anni di pizza, spaghetti e

mandolino, il Bel Paese si fa cogliere forse

un po’ impreparato nella gestione del

tema.

E’ importante discutere di sicurezza

alimentare dei cibi, dal punto di vista

microbiologico e nutrizionale. La

riflessione sul tema è diventata talmente

cruciale, tanto da indurre l’Unione

Europea a creare, già dal 2002, un

organismo dedicato: EFSA, acronimo di

European Food Safety Authority, con

sede nella città di Parma. La sicurezza del

cibo prodotto e poi distribuito è una delle

preoccupazioni principali per le Istituzio-

ni europee.

Anche l’esperienza e il ruolo dei consumatori

assumono una rinnovata importanza. A loro è

stato chiesto come sarà il cibo del 2050. I dati

Doxa in merito parlano chiaro: si va verso un

cibo più sicuro e controllato. Lo studio ha

indagato sulle aspettative e i timori dei cittadini

di otto Paesi del mondo - Italia, Germania, Usa,

Russia, Cina, India, Brasile – e, una parte dei

risultati, sono stati presentati in una tavola

rotonda organizzata da Coop Italia, alla fine di

giugno.

In tre generazioni tutto sembra essere cambiato,

e lo sviluppo di una nuova consapevolezza ha

portato ad un rapporto più razionale con il cibo,

confida Vilma Scarpino AD di Doxa. Negli otto

paesi considerati il 56% dei cittadini chiede del

cibo buono e più sicuro per tutti. Sembra

proprio che, da quanto emerge, a decidere le

caratteristiche del cibo del futuro saranno

soprattutto i consumatori, seguiti dal mercato e

dall’industria dell’agro-alimentare. Business,

bisogno di benessere e attenzione alla qualità,

sembrano d’ora in poi andare di pari passo ed

integrarsi pienamente.

La lente d’ingrandimento viene puntata

sull’industria locale di medio-piccole realtà, ma

anche sulle multinazionali e la grande distribu-

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Food Safety

Cosa si intende per sicurezza alimentare?

zione. E’ facilmente osservabile come la

capacità di gestire questi ‘rischi di oggi’, si

leghi a una molteplicità di fattori da

monitorare attentamente:

dall’approvvigionamento delle materie prime,

alla produzione del lavorato, dalla qualità del

packaging, fino alla distribuzione e la vendita.

A questo scenario si aggiunge anche

l’estremizzazione delle logiche di profitto che,

in un mercato sempre più globalizzato,

possono portare ad un abbassamento degli

standard qualitativi.

Per conseguire obiettivi di prevenzione, è

cruciale gestire questo processo con una logica

volta all’individuazione dei rischi potenziali, alla

quale deve seguire una fase di monitoraggio e

verifica di alcuni KPI.

Il ruolo delle compagnie assicurative deve quindi

ampliarsi, e non limitarsi semplicemente ad

intervenire in un secondo momento, a sinistro già

avvenuto.

Il compito delle compagnie deve tradursi in un

affiancamento vero e proprio delle aziende, per

individuare le aree critiche del processo

produttivo, mitigando quanto meno sul nascere

gli effetti negativi di un evento.

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Ci sono avvenimenti che sfuggono al controllo

umano, ma la cui conoscenza e catalogazione può

permettere di attuare misure preventive.

Osserviamo grandi catastrofi e pensiamo che si

tratti di avvenimenti lontani, senza conseguenze

per noi. Ma non sempre è così. Basta ricordare il

disastro di Chernobyl ed il divieto di

importazione dei beni. È necessaria una riflessione

al riguardo.

Il report di Lloyd’s, in collaborazione con Aon, ha

posto l’accento sulle significative conseguenze

economiche e umanitarie che potrebbero

provocare gli sconvolgimenti meteorologici, le

catastrofi climatiche o le pandemie vegetali. Ad

esempio, lo studio ha portato all’analisi degli

effetti del fenomeno El Nino. Sembra che il

“bambinello” abbia una buona probabilità di

manifestarsi nuovamente, con alluvioni in Sud

America, caldo oltre la norma in Canada, periodi

di siccità in Asia. Gli effetti potrebbero

manifestarsi anche in Europa.

Inoltre, eventi come la diffusione della ruggine del

frumento in Russia e l’aumento delle temperature

in Sud America, potrebbero determinare un

aumento fino a quattro volte i prezzi del grano,

del mais, della soia e del riso, scatenando rivolte

Food System Shock

L’incontro, organizzato da Lloyd’s e Aon il 16 giugno 2015 in Expo, ha trattato delle principali problematiche relative alla gestione dell’alimentazione a livello

globale, discutendo del ruolo delle assicurazioni nel far fronte ai rischi legati alla sicurezza e alla garanzia di qualità degli alimenti.

in tutto il Medio Oriente, Nord Africa e America

Latina, e ciò favorirebbe l’ instabilità politica con

ripercussioni per molte imprese.

Visione quasi apocalittica, che deve sollecitare il

settore assicurativo ad identificare gli impatti sulla

sicurezza alimentare, spesso poco considerati. Ciò al

fine di garantire soluzioni assicurative al passo con il

mutamento degli scenari e dell’esigenze dei clienti.

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Ciad, seguito da Eritrea,

Burundi, Repubblica

democratica del Congo, Africa

Centrale democratica, Sudan,

Nigeria, Haiti, Afghanistan,

Guinea Bissau. L’Italia è

trentesima nella classifica

generale. Rispetto agli ultimi

anni il nostro Paese è però

sempre più a rischio. Lo scopo di

questo indice è quello di aiutare

le imprese a rendere prioritari gli

investimenti necessari per

rispondere efficacemente a

queste sfide globali.

I DIECI PAESI

IN CUI IL

CAMBIAMENT

O CLIMATICO

RISCHIA DI

AVERE

EFFETTI

DEVASTANTI

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Food System Shock

Tom Bolt, direttore del Performance

Management dei Lloyd’s, fornisce un’ottima

prospettiva. Se gli assicuratori tradizionalmente

prendono in esame solo l’impatto finanziario e

fisico delle catastrofi, nel mondo odierno,

sempre più interconnesso, è doveroso

considerare anche le conseguenze economiche

ed umanitarie.

Il settore assicurativo può svolgere un ruolo

chiave, attuando una logica proattiva e

reattiva, incoraggiando le imprese ad una

riflessione in merito alla loro esposizione al

rischio e fornendo prodotti innovativi, per

migliorare la resistenza globale agli shock del

sistema alimentare.

Al passo con i tempi si è dimostrato il progetto

FAO, che ha annunciato il lancio di una speciale

struttura che aiuta i paesi a rendere la

produzione alimentare meglio preparata

all’esposizione al rischio.

Da FAO emerge che, da 78 valutazioni sui

danni pot-disastro, fatte in 48 paesi in via di

viluppo tra il 2003 e il 2013, il 22% di tutti i

danni causati da calamità naturali hanno

impattato nel settore agricolo.

Il conteggio finale è stato di 70 miliardi di

dollari di danni alle colture e al bestiame, nel

decennio preso in esame. L’Asia è stata la

regione più colpita, con perdite fino a 28

miliardi di dollari, seguita dall’Africa con 26.

Oltre alle ovvie conseguenze sulla sicurezza

alimentare, le economie e i trend di sviluppo di

intere nazioni possono essere modificati dalle

catastrofi naturali che colpiscono l’agricoltura:

ciò risulta determinante per la vita di 2,5

miliardi di persone.

Riccardo Parretti di Aon sostiene che, per far

fronte al mancato approvvigionamento di

materie prime, il mercato assicurativo sta

rispondendo con coperture parametriche, che

andranno a indennizzare la perdita economica

subita, senza che sia necessario provare

l’effettivo danno, rendendo il risarcimento

molto più snello. Per gli assicuratori la

collaborazione con i ricercatori, nello sviluppo di

modelli in grado di rilevare non solo gli effetti

fisici di eventi estremi, ma anche i loro vari

impatti economici e sociali, può costituire un

momento importante.

Si tratta di un nuovo approccio verso

l’individuazione di strumenti al passo con i

tempi e con le necessità di una società

globalizzata.

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Fonte Food4

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Conviene darsi una regolata Allo stato attuale, la nostra è stata definita una

società “cibo centrica”. Oggi #food è tra i trend

topic e tema di tendenza.

Coldiretti ha anche annunciato che il 23% degli

studenti, iscritti al primo anno delle scuole

secondarie superiori italiane, ha scelto un

indirizzo legato all’agricoltura e

all’enogastronomia. Proviamo a uscire dal

perimetro italiano. Ci si può chiedere cosa ha

fatto di male Queen Elizabeth, per meritarsi il

nipote William che disdegna una carriera

professionale in uno dei tanti fondi di

investimento londinesi, per iscriversi alla facoltà

di agraria?

Può darsi che si tratti di una nouvelle vague di

passaggio, ma resta il fatto che il cibo ora, è

l’ingrediente sociale più diffuso.

E’ nutrizione, antropologia, comunicazione,

marketing, ecologia e anche diritto.

E’ doveroso pertanto riflettere sul tema,

prendendo in considerazione anche gli aspetti di

natura normativa.

L’ex Regolamento 178/2002 del Parlamento

Europeo ha stabilito i principali requisiti generali

della legislazione alimentare, regolando obblighi

e diritti vincolanti per tutti i destinatari della

disciplina.

Il primo sforzo di uniformità sul tema è avvenuto

definendo “alimento”: qualsiasi sostanza o

prodotto trasformato, parzialmente trasformato o

non trasformato, destinato ad essere ingerito da

esseri umani (bevande comprese). La definizione

viene ripresa ed ampliata dal Codex Alimentarius,

(redatto nel 1962 dall’Organizzazione Mondiale

della Sanità OMS e dall’Organizzazione per

l’Alimentazione e l’Agricoltura FAO), fino a

comprendere ingredienti e additivi per trattare tali

sostanze sotto il profilo igienico-sanitario e della

sicurezza.

Secondo uno stile, ormai consolidato della

normativa comunitaria, seguono altre opportune

definizioni, a partire da quella di "legislazione

alimentare". Ecco che, univocamente, sono definiti i

concetti di "rischio" ed "analisi del rischio", nei suoi

tre diversi momenti: valutazione, gestione e

comunicazione.

Come riportato al successivo art. 6, l'analisi del

rischio è il cardine fondamentale della legislazione

alimentare, e troverà fondamento dagli studi

scientifici e dai loro risultati.

Anche per le definizioni che riguardano il rischio, il

Regolamento attinge a piene mani all'ultimo

aggiornamento del 1999 del Codex Alimentarius.

Gli alimenti sono considerati a rischio se sono

dannosi per la salute e se sono inadatti al consumo.

Per determinare se un alimento sia considerato

dannoso per la salute di una persona, occorre

valutare gli effetti immediati, a breve termine,

riflettendo anche sui probabili effetti tossici che si

manifestano, a lungo termine, ingerendo l’alimento.

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Un’altra sfaccettatura sul tema, riguarda la

particolare sensibilità, sotto il profilo della

salute, di specifiche categorie di consumatori,

nel caso in cui l’alimento sia destinato ad essi.

Ortoressia (dal greco orthos -corretto- e orexis

-appetito-), è l’attenzione diffusa ed eccessiva

per ciò che si mangia e che spinge molte

persone a seguire mille scrupoli alimentari nel

timore di conseguenze alla salute. Fomentata

dalle incertezze su provenienza, sicurezza e

salubrità, questa “cibocondria”, stimola una

enorme domanda di conoscenza.

Si prenda ad esempio l’Italia dove i

consumatori sono i più informati. Le attività

dedicate alla sicurezza alimentare impegnano

oltre 60 mila addetti, per controlli e analisi di

prodotti e processi.

I moderni consumatori si alimentano sempre

meno di materia, ingerendo maggiori dosi di

informazioni e conoscenza.

Per determinare se un alimento sia inadatto al

consumo umano, occorre stabilire in modo

preciso l’origine della sua non idoneità.

Il Codex Alimentarius definisce contaminante

ogni agente chimico o biologico, sostanza

estranea o altre sostanze non aggiunte

intenzionalmente all’alimento.

Queste sostanze sono in grado di compromettere

la sicurezza alimentare.

La contaminazione viene definita naturale quando

causata da microorganismi, come nel caso di

muffe.

Inoltre può avvenire da fonte antropica, come nel

caso di: prodotti chimici, pesticidi, inquinanti

ambientali, metalli pesanti, vetro, plastica, parti di

attrezzature o di macchinari staccatisi durante la

fase di lavorazione, sassi e gusci. Questo consente

d’identificare le responsabilità a carico del

produttore, del distributore - dettagliante o

soggetti terzi.

Conviene darsi una regolata

Uno strano binomio

Sono due le iniziative che con Expo vedono

protagonista la strana coppia: cibo e

matematica. Il luogo eletto è Mathesia,

piattaforma di crowdsourcing dedicata alla

matematica applicata.

La prima è il progetto Food Safety and Risk

Analysis da parte di Thusia srl, società che si

occupa di analisi e sicurezza alimentare.

Alberto Fugazza spiega che assieme ai suoi

clienti si trova a gestire grandi quantità di dati,

che però vengono elaborati separatamente. Per

superare questo limite è stato predisposto uno

specifico progetto.

30.000 euro è il budget di questa iniziativa, che

chiede agli iscritti della piattaforma di

proporre lo sviluppo di algoritmi e software

per gestire grandi quantità di dati, prevedere

rischi e avere informazioni rapide e sintetiche.

L’obiettivo è quello di aumentare gli standard

della sicurezza alimentare.

L’aspettativa verso Mathesia, è quella di

condividere questa esigenza con esperti di

tutto il mondo, sperando di ricevere preziosi

contributi da chi ha già avuto modo di

approcciare a simili problematiche. Da

dicembre 2014 ad oggi, Mathesia conta 600

iscritti tra studenti, consulenti, aziende e start-

up di 50 differenti nazioni.

La seconda iniziativa lanciata da Mathesia è il

Math&Food Contest, rivolto a chi ha un’ idea e

un progetto che riesca a mettere in relazione i

due ambiti, così apparentemente lontani.

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Il percorso del cibo

La qualità delle materie prime è fondamentale ai

fini della sicurezza e della qualità del prodotto

finale. È quindi necessario un approccio

sistematico, dal campo agricolo alla tavola, al fine

di evitare la contaminazione dei prodotti

alimentari, individuando i potenziali rischi.

Ad oggi pensiamo al cibo come ad ogni altro

prodotto industriale, in una propria catena di

montaggio. La distinzione che applichiamo è fra

vicino e lontano. Classifichiamo i nostri cibi

pensando che ciò che mangiamo possa provenire

da pochi passi da noi ( a ‘Km zero’) o da migliaia

di Km di distanza.

Come per alcuni cocchi che, raccolti acerbi e

maturati con il carburo di calcio, vengono staccati

dalla pianta, “mettono le ruote” e arrivano in

aeroporto. Qui “mettono le ali”, attraversano

l’oceano, “rimettono le ruote” e raggiungono le

nostre tavole, e la memoria delle nostre papille

gustative ci illude di essere al mare.

La riflessione sulle cause da contaminazione di un

prodotto, induce ad osservazioni anche sulla

supply chain e sui rischi connessi.

Oltre i rischi da eventi atmosferici e catastrofali, è

importante annoverare anche quelli connessi alla

trasformazione, conservazione, stoccaggio e

trasporto. In questa delicata fase, sia nel caso in

cui queste funzioni siano in capo all’azienda pro-

duttrice, sia nel caso ci si avvalga di attori esterni, è

importante che venga fornita un’ottimale

conservazione della materia prima, dei semi

lavorati o dei prodotti finiti.

Nell’industria alimentare i trasporti sono coperti

dalla legislazione sugli standard di qualità: la

normativa dell’Unione Europea, sull’igiene e sulla

sicurezza degli alimenti, si applica al trasporto e

allo stoccaggio in sinergia con le norme

dell’International Standards Organisation (ISO).

Anche il Codex Alimentarius, contempla i

problemi del trasporto e dello stoccaggio nelle

raccomandazioni globali per la tutela degli

alimenti.

Questo processo diventa di grande rilevanza per

un’azienda come Ferrero.

I rischi connessi alla gestione della supply chain

assumono dei risvolti che possono indurre timore,

ma posso anche risultare stimolanti in relazione alle

rilevanti quantità di materie prime acquistate dal

gruppo Ferrero: ogni anno le tonnellate di zucchero

acquistate sono 390.000; sono 120.000 le tonnellate

di cacao; 100.000 le tonnellate di nocciole e 140.000

tonnellate di latte.

Il Gruppo Ferrero commercializza ogni anno 390

milioni di kg di Nutella nel mondo.

Alberto Tinivella -Group Insurance Manager

dell’azienda- il 16 giugno 2015 ha parlato a Milano

di fronte a una platea composta da

professionisti del mondo assicurativo.

I prodotti Ferrero hanno scadenze

variabili, che vanno dai 40 giorni a

oltre un anno, in relazione alla

tipologia di prodotto.

Per garantirne la qualità e la

freschezza, sono stati stabiliti dei

parametri di temperatura precisi per le

varie categorie di prodotti finiti.

Se ci si trova in ambienti privi di

strutture adeguate per la

conservazione dei cibi, i rischi di

contaminazione derivati

dall’ambiente o dalla scarsa igiene

possono rappresentare una delle

preoccupazioni principali per la

grande distribuzione. I trasporti

avvengono via nave, via terra o via ae-

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rea, attraverso autocarri frigo o container. Gli

standard qualitativi, decisi dal gruppo

Ferrero, sono elevati e richiedono:

un’accurata pulizia interna, l’assenza di

odori, umidità, infestanti o tracce di essi, il

buon funzionamento dei termometri interni

ed esterni, l’assenza di gocciolamento di

condensa all’interno ed i sigilli di garanzia.

Individuati i rischi della supply chain, il

gruppo Ferrero ha chiesto agli assicuratori

delle coperture All Risks in tutte le fasi di

trasporto e di giacenza effettuate

direttamente.

Inoltre ha richiesto: delle coperture di

Responsabilità vettoriale in capo ai trasporti

marittimi e terrestri; delle coperture per

Responsabilità dei Depositari e di tutti

coloro che intervengono nella supply chain.

Risulta pertanto indispensabile risolvere le

problematiche dei settori trasporti ed

alimentare, mediante la realizzazione di

una polizza trasporti All Risks dedicata.

La soluzione potrebbe essere una copertura

assicurativa per tutti i rischi legati al

trasporto, alla movimentazione ed alla

giacenza a magazzino, di materie prime e

prodotti finiti.

I rischi tutelati potrebbero riguardare i “dan-

ni da ritardo”, riconoscendo un importo per

ogni giorno di ritardo sulla consegna.

Potrebbero anche essere compresi i danni

derivati dalla non commerciabilità del prodotto,

a tutela dei danni che derivano da un prodotto

respinto dal fornitore, in quanto ritenuto non

commerciabile, secondo gli standard di mercato.

Potrebbero essere anche rimborsabili le spese

sostenute per contenere i danni per rottura o

malfunzionamento dell’impianto (sia durante il

trasporto, sia nella copertura a magazzino).

Parliamo quindi di rilevanti temi assicurativi.

Il percorso del cibo

9

Fonte CELS

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Solo nell’anno 2012 si sono verificati, entro i confini

dell’Unione Europea, oltre 900 casi di ritiro

prodotti, in buona parte avvenuti prima

dell’acquisto da parte del consumatore. Una forma

di difesa attuata dall’industria alimentare.

Ovviamente tali “richiami” non sono indolori,

comportano costi e oneri riferiti al controvalore del

prodotto e alla diminuzione del fatturato. Vanno

inoltre aggiunti i costi logistici necessari per ritirare e

distruggere il prodotto inadeguato, i danni legati alla

chiusura della linea produttiva o dell’intero

stabilimento. Ciò può costituire inoltre un grave

danno reputazionale per l’impresa.

Una parte di questo onere, ricade sul distributore o

sul dettagliante, i quali devono collaborare con il

produttore per l’adempimento delle attività di ritiro o

richiamo.

La contaminazione, reale o presunta, di alimenti e

bevande può verificarsi in modo accidentale, o per

un’azione deliberata da parte di soggetti che vogliono

ottenere dolosamente vantaggi di tipo politico o

finanziario. In queste eventualità è fondamentale, per

le aziende agroalimentari, poter fronteggiare in tempi

brevi la situazione, per non incorrere in danni da

business interruption.

A questo tema è stata dedicata l’edizione del

Premio Assiteca, discutendo di come alcune

aziende del settore si siano attrezzate per costruire

un piano di continuità, in caso di interruzione del

business, che includa anche il rischio di recall

prodotti.

In tal senso è importante, per le compagnie

assicurative, riflettere su come fornire la copertura

dei costi di ritiro del prodotto in tutto il mondo.

Alcune compagnie garantiscono anche una tutela

delle perdite di profitto e delle spese finalizzate al

ripristino dello status di partenza, inclusa

l’elaborazione di strategie atte a prevenire e

contenere le situazioni di crisi.

L’approccio assicurativo prevede tre aree di

rischio, supportabili da specifiche soluzioni.

La polizza di Responsabilità Civile dei Prodotti

(RC prodotti), che garantisce da danni materiali a

terzi, causati a cose e persone. L’attenta

valutazione delle possibili implicazioni, derivanti

dalla fornitura di un prodotto non conforme, ha

reso questa polizza uno strumento indispensabile

per chi opera nel settore produttivo. Con questo

contratto di assicurazione è possibile coprire il

danno patrimoniale derivante dalla situazione

dannosa, consistente nella richiesta risarcitoria

avanzata da un terzo danneggiato dall’assicurato.

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Fidarsi è bene, controllare è meglio

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Con l’assicurazione della Responsabilità Civile Prodotti,

la Compagnia tutela l’assicurato dall’obbligo di risarcire i

terzi, che eventualmente risultano danneggiati dalla sua

attività di produttore o venditore.

Come normalmente accade, questa polizza può

prevedere anche la copertura dei danni derivati dal

blocco totale o parziale della produzione, sia per criticità

del processo lavorativo, sia per eventuali misure

cautelari, imposte dall’autorità governativa o adottate

dall’impresa danneggiata, in base al principio di

precauzione, a cui devono essere ispirate le procedure di

ritiro e richiamo degli alimenti, ai sensi del Reg.to

178/2002.

Il mercato assicurativo offre anche la garanzia di “ritiro

prodotti” come parte integrante della polizza base di

Responsabilità Civile Prodotti. In questo caso

l’Assicuratore si deve impegnare a rimborsare -nella

misura in cui verranno documentate ed entro i massimali

indicati- le somme spese per l’operazione di ritiro e

l’eventuale smaltimento dei prodotti. Il ritiro,

contemplato dalle principali compagnie assicurative,

viene offerto in presenza di alimenti di rischio per la

salute del consumatore.

La polizza Tampering garantisce la contaminazione o

alterazione dolosa o accidentale dei prodotti. Con questa

formula è possibile assicurare le perdite di profitto, il

danno d’immagine, le spese di consulenza e gli oneri per

il ritiro e il richiamo dei prodotti.

La normativa in materia è molto giovane e probabilmente

molte delle compagnie assicurative si trovano in una

fase di studio rispetto a questi temi.

Attenzione a considerare aziende che esportano i

propri prodotto in USA e Canada: in questi casi le

coperture devono essere estese ed integrate.

Diventa quindi fondamentale un’ennesima forma di

comunicazione: l’etichetta alimentare è ciò che

consente di costruire la storia, il percorso, la durata

e il ciclo di vita. Ad esempio in Gran Bretagna, sono

sperimentate etichette “a semaforo”, per segnalare

la presenza di sale, grassi e zucchero in eccesso,

esperimento bloccato poi, per vari motivi, dalla UE.

La sicurezza e l’origine del prodotto sono legate

indissolubilmente. Ha una forte influenza la potenza

evocativa del territorio, che nel caso della Svizzera

può rimandare a valori quali precisione e

raffinatezza. Per la Germania robustezza e

affidabilità e per l’Italia creatività e amore.

Tutto bene finché questi sistemi valoriali evocano

immagini positive.

Tutt’altra storia è l’episodio accaduto nel 2013,

quando il colosso cinese Shuanghui International, ha

acquisito uno degli storici produttori americani di

carne di maiale, Smithfield Foods.

I consumatori statunitensi hanno avuto paura di

un’inversione di percorso (non più dagli USA verso

la Cina, ma viceversa), perché si può dire che il

Made in China rappresenta tutto fuorché la qualità.

Fidarsi è bene, controllare è meglio

Fidarsi è bene,

controllare è meglio

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Un viaggio nella filiera fra trasparenza e

rintracciabilità

Il gruppo Barilla, per i sei mesi di Expo, debutta

con la proposta di mettere in vendita, al Future

Food District, un’edizione limitata di due

prodotti. Presso il Supermercato del Futuro di

Coop nell’area Expo, saranno a disposizione un

particolare tipo di Farfalle e il Sugo al basilico

Barilla.

Con un QR code presente sulle confezioni, i

consumatori saranno spettatori della storia del

noto marchio.

Potremo seguire il percorso della pasta, dal

campo di grano, scoprendo come è stato

seminato coltivato e raccolto. Ci è permesso

anche entrare nel mulino, per comprendere i

vari passaggi della trasformazione e dello

stoccaggio della semola, fino al

confezionamento e all’etichettatura.

Le limited edition di Farfalle e Sugo al Basilico

Barilla, sono il risultato della collaborazione con

l’innovativa piattaforma Safety For Food: un

progetto più ampio ed estremamente complesso

che ha l’obiettivo, attraverso l’adesione di un

gran numero di aziende, di realizzare una banca

dati mondiale per prodotti agroalimentari.

Percorrere tutte le fasi della filiera rappresenta

un modo efficace per rendere l’informazione

trasparente, a supporto di una migliore gestione

di tutti i processi.

Buon appetito! Il falso è servito

Formaggi, pomodorini un buon olio d’oliva e, per

concludere da bravi patriottici, un caffè. Ma per alcuni

il pranzo potrebbe risultare indigesto. L’olio d’oliva in

realtà è alla clorofilla; il formaggio è danese ma

spacciato per “Made in Italy”; i pomodorini pelati

hanno l’aggiunta di coloranti e il caffè ha il marchio

contraffatto.

Le frodi alimentari sono sempre più frequenti e

spesso assumono le fattezze di truffe vere e proprie,

come spiega Salvatore Casillo, direttore del Centro

studi sul Falso. I falsi d’autore abbondano e sono

sempre più sofisticati: vanno dalla falsificazione

dell’etichetta al bluff sui componenti.

Le frodi si suddividono in due categorie: quelle

sanitarie, dette frodi tossiche in quanto costituiscono

una minaccia per il consumatore; quelle commerciali,

che danneggiano gli interessi economici del

consumatore, senza necessariamente arrecare danno

alla salute.

La distinzione può essere ulteriormente effettuata in

frodi sulla qualità intrinseca di prodotto e frodi

riguardanti la commercializzazione di alimenti.

Tra quelle relative alla qualità intrinseca del prodotto,

troviamo casi di alterazioni, adulterazioni e

sofisticazioni.

Le alterazioni riguardano casi di modifiche della

composizione organolettica degli alimenti, causata da

fenomeni degenerativi per cattiva o prolungata

conservazione.

Le adulterazioni riguardano

l’aggiunta o la sottrazione volontaria e

non dichiarata di alcuni componenti,

allo scopo di ottenere un tornaconto

economico. Anche la sofisticazione

rientra nell’ambito delle modifiche

volontarie della naturale

composizione di un prodotto,

mediante l’aggiunta di sostanze non

consentite dalle leggi, per migliorarne

furbescamente l’aspetto o coprirne

difetti. “Agropirateria” è il neologismo

coniato nel caso di frodi commerciali

con effetti dannosi per più soggetti:

dalle imprese al consumatore, fino allo

Stato. In questa situazione, casi di

falsificazione e contraffazione sono

volti a sostituire un alimento con un

altro, oppure hanno lo scopo di creare

un prodotto nuovo ma

apparentemente simile a quello

reale.La Legge n. 350/2003, e le

successive integrazioni, si sono rese

necessarie per la tutela del

consumatore nella dichiarazione delle

indicazioni sull’origine del prodotto.

Ciò rappresenta un grande passo in

avanti nella difesa del marchio da noi

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tanto orgogliosamente celebrato del

“Made in Italy”.

Coldiretti però mostra, nel suo Padiglione

a Expo, una grottesca galleria di prodotti

“italian sounding”. C’è il Parmesan

australiano, con la garanzia sulla

confezione di “perfect italiano”; in Spagna

si mangia la Mortadela Siciliana e in

Argentina la Provoleta. La mostra del

“Made in” sfregiato, mette in evidenza

come la produzione di falsi italiani,

avviene in un Paese su quattro. Ad imitare

i nostri prodotti non sono i Paesi poveri,

ma i più ricchi o emergenti. In Canada ad

esempio hanno registrato un loro finto San

Daniele.

Ci sono anche dei kit per produrre barolo

“invecchiato” in soli 28 giorni.

Ovviamente abbondano anche le

immancabili allusioni: “Salsa Maffia”

belga, il “Fernet Mafiosi” tedesco, e la

salsa “Palermo Mafia shooting”.

Debellare il fenomeno fraudolento è

fondamentale, non solo per il circuito

clandestino, ma anche per il circuito

commerciale regolare in cui i prodotti

contraffatti si collocano a fianco di quelli

genuini.

Gli interventi devono essere repressivi, con

sanzioni penali o amministrative, ma anche

preventivi con la creazione di banche dati che

consentano di individuare gli alimenti da

salvaguardare e quelli che sono il risultato di

frodi.

Si tratta di temi in evoluzione ancora da

approfondire. Ad esempio, un tema che resta

ancora aperto è la formulazione di una polizza

per la “non conformità” che comprenda la non

accettazione o il non gradimento del prodotto da

parte del consumatore finale.

Abbiamo ancora tanto lavoro da fare.

Buon appetito! Il falso è servito

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Fonte Coldiretti

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