università degli studi di siena facoltà di ingegneria ... · elena mangoni prof. gianluca murgia...
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Università degli Studi di Siena
Facoltà di Ingegneria
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale
Anno Accademico
2010/2011
IL BUSINESS PROCESS REENGINEERING COME
STRUMENTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN
SISTEMA DI GLOBAL SERVICE:IL CASO DEI
SERVIZI DI FACILITY MANAGEMENT
DELL’OSPEDALE “SANTA MARIA” DI TERNI.
Tesi di Laurea di : Relatore:
ELENA MANGONI Prof. GIANLUCA MURGIA
“Il successo di un'azienda si esprime nella ricerca di un’ integrazione
profonda ed efficiente delle attività svolte dalle diverse unità organizzative
verso il miglioramento globale dell'offerta dei prodotti e dei servizi al
cliente/utente.
La capacità di raggiungere e sostenere nel tempo il successo richiede,
pertanto, il miglioramento continuo di tutte le attività e di tutti i processi
gestionali e non soltanto delle componenti materiali e tangibili del servizio
che viene proposto al cliente”.
[Brimson e Antos, 1994]
Ringraziamenti
Sono “finalmente” giunta al termine di questo bellissimo quanto faticosissimo percorso che
in quanto tale, merita sentiti ringraziamenti.
Il GRAZIE più grande va ai miei genitori, Gabriele e Daniela, per il loro aiuto morale ed
economico. Il loro sostegno costante, accompagnato sempre da sinceri consigli, ha
permesso il raggiungimento di questo traguardo. Grazie quindi alle mie due colonne
portanti per l’amore che mi dimostrano ogni giorno, per quell’amore che mi fa andare
avanti e mi fa affrontare ogni fase della vita a testa alta e con coraggio.
Un GRAZIE grande come una casa a Giacomo per essermi sempre accanto, per avermi
sempre spronata a fare meglio in ogni momento, per avermi incoraggiata, consolata e mai
giudicata nei momenti di tristezza. Grazie per la tua dolcezza e per il tuo amore che ti ha
fatto trascorrere con me week-end sui libri e nottate a sopportare le mie lamentele o i miei
sfoghi. Sei davvero un angelo, il mio punto di riferimento per la vita.
Grazie a tutta la mia famiglia ed in particolare a mia nonna Adelfina, per avermi
rimpinzato di cose buone da mangiare ad ogni mia partenza per Siena e per avermi accolto
con affetto e tenerezza in altrettanto modo ad ogni mio ritorno. Inoltre anche se non ci sono
più, un grande grazie è rivolto anche a i miei nonni Bruno, Guido e Rina che mi guidano e
proteggono dall’alto, avendo sempre un posto ed un pensiero speciale nel mio cuore.
Grazie al mio Prof. Ing. Gianluca Murgia, relatore di questo lavoro di tesi, per la cortesia,
la disponibilità e la pazienza che ha avuto con me in questi mesi. Grazie di cuore.
Desidero ringraziare il Sig. Massimo Piacenti, Amministratore Delegato All Foods s.r.l,
persona davvero squisita, nella sua umiltà, professionalità ed intelligenza.
Ringrazio, tutti i referenti e dipendenti delle varie aziende, che hanno permesso il
raggiungimento di questo lavoro di tesi nei tempi adeguati, in particolar modo, voglio
ringraziare, il Dott. Gianluca Mora, Responsabile del Global Service del “Santa Maria” di
Terni, la Sig.ra Antonella Mazzoli, Responsabile del Servizio Cosp, e la Dott. Annamaria
Floro Responsabile del Servizio di Ristorazione, per la loro disponibilità e gentilezza.
Grazie ad Irene e Veronica, per essere le mie amiche da sempre e per poter per sempre
contare su di loro. Siete la mia forza. Grazie anche ai vostri rispettivi, Matteo e Riccardo,
compagni di avventure e sventure.
Grazie a Vanessa, per esserci sempre in ogni momento importante e per la sua sincerità.
Grazie a Gianluca e Nicolò per riempirmi il cuore ogni volta che li vedo con la loro
infinita tenerezza.
Grazie a tutti i miei amici dell’università, nessuno escluso, in particolare Angelo, Nicola e
Dario per essere miei amici prima di tutto oltre che tremendi e favolosi compagni di studio.
Grazie a tutte le mie stupende amichette, Chiara C., Veronica, Chiara R. e Beatrice ma
anche ai loro piccolini Emma e Francesco per regalarmi sempre un sorriso tutte le volte
che stiamo insieme e quella spensieratezza che solo le vere amiche sanno dare.
Ed infine chiudo con un grande Grazie rivolto alle mie meravigliose coinquiline Alice,
Claudia, Marta ed Elena per le belle serate passate insieme, per la dolce amicizia che ci
lega e per il rispetto mai venuto a mancare in questi anni di convivenza.
E’ stata davvero una grande fortuna avervi potuto vivere e conoscere.
Indice
Capitolo 1
IL BUSINESS PROCESS MANAGEMENT E LA GESTIONE DEI PROCESSI
AZIENDALI ........................................................................................................................ 11
1.1 Definizione di processo......................................................................................... 12
1.2 Il ciclo di vita di un processo ................................................................................ 14
1.3 Analisi dei processi aziendali................................................................................ 15
1.4 Dalle funzioni ai processi...................................................................................... 16
1.5 I presupposti strategici e organizzativi per l'analisi delle attività aziendali e la
mappatura dei processi gestionali .................................................................................... 18
1.6 I modelli per la rappresentazione dei processi ...................................................... 21
1.6.1 Carte di processo ........................................................................................... 22
1.6.2 Diagramma SIPOC ....................................................................................... 23
1.6.3 Data Flow Diagram ....................................................................................... 24
1.6.4 Diagramma di flusso ...................................................................................... 26
1.6.5 Diagramma a catena ...................................................................................... 27
1.6.6 La tecnica IDEF0 ........................................................................................... 28
1.6.7 La matrice di assegnazione delle responsabilità di processo ......................... 32
1.6.8 Action Diagram Workflow ............................................................................ 33
1.6.9 Diagramma delle attività UML...................................................................... 35
Capitolo 2
LA REINGEGNERIZZAZIONE DEI PROCESSI AZIENDALI ...................................... 37
2.1 Gli sviluppi del BPR ............................................................................................. 39
2.2 La reingegnerizzazione dei processi e l'approccio per processi............................ 40
2.3 Gli elementi di fondo della reingegnerizzazione dei processi .............................. 42
2.4 Obiettivi della reingegnerizzazione dei processi .................................................. 43
2.5 La revisione degli “strumenti di gestione” aziendale ........................................... 44
2.5.1 BPR dei processi aziendali ed intragruppo, secondo principi di Qualità Totale
....................................................................................................................... 45
2.5.2 Revisione organizzazione del lavoro e individuazione dei Centri di
Responsabilità ................................................................................................ 48
2.5.3 Definizione dei fattori chiave di controllo della gestione.............................. 49
2.5.4 Impostazione degli schemi di Contabilità Direzionale .................................. 50
2.5.5 Revisione Sistemi Informativi e pianificazione del loro adeguamento
strategico ...................................................................................................................... 51
Capitolo 3
IL FACILITY MANAGEMENT E IL GLOBAL SERVICE ............................................. 52
3.1 Cosa si intende per Facility Management? ........................................................... 52
3.2 I servizi no-core .................................................................................................... 53
3.2.1 Servizi di Facility Management ..................................................................... 54
3.2.2 Servizi di Property ......................................................................................... 55
3.2.3 Servizi di Asset e Portafoglio Management .................................................. 55
3.2.4 Altri Servizi ................................................................................................... 56
3.3 Tipologie di relazione tra il cliente e il fornitore .................................................. 56
3.4 Modelli organizzativi di gestione dei servizi no-core ........................................... 57
3.4.1 Modelli organizzativi per la strategia “in-house management” .................... 59
3.4.2 Modelli organizzativi per la strategia “management by agent” .................... 60
3.4.3 Modelli organizzativi per la strategia “direct outsourcing” ........................... 60
3.4.4 Modelli organizzativi per la strategia “management by contractor” ............. 61
3.4.5 Modelli organizzativi per la strategia “(integrated) facility management” ... 62
3.5 Accezione estesa di Facility Management ............................................................ 63
3.6 Perché nasce un contratto di Global Service? ....................................................... 64
3.7 Obiettivi ................................................................................................................ 65
3.8 Le fasi di attivazione di un Global Service ........................................................... 66
3.9 Il sistema informativo su base integrata................................................................ 67
3.10 Documentazione esemplificativa in un contratto di Global Service ................. 68
3.11 Tipologie di compensi ....................................................................................... 70
3.12 Misurazione del Global Service inteso come pluralita’ di servizi .................... 70
3.13 Vantaggi di un Global Service .......................................................................... 71
3.14 Svantaggi di un Global Service ......................................................................... 74
3.15 Criticita’ di un Global Service .......................................................................... 75
3.16 AFFIDAMENTO E GESTIONE DEL GLOBAL SERVICE PRESSO IL
“SANTA MARIA” DI TERNI ........................................................................................ 77
3.16.1 Consorzio Nazionale dei Servizi ................................................................... 78
3.16.2 L’Associazione Temporanea di Imprese ....................................................... 78
3.16.3 I Servizi in convenzione ................................................................................ 80
Capitolo 4
MODELLAZIONE DEI PROCESSI: METODOLOGIA IDEF0 APPLICATA AL CASO
AZIENDALE....................................................................................................................... 84
4.1 Mappatura dei processi di ALL FOODS .............................................................. 85
4.1.1 Attività e componenti del processo di: “produzione della colazione” ........... 86
4.1.2 Attività e componenti del processo di: “produzione del pranzo” ................ 103
4.1.3 Attività e componenti del processo di: “produzione della cena e ripasso
serale” .......................................................................................................... 122
4.2 Mappatura dei processi Cosp .............................................................................. 127
4.2.1 Trasporto pazienti ........................................................................................ 127
4.2.2 Facchinaggio spot (su chiamata) ................................................................. 135
4.2.3 Pulizie .......................................................................................................... 138
4.2.4 Gestione del magazzino della farmacia: ...................................................... 139
4.3 Mappatura dei processi Centro ........................................................................... 140
Capitolo 5
ELABORAZIONE DELLA PROPOSTA DI INTEGRAZIONE CON L’ANALYTIC
HIERARCHY PROCESS.................................................................................................. 141
Introduzione: ...................................................................................................................... 141
5.1 Analytic Hierarchy Process................................................................................. 142
5.1.1 Sviluppo della gerarchia .............................................................................. 143
5.1.2 Confronti a coppie tra criteri e tra alternative in relazione a ciascun criterio ...
..................................................................................................................... 150
5.1.3 Analisi di sensitività .................................................................................... 164
5.2 Riepilogo dei risultati ottenuti ............................................................................ 168
Conclusioni e sviluppi futuri ............................................................................................. 175
Bibliografia e Sitografia .................................................................................................... 176
Indice delle figure
Capitolo 1
Figura 1.1 - Descrizione generica di un processo ................................................................ 12
Figura 1.2 - Schema per il miglioramento della qualità dei processi .................................. 13
Figura 1.3 - Processi di realizzazione .................................................................................. 15
Figura 1.4 - Struttura funzionale classica ............................................................................ 17
Figura 1.5 - Processi trasversali alle strutture organizzative ............................................... 17
Figura 1.6 - Studio di variabilità .......................................................................................... 23
Figura 1.7 - Diagramma Sipoc ............................................................................................ 24
Figura 1.8 - Notazione grafica per diagrammi di flussi di dati ............................................ 25
Figura 1.9 - I diversi diagrammi di flusso ........................................................................... 27
Figura 1.10 - Diagramma a catena....................................................................................... 27
Figura 1.11- Elementi caratterizzanti di una rappresentazione IDEF0 ............................... 30
Figura 1.12 - Esempio di approfondimento dei dettagli del sistema ................................... 31
Figura 1.13 - Matrice di assegnazione delle responsabilità ................................................. 32
Figura 1.14 - Attività Action Workflow .............................................................................. 34
Figura 1.15 - Action Workflow ........................................................................................... 35
Capitolo 2
Figura 2.1 - Schema di riferimento per reingegnerizzazione .............................................. 38
Figura 2.2 - Fasi della reingegnerizzazione ......................................................................... 41
Capitolo 3
Figura 3.1 - Associazione Temporanea d’Impresa (ATI) .................................................... 80
Figura 3.2 - Componenti ATI e relative specializzazioni .................................................... 80
Figura 3.3 - Struttura Organizzativa Matriciale ................................................................... 81
Figura 3.4 - Sistema Integrato ATI ...................................................................................... 83
Capitolo 4
Figura 4.1 - Le fasi del BPR ................................................................................................ 84
Figura 4.2 - Diagramma A0: processo di produzione della colazione ................................ 87
Figura 4.3 - Carrelli porta-colazione ................................................................................... 89
Figura 4.4 - Riscaldatori per liquidi..................................................................................... 89
Figura 4.5 - Diagramma A1: Le attività del processo di produzione .................................. 90
Figura 4.6 – Percorsi su planimetria: Piano Terra ............................................................... 93
Figura 4.7 – Percorsi su planimetria: Piano Primo .............................................................. 94
Figura 4.8 – Percorsi su planimetria: Piano Secondo .......................................................... 95
Figura 4.9 – Percorsi su planimetria: Piano Terzo .............................................................. 96
Figura 4.10 – Percorsi su planimetria: Piano Quarto........................................................... 97
Figura 4.11 – Percorsi su planimetria: Piano Quinto........................................................... 98
Figura 4.12 – Percorsi su planimetria: Piano Sesto ............................................................. 99
Figura 4.13 - Diagramma A2: Attività del processo distribuzione della
colazione ............................................................................................................................ 101
Figura 4.14 - Diagramma A3: Attività del processo di lavaggio della
colazione ............................................................................................................................ 103
Figura 4.15 - Diagramma A0: processo di produzione del pranzo .................................... 105
Figura 4.16 - Diagramma A1: Attività del processo di stoccaggio ................................... 108
Figura 4.17 - Diagramma A2: Attività del processo di produzione del pranzo ................. 109
Figura 4.18 - Burlodge....................................................................................................... 112
Figura 4.19 - Diagramma A3: Attività del processo di distribuzione ............................... 114
Figura 4.20 Diagramma A33: Sotto-Attività del ritiro ...................................................... 118
Figura 4.21- Diagramma A4: Attività del processo di distribuzione delle
merende ............................................................................................................................. 120
Figura 4.22 - Diagramma A5: Attività del processo di lavaggio ....................................... 121
Figura 4.23 - Diagramma A0: Processo di produzione della cena e del
ripasso serale...................................................................................................................... 123
Figura 4.24 - Diagramma A2: Attività del processo di produzione del
ripasso serale...................................................................................................................... 126
Figura 4.25 - Diagramma A0: Processo del trasporto pazienti.......................................... 128
Figura 4.26 - Diagramma A2: Attività del processo di attuazione trasporto
pazienti............................................................................................................................... 132
Figura 4.27 Diagramma A0: Processo di facchinaggio spot ............................................. 138
Figura 4.28 - Attività Centro ............................................................................................. 140
Capitolo 5
Figura 5.1 – Struttura gerarchica del caso di studio .......................................................... 143
Figura 5.2 – Pesi dei criteri rispetto al Goal ...................................................................... 156
Figura 5.3 – Pesi normalizzati dei criteri rispetto al Goal ................................................. 156
Figura 5.4 – Pesi delle alternative rispetto a C1 ................................................................ 158
Figura 5.5 – Pesi delle alternative normalizzati rispetto a C1 ........................................... 158
Figura 5.6 – Pesi delle alternative rispetto a C2 ................................................................ 159
Figura 5.7 – Pesi normalizzati delle alternative rispetto a C2 ........................................... 160
Figura 5.8 – Pesi delle alternative rispetto a C3 ................................................................ 161
Figura 5.9 – Pesi normalizzati delle alternative rispetto a C3 ........................................... 162
Figura 5.10 – Pesi delle alternative rispetto a C4 .............................................................. 163
Figura 5.11 – Pesi normalizzati delle alternative rispetto a C4 ......................................... 163
Figura 5.12 – Dynamic Sensitivity Analysis – pesi originali ............................................ 166
Figura 5.13 – Dynamic Sensitivity Analysis – pesi variati ............................................... 166
Figura 5.14 – Performance Sensitivity Analysis – pesi originali ...................................... 167
Figura 5.15 – Performance Sensitivity Analysis – pesi variati.......................................... 168
Figura 5.16 – Riepilogo grafici di sintesi dei pesi dei criteri per singolo
intervistato rispetto al Goal................................................................................................ 169
Figura 5.17 – Riepilogo grafici di sintesi dei pesi delle alternative per
singolo intervistato rispetto al Goal ................................................................................... 171
Figura 5.18 – Importanza criteri rispetto al Goal .............................................................. 172
Figura 5.19 – Preferenza alternative rispetto al Goal ........................................................ 173
9
Introduzione
In un mondo in cui l’apertura di nuovi mercati e la congiuntura socio-economica instabile,
crea continuamente nuove opportunità e nuovi rischi, risulta essere di fondamentale
importanza per un’azienda saper prevedere e adattarsi al cambiamento. Occorre velocità e
precisione per essere sempre in grado di stare al passo con i tempi e competere con la
concorrenza.
L’attenzione in questo lavoro di tesi, è rivolta soprattutto ad i cambiamenti del mercato
nell’ambito delle aziende pubbliche, più precisamente quelli che hanno interessato i sistemi
sanitari.
In tutti i Paesi sviluppati si è cercato di razionalizzare l’uso delle risorse e di garantire una
migliore organizzazione e gestione dei servizi sanitari. La sanità è stata vista in passato
esclusivamente come un servizio solidaristico offerto ai cittadini; oggi può essere
concepita come motore di sviluppo, capace di alimentare la ricerca e l’occupazione
qualificata, produrre servizi esportabili a livello internazionale e promuovere lo sviluppo di
intere aree sempre mantenendo il valore di servizio solidaristico. Concepire la sanità come
motore di sviluppo impone una rivoluzione culturale, la spesa sanitaria in questa
prospettiva non comprime gli investimenti e i consumi ma essa stessa si configura come un
investimento produttivo e una qualificazione dei consumi.
Questa nuova visione della sanità implica una modificazione dell’ organizzazione sanitaria,
che concili valori etici e obiettivi economici.
Uno dei principali strumenti di razionalizzazione organizzativa e snellimento delle strutture
operative risulta essere il ricorso alla scelta di esternalizzare parte dell’attività aziendale.
Si può dire più in generale che le scelte strategiche che hanno intensificato il rapporto fra
impresa ed ambiente esterno, costituiscono un percorso attivo nel mercato ormai da più di
decenni. E’ necessario quindi oltre che una mirata e consapevole azione di governo dei
diffusi processi di esternalizzazione che ormai caratterizzano l’ambito della gestione delle
strutture ospedaliere e sanitarie pubbliche, considerare un nuovo mercato in crescita
esponenziale nel nostro paese, quello dei servizi integrati di Facility Management e Global
Service. Quest’ultimo è un mercato con il quale le Aziende Sanitarie e Ospedaliere devono
confrontarsi ed interagire in un’ottica di partnership pubblico-privato, delegando anche in
toto a qualificati soggetti privati le funzioni di gestione prettamente “operativa” dei servizi,
seppur mantenendo, anzi potenziando responsabilmente le funzioni strategiche di indirizzo,
programmazione e controllo dei processi che oggi più che mai devono essere considerate
Introduzione
10
del tutto “inesternalizzabili” e rispetto alle quali le stesse Aziende Sanitarie e Ospedaliere
devono acquisire al più presto esperienza, competenza e know-how.
Pertanto, la pratica dell’esternalizzazione oltre che essere uno dei principali strumenti di
razionalizzazione organizzativa, consente a volte anche contemporaneamente, di ottenere
un contenimento dei costi, un innalzamento della qualità dei servizi oltrechè una
complessiva riorganizzazione delle strutture e delle procedure.
Proprio in quest’ottica si inserisce il lavoro di tesi di seguito riportato.
Quest’ultimo è generato da un rapporto di collaborazione con l’ATI (Associazione
Temporanea di Imprese) costituita da un raggruppamento di imprese private, specializzate
in diversi settori che lavorano presso l’Ospedale Santa Maria di Terni.
Per descrivere l’ATI in modo più accurato, è necessario introdurre brevemente le aziende
che lo costituiscono e le loro attività principali: All Foods (Ristorazione Ospedaliera)
So.ge.si (Lavanolo e Sterilizzazione), Cosp (Pulizie, Sanificazione, Servizi Logistici e
Gestione Magazzino Farmaci) e Centro (Portierato ed Accoglienza non Armata).
L’obiettivo di questo lavoro, mira a sviluppare un progetto innovativo, che ha l’intento di
realizzare una proposta di integrazione dei servizi svolti dall’ATI in Global Service e
rivolta all’Azienda Ospedaliera; dato che, ad oggi, ogni azienda svolge in totale autonomia
il proprio servizio senza alcun tipo di integrazione.
Per l’analisi e lo studio di tutto ciò, si è dapprima operato un esame dello svolgimento dei
principali processi aziendali modellati con la tecnica IDEF0. Tale tecnica, ha strutturato le
basi della proposta di integrazione dei servizi di Facility Management svolti dalle aziende
del Raggruppamento. La metodologia AHP, è stato lo strumento per mezzo del quale è
stata sviluppata tale proposta di integrazione, operata secondo i criteri di: efficacia,
efficienza e livello di innovazione.
Proseguendo con la trattazione, si può concludere la premessa ricordando che attualmente
il tema della “governance” dei servizi integrati nel settore della sanità pubblica è di
strettissima attualità rispetto ad una situazione nazionale che esprime diffuse e peculiari
criticità nella gestione delle strutture del sistema della sanità italiana, nella
razionalizzazione della relativa spesa e nella garanzia di adeguati livelli di qualità per i
cittadini. In questo specifico campo infatti, le Aziende Sanitarie ed Ospedaliere e così
anche il “Santa Maria” di Terni, sono chiamate oggi ad avviare un processo di sostanziale
ridefinizione del proprio ruolo, dei propri compiti e delle proprie competenze settoriali.
11
Capitolo 1
IL BUSINESS PROCESS MANAGEMENT E LA GESTIONE
DEI PROCESSI AZIENDALI
Introduzione:
Un processo è quell’insieme di attività coordinate logicamente, attraverso cui
un’organizzazione crea valore cioè consegue i suoi obiettivi.
Ovviamente, non tutti i processi hanno la stessa importanza. Alcuni sono fondamentali
nella realizzazione dei prodotti o servizi che l’azienda crea, altri sono di supporto ai
precedenti, nel senso che hanno il compito di facilitare, rendere efficienti e procurare le
risorse necessarie al funzionamento.
In ogni caso i processi devono essere gestiti, nel senso che devono essere accuratamente
pianificati, disegnati e documentati, devono essere supportati dalle infrastrutture giuste e
più in generale, deve essere garantito l’apporto di tutto ciò che è necessario alla loro
corretta esecuzione e misurazione, nel senso che si deve ben definire una serie di
grandezze, oggetto di misura, che permettano di capire quanto bene gli obiettivi di un
processo vengano raggiunti.
Lo scopo della gestione, è il miglioramento continuo del processo e quindi l’aumento
dell’efficienza e dell’efficacia nonché della soddisfazione del cliente, della diminuzione
dei costi, dei difetti e del time-to-market.
Inoltre, deve essere chiaro il fatto che gestire i processi, non vuol dire soltanto selezionare
un vendor e comprare un software ma anche e soprattutto, adottare una serie di
metodologie, un modo di pensare e di organizzare il lavoro e acquisire delle competenze,
aspetti che spesso vengono sottovalutati.
Occorre essere consapevoli dei tempi e dei costi necessari ed avere un forte supporto da
parte del management. Quest’ultimo aspetto è fondamentale dal momento che pensare ”a
processi” scardina le strutture organizzative aziendali che vengono spesso costruite in
modo funzionale, cioè con un reparto commerciale, uno di marketing, risorse umane,
amministrazione, ecc..
Il risultato di un processo è trasmesso ad uno o più processi subordinati; a sua volta, il
risultato viene trasmesso ulteriormente fino ad ottenere l’output finale dell’azienda,
rilevante per il mercato.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
12
Pensare a processi vuol dire quindi concentrarsi sugli obiettivi, i prodotti realizzati o i
servizi erogati e aggregare intorno ad essi le attività che li realizzano, dando poi la
responsabilità sul processo end-to-end e non più sulla funzione che, a questo punto diventa
solo accessoria.
Pertanto, partendo dai fornitori esterni, che danno gli input al processo, la catena del valore
che si identifica con il processo in esame, percorre tutta l’azienda passando di funzione in
funzione, che è di volta in volta fornitore nei confronti dello step successivo e cliente dello
step precedente, fino ad arrivare al cliente finale a cui spetta l‘output del processo
complessivo, cioè il prodotto o il servizio.
In quest’ottica, il paradigma da seguire nell’avvicinarsi al Business Process Managment
(BPM), è “Think Big, Start Small” nel senso che è importante avere una visione
complessiva del problema ma passare all’implementazione con gradualità, generando
consenso nell’organizzazione, affinando le metodologie e creando un centro di eccellenza
interno con persone con le competenze adeguate. Innovazione e apprendimento quindi
devono guidare tutta la metodologia ma l’obiettivo prefissato non si raggiunge
immediatamente, questo è infatti il frutto di un percorso di maturità, in cui
l’organizzazione impara a gestire sempre meglio i propri processi [Sinibadi A., 2009].
1.1 Definizione di processo
Un processo aziendale è caratterizzato da un insieme di attività collegate tra loro, per
fornire un certo output a partire da input definiti. L’output può essere un prodotto o un
servizio e viene utilizzato da determinati clienti o utilizzatori. Il processo aziendale nella
sua esecuzione, può richiedere l’interazione con diverse fonti di informazioni [Casati F.,
Pernici B.].
Uno schema generale di processo aziendale è illustrato in figura 1.1:
Figura 1.1 - Descrizione generica di un processo
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
13
I processi vengono in generale descritti a diversi livelli di dettaglio. Si può parlare di
macroprocessi quando si tratta di processi complessi che al loro interno possono essere
scomposti in altri sottoprocessi e attività.
Una famosa classificazione, distingue le componenti principali di un processo nelle “sette
M”, ovvero:
Materials (materiali);
Manpower (manodopera);
Methods (metodi);
Measurement (misurazioni);
Machines (macchine);
Maintenance (manutenzione);
Management (gestione).
Modificare anche solo una di queste condizioni potrebbe voler dire apportare cambiamenti
sostanziali al processo, con basilari conseguenze nei risultati della trasformazione.
Il miglioramento nella qualità dei processi, deve opportunamente seguire un metodo
scientifico di analisi che partendo dallo studio sulle criticità, consenta di individuare e
verificare possibili soluzioni alle problematiche riscontrate. Questo approccio
metodologico sarà utilizzato anche nell’affrontare un’analisi dettagliata dei processi
dell’aziende in questione seguendo uno schema generale composto da 6 fasi fondamentali.
A seguire si indicano le fasi e gli strumenti utilizzati per il miglioramento dei processi.
Figura 1.2 - Schema per il miglioramento della qualità dei processi
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
14
1.2 Il ciclo di vita di un processo
Un processo è caratterizzato principalmente da:
un prodotto (risultato definito e misurabile) che trasferendo valore al cliente,
rappresenta il vero obiettivo dell'organizzazione;
un insieme di attività interrelate (flusso operativo del processo).
Il ridisegno dei processi aziendali quindi, può risultare da: un migliore utilizzo delle
potenzialità dei sistemi informativi, una migliore gestione della qualità ed una migliore
efficienza dell’organizzazione.
Tutti i processi aziendali e i processi laterali (sistemi informativi, qualità, costi) devono
arrivare a convergere verso un obiettivo unico e condiviso, il soddisfacimento dei
fabbisogni del mercato.
Perseguire l’obiettivo di migliorare l’orientamento al cliente vuol dire perseguire un
miglioramento nelle prestazioni dei tempi di consegna, qualità e costo [Lazi G., 1999].
Pertanto, l’obiettivo del BPM in merito a quanto appena detto, è quello di gestire il ciclo di
vita di un processo in tutte le sue fasi:
Modellazione: gli obiettivi di questa fase sono quelli di documentare e disegnare il
processo, selezionando eventuali modelli, best practice e standard. Inoltre devono essere
chiaramente espressi gli obiettivi di business e i misuratori di performance;
Simulazione: consiste nella valutazione di qual è il miglior modello da implementare sulla
base dei dati di monitoraggio di precedenti esecuzioni di processo e dei misuratori di
performance;
Implementazione: è la traduzione di ogni step del modello scelto, in procedure operative;
Esecuzione: in questa fase il processo è finalmente pronto per essere messo in produzione
e viene eseguito nelle sue fasi operative;
Monitoraggio: consiste nella definizione delle grandezze relative al processo misurato,
nella misurazione dei misuratori di performance e nella valutazione di cosa funziona e cosa
no;
Ottimizzazione: è questo il momento in cui “si tirano le somme” e si identificano le aree
di miglioramento, quantificando i benefici ottenuti.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
15
A seguire viene fornita una prima schematica rappresentazione di un processo, che
evidenzia un insieme di attività (con le loro relazioni di sequenzialità e di parallelismo)
finalizzate alla produzione del risultato finale.
Figura 1.3 - Processi di realizzazione
Per la produzione dei prodotti/servizi (e quindi nello svolgimento delle attività interrelate)
sono in genere coinvolte una o più strutture organizzative (funzioni aziendali), attraverso
una distribuzione di compiti e responsabilità, spesso codificata in norme o procedure che
regolano il processo [Sinibaldi A., 2009].
Un elemento di grande importanza di questa definizione, è proprio il fatto che i processi
spesso coinvolgono più strutture organizzative.
1.3 Analisi dei processi aziendali
I processi, come già ampiamente descritto, sono un insieme di attività elementari che
vengono svolte per raggiungere un certo obiettivo nel sistema.
I processi possono essere di diverse tipologie:
processi fisici: descrivono attività di elaborazione di oggetti fisici del sistema. Ad
esempio, possiamo avere descrizioni di flussi di materiali all’interno di un processo
di produzione;
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
16
processi informativi: funzioni che creano, gestiscono, elaborano e forniscono
informazioni. Ad esempio, un processo informativo in un’organizzazione sarà
quello di gestire le informazioni relative all’emissione di un ordine per l’acquisto di
materiali;
processi aziendali (o business process): rappresentano funzioni legate all’attività
complessiva dell’organizzazione o dell’impresa, quale la produzione di
un’automobile, la pubblicazione di un libro, la gestione di una compagnia aerea, la
consegna della posta ecc..
La rappresentazione dei processi aziendali, assumerà un’importanza particolare in questo
lavoro di tesi dato che, sarà il punto di partenza per una descrizione dettagliata delle attività
delle aziende o delle organizzazioni e quindi per la definizione dei requisiti del sistema.
I processi aziendali sono infatti legati alla missione aziendale e quindi agli obiettivi globali
dell’organizzazione. Per questo motivo sarà spesso opportuno legare i processi aziendali a
una loro valutazione e quindi a una riorganizzazione dei processi per una migliore
efficienza e efficacia delle attività aziendali [Casati F., Pernici B.].
1.4 Dalle funzioni ai processi
Le aziende di servizi pubblici, devono agire in ambienti sempre più complessi e turbolenti
a causa dell'aumento della varietà e della variabilità dei contesti in cui le aziende si trovano
ad operare. Il tutto, ha portato con il trascorrere degli anni al "passaggio dal mercato del
produttore a quello del consumatore".
Con questa espressione quindi, si indica un ribaltamento dei rapporti di forza.
La maggior presa di coscienza dei consumatori infatti, ha permesso a quest’ultimi di
richiedere prodotti e servizi sempre più personalizzati, influenzando così la produzione.
In quest’ottica, le aziende che prima spingevano verso un consumo massificato, si
apprestano oggi ad una maggiore attenzione sulle richieste dei clienti, improntando il
proprio agire secondo criteri di flessibilità ed innovatività gestionale.
L’approccio organizzativo per “funzioni”, raggruppa le attività per similitudine,
intendendo con ciò, l’appartenenza ad uno stesso ambito seguita dal coinvolgimento di
persone che hanno le stesso tipo di skill.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
17
Questo tipo di approccio porta ad una struttura funzionale dell’azienda che ha il difetto
però, di tendere alla creazione di “regni” caratterizzati da: difficoltà di interazione,
procedure diverse con un’eccessiva staticità e pesantezza della struttura.
A seguire, verrà illustrata una struttura funzionale classica con unità di staff e di line.
Figura 1.4 - Struttura funzionale classica
Le relazioni esistenti fra le varie attività di uno stesso processo gestionale ma controllate da
funzione aziendali differenti, hanno fatto nascere la necessità di un approccio incentrato sui
processi.
L’approccio per “processi”, centrato sul valore, si focalizza sui prodotti o i servizi forniti
al cliente e aggrega progressivamente attorno ad essi tutte le attività correlate.
In tal modo, vengono definite le attività primarie (attività che concorrono direttamente alla
produzione del bene o servizio) e le attività di supporto.
Un processo è perciò trasversale ad una struttura funzionale, come si può vedere in figura .
Figura 1.5 - Processi trasversali alle strutture organizzative
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
18
Un processo inoltre, raggruppa tutte le strutture, le funzioni e i ruoli necessari al
compimento dei suoi obiettivi, cosicchè ci si concentri maggiormente sull’esito del
processo e sulla catena del valore, in quanto la soddisfazione del cliente è legata
direttamente ai processi e solo indirettamente alle funzioni [Lazi G., 1999].
L’organizzazione è complessivamente più snella, i gruppi di lavoro sono multifunzionali e
in grado di controllare tutti gli aspetti del processo.
Partendo dai fornitori e arrivando al cliente finale, ogni funzione è internamente fornitore e
cliente di un’altra. Infine, il monitoraggio delle prestazioni è più semplice, perché
direttamente collegato agli obiettivi aziendali. Quindi, per essere competitive le aziende
devono rivedere la loro organizzazione e progettare l’intera azienda lungo la catena del
valore in modo da velocizzare i processi aziendali. Inoltre, gli approcci organizzativi basati
sui processi permettono l'introduzione di una nuova figura gestionale a cui è assegnato il
compito di responsabile unico del processo, il process owner.
A questa figura, è affidato il compito di predisporre e formalizzare il nuovo flusso delle
attività, identificare i mezzi e le risorse necessarie per ciascun processo oltrechè
sorvegliare le prestazioni del processo nel tempo ed intervenire con le modifiche
organizzative, qualora necessarie.
La focalizzazione sul prodotto e sul processo complessivo che porta alla sua realizzazione,
tende quindi a ricostruire una visione complessiva delle problematiche, superando l'ottica
di ogni specifica unità organizzativa definita funzionalmente che molto spesso tende a
concentrarsi sui propri compiti e responsabilità, perdendo di vista il risultato finale.
Pertanto, un'organizzazione completamente dedicata ai processi aziendali, comporta un
cambiamento strutturale complesso ma molto vantaggioso, porta le aziende a rispondere in
modo più veloce a quelle che sono le esigenze dei clienti e assicura l'esigenza interna di
competitività nel mercato di interesse, ritenuta presupposto comunque indispensabile.
1.5 I presupposti strategici e organizzativi per l'analisi delle attività aziendali e la mappatura dei processi gestionali
Con l'espressione “analisi delle attività e dei processi aziendali (Process Mapping)”, si
intende l'applicazione di una metodologia formalizzata di identificazione degli output
principali (prodotti, servizi, informazioni, regole, procedure, principi, norme) di una
determinata impresa, con il fine ultimo di ricostruire i processi che li hanno generati.
Si tratta di scomporre un'organizzazione complessa in attività elementari facili da gestire,
di definire un modello di riferimento per i processi gestionali e di ricostruire, attraverso
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
19
appropriate tecniche di modellizzazione, una mappa dei legami logici tra le attività dei
processi gestionali.
Attraverso la mappatura di un processo, si cerca di capire qual è il suo stato attuale e, di
conseguenza, quali sono i cambiamenti da introdurre per migliorarne i risultati ed
accrescerne la soddisfazione del cliente.
In particolare, gli obiettivi che stanno alla base della mappatura dei processi gestionali
possono essere così riassunti:
comprendere in che modo le risorse aziendali (umane, tecnologiche e di struttura)
vengono impiegate (ciò che realmente viene fatto - what is done);
rendere esplicite le interdipendenze che esistono tra le differenti attività anche se
svolte da funzioni aziendali distinte;
valutare la convenienza economica di differenti corsi d'azione (per esempio,
produrre all'interno o acquistare all'esterno, avvalersi di un determinato canale
distributivo, entrare in nuovo business ecc.) attraverso la determinazione dei costi
delle attività connesse all'alternativa prescelta;
imputare i costi delle attività aziendali, soprattutto quelle legate a processi di natura
manageriale e di supporto, agli oggetti ultimi di calcolo, quali i prodotti, i servizi, le
tipologie di clienti, i canali distributivi, le aree geografiche;
determinare il mix e il livello di risorse da assegnare ai processi (budgeting di
processo);
semplificare i processi gestionali identificando le attività che non aggiungono
valore alla soddisfazione del cliente, ovvero quelle attività ridondanti e non
necessarie, che assorbono risorse ed aumentano i costi aziendali senza generare
benefici significativi in termini di posizione competitiva detenuta dall'azienda.
In senso ampio, è possibile affermare che la costruzione di un modello delle attività e dei
processi aziendali spazia: dalla revisione del sistema di contabilità direzionale, alla
riprogettazione dei flussi di processo e delle relative procedure informativo-informatiche,
al ridisegno dei ruoli organizzativi e delle professionalità (identificazione di Business
Process Owner e di team interfunzionali permanenti di processo).
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
20
Se questi sono gli obiettivi, il successo della fase di mappatura è garantito dalla presenza
nell'azienda di alcuni presupposti di carattere sia organizzativo sia strategico, quali:
la sponsorship da parte dell'alta direzione;
la definizione della missione dell'azienda e degli obiettivi di medio-lungo termine;
la programmazione degli interventi e dei relativi tempi di realizzazione;
la scelta della metodologia da seguire;
la costituzione del gruppo di lavoro;
la formazione del gruppo di lavoro alle tecniche di mappatura dei processi;
la raccolta e la condivisione delle informazioni esistenti.
In primo luogo, è necessario che l'alta direzione creda nel progetto e che sia disposta a
dedicare tutte le risorse necessarie al suo sviluppo. La mappatura dei processi gestionali
deve portare tutto il corpo aziendale a «pensare e vivere» per processi.
Per creare motivazione e coinvolgimento è auspicabile che l'iniziativa venga diffusa a tutti
i livelli aziendali attraverso incontri di presentazione degli obiettivi del progetto e di
formazione sulle metodologie e gli approcci da seguire.
In secondo luogo, alla direzione aziendale è richiesto il massimo coinvolgimento per la
formulazione e la convalida degli obiettivi di carattere strategico, espressi in termini di
natura del prodotto, penetrazione del mercato e crescita della redditività, delle diverse aree
di business nonché dell'azienda nel suo insieme [Ostinelli C.].
In questi termini, nessun intervento di innovazione industriale, di semplificazione e di
integrazione dei processi gestionali, può essere progettato e realizzato in maniera efficace
se non sono chiari i principali indirizzi strategici dell'impresa.
La fase di raccolta delle informazioni sulle attività e sui processi è importante quanto il
momento della loro analisi e della definizione delle azioni di miglioramento.
Ecco perché deve esserle riservato il tempo necessario, impedendo che sullo slancio dei
primi risultati si pongano in essere interventi a carattere locale, che avrebbero il solo scopo
di spostare il problema in un'altra area o di ritardarne la comparsa.
Dati gli obiettivi del progetto, altri elementi concorrono alla definizione delle sue
caratteristiche. Si tratta in particolare, della cultura e del clima aziendale in termini di
resistenza al cambiamento e natura dello stile di direzione.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
21
Il numero e il profilo professionale delle persone coinvolte, la strumentazione hardware e
software resa disponibile nonché, le fasi e le modalità di conduzione dell'analisi (la
partecipazione al progetto di consulenti esterni, lo svolgimento di incontri di formazione
sulle metodologie e sulle finalità dell'analisi, l'impiego di un questionario, lo svolgimento
di interviste personali ai responsabili d'ufficio e ad alcuni loro collaboratori) possono
variare da azienda a azienda appunto per le peculiarità distintive di ciascuna.
A prescindere però dalle scelte che ciascuna impresa fa, un progetto di mappatura, data la
natura transfunzionale che lo caratterizza, rende sempre necessaria la costituzione di
almeno un gruppo di lavoro composto da persone appartenenti a unità organizzative
distinte, con bagagli culturali ed esperienze proprie della specializzazione delle funzioni
aziendali di appartenenza. In relazione agli obiettivi specifici del progetto, un'adeguata
capacità critica e una buona dose di creatività sono da apprezzare nella scelta delle persone
chiamate a costituire il team di lavoro.
Da ultimo, è utile sottolineare che, a chi è chiamato alla raccolta e alla sistematizzazione
dei dati sulle attività e sui processi, devono essere messe a disposizione almeno le seguenti
informazioni:
la struttura dei ruoli e delle responsabilità organizzative (spesso formalizzata in
organigrammi e mansionari),
le piantine delle aree produttive, dei magazzini e degli uffici, la struttura del
database aziendale, le procedure informatiche esistenti disponibili su mainfraim o
disponibili in rete
il piano dei conti di contabilità generale e di contabilità analitica,
il manuale del sistema qualità.
1.6 I modelli per la rappresentazione dei processi
Modellizzare un processo aziendale, equivale ad identificare gli input e gli output del
processo, comprendere quale sia la procedura che consente di passare dagli input agli
output, comprendere quali siano gli attori e quali siano gli strumenti di cui questi si
avvalgono per mettere in atto la procedura.
Fin ora, è stato detto che un approccio per processi prevede una visione basata
sull'integrazione di tutte quelle attività che concorrono all'ottenimento dello stesso output,
indipendentemente dalla funzione aziendale a cui appartengono.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
22
Per poter operare sui processi, è necessario poterli rappresentare ed analizzare attraverso
una mappatura, ossia una cognizione della situazione attuale dei processi
dell'organizzazione al giusto livello di dettaglio. L’identificazione dei processi infatti, sarà
utile per individuare i processi rilevanti nella realizzazione del prodotto/servizio sui quali
saranno incentrate le risorse aziendali e per permettere l'avvio di una eventuale
reingegnerizzazione.
Esistono ovviamente parecchie tecniche di modellazione dei processi che consentono la
visualizzazione dei risultati di un Business Modelling (metodologia utilizzata per la
mappatura dei business process e delle strategie aziendali, con la quale è possibile
visualizzare gli attori, le attività svolte, le loro relazioni e le loro responsabilità,
contestualmente ad un determinato livello di approfondimento). Tra queste, si annoverano
sia modelli "tradizionali", mutuati dall'analisi organizzativa e dall'analisi dei sistemi
informativi, quali le carte di processo, i diagrammi SIPOC, i data flow diagram–DFD, i
diagrammi di flusso, i diagrammi a catena, la tecnica IDEF0, la matrice di assegnazione
delle responsabilità di processo ecc..; sia modelli più "innovativi" quali ad esempio:
l'Action Diagram Workflow o il diagramma delle attività UML [Lazi G., 1999].
Quello che è importante puntualizzare è che, la scelta del modello dovrà essere guidata
principalmente dall’individuazione degli aspetti che è più importante evidenziare in
funzione degli obiettivi dell'intervento, ricercando di conseguenza il modello più adatto ad
evidenziarli.
1.6.1 Carte di processo
Le carte di processo sono uno strumento per mantenere sotto controllo i vari parametri di
un processo. Su una tipica carta di processo vengono riportate ad esempio, le medie delle
misurazioni fatte durante il processo di produzione. Questa carta ha una linea centrale
(Central Line), che rappresenta il valore attorno al quale dovrebbero trovarsi le misurazioni
della caratteristica che si vuole analizzare. L’obiettivo, è quello di individuare la presenza
nel processo di variabilità sistematica (distorsioni nel processo che possono essere dovute a
macchine non regolari, materie prime difettose, errori degli operatori, ecc.) poiché la
presenza della variabilità naturale (effetto cumulato di un gran numero di piccole cause
inevitabili ed incontrollabili) è impossibile da eliminare e non influenza particolarmente la
produzione. Inoltre, se all’interno di un processo di produzione è presente solo una
variabilità naturale, il processo si dice “in controllo” mentre in presenza di variabilità
sistematica il processo è detto “fuori controllo”.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
23
Oltre alla linea centrale, nella carta sono presenti due limiti, uno inferiore (Lower Control
Limit) ed uno superiore (Upper Control Limit), che sono determinati tramite varie
considerazioni statistiche.
Figura 1.6 - Studio di variabilità
Inoltre, se all’interno del processo è presente una variabilità sistematica e quindi qualcosa
che determina errori nella produzione, uno o più punti verranno plottati all’esterno
dell’area delimitata dai limiti di controllo.
Questo segnale permetterà di scoprire la causa dell’errore e rimuoverla velocemente dal
processo, la bontà degli strumenti utilizzati si misurerà anche in base alla velocità con cui
questi saranno in grado di individuare gli improvvisi cambiamenti di stato (da in-controllo
a fuori-controllo) in modo da intervenire velocemente nell’individuazione delle cause ed
attivarsi per la correzione.
1.6.2 Diagramma SIPOC
Un diagramma SIPOC è uno strumento che serve a documentare un processo, ad alto
livello. Il diagramma inoltre, mette in evidenza alcuni aspetti fondamentali, dalle cui
iniziali tra l’altro deriva il nome [Sinibaldi A., 2009]:
Supplier: è l’elenco dei fornitori del processo, cioè di coloro che forniscono gli input che il
processo elaborerà o di cui il processo si serve per funzionare. Possono essere persone, altri
processi, aziende, sistemi o applicazioni. Infine possono essere interni o esterni
all’organizzazione;
Input: è l’insieme delle risorse necessarie al processo. Possono essere persone, materiali,
equipaggiamenti, informazioni;
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
24
Process: è una descrizione del processo insieme alle attività che lo compongono;
Output: è l’insieme dei prodotti generati dal processo;
Customers: sono i clienti del processo, che riceveranno gli output. Possono essere
persone, altri processi, aziende, sistemi o applicazioni. Infine possono essere interni o
esterni all’organizzazzione.
Spesso si usa una versione leggermente modificata, che consiste nell’aggiungere anche i
requisiti di processo, come si vede in figura 1.8.
Figura 1.7 - Diagramma Sipoc
1.6.3 Data Flow Diagram
I Data Flow Diagram (DFD) sono un insieme di notazioni per la descrizione dei processi,
utilizzate soprattutto nell’ambito della progettazione di sistemi informativi e in particolare
nella progettazione congiunta di dati/funzioni e nella progettazione di software per
descrivere le funzionalità del sistema [Casati F., Pernice B].
Il concetto su cui si basano i DFD è quello di processo che elabora dati in ingresso e
produce dati in uscita. Il sistema, viene visto come un insieme di processi collegati tra loro
da flussi di dati. Quest’ultimi, indicano a loro volta come i dati prodotti da un processo
vengono utilizzati da altri processi.
La tecnica dei DFD, è di larga diffusione soprattutto grazie alla sua notazione grafica che
rende agevole la lettura delle specifiche del sistema anche agli utenti e ai fornitori dei
requisiti per il sistema stesso.
La notazione grafica utilizzata per i DFD, viene inoltre complementata da informazioni
contenute in un dizionario dei dati.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
25
Gli elementi che caratterizzano un diagramma DFD sono i seguenti:
processi: rappresentano le unità di elaborazione dei dati;
flussi di dati: indicano scambi di dati tra i processi;
archivi (o file): rappresentano informazioni memorizzate in modo permanente nel
sistema;
sorgenti e pozzi (o destinazioni) di dati: rappresentano i fornitori dei dati e i
destinatari dei dati esterni al sistema.
Una notazione grafica adottata nei diagrammi per rappresentare questi elementi è illustrata
in figura:
Figura 1.8 - Notazione grafica per diagrammi di flussi di dati
A ciascun elemento grafico è associato un nome che deve essere univoco e che deve
rappresentare in modo chiaro per il lettore del diagramma, l’uso dell’elemento nel sistema.
Per i processi, il nome deve essere un verbo o un verbo con oggetto, per indicare il tipo di
trasformazione di dati svolta dal processo. Per i flussi di dati, vengono utilizzati sostantivi,
sostantivi composti oppure con attributi. Anche in questo caso il nome del flusso è
determinante per la comprensione del diagramma e deve essere univoco. È necessario
inoltre, evitare l’uso di nomi di tipo generico, quali “elabora” per i processi o “dato” per i
flussi di dati, in quanto il loro uso non renderebbe chiara la lettura dei diagrammi.
Ai processi inoltre, è associato un numero identificativo univoco che ha significato anche
nell’ambito della scomposizione gerarchica dei processi.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
26
1.6.4 Diagramma di flusso
Il diagramma di flusso, anche conosciuto come flowchart, rappresenta graficamente un
processo, un progetto o una procedura di lavoro ed è un semplice strumento per descrivere
con un basso livello di dettaglio una logica decisionale o algoritmo.
Solitamente, i diagrammi di flusso procedono verticalmente dall’alto verso il basso e si
utilizzano quattro figure fondamentali connesse da frecce che indicano la direzione del
flusso. Ogni punto decisionale generalmente, pone la questione in modo che sia possibile
rispondere con un si o con un no, dando di conseguenza luogo ad una diramazione del
flusso di processo.
Nella tabella seguente vengono illustrati i diversi tipi di diagrammi di flusso più adatti al
processo aziendale che si desidera documentare e presentare.
Tipo di
diagramma di
flusso dei processi
aziendali
Esempi di
diagrammi Scopo
Diagramma di audit
Documentare e analizzare i processi che
comportano transazioni finanziarie e gestione
dell'inventario.
Diagramma di
flusso base
Descrivere o analizzare processi, documentare
procedure, indicare il flusso di lavoro o delle
informazioni, tenere traccia dei costi e
dell'efficienza. Utilizzare questo tipo di diagramma
per documentare i miglioramenti ottenuti nei
processi e la gestione dei processi in progetti Six
Sigma.
Diagramma causa-
effetto
Documentare i fattori che contribuiscono a un
risultato particolare. Utilizzare questo tipo di
diagramma per analizzare i fattori che
contribuiscono a una situazione specifica e per
documentare processi Six Sigma e ISO 9000.
Diagramma di
flusso
interfunzionale
Mostrare la relazione tra un processo aziendale e le
unità organizzative o funzionali responsabili del
processo.
Diagramma di
flusso dei dati
Documentare il flusso logico dei dati tramite un
insieme di processi o procedure, includendo origini
e destinazioni di dati esterne, attività per la
trasformazione dei dati e archivi o raccolte nei
quali sono custoditi i dati.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
27
Diagramma EPC
(Event-driven
Process Chain)
Creare diagrammi EPC (Event-driven Process
Chain) per illustrare processi aziendali SAP/R3.
Diagramma analisi
alberi di guasto
Mostrare gli eventi che possono provocare esiti
negativi in modo da evitarli. Viene comunemente
utilizzato nei processi Six Sigma.
Diagramma TQM
Creare diagrammi TQM (Total Quality
Management, Gestione totale della qualità) per la
riprogettazione dei processi aziendali, la gestione
della qualità totale, il miglioramento continuo e la
creazione di soluzioni di qualità.
Diagramma del
flusso di lavoro
Descrivere, analizzare e documentare il flusso
delle informazioni, l'automazione dei processi
aziendali e le attività relative a contabilità,
gestione e risorse umane.
Figura 1.9 - I diversi diagrammi di flusso
1.6.5 Diagramma a catena
Il diagramma a catena rappresenta il processo suddiviso nelle sue fasi, o sottoprocessi
come una successione di frecce orientate.
Nell’area sottostante c’è la lista delle attività costituenti. E’ una forma di rappresentazione
molto semplice e di livello di dettaglio bassissimo che si applica solo a processi che
possono essere scomposti in macro-blocchi sequenziali.
Un esempio relativo ad una mappatura del personale impiegato nei processi tecnico–
amministrativi delle Aziende Sanitarie è mostrato nella figura a seguire.
Figura 1.10 - Diagramma a catena
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
28
1.6.6 La tecnica IDEF0
Molti metodi di analisi di processi che si sono guadagnati una certa diffusione, sono
accomunati dal fatto di usare lo stesso linguaggio IDEF (linguaggio di Definizione ICAM,
dove quest’ultima sigla a sua volta sta per: Integrated Computer Aided Manufacturing).
I metodi e i concetti che stanno alla base di IDEF (Integrated Definition Methods), hanno
compiuto notevoli progressi nel processo di accreditazione come standard riconosciuti
ufficialmente e sono sottoposti ad un costante scrutinio da parte di centri di ricerca sia
universitari che non.
Questo linguaggio si è imposto per la sua capacità di catturare le relazioni funzionali che
esistono tra le diverse fasi di un processo e di darne una rappresentazione adeguata.
Un tale linguaggio è essenziale sia durante la fase di analisi di un processo, sia in quella di
sintesi finale, dal momento che consente la creazione di adeguate strutture della
conoscenza disponibile (modelli).
A loro volta, questi modelli consentono l’implementazione dei processi ridisegnati ed
infine una gestione efficace delle operazioni produttive.
IDEF, risulta essere quindi un approccio strutturato alla modellazione dei processi, in
particolare vengono proposti 15 tipi di diagrammi diversi che coprono tutte le necessità di
documentazione di un’organizzazione, dal modello dei processi, al modello dati, al
modello dell’informazione, a quello di rete ecc..
Quello che maggiormente ci interessa in questo contesto è IDEF0 (Function Modelling),
che prevede una rappresentazione dei processi secondo un approccio top-down di
scomposizione dell’azienda in sotto-sistemi, processi, sotto-processi e attività. IDEF0
risulta essere una tecnica di modellazione nata durante un programma di sviluppo delle
forze aereonautiche militari americane negli anni ‘70 del secolo scorso.
La tecnica in questione, è un linguaggio di modellazione grafica utilizzato per
rappresentare un qualsiasi sistema individuandone funzioni, attività, azioni, processi,
operazioni elementari e le relazioni funzionali tra questi elementi, nonché i flussi di dati ed
informazioni che attraversano il sistema.
Inoltre, il principale punto di forza di IDEF0 è che questo metodo ha dimostrato di essere
molto efficace nel dettagliare e modellare le attività di sistema per poterne esaminare le
criticità e per riuscire a definire la natura e la struttura delle attività che in certa misura
contribuiscono al soddisfacimento dei fabbisogni del cliente.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
29
L'utilizzo di IDEF0 fornisce diversi vantaggi:
Consente l'analisi e la rappresentazione di tutti i livelli di un sistema, sia esso
composto da uomini, macchine, materiali, calcolatori o informazioni di qualunque
genere e sia esso esteso ad un'impresa, un settore produttivo o un'area particolare;
Durante lo sviluppo del modello viene prodotta una documentazione che può essere
utilizzata per il miglioramento o l'integrazione dei sistemi;
Viene incrementato lo scambio di informazioni tra analisti, progettisti, utenti e
gestori;
Consente la condivisione degli obiettivi mediante una reale comprensione e
diffusione dell'informazione;
Consente la gestione di progetti di grandi dimensioni e complessità, fornendo
misure qualitative degli avanzamenti;
Fornisce un'architettura di riferimento per l'analisi di impresa, l'ingegnerizzazione
dell'informazione e la gestione delle risorse.
IDEF0 è una tecnica di modellizzazione basata sulla combinazione di grafici e testi
presentati in modo organico e sistematico. Il risultato della sua applicazione è un modello,
cioè una rappresentazione di un insieme di componenti di un sistema, utile per supportare
la comprensione, l'analisi, il miglioramento o la sostituzione del sistema.
Il modello prodotto da IDEF0 è costituito da una serie gerarchica di diagrammi, testo e
glossari che illustrano, con livello di dettaglio via via crescente, le funzioni del sistema e il
loro interfacciamento. Gli elementi principali dei diagrammi sono le funzioni,
rappresentate mediante scatole e i dati o gli oggetti che collegano tali funzioni,
rappresentate mediante frecce.
Il testo e il glossario forniscono informazioni aggiuntive utili alla comprensione dei
diagrammi.
Ogni scatola rappresenta una funzione del sistema:
la scatola deve essere di forma rettangolare;
deve possedere un nome o una frase che esprime un'azione;
deve essere identificata da un numero posto nell'angolo in basso a destra.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
30
Le frecce (verticali e orizzontali, mai diagonali) rappresentano oggetti o dati collegati alle
funzioni e devono essere identificate mediante un nome:
le frecce entranti nel lato sinistro della scatola sono gli ingressi, trasformati dal
processo per produrre gli output;
le frecce entranti nel lato superiore della scatola sono i controlli, una particolare
categoria di input che interviene sul processo vincolandone il comportamento;
le frecce uscenti dal dato destro della scatola sono le uscite, cioè i dati o gli oggetti
prodotti dalla funzione;
le frecce entranti nel lato inferiore della scatola rappresentano le risorse necessarie
alla funzione (es. persone, attrezzature, budget, ecc.);
Figura 1.11- Elementi caratterizzanti di una rappresentazione IDEF0
Il primo passo dell'analisi consiste nel definire i contorni del contesto per creare il
diagramma A0 che contiene una sola scatola il cui nome definisce completamente la parte
di sistema descritta dal modello. Le frecce di ingresso, uscita e controllo rappresentano le
interfacce per i dati e gli oggetti trasferiti tra il sistema e l'ambiente. Il diagramma A0 deve
essere completato indicando lo scopo e il punto di vista. La creazione del diagramma A0
consente di dettagliare mediante 3-6 sotto-funzioni, numerate progressivamente, l'oggetto
del modello che era rappresentato nel diagramma di contesto A0 mediante una sola
funzione di livello superiore.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
31
Ciascuna sotto-funzione del diagramma figlio può essere ulteriormente decomposta
mediante un altro diagramma figlio e così via come si può vedere nella figura che segue.
Figura 1.12 - Esempio di approfondimento dei dettagli del sistema
Si può dire quindi che questo diagramma A0, è il vero punto di partenza del modello.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
32
1.6.7 La matrice di assegnazione delle responsabilità di processo
La matrice di assegnazione delle responsabilità di processo (Responsabilità Assignment
Matrix o RACI Matrix) è una tecnica per documentare le responsabilità (ad esempio, chi è
responsabile, chi deve essere consultato, chi informato e chi ha la responsabilità
economica) e identificare le aree funzionali dove ci sono ambiguità di processo.
Il suo scopo, è quello di documentare in modo sistematico la rete di relazioni che supporta
la comunicazione organizzativa, l’iter di approvazione e il processo decisionale.
Viene costruita mettendo sulle righe l’elenco dei processi, o delle singole attività o dei
deliverable e sulle colonne l’elenco dei ruoli funzionali, o degli individui, coinvolti nella
gestione/organizzazione del processo [Sinibaldi A., 2009].
In ogni cella, è indicato il tipo di responsabilità (tramite l’iniziale o la lista di iniziali
separate da virgole), che quel ruolo ha su quella attività.
Un esempio è mostrato in figura, in cui la notazione usata è la seguente:
A approva l’attività;
R fa un review del deliverable e fornisce un feedback;
C crea il deliverable o è l’owner dell’attività, cioè di fatto, ne è il responsabile;
I fornisce gli input;
N viene informato del deliverable o del termine del processo;
M gestisce il deliverable, cioè la persona incaricata della sua conservazione e ne
regola l’accesso e la consultazione.
Modello di
Processo
Ruolo
funzionale 1
Ruolo
funzionale 2
Ruolo
funzionale 3
Ruolo
funzionale 4
Attività/Deliverable A, R C, N I, C M
Attività/Deliverable N I I, A, R
Attività/Deliverable
Attività/Deliverable Figura 1.13 - Matrice di assegnazione delle responsabilità
L’obiettivo della matrice è quello di esprimere chiaramente chi fa cosa ed evitare così
scoperture, sovrapposizioni o sovraccarichi decisionali.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
33
1.6.8 Action Diagram Workflow
L’Action Diagram Workflow rappresenta un processo attraverso l'interrelazione dei vari
cicli cliente-fornitore da cui è composto, sia modelli più legati alla possibilità di immediata
automazione con strumenti di gestione del flusso.
Nell’approccio proposto negli Action Workflow, il flusso di lavoro (ed il processo
correlato) non è fatto soltanto di azioni ed attività finalizzate alla trasformazione di
informazioni, ma è fatto soprattutto di interazioni tra persone che comportano reciproche
richieste, promesse e assunzioni di impegni [Sinibaldi A., 2009]. L’enfasi, viene quindi
posta sull’interazione tra fornitori e clienti di servizi nell’esecuzione del processo.
Gli elementi principali del modello Action Workflow sono i seguenti:
Attività - Ogni compito lavorativo svolto dalle persone;
Azione - Ciò che le persone fanno quando chiedono o prendono reciprocamente
impegni le une con le altre con l'obiettivo di ottenere una condizione di
soddisfazione;
Impegno - Modalità di interazione tra cliente e fornitore;
Processo - Insieme di attività scatenati da azioni, sotto la responsabilità di un
operatore, e che avvengono in un determinato spazio o tempo.
Un processo, è dunque una rete di transazioni tra persone (clienti ed esecutori) che produce
azioni coordinate ai fini della soddisfazione del cliente.
I processi nell’action workflow sono descritti gerarchicamente tramite cicli di interazioni
tra clienti e esecutori. Ciascun ciclo quindi, descrive compiutamente il processo di
interazione tra il cliente che richiede il servizio e l’esecutore dello stesso.
Un ciclo è composto da quattro fasi, a ciascuna delle quali possono essere associati uno o
più cicli per descrivere i dettagli dello svolgimento del processo.
Ciascuna di queste fasi fa parte di un ciclo di negoziazione, che parte da una richiesta di un
cliente e arriva all’accettazione del lavoro svolto dall’esecutore o fornitore del servizio.
All’interno di ciascuna di queste fasi, ulteriori cicli di negoziazione possono essere iniziati
e svolti (in alternativa o in sequenza tra loro), ottenendo così una scomposizione gerarchica
delle attività in successivi livelli di dettaglio.
In tal caso, si parla di annidamento gerarchico dei cicli e i cicli annidati, vengono
denominati workflow secondari.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
34
Ciascun ciclo di descrizione di un processo nell’action workflow prevede la suddivisione
del processo in quattro fasi distinte:
Preparazione/richiesta - Cliente o esecutore propongono che l'esecutore esegua il
lavoro;
Negoziazione/accettazione - Cliente e esecutore raggiungono un accordo;
Esecuzione o produzione - L'esecutore esegue il lavoro e lo completa;
Soddisfazione/erogazione - Il cliente valuta il lavoro ed il livello di soddisfazione.
In ciascuna fase, cliente e esecutore interagiscono secondo una serie di modalità di
interazione prestabilite nel modello, che determinano l’evoluzione del processo.
Si viene così a definire una rete di impegni tra cliente e esecutore che porta all’esecuzione
del processo.
Le modalità di interazione previste dal modello sono indicate nella tabella seguente:
Figura 1.14 - Attività Action Workflow
Un esempio generico di action workflow è presentato nella figura a seguire, in cui la fase
di richiesta presenta un workflow secondario per gestire una richiesta di chiarimento, la
fase di accettazione è dettagliata nelle fasi di negoziazione e autorizzazione, la fase di
produzione comporta una delega nell’esecuzione di tutto o parte del processo e la fase di
soddisfazione o erogazione comporta la necessità di una conferma da parte dell’operatore
[Casati F., Pernici B.].
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
35
Figura 1.15 - Action Workflow
1.6.9 Diagramma delle attività UML
Tra le differenti tecniche di mappatura, può essere posta particolare attenzione sulla tecnica
UML con la quale è possibile creare visualizzazione grafiche con cui rappresentare la
realtà di interesse, documentandone i processi e gli attori che interagiscono con essi.
L'UML, è uno strumento di comunicazione tra l'organizzazione aziendale e i vari
stakeholders. Quest’ultimo, permette diverse viste del problema a vari livelli di astrazione.
Nel campo business, anche la tecnica UML è in piena implementazione e necessita ancora
di miglioramenti, dovuti principalmente al fatto che, alcune viste sono poco integrate.
Nonostante ciò, tra i 13 diagrammi che costituiscono la tecnica, l'UML Activity Diagram è
ritenuto un ottimo strumento per modellare un processo di business come insieme di
attività e di transizioni tra queste attività. Le attività possono essere di due tipi: atomiche o
non atomiche. Le attività atomiche, chiamate azioni in UML, descrivono operazioni
elementari, concettualmente non decomponibili in azioni più semplici. Esse sono
graficamente rappresentate da una losanga ed hanno un'etichetta associata che indica
l'azione da svolgere. Le attività vere e proprie rappresentano invece azioni composte,
costituite da altre attività o azioni. La loro struttura viene dettagliata separatamente, tramite
un ulteriore diagramma delle attività più di dettaglio. Le attività sono utili quando il
processo è complesso e non è possibile o non è conveniente rappresentarlo nel dettaglio in
un unico diagramma.
Capitolo 1 – Il Business Process Management e la gestione dei processi aziendali
36
Un UML Activity Diagram, traccia il business workflow e fornisce aspetti dinamici di
esso, in modo da avere informazioni sui flussi di lavoro, sulle attività fatte in parallelo e
sulle azioni alternative. E' anche possibile partizionare il workflow in colonne per ruoli e/o
responsabilità (corsie), in modo da poter immediatamente individuare le responsabilità non
solo per ogni processo aziendale, ma anche per ogni attività ed operazione di cui il
processo è composto. Infine nell'UML Activity Diagram possono anche essere aggiunte le
business entity coinvolte. Nella metodologia di modellazione dei business process si è
soliti affiancare alle consuete tecniche grafiche, altri strumenti complementari grazie ai
quali fornire differenti informazioni e diverse viste della realtà. Tra queste, si segnala la
Matrice delle Responsabilità o Matrice RACI sopra descritta, che può essere utilizzata in
una logica di progettazione o riprogettazione della struttura organizzativa, come strumento
per l'individuazione di assenze, eccessive frammentazioni o conflitti di responsabilità
(ossia, serie di problemi di un’organizzazione che a lungo andare si ribaltano in negativo
sulla qualità finale del prodotto/servizio).
37
Capitolo 2
LA REINGEGNERIZZAZIONE DEI PROCESSI AZIENDALI
Introduzione
Il capitolo a seguire è dedicato al Business Process Reengineering (BPR) o
Reingegnerizzazione dei Processi. Una volta che questi sono stati creati e messi in
produzione, inizia la raccolta delle misure di performance e potrebbe perciò rendersi
necessario un ripensamento della struttura del processo.
Ci sono a tale scopo dei principi ispiratori e dei suggerimenti, tra cui: automatizzazione di
attività manuali, virtualizzazione, decentramento, cooperazione e così via. Sono per questo
disponibili delle metodologie come: Six Sigma, Balanced Scorecard o Lean Manufactoring
che aiutano a individuare i problemi, a concentrarsi sulle attività veramente necessarie e a
dare delle priorità alle cose da modificare.
Dato che talvolta, si tratta proprio di inventarsi nuove soluzioni ai problemi, anche
metodologie dedicate all’innovazione potrebbero essere d’aiuto. Una volta che il processo
è in produzione e vengono costantemente raccolti i dati di performance, può darsi (anzi, in
nome del miglioramento continuo, ciò è altamente auspicabile) che arrivi l’esigenza di fare
delle modifiche. Le motivazioni possono essere diverse:
insoddisfazione dei clienti per il prodotto/servizio;
mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità;
cambiamenti nel business valutare l’apertura verso nuovi mercati, nuovi
concorrenti che offrono prodotti simili a prezzi più bassi ecc.;
cambiamenti nella tecnologia che possono essere a loro volta motore di nuovo
business e di nuovi processi.
Una volta che è nata l’esigenza del cambiamento, inizia la fase di analisi.
Il primo passo, è ottenere la sponsorizzazione e il supporto del top management che deve
garantire le risorse necessarie.
Occorre poi individuare dei progetti pilota, su cui sperimentare l’impatto dei cambiamenti
prima di affrontare ambiti più grandi e impegnativi.
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
38
L’obiettivo dei progetti pilota è quello di dare il modo di metabolizzare le metodologie e
sperimentare strategie, tattiche e tecnologie, riducendo il più possibile le eventuali
conseguenze negative che potrebbero esserci.
Le modifiche al processo possono essere condotte in due modalità diverse:
incrementale e in tal caso si parla di Business Process Improvement (BPI);
radicale e in tal caso si parla, più propriamente, di Business Process Reengineering
(BPR).
Inoltre, è stato diffuso negli anni, dal governo federale degli Stati Uniti, uno schema di
riferimento che cerca di sintetizzare le caratteristiche principali dei vari approcci alla
revisione dei processi [Sinibaldi A., 2009].
Si riporta qui di seguito la matrice proposta.
Figura 2.1 - Schema di riferimento per reingegnerizzazione
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
39
2.1 Gli sviluppi del BPR
L’attività di reingegnerizzazione dei processi, intesa nella definizione originale del suo
ideatore Michael Hammer, è la riprogettazione radicale dei processi d'impresa.
Il BPR è nato come risposta alla crisi di competitività delle aziende private, relativamente
ad un cambiamento radicale nel contesto esterno del mercato.
Più precisamente la globalizzazione e la crescente concorrenza, hanno spinto le società a
ricercare livelli di efficienza e di qualità sempre maggiori, rendendo i propri processi
altamente inefficienti ed inefficaci rispetto alle strategie ultime aziendali.
Inizialmente il BPR è stato utilizzato prevalentemente per obiettivi di efficienza e di
riduzione dei costi, tanto da diventare spesso sinonimo di perdita di posti di lavoro.
Negli ultimi anni tuttavia, si sono diffuse esperienze più orientate alla crescita, alla
conquista di quote di mercato e all'incremento della qualità dei servizi.
Anche sulla base di questa diversificazione delle esperienze, si sono registrati sviluppi
dell'elaborazione in varie direzioni quali:
il rapporto tra pianificazione strategica e BPR, attività che presentano
problematiche contigue e talvolta tendenti a sovrapporsi. In realtà le considerazioni
e gli obiettivi di un piano strategico dovrebbero costituire un input alla
reingegnerizzazione (soprattutto in termini di scelta dell'ambito in cui operare).
È inevitabile peraltro, una zona grigia di confine soprattutto rispetto al grado di
dettaglio nell'identificazione e quantificazione degli obiettivi di prestazione;
il rapporto tra singole iniziative di reingegnerizzazione dei processi e la necessità di
continue trasformazioni, ha portato molte organizzazioni a non considerare più il
BPR come una attività "one shot" ma come una attività continuativa che necessita
di specifiche modalità per la capitalizzazione di conoscenze, esperienze e
informazioni;
il livello di dettaglio dell'analisi da condurre sui processi esistenti e, in maniera
correlata, il dettaglio nella riprogettazione. È evidente sia il pericolo della "paralisi
da troppa analisi" sia quello di analisi e progetti troppo poveri che si traduce in
inattendibilità degli obiettivi e dei risultati previsti;
l'importanza della definizione di sistemi efficaci di misurazione delle prestazioni
che, se esistenti e normalmente utilizzati, costituiscono una notevole facilitazione
degli interventi di reingegnerizzazione;
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
40
la crescente attenzione alle problematiche di "gestione del cambiamento", tese a
superare gli inevitabili fenomeni di resistenza che si generano nelle organizzazioni
e a costruire il consenso di organizzazioni e singoli che sono cointeressati alle
tematiche coinvolte.
Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante nel settore pubblico, dove è quasi
sempre indispensabile un intervento legislativo e dove assumono particolare rilievo gli
atteggiamenti dei corpi legislativi, delle funzioni istituzionali di controllo/supervisione e
dei sindacati. Per il successo delle iniziative di reingegnerizzazione, diventa pertanto
essenziale una adeguata azione di marketing tesa al coinvolgimento di questi soggetti.
Si può dire quindi, che la reingegnerizzazione rappresenta l'anello di congiunzione tra il
piano strategico di un’organizzazione (la sua visione, le sue direzioni di intervento, i suoi
obiettivi generali) ed il piano di sviluppo dei sistemi informativi automatizzati. Su questa
base sarà possibile individuare le nuove iniziative (i nuovi progetti) che comporranno il
piano di sviluppo e che saranno successivamente approfondite dal punto di vista
tecnologico ed operativo attraverso studi di fattibilità.
2.2 La reingegnerizzazione dei processi e l'approccio per processi
La reingegnerizzazione dei processi, è una specifica modalità di cambiamento
organizzativo caratterizzata schematicamente dai seguenti elementi:
interviene su uno o più processi di servizio tra loro correlati;
è guidata dagli obiettivi strategici dell'organizzazione;
non è vincolata nell'individuazione delle nuove soluzioni, dalla situazione esistente,
ma mira ad un cambiamento radicale che assicuri un "salto" nei risultati;
opera in maniera integrata su tutte le componenti del processo;
vede le tecnologie come "fattore abilitante" di un cambiamento complessivo;
è verificato attraverso un sistema di metriche.
La reingegnerizzazione dei processi presuppone pertanto, l'individuazione dei processi
primari di un’organizzazione ossia, quelli legati al "core business" (o alla missione
istituzionale in una amministrazione pubblica, che creano valore riconosciuto all'esterno
dai clienti e che pertanto sono critici per avere successo).
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
41
Su questi processi, viene effettuata una diagnosi volta a:
individuare le aree di criticità e di possibile miglioramento (attività a nullo o scarso
valore aggiunto che possono essere eliminate, flussi operativi irrazionali,
frammentazione di responsabilità e operatività, carenze informative ecc.);
definire i valori obiettivo in termini di metriche di prestazione.
Sulla base di tale diagnosi, viene effettuata la vera e propria riprogettazione che come si è
detto, interverrà in genere su tutte le componenti dando origine a un insieme di interventi
operativi tra loro correlati (ridefinizione dei flussi, ridistribuzione delle responsabilità,
realizzazione nuovi sistemi informativi e utilizzo di nuove tecnologie, formazione e
incentivazione del personale ecc.).
La figura seguente illustra schematicamente quanto descritto.
Figura 2.2 - Fasi della reingegnerizzazione
La reingegnerizzazione si caratterizza pertanto, come una specifica modalità di
cambiamento di un’organizzazione. Essa si colloca peraltro all'interno di un approccio più
generale, descritto precedentemente e citato come "approccio per processi".
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
42
Questo approccio, si basa su una rappresentazione dell'organizzazione basata sui processi e
indirizza in maniera coerente a questa visione, le scelte di intervento e di gestione
organizzativa.
Dall'approccio per processi derivano infatti:
l'evoluzione verso una "organizzazione per processi", che definisce strutture
organizzative responsabili interamente dei processi, individuando pertanto il
"proprietario" del processo ("process owner") e collocate in genere all'interno di
una distribuzione matriciale delle responsabilità per aree di business, funzioni e
appunto processi;
lo snellimento dell'organizzazione, anche attraverso la creazione di gruppi di lavoro
interfunzionali, responsabilizzati su obiettivi comuni e capaci di governare
direttamente tutte le leve che determinano la prestazione;
la ricomposizione del lavoro e delle professionalità richieste, superando la
parcellizzazione di compiti e competenze;
l'instaurazione di modalità formali di gestione dei processi con l'adozione di
metriche e di sistemi di rilevazione delle prestazioni continuamente operanti ed
integrate con il sistema di controllo di gestione;
l'adozione di modalità di gestione della qualità e di miglioramento continuo, basate
sull'osservazione dei risultati e sulla partecipazione "bottom-up" di tutti gli attori
interessati.
2.3 Gli elementi di fondo della reingegnerizzazione dei processi
Il punto fondamentale è pertanto il "ragionare per processi".
Ogni processo (o “processo di servizio”, nei contesti come la Pubblica Amministrazione
tesi all’erogazione dei servizi) è caratterizzato dalla compresenza di una pluralità di
componenti (o dimensioni) tra le quali:
la natura e le caratteristiche del prodotto/servizio erogato;
il flusso operativo del processo (le attività componenti e le loro relazioni);
le strutture organizzative coinvolte e la distribuzione delle responsabilità;
le regole (norme) che regolano il processo;
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
43
le varie risorse utilizzate tra cui:
le risorse umane coinvolte (quantità, distribuzione e caratteristiche professionali);
la logistica;
le risorse materiali e strumentali;
le informazioni;
le tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
E’ necessario pertanto individuare prodotti/servizi e processi tesi alla loro produzione ed
erogazione, diagnosticarne le criticità e successivamente intervenire per cambiare e
migliorare. Intervenire su un processo di servizio significa invece, modificare una delle sue
componenti o un insieme di esse.
2.4 Obiettivi della reingegnerizzazione dei processi
La reingegnerizzazione dei processi aziendali ha come obiettivi uno o più dei seguenti:
automatizzazione di un’attività che prima era svolta in modalità manuale;
integrazione e interoperabilità tra sistemi più o meno eterogenei allo scopo di
costruire processi complessi che sfruttino la funzionalità di tutti in modo
trasparente ed efficiente;
rimozione delle ridondanze e consolidamento spesso in un’organizzazione
esistono sovrapposizioni funzionali, cioè processi o sistemi diversi che compiono
parzialmente gli stessi compiti;
standardizzazione e uso delle best practice un’organizzazione potrebbe voler
ricostruire un processo sfruttando i modelli esistenti sul mercato. La
standardizzazione facilita il confronto tra aziende diverse, rende più semplice
l’analisi delle performance e migliora l’interoperabilità e la sostituzione di parti del
processo o dei sistemi coinvolti con altri;
riallocazione delle risorse facendo si che arrivino dove e quando veramente
servono, riducendo in tal modo gli sprechi ed evitando i blocchi;
passaggio da un modello informativo/documentale ad un altro allo scopo di
diminuire i tempi o i costi di produzione o aumentare la qualità o anche per
sfruttare delle opportunità di mercato;
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
44
passaggio da un modello organizzativo ad un altro ad esempio si può
immaginare di passare da un’organizzazione aziendale di tipo funzionale ad una
matriciale per ridurre la burocratizzazione dei processi o le inefficienze, che
derivano dalla comunicazione tra le funzioni.
Indipendentemente da questa raccolta di principi, guidata dal buon senso e dall’esperienza
collettiva, servono delle metodologie che permettano di analizzare il processo nel dettaglio
ed andare ad operare in modo dettagliato solo su quegli aspetti che, effettivamente, portano
inefficienze [Sinibaldi A., 2009].
2.5 La revisione degli “strumenti di gestione” aziendale
La revisione degli “strumenti di gestione” aziendale, viene generalmente inserita in un più
ampio programma di sviluppo strategico dell’impresa e si articola nelle seguenti aree
principali di intervento [Fonte: Reingegnerizzazione dei Processi nella Pubblica
Amministrazione]:
1. Reingegnerizzazione dei processi aziendali ed intragruppo (se l’azienda appartiene ad un
gruppo integrato di imprese), secondo principi di Qualità Totale;
2. Revisione della organizzazione del lavoro e individuazione dei Centri di Responsabilità
aziendali (competenze, professionalità richieste e primo dimensionamento) della
microstruttura (Servizi/Uffici all’interno delle Direzioni o Dipartimenti);
3. Definizione dei fattori chiave di controllo della gestione (secondo la visione per
processi);
4. Impostazione degli schemi di Contabilità Direzionale (analitica ed industriale), secondo
principi di Activity Based Costing (costi per attività);
5. Revisione dei Sistemi Informativi e pianificazione del loro adeguamento strategico
(architettura tecnologica, priorità applicative, posizionamento organizzativo e opzioni
di esternalizzazione).
Vengono di seguito esposte, per ciascuna delle aree di intervento indicate, le principali
finalità e linee guida di intervento e, ove ritenuto opportuno per la chiarezza della
esposizione, saranno evidenziate in modo più dettagliato le:
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
45
metodologie di lavoro che è opportuno seguire nell’espletamento della revisione in
oggetto;
attività da svolgere ed i risultati da fornire con lo specifico intervento.
Nel seguito si intenderà come "azienda" l'insieme dell'Impresa e delle Società
(eventualmente) da essa controllate.
2.5.1 BPR dei processi aziendali ed intragruppo, secondo principi di Qualità Totale
L'enfasi è posta sulla semplificazione delle procedure gestionali, riesaminando criticamente
regole e procedimenti tradizionali (la prassi), per costruire la qualità entro i prodotti/servizi
forniti, in modo di aderire pienamente alle aspettative del "cliente", sia esso esterno
(imprese, P.A., utenti, ecc.) che interno (vertici azienda, altre unità).
Con l'approccio proposto si evitano i rischi di una “analisi delle procedure” di tipo
tradizionale, che partendo da una visione ristretta (anche organizzativa), induce a
giustificare l'esistente e porta ad ottenere cambiamenti di ridotta rilevanza.
2.5.1.1 Metodologia di lavoro
I principali strumenti metodologici sono:
a) analisi dei processi: si basa sulla rappresentazione del ciclo standard “transazione
cliente/fornitore”:
prodotto/servizio inerente il processo in esame: rappresenta l’oggetto della
transazione (il prodotto “a catalogo” o realizzato “ad-hoc”, l’intervento
manutentivo, l’accesso ad un servizio informativo);
attori considerati: il cliente (che richiede ed ottiene il prodotto/servizio) ed il
fornitore (che lo distribuisce/eroga);
fasi della transazione (richiesta, accettazione richiesta, produzione/erogazione,
accettazione e chiusura), che sono standard, in quanto ogni processo può essere
ricondotto alla sequenza di queste fasi.
Un processo complesso può essere decomposto in n sotto-processi, ciascuno dei quali
viene rappresentato ed analizzato secondo questo schema, creando così una catena di n
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
46
cicli cliente-fornitore (dove il cliente in un ciclo può diventare il fornitore in un altro e
viceversa).
L’analisi dei processi significa pertanto identificare:
il prodotto, il cliente ed il fornitore principale di ogni processo aziendalmente
rilevante;
i sotto-processi che compongono il processo, gli elementi che li rappresentano
(prodotto, cliente, fornitore) ed i collegamenti tra essi;
le fasi del ciclo corrispondente ad ogni sotto-processo, descrivendone le attività.
b) identificazione dei problemi: per ogni fase del ciclo standard “rapporto cliente/fornitore”
sono descritte:
le esigenze del cliente e del fornitore (disponibilità del prodotto e/o tempi di
consegna);
i problemi che si frappongono alla piena soddisfazione di queste esigenze
(mancanza della informazione richiesta, condizione non prevista nelle
procedure/prassi aziendali).
L’identificazione dei problemi è ottenuta attraverso la presa di conoscenza del processo,
così come svolto attualmente, e dell’esperienza delle persone coinvolte.
c) correlazione problemi/componenti del processo: i problemi riscontrati sono posti in
relazione (non univoca) con le componenti del (sotto) processo, utilizzando una matrice di
correlazione appositamente strutturata (il problema di mancanza della informazione è
correlato al sistema informativo e/o alla professionalità del personale).
d) riprogettazione del processo: l’insieme dei sotto-processi viene ripensato globalmente, e
di conseguenza alcuni di questi (ed anche le singole fasi dei relativi cicli) possono essere
eliminati, accorpati, posti in diversa sequenza, ecc., in modo da ottenere migliori risultati.
e) riprogettazione delle singole componenti del processo: alla luce della ristrutturazione del
processo, la visione integrata delle problematiche emerse (relative alle singole
componenti), rende generalmente fattibile la soluzione ai problemi individuati.
2.5.1.2 Attività da svolgere e prodotti previsti
Le attività da svolgere in questa fase del lavoro sono quelle tipiche della revisione e
progettazione organizzativo-procedurale:
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
47
a) analisi dei "valori" ed obiettivi aziendali: per l'allineamento dei processi ai valori
aziendali (approccio top-down); le risposte che saranno fornite sono:
chiarezza delle priorità degli operatori aziendali;
attività effettivamente focalizzate sulla "missione" aziendale;
un adeguato il mix di risorse;
risorse disperse su troppi fronti;
colli di bottiglia;
presenza di troppi "stop&go" decisionali;
ritardi dovuti a verifiche non appropriate.
b) esame dei processi: attraverso la "visione per processi" descritta nella metodologia, si
otterrà:
la costruzione del "modello" dei processi:
identificazione del processo: fonte (da dove arriva), generatore (cosa lo
avvia), attività (come si svolge), prodotto (risultato della attività), cliente
(destinatario del prodotto);
classificazione dei componenti: fattori interni (controllabili), fattori esterni
(non controllabili).
la valutazione del prodotto/servizio risultato del processo:
"costo" del processo;
necessità del processo;
allineamento rispetto agli obiettivi aziendali;
grado di controllabilità interna sul prodotto/servizio e sul processo.
la analisi del "contributo" delle attività al processo:
rilevanza rispetto al processo;
compiti di routine/eccezioni connesse alla attività;
controllabilità sulla attività.
c) approccio alla semplificazione: la redazione delle proposte di intervento è ottenuta
attraverso:
la selezione dei prodotti e processi più "promettenti" (in base alla matrice
costo/contributo);
l’individuazione dei generatori e delle cause di eccezioni nelle attività
riduzione del volume di eventi;
eliminabilità generatori di eccezioni.
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
48
la valutazione della fattibilità del lavoro per "nuclei" di processo, modificando
l’organizzazione e la localizzazione del personale;
il layout fisico degli uffici;
le opportunità di contenimento costi (cost saving) su:
personale;
immobili, impianti, attrezzature;
materiali, forniture;
altro (trasporti, assicurazioni, ecc.).
d) identificazione delle opportunità di innovazione, espresse in termini di:
il miglioramento della qualità dei processi:
qualità intrinseca (visibilità della non-qualità) nei processi gestionali;
commisurata alle specifiche del prodotto/aspettative del "cliente", definite in
modo chiaro e misurabile, condivise e corrispondenti alle effettive esigenze.
la valutazione selettiva sull'impiego delle risorse:
contributo della risorsa al valore aggiunto della attività;
alternative di esternalizzazione (make/buy);
analisi costi/benefici.
la applicabilità ipotesi di automazione (dopo la semplificazione dei processi!).
e) selezione degli interventi immediati (pilota).
f) programma di attuazione progressiva degli interventi di medio periodo.
2.5.2 Revisione organizzazione del lavoro e individuazione dei Centri di Responsabilità
Le ipotesi di riorganizzazione del lavoro emerse dallo studio di reingegnerizzazione dei
processi devono essere opportunamente approfondite e (per le aree aziendali
eventualmente non impattate dalla reingegnerizzazione) completate, in modo da poter
disegnare un quadro coerente dei Centri di Responsabilità aziendali, ad un adeguato livello
di delega gestionale. Gli elementi che devono essere delineati sono:
le competenze in ambito aziendale (e verso l'esterno);
le professionalità richieste (disponibili o da formare/acquisire);
il dimensionamento (in prima approssimazione) dell'organico.
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
49
La mappa dei processi/attori aziendali, fornisce i requisiti delle professionalità richieste per
l'espletamento della singola attività.
Per la definizione della struttura micro-organizzativa (competenze, professionalità,
dimensionamento), corrispondente ai Centri di responsabilità, i principali passi
metodologici da seguire sono di seguito sintetizzati.
a) individuazione dei Centri di responsabilità secondo criteri di:
massima aderenza alla visione per "processi": responsabilità complessiva su uno
o più sotto-processi (o almeno su più attività concatenate in un processo);
adeguato decentramento delle decisioni il più vicino possibile (inteso come
livello gerarchico) a dove si svolgono le attività operative;
chiara individuazione dei "risultati" del processo assegnati alla responsabilità del
Centro (prodotti della catena di attività svolte dal Centro), rivolti ad altri Centri
aziendali od all'esterno.
b) accorpamento delle professionalità richieste secondo "figure professionali":
assegnabili a uno o (meglio) più compiti da svolgere entro le attività del Centro;
compatibili con le nomenclature di inquadramento del personale;
"popolabili" secondo una prevedibile progressione delle carriere professionali.
c) dimensionamento degli organici attraverso la applicazione "ragionata" delle tecniche di
attribuzione di tempi standard e di valutazione dei carichi di lavoro (recentemente
utilizzate anche dalla Pubblica Amministrazione), e che hanno trovato, con gli
opportuni correttivi, elementi di validità anche per ambienti con attività non di "routine"
(ricerca, progetti, ecc.)
d) individuazione degli interventi sulle Risorse Umane, in funzione delle esigenze di
personale soddisfatte/da soddisfare nei singoli Centri di responsabilità ed in totale, per
quanto riguarda sia gli organici (esuberi/carenze) che le professionalità delle singole
persone classificate nelle varie figure professionali definite per il Centro.
2.5.3 Definizione dei fattori chiave di controllo della gestione
I fattori chiave rappresentano le leve fondamentali per governare la gestione dell’azienda,
sono specifici del settore economico (o dei settori) in cui essa opera (qualità della
progettazione/produzione “ad hoc”, competitività dell'offerta “a catalogo”, soddisfazione
utente dei servizi manutentivi o informativi); questi vengono misurati attraverso opportuni
indicatori delle prestazioni aziendali e dei singoli Centri di responsabilità (quote
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
50
produzione prenotate in anticipo, margine dei contratti già acquisiti per
progettazione/produzione “ad hoc”, diffusione servizi manutentivi, ricavi netti per accesso
ai servizi informativi).
Secondo la visione per "processi" precedentemente delineata, tali indicatori hanno una
dimensione economico-finanziaria o quella di una grandezza "fisica" più aderente a
misurare le performance del processo, in termini di efficienza, efficacia e produttività (n°
unità di prodotto/ora operatore, n° consegne entro i termini, volumi annui).
Pertanto il principale criterio per la progettazione è l'allineamento e la significatività degli
indicatori, affinchè siano:
finalizzati agli obiettivi aziendali ed ai suoi fattori chiave di successo;
oggettivi e controllabili all'interno della azienda;
applicabili coerentemente nell'organizzazione;
attribuibili ad un Centro di responsabilità o a livelli superiori della organizzazione
aziendale;
rendicontabili in modo consistente e tempestivo e di stimolo verso il
"miglioramento continuo" nelle dimensioni della qualità, tempestività ed
economicità dei prodotti/servizi offerti sul mercato.
2.5.4 Impostazione degli schemi di Contabilità Direzionale
La raccolta, elaborazione e rappresentazione degli indicatori di controllo gestionale, per la
parte a dimensione economico-finanziaria, è ottenibile attraverso l'impianto di un sistema
di Contabilità Direzionale, che, opportunamente integrato/collegato con il sistema
contabile dell'Impresa, consente di ottenere la visibilità dei costi e ricavi (ed eventualmente
del patrimonio investito) almeno per:
prodotto/linea di prodotto (contabilità industriale);
centro di responsabilità/livelli gerarchici superiori (contabilità analitica);
natura (contabilità generale).
La sempre maggiore rilevanza che i costi indiretti (ma comunque controllabili dalla
struttura aziendale) assumono nel bilancio complessivo delle risorse necessarie per la
realizzazione dei prodotti/servizi induce ad utilizzare, nell'impianto della contabilità
Capitolo 2 – La reingegnerizzazione dei processi aziendali
51
direzionale, i principi della contabilità dei costi per attività (Activity Based Costing), che
mira ad individuare e quantificare le principali componenti di costo di un prodotto/servizio
e a correlarle alle attività componenti il processo realizzativo.
2.5.5 Revisione Sistemi Informativi e pianificazione del loro adeguamento strategico
La pianificazione dei Sistemi Informativi ha l’obiettivo di individuare (in un quadro
sostenibile di utilizzo delle risorse aziendali) le opportunità offerte dalle tecnologie
informatiche e dalle telecomunicazioni per il raggiungimento delle finalità strategiche
dell’Impresa.
Nel momento di revisione critica dell’organizzazione e dei processi aziendali, il Piano dei
Sistemi Informativi deve fornire le linee guida e le priorità di azione (in una stretta logica
di costi/benefici) su:
applicazioni informatiche-telematiche cruciali a supporto delle attività aziendali
(sia operative che direzionali);
architettura tecnologica più adeguata da adottare per l’esercizio di tali applicazioni
informatiche;
organizzazione della funzione aziendale preposta ai Sistemi Informativi e
competenze necessarie;
politiche di eventuale esternalizzazione delle attività informatiche (p.e.:
sviluppo/manutenzione applicazioni, esercizio/gestione tecnico-operativa,
“outsourcing” complessivo).
52
Capitolo 3
IL FACILITY MANAGEMENT E IL GLOBAL SERVICE
Introduzione:
Il Facility Management, è la scienza aziendale che controlla tutte le attività che non
riguardano il core business di un'azienda (produttività d'ufficio, utilities, sicurezza,
telecomunicazioni, servizio mensa, manutenzioni, vigilanza, pulizia ecc.).
Per Facility Management dunque, si intende ogni prodotto (tangibile) o servizio
(intangibile) atto a supportare i processi primari di un’organizzazione.
Si tratta quindi, di un approccio integrato che presuppone lo sviluppo e l’implementazione
di politiche, standard e processi che supportano le attività primarie, rendendo
l’organizzazione in grado di adattarsi ai cambiamenti e di migliorare l’efficacia.
Recentemente, una delle principali forme contrattuali per la realizzazione di servizi di
Facility Management è sicuramente rappresentata dal Global Service (formula contrattuale
adottata come soluzione gestionale all'interno della disciplina manageriale del Facility
Management). Trattandosi di un contratto molto particolare e complesso si rende
necessario, nello sviluppo del seguente capitolo, effettuare significative considerazioni.
3.1 Cosa si intende per Facility Management?
Il Facility Management nasce negli anni '70 negli Stati Uniti come pratica gestionale
interna alle organizzazioni, in particolare nel momento in cui le grandi multinazionali,
hanno riconosciuto ai servizi no-core, un ruolo strategico per il conseguimento degli
obiettivi aziendali.
Per quanto riguarda l’Europa, il Facility Management divenne una pratica gestionale
ricorrente solo a partire dagli anni ’80, inizialmente nel Regno Unito e successivamente in
tutti gli altri paesi.
In Italia si parla di Facility Management solo negli anni ’90.
In Italia, così come nel resto del mondo, l’attenzione delle organizzazioni pubbliche e
private alla gestione efficiente ed efficace dei servizi di Facility Management ha generato
una forte espansione del settore di imprese specializzate nell’erogazione dei servizi in
outsourcing.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
53
Fino a tempi recenti inoltre, il Facility Management ha concentrato la sua attenzione sulla
gestione del patrimonio immobiliare, con l'obiettivo di contenere i costi di gestione e
mantenere il valore. Attualmente, è mutato lo scenario e il focus d'azione del Facility
Management che si è orientato dal prodotto al "cliente", portando l'attenzione sui servizi e
sull'organizzazione degli stessi.
Oggi quindi, il Facility Management viene interpretato come un approccio
multidisciplinare di progettazione, pianificazione e gestione, integrata e coordinata, dei
servizi agli edifici, ma anche agli spazi e alle persone, che non rientrano nel core business
di un'organizzazione.
3.2 I servizi no-core
In passato, le organizzazioni gestivano la maggior parte, o addirittura la totalità dei servizi
a supporto dei processi interni (servizi no-core) con personale proprio e solo in alcuni casi
affidavano ad imprese esterne attività quali le pulizie, la vigilanza, ristorazione, ecc..
Attualmente invece, con lo sviluppo dell’esternalizzazione strategica, il Facility
Management e le corrispondenti pratiche gestionali comprendono un numero consistente di
servizi alle imprese. Partendo dall’ambito immobiliare, si possono riconoscere diverse
categorie di servizi no-core associate a tre diversi ambiti di gestione [De Toni A., 2007]:
Servizi di Facility Management per una Gestione tecnico-funzionale;
1. Servizi ausiliari
Servizi alle persone
Servizi agli edifici
Servizi allo spazio
2. Servizi di utility
3. Servizi tecnici
Servizi di Property Management per una Gestione tecnico-amministrativa;
4. Servizi di property
Tecnici
Commerciali
Amministrativi
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
54
Servizi di Asset e Portafoglio Management per una Gestione strategico-finanziaria.
5. Servizi di selezione del portafoglio immobiliare
6. Servizi strategici di asset
Altri Servizi
7. Servizi di application;
8. Servizi amministrativi e legali.
3.2.1 Servizi di Facility Management
I servizi ausiliari, possono essere ripartiti in tre gruppi a seconda che siano diretti a:
persone: attività di reception, catering, ristorazione, pulizie, trasporti del personale,
facchinaggio, corriere, distribuzione posta e corrispondenza ecc.
edifici: manutenzione edile, ristrutturazioni, smaltimenti, pulizia, manutenzione
delle aree verdi, gestione dei guasti e delle emergenze, supporto logistico ecc.
spazio fisico: allocazione, configurazione degli spazi, segnaletica, monitoraggio e
verifica dell’utilizzo dello spazio, servizi a supporto dell’attività di ufficio, gestione
degli archivi cartacei, layout dell’ufficio, arredi e attrezzature per l’ufficio ecc.
I servizi di utility, sono attività finalizzate alla gestione e all’ottimizzazione delle
utilities, ovvero acqua, elettricità e gas per un edificio o per un patrimonio
immobiliare. L’obiettivo di tali attività è la messa in efficienza degli impianti e
delle reti e l’eliminazione degli sprechi durante l’utilizzo.
Questi servizi, attraversano i confini delle singole BU e sono infatti trasversali e
comuni a gran parte dei processi aziendali.
I servizi tecnici, sono riproducibili a uno o a pochi processi aziendali in ambito
produttivo e logistico. Riguardano tutte le attività e le funzioni che, pur mantenendo
caratteristiche no-core, impattano direttamente e indirettamente sul servizio al
cliente finale di un’organizzazione. Questi servizi, sono ad esempio: la
manutenzione dei sistemi produttivi e degli impianti tecnologici, le riparazioni e
l’assistenza tecnica, il trasporto interno di materiale, la gestione del magazzino, lo
smaltimento dei rifiuti industriali ecc.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
55
3.2.2 Servizi di Property
Le attività di property, sono orientate al mantenimento e alla creazione di valore
della proprietà, tramite la gestione operativa e il coordinamento di tutti i processi
commerciali, amministrativi e tecnici relativi al patrimonio immobiliare.
Attività tecniche: analisi delle caratteristiche tecniche e funzionali di un edificio,
gestione delle attività tecnico-manutentive ordinarie e delle attività di monitoraggio
dell’immobile, progettazione e gestione di attività di manutenzione straordinaria
ecc..
Attività commerciali: gestione dei rapporti con i gestori e con i fornitori,
assistenza compravendita, stima del valore commerciale di un immobile,
predisposizione della documentazione necessaria alla sua vendita ecc..
Attività amministrative: predisposizione, gestione e rinnovo dei contratti di
locazione e di tutte le scadenze a questi connesse, riscossione dei canoni, gestione
dei depositi cauzionali, controllo di gestione, gestione della contabilità e della
fiscalità immobiliare, dell’archivio amministrativo, cartaceo e informatico, gestione
assicurativa ecc..
3.2.3 Servizi di Asset e Portafoglio Management
I servizi di selezione del portafoglio immobiliare riguardano l’attività di selezione
di una combinazione di immobili riuniti a formare un portafoglio, che assicuri
determinate caratteristiche in termini di rischio o potenziale reddito. Si tratta perciò
di una pratica di determinazione e attuazione delle strategie d’investimento volte
alla composizione ottimale di un portafoglio immobiliare, attraverso decisioni che
coinvolgono aspetti di tipo meramente economico-finanziario e sulla base di una
valutazione delle opportunità di incremento di valore e redditività.
I servizi strategici di asset, racchiudono un insieme di linee strategiche che
discendono dalla proprietà immobiliare e prevede una gestione manageriale del
complesso di strategie ed attività di investimento a medio-lungo termine, finalizzate
alla massimizzazione del valore di un portafoglio immobiliare attraverso
l’allocazione dei capitali in progetti e/o immobili.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
56
3.2.4 Altri Servizi
I servizi di application management, sono rivolti alla gestione dei sistemi
informativi e degli applicativi software a supporto dell’utente tramite formazione
ed assistenza, gestione della manutenzione ordinaria, gestione delle licenze ecc..
I servizi amministrativi e legali sono connessi ai flussi finanziari
dell’organizzazione non legati all’edificio come: allocazione del budget,
contabilità, previsioni finanziarie, pagamento dei contratti, tasse, gestione dei flussi
di cassa, servizi di tesoreria ecc.. Connesse a tale tipologia di attività molto spesso
vi sono le consulenze di tipo legale legate a tutti gli aspetti contrattuali, per esempio
nelle assunzioni o nei contenziosi con fornitori e clienti. Le attività di tipo
amministrativo/legale e la gestione delle pratiche burocratiche, sono servizi che
supportano le attività operative aziendali e sono necessarie al funzionamento
dell’organizzazione.
3.3 Tipologie di relazione tra il cliente e il fornitore
Le relazioni tra cliente e fornitore di un servizio si possono distinguere in quattro diverse
categorie.
1. Relazione Normale: la relazione normale si caratterizza di una bassa intensità
comunicativa. I servizi erogati non si differenzino in modo significativo ed il driver
adottato per la selezione dei fornitori è solamente il minor prezzo. Questa relazione,
garantisce un livello di servizio minimo e non distingue significativamente i diversi
fornitori. La durata della relazione è normalmente predeterminata e al termine della
stessa non vi è nessuna garanzia di rinnovo della fornitura.
2. Relazione Preferenziale: Il crescente numero di fornitori di servizi, ha determinato
lo sviluppo di nuovi servizi e il miglioramento delle condizioni di fornitura.
Alcuni fornitori pro-attivi sono stati capaci di proporre soluzioni adeguate alle
mutevoli esigenze dei clienti. I clienti possono dunque stabilire relazioni preferenziali
con questa categoria di fornitori attraverso contratti di lungo termine. Il fattore
essenziale in questa tipologia di relazione, è il clima di fiducia tra le parti coinvolte.
L’aspetto centrale di questo rapporto di fiducia riguarda la garanzia degli standard
qualitativi dei servizi, riducendo al contempo l’influenza del costo del servizio.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
57
3. Relazione Alleanza: La crescita nel livello di fiducia tra fornitore e cliente, si può
esplicitare nella condivisione dei margini di profitto tra i soggetti coinvolti in sede di
negoziazione dei contratti. Questa pratica intende motivare i fornitori a erogare
servizi a maggior valore aggiunto.
4. Relazione Alleanza Strategica: Un rapporto di alleanza tra fornitore e cliente si può
definire strategica quando i soggetti coinvolti instaurano relazioni di reciproca
dipendenza anche per la progettazione degli stessi servizi. In caso di completa
alleanza strategica, il criterio di misura del rispetto delle condizioni contrattuali si
traduce nella valutazione del valore per la proprietà o gli azionisti.
3.4 Modelli organizzativi di gestione dei servizi no-core
Nell’ambito dei servizi no-core, la definizione del modello organizzativo da adottare per
l’impresa cliente, può essere molto differente a seconda della complessità di esecuzione dei
servizi e della volontà da parte dell’impresa stessa di gestirli con proprie risorse.
Come già detto prima, in passato generalmente, le organizzazioni svolgevano con risorse
interne i servizi no-core; nell’ultimo decennio invece, è emersa la tendenza ad
esternalizzarli con l’obiettivo di focalizzarsi sui processi a maggior valore aggiunto.
Allo scopo di valutare le caratteristiche, le opportunità e i limiti delle differenti
configurazioni, risulta utile sintetizzare i modelli organizzativi attraverso una
classificazione, alla base della quale, ci sono due macro-variabili fondamentali:
il soggetto erogatore del servizio; le facilities aziendali possono essere gestite dalle
seguenti tipologie di soggetti:
operatori della singola business unit: per esempio quando gli operai di un
reparto dedicano parte del proprio turno di lavoro alla pulizia o alla
manutenzione delle macchine;
business unit dedicata all’interno dell’azienda: unità dedicata
all’erogazione di uno o più servizi no-core, quali per esempio, la pulizia, la
manutenzione edile, degli impianti ecc.;
impresa di servizi no-core in outsourcing non integrato: società
specializzate nell’erogazione dei servizi no-core; in questo caso si è in
presenza di fornitori diversificati ed operatori parziali e di settore. Questo
soggetto può assumere forme diverse: impresa, consorzio di cooperative,
associazione temporanea d’impresa ecc.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
58
impresa di servizi no-core in outsourcing integrato: in questo caso, il
fornitore di servizi di Facility Management, si assume la responsabilità di
erogazione di tutte le prestazioni richieste.
il ruolo organizzativo del facility manager (risorsa che si occupa del
coordinamento, integrazione e gestione dei servizi no-core di un’organizzazione,
esso può essere in carico all’organizzazione cliente, advisor di una società di
consulenza o dipendente del fornitore di servizi no-core).
assente: non esiste alcun soggetto che ha la responsabilità di coordinare
l’erogazione dei servizi no-core;
manager in organico all’organizzazione del cliente: il facility manager è un
dipendente del cliente;
consulente per l’organizzazione cliente: il facility manager è un individuo
autonomo rispetto al cliente, legato da un contratto di carattere temporaneo
allo scopo di organizzare di coordinare l’erogazione dei servizi no-core.
manager in organico all’organizzazione dell’assuntore: il facility manager
è sostanzialmente un soggetto alle dipendenze dell’azienda di facility
management ed è quindi completamente autonomo rispetto al cliente.
L’erogatore dei servizi inoltre, può essere interno o esterno all’impresa.
Nel primo caso, sono impiegate risorse dell’azienda, in particolare nelle grandi
organizzazioni, è possibile identificare un’intera funzione aziendale di Facility
Management.
Questa funzione è generalmente amministrata dal facility manager che ha il compito di
amministrare e coordinare l’esecuzione dei lavori.
Per questo tipo di soluzione è possibile individuare due strategie:
in-house management;
management by agent.
Nel secondo caso invece, l’azienda cliente si rivolge a fornitori in grado di svolgere in
modo efficiente i servizi no-core. Tali organizzazioni passano quindi, da una scelta di
integrazione verticale ad una caratterizzata dall’approvvigionamento da fonti esterne
(outsourcing) di servizi no-core.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
59
L’outsourcing può riguardare alcuni o tutti i servizi no-core e può coinvolgere uno o più
fornitori. In tal caso, è possibile individuare tre strategie in cui è possibile instaurare tutte
le tipologie di relazione tra cliente e fornitore:
direct outsourcing;
management by contractor;
(integrated) facility management.
3.4.1 Modelli organizzativi per la strategia “in-house management”
La strategia in questione, si verifica quando le business unit provvedono a soddisfare al
proprio interno i servizi no-core e non è previsto alcun facility manager oppure
quest’ultimo risulta essere un dipendente dell’organizzazione.
Si possono individuare tre diversi modelli:
1. Il primo modello, viene impiegato nel caso in cui la natura dei servizi no-core è
scarsamente specializzata e la frequenza di intervento è bassa. Al crescere della
frequenza, della complessità, della specializzazione delle attività o della necessità
di impiegare particolari strumentazioni, questo modello organizzativo presenta
alcuni limiti derivanti dall’assenza di coordinamento dei servizi.
2. Il secondo modello è impiegato nel caso in cui, il cliente è dotato di personale
proprio per l’erogazione dei servizi no-core; per questo motivo risulta opportuno
introdurre una figura di coordinamento (facility manager) interna
all’organizzazione, per esempio un dirigente o un quadro.
3. Il terzo modello è applicato nel caso in cui cresce l’importanza dei servizi no-core
per il cliente, può risultare quindi opportuno costituire una business unit interna
all’azienda, dedicata all’erogazione di tali attività.
Nella pratica, tale business unit è diretta dal facility manager che come per il
secondo modello organizzativo sopra descritto, gode dell’autorità di gestire e
coordinare tale unità.
Anche in questo caso, con riferimento alla struttura organizzativa, è opportuno
prevedere che il facility manager risponda direttamente al top management così da
poter esercitare una certa autorità nei confronti delle singole business unit.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
60
3.4.2 Modelli organizzativi per la strategia “management by agent”
La seconda strategia, viene introdotta nel caso in cui l’organizzazione non possieda le
capacità e le competenze per gestire e coordinare in modo autonomo, efficace ed efficiente
i servizi no-core. Per questo a volte, è necessario incaricare un consulente esterno che
svolga le attività di facility manager.
4. Nel quarto modello organizzativo, associato appunto alla strategia in questione,
l’organizzazione affida ad un consulente esterno, attraverso un contratto di medio o
lungo periodo, l’incarico di coordinare l’erogazione dei servizi no-core all’interno
delle singole business unit. Tale strategia (e modello associato) è caratterizzata
dalla presenza di una figura, denominata “managing agent”, che funge da
consulente per il cliente, supportandolo nel gestire e nel monitorare le unità di
erogazione dei servizi di proprietà del cliente stesso. Anche questo approccio è
caratterizzato dallo svolgimento dei servizi no-core da parte di personale interno
all’azienda. Rispetto al secondo modello, presenta il vantaggio di potenziare la
qualità dei servizi, ma comporta maggiori costi dovuti alla presenza di un
consulente esterno. Pertanto, la differenza sostanziale tra il secondo ed il quarto
modello, consiste nella natura della relazione tra l’organizzazione e il facility
manager.
Il management by agent fornisce quindi un giudizio neutrale e competente sull’operato
delle unità interne, valutando anche l’eventuale vantaggio nell’esternalizzare alcune
attività.
Di conseguenza, l’organizzazione cliente ha la flessibilità di scegliere se incaricare le
proprie unità interne o acquistare dall’esterno servizi occorrenti.
Il successo di questa soluzione dipende dalle competenze e dall’autorevolezza del
consulente esterno. Il rischio per il cliente che utilizza questa strategia, deriva dalla
potenziale perdita delle competenze organizzative in materia di gestione dei servizi no-
core, pur conservando le risorse in termini operativi all’interno delle singole business unit.
3.4.3 Modelli organizzativi per la strategia “direct outsourcing”
Al crescere della specializzazione e della complessità dei servizi no-core, il cliente può
decidere di rivolgersi a fornitori in outsourcing non integrato.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
61
Tali fornitori possono essere imprese, consorzi di società o Associazioni Temporanee di
Impresa. L’outsourcing dei servizi no-core consente, da un lato, una riduzione delle risorse
interne all’azienda e un aumento della flessibilità organizzativa interna e dall’altro, un
controllo maggiore sui costi di ogni singolo servizio.
A seguire, vengono richiamati i due modelli subordinati a tale strategia.
5. In questo quinto modello, così come nel sesto che si riporterà subito dopo, l’azienda
fa ricorso a diversi fornitori specifici per ogni singolo servizio o famiglie di servizi
no-core. Tali fornitori altamente diversificati offrono quindi solamente una
tipologia di servizi ad una o più business unit del cliente.
Lo svantaggio di questo modello deriva dall’elevato numero di fornitori che sfocia
nella necessità di un loro coordinamento.
6. In questo modello, in analogia con la strategia in-house management, il cliente può
dotarsi di un facility manager interno con il compito di guidare il processo di
coordinamento dei fornitori esterni e di ottimizzazione della gestione.
La presenza del facility manager agevola la comunicazione con gli erogatori dei
servizi dal momento che questi interagiscono con un interfaccia unica.
3.4.4 Modelli organizzativi per la strategia “management by contractor”
L’azienda fa ricorso a fornitori integrati, nella maggior parte dei casi operatori parziale e di
settore. Comune a questi modelli è la stipula di contratti tra il cliente e il facilty manager
scelto per la gestione e il coordinamento dei servizi.
A sua volta, il facility manager, stipula diversi contratti con differenti sub-contraenti.
Questi ultimi non necessitano di un contratto diretto con il cliente che, viceversa, si
interfaccia con un unico interlocutore: il facility manager.
7. In analogia a quanto descritto con il terzo modello, il coordinamento degli erogatori
dei servizi, nel modello in analisi, può essere invece affidato ad un consulente
esterno.
8. Nel caso in cui si verifica altresì, che il facility manager è in organico
all’organizzazione dell’assuntore, si parla di un altro tipo di modello ancora,
l’ottavo di questa successione.
Proprio quest’ultimo modello organizzativo è spesso utilizzato da aziende fornitrici
di servizi di Facility Management come per esempio in Italia, il Consorzio
Nazionale dei Servizi (CNS).
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
62
Si conclude la trattazione relativa ai modelli organizzativi per la strategia “management by
contractor”, dicendo che, i modelli 7 e 8, sono accomunati dal fatto che il cliente, ha la
facoltà di scegliere se ricorrere a fornitori di servizi no-core o a un facility manager
proveniente dall’esterno. Generalmente comunque, per questa strategia, il facility manager
ha autonomia nel selezionare e gestire i fornitori dei singoli servizi no-core, ovvero i sub-
contraenti a cui ricorrere, sollevando da questo onere il cliente che può così concentrare le
risorse sul proprio core business.
3.4.5 Modelli organizzativi per la strategia “(integrated) facility management”
In questo caso, l’azienda, fa ricorso a fornitori integrati; grandi operatori di Facility
Management.
In questo caso si possono individuare tre modelli.
9. Il nono modello prevede un facility manager interno al cliente che costituisce
l’interfaccia con il facility manager dell’azienda fornitrice. Questa duplicazione di
ruoli di facility manager, se da un lato genera maggiori costi, dall’altro consente al
cliente di mantenere parte delle competenze e delle conoscenze sui servizi no-core
esternalizzati. Questo aspetto diventa particolarmente interessante per il cliente nel
momento in cui si trova nella necessità di rinegoziare i contratti di fornitura dei
servizi a intervalli regolari. Infatti, nell’ipotesi che il cliente si rivolga
esclusivamente a fornitori esterni di servizi no-core, sia per gli aspetti operativi che
per quelli di definizione, coordinamento e gestione degli stessi, si genera un
problema particolarmente critico (nel medio-lungo periodo), in cui il cliente, rischia
di perdere le capacità di stimare i costi effettivi, i tempi di intervento e gli standard
qualitativi dei servizi di Facility Management.
10. Questo modello prevede un facility manager esterno, autonomo rispetto al cliente e
all’azienda fornitrice dei servizi no-core.
11. Quest’ultimo modello delega completamente la gestione e il coordinamento dei
servizi no-core dell’azienda fornitrice e presenta costi di transazione inferiori
rispetto agli altri modelli presentati. Infatti, l’assenza di sub-contraenti riduce il
numero di livelli e il network dell’impresa di facility management, con conseguente
snellimento gestionale.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
63
Tuttavia si sottolinea, come l’assenza di figure professionali per la gestione dei
servizi no-core controllate dal cliente, espongono il cliente a rischi illustrati
precedentemente per le strategie di management by contractor.
3.5 Accezione estesa di Facility Management
Le imprese di Facility Management amministrano in maniera integrata e coordinata
numerosi servizi no-core connessi al patrimonio immobiliare, ma non la totalità.
Infatti, la gestione strategica del patrimonio immobiliare è stata, fino al recente passato,
oggetto di altre pratiche gestionali: il capital asset management e il real estate
management [De Toni A., 2007].
Recentemente i confini del Facility Management si sono però ulteriormente allargati
comprendendo anche attività di carattere maggiormente strategico e pervenendo a quello
che è definito total facility management.
Capital asset management: processo logico e continuo di valutazione delle
condizioni (fisiche, qualità dei servizi offerti, necessità e priorità di intervento
manutentivo, di riqualificazione e contrattuali) e delle performance (economiche e
finanziarie) dell'asset immobiliare di una organizzazione e di definizione delle
priorità di cambiamento di gestione, di cessione o in termini strategici di
investimento, nell'obiettivo di massimizzare il rendimento economico del
patrimonio.
Capital asset management = property + portafoglio + asset
Real estate management: pratica che ha come obiettivo l’ottimizzazione del real
estate (il terreno, sopra e sotto la superficie terrestre, incluse tutte le cose
permanentemente connesse fisicamente ad esso, sia naturali che artificiali), tramite
le attività legate alla gestione del patrimonio immobiliare a livello strategico,
amministrativo, tecnico e commerciale.
Con “cose” si intende inoltre l’insieme dei singoli edifici o complessi di edifici,
compresi gli spazi esterni, le attrezzature e le infrastrutture.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
64
Total Facility Management (TFM) o Integrated Facility Management (IFM):
pratica che prevede di affidare l’intera responsabilità nella gestione delle facilities
ad una singola organizzazione e ad un prezzo fissato a partire dallo sviluppo della
strategia di property, spinta dai bisogni di business, fino alla gestione operativa
quotidiana delle facilities.
3.6 Perché nasce un contratto di Global Service?
E’ importante sottolineare quando si parla di total facility management o integrated facility
management, l’utilizzo del contratto di Global Service. Con Global Service (norma UNI
10685) si indica comunemente un contratto per la fornitura di un insieme di servizi/attività
tesi a soddisfare le esigenze complessive di un Committente/Cliente nell’ambito della
manutenzione e della gestione. Negli ultimi anni le attività svolte all’interno di un Global
Service hanno cambiato volto, discostandosi sempre più dalla concezione di semplici
attività riparative. Contributo non indifferente a questo mutamento di impostazione
concettuale è stato dato dalla Legge Finanziaria del 2000 (art. 30, comma 8/e), che ha
individuato proprio nel Global Service la formula contrattuale più adatta per far conseguire
elevati livelli di efficienza ed economicità gestionale alle amministrazioni locali. Si può
dire quindi, che, le attività di manutenzione rappresentano solo una parte delle attività
oggetto di un contratto di Global Service e forse neppure la più importante in quanto
assumono grande rilievo altri elementi quali: la conoscenza anagrafica degli oggetti su cui
si opera, il rapporto con l’utente, una corretta gestione delle informazioni ed il
monitoraggio per evitare pericoli alla pubblica incolumità.
In particolare, si parla di Global Service quando si affida ad un’unica azienda esterna
(outsourcing) la gestione, la progettazione e l’erogazione unitaria, di molteplici servizi
gestionali e manutentivi di un patrimonio immobiliare e delle attività che in esso vi si
svolgono, con piena responsabilità sul raggiungimento di obiettivi prefissati e con lo scopo
di creare economie di scala, ma anche efficienza nel coordinamento e nel controllo da parte
dell’utente, sia esso un privato che un Ente Pubblico. Sotto diversi punti di vista, la
gestione in Global Service rappresenta un esempio di incontro tra pubblico e privato ove
ognuno pone in essere le attività in cui riesce al meglio: la pubblica amministrazione
committente svolge le funzioni di impulso, supervisione e controllo della qualità del
servizio mentre l’imprenditore svolge le funzioni di progettazione, programmazione,
organizzazione ed esecuzione degli interventi. L’aspetto più rilevante è, in definitiva,
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
65
l’inglobamento in un unico soggetto di tutte le funzioni di dialogo con il Committente, sia
per quanto riguarda gli aspetti contrattualistici che contabili, sia gestionali che operativi.
Inoltre, il crescente interesse e utilizzo delle modalità contrattuali del Global Service è
dovuto principalmente all’esigenza di nuove modalità di gestione dei patrimoni
immobiliari. Il GS infatti risponde a domande sempre più complesse: di coordinamento, di
gestione tecnica e amministrativa, di ottimizzazione delle risorse finanziarie, di
competizione e, sostanzialmente, di offerta di un servizio di qualità. Per questo, un
management bilanciato ed efficace di progetti gestionali e manutentivi, deve sempre più
garantire procedure e budget standardizzati, dato che, trovandosi in un contesto altamente
competitivo c’è sempre l’esigenza di migliorare le proprie prestazioni, sia in termini
organizzativi che operativi: ecco perché è nato il Global Service.
3.7 Obiettivi
Con questi tipi di contratto, nonostante le difficoltà che si esamineranno nel seguito, si
perseguono una pluralità di obiettivi sia per il committente, pubblico o privato, che per
l’affidatario [Fonte: “L’esternalizzazione strategica nelle amministrazioni pubbliche –
analisi e strumenti per l’innovazione”]. Il Global Service infatti, si propone di:
coordinare in un’unica organizzazione tutte le diverse attività gestionali-operative
operanti con metodologie e tempistiche differenti fra loro;
gestire contemporaneamente sia le problematiche tecniche che quelle
amministrative, anche con il supporto di strumenti informativi ad hoc;
ottimizzare le risorse finanziarie ripartendo i costi in relazione al budget
preventivato;
supplire alla carenza di competenze adeguate per la gestione di problematiche e
normative sempre più specifiche.
Per quanto riguarda specificamente l’Amministrazione Pubblica:
ricercare un solido soggetto imprenditoriale privato capace di affiancare il
committente/cliente, rilevando da esso tutti i compiti "estranei" alla funzione
pubblica e particolarmente consueti invece nell'ambito delle attività imprenditoriali;
offrire un servizio di qualità al cittadino/utente, sempre più centrale nel confronto
politico.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
66
3.8 Le fasi di attivazione di un Global Service
La fase iniziale di un contratto di Global Service sarà molto probabilmente impiegata
nell’acquisizione di tutte le informazioni necessarie all’avvio vero e proprio delle attività
gestionali. E’ possibile infatti, soprattutto se si stipulano contratti in Global Service per la
prima volta, che il Committente stesso non sia in possesso di tutte le informazioni
necessarie alla trasmissione all’assuntore delle caratteristiche quali-quantitative del proprio
patrimonio immobiliare. In un contratto di Global Service poliennale è opportuno quindi
prevedere una prima fase di impostazione generale, durante la quale le parti hanno
entrambe facoltà di recesso.
In questa prima fase si procederà a:
raccogliere sistematicamente tutte le informazioni relative al patrimonio
immobiliare;
approntare un sistema informativo adeguato;
definire i livelli prestazionali;
Tra le fasi basilari per l'impostazione di un contratto in regime di Global Service le attività
preliminari diventano fondamentali. Per questo, sarà bene da parte della Committenza
definire i parametri per il controllo gestionale; si tratta di indicatori che possono derivare
da un’analisi dei costi sostenuti negli anni immediatamente precedenti, nonché da
un’analisi del mercato (benchmarking). Si dovranno inoltre definire gli interventi da
eseguirsi sotto programmazione, quelli a seguito di risultanze predittive e quelli a seguito
di chiamata. Inoltre, ai fini di una preventiva verifica di fattibilità, i potenziali assuntori di
un contratto di Global Service immobiliare dovrebbero sviluppare internamente un’analisi
che tenga conto di alcuni fattori chiave [GlobalService.tv]:
la configurazione del sistema di attività comprese nell’ambito del Global Service;
i criteri di progettazione per l’organizzazione e l’integrazione sistematica di ogni
attività prevista dal contratto;
il sistema organizzativo e strumentale per la gestione del Global Service, sia nel
suo complesso che dettagliatamente per ogni singola attività;
l’autovalutazione delle proprie caratteristiche e capacità tecniche, organizzative,
professionali, strumentali, operative…;
i sistemi di qualità adottabili per la gestione di ogni singola attività;
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
67
eventuali proposte, correzioni o variazioni del capitolato proposto dal
Committente.
L'appaltatore ha inoltre necessità di un periodo di rodaggio per attivare al meglio il
servizio. Una volta chiaramente definito il proprio obiettivo strategico, simulando quale
organizzazione e quali strutture operative ed esecutive sono necessarie, sarà possibile
prefigurare la soluzione ottimale, la più razionale.
3.9 Il sistema informativo su base integrata
Una delle attività più ricorrenti in un Global service è la gestione delle banche dati
(procedure e funzioni finalizzate a raccogliere, archiviare, elaborare, utilizzare ed
aggiornare le informazioni necessarie per l’impostazione, l’attuazione e la gestione dei vari
servizi (UNI 10951)) su supporto informatico. Solitamente il sistema informativo è fornito,
nella prima applicazione di un Global Service, dall’Assuntore. Essendo comunque legato
al patrimonio immobiliare, la proprietà del sistema (proprietà giuridica e gestionale),
rimane sempre della Committenza: è infatti il Committente che deve gestire l’intero
processo attraverso il sistema informativo. Proprio per questo motivo, è bene, che, le
caratteristiche del sistema, siano specificate quanto più dettagliatamente già in fase di
richiesta di offerta (o quantomeno all’atto dell’implementazione del sistema stesso). E’
necessario stabilire quali dati raccogliere, a quali costi e l’utilizzo degli stessi, nonché il
livello di approfondimento della raccolta, i criteri organizzativi e gestionali delle
informazioni. Nel caso specifico dell’Ospedale di Terni è infatti l’ATI che ha fornito ed
installato con oneri a proprio carico un hardware. La postazione comprende la creazione
e/o fornitura del software gestionale, la cessione all’Ospedale di una licenza d’uso,
l’addestramento del personale all’uso del software e la manutenzione annua sino al termine
della durata dell’appalto.
Oltre alla proprietà inoltre, la Committenza deve garantirsi, nel capitolato, la futura
disponibilità del sistema informativo per tutta la durata del contratto e la facoltà di
ottenerne eventuali modifiche che si rendessero necessarie. L’importanza di implementare
un valido sistema informativo non ricade solamente sulla raccolta, più o meno puntuale,
dei dati relativi al patrimonio immobiliare, ma, se gestito correttamente, è lo strumento
cardine per il controllo delle attività esternalizzate [Curcio S., 2005, "I sistemi informativi
per il Global Service"].
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
68
L’esperienza insegna che i sistemi informativi preconfezionati non riescono a supportare le
esigenze amministrative specifiche: è bene quindi progettarne la struttura (internamente o
con l’ausilio di consulenti esterni). Partecipare alla progettazione dello strumento
informativo consente alla Committenza un maggiore controllo sulla sua futura efficacia,
ma anche un’opportunità per acquisire utili capacità gestionali dello stesso.
L’implementazione di un sistema informativo ad hoc costituisce, nell’ambito del Global
Service, contemporaneamente un obiettivo e uno strumento gestionale:
costituisce un elemento di continuità tra le informazioni preliminari e quelle
acquisite in fase di esercizio;
consente l’archiviazione delle informazioni di ritorno e tutti i dati relativi agli
interventi effettuati;
rappresenta un importante supporto gestionale per l’assuntore del servizio di
Global Service;
rappresenta lo strumento di controllo quali-quantitativo da parte della
Committenza.
la conoscenza puntuale del patrimonio, la distribuzione territoriale, l’inventario,
lo stato tecnico-prestazionale;
l’analisi dei servizi erogati e/o da erogare;
Bisognerà poi ottimizzare il sistema tarando le possibili gerarchie organizzative delle
risorse umane, le procedure stabilite e i mansionari. L’analisi dovrà procedere disegnando
un modello di riferimento circa le competenze e il numero di addetti necessari in grado di
verificare costantemente la propria economicità e gestire in termini funzionali e qualitativi
i vari servizi no-core.
3.10 Documentazione esemplificativa in un contratto di Global Service
Capitolato d’appalto
Capitolato d’oneri
Capitolato tecnico
Bando di gara
Avviso di gara
Disciplinare di gara
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
69
Una volta definiti in un capitolato d’appalto attività e processi da inserire nel contratto di
Global Service, bisognerà procedere con la richiesta di offerta (secondo la norma UNI
10685, la richiesta di offerta, è l’atto con cui il Committente chiede ai potenziali assuntori
la disponibilità a svolgere un servizio manutentivo-gestionale a determinate condizioni
prefissate appunto nella medesima richiesta). La richiesta di offerta sarà corredata dei
relativi capitolato d’oneri e capitolato tecnico, tramite un bando di gara.
Il capitolato tecnico nella richiesta di offerta in Global Service è, in sintesi, un documento
nel quale il Committente descrive l’entità dei beni oggetto del Global Service, le sue
richieste, le metodologie di verifica delle prestazioni, i criteri e gli effetti delle migliorie
mentre il capitolato d’oneri, descrive le condizioni che regolano il contratto dal punto di
vista gestionale, raccogliendo le clausole che definiscono gli impegni presi in corso di
appalto. Il Committente dovrà formulare la richiesta di offerta prevedendo oggetto e
obiettivi del contratto. Esistono diverse forme di organizzazione per la gestione delle
attività [Curcio S., 2005, "Il Global Service: da strumento contrattuale a processo
gestionale"]:
la creazione di un settore specializzato interno, con la razionalizzazione delle
funzioni pianificatorie, organizzative e di controllo;
la terziarizzazione delle attività manutentive-gestionali, con la pianificazione e il
controllo del Committente tramite sistema informativo che comporti una vera
integrazione con l’assuntore;
l’esternalizzazione totale delle attività manutentive-gestionali con corresponsabilità
economica da parte dell’assuntore.
In particolare il Cliente dovrà farsi carico di una serie di attività preventive, tra le quali:
1. definizione degli obiettivi da raggiungere e, conseguentemente, delle attività da
esternalizzare;
2. individuazione del fornitore dei servizi (outsourcer), che diventerà un vero e
proprio partner della Proprietà, tramite:
il mercato - per gli appalti privati;
bandi di gara – nel caso di Committenti pubblici.
3. delega a terzi, da parte del Property Management, di una serie di attività
precedentemente espletate da risorse interne
4. definizione di ruolo e competenze;
5. definizione degli strumenti per il monitoraggio delle performance.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
70
3.11 Tipologie di compensi
Il Committente specifica nel capitolato in modo dettagliato i compensi e l’offerta si
articolerà di conseguenza, prevedendo diverse tipologie di compensi [GlobalService.tv]:
compensi a corpo (o a forfait o a canone): nel caso in cui il pagamento di servizi
o lavori è calcolato sulla totalità del servizio/lavoro stesso, solitamente su base
annua e a fronte di una prestazione complessiva. Nonostante questo tipo di
contabilizzazione non sempre è facilmente attuabile, sembra la più diffusa in un
contratto di Global Service. Molto spesso infatti l’ente Committente non conosce
nel dettaglio i propri beni; a volte poi è anche complesso calcolare gli importi senza
una pregressa esperienza similare; difficoltà di quantificazione economica
preliminare dipendono inoltre, molto spesso, da situazioni di partenza, al di sotto
degli standard prefissati, che impongono sforzi iniziali eccezionali. I compensi a
corpo inoltre, possono essere collegati ad attività definite e circoscritte nel tempo
oppure connessi ad attività permanenti (diventando quindi un canone legato alla
temporalità dell’attività).
compensi a misura: pagamento di servizi o lavori il cui costo è calcolato secondo
una data unità di misura (mc, ml, lt, kg, etc.), che verranno compensati sulla base di
un elenco prezzi unitari individuato nel capitolato stesso.
3.12 Misurazione del Global Service inteso come pluralita’ di servizi
Per misurare la qualità di un servizio fornito in regime di Global Service in definitiva (e in
modo generale) si possono individuare alcuni parametri:
la soddisfazione dell’utenza (solitamente i cittadini), è un indicatore di carattere
soggettivo, relativo soprattutto alla qualità percepita e viene rilevato attraverso
questionari ed indagini mirate rivolte sia agli utenti che al responsabile della
gestione del contratto. Solitamente è l’Assuntore che provvede alla preparazione,
distribuzione ed al ritiro dei questionari, alla adeguata impostazione del sistema
informativo e alla registrazione dei dati. Gli intervistati saranno invitati a dare un
punteggio a svariate voci, come ad esempio, qualità dell’ambiente, disponibilità
degli spazi, correttezza del personale e qualità del servizio pulizia ed igiene
ambientale.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
71
L’indicatore complessivo annuo relativo alla soddisfazione degli utenti è la media
ponderata dei singoli indicatori;
la riduzione dei tempi di risposta riguardo alle singole problematiche;
un aumento di rendimento degli impianti, con conseguente riduzione dei
consumi;
l’attendibilità dei dati inseriti nel sistema informativo;
il rispetto delle norme di sicurezza, mensilmente verranno rilevati giudizi,
soggettivi, articolati in scale di merito, espressi dai responsabili dei servizi
preventivi e di sicurezza, in merito, ad esempio, al rispetto delle procedure, ai
mezzi di protezione adottati. I dati oggettivi saranno rilevati dagli stessi
responsabili della sicurezza a seguito di gravi infrazioni alle norme
3.13 Vantaggi di un Global Service
I vantaggi organizzativi derivanti dall’attuazione di un contratto di Global Service (GS)
rispetto ad un unico contratto, si possono così riassumere [Armistead C. e Pettigrew P.,
2008]:
razionalizzazione funzionale del personale interno all’ente Committente che si
concentra sui servizi core, tipicamente più profittevoli e strategici;
le esigenze del cliente/utente sono prioritarie in un GS a differenza di quanto
stabilito in un unico contratto dove si predilige maggiormente l’adesione e il
rispetto dei vincoli del contratto stesso;
apprendimento reciproco e focus sullo sviluppo delle relazioni di partnership tra
committente ed appaltatore mentre invece nel caso di un unico contratto questo
aspetto può essere altamente limitativo;
delega da parte del Committente di tutte le funzioni che esulino dalle indicazioni
progettuali e dal controllo, dato che, il rapporto tra Committente e Assuntore si
configura come una partnership, in cui entrambe le parti mantengono indipendenza
e autonomia, sia operativa che gestionale;
unicità contrattuale con conseguente riduzione di tempi ed energie profuse;
snellimento procedurale derivante dall’unicità dei contraenti/partner;
acquisizione di know-how gestionale derivante da esperienze specializzate, infatti,
grazie alla più rapida acquisizione di conoscenze (indotta dal fornitore) si può
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
72
ridurre il tempo di sviluppo di nuovi servizi, a vantaggio del time to market (il
tempo che intercorre tra l'idea del nuovo servizio e la prima vendita) cosa che
consente a sua volta un ampliamento di gamma riducendo gli investimenti;
ottimizzazione nella gestione dei mutamenti tecnologici;
garanzie sul mantenimento degli standard prestazionali, diventa molto facile fare
benchmarking, ovvero confrontare le prestazioni di un servizio esternalizzato
rispetto agli standard di riferimento;
delega ad un unico soggetto esterno di tutte le attività gestionali, contrattuali,
contabili e di relazione relative alla manutenzione di un patrimonio immobiliare;
con conseguenti economie di scala sia per il Committente che per l’assuntore;
I vantaggi operativi derivanti dall’attuazione di un contratto di Global Service si possono
così riassumere:
garanzia della continuità del servizio e degli standard quantitativi-qualitativi
concordati rispetto ad un unico contratto che invece si basa solo su misure
quantitative dei risultati del servizio;
garanzia dei tempi di intervento pattuiti, il contratto di Global Service infatti ha di
preferenza una durata prolungata, almeno triennale (meglio se quinquennale), in
modo da verificare nel tempo comportamenti e prestazioni rese. In un contratto
unico invece c’è una specificazione dettagliata in merito ai tempi di consegna del
servizio;
maggiore flessibilità poiché si trasformano costi fissi in variabili e si ritiene in
generale che si possa creare o interrompere un legame con un fornitore più
velocemente e facilmente rispetto all'apertura (o chiusura) di una funzione o
reparto, a tutto vantaggio della snellezza organizzativa;
semplificazione delle procedure di comunicazione, flessibile ed aperto alle
variazioni sulla base dell’esperienza del fornitore dei servizi a differenza di un solo
contratto che risulta essere inflessibile nonostante le clausole contrattuali,
giustifichino eventuali variazioni;
potenziale semplificazione dei contenziosi, infatti, qualora si utilizzi un solo
fornitore per più servizi, si possono attivare sinergie tra servizi, a differenza invece
di un unico contratto in cui il tutto viene risolto sulla base di una specificazione del
contratto sostenuta da una normativa contrattuale. Si può dire quindi, che, nel caso
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
73
di un contratto di Global Service il fallimento di un servizio può essere visto come
un’opportunità di collaborazione per entrambe le parti affinchè possano risolvere in
partnership i problemi, a beneficio degli utenti del servizio;
razionalizzazione dei tempi e delle risorse per il fornitore dei servizi;
Visione operativa a lungo termine, in ottica di relazioni win-win (ossia lo scopo
della negoziazione win-win “io vinco- tu vinci” è trovare una soluzione accettabile
da entrambe le parti, che lasci a tutte e due la sensazione di aver vinto, di aver
ottenuto, almeno in parte, di ciò che si desidera). Nel caso di un unico contratto c’è
una visione a breve termine e si adotta una relazione di negoziazione win or lose
(ossia è solo una delle due parti ad ottenere vantaggi e a raggiungere l’obiettivo che
si è posta. Questo tipo di negoziazioni solitamente, dura per un breve periodo di
tempo e origina risultati che, a lungo termine, sono negativi. Quando una delle parti
in gioco sente di avere perso qualcosa infatti, sviluppa reazioni negative nei
confronti dell’altra parte che ha partecipato alla trattativa).
I vantaggi di tipo economico-finanziario derivanti dall’attuazione di un contratto di
Global Service si possono così riassumere:
contrazione dei costi di personale per il Committente;
contrazione dei costi amministrativi;
distribuzione su più annualità delle spese e degli ammortamenti per il fornitore del
servizio;
fruizione di sconti su forniture di entità elevate;
semplificazione della contabilità derivante dall’unicità del partner;
contrazione degli investimenti fissi con risparmio complessivo sui costi di gestione
per il Committente;
controllo costante delle spese;
possibilità di programmazione finanziaria per l’assuntore derivante da un flusso di
entrate prevedibile;
incremento del valore del patrimonio;
semplificazione nella redazione del bilancio per l’ente Committente;
possibilità di sfruttare le economie di scala del fornitore su acquisti e investimenti
in competenze e tecnologie ecc. con: riduzione dei costi d'acquisto per effetto sia
del maggiore volume sia del maggiore potere contrattuale del fornitore. Questo
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
74
fatto, traina risparmi anche per quanto riguarda i servizi non caratterizzati da
economie di scala produttive in senso proprio e l'accesso a competenze più
avanzate, per effetto della maggiore capacità del fornitore di investire nei servizi
offerti;
Dispute legali meno costose in caso di non conformità rispetto ad un unico
contratto dato che il tutto viene diluito nel corso del periodo di partnership. Per
questo, il contratto di Global Service viene visto come backstop.
3.14 Svantaggi di un Global Service
nel caso in cui l'outsourcing, ossia la delega dell'organizzazione, erogazione e
gestione di uno o più servizi funzionali all'attività dell'impresa ad un soggetto
esterno ad essa, è vissuto come la liberazione da un problema, potrebbe risultare
difficile mantenere il controllo dei servizi. In tale circostanza infatti, il fornitore
diventa solo un reparto esterno all'azienda che svolge non sempre in modo
efficiente le attività di un processo sostanzialmente identico a quello svolto in
precedenza all'interno. Logicamente, controllare un fornitore di servizi che ha
l'obiettivo di fare margine sulla fornitura dei servizi stessi è cosa ben diversa dal
controllare una parte spesso percepita come periferica della propria organizzazione
[Figuiera J., 2005];
nel caso in cui il rapporto che si instaura nell'ambito dei processi di outsourcing è
meramente di tipo cliente-fornitore, entrambi tendono a ragionare con logiche
negoziali di posizione, mentre solo con un certo grado di partnership (ovvero
ragionando con logiche negoziali di principio) si possono sfruttare appieno le
opportunità, con il chiaro obiettivo di costruire insieme una relazione al tempo
stesso flessibile, efficiente, efficace e duratura [Armistead C. e Pettigrew P., 2008];
confusione e identità di ruolo: la proprietà decida, l’impresa esegua; il contratto di
Global Service deve prevedere i compiti e le responsabilità della Committenza e
quelli dell’appaltatore. La questione delle responsabilità è più delicata rispetto ai
tradizionali appalti perché i rapporti di partnership sono maggiormente vincolanti e
il rispetto dei ruoli è fondamentale. Le responsabilità riguardo il raggiungimento
degli obiettivi prefissati ricadono sull’appaltatore. Quindi il sistema delle garanzie
si orienta verso forme di impegno (fideiussioni), da parte dell’appaltatore,
vincolanti all’ottenimento dei risultati.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
75
l’effettiva possibilità di instaurare un rapporto fiduciario tra proprietà ed impresa,
che sia sufficientemente solido e che permanga nel tempo; tale rapporto va
regolamentato compiutamente con i documenti di gara (schema di contratto,
capitolato, identificazione delle prestazioni, ecc.);
il rispetto della normativa in materia di diritto sul lavoro e/o sindacale;
l’elevato grado di irreversibilità del processo, dovuto sia alla durata del contratto,
che alla tipologia stessa della prestazione;
il rischio per la proprietà di perdere il know-how aziendale, in quanto la gestione è
affidata all’esterno;
resistenza al cambiamento;
la necessità di disporre di un’adeguata struttura di controllo in fase di gestione.
3.15 Criticita’ di un Global Service
Procedere ad un appalto di Global Service non è una soluzione sempre di facile attuazione:
la conoscenza e la valutazione delle problematiche in gioco richiede un grande impegno di
analisi.
I fattori di criticità che sembrano condizionare maggiormente l'attuale scenario del Global
Service nel nostro Paese [Curcio S., 2005, "Il Global Service: da strumento contrattuale a
processo gestionale"], sono:
la definizione e il controllo dei livelli di qualità dei servizi erogati in Global
Service;
il fatto che, nel codice civile italiano non è prevista una forma di contratto
denominata Global Service e, conseguentemente, non è prevista una disciplina ad
hoc. Il Global Service è un contratto "atipico", che in sé contiene elementi di altri
contratti previsti dal codice (molto utile l'intervento dell'Ente di Unificazione
(UNI);
nel caso in cui il Committente non sia in grado di fornire ai potenziali assuntori un
puntuale quadro di consistenza quali-quantitativa del patrimonio in proprio
possesso si potrà prevedere in alternativa un iniziale contratto “sperimentale”, con
durata limitata (uno o due anni), finalizzata in particolare alla raccolta delle
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
76
informazioni di base relative allo stato fisico, manutentivo e prestazionale degli
immobili.
giungere al Global Service è un grande risultato per un ente pubblico o privato.
Nonostante ciò, si ritiene necessario porre particolari attenzioni nella sua fase
iniziale e nei successivi controlli durante il corso dell’appalto, per evitare da un
lato, di aver escluso alcuni servizi o aver sbagliato la stima del costo del servizio e
dall’altro lato rischiare di non ottenere gli effetti desiderati in quanto l’impresa è
portata ad incrementare il proprio profitto magari a scapito della qualità dei servizi
erogati. A tal proposito, in diverse occasioni sarebbe opportuno fare degli step di
avvicinamento al Global Service attraverso forme sperimentali adeguabili alle
diverse circostanze.
l’esigenza di realizzare consistenti risparmi, di fatto si scontra con gli elevati livelli
di servizio richiesti dalla obbligazione di risultato ed il committente determina in
genere una base d’asta bassa inserendo altresì interventi strutturali di considerevole
valore a carico dell’imprenditore che vincerà l’appalto.
l’analisi del fornitore, normalmente, non si concentra sulla tipologia dei servizi e
sui livelli prestazionali richiesti, quanto piuttosto, sui criteri di valutazione del
progetto inseriti dalla pubblica amministrazione nel bando e si rende conto che
spesso a elevati livelli di servizio e ad importanti investimenti da effettuare,
corrisponde un accento eccessivo sulla componente prezzo. In queste condizioni
chiaramente, può diventare difficile erogare servizi di qualità ed il dover abbassare
fortemente i prezzi implica necessariamente un’oggettiva difficoltà a garantire
un’obbligazione di risultato.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
77
3.16 AFFIDAMENTO E GESTIONE DEL GLOBAL SERVICE PRESSO IL “SANTA MARIA” DI TERNI
Dopo aver analizzato la letteratura connessa ai vari aspetti del Facility Management, si
descriverà di seguito, il contesto in cui è inserito l’appalto in Global Service nel caso
specifico dell’Azienda Ospedaliera nel ternano. Il contratto che sancisce l’affidamento e la
gestione del Global Service, è stato stipulato il 7 maggio del 2009 tra la committente,
l’Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni e l’appaltatore, l’Associazione Temporanea
di Imprese (ATI) aggiudicataria dell’appalto, di cui il Consorzio Nazionale dei Servizi
(CNS) è la Capogruppo.
Tornando a riprendere i temi espressi nel capitolo precedente, si può affermare quindi che
con la stipula del contratto, il “Santa Maria” di Terni ha adottato nei confronti del loro
fornitore ATI, una strategia di ”management by contractor”, attraverso la quale l’Azienda
Ospedaliera, facendo ricorso all’ATI, affida alcuni operati ad un impresa di servizi no-core
in outsourcing integrato (dove i fornitori nella maggior parte dei casi, sono operatori di
settore). In passato invece, i modelli organizzativi che più si addicevano all’Azienda
Ospedaliera, risultano essere quelli relativi alla strategia “direct outsourcing” dato che, al
crescere della specializzazione e della complessità dei servizi no-core, il cliente ha deciso
di rivolgersi a fornitori in outsourcing integrati (ATI in questo caso, ma potrebbero essere
anche imprese o consorzi di società). Questo perché, l’outsourcing dei servizi no-core
consente da un lato, una riduzione delle risorse interne all’azienda e un aumento della
flessibilità organizzativa interna, e dall’altro, un controllo maggiore sui costi di ogni
singolo servizio.
Inoltre, si può dire che il ruolo organizzativo del facility manager nel Global Service
dell’Ospedale di Terni (risorsa che si occupa del coordinamento, integrazione e gestione
dei servizi no-core di un’organizzazione), è sostanzialmente in organico all’organizzazione
dell’assuntore ed è quindi completamente autonomo rispetto al cliente.
Dopo questa parentesi, si continua la trattazione affermando che l’appalto in Global
Service della durata di 9 anni che fa parte del caso di studio, ha come oggetto
l’affidamento dei servizi aziendali, della gestione e manutenzione integrata del patrimonio
immobiliare e degli impianti di proprietà ed in disponibilità dell’azienda. In altre parole, il
committente ha chiesto la realizzazione di un puntuale, efficace ed articolato sistema di
gestione dei servizi aziendali e di manutenzione delle strutture utilizzate, per lo
svolgimento delle proprie attività.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
78
La limitatezza dei fondi messi a disposizione dalla Azienda Ospedaliera "Santa Maria" di
Terni, in relazione alle specifiche tecniche imposte nei documenti gara (lettera di invito,
disciplinare di gara, capitolato tecnico ecc.), ha indotto però il raggruppamento, ad
effettuare una accurata ed attenta analisi finanziaria sulla possibile offerta da produrre.
L'analisi ovviamente, è stata effettuata nell'ottica di individuare una soluzione gestionale,
in termini di efficienza ed efficacia degli attori produttivi, tale da garantire il
raggiungimento di tutti i livelli prestazionali richiesti dall'amministrazione.
Il raggruppamento pertanto, piuttosto che proporre forniture e prestazioni aggiuntive non
strettamente indispensabili ai servizi in gara, ha offerto in aderenza alle normative
vigenti ed ai vincoli strutturali esistenti, investimenti ed attività in grado di garantire un
adeguato livello qualitativo dei servizi .
3.16.1 Consorzio Nazionale dei Servizi
Il Consorzio Nazionale dei Servizi (CNS), rappresenta oggi una realtà di assoluta rilevanza
nel panorama dell'imprenditoria cooperativa dei servizi.
Il CNS comprende oltre 200 cooperative associate ed opera per la maggiore nel settore dei
Servizi di Facility Management e Global Service.
A tal proposito, si ricorda che con Facility Management, devono intendersi i servizi
ausiliari integrati resi ad una organizzazione privata o pubblica; con Global Service deve
intendersi invece, la fornitura di un servizio completo di manutenzione e gestione
imprenditoriale con responsabilità totale anche legislativa del risultato contrattuale.
Il consorzio pertanto, lavorando nell’ambito del settore sopra citato, acquisisce appalti o
commesse di lavoro per conto delle imprese associate e stipula contratti, per poi
assicurare le prestazioni attraverso: struttura tecnica, organizzativa, gestionale,
attrezzature e manodopera delle associate alle quali affida in esecuzione il lavoro.
3.16.2 L’Associazione Temporanea di Imprese
Il raggruppamento in questione, costituito da aziende ben integrate nei servizi erogati, si
propone con una struttura complessa ma nello stesso tempo snella dal punto di vista
gestionale, capace di rispondere con efficacia alle specifiche ed alle attese presentate nel
bando di gara.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
79
Un’unica azienda infatti, anche se di grandi dimensioni, difficilmente avrebbe potuto
raggiungere obiettivi performanti per il servizio richiesto.
In particolare, la logica seguita nella composizione dell’ATI, è stata quella di raggruppare
in un unico soggetto concorrente, aziende aventi comprovata esperienza nel campo delle
attività previste nella gara.
La scelta dei soggetti componenti il raggruppamento, è stata effettuata in considerazione di
alcuni parametri significativi per il raggiungimento degli obiettivi previsti
dall'amministrazione.
Particolare attenzione è stata data alla capacità dell’ATI di gestire:
il contratto con l'Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni, secondo le logiche
del coordinamento centralizzato di tutte le attività di governo in forma aggregata e
non puntuale;
l'erogazione di tutti i servizi oggetto dell'appalto attraverso un decentramento di
tutte le attività operative alle risorse presenti sul territorio, che ben conoscono le
realtà operative e centralizzando invece sulle unità di coordinamento dell’ATI, le
attività di controllo, qualità e contabili.
La scelta del raggruppamento pertanto, è stata fatta tra aziende aventi:
una già consolidata esperienza con la Azienda Ospedaliera "Santa Maria" di Terni,
nella gestione dei servizi messi in gara, al fine di garantire una immediata gestione
delle attività, anche alla luce delle già esistenti relazioni formali ed interpersonali
(operatori e management);
una tendenza a costituirsi in ATI, al fine di presentare una valida offerta globale
dove vengono espresse le consolidate competenze delle aziende/cooperative
raggruppate;
specifici elementi di sinergia (strutturali, territoriali e di competenza) idonei a
costruire e rendere operativo un progetto che garantisca l’Azienda Ospedaliera, in
termini di: stabilità temporale, governabilità nei rapporti interaziendali, omogeneità
e flessibilità dei servizi e dei risultati.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
80
Si mostra di seguito come è costituito il raggruppamento temporaneo di imprese.
Figura 3.1 - Associazione Temporanea d’Impresa (ATI)
3.16.3 I Servizi in convenzione
L’Azienda Ospedaliera "Santa Maria" dì Terni, ha esternalizzato in favore dell’ATI
prima descritto, i servizi di: pulizie, facchinaggio, lavanolo, ristorazione e vigilanza.
Si mostra di seguito una tabella riepilogativa che sottolinea quali siano le competenze
specifiche di ciascuna azienda.
Figura 3.2 - Componenti ATI e relative specializzazioni
In particolare, il raggruppamento si propone con una struttura organizzativa matriciale del
tipo divisionale/funzionale.
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
81
I rami divisionali sono rappresentati dalle aree di competenza delle aziende raggruppate e
coincidono con i servizi erogati, mentre i rami funzionali sono gestiti centralmente
dall’intero raggruppamento e rappresentano le attività di supporto alla gestione
complessiva dell’appalto.
ATI Direzione ATI
(Area Coordinamento e
controllo)
Area produzione
Sevizio
Pulizia
Sevizio
Lavanolo
Sevizio
Ristorazione
Sevizio
Vigilanza
Se
rviz
i ce
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ali
di su
pp
ort
o
Amministrazione
Call Center
Sistema Informativo
Area MarketingCommerciale
Area Tecnica
Qualità e Sicurezza
Formazione
I servizi centrali interagiscono trasversalmente con tutti i servizi appaltati e possono essere
raggruppati nel seguente modo:
X X X X X X X
X X X X
Centrale
Periferica
Attiv
ità
Am
min
istr
azio
ne
Sis
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Ca
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Pro
du
zio
ne
(Fo
rnitu
ra S
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izi)
Figura 3.3 - Struttura Organizzativa Matriciale
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
82
Tra i servizi centrali, ha particolare importanza il “coordinamento e il controllo”, con il
compito di garantire il livello di qualità atteso dall’Azienda Ospedaliera.
Le attività periferiche riguardano invece, l’erogazione dei singoli servizi appaltati e
vengono direttamente gestite dai Responsabili dei servizi stessi.
Nell’area produzione vengono individuati quindi, dei responsabili unici dei servizi posti a
base di gara che rappresentano in sede di Direzione Centrale dell’ATI le cariche di:
Responsabile del Servizio di Pulizia e Facchinaggio per i servizi a base di gara di:
pulizia, sanificazione e disinfezione giornaliera e periodica dei locali e delle aree di
pertinenza dell’Azienda Ospedaliera;
facchinaggio e trasloco beni materiali dell’Azienda Ospedaliera.
Responsabile del Servizio di Lavanolo e Sterilizzazione per i servizi a base di gara di:
noleggio e lavaggio biancheria piana e sagomata e materasseria;
fornitura di noleggio di kit sterili in cotone e/o tessuto tecnico riutilizzabile per
sedute operatorie;
sterilizzazione strumentario chirurgico;
realizzazione, allestimento e gestione della centrale di sterilizzazione nei locali di
proprietà dell’Azienda Ospedaliera.
Responsabile del Servizio di Ristorazione per i servizi a base di gara di:
ristorazione per degenti;
gestione della mensa aziendale;
adeguamento della cucina.
Responsabile del Servizio di Vigilanza per i servizi a base di gara di:
vigilanza non armata;
accoglienza;
portierato.
L’Area Tecnica centrale, composta da personale altamente qualificato, cura tutti i rapporti
di interfaccia tecnica con l’Azienda Ospedaliera e con le aree tecniche localmente
operative, fornendo supporto decisionale in fase di avviamento dei singoli servizi.
Nell’Area Tecnica viene individuata infine, la figura del Coordinatore delle Attività, che
Capitolo 3 – Il Facility Management e il Global Service
83
costituisce l’interfaccia operativa con i responsabili dell’Amministrazione dell’Azienda
Ospedaliera. Il compito di quest’ultimo infatti, è quello di coordinare in piena autonomia
tutti i responsabili unici dei servizi. E’ possibile vedere in figura 4.4 quanto appena detto.
Sed
i Per
ifer
ich
eSe
de
Cen
tral
e
Responsabile Area
Coordinamento e Controllo
(Direzione Generale)
Responsabile di
Servizio Pulizia
Capo
Squadra
1
Capo
Squadra
1
Capo
Squadra
1
Responsabile di
Zona Lavanolo
Capo
Squadra
1
Capo
Squadra
1
Capo
Squadra
1
Responsabile di Zona Ristorazione
Capo
Squadra
1
Capo
Squadra
1
Capo
Squadra
1
Responsabile di Zona Vigilanza
Capo
Squadra
1
Capo
Squadra
1
Figura 3.4 - Sistema Integrato ATI
Inoltre, ogni tipologia a base di appalto, è espletata da più “Squadre di Lavoro” composte
da personale specializzato e qualificato. Nell’organico poi, vengono individuati i
“Caposquadra” che riferiscono direttamente con il loro Responsabile Unico.
Pertanto, al fine di perseguire gli obiettivi di qualità del lavoro e di quantità, il personale
viene selezionato in base ad una razionale suddivisione delle funzioni e delle qualifiche
delle risorse umane.
84
Capitolo 4
MODELLAZIONE DEI PROCESSI: METODOLOGIA IDEF0
APPLICATA AL CASO AZIENDALE
Introduzione
Il Business Process Reengineering (BPR), come già ampiamente descritto nel secondo
capitolo, è una nota modalità di cambiamento organizzativo con il fine ultimo di innovare
l’organizzazione aziendale, non solo proponendo azioni di riprogettazione radicale ma
anche interventi di miglioramento incrementale. Alla base di tutto questo, si pone la
realizzazione della proposta di integrazione dei servizi di Facility Management rivolta al
“Santa Maria”. L’obiettivo principe che si pone, è quello di conseguire un forte
miglioramento, accompagnato da un’ottimizzazione in termini di qualità oltrechè del
tempo di realizzazione relativo al servizio/prodotto finale (sempre nel rispetto degli
obiettivi strategici prefissati dall'organizzazione aziendale). Alla luce di tutto ciò, è stato
deciso di operare la modellazione dei processi aziendali con la tecnica IDEF0 poiché la
modellazione a livelli, così come propone la metodologia in questione, è molto utile per
gestire la complessità delle organizzazioni aziendali. Pertanto, si sviluppa a tal fine un
progetto che, partendo dalla rappresentazione del processo così come è attualmente (As-Is)
e proseguendo con l’individuazione del modello, fino a raggiungere il processo migliorato
(To-Be), sia in grado di rendere la metodologia più chiara e immediatamente
comprensibile per chi ha la necessità di comprenderla, studiarla ed analizzarla.
A seguire, si riportano schematicamente le varie fasi del modello di analisi BPR con cui si
continuerà l’analisi.
Figura 4.1 - Le fasi del BPR
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
85
Si procede l’elaborato specificando che il BPR, si compone di una prima fase di analisi
critica con l’individuazione dei processi e delle attività aziendali connesse ad essi che in
certa misura contribuiscono al soddisfacimento dei fabbisogni del degente/cliente.
Il tutto, viene svolto mediante la modellazione IDEF0.
Quanto detto fin ora, viene applicato a seguire per le aziende dell’ATI che è stato deciso di
prendere in considerazione. Si ricorda inoltre, che dell’organismo analizzato, composto da:
All Foods, Cosp, So.ge.si e Centro, lo studio verte su tutte le aziende in questione ad
esclusione di So.ge.si, che non avendo aderito all’indagine non può essere inclusa nella
trattazione. Da specificare inoltre che la cooperativa Centro, posta alla fine di questo
capitolo, non è stata studiata approfonditamente come le altre, poiché le attività che la
caratterizzano, ossia portierato, vigilanza non armata ed accoglienza, non sono facilmente
integrabili con le attività delle organizzazioni del raggruppamento.
A seguire, si indica dapprima l’analisi dell’azienda All Foods, più complessa dal punto di
vista organizzativo e successivamente si descrivono i processi Cosp.
4.1 Mappatura dei processi di ALL FOODS
Eseguire un’analisi approfondita di ogni azienda con la mappatura di tutte le informazioni
d’interesse, è il primo passo per essere in grado di ipotizzare scenari futuri di possibile
miglioramento.
Inoltre, risulta necessario specificare che per lo sviluppo e l’implementazione della
metodologia IDEF0 è stato necessario procedere secondo determinati step iterativi.
Dapprima infatti, si è operata una raccolta dettagliata delle informazioni e dei dati del
know-how relativi all’organizzazione in analisi, e successivamente si è arrivati ad una
mappatura schematizzata dei processi principali secondo il metodo sopra riportato. Ad ogni
modo, venire a conoscenza degli aspetti generali che caratterizzano il contesto aziendale è
stato di grande aiuto per la stesura dell’elaborato.
Le informazioni e i dati resi, sono stati consultati in varia documentazione fornitami, dal
capitolato alla relazione tecnica (documento di gara relativo all’affidamento da parte del
“Santa Maria” di alcuni servizi aziendali in Global Service). Inoltre, le informazioni e i dati
che sono di seguito inseriti, sono supportati e dimostrati da vari colloqui con i referenti e i
dipendenti dell’azienda e approfonditi attraverso una supervisione diretta dei processi di
maggiore interesse.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
86
E’ stata proprio l’osservazione “fisica” delle varie attività aziendali che ha permesso di
ricostruire più attentamente il flusso delle informazioni, dei materiali, delle attrezzature e
delle risorse che caratterizzano i processi di analisi.
Ricordando che l’All Foods, è la cooperativa che si occupa della ristorazione ospedaliera,
si procede con il descrivere i principali macro-processi giornalieri.
Lo studio, ha permesso di ottenere la mappatura a seguire.
4.1.1 Attività e componenti del processo di: “produzione della colazione”
Per l’elaborazione del caso di studio, sono stati creati degli schemi funzionali ossia,
rappresentazioni grafiche, inerenti le varie attività svolte dalle aziende in analisi nell’arco
della giornata e delle relative turnazioni che gli competono.
Di seguito vengono spiegati e riportati graficamente i processi, le attività e le sotto-attività
a loro annesse; limitatamente per il momento, ad un processo standard di produzione della
colazione.
Si è pensato di tradurre il processo in analisi sostanzialmente, in tre processi principali
secondo un analisi AS-IS (così com'è). Quest’ultima si basa sulla definizione,
documentazione e misurazione di una situazione aziendale generalmente a fronte di un
futuro cambiamento.
Coerentemente con quanto detto finora, viene di seguito riportata la modellazione esaustiva
e particolareggiata del processo AS-IS inerente alla produzione della colazione,
concretizzata mediante l’utilizzo di IDEF0.
Come si può chiaramente notare dal successivo grafico, la scomposizione effettuata è stata
la seguente:
Produzione;
Distribuzione;
Lavaggio.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
87
A1
PRODUZIONE
A2
DISTRIBUZIONE
A3
LAVAGGIO
Cibi caldi liquidi
Cibi secchi
Bustine di zucchero
Marmellata
AttrezzatureGeneriche
Riscaldatori per liquidi
Armadio carrellato chiuso
ASM1 ASM2
Carrelli assettati per distibuzione
Istruzioni di trasporto
Istruzioni di corretta consegna
Montacarichi
ASM3 ASM4 ASM5
Carrelli pronti per riassetto
Regole di sanificazione
Occorrente pulito
Lavapentole
Detrgenti/DisinfettantiPURPOSE: Processo di produzione standard della colazioneVIEWPOINT: Esterno, non esperto del settore
HACCP
TITOLO:NODO: N.:A0 PRODUZIONE DELLA COLAZIONE
Figura 4.2 - Diagramma A0: processo di produzione della colazione
A questo punto, per la lettura del primo livello di dettaglio del processo, denominato con la
sigla A0 e per la sua successiva interpretazione, risulta necessario specificare che si tratta
di una rappresentazione in una sequenza logica delle attività del processo. Riepilogando
quindi, il primo passo in questa analisi è stato quello di definire i contorni del contesto per
creare il diagramma A0.
Inoltre, dato che il diagramma A0 deve essere completato indicando lo scopo e il punto di
vista, si può dire che la modellazione del processo di produzione della colazione è quella di
un tecnico, esterno all’azienda e di conseguenza non esperto del settore.
A1 – PRODUZIONE
Il processo di produzione è facilmente riassumibile e non assolutamente complesso da un
punto di vista tecnico. A dimostrazione di questo concetto, si può passare all’ introduzione
dei suoi input e dei suoi output. Una colazione quotidiana per i degenti del “Santa Maria”,
si compone di: cibi caldi liquidi (latte, thè e caffè d’orzo), cibi secchi (fette biscottate,
cornetti ecc.) con aggiunta di marmellata confezionata in vaschetta monouso e bustine di
zucchero. Tutto l’occorrente finora citato, è fornito dai magazzinieri e viene posizionato da
un operatore su appositi armadi carrellati chiusi.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
88
Proprio quest’ultimi, adeguatamente assettati per la veicolazione ai reparti di degenza,
possono essere considerati gli output del processo. Per comprendere in modo migliore le
fasi del processo di produzione, si inseriscono di seguito le attività di cui è costituito ossia:
Riempimento carrelli;
Preparazione.
In tutte le varie fasi del ciclo produttivo del processo in analisi ma anche in quelli che
seguiranno nel corso della trattazione, relativamente al processo di: produzione del pranzo,
della cena e del ripasso serale, è necessario applicare la metodologia HACCP.
L’HACCP è un sistema di autocontrollo che ogni operatore nel settore della produzione di
alimenti, deve mettere in atto al fine di valutare e stimare pericoli e rischi e stabilire misure
di controllo per prevenire l'insorgere di problemi igienici e sanitari. Quest’ultimo, risulta
essere infatti un importante e diffuso metodo di controllo degli alimenti, delle fasi di
produzione, delle metodologie di conservazione, dei locali e del personale della cucina.
Da non dimenticare il fatto che, nel rispetto delle esigenze e della qualità complessiva del
servizio richiesta dal capitolato, nonché nel rispetto della soddisfazione del paziente
concernente ai vari pasti, è necessario applicare le adeguate procedure ed istruzioni per il
mantenimento delle migliori condizioni igienico sanitarie garantite dal possesso di
certificazione ISO 9001 e ISO 22000.
Con ISO 9001, si identifica una serie di norme e linee guida che propongono un sistema di
gestione per la qualità, pensato per gestire i processi aziendali affinché siano indirizzati al
miglioramento della efficacia e dell'efficienza della organizzazione, oltre che alla
soddisfazione del cliente. Lo Standard ISO 22000 invece, è uno standard applicato su base
volontaria dagli operatori del settore alimentare. È stato pubblicato dall'Ente di
Normazione Internazionale ISO nel settembre 2005 al fine di armonizzare gli standard
nazionali e internazionali preesistenti in materia di sicurezza alimentare e HACCP.
Pertanto, un servizio di ristorazione ospedaliera, in quanto industria ove si preparano,
manipolano e distribuiscono alimenti, è direttamente coinvolto nell’applicazione
dell’autocontrollo e questo coinvolgimento è ancora più sentito in relazione alla particolare
tipologia di consumatori a cui sono diretti gli alimenti.
A11 - RIEMPIMENTO CARRELLI
L’ attività in esame, viene compiuta da un solo operatore o ASM (acronimo che nel corso
della trattazione indicherà un addetto al servizio mensa). L’operazione, viene eseguita
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
89
quotidianamente alla fine della distribuzione delle colazioni del giorno precedente a quello
che si sta considerando. L’addetto al servizio, riempie di cibi secchi (fette biscottate,
cornetti ecc.), bustine di zucchero e marmellata, considerati gli input dell’attività, gli
armadi carrellati chiusi utilizzati per la veicolazione ai reparti, che adeguatamente assettati
per il giorno successivo, ne costituiscono l’output. Gli appositi carrelli porta-colazione, di
cui di seguito se ne riporta un’immagine, sono dotati di tre thermos mobili posizionati nel
piano d’appoggio superiore e scomparti per i solidi. Gli input dell’attività infatti, una volta
inseriti nell’apposito spazio per i solidi, vengono posti sotto chiave per evitare qualunque
pericolo di contaminazione nel rispetto delle istruzioni fornite dalla committenza.
In conclusione, i carrelli predisposti per il giorno successivo, vengono adagiati nella parete
attigua all’area appositamente adibita alla preparazione della colazione.
Figura 4.3 - Carrelli porta-colazione
A12 – PREPARAZIONE
La funzione in esame, è compiuta con l’ausilio di due ASM che preparano dalle 6.00 alle
7.00 di ogni giorno la colazione per i degenti del “Santa Maria” in un’area della cucina
appositamente dedicata.
Il loro lavoro riguarda principalmente la preparazione di caffè
d’orzo, thè e latte comunemente definiti cibi caldi liquidi. Per far
ciò, i due ASM si avvalgono di tre riscaldatori per liquidi (definiti in
gergo tecnico: pentoloncini fissi). L’attività di cui si occupano, si
compone semplicemente del riscaldamento dei liquidi utilizzando il
mezzo indicato nella figura di fianco riportata.
Figura 4.4 - Riscaldatori per liquidi
I pentoloncini in Figura 4.4, sono strutture dotate di un rubinetto, posizionato sulla parte
superiore, da cui esce acqua che va a riempire il cestello interno.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
90
Una volta raggiunta la temperatura desiderata, per mezzo del secondo rubinetto ossia
quello posto nella parte inferiore dei pentoloncini, fuoriesce acqua adeguatamente
riscaldata che i due operatori inseriscono poi nei thermos mobili posizionati sui carrelli
utilizzati per la veicolazione sopra descritti. Inoltre, l’area della cucina riservata alla
preparazione della colazione, è munita anche di attrezzature generiche come: utensili da
cucina (ad esempio taglieri o coltelli utilizzati per affettare il limone da mettere nel thè),
banchi di acciaio (utilizzati invece per lo stoccaggio dei cibi secchi, delle bustine di
zucchero ecc.) ed di un lavello con una piccola vasca).
A questo punto, si può vedere lo schema dettagliato di quanto appena descritto.
Figura 4.5 - Diagramma A1: Le attività del processo di produzione
A2 - DISTRIBUZIONE
Il processo di distribuzione della colazione avviene giornalmente ed è effettuato da cinque
ASM, tre di questi iniziano la loro attività lavorativa alle 7.00 e continuano la distribuzione
fino al termine della consegna che avviene dalle 8.15 alle 8.45. A questi, si aggiungono
inoltre i due operatori che precedentemente si erano occupati della preparazione delle
colazioni. Gli operatori che svolgono il servizio secondo le turnazioni indicate dalla
committenza, trasportano i cibi secchi e i cibi liquidi attraverso gli armadi carrellati chiusi
sopra descritti. Quest’ultimi, adeguatamente assettati, output del processo di produzione,
sono considerati gli input del processo di distribuzione. Gli output invece, risultano essere
gli stessi carrelli utilizzati per la veicolazione, sui quali però, una volta rientrati in cucina si
opera il riassetto. Si ricorda inoltre che quest’ultimi, dopo un iniziale riordinamento,
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
91
vengono riportati nello spazio di stazionamento a loro dedicato, riempiti dei cibi secchi e
ripreparati così per il giorno successivo.
Per una maggiore chiarezza nella descrizione del processo, è necessario specificare che i
reparti oggetto di valutazione sono sia gli interni che gli esterni. I reparti del “Santa Maria”
oggetto di studio, sono indicati nella tabella a seguire e risultano essere così disposti:
REPARTI
PIANO TERRA DEGENZA ONCOLOGICA, DH ONCOLOGICO, MEDICINA
INTERNA MEDICINA D’URGENZA e RIANIMAZIONE-
OSSERVAZIONE BREVE.
PRIMO PIANO CHIRURGIA UROLOGICA PLASTICA, UNITA’ FEGATO,
CHIRURGIA GENERALE E D’URGENZA (Sezione A) E
PEDIATRIA.
SECONDO
PIANO
DAY SURGERY, CHIRURGIA GENERALE E D’URGENZA
(Sezione B), TESTA/COLLO.
TERZO PIANO DH OCULISTICO, UROLOGIA, DIVISIONE OSTETRICA E
DIVISIONE GINECOLOGICA.
QUARTO PIANO NEUROLOGIA, DIVISIONE ORTOPEDICA E CHIRURGIA
DELLA MANO.
QUINTO PIANO DH MEDICO, DH DERMATOLOGICO, CHIRURGIA
TORACICA, GERIATRIA, CLINICA MEDICA U/D E
MALATTIE APPARATO RESPIRATORIO.
SESTO PIANO UTIC-TIPO, WEEK HOSPITAL E CARDIOLOGIA.
ESTERNO MALATTIE INFETTIVE SIM E DIALISI.
Con l’intento di operare un’ottimizzazione dei percorsi, è stato ritenuto necessario avere
informazioni relative al numero dei degenti per ogni reparto, considerando questo dato
variabile di giorno in giorno all’interno di una struttura ospedaliera. Alla luce di quanto
appena detto, è possibile ricostruire in modo più accurato una stima attinente al periodo
preso come campione e relativo alla mia supervisione diretta. Si riportano di seguito i
percorsi effettuati da ciascun operatore e il tempo impiegato per la consegna in ogni
reparto. Di media, il tempo considerato per gli spostamenti varia dai 6 ai 16 minuti, quello
di consegna ai reparti dai 7 ai 20 minuti. Facendone una stima approssimativa quindi, ogni
operatore impiega per la consegna delle colazioni dai 40 ai 50 secondi a persona.
Si riportano di seguito i dettagli inerenti la logica distributiva aziendale e i percorsi
effettuati dagli operatori. Quest’ultimi, sono appositamente tracciati sulle planimetrie.
La logica distributiva adottata risulta essere la seguente:
1 ASM, sale dalla cucina al piano terra utilizzando il montacarichi dedicato ed
impiegando di media dai 3 ai 5 minuti; distribuisce le colazioni al piano indicatogli,
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
92
secondo questo ordine: DH Oncologico (17 minuti), Degenza Oncologica (7
minuti), Medicina Interna (14 minuti) e Medicina d’Urgenza (13 minuti), poi sale
nuovamente, raggiunge il primo piano, utilizzando sempre il montacarichi e
distribuisce in due reparti, Chirurgia Generale d’Urgenza (Sezione A) (12 minuti) e
Pediatria (7 minuti).
Il tutto avviene dalle 7.00 alle 8.30 di ogni giorno, dettagli dell’orario di partenza
dalla cucina e del relativo rientro. Nella mappatura a seguire, il percorso compiuto
da questo primo ASM, è identificato con il colore rosso.
1 ASM, distribuisce le colazioni al secondo piano, inizia dal Testa/Collo, reparto
che al momento accoglie anche i pazienti del Day Surgery a causa di lavori di
ristrutturazione di quest’ultimo (14 minuti), Chirurgia Generale e d’Urgenza
(Sezione B) (11 minuti), poi scende al primo piano, completa la distribuzione nei
reparti rimanenti Unità Fegato (10 minuti) e Chirurgia Urologica Plastica (9
minuti), poi scende di nuovo e consegna la colazione al pronto soccorso, nei reparti
di Rianimazione e Osservazione Breve (13 minuti) ultimando così il suo giro ed
impiegando come il precedente ASM, 1.30 h, sempre dalle 7.00 alle 8.30.
L’operatore in questione è indicato nella planimetria con il colore verde.
1 ASM, distribuisce le colazioni al terzo piano, Urologia (13 minuti), Ostetricia (14
minuti) e Ginecologia (8 minuti), lasciando al DH Oculistico soltanto il foglio di
prenotazione dei pasti e al sesto piano Cardiologia (20 minuti), Week Hospital (10
minuti) e Utic-Tipo (8 minuti), impiegando 15 minuti in più degli altri, iniziando
sempre alle 7.00 ma terminando all’incirca intorno alle 8.45. L’ASM in questione è
rappresentato dal colore blu.
1 ASM, distribuisce le colazioni al quarto piano: Divisione Ortopedica (15 minuti),
Chirurgia della mano (19 minuti) e Neurologia (20 minuti), impiegando 1.15 h.
Dalle 7.00 alle 8.15. Il colore che lo contraddistingue è il rosa.
1 ASM, distribuisce le colazioni al quinto piano; inizia dalla Chirurgia Toracica (20
minuti), Mar (7 minuti), Clinica Medica U/D (16 minuti) e Geriatria (19 minuti).
Anche in questo caso, ai DH presenti nel piano, vengono lasciati soltanto i fogli di
prenotazione dei successivi pasti per l’indomani. Il tutto avviene dalle 7.00 alle
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
93
8.30 di ogni giorno. Il percorso di quest’ultimo operatore è indicato con il colore
arancione.
1 ASM, dalle 7.00 alle 8.00 consegna invece ai reparti esterni.
L’ordine è il rispettivo: Malattie Infettive, Dialisi e Sim (reparto in cui non vengono
lasciati i cibi caldi liquidi poiché la preparazione di questi è a cura della struttura
stessa). Il mezzo utilizzato per la seguente distribuzione è un furgoncino di
proprietà dell’azienda.
Da specificare inoltre che nelle planimetrie di seguito inserite, si riportano i
percorsi compiuti da ciascun operatore, indicando con:
a. Il pallino rosso, il punto di partenza e di arrivo, rappresentato
sostanzialmente dal montacarichi;
b. Le frecce invece definiscono l’ordine di percorrenza.
Figura 4.6 – Percorsi su planimetria: Piano Terra
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
94
Figura 4.7 – Percorsi su planimetria: Piano Primo
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
95
PIANO SECONDO
TESTA/COLLO CHIRURGIA GENERALE E D’URGENZA (Sezione B)
DAY SURGERY CHIRURGIA PLASTICA
Figura 4.8 – Percorsi su planimetria: Piano Secondo
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
96
PIANO TERZO
UROLOGIACELLULE STAMINALI -
DAY PEDIATRICO
GINECOLOGIA OSTETRICIA
Figura 4.9 – Percorsi su planimetria: Piano Terzo
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
97
PIANO QUARTO
CHIRURGIA DELLA MANO DIVISIONE ORTOPEDICA
DH NEUROLOGICO DH ORTOPEDICO
NEUROLOGIA
Figura 4.10 – Percorsi su planimetria: Piano Quarto
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
98
PIANO QUINTO
GERIATRIA CLINICA MEDICA U/D
CHIRURGIA TORACICA MAR
DH DERMATOLOGICO E DH MEDICO
Figura 4.11 – Percorsi su planimetria: Piano Quinto
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
99
PIANO SESTO
UTIC E TIPO DH CARDIOLOGICO
WEEK HOSPITAL CARDIOLOGIA
Figura 4.12 – Percorsi su planimetria: Piano Sesto
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
100
Generalmente, seguendo un processo di distribuzione della colazione, l’organizzazione del
lavoro è quella sopra riportata per tutti i giorni della settimana ad esclusione della
domenica, che presenta lievi variazioni per quanto riguarda l’organizzazione dell’ordine di
consegna ai reparti. Infatti, un ASM distribuisce il piano terra ed il primo piano, un altro si
occupa della consegna al secondo e al quarto piano, un altro ancora si occupa del quinto,
un operatore distribuisce ai reparti presenti nel terzo e nel sesto piano del Santa Maria, e un
ultimo ASM consegna gli esterni. Si ricorda inoltre che i Day Hospital la domenica non
vengono effettuati e quindi non sono considerati nella lista dei reparti.
A21 – TRASPORTO
Per il trasporto dei carrelli dalla cucina ai reparti, gli operatori (cinque in tutto) utilizzano
un solo montacarichi posizionato al primo piano interrato, stesso luogo in cui si trovano i
locali della cucina. Il montacarichi utilizzato, è lo stesso che poi verrà impiegato per la
consegna e il ritiro del pranzo e della cena, per la consegna delle merende e per il ripasso
serale. Pertanto, ogni operatore trasporta un apposito carrello assettato per la distribuzione
delle colazioni, input dell’attività, fino ad arrivare ai reparti assegnatigli, fine ultimo del
trasporto. Nel corso dello svolgimento dell’attività in questione, ogni operatore si attiene
alle istruzioni, vincoli quindi, del loro responsabile.
A22 – CONSEGNA
Gli stessi cinque operatori sopra citati, si pongono come input la consegna delle colazioni
attraverso gli appositi carrelli sui quali vengono posizionati anche dei giornali e come
output, la soddisfazione del degente nell’adempimento dell’attività. Da specificare inoltre
che i giornali sono proporzionali al numero di stanze per ogni reparto. A differenza di
quanto avviene per la consegna del pranzo e della cena, nella distribuzione delle colazioni,
non viene effettuato alcun tipo di ritiro, dato che viene fornito materiale che poi viene
gettato. Solitamente, ciascun operatore, vincolato dalle istruzioni di consegna della
committenza, effettua al degente la richiesta di preferenze su i cibi caldi liquidi e sui cibi
secchi. Successivamente, procede nel riempimento della tazza/bicchiere di proprietà del
degente, fornita dal degente stesso o dalla relativa assistenza privata; in caso contrario,
l’ASM consegna al paziente un bicchiere termico insieme ai cibi secchi richiesti. Al
termine del consumo poi, il materiale a perdere, viene gettato all’interno dell’apposito
getta-rifiuti posizionato in ogni stanza dei vari reparti del “Santa Maria”. Da menzionare
inoltre che un solo operatore consegna le colazioni per ogni reparto. Limitatamente a
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
101
questa attività del processo di produzione della colazione, è possibile riscontrare una
criticità legata agli innumerevoli disguidi tra paziente o la relativa assistenza privata per la
richiesta di una maggiore quantità di cibi e bevande.
A23 – RITORNO IN CUCINA
Una volta avvenuta la consegna delle colazioni, output dell’attività precedente ed input di
quella in questione, gli operatori coinvolti nella distribuzione rientrano in cucina con i
carrelli pronti per il riassetto output appunto, dell’analisi di quest’ultima attività di cui si
compone il processo di distribuzione della colazione. La risorsa utilizzata anche in questo
caso, così come avveniva per il trasporto, risulta essere il già ampiamente citato
montacarichi. Quanto appena motivato e descritto come spiegazione del processo di
distribuzione, è di seguito riportato nello schema realizzato con la metodologia IDEF0:
A21
TRASPORTO
A22
CONSEGNA AI REPARTI
A23
RITORNO IN CUCINA
Carrelli assettati per distibuzione
Montacarichi
ASM1 ASM2 ASM3 ASM4 ASM5
Giornali
Istruzioni di trasporto
Arrivo operatore
Colazione consegnata
Istruzioni di corretta consegna
Carrelli pronti per riassetto
TITOLO:NODO: N.:A2 ATTIVITA' DELLA DISTRIBUZIONE
HACCP
Figura 4.13 - Diagramma A2: Attività del processo distribuzione della colazione
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
102
A3 – LAVAGGIO
Il lavaggio risulta essere l’ultimo processo con cui si chiude la filiera logistica inerente alla
produzione della colazione. In quest’ultimo, viene operato principalmente il riassetto dei
carrelli successivo alla fase di distribuzione e la sanificazione di tutte le attrezzature
utilizzate durante il processo di preparazione. I carrelli quindi e le attrezzature generiche,
risultano essere gli input del processo in questione. Il tutto, è effettuato da tre operatori nel
rispetto delle regole di sanificazione imposte dal metodo HACCP. Per questo, le operazioni
di pulizia devono essere programmate in modo da definire esplicitamente tempi e modi
delle operazioni. La programmazione delle operazioni di pulizia e disinfezione determina
infatti il mantenimento di livelli igienici ottimali nei locali di lavorazione e conservazione
degli alimenti. Proseguendo con la descrizione delle attività, si può dire che gli operatori
addetti al processo di lavaggio, in un primo momento operano una pulizia del materiale
utilizzato in fase di preparazione all’interno di vasche, effettuando su questi un primo
lavaggio con acqua e detergenti/disinfettanti appropriati ed in un secondo momento invece,
si avvalgono dell’uso di lavapentole al fine di operare una sanificazione accurata ed avere
come output l’occorrente sterilizzato.
Al termine del processo, il materiale opportunatamente sanificato e pronto per un nuovo
utilizzo, viene riposto nelle aree appositamente dedicate all’interno della cucina.
Il materiale adoperato durante il processo di produzione, viene risistemato all’interno della
stanza adibita esclusivamente alla preparazione della colazione così come i carrelli
utilizzati per la veicolazione ai reparti, vengono riposti lungo la parete attigua alla stanza
appena citata. E’ buona norma specificare affinchè sia più chiara la comprensione delle
varie fasi del processo, che la risistemazione dei carrelli e delle varie attrezzature utilizzate
(taglieri, coltelli e thermos mobili), viene effettuata dallo stesso personale che ha effettuato
il lavaggio. Per meglio dire, tre ASM operano il riassetto dei carrelli e li risistemano fino al
termine della loro turnazione, il materiale a lavaggio nella lavapentole invece viene
risistemato dall’unico operatore che poi prosegue il suo turno fino alle 13.20, quest’ultimo
quindi si occupa di sanificazione e riordino fino alle 11.00.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
103
A31
LAVAGGIO STANDARD
A32
RIORDINAMENTO MATERIALE
Attrezzaturegeneriche
Carrelli pronti per riassetto
Regole di Sanificazione
Occorrente pulito
Occorrente pronto per nuovo utilizzo
Riscaldatori perliquidi
ASM3ASM4ASM5
Lavapentole
Detrgenti/Disinfettanti
TITOLO:NODO: N.:A3 ATTIVITA' DEL LAVAGGIO
Figura 4.14 - Diagramma A3: Attività del processo di lavaggio della colazione
4.1.2 Attività e componenti del processo di: “produzione del pranzo”
A seguire, l’attenzione si sposta su una descrizione ed una spiegazione delle attività e delle
relative componenti (input, output, vincoli e risorse) che le caratterizzano, limitatamente ad
un contesto più ampio, concernente la preparazione dei pasti ai degenti del “Santa Maria”
per il consumo del loro pranzo. I principali processi sui quali si è deciso di realizzare la
modellazione IDEF0, risultano essere:
Stoccaggio;
Produzione;
Distribuzione;
Lavaggio.
Ad esclusione dello stoccaggio, vengono utilizzati gli stessi identificativi adottati nella
modellazione precedente, nonostante le attività e le sotto-attività inglobate nei macro-
processi considerati presentino notevoli differenze.
Al fine di un migliore svolgimento del servizio al cliente/degente, risulta importante non
perdere mai di vista la qualità complessiva del servizio (linee progettuali e standard
qualitativi), l’ottimizzazione del lay-out operativo, l’organizzazione della produzione,
l’organizzazione del lavoro, il piano di produzione (tempi e metodi), il piano degli acquisti
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
104
(le merci, vengono ordinate in quantità limitata ma sufficiente a ricoprire il fabbisogno di
consumo fino al giorno successivo alla prevista consegna) e l’igiene complessiva del
servizio.
Tutto ciò, con l’obiettivo di rispettare: tipo di utenza da soddisfare, dimensioni, orari di
distribuzione dei pasti, sistema di distribuzione previsto e qualità del servizio complessiva
espressa nel capitolato. L’operato, eseguito nelle varie attività di processo, è svolto sotto la
supervisione e il coordinamento di dietologi, biologi, sociologi e nutrizionisti che si
occupano della preparazione giornaliera dei menù per i degenti del “Santa Maria”, sia per
quelli soggetti a diete speciali sia per quelli soggetti a diete ordinarie.
L’approvvigionamento delle materie prime invece, processo non meno importante ma non
riportato nella schematizzazione successiva, viene realizzato sulla base di un’accurata
scelta dei fornitori ad opera dell’ufficio acquisti centrale e del direttore di servizio.
Quest’ultimi infatti, selezionano i fornitori migliori presenti sul mercato nazionale o della
CEE (riconosciuti da: certificazione di qualità UNI EN ISO 9000:2000).
Quindi, come già precedentemente detto, nell’ambito della ristorazione ospedaliera, la
filosofia della Qualità Totale prevede per il servizio di ristorazione erogato, la
soddisfazione di standard di sicurezza igienica, di equilibrio nutrizionale, di qualità
sensoriale del pasto e di completezza del servizio sempre nel rispetto dell’HACCP.
Nei riguardi infatti del DECRETO LEGISLATIVO 26 maggio 1997 n. 155: attuazione
delle Direttive 93/43 CEE e 96/3/CE concernente l’igiene dei prodotti alimentari, si
prescrive l’obbligo di attuazione da parte del personale responsabile dell’industria
alimentare, di un’attività di autocontrollo sulle diverse fasi della produzione, ad esempio:
modalità di conservazione e stoccaggio degli alimenti, rintracciabilità interna dei prodotti,
corrette norme di pulizia e sanificazione, igiene del personale, gestione delle diete,
gestione e conservazione dei test campione, corrette norme di sanificazione per i
contenitori, per i mezzi di trasporto, corrette norme nel trasporto e somministrazione delle
pietanze alle giuste temperature, attività tipiche in fase di distribuzione ecc..
L’assicurazione della qualità igienico-sanitaria di un alimento quindi, non deriva più
soltanto da un controllo del prodotto finito, ma è correlata ad una vigilanza continua
(monitoraggio) sul processo produttivo.
La finalità del sistema non è più quella di intervenire sulle non conformità rilevate, ma
quella di prevenirne le cause di insorgenza prima che si verifichino gli eventi negativi e, in
ogni caso, applicare sempre le opportune azioni correttive in modo da minimizzare i rischi.
Si tratta di una profonda innovazione all’interno del comparto agroalimentare italiano, che
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
105
ha avuto ed ha tuttora grandi ripercussioni, poiché evidenzia che la sicurezza di un
prodotto alimentare può essere raggiunta non solo mediante il controllo del prodotto da
parte di un Ente ispettivo esterno, ma anche e soprattutto mediante il controllo del processo
produttivo da parte dello stesso produttore.
Si prosegue l’elaborato in modo similare con quanto svolto in precedenza, relativamente al
processo di produzione della colazione e viene di seguito riportata la modellazione
completa e dettagliata del processo AS-IS inerente la produzione del pranzo.
Si riporta di seguito il diagramma di contesto A0 inerente allo studio in questione.
Figura 4.15 - Diagramma A0: processo di produzione del pranzo
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
106
A1 – STOCCAGGIO
Il processo in analisi, presenta come input il trattamento delle merci in arrivo e come
output, il deposito temporaneo della merce adeguatamente stoccata in apposite celle prima
dell’effettiva lavorazione.
Le attività inglobate nel processo di stoccaggio, risultano essere:
Scarico;
Controllo e Accettazione;
Sconfezionamento;
Deposito.
Tutte le attività appena citate, avvengono in un apposita area della cucina, l’area
stoccaggio. Quest’ultima, è dotata di una zona ingresso per il controllo delle derrate in
arrivo e di una zona sconfezionamento in cui allontanare gli imballi prima di entrare in
area stoccaggio. Il tutto, è effettuato da due magazzinieri che svolgono il loro lavoro dal
lunedì alla domenica iniziando alle 6.00 e proseguendo fino alle 12.20 nel rispetto delle
tecniche di manipolazione imposte dal metodo HACCP.
A11 – SCARICO
All’ingresso della zona adibita allo stoccaggio ed in particolare all’ingresso delle merci
(spazio esterno), viene allestita una pedana idraulica in modo da facilitare lo scarico senza
deteriorare le merci. Le materie prime in arrivo attraverso appositi mezzi di trasporto, input
dell’attività, vengono scaricate dai due magazzinieri. Conseguentemente, le derrate
deperibili e non deperibili scaricate, output dell’attività, vengono sottoposte ad un
immediato controllo.
A12- CONTROLLO E ACCETTAZIONE
Le derrate consegnate, input dell’attività, vengono immediatamente controllate, con il fine
ultimo di verificare la conformità degli ordinativi o l’eventuale non conformità. A tal fine,
vengono compilati dai magazzinieri dei moduli HACCP relativi a ciascun fornitore. Da
specificare, che tutti i prodotti utilizzati presentano garanzie di qualità a garanzia della
certificazione della provenienza dei prodotti dai fornitori.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
107
Inoltre, nell’ottica di offrire un efficace sistema di rintracciabilità nella filiera alimentare,
ad ogni prodotto è abbinato un codice di tracciabilità attraverso il quale si può risalire
all’origine produttiva, sia essa azienda agricola o allevamento. In accordo con quanto
appena detto, il controllo effettuato sulla merce appena scaricata, verte principalmente su
un riscontro visivo della qualità delle forniture, su un controllo fisico dei quantitativi
attraverso bilance elettroniche e su una verifica della temperatura dei cibi attraverso dei
termometri. Una volta effettuate le operazioni di controllo sull’entità degli ordinativi ed
effettuate tutte le registrazioni necessarie per il sistema di tracciabilità, i due magazzinieri
passano alla fase di accettazione firmando la bolla di consegna.
A13 – SCONFEZIONAMENTO
La merce conforme, input dell’attività, prevede un successivo sconfezionamento con il fine
ultimo di produrre come output, derrate pronte per essere stoccate. L’attività, viene
effettuata in un apposito spazio dell’area stoccaggio, denominata appunto area
sconfezionamento. In quest’ultima, avviene il conclusivo disimballaggio delle merci prima
di passare allo stoccaggio nelle apposite celle frigorifere.
A14 – DEPOSITO
A questo punto, la merce sconfezionata, input di quest’ultima attività, viene
opportunatamente riposta nelle celle frigorifere producendo come output la merce stoccata
che sarà poi utilizzata nella successiva fase di lavorazione.
Le operazioni dei due magazzinieri in questo caso, sono vincolate da determinate tecniche
di manipolazione che vertono nel badare per esempio ad: una accurata pulizia dei
contenitori in cui sono risposti gli alimenti che devono essere adeguatamente protetti, ad
una buona pulizia della dispensa e della cella frigorifera in cui vengono posizionati gli
alimenti deperibili refrigerati o congelati, ad una adeguata temperatura di conservazione
dei cibi una volta sconfezionati, ecc..
L’ insieme delle attività finora descritte, rappresentative del processo di stoccaggio, sono
riportate di seguito nel seguente schema di modellazione IDEF0.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
108
A11
SCARICO
A12
CONTROLLO E ACCETTAZIONE
A13
SCONFEZIONAMENTO
A15
DEPOSITO
Merce in arrivo
2 MagazzinieriPedana Idaraulica
HACCP
Modulo HACCP
Derrata deperibili e non deperibili
Bilanciaelettronica
Termometri
Merce Conforme
Bolla
Mercesconfezionata
Merce stoccata
Celle frigorifere
TITOLO:NODO: N.:A1 ATTIVITA' DELLO STOCCAGGIO
Figura 4.16 - Diagramma A1: Attività del processo di stoccaggio
A2 – PRODUZIONE
Il processo di produzione si basa principalmente sulla realizzazione di un’accurata
lavorazione degli input ossia delle materie prime adeguatamente stoccate, con il fine
ultimo di produrre come output, un pasto che risulti di alta qualità per i degenti
dell’azienda ospedaliera. All Foods, secondo i termini del contratto di appalto, attraverso il
quale l’ospedale “Santa Maria” di Terni affida all’azienda la completa gestione del servizio
di ristorazione degenti e dipendenti, svolge un servizio che porta come output, la
produzione di circa 950/1000 pasti al giorno con vassoio personalizzato. L’attività di
produzione, è eseguita ogni giorno da un capocuoco, quattro cuochi, un macellaio ed ASM,
sotto la supervisione del direttore di servizio. Da specificare inoltre che il capocuoco,
esegue i suoi compiti in stretta collaborazione con il direttore del servizio di ristorazione
con il quale giornalmente programma anche la produzione stessa in tutti i suoi aspetti. Al
fine di ottenere un servizio qualitativamente eccellente, si seguono le normative espresse
con il sistema qualità ISO 9000:VISION 2000.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
109
Il sistema si compone di procedure ed istruzioni che attraverso opportuni monitoraggi
possono garantire il mantenimento delle migliori condizioni igienico sanitarie e
nutrizionali. La qualità igienico sanitaria alimentare è l’insieme di tutte le misure atte ad
assicurare il valore nutritivo degli alimenti e l’innocuità dei medesimi, in tutte le fasi
(arrivo, stoccaggio, lavorazione e consumo). La salubrità degli alimenti è fondamentale per
evitare gravi problemi di salute associati a fenomeni di contaminazione biologica e chimica
degli alimenti. Se le norme non vengono rispettate, si possono ottenere infatti effetti
deleteri per la salute umana, per prevenire questo, è importante attuare l’autocontrollo
secondo il metodo HACCP costantemente in ogni singola fase del ciclo produttivo.
Le attività in cui è stato suddiviso il processo di produzione sono risultate le seguenti:
Preparazione;
Confezionamento;
Gestione prenotazioni.
La figura a seguire, mostra i dettagli di quanto appena citato.
A21
PREPARAZIONE
A22
CONFEZIONAMENTO
A23
GESTIONE PRENOTAZIONI
Merce stoccata
Vitto
HACCP
AttrezzatureGeneriche
AttrezzatureFisse
Altro
4 Cuochi1 Macellaio
Nastro
Burlodge
1 Cuoco
4 ASM
1 Impiegata
Vassoio personalizzatoIn burlodge
Ordine daireparti
Server
TerminaliDispositivi di
rete
Dispositivi generici
Tempistica committenza
Alta qualità del servizio
TITOLO:NODO: N.:A2 ATTIVITA' DELLA PRODUZIONE
Figura 4.17 - Diagramma A2: Attività del processo di produzione del pranzo
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
110
A21 - PREPARAZIONE
Nell’apposita area della cucina denominata “zona di preparazione e confezionamento”, le
derrate stoccate, input dell’attività, vengono lavorate da quattro cuochi (un cuoco, 6.40-
13.00, per reparto geriatrico, un cuoco 7.30 – 13.50 per primi, contorni e vitti comuni, un
cuoco 7.00-13.20 per i secondi ed un cuoco 6.30-12.50 per le diete; tutti i giorni della
settimana) e da un macellaio (7.00-13.00 dal lunedì al sabato) che si occupa
esclusivamente della lavorazione delle carni in uno spazio dedicato della zona della cucina
in questione. I cuochi ed il macellaio, nel loro quotidiano, utilizzano per la preparazione
del vitto, output dell’attività, attrezzature generiche (pentolame per cottura dei cibi in vetro
o in acciaio inox di varia misura, utensili di diverso genere utilizzati in fase di cottura o
durante la preparazione, ad esempio: mestoli, fruste ecc. oltre che, taglieri, frullatori,
spremiagrumi e via dicendo), attrezzature fisse (lavaverdure, piastre, forni con diversi
sistemi di cottura per abolire i grassi, diminuire al minimo la perdita dei principi nutritivi e
rendere gli alimenti più digeribili: a termoconvenzione, a vapore, fry-top ed ad acqua,
brasiere, pentoloncini fissi per la produzione di pietanze in grandi quantitativi, ad esempio:
sughi, vegetale, purè ecc. e un abbattitore delle temperature dove vengono inserite teglie di
cibo appena cotto, al fine di far scendere le temperature dell’alimento, per esempio dai
180°C fino ai 4-5C°. Questa procedura, è utilizzata appunto per abbattere le eventuali
proliferazioni batteriche e garantire la salubrità delle vivande) e altro (affettatrici per la
lavorazione delle carni o dei piatti freddi, cuocipasta, tritacarne, pelapatate, carrelli
armadio chiusi con termostato scalda-vivande per riportare il cibo in uscita dall’abbattitore,
alla giusta gradazione ecc.). Il sevizio di preparazione dei pasti avviene nella cucina con
sistema in legame fresco-caldo con cui si intende che la preparazione dei cibi deve essere
completata non prima delle due ore che precedono il consumo. Tra i vincoli principali del
processo di preparazione, oltre al rispetto del metodo HACCP, risulta essere di
fondamentale importanza il rispetto delle istruzioni relative alle tecniche di manipolazione
per la preparazione e cottura dei cibi. Qualora infatti non si rispettassero le giuste norme,
l’alimento integro all’orgine potrebbe trasformarsi in un alimento contaminato. I fattori di
rischio nella manipolazione degli alimenti sono legati per la preparazione e per la cottura al
contatto con: piani di lavoro, utensili non adeguatamente sanificati, insetti o animali in
genere, tra prodotti crudi e cotti, tra cibi sporchi e puliti, utensili e contenitori non
pefettamente puliti, temperature/tempi di cottura non adeguati e contemporanea cottura di
cibi crudi e cotti. Per evitare tutto ciò, nel corso della preparazione, il personale deve
eseguire le seguenti disposizioni oltre a quanto imposto dal piano di autocontrollo:
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
111
utilizzare superfici di taglio diverse per prodotti di origine diversa (carne/verdura) e di
stato diverso (crudo/cotto) e non utilizzarli come appoggi, prelevare i prodotti deperibili
dal frigo solo immediatamente prima di usarli e riporre in frigo le quantità non utilizzate
sempre riparate con coperchi, alluminio o altro materiale. Inoltre il personale, durante
l’evacuazione dei sacchi della spazzatura prodotta, deve evitare il passaggio nella zona di
preparazione, di cottura e distribuzione, utilizzando appositi corridoi e percorsi consentiti,
dirigendosi verso l’appropriata zona sporco. Prima dell’applicazione della tecnica IDEF0
sulle varie attività dei processi presi in esame ed analizzati a seguire, si inserisce una
tabella riassuntiva dei dati riguardanti le tempistiche legate alle attività svolte (momento di
inizio e fine) e contenente informazioni sul numero delle risorse utilizzate nelle rispettive
turnazioni.
Addetto
Servizio
Mensa
Confezionamento Consegna Ritiro Consegna
Merende
Lavaggio
Stoviglie
ASM1
(10.15-13.00)
11.00 - 12.30
ASM3
(11.30-13.30)
11.30 – 13.00 13.00 – 13.30
ASM4
(10.45-12.45)
11.00 – 12.00 12.00 – 12.45
ASM5
(7.00-13.00)
11.00 – 12.30
ASM7
(10.45-17.05)
11.00 – 12.30 12.30 – 13.00 13.00 – 14.00 14.00 – 17.05
ASM8
(11.30-15.30)
11.30 – 13.00 13.00 – 14.00 14.00 – 15.30
ASM9
(11.30-15.30)
11.30 – 13.00 13.00 – 14.00 14.00 – 15.30
ASM10
(12.00-18.20)
12.00 – 13.00 13.00 – 14.30 14.30 – 15.30 15.30 – 16.45
Impiegata 11.00 - 12.30
Tabella 4.1 - Le attività degli ASM coinvolti nella distribuzione
A22 – CONFEZIONAMENTO
Il confezionamento prende in ingresso il vitto da confezionare, output del processo di
preparazione, e presenta in uscita la realizzazione di vassoi personalizzati all’interno degli
appositi burlodge. I burlodge riportati nell’immagine a seguire, sono speciali armadi
carrellati chiusi dotati di una zona calda che mantiene la temperatura del pasto a +65°C e
di una parte fredda che invece viene refrigerata per mantenere la temperatura inferiore ai
10°C.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
112
Figura 4.18 - Burlodge
Il personale che confeziona i vassoi, è costituito da: quattro ASM, un cuoco e da
un’impiegata; tutti gli attivi occupati, indossano una divisa, un copricapo e mascherine che
coprono bocca e naso. L’attività viene eseguita al nastro trasportatore alla fine del quale, i
vassoi vengono inseriti negli appositi burlodge divisi in zona calda e fredda. Quest’ultimi,
vengono poi attaccati alla corrente nella zona di stazionamento a loro dedicata prima della
veicolazione ai reparti. Le diete ordinarie, quelle speciali e quelle ricettate sono
confezionate in piatti di porcellana all’interno di vassoi personalizzati. Ogni vassoio
contiene: il primo piatto (servito in tazze con coperchio a tenuta, per evitare che i liquidi
fuoriescano durante il trasporto), il secondo piatto con il contorno se compatibile, il
contorno, la frutta, una bottiglietta d’acqua, le posate in acciaio inox e il tovagliolo
imbustati insieme, il pane singolarmente confezionato e il cartellino riportante le
prenotazione effettuata con il numero di posto letto del degente e il reparto.
A23 - GESTIONE PRENOTAZIONE
Il sistema di prenotazione dei pasti è eseguito utilizzando una rete wireless per la
comunicazione tra i reparti e le cucine. Il sistema informativo utilizzato prevede
l’informatizzazione di tutto il sistema di gestione del servizio, tra cui: gestione degli ordini,
gestione del magazzino, delle prenotazioni pasti degenti e dipendenti, gestione della
movimentazione merci per la cucina, gestione dei generi di confort, della contabilità dei
pasti, dei moduli HACCP, gestione dei monitoraggi automatici delle temperature dei
frigoriferi e gestione degli storici e delle statistiche. Il software di prenotazione pasti è un
programma per la prenotazione personalizzata di ciascun degente, indipendentemente dal
fatto che questi sia assoggettato ad un regime di dieta normale o speciale; anche chi ha
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
113
particolari esigenze alimentari infatti ha la possibilità di scegliere fra più alternative sempre
nel rispetto delle proprie esigenze terapeutiche. La struttura generale del software è quella
di un database relazionale che consente quindi la gestione globale di un servizio di
ristorazione ospedaliera. In questo contesto, interviene anche il ruolo della dietista, la
dietista provvede infatti ad esaminare ed evadere le richieste dando al personale di cucina
le giuste indicazioni necessarie all’elaborazione dello specifico menù. Abitualmente, la
prenotazione dei pasti, sia per i degenti a dieta libera che per i degenti in regime dietetico,
avviene utilizzando un sistema cartaceo. Ogni reparto è dotato di fogli di prenotazione
pasti, attraverso i quali è possibile inoltrare l’ordine alla cucina. Quest’ultimi, vengono
rilasciati ai degenti ospedalieri dagli operatori aziendali, la mattina, al momento di
distribuzione della colazione. Ciascun foglio, contiene il nome delle vivande ed un codice
a barre ad esse associato. Riepilogando quindi, la prenotazione dei pasti è effettuata
direttamente dal personale ospedaliero di ogni reparto, nel pomeriggio, del giorno
precedente a quello che si sta considerando. Ogni divisione ospedaliera pertanto è dotata di
un computer con un lettore di codici a barre utilizzato per caricare i dati relativi alle
prenotazioni effettuate da trasmettere alla cucina, dove vengono poi stampati i tagliandini
distintivi di ogni vassoio. Inoltre, sempre lo stesso personale di reparto ha la possibilità di
effettuare variazioni, ossia modifiche e disdette, consentendo di aggiornare in tempo reale i
dati fino a qualche minuto prima del confezionamento (entro i 30 minuti precedenti
l’inizio). Assieme ai pasti prenotati, vengono altresì effettuate le richieste di generi extra ,
da selezionare in base ad un elenco preventivamente specificato per ogni reparto.
Schematizzando quindi l’attività esaminata, si può dire che quest’ultima, prenda in
ingresso gli ordini provenienti dai vari reparti e si ponga come output la realizzazione di un
servizio ottimale. Per lo svolgimento dell’attività in questione, sono necessari quindi: un
server, terminali (wireless e via cavo), dispositivi di rete (router, modem, access-point,
switch e cavi di rete) oltre che dispositivi generici (scanner e stampanti).
A2 - DISTRIBUZIONE
La distribuzione del pasto, deve concentrare tutte le risorse e le sinergie per garantire la
migliore realizzazione possibile del servizio, presentando come input i burlodge contenenti
i vassoi personalizzati e come ouput il rientro in cucina di quest’ultimi su cui poi viene
effettuato il riasseto.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
114
Le attività che compongono il macro-processo in questione e le sotto-attività relative ad
alcune di queste, sono enunciate di seguito:
Trasporto;
Consegna e Accettazione;
Ritiro;
Ritiro Vassoio;
Trasporto al Montacarichi;
Ritorno in cucina.
Consegna Merende
La veicolazione dei carrelli è effettuata con l’utilizzo del montacarichi dedicato già citato
in precedenza. Per mezzo del montacarichi, i moduli di trasporto vengono poi veicolati ai
piani dove viene effettuata la consegna dei vassoi, quest’ultimo inoltre, può contenere fino
ad un massimo di due burlodge (poiché non c’è proprio altro spazio materiale), pertanto
può capitare che nel montacarichi ci siano al massimo due persone e due burlodge.
Per avere una visione più chiara, si specifica inoltre che la consegna viene effettuata dalle
11.30 alle 13.00, il ritiro dalle 13.00 alle 14.00 (tranne un ASM che prosegue fino alle
14.30) e la consegna delle merende dalle 14.30 alle 15.30.
La schematizzazione delle attività di processo è riportata nello schema a seguire:
A31
TRASPORTO
A32
CONSEGNA E ACCETTAZIONE
A33
RITIRO
Vassoio personalizzatoIn burlodge
Istruzioni ditrasporto
Arrivo ASMa reparto
Giornali
Istruzioni diconsegna
Bolla validata
ASM3ASM4ASM7ASM8ASM9
ASM10
Montacarichi
Burlodge
Vassoio personalizzatoconsumato
ASM3ASM7ASM8ASM9
ASM10
Burlodge pronti per riasseto
TITOLO:NODO: N.:A3 DISTRIBUZIONE
Figura 4.19 - Diagramma A3: Attività del processo di distribuzione
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
115
A31 – TRASPORTO
In entrata, l’attività di trasporto presenta i vassoi personalizzati all’interno degli appositi
burlodge, mentre considera come uscita, l’arrivo di ciascun operatore al reparto
assegnatogli secondo le istruzioni guida della logica distributiva che prevedono sempre lo
stesso ordine di consegna e ritiro. Tendenzialmente, seguendo una distribuzione, si può
notare che per gli spostamenti gli operatori impiegano le seguenti tempistiche: per salire ai
primi reparti, dalla cucina, partendo dal piano terra fino ai reparti posizionati al terzo
piano, gli operatori impiegano dai 3 ai 7 minuti; dal quarto piano al sesto, dai 5 agli 8
minuti. Da specificare inoltre che per salire dalla cucina ai vari reparti utilizzano il
montacarichi, per scendere invece utilizzano il più delle volte le scale. L’utilizzo di un solo
montacarichi, è proprio una delle cause di maggiore ritardo dell’attività di trasporto.
A32 – CONSEGNA E ACCETTAZIONE
Una volta raggiunto il reparto di destinazione, ciascun operatore (sei in tutto ed uno per
ogni reparto) effettua la consegna. Generalmente, il tutto accade dopo l’avvenuta
accettazione da parte del personale infermieristico, che compie la validazione dell’attività
firmando la bolla di consegna. Successivamente, gli operatori consegnano per ogni reparto
sia i vassoi personalizzati sia i giornali spettanti a ciascun reparto rispettando le opportune
istruzioni di consegna, secondo cui ciascun ASM una volta individuato il numero di letto
del paziente, prende l’esatto vassoio ordinato, leggendo tale informazione dal tagliandino
presente in ogni vassoio personalizzato e lo consegna. Per la consegna ai reparti,
considerando la distribuzione ai pazienti e l’attesa del personale infermieristico per la firma
della bolla, gli operatori impiegano dai 3 ai 23 minuti, sulla base di quanti pazienti si
trovano nel giorno esaminato in quel preciso reparto. A volte capita che gli operatori
effettuano soltanto la consegna ma non la distribuzione, quindi in quel caso il tempo
scende, impiegano infatti circa 3 minuti. Una criticità legata all’espletamento di questo
servizio, è data dal fatto che, in alcuni reparti ad esempio la pediatria, in cui per questa
attività è previsto l’affiancamento del personale infermieristico, si possono generare ritardi
causati dalla difficile sincronizzazione tra l’operato degli ASM e quello degli infermieri.
Di media comunque, riscontrando i dati su verifiche dirette, si stima un tempo di consegna
per ogni paziente che va dai 40 ai 60 secondi.
A quanto verificato, gli operatori rispettano di gran lunga il tempo massimo previsto dalla
committenza ed espresso nella relazione tecnica limitatamente alla consegna, che risulta
essere non superiore ai 30 minuti (come riportato in Tabella 4.2). In tale lasso di tempo
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
116
infatti il decadimento termico è inferiore ai 5°C e può garantire il pieno superamento dei
65°C di legge. Nella tabella a seguire, si inseriscono i percorsi relativi a ciascun ASM e la
tempistica di consegna per ogni reparto. Le informazioni, sono riferite all’analisi dei
percorsi e delle tempistiche effettuate dai diversi operatori per il compimento del processo,
seguendo la logica distributiva indicata dalla committenza. Gli operatori, vengono definiti
nel rispetto della normativa sulla privacy semplicemente come un numero di matricola. Gli
ASM coinvolti sono: ASM3, ASM4, ASM7, ASM8, ASM9 E ASM 10.
PIANO REPARTO TEMPO DI CONSEGNA(min)
6 UTIC E TIPO 7 minuti
6 WEEK HOSPITAL 8 minuti
5 DH MEDICO E DH
DERMATOLOGICO
5 minuti
3 DH OCULISTICO 3 minuti
PT DH ONCOLOGICO Consegna effettuata da personale
infermieristico.
PT DEGENZA ONCOLOGICA 14 minuti
4 NEUROLOGIA 23 minuti
5 CHIRURGIA TORACICA 14 minuti
4 DIVISIONE ORTOPEDICA 9 minuti
4 CHIRURGIA DELLA MANO 16 minuti
3 UROLOGIA 12 minuti
3 DIVISIONE OSTETRICA 13 minuti
3 DIVISIONE GINECOLOGICA 8 minuti
2 CHIRURGIA GENERALE E
D’URGENZA SEZ (B)
11 minuti
PT RIANIMAZIONE E
OSSERVAZIONE BREVE
Consegna effettuata da personale
infermieristico.
2 TESTA COLLO – DAY
SURGERY
12 minuti
1 CHIRURGIA UROLOGICA E
PLASTICA
9 minuti
1 UNITA’ FEGATO 8 minuti
1 CHIRURGIA GENERALE E
D’URGENZA SEZ (A)
Consegna effettuata da personale
infermieristico.
1 PEDIATRIA 5 minuti
6 CARDIOLOGIA 17 minuti
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
117
5 CLINICA MEDICA U/D 18 minuti
5 GERIATRIA 9 minuti
5 MAR 4 minuti
PT MEDICINA INTERNA 16 minuti
PT MEDICINA D’URGENZA 10 minuti
EST MALATTIE INFETTIVE 13 minuti
Tabella 4.2 – Tempi di consegna
Da specificare inoltre che i reparti esterni in cui si consegna il pranzo sono il Sim e le
Malattie Infettive. Al Sim consegna l’operatore che si occupa delle commissioni esterne
utilizzando l’apposito mezzo aziendale. L’operatore in questione, non viene mai
menzionato nella trattazione poiché impiegato in attività di non interesse per la stesura del
lavoro. Al reparto di Malattie Infettive invece, consegna lo stesso operatore incaricato di
riportare tutti i carrelli in cucina una volta terminato il ritiro. Quest’ultimo, effettua la
consegna percorrendo il tragitto dalla cucina al reparto a piedi, il reparto infatti si trova
all’incirca a 100 metri dalla cucina, impiegando circa 13 minuti per lo spostamento, ossia
per andare e tornare. Da specificare inoltre che i vassoi per i reparti infettivi sono a
perdere così come i piatti e le posate.
A33 - RITIRO
Per l’espletamento di questa attività, gli operatori (5 in numero) ritirano i vassoi consumati
per ogni reparto e li reinseriscono negli appositi burlodge, li trasportano al montacarichi, li
accostano alla parete di ogni piano adiacente al montacarichi ed un solo operatore si
occupa poi di riportare i burlodge pronti per il riassetto in cucina, proseguendo il ritiro fino
alle 14.30. Le cause di ritardo in questa attività sono principalmente dovute al fatto che può
capitare che il paziente non sia in stanza e che quindi non abbia ancora consumato il pasto
al momento del ritiro. In questo caso, il ritiro del vassoio viene effettuato dagli operatori
che si occupano di questa attività nella turnazione serale, oppure può essere causa di
ritardo, il fatto che i vassoi vengano spostati dal personale infermieristico e che quindi non
si trovino al posto giusto nel momento in cui l’operatore si trova ad eseguire l’operazione
in questione.
Al di là di delle cause di ritardo appena citate, il tempo impiegato per il ritiro in ogni
reparto, orientativamente va dai 3 ai 10 minuti.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
118
Il tutto è schematizzato a seguire:
TITOLO:NODO: N.:A33 RITIRO
A331
RITIRO
A332
TRASPORTO AL MONTACARICHI
A333
RITORNO IN CUCINA
Vassoio personalizzatoconsumato
Istruzioni di trasporto
Burlodge ritirati
Burlodge posizionatia parete
Burlodge pronti per riassetto
ASM3ASM7ASM8ASM9
ASM10Montacarichi
Figura 4.20 Diagramma A33: Sotto-Attività del ritiro
Inoltre il ritiro è effettuato con tale sistema:
PIANO REPARTO TEMPO DI RITIRO (min)
6 UTIC E TIPO 5 minuti
6 WEEK HOSPITAL 4 minuti
5 DH MEDICO E DH
DERMATOLOGICO
3 minuti
3 DH OCULISTICO 5 minuti
PT DH ONCOLOGICO 6 minuti
PT DEGENZA ONCOLOGICA 4 minuti
4 NEUROLOGIA 10 minuti
5 CHIRURGIA TORACICA 8 minuti
4 DIVISIONE ORTOPEDICA 6 minuti
4 CHIRURGIA DELLA MANO 6 minuti
3 UROLOGIA 6 minuti
3 DIVISIONE OSTETRICA 6 minuti
3 DIVISIONE GINECOLOGICA 4 minuti
2 CHIRURGIA GENERALE E
D’URGENZA SEZ (B)
6 minuti
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
119
2 TESTA COLLO – DAY
SURGERY
5 minuti
1 CHIRURGIA UROLOGICA E
PLASTICA
5 minuti
1 UNITA’ FEGATO 4 minuti
1 CHIRURGIA GENERALE E
D’URGENZA SEZ (A)
7 minuti
1 PEDIATRIA 3 minuti
6 CARDIOLOGIA 9 minuti
5 CLINICA MEDICA U/D 10 minuti
5 GERIATRIA 6 minuti
5 MAR 8 minuti
PT MEDICINA INTERNA 6 minuti
PT MEDICINA D’URGENZA 7 minuti
PT RIANIMAZIONE E
OSSERVAZIONE BREVE
5 minuti
EST MALATTIE INFETTIVE 7 minuti
Tabella 4.3 - Tempi di ritiro per ogni reparto
A35 – CONSEGNA MERENDE
L’attività in questione viene svolta dallo stesso operatore che conclude il ritiro alle 14.30 e
preparata dall’addetto alle diete. Da specificare inoltre che la consegna delle merende
viene eseguita esclusivamente per i degenti soggetti a diete speciali nel pieno rispetto
quindi delle istruzioni fornite dal servizio dietetico. Per questo motivo, la tempistica
dell’attività varia di giorno in giorno dato che quotidianamente cambia la tipologia ed il
numero dei reparti su cui effettuare la consegna.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
120
Di seguito se ne riporta la schematizzazione delle attività:
Consegna merende;
Consegna;
Rientro in Cucina.
La distribuzione delle merende ha come input i seguenti generi di confort: frutta in
sacchetti, yogurt o thè in bicchieri termici e come output il rientro in cucina dei generici
carrelli utilizzati per la consegna che vengono immediatamente riposti nello spazio a loro
dedicato dallo stesso operatore che ha effettuato la distribuzione.
Il carrello utilizzato per la consegna delle merende, a differenza di quelli utilizzati nella
distribuzione della colazione, risulta essere strutturalmente molto semplice, dotato
unicamente di ruote e di un piano di appoggio dove vengono posizionate le vivande. Da
ricordare inoltre, che quest’ultimo viene sempre trasportato attraverso il montacarichi
dedicato.
A41
CONSEGNA
A42
RIENTRO IN CUCINA
Istruzioni di trasporto
TITOLO:NODO: N.:A4 DISTRIBUZIONE MERENDE
Carrello riposizionato
Generi di confort
ASM10
Montacarichi
Carrellogenerico
Merende consegnate
Figura 4.21- Diagramma A4: Attività del processo di distribuzione delle merende
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
121
A4 - LAVAGGIO
Il lavaggio, viene effettuato nella zona della cucina appositamente ricavata da tre operatori
o quattro a seconda delle loro turnazioni. L’area lavaggio, è dotata della
compartimentazione di tutti i carrelli porta-vassoi nell’anti lavaggio e fornita di un sistema
di dissipazione dei rifiuti in modo da ridurre il volume dei residui da eliminare, oltre che
di: griglie a pavimento, lavastoviglie (per attrezzature generiche precedentemente citate) e
lavastoviglie a nastro (per vassoi e piatti per derrate).
Le fasi del processo di seguito schematizzate, sono svolte nel rispetto delle regole di
sanificazione secondo il metodo HACCP.
Il processo termina nel momento in cui, gli operatori addetti al servizio, ripongono
l’occorrente sterilizzato negli appositi spazi all’interno della cucina.
Le attività individuate all’interno del processo, risultano essere:
Sanificazione;
Riordinamento Materiale.
In conclusione, la schematizzazione delle attività è riportata nello schema a seguire.
TITOLO:NODO: N.:A5 LAVAGGIO
A51
LAVAGGIO STANDARD
A52
RIORDINAMENTO MATERIALE
Attrezzaturegeneriche
Burlodge pronti per riassetto
Regole di Sanificazione
Occorrente pulito
Occorrente pronto per nuovo utilizzo
ASM7-8-9
Lavastoviglie anastro
LavastoviglieDissipatore per
rifiuti
Figura 4.22 - Diagramma A5: Attività del processo di lavaggio
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
122
4.1.3 Attività e componenti del processo di: “produzione della cena e ripasso serale”
Nel proseguo del documento, viene effettuata un’analisi dettagliata delle attività All Foods
inerenti al processo di distribuzione della cena e del ripasso serale. I due processi, vengono
analizzati all’interno di una stessa modellazione dato che, le risorse impiegate sono le
stesse. I processi di produzione e lavaggio con le annesse attività, ad esclusione dello
stoccaggio che in questo caso non è previsto, sono gli stessi del pranzo. Lo stoccaggio non
è presente tra le attività di processo poiché le materie prime utilizzate per la produzione
della cena ed i generi di confort impiegati per il ripasso, sono forniti dai magazzinieri nel
corso della loro turnazione giornaliera. Sia la consegna che il ritiro della cena, oltrechè il
ripasso serale, sono attività eseguite giornalmente nei reparti del “Santa Maria” all’inizio
citati, ad eccezione del DH MEDICO, DH DERMATOLOGICO, DH ONCOLOGICO e
DH OCULUSTICO, reparti in cui viene servito il vitto a pranzo ma non alla cena e in tutti
i giorni della settimana ad esclusione della domenica dato che i day-hospital non vengono
effettuati.
Inoltre, per una maggiore chiarezza, è necessario specificare che nell’analisi, i reparti
oggetto di valutazione sono sia gli interni che gli esterni. Per quanto riguarda quest’ultimi,
occorre fare una precisazione relativa al reparto di Dialisi, si può dire infatti che
quest’ultimo è presente solo nella lista dei reparti di distribuzione della colazione ma non
in quella del pranzo o della cena.
Si passa ora, alla citazione e alla rappresentazione dei principali processi sui quali si è
deciso di conseguire la modellazione IDEF0. Si riporta di seguito il diagramma di contesto
iniziale A0:
Produzione;
Distribuzione Cena;
Ripasso;
Lavaggio.
Ad esclusione dello stoccaggio e della consegna merende, come già preannunciato,
vengono modellati sostanzialmente gli stessi processi già utilizzati nello schema relativo al
processo di produzione del pranzo. Inoltre, si prosegue l’elaborato ribadendo il fatto che le
informazioni inerenti le tempistiche, la logica distributiva ed i relativi percorsi legati al
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
123
processo di distribuzione della cena e del ripasso serale sono gli stessi precedentemente
citati, ad eccezione del ritiro vassoi del pasto serale che presenta un diverso ordinamento.
A1
PRODUZIONE
Alta qualità del servizio
A2
DISTRIBUZIONE CENA
Vassoio personalizzatoIn burlodge
HACCP
Istruzioni Tempistica committenza
Merce stoccata
AttrezzatureGeneriche
AttrezzatureFisse Altro
4 Cuochi1 Macellaio
Nastro
Burlodge
4 ASM
1 Impiegata
Server
Terminali
Dispositivi direte
Dispositivi genericI
Istruzioni di trasporto
Istruzioni di consegna
Montacarichi A4
RIPASSO
A5
LAVAGGIO
3ASMCarrelli
Cibi caldi liquidi Avvenuta consegna
Regole di Sanificazione
Burlodge pronti per riassetto
Carrello da sistemare
Lavastoviglie anastro
Dissipatore perrifiuti
6 ASM
Lavastoviglie 3ASM
Occorrente prontoPer nuovo utilizzo
TITOLO:NODO: N.:A0 PRODUZIONE CENA E RIPASSO SERALE
Riscaldatori per liquidi e Attrezzature
Zucchero
Figura 4.23 - Diagramma A0: Processo di produzione della cena e del ripasso serale
A2 - DISTRIBUZIONE CENA
Tendenzialmente, la consegna viene effettuata dalle 17.30 alle 19.00 di ogni giorno, il
ritiro invece, viene effettuato dalle 19.00 alle 20.00 (tranne un ASM che prosegue fino alle
20.30) concludendo così il processo in esame con il ritiro di due reparti, Malattie Infettive
e Rianimazione ed Osservazione Breve. La distribuzione del pasto serale, così come
avveniva per la consegna ed il ritiro del vitto a pranzo, viene effettuata da sei ASM che
operano la consegna ai vari reparti. Dei sei ASM appena indicati, il ritiro è altresì
effettuato da cinque di questi. Il processo, anche in questo caso, si apre prendendo in
ingresso i burlodge contenenti i vassoi personalizzati e si conclude, con il rientro in cucina
di quest’ultimi.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
124
Le attività che compongono il processo in questione, le stesse del pranzo, risultano essere
di seguito indicate:
Trasporto;
Consegna e Accettazione;
Ritiro;
Ritiro Vassoio;
Trasporto al Montacarichi;
Ritorno in cucina.
La veicolazione dei carrelli è chiaramente effettuata con l’utilizzo del montacarichi
dedicato tranne per il reparto esterno di Malattie Infettive che invece viene raggiunto a
piedi da un operatore, secondo le istruzioni fornite dal Responsabile del servizio. E’ stato
deciso inoltre di non inserire né la sintesi grafica né la spiegazione relativa alle varie
attività di processo dato che è totalmente analoga a quella già precedentemente citata nella
distribuzione del pranzo (come si può da subito notare dagli identificativi degli operati di
processo). Anche la tempistica e i percorsi per quanto riguarda le attività di consegna e
accettazione e ritiro sono totalmente analoghi, nonostante la precisazione precedente in cui
si specifica che i day hospital: DH MEDICO, DH DERMATOLOGICO, DH
ONCOLOGICO E DH OCULUSTICO non fanno parte della lista dei reparti per la
distribuzione della cena e del ripasso serale.
A3 - RIPASSO
Ci si concentra ora nell’esaminare il processo di produzione del ripasso serale, descrivendo
sempre per ogni attività di cui si compone, input, output, risorse e vincoli. Pertanto, alla
luce di tutto questo, il processo di distribuzione in esame, svolto da tre operatori dalle
20.00 alle 21.30, può essere scomposto nelle seguenti attività:
Preparazione;
Distribuzione Ripasso;
Il ripasso serale, come si può vedere da A0, presenta come input i cibi caldi liquidi (thè,
camomilla e orzo) e bustine di zucchero e come output la riconsegna in cucina dei carrelli
utilizzati in fase di distribuzione che vengono inizialmente sottoposti a riassetto e poi
riposti nello spazio a loro dedicato da due degli operatori che hanno effettuato il ripasso.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
125
A31- PREPARAZIONE
Un solo operatore, una volta terminato il ritiro dei vassoi personalizzati, consumati durante
il pasto serale, si occupa della preparazione dei generi di confort dalle 19.15 alle 20.00, per
poi passare alla successiva fase di distribuzione. L’operatore che si occupa della attività in
questione, effettua la preparazione del ripasso nello stesso luogo in cui si effettua la
preparazione della colazione ed utilizza sempre le stesse attrezzature e gli stessi riscaldatori
per liquidi (pentoloncini fissi), citati e riportati graficamente nella descrizione del processo
di produzione della colazione. Gli input forniti dai magazzinieri durante la loro turnazione
giornaliera, si possono riassumere in: camomilla, thè orzo e bustine di zucchero mentre gli
output risultanti dall’attività sono i carrelli adeguatamente assettati per la veicolazione ai
reparti. Il lavoro dell’operatore nell’attività in esame si compone semplicemente del
riscaldamento dei liquidi.
Una ulteriore nozione da enunciare, specificata nel contratto d’appalto inerente la gestione
in global service dei servizi integrati aziendali, è relativa all’ambito economico. Si indica
infatti che il servizio di ristorazione degenti e mensa aziendale, propone nei nove anni di
contratto stipulati con l’azienda ospedaliera, un prezzo di 2.98 € + IVA per la colazione e il
ripasso serale.
A32 – DISTRIBUZIONE RIPASSO
Il processo di distribuzione relativo al ripasso dei generi di confort serale, avviene
giornalmente ed è effettuato da tre ASM dalle 20.00 alle 21.30 come citato
precedentemente. Gli operatori che svolgono il servizio secondo le turnazioni indicate
dalla committenza, trasportano i cibi caldi liquidi attraverso appositi carrelli. Proprio
quest’ultimi, una volta assettati per la distribuzione, sono pensati come input del processo
di distribuzione. Gli output invece ragionati per questa attività, appaiono gli stessi carrelli
utilizzati per la veicolazione ai reparti, sui quali però, viene effettuato il riassetto
conseguente al ritorno in cucina degli ASM. Si ricorda inoltre che quest’ultimi, dopo un
iniziale riordinamento, vengono riportati nello spazio di stazionamento a loro dedicato.
La logica distributiva secondo la quale si organizza l’operato degli ASM inerente al
processo di ripasso serale, risulta essere la seguente.
1 ASM, opera il ripasso al reparto esterno di Malattie Infettive (12 minuti), il
reparto infatti è ubicato all’interno di una palazzina di fronte al primo piano
interrato, luogo in cui si trova l’area della cucina che permette di raggiungerla. Una
volta effettuata la distribuzione, l’operatore torna in cucina, prende un altro carrello
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
126
e opera la distribuzione nei reparti del terzo e del sesto piano, nel seguente ordine:
Urologia (10 minuti), Ginecologia (7 minuti), Divisione Ostetrica (11 minuti),
Cardiologia (14 minuti), Week Hospital (5 minuti) e Utic-Tipo (6 minuti).
1 ASM, distribuisce il ripasso nei reparti del piano terra, del primo piano e in due
reparti del quinto piano, partendo dal quinto piano, seguendo rispettivamente il
seguente ordine: Mar (3 minuti), Chirurgia Toracica (11 minuti), Degenza
Oncologica (4 minuti), Medicina d’Urgenza (9 minuti), Medicina Interna (11
minuti), Unità Fegato (6 minuti), Chirurgia Urologica e Plastica (7 minuti),
Pediatria (3 minuti) e Chirurgia Generale e d’Urgenza sezione (A) (9 minuti).
1 ASM, opera il ripasso invece nei due reparti rimanenti del quinto piano, al
secondo piano e al quarto piano: Geriatria (7 minuti), Clinica Medica U/D (12
minuti), Testa/Collo-Day Surgery (8 minuti), Chirurgia Generale e d’Urgenza
sezione (B) (7 minuti), Neurologia (15 minuti), Divisione Ortopedica (6 minuti) e
Chirurgia della mano(8 minuti).
Si riportano di seguito i dettagli grafici di quanto appena descritto e spiegato.
A31
PREPARAZIONE
A32
DISTRIBUZIONE RIPASSO
1 ASM
AttrezzatureGeneriche
Riscaldatori per liquidi
Cibi caldiliquidi
Bustine di zucchero
Carrelli assettati perveicololazione
HACCP
Istruzionidi consegnaIstruzioni Trasporto
2 ASM
Carrelli pronti per riassetto
Montacarichi
Avvenuta consegna
TITOLO:NODO: N.:A2 ATTIVITA' DEL RIPASSO
Figura 4.24 - Diagramma A2: Attività del processo di produzione del ripasso serale
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
127
A3 – LAVAGGIO
Così come per gli altri processi descritti sopra, il lavaggio del materiale utilizzato in fase di
preparazione e distribuzione risulta essere l’ultimo processo con cui si chiude il cerchio
delle attività. Si specifica inoltre che il lavaggio dell’occorrente utilizzato nella produzione
della cena, coincide con quello di produzione del pranzo, mentre quello relativo al ripasso
serale, si può considerare del tutto analogo a quello di produzione della colazione. In
conclusione, al termine del processo, il materiale opportunatamente sanificato e pronto per
un nuovo utilizzo, viene riposto nelle aree appositamente dedicate all’interno della cucina
da due degli ASM che terminano la turnazione della giornata.
4.2 Mappatura dei processi Cosp
Si ricorda innanzitutto che i servizi di: pulizie locali, aree esterne, facchinaggio, trasporto
pazienti e gestione del magazzino della farmacia, vengono espletati per conto del CNS
dalla Cosp Tecno Service. Analizzando nel dettaglio, la Cosp si occupa di processi
altamente diversi nelle loro procedure e nella loro composizione. Per tal motivo, nella
trattazione vengono analizzati principalmente due dei processi sopra citati: il Trasporto
pazienti e il Facchinaggio spot.
Per entrambi i processi oggetto di analisi, così come precedentemente fatto per l’All Foods,
viene operata un’analisi AS-IS mentre per gli altri processi citati, vengono solo indicate
sommariamente le operazioni che li caratterizzano.
4.2.1 Trasporto pazienti
Il trasporto dei pazienti, è un servizio relativamente nuovo operato da Cosp a partire dalla
data di inizio dell’appalto, risale quindi a Giugno 2009.
Il personale è costituito giornalmente da 17 persone, tra cui:
2 impiegate alla centrale operativa;
15 operatori (ma anche austisti) che effettuano fisicamente il trasporto (alternandosi
tra mattina e pomeriggio).
Di questi, alcuni sono fissi ai centri diagnostici, altri mobili e pronti per urgenze o
per interventi su chiamata.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
128
Da specificare inoltre che il servizio è effettuato ogni giorno (ad esclusione dei festivi),
dalle 7.00 alle 20.00. Elaborando un analisi “AS-IS” si può dire che le attività di cui si
compone il servizio, riportate di seguito nel diagramma di contesto A0, risultano essere:
A1
ELABORAZIONE ORDINE DI LAVORO
A2
ATTUAZIONE TRASFERIMENTO
Prenotazione dai reparti
Impiegata
Apparati telefonici (fissi e mobili)
Scheda di lavoro
DispositiviDi rete
Dispositivigenerici
Terminali
Fax
Servizioespletato
Procedure
Operatori
Mezzi specifici
Ascensori
TITOLO:NODO: N.:A0 TRASPORTO PAZIENTI
PURPOSE: Processo di Trasporto PazientiVIEWPOINT: Esterno, non esperto del settore
Figura 4.25 - Diagramma A0: Processo del trasporto pazienti
A1 – ELABORAZIONE ORDINE DI LAVORO
La gestione del servizio è affidata ad una centrale operativa posizionata al secondo piano
interrato del “Santa Maria”, quest’ultima smista le varie prenotazioni relative al
trasferimento dei pazienti da un reparto ad un altro della struttura ospedaliera, input
dell’attività. Le richieste di prenotazione possono essere ricevute tramite fax, chiamata o
on-line.
L’elaborazione degli ordini e lo smistamento delle richieste di trasporto pazienti, viene
svolto da due impiegate che eseguono tale funzione, rispettivamente nelle seguenti
turnazioni, dalle 7.00 alle 13.00 e dalle 13.30 alle 20.00.
Operativamente pertanto, il personale dell’azienda, effettua il servizio sia nel caso di un
trasporto programmato sia nel caso di un trasporto urgente.
La differenza sostanziale tra i due, è che, il primo, prevede l’arrivo della richiesta di
trasporto pazienti da parte dei reparti il giorno precedente a quello che si sta considerando.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
129
In entrambi i casi comunque, l’azienda condivide le informazioni relative alla prenotazione
del servizio con la struttura ospedaliera per mezzo di un sistema informativo adeguato.
Successivamente, il personale impiegatizio elabora le adeguate schede di lavoro caricando
i dati condivisi per mezzo del sistema informativo all’interno di un’apposita scheda
preimpostata, per poi stamparla e consegnarla agli operatori per l’effettuazione del
servizio. Ad ogni modo, le schede di lavoro costituiscono l’output della prestazione.
Pertanto, sia i reparti, che la centrale operativa, sono dotati di terminali (wireless e via
cavo) attraverso cui inserire i dati relativi ai pazienti che devono usufruire del servizio, un
server, dispositivi di rete (router, modem, access-point, switch e cavi di rete) e dispositivi
generici (scanner e stampanti).
La gestione delle emergenze e non delle urgenze viene invece affidata al personale
ospedaliero.
A2 – ATTUAZIONE TRASFERIMENTO
L’attività centrale di questo processo prende in ingresso le schede di lavoro
opportunamente elaborate dalle impiegate e presenta come output l’espletamento del
servizio, ossia l’effettuazione del trasporto dal reparto che ha inviato la richiesta, al reparto
di destinazione.
I reparti oggetto del servizio sono:
SECONDO PIANO INTERRATO
RISONANZA MAGNETICA – TAC
TAC ECO
RADIOTERAPIA
PRIMO PIANO INTERRATO
MEDICINA NUCLEARE
LITROTRISSIA
DIABETOLOGIA
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
130
PIANO TERRA
MEDICINA D’URGENZA
LABORATORIO ANALISI
ONCOLOGIA
PRIMO PIANO
PEDIATRIA
CHIURUGIA GENERALE E D’URGENZA SEZIONE (A)
ENDOSCOPIA
UNITA’ FEGATO
DENTISTI
SECONDO PIANO
CHIURURGIA UROLOGICA E PLASTICA
RADIOLOGIA
SALA OPERATORIA CHIRURGICA
CHIRURGIA GENRALE E D’URGENZA SEZIONE (B)
TESTA COLLO E DAY SURGERY
AMBULATORIO OTORINO
TERZO PIANO GINECOLOGIA ED OSTETRICIA
OCULISTICA
SALA OPERATORIA GINECOLOGICA
DH PEDIATRICO
RAD. NEUROLOGICA
QUARTO PIANO
DH ORTOPEDICO
NEUROFISIOPATOLOGIA
DH NEUROLOGICO
NEUROLOGIA
DIVISIONE ORTOPEDICA
CLINICA ORTOPEDICA
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
131
QUINTO PIANO
MAR
CHIRURGIA TORACICA E VASCOLARE
DH MEDICO
DERMATOLOGIA
AMBULATORIA VASCOLARE – DOPPLER
CLINICA MEDICA MISTA
GERIATRIA
SESTO PIANO
CARDIO CHIRURGIA
CARDIOLOGIA MISTA
WEEK HOSPITAL
UTIC E TIPO
EMODINAMICA
Tendenzialmente il servizio è svolto da 15 operatori che si alternano nell’arco della
giornata secondo le seguenti turnazioni, ad esempio:
1 operatore dalle 7.00 alle 13.48;
4 operatori dalle 8.30 alle 15.18;
4 operatori dalle 8.15 alle 15.03;
1 operatore dalle 10.00 alle 17.00;
1 operatore dalle 11.00 alle 19.18;
2 operatori dalle 13.00 alle 20.00;
1 operatore dalle 14.15 alle 20.00;
1 operatore dalle 14.00 alle 20.00;
A seguire si indicano dapprima graficamente e poi a livello testuale le varie sotto attività
della funzione in analisi.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
132
A21
DISTRIBUZIONE SCHEDE
Scheda di lavoro
Operatori
A22
SPOSTAMENTO
Operatore dotatodi scheda di lavoro
AscensoriMezzi
specificiA23
PRESA IN CONSEGNA PAZIENTE E ACCETTAZIONE
Arrivo operatore a repartodi prelievo
Procedure
A24
TRASFERIMENTO E ACCETTAZIONE
Trasporto effettuato a repartoDi destinazione
A25
RIENTRO IN CENTRALE
Servizioespletato
TITOLO:NODO: N.:A2 ATTIVITA' DI ATTUAZIONE TRASPORTO
Figura 4.26 - Diagramma A2: Attività del processo di attuazione trasporto pazienti
A21 – DISTRIBUZIONE SCHEDE
L’attività in analisi, presenta come input le schede di lavoro elaborate dalle impiegate
posizionate all’interno di apposite cartelline e come output la distribuzione di quest’ultime
ai vari operatori che devono dirigersi al reparto mittente, ossia allo stesso che ha inviato la
richiesta.
A22 – SPOSTAMENTO
Dei 15 operatori esecutori del servizio, alcuni sono mobili ossia coprono il servizio
spostandosi da un reparto all’altro ed altri sono fissi, rispettivamente ai servizi cardiologici
(6 piano), in endoscopia (1 piano), in tac1–tac2 (2 piano interrato) e in radiologia (2 piano).
Nei loro spostamenti, gli operatori utilizzano esattamente quattro ascensori, due sono
posizionati nella parte centrale dell’ospedale e arrivano fino al 5 piano, uno è posizionato
in ala nord ed è dotato di telecontrollo ed uno in ala sud.
Gli operatori inoltre sono forniti per l’espletamento del servizio di mezzi specifici come:
barellini/barellini magnetici, sedie, letti ecc. ed anche di un’ambulanza attrezzata per il
trasporto dei pazienti dalle palazzine esterne (ad esempio: malattie infettive o dialisi) ai
reparti interni e viceversa. A volte, seppur raramente, nel caso soprattutto di un
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
133
sovraccarico di chiamate per trasferimento pazienti ai reparti esterni, una sola ambulanza
potrebbe non essere sufficiente per il compimento del servizio.
Ad ogni modo comunque, gli operatori, dotati delle schede di lavoro input dell’attività,
raggiungono il reparto mittente, ultimando così l’output del servizio.
A23 – PRESA IN CONSEGNA PAZIENTE E ACCETTAZIONE
Gli operatori, una volta giunti al reparto da cui hanno ricevuto la richiesta di prenotazione,
consegnano al personale medico le opportune schede di lavoro ed è proprio quest’ultimo
che ha il compito di effettuare la validazione del servizio, output dell’attività, firmando la
scheda. Successivamente, prendono in consegna il paziente e la documentazione clinica
che lo segue per poi trasportarlo al reparto di consegna indicato nella scheda di lavoro.
Nonostante la committenza abbia stimato un tempo di circa 20 minuti a trasferimento, è
proprio in questa specifica funzione che si possono riscontrare le maggiori criticità legate
al processo in analisi. Quest’ultime possono essere legate a determinati fattori di ritardo, ad
esempio:
Condivisione degli ascensori con personale ospedaliero o con altro personale di
aziende inerenti l’ATI;
Rallentamenti dovuti al fatto che il personale infermieristico non prepara il paziente
al momento dell’arrivo dell’operatore al reparto mittente o che il paziente stesso
stia mangiando;
Rallentamenti dovuti al fatto che nel caso in cui ci si trova di fronte a pazienti che
necessitano di ossigeno, può capitare che il reparto non abbia lo stroller carico e
l’operatore Cosp, si deve adoperare per recuperarlo in altri reparti;
Disguidi con personale infermieristico su orari;
Rallentamenti dovuti ad esempio ad azioni problematiche, come traferire il paziente
da un mezzo ad un altro, nel caso quindi di un passaggio da un letto ad una barella
o da un letto ad una sedia. Generalmente questa azione viene effettuata da un
operatore Cosp in affiancamento dal personale di reparto.
Rallentamenti dovuti al fatto che non venga richiesto dal reparto mittente alcun
mezzo di trasporto, nonostante sia necessario o che venga richiesto un mezzo non
adeguato.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
134
Inoltre gli operatori, per l’ottimale svolgimento del servizio, devono attenersi al rispetto di
varie procedure impostagli dalla committenza, come ad esempio:
Essere sempre dotati di propria divisa;
Parlare con un tono di voce basso;
Rivolgersi ai pazienti ed ai parenti dando sempre del Lei;
Avere massima cura delle esigenze del paziente;
Seguire le indicazioni fornite dal personale medico-infermieristico sul trasporto e
sul posizionamento posturale dei pazienti;
Non dare mai notizie al paziente o a chi per lui, nel rispetto del codice del
trattamento dei dati personali;
Prestare attenzione nel caso di reparti, sottoposti a radiazioni ionizzanti o da campo
magnetico;
Non usare impropriamente chiavi o altri mezzi di programmazione ascensori.
A24 – TRASFERIMENTO ED ACCETTAZIONE
Gli operatori, nella seguente attività, vincolati sempre dal rispetto delle procedure sopra
riportate, traportano il paziente dal reparto di prelievo, al reparto di consegna. All’arrivo al
reparto di destinazione, output dell’attività, l’operatore Cosp, deve nuovamente far validare
dal responsabile di reparto la scheda di lavoro, solo dopo l’avvenuta accettazione infatti
l’operatore può far ritorno alla centrale operativa. Anche in questo caso si possono
incontrare criticità legate a determinati fattori di ritardo, ad esempio, alcune volte, potrebbe
essere causa di ritardo il fatto che, l’operatore Cosp arrivi ai centri diagnostici laddove però
non è presente il tecnico che deve effettuare l’esame.
A25 – RIENTRO IN CENTRALE
Gli operatori, una volta effettuato e concluso il trasporto del paziente al reparto adeguato,
fanno ritorno al secondo piano interrato, luogo in cui si trova la centrale operativa.
L’output quindi che questa attività si pone, è l’adeguato espletamento del servizio sempre
nel rispetto delle procedure sopra elencate. A questo punto, ciascun operatore, effettua un
nuovo servizio ripetendo il ciclo operativo e logistico fin ora descritto.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
135
4.2.2 Facchinaggio spot (su chiamata)
All’interno del sevizio sono fornite prestazioni relative al coordinamento del servizio
traslochi interno/esterno;
traslochi interni:
1. organizzazione del trasporto di suppellettili, attrezzature e arredi;
2. imballo/smontaggio del contenuto degli arredi;
3. smontaggio arredi;
4. trasporto e consegna al luogo di destinazione;
5. rimontaggio degli arredi;
6. riposizionamento degli arredi;
7. verifica allocazione spazi;
8. interazioni di arredi ed attrezzature.
traslochi esterni (movimentazione e trasloco di dotazioni di ufficio e/o altro
materiale dall’immobile di partenza all’immobile di destinazione):
1. Organizzazione trasporto suppellettili, attrezzature e arredi;
2. smontaggio di suppellettili, attrezzature e arredi;
3. imballo del contenuto degli arredi;
4. prelevamento degli arredi, suppellettili, attrezzature;
5. movimentazione, trasporto e consegna al luogo di destinazione;
6. rimontaggio degli arredi;
7. riposizionamento degli arredi;
Premesso che l’ATI si impegna a garantire il servizio di facchinaggio e traslochi,
l’esecuzione del facchinaggio e del trasloco dei beni materiali del “Santa Maria”, è un
attività subordinata al programma giornaliero delle richieste effettuate
dall’amministrazione. Gli interventi su chiamata, sono da considerarsi come gli interventi
straordinari da eseguire in maniera non continuativa nelle aree in oggetto, per questo
motivo infatti non esiste un numero fisso di addetti ma variabile, stando alla mia
supervisione, prendendo come campione le ultime quattro settimane, Cosp, ogni giorno ha
potuto contare per le relative attività di facchinaggio di quattro operatori fissi.
In questo mese infatti, all’interno dell’ospedale sono state fatte diverse chiusure di reparti,
spostamenti di quest’ultimi, spostamenti di studi, ristrutturazioni, costruzioni ecc..
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
136
Per la gestione delle emergenze invece, degli eventi eccezionali e imprevedibili, l’azienda
si impegna a garantire la copertura del servizio nel più breve tempo possibile
predisponendo specifici turni di reperibilità del personale in uso presso il cantiere e presso
altri cantieri, oppure facendo ricorso al prolungamento del normale turno di lavoro,
consentendo di sopperire ad esigenze di servizio riferite a periodi di breve e media durata.
Da specificare inoltre che, il materiale che viene manovrato dai facchini, o viene spostato
direttamente nel luogo in cui verrà momentaneamente disposto il reparto o uno studio
medico ecc.; oppure, viene portato all’interno del deposito (DEO) posizionato al secondo
piano interrato. Per gli spostamenti, vengono sempre utilizzati il montacarichi, i due
ascensori del blocco centrale e quello dell’ala sud.
Si può dire quindi che gli interventi su chiamata e quindi per la loro stessa natura
straordinari sono così gestiti.
A1 – RACCOLTA RICHIESTE
Le prenotazioni del servizio da parte del Committente vengono inoltrate attraverso fax,
telefono o e-mail, vengono raccolte ed analizzate dal Responsabile del servizio Cosp,
coordinatore delle operazioni di facchinaggio, che predispone in seguito alla richiesta, un
“ordine di servizio” che contiene tutti i dati per identificare correttamente la
movimentazione richiesta.
Per lo svolgimento dell’attività in questione, sono necessari quindi: apparecchi telefonici,
fax, un server, terminali (wireless e via cavo), dispositivi di rete (router, modem, access-
point, switch e cavi di rete) oltre che dispositivi generici (scanner e stampanti).
A2 – SOPRALLUOGO
Il responsabile del servizio, dopo aver elaborato il cosiddetto “ordine di servizio” input
dell’attività, comunica la necessità di effettuare un sopralluogo per stimare e prendere
visione dei beni, dei materiali e delle dotazioni da movimentare.
Questa funzione quindi, avrà come output una stima ed una visione delle dotazioni su cui
effettuare il servizio di facchinaggio.
A3 – PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE ATTIVITA’
Il responsabile di servizio, successivamente presa visione delle dotazioni da movimentare,
pianifica e programma le attività, predispone la squadra di lavoro, opera la richiesta delle
autorizzazioni necessarie presso le unità competenti, opera il noleggio dei mezzi e delle
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
137
attrezzature necessarie, opera la consegna dei contenitori e del materiale da imballaggio ed
opera la preparazione delle schede di movimentazione dei beni.
A4 - TRASMISSIONE ALLA COMMITTENZA
Una volta redatta la scheda di movimentazione dei beni, il responsabile del servizio,
trasmette il tutto alla committenza affinchè l’attività possa essere eseguita nei tempi
previsti.
L’output di quest’ultima fase sarà quindi, il rilascio del permesso da parte della
committenza che dà il via alla movimentazione dei beni.
Inoltre, nel caso di movimentazione mediante l’uso di automezzi, verrà redatto dal
caposquadra il documento di trasporto.
A5 - ESECUZIONE
Questa attività, viene portata a termine dalla squadra di lavoro predisposta dal
Responsabile di servizio in fase di programmazione e pianificazione e solo dopo l’assenso
della committenza, presentando come output quindi l’avvenuta movimentazione.
Si utilizza inoltre un registro delle attività in cui il caposquadra annota nome, cognome,
data, ora, inizio attività, composizione della squadra di lavoro, annotazioni di rilievo e
attraverso il quale si fornirà un riscontro immediato delle attività svolte, delle
movimentazioni dei beni fornendo tutte le informazioni utili per garantire un controllo
generale e un servizio efficiente.
Pertanto, il caposquadra della squadra di lavoro incaricata, controlla le operazioni di
carico/scarico delle postazioni ed arredi durante il trasloco, verifica la corrispondenza dei
documenti di trasporto, controlla l’integrità e garantisce la rimozione di eventuali
imballaggi.
Da specificare infine, che il servizio viene espletato utilizzando il montacarichi dedicato
all’azienda All Foods solo al di fuori degli orari di distribuzione dei pasti, i due ascensori
dell’ala centrale e quello dell’ala sud, oltrechè, mezzi come ad esempio: muletto, traspallet,
bravetta ed attrezzature generiche per montaggio e smontaggio.
Nel grafico di seguito, vengono riportate le procedure che vengono attivate dalla richiesta
fino alla consuntivazione delle attività:
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
138
A1
RACCOLTA RICHIESTE
Richiesta di prenotazione
ApparatiTelefonici/fax
Server Dispositivi di rete
Dispositivi generici
Terminali
ResponsabileCosp
A2
SOPRALLUOGO
Ordine di Servizio
A3
PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE
ATTIVITA'
Stima e Visionedotazioni
Squadra di lavoro
Richiesta autorizzazioni
Noleggio mezzi ed attrezzature
Consegna contenitori e materiale da imballare
Schede di movimentazione beni
A4
TRASMISSIONE ALLA
COMMITTENZA
A5
ESECUZIONE
Rilascio permesso Avvenuta movimentazione
TITOLO:NODO: N.:A0 FACCHINAGGIO SPOT
PURPOSE: Processo di Facchinaggio SpotVIEWPOINT: Esterno, non esperto del settore Montacarichi/Ascensori
Mezzi/Attrezzature
Figura 4.27 Diagramma A0: Processo di facchinaggio spot
4.2.3 Pulizie
Le pulizie sono effettuate quotidianamente all’incirca da 70 persone distribuite nelle
diverse aree del Presidio Ospedaliero, classificate in:
AREA A BASSO RISCHIO
AREA A MEDIO RISCHIO
AREA AD ALTO RISCHIO
AREE ESTERNE
Il personale svolge i compiti assegnatagli secondo due turnazioni precise:
6.00-12.40 e 14.00-21.00. Nell’ambito del servizio di pulizie, bisogna anche valutare la
consegna dei materiali alle operatrici, la consegna dell’abbigliamento adeguato e dei
dispositivi di sicurezza (nel caso per esempio di pulizie nel reparto di malattie infettive).
Il servizio inoltre comprende l’assenso degli operatori alla reperibilità nel caso in cui per
esempio si deve ripulire la sala operatoria successivamente ad un intervento urgente.
Inoltre, lo stesso personale delle pulizie si occupa anche di: raccolta e allontanamento dei
rifiuti speciali.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
139
4.2.4 Gestione del magazzino della farmacia:
Il servizio è effettuato da 6 operatori così disposti:
2 operatori gestiscono il magazzino dei farmaci;
1 operatore è addetto al: carico/scarico merci, controllo della bolla dei materiali di
consegna e passaggio dell’ordine alla farmacia. Quest’ultimo deve controllare
inoltre la temperatura all’interno dei mezzi di trasporto addetti alla consegna
oltrechè la scadenza dei farmaci;
2 operatori si occupano del trasporto dei farmaci all’interno del Presidio
Ospedaliero;
1 capogruppo coordina il personale interno a tale funzione e fa da tramite tra lo
svolgimento del servizio ed il capo-area.
Il Responsabile del magazzino inoltre, mantiene aggiornato l’elenco delle tipologie dei
materiali e delle attrezzature depositate in ogni magazzino di cantiere e gestisce i dati di
carico e scarico degli stessi sulla base di quanto consegnato dai fornitori e riportato nel
“Documento di Trasporto”.
I dati di carico e scarico dei materiali e delle attrezzature sono gestiti con un foglio di
“Gestione delle Scorte” in forma cartacea.
Riassumendo, le diverse fasi di cui si compone il servizio pertanto, sono:
FASE1: ARRIVO DELLE RICHIESTE DAI REPARTI
FASE2: VISIONE DA PARTE DEL MEDICO DELLA FARMACIA
FASE3: PASSAGGIO AD OPERATORI
FASE4: PREPARAZIONE DEI FARMACI DESTINATI A REPARTI O SERVIZI
FASE5: CONSEGNA (CON ROLLER O CESTE DI TRASPORTO)
Da specificare inoltre che gli operatori addetti al trasporto, eseguono il servizio con
frequenza continua, impiegando circa dai 20 ai 30 minuti a trasporto, usufruendo
principalmente di traspallet, bravetta e muletto, in misura al volume del materiale da
consegnare.
Per la consegna ai reparti si servono sempre dei due ascensori in ala centrale,
dell’ascensore dell’ala sud e del montacarichi utilizzato per la distribuzione dei pasti nelle
ore in cui è possibile usufruirne.
Capitolo 4 – Modellazione dei processi: metodologia IDEF0 applicata al caso aziendale
140
4.3 Mappatura dei processi Centro
Il servizio di vigilanza non armata, accoglienza e portierato viene espletato per conto della
mandataria CNS dalla assegnataria Società Cooperativa CENTRO.
Come già preannunciato nella fase introduttiva, per quanto riguarda lo studio della
cooperativa in questione, la mappatura dei processi si limita alla sola raccolta delle
informazioni inerenti le attività svolte, le risorse umane impiegate giornalmente, le risorse
tecnologiche utilizzate oltrechè la cadenza con cui vengono svolte le varie attività e le ore
di lavoro di ciascun operatore.
Per realizzare un servizio unico di vigilanza non armata, portierato ed accoglienza, è
necessaria la realizzazione presso tutte le strutture, di un presidio costante. Questo, si
traduce nella presenza continua durante l’orario di apertura di addetti qualificati che per
essere immediatamente riconosciuti, indossano divise con targhetta identificativa secondo
le direttive del Committente.
Il tutto è riportato nella schema a seguire.
Figura 4.28 - Attività Centro
141
Capitolo 5
5 ELABORAZIONE DELLA PROPOSTA DI
INTEGRAZIONE CON L’ANALYTIC HIERARCHY
PROCESS
Introduzione:
Dopo aver svolto un’analisi “AS-IS” per mappare i diversi processi aziendali no-core, si
sviluppa nel seguente capitolo l’ultima fase di elaborazione di un BPR, identificata come
“TO-BE”. Quest’ultima è stata sviluppata con il supporto della metodologia di analisi
multicriterio denominata: Analytic Hierarchy Process (AHP). L’obiettivo dello sviluppo di
questa fase è quello di migliorare le strategie di performance aziendali, utilizzando a tal
proposito uno strumento di analisi multicriterio in grado di supportare il decisore nella fase
di organizzazione e sintesi di informazioni complesse e spesso di natura eterogenea. Tale
metodologia infatti, permette al decisore di analizzare e valutare diverse alternative,
monitorandone l’impatto sui differenti attori del processo decisionale.
In particolare, viene mostrato come l’AHP consenta di tradurre in termini quantitativi
valutazioni di tipo qualitativo, mettere in diretta relazione giudizi qualitativi ed indicatori
quantitativi altrimenti non direttamente confrontabili e combinare scale multiple di misure
in una singola scala di priorità [Saaty, 1980; Figueira 2005]
Il seguente capitolo affronta quindi, il metodo di analisi multicriterio applicato al caso del
“Santa Maria” di Terni, oltreché la descrizione del metodo, gli elementi di base che lo
caratterizzano e l’implementazione di quest’ultimo. Per elaborare la fase di
implementazione, ci si è avvalsi dell’utilizzo del software Expert Choice. Tramite l’utilizzo
di questo software, impiegato come strumento decisionale per l’analisi della gerarchia
analitica AHP, è possibile automatizzare le procedure di sviluppo di tale metodologia e
quindi individuare l’alternativa migliore tra quelle che verranno di seguito riportate. Come
nell’AHP, il funzionamento alla base del software è individuare l’alternativa migliore tra
quelle indicate in riferimento ai pesi attribuiti dai decisori ai vari criteri considerando la
relazione tra le alternative messe a confronto. Expert Choice, permette di rappresentare il
problema in una struttura gerarchica composta dal Goal (al livello più alto), dai criteri e
dalle alternative.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
142
I pesi (priorità) associati a ciascuna alternativa o criterio sono ottenuti per mezzo di matrici
di confronti a coppie, la cui comparazione può essere effettuata esprimendo giudizi di
natura verbale, numerica o utilizzando dei metodi grafici. Il software Expert Choice
permette inoltre di ottenere una misura dell’inconsistenza dei giudizi espressi dal decisore:
questa misura è l’Inconsistency Ratio (secondo cui, valori minori o uguali a 0,1 sono
ritenuti accettabili).
5.1 Analytic Hierarchy Process
L’Analytic Hierarchy Process o analisi gerarchica, è uno strumento di supporto al processo
decisionale sviluppato dal matematico Thomas Lorie Saaty in Pennsylvania verso la fine
degli anni settanta.
Prima di passare alla descrizione del metodo, si procede alla spiegazione dell’acronimo:
Analytic: è una forma della parola analisi, che indica la separazione di un
qualunque problema complesso in elementi costituenti. L’analisi è l’opposto della
sintesi, la quale combina le parti di un insieme. In un certo senso si dovrebbe
parlare di processo gerarchico di sintesi perché AHP aiuta a misurare e sintetizzare
il gran numero di fattori che entrano in gioco nelle decisioni complesse.
Hierarchy: è una gerarchia (piramide), al cui vertice è posto l’obiettivo generale e
sotto di esso, disposti in livelli successivi, i criteri, gli eventuali sub-criteri e le
alternative.
Process: serie di azioni o funzioni che portano ad un fine o ad un risultato.
L’AHP è un processo che permette al valutatore di arrivare alla decisione che
meglio soddisfa l’obiettivo da raggiungere, consentendo la misura e la sintesi della
moltitudine di fattori/criteri.
La procedura dell’Analytic Hierarchy Process si sviluppa in tre fasi fondamentali:
1. Sviluppo della gerarchia;
2. Confronti a coppie tra criteri e tra alternative in relazione a ciascun criterio;
3. Analisi della sensitività;
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
143
5.1.1 Sviluppo della gerarchia
In questa prima fase dell’AHP il decisore analizza tutti gli aspetti del problema e
successivamente lo struttura in una gerarchia composta da più livelli.
Una tale decomposizione del problema porta ad una sua notevole semplificazione e
permette al decisore di concentrare la propria analisi su un numero ristretto di decisioni.
Al vertice della gerarchia vi è il Goal (Obiettivo) che il decisore si pone; al livello inferiore
vi sono i Criteri che portano alla realizzazione degli obiettivi; i criteri a loro volta, se
necessario, possono essere suddivisi in sotto-criteri ed infine vi sono le Alternative tra cui
viene scelta quella che meglio rappresenta la realizzazione dell’obiettivo/goal imposto.
La struttura gerarchica definita dal decisore dipenderà non solo dalla natura del problema,
ma anche dalle informazioni in suo possesso, dai suoi giudizi, dalle sue opinioni e dalle sue
volontà.
È importante sottolineare che la struttura gerarchica non è rigida ma può essere modificata
con la modifica di criteri e sotto-criteri in origine non considerati che possono essere
aggiunti, tolti o modificati. A seguire, la struttura gerarchica applicata al caso di studio
rivolto al “Santa Maria”.
Figura 5.1 – Struttura gerarchica del caso di studio
Per impostare e realizzare la struttura gerarchica sopra riportata, si è partiti da un insieme
generale di caratteristiche del problema e successivamente quest’ultime sono state ripartite
in una serie di criteri ed alternative sulla base di operazioni di carattere deduttivo.
Il tipo di procedimento attuato è definito come “top-down”, ossia dall’alto verso il basso.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
144
Da specificare inoltre che quest’ultimo, è stato preferito ad un procedimento denominato
invece “bottom-up”, ovvero dal basso verso l’alto, che, partendo da tutte le possibili
alternative analizzate in termini di costi/benefici e attraverso operazioni di carattere
induttivo, identifica gli obiettivi ed i criteri da raggruppare.
5.1.1.1 Spiegazione degli elementi della struttura gerarchica
Per valorare le tesi fin qui esposte e per l’implementazione dei vari confronti a coppie, si
procede con lo sviluppo della metodologia applicata al caso aziendale, partendo
dall’identificativo dell’obiettivo che ci si è posti in questo lavoro di tesi e procedendo con
la definizione e spiegazione dei criteri e delle alternative.
L’obiettivo che si vuole puntare a raggiungere, è quello di migliorare le strategie di
performance aziendali. Per far ciò e per rendere più semplice la trattazione è stato deciso di
dividere i criteri nel seguente modo:
Criteri di Efficacia: misura del livello di ottenimento dei risultati conseguiti, messi
a confronto con gli obiettivi prefissati:
RISULTATI
OBIETTIVI
C1 - EFFICACIA QUALITATIVA
Il criterio C1 è una misura degli aspetti qualitativi delle attività svolte. Nel caso specifico,
si può tradurre con il livello di soddisfacimento degli utenti/degenti in merito ai servizi
forniti dall’ATI.
Facendo riferimento all’All Foods, si potrebbe parlare di soddisfazione del paziente per il
servizio di ristorazione erogato, in termini di: qualità del cibo fornitogli e qualità del
servizio in sé, avendo come obiettivo il rispetto di norme comportamentali, di condizioni
igienico-sanitarie e nutrizionali; riduzione delle lamentele dovute ad errori nella fornitura
dei pasti, come ad esempio, sottoporre un piatto freddo ad una elevata temperatura, poiché
posizionato erroneamente all’interno dei burlodge o sopperire ad errori di prenotazione del
pasto.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
145
Per quanto riguarda i servizi espletati da Cosp e facendo riferimento al processo di
trasporto pazienti, la soddisfazione del servizio da parte del degente ma anche del
committente è legata principalmente ad evitare sbagli o problemi nell’adozione di tecniche
di manipolazione per movimentare il paziente oltrechè prontezza, cortesia e affidabilità del
personale.
C2 - EFFICACIA QUANTITATIVA
Grado di soddisfazione del cliente/utente, rispetto agli obiettivi determinati nei documenti
di programmazione dei servizi riportati nel capitolato. Nel caso specifico del “Santa
Maria” di Terni, l’efficacia quantitativa dei servizi offerti da All Foods e Cosp, si può
tradurre nell’accuratezza e completezza dei risultati raggiunti in merito a: tempestività
degli interventi, modalità e tempi di effettuazione del servizio.
Per quanto riguarda il servizio di ristorazione si può esplicitare l’efficacia quantitativa, ad
esempio: nella prontezza delle revisioni o modifiche di prenotazione dei pasti, che da
capitolato, devono avvenire entro i 30 minuti dall’inizio del confezionamento del vassoio
personalizzato ad ogni degente, dato che in questo caso, trascorsi all’incirca 40 minuti dal
confezionamento, il pasto di norma può essere sottoposto a proliferazione batterica a causa
del decadimento delle temperature dei cibi all’interno dei burlodge (strumenti utilizzati in
fase di distribuzione).
In merito al servizio Cosp, l’Efficienza quantitativa si può tradurre invece nel rispetto dei
tempi di effettuazione del trasporto pazienti, che, non dovrebbero essere superiori ai 20
minuti e nella capacità di servire tempestivamente con i mezzi adeguati e nelle corrette
modalità, le richieste urgenti del trasporto pazienti provenienti dai vari reparti della
struttura ospedaliera.
Criteri di Efficienza: capacità di raggiungere gli obiettivi in termini di azione o di
produzione con la minima allocazione possibile di spesa, di risorse e di tempo.
RISULTATI
RISORSE
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
146
C3 - EFFICIENZA OPERATIVA ED ECONOMICA
La spiegazione di questo criterio di efficienza è da intendersi come la valutazione delle
risorse, dei tempi e dei costi impiegati nell’ottenimento dei risultati, in merito alla misura
dei servizi ottenuti.
Nell’ambito del caso di studio e facendo riferimento ai processi di produzione della
colazione, del pranzo, della cena e del ripasso serale (espressi precedentemente ed inseriti
nella mappatura del capitolo precedente), si può valutare l’efficienza, andando per esempio
ad analizzare il processo specifico di distribuzione, ponendosi come standard di riferimento
circa 1 minuto a persona per la consegna del pranzo o della cena che sia e valutando il
rapporto tra il numero dei degenti per ogni reparto, con la stima dei tempi impiegati per lo
svolgimento del servizio. Oppure, in senso più ampio, si potrebbe valutare ai fini
dell’efficienza di un servizio, il rapporto tra il numero dei degenti forniti, variabile di
giorno in giorno, con il numero totale delle risorse impiegate per l’espletamento del
servizio in fase di produzione, distribuzione e lavaggio, relative alle varie turnazioni.
Oppure, facendo riferimento al servizio trasporti, si potrebbe mettere in relazione il numero
dei trasporti effettuati, sui costi impiegati per l’espletamento del servizio offerto, in merito
a: risorse impiegate, attrezzature e mezzi specifici.
Criteri del livello di Innovazione: per quest’ultimo criterio di analisi non si parla
né di efficacia né di efficienza dato che, l’innovazione è una dimensione non legata
alle performance attuale ma bensì a quelle future.
C4 - LIVELLO DI INNOVAZIONE
Capacità di misurare le prestazioni offerte dall’utilizzo di sistemi di comunicazione
integrata, basandosi principalmente sull’immediatezza delle funzionalità fornite
all’utilizzatore.
E’ importante quindi capire quanto le innovazioni tecnologiche possano influire nella
misura del grado di attività dei servizi di Facility Management dell’Ospedale o meglio
quanto possano incidere nel livello produttivo delle aziende del Global Service.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
147
Facendo riferimento ai servizi inerenti l’Ospedale, si potrebbe valutare l’importanza
nell’utilizzo costante di un portale attraverso cui è possibile accedere ad informazioni
relative al lavoro svolto, con la possibilità di consultare dati e/o informazioni in modo
semplice ed intuitivo da qualunque postazione.
Terminata la descrizione dei criteri si passa ora alla spiegazione delle alternative proposte
volte a migliorare le strategie di performance aziendali. Quest’ultime, risultano essere le
seguenti.
A1 - RAFFORZAMENTO DELLA PARTNERSHIP
Nell’ottica di massimizzare l’efficacia e l’efficienza complessiva dell’appalto, potrebbero
essere necessari maggiori incontri dei vertici delle aziende con conseguente brainstorming
per velocizzare eventuali risoluzioni di criticità e per un miglioramento nella scelta di
decisioni operative e organizzative. Si può citare in merito all’ambito operativo-
organizzativo il cosiddetto “Tavolo di Partnership”, quest’ultimo propone l’adozione di un
confronto sistematico tra i contraenti, al fine di giungere verso rapporti che prevedono la
progettazione congiunta dei servizi [De Toni A., 2007].
Inoltre, lo strumento in questione prevede e quantifica appropriatamente le diverse
circostanze che possono verificarsi nel corso di un appalto e specifica il modus agendi dei
contraenti in ogni possibile occasione. Proprio per superare le criticità che caratterizzano i
contratti di appalto lunghi e complessi come quello tra l’ATI e il “Santa Maria” di Terni, lo
strumento “Tavolo di Partnership”, si basa su due elementi principali, ovvero: i membri
partecipanti (rappresentanti nominati dal committente e rappresentanti nominati
dall’assuntore) e gli intervalli di tempo tra le riunioni con cadenza temporale definita al
bisogno, dalle parti interessate.
A2 - INTEGRAZIONE LOGISTICA-DISTRIBUTIVA:
Questa alternativa è da intendersi soprattutto nell’ottica di razionalizzare la spesa e di
ottimizzare l’utilizzo delle risorse interne impiegate nei servizi.
Ad esempio, si potrebbe pensare all’introduzione di una “squadra di lavoro” specializzata
nello svolgimento di più servizi affini al Global Service, cosicchè si riesca a strutturare una
organizzazione integrata e coordinata delle attività più efficiente e più efficace.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
148
A3 - INTEGRAZIONE DELLE POLITICHE DI COMUNICAZIONE INTERNE-
ESTERNE
In prospettiva interna, l’alternativa proposta si basa sull’ottimizzazione del sistema di
comunicazione integrata. Ad oggi, il sistema in questione è utilizzato esclusivamente per:
il monitoraggio costante dei dati relativi ai quantitativi entranti ed uscenti inerenti le varie
aziende e per la consultazione di informazioni relative alla gestione/organizzazione delle
aziende del raggruppamento e dei reparti della struttura ospedaliera.
Le politiche di comunicazione interna in questo senso, prevedono l’implementazione di
nuovi servizi, ad esempio, il servizio di lavanolo e sterilizzazione utilizza la tracciabilità
del materiale attraverso una tecnologia rfid (identificazione a radiofrequenza), quindi, si
potrebbe pensare di integrare questa modalità di monitoraggio e controllo dei materiali
anche alle altre aziende che costituiscono il Global Service all’interno dell’ospedale.
Tutto questo consentirebbe di unificare le varie comunicazioni, il monitoraggio ed il
controllo di tutti i materiali del Global Service all’interno del portale.
Si potrebbe pensare ipoteticamente di estendere il servizio all’All Foods, migliorando così
la qualità del servizio e la riduzione degli sprechi.
Il tutto, mantenendo sempre, la profilatura utente secondo la quale si ha la possibilità di
accedere ad una determinata area, avendo così una visione totale delle attività svolte
dall’ATI, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Oppure, si potrebbe integrare
al portale una sezione dedicata ai clienti/degenti, inerente il servizio di customer
satisfaction, in cui è possibile esprimere il livello di soddisfacimento, le critiche, le
problematiche ed anche eventuali condizioni di miglioramento.
La prospettiva esterna si basa invece su politiche di comunicazione volte a migliorare
l’immagine del raggruppamento con il fine di proporsi sul mercato come sistema
affermato di servizi integrati, capace di competere sullo scenario nazionale, acquisendo un
posizionamento di rilievo tra le prime aziende di multiservizi italiane.
A4 - INVESTIMENTI INFRASTRUTTURALI E IN NUOVE TECNOLOGIE
Per migliorare le strategie di performance aziendali, la mutevolezza dell’ambiente in cui
opera il Facility Management porta dei cambiamenti soprattutto nell’ambito delle
opportunità tecnologiche che si potrebbero apportare.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
149
In questo senso, si potrebbe pensare ad investimenti nella realizzazione di un sistema
informativo unico ed integrato, attraverso il quale rendere disponibili in tempo reale alle
varie aziende, funzionalità ed informazioni attraverso cui, i vari reparti della struttura
ospedaliera potrebbero avere accesso per mezzo di un’unica interfaccia ed avere così modo
di effettuare le varie richieste di prenotazione dei diversi servizi offerti, evitando il fatto
che ciascuna azienda, utilizzi software di proprietà ed uniformando in tal modo i vari
servizi offerti dall’ATI.
Si potrebbe inserire anche un metodo innovativo di tracciabilità real-time del personale
principalmente in fase di distribuzione delle varie attività al fine di ottenere un maggior
controllo delle attività stesse ed in caso di necessità localizzare in tempo reale personale e
materiali. Tutto ciò potrebbe portare anche ad ottimizzare i tempi di distribuzione dei vari
servizi. Il tutto, si potrebbe concretizzare nella possibilità di disporre di funzionalità del
sistema informativo attraverso un’opportuna combinazione di terminali mobili/sensori
(smartphone e/o tablet con localizzazione tramite wi-fi, sistemi rfid o altro).
Ulteriori benefici si potrebbero ottenere con l’automatizzazione delle procedure, ad
esempio con l’inserimento di robot AGV (Automated Guided Vehicle - veicoli a guida
automatica) in grado di trasportare pasti, biancheria e materiale economale (ad esempio
farmaci). Ad oggi, esistono modelli di tali robot che permettono di trasportare fino a 450
kg di carico, effettuando oltre 350 viaggi al giorno. Il loro sistema di guida, combina
tecnologia laser (che mantiene i robot nella loro marcia a distanza da pareti, persone e
ostacoli) e wi-fi (che permette invece il controllo di posizione all’interno dell’edificio,
tramite la mappatura della struttura contenuta nella memoria del robot stesso).
Possono essere necessari quindi investimenti per l’attivazione della rete wi-fi in eventuali
aree non ancora coperte all’interno dell’ospedale, l’installazione di nuovi ascensori e
l’adeguamento della pavimentazione.
Per tal motivo, è stato deciso di unire queste due tipologie di investimento in questa
medesima alternativa, così da integrare le varie attività svolte e colmare in modo
innovativo le maggiori criticità legate agli spostamenti nell’espletamento dei servizi forniti.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
150
A5–INVESTIMENTI IN CORSI DI FORMAZIONE MIRATI
ALL’ANTEGRAZIONE
Dati i lunghi orizzonti temporali del servizio stipulati con il contratto di Global Service,
per poter gestire efficacemente ed efficientemente i servizi sulla base anche delle
alternative proposte (che potrebbero portare incrementi radicali o incrementali all’interno
dell’ATI e della struttura ospedaliera in sé), si è pensato di proporre come ultima
alternativa, l’investimento in una formazione mirata all’integrazione.
Per meglio dire, una formazione mirata sia all’ottimizzazione della gestione delle attività
no-core, che all’apprendimento ed alla motivazione del personale per svolgere al meglio i
vari servizi forniti; il tutto, nell’ottica di una maggiore integrazione dei servizi erogati e di
un’ottimizzazione qualitativa nell’approccio relazionale fra degente ed erogatori del
servizio. La gestione di un’ampia e profonda gamma di servizi, presuppone non solo un
costante aggiornamento delle approfondite competenze ed abilità, ma anche la capacità di
adeguarsi agli aspetti dinamici del Facility Management.
Inoltre, si potrebbe realizzare anche una formazione legata all’apertura verso le nuove
opportunità tecnologiche, che comporta necessariamente un continuo aggiornamento
professionale del personale addetto, che deve rapportarsi con le mutate tecniche di
intervento.
5.1.2 Confronti a coppie tra criteri e tra alternative in relazione a ciascun criterio
Questa fase consiste nell’individuare una stima dei pesi da associare a ciascun criterio
presente nel problema gerarchico, tramite l’utilizzo di una matrice di valutazione i cui
singoli elementi sono ottenuti da comparazioni a coppie tra i criteri del problema.
Il metodo quindi, si basa su una serie di confronti a coppie fra i criteri, attribuendo ad essi
un punteggio di importanza relativa; successivamente vengono realizzati un confronto a
coppie tra le alternative in relazione a ciascun criterio. Nel caso specifico del “Santa
Maria” di Terni i vari pesi attribuiti, sono stati valutati in base alle preferenze fornite dai
membri più rappresentativi dell’ATI e della struttura ospedaliera in sé ed estrapolati dalla
compilazione di un questionario che gli è stato sottoposto, riportato di seguito in allegato.
Nella tecnica del confronto a coppie i vari criteri sono comparati l’un l’altro ed i valori
ottenuti sono riportati su di una matrice quadrata, positiva e reciproca denominata “matrice
dei confronti a coppie”.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
151
La reciprocità dei valori presenti nella matrice determina la sua simmetria rispetto alla
diagonale principale. Si definisce quindi A1, …, Am ciascuna alternativa e C1,…, Cn ciascun
criterio; facendo i confronti a coppie fra i vari criteri, si ottiene come risultato un
coefficiente di dominanza indicato con cij.
Considerando un numero di criteri pari a n, il numero di tutti i confronti si ottiene con la
seguente formula:
Questo, permetterà di generare la matrice Cnxn che verrà poi utilizzata per creare il vettore
dei pesi percentuali (priorità) di ogni singolo criterio.
Nel caso trattato in questo capitolo è stata presa in considerazione una scala di valutazione
che varia da 1 a 9, dove ogni livello della scala corrisponde alla seguente valutazione
descritta da Saaty:
Valore cij Interpretazione
1 i e j sono equamente importanti
3 i è poco più importante di j
5 i è abbastanza più importante di j
7 i è decisamente più importante di j
9 i è assolutamente più importante di j
1/3 i è poco meno importante di j
1/5 i è abbastanza meno importante di j
1/7 i è decisamente meno importante di j
1/9 i è assolutamente meno importante di j
Tabella 5.1- Scala Semantica di Saaty
Naturalmente è possibile assegnare, nel caso sia necessaria maggior precisione, anche
valori intermedi non presentati nella tabella (2, 4, 6, 8, 1/2, 1/4, ecc.) quando è necessario
un compromesso. I valori cij della matrice C, sono caratterizzati dalle seguenti proprietà:
se cij = c, allora, cji = 1/c con c > 0 ;
se l’alternativa Ai è giudicata essere di uguale intensità relativa ad Aj, allora, cij = cji =
1. In particolare, la diagonale principale della matrice C è composta interamente da
valori unitari, ovvero cii = 1.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
152
Per maggior chiarezza, facendo un esempio relativo ad una matrice C3x3 e precisando che
l’indice i rappresenta le righe della matrice dei confronti a coppie, mentre l’indice j indica
le colonne, si può vedere come vengono effettuati i vari confronti tra gli elementi della
matrice. In pratica quindi, vengono effettuati confronti tra gli elementi della regione
triangolare superiore della matrice (in giallo) utilizzando poi i reciproci per la parte
triangolare inferiore (in celeste), mentre gli elementi della diagonale sono tutti valori
unitari (in verde) [Fei M., Giovannoni E., Mocenni C., Sparacino E., 2008].
Tabella 5.2 – Esempio di una matrice 3x3
Ottenuta la matrice C dei confronti a coppie, per calcolare il vettore dei pesi percentuali da
assegnare ad ogni alternativa basta determinare il massimo autovalore λ e il relativo
autovettore vλ di C stessa [Kardi, 2006]. Normalizzando l’autovettore vλ in modo che la
somma dei suoi elementi sia pari a 1 (qualora sia necessario), si ottiene il vettore dei pesi
percentuali (P) o delle priorità relative alle alternative Ai.
Occorre precisare che il vettore dei pesi mantiene l’ordine delle righe della matrice dei
confronti a coppie (impostato dal decisore). Una volta determinato il vettore delle priorità,
è importante capire se la matrice dei confronti a coppie è consistente o meno, ovvero si
cerca di “misurare” se i giudizi soggettivi del decisore ad ogni confronto sono consistenti o
meno. A volte però non sempre è possibile ottenere confronti perfettamente consistenti per
questo si rende necessario determinare degli indici di consistenza e dei valori di tolleranza
per poter gestire e considerare anche casi meno semplici e immediati.
Si definiscono di seguito gli indici utilizzati per determinare la consistenza di una matrice e
soprattutto le soglie di tolleranza adottate per determinare se, una matrice dei confronti a
coppie, possa essere ben posta o meno.
Innanzitutto è necessario specificare che la letteratura in merito alla metodologia, consiglia
di non realizzare matrici dei confronti con dimensione maggiore di 7, anche se poi come
limite massimo viene generalmente indicato 10.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
153
Alla luce di quanto detto fin ora, per verificare se una matrice è consistente o meno occorre
calcolarsi il cosiddetto Consistency Index (CI), ottenuto dalla seguente formula:
dove λ è il massimo autovalore della matrice A ed n rappresenta la dimensione della
matrice stessa.
Successivamente, si procede con la definizione del Random Consistency Index (RI)
secondo la seguente tabella, dove alla dimensione della matrice C è associato il relativo
valore di RI:
RI 0 0 0.58 0.9 1.12 1.24 1.32 1.41 1.45 1.49
N 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Tabella 5.3 - Valori del Random Consistency Index
Infine si determina il rapporto di consistenza (Consistency Ratio, CR):
Nel caso meno restrittivo, per poter considerare la matrice C consistente, viene posto come
vincolo CR < 0.1 (10%). Volendo determinare in modo più preciso e in funzione della
dimensione di C la soglia entro la quale considerare consistente la matrice, si possono
utilizzare i valori presenti nella tabella seguente:
Tabella 5.4 – Valori di soglia.
Come si può capire analizzando i valori di RI in funzione della dimensione, è inutile
definire una soglia per la consistenza nel caso di matrici dei confronti a coppie di
dimensione n = 2 in quanto confrontando solamente 2 stimoli, non sarebbe possibile
ottenere inconsistenza.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
154
5.1.2.1 I confronto: confronto a coppie fra criteri
Per elaborare i risultati relativi a questa prima parte implementativa dell’AHP, viene
utilizzato il software Expert Choice, spiegato nella parte introduttiva di questo capitolo.
Come detto in precedenza, l’AHP è un metodo di analisi multicriterio che consente
prevalentemente di mettere in relazione i criteri, operando un confronto a coppie tra questi.
Il metodo in questione, si basa su una serie di confronti a coppie fra i criteri a cui i decisori
attribuiscono un punteggio di importanza relativa e termina con l’assegnazione di un peso
percentuale, specificando che la somma di tutti i pesi deve naturalmente essere pari al
100%. Si ricorda brevemente, che il confronto tra due elementi è effettuato, utilizzando
una scala di numeri da 1 a 9, quest’ultimi sono numeri assoluti che permettono di stabilire
quante volte un elemento è più importante di un altro. Ai numeri assoluti, sono collegate
delle valutazioni, definite “giudizi verbali” della Scala semantica di Saaty.
In questo caso, riportando di seguito gli identificativi dei criteri (n = 4) sopra spiegati, si
può dire che il numero dei confronti, effettuato con la formula standard prima citata, risulta
essere pari a 6:
C1 – EFFICIENZA OPERATIVA ED ECONOMICA
C2 – EFFICIENZA DEL LIVELLO DI INNOVAZIONE
C3 – EFFICACIA QUALITATIVA
C4 – EFFICACIA QUANTITATIVA
Si ricorda inoltre, che i punteggi riportati nella matrice di seguito inserita, sono una media
aritmetica dei punteggi, estrapolati dall’analisi delle risposte ottenute dai decisori per
mezzo del questionario.
Inoltre, per far sì che il questionario risultasse più in linea possibile con i principi
dell’AHP, è stato realizzato secondo una struttura, che prevede come risposte dei confronti
a coppia formulate ai vari decisori, le valutazioni verbali proposte dalla scala di priorità di
Saaty.
Si ricorda che i risultati ottenuti in merito al raggiungimento di migliori strategie di
performance aziendali, sono frutto di giudizi attribuiti ai confronti formulati per mezzo di
questionario cartaceo dai membri più rappresentativi del contratto di Global Service, in
modo particolare, nelle cariche di: Amministratore Delegato All Foods, Responsabile del
Global Service per l’Ospedale di Terni e Responsabile del Servizio Cosp.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
155
Si procede a questo punto, inserendo la matrice dei confronti a coppie tra i criteri.
Confronto a coppie tra i criteri rispetto al Goal: Miglioramento delle strategie di
performance aziendali
EFFICIENZA
OPERATIVA ED
ECONOMICA
LIVELLO DI
INNOVAZIONE
EFFICACIA
QUALITATIVA
EFFICACIA
QUANTITATIVA
EFFICIENZA OPERATIVA ED
ECONOMICA
1 2 1 1
LIVELLO DI
INNOVAZIONE 1 1/3 1/3
EFFICACIA
QUALITATIVA 1 1
EFFICACIA
QUANTITATIVA 1
Tabella 5.5 – Matrice dei confronti a coppie tra i Criteri rispetto al Goal
Come si può vedere, la matrice inserita risulta essere una matrice C4x4 che verrà poi
utilizzata per creare il vettore dei pesi percentuali (priorità) di ogni singolo criterio di cui di
seguito se ne riportano i risultati grafici.
Da quanto è possibile vedere in Tabella 5.5, tutti i confronti a coppie tra i criteri sono
valutati dai decisori di uguale importanza, tranne il criterio C1- Efficienza operativa-
economica che è risultato essere più importante di C2-Livello di innovazione (assumendo
un valore intermedio pari a 2, laddove quindi si predilige un compromesso tra i due criteri)
ed i criteri C3-Efficacia qualitativa e C4-Efficacia quantitativa che a loro volta, sono
risultati essere poco più importanti di C2. I grafici utilizzati per effettuare i confronti tra gli
elementi in analisi, sono diagrammi a barre dato in quanto la letteratura ci consiglia che, se
devono essere comparati due criteri è bene esprimere un giudizio in base alla maggiore
importanza (Importance) di uno rispetto all’altro, mentre se ad essere comparate sono due
alternative, si parlerà di preferenza (Preference) di una rispetto all’altra in merito al criterio
posto al livello superiore [Saaty, 1980].
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
156
Figura 5.2 – Pesi dei criteri rispetto al Goal
Figura 5.3 – Pesi normalizzati dei criteri rispetto al Goal
Dai grafici, ma anche dai valori dei pesi riportati sui diagrammi a barre, si può facilmente
notare che i criteri a cui i decisori hanno attribuito sempre una maggiore importanza,
risultano essere l’Efficacia qualitativa e l’Efficacia quantitativa, rispettivamente C3 e C4.
Come si può vedere nei grafici sopra riportati, il software Expert Choice permette inoltre di
ottenere una misura dell’inconsistenza dei giudizi espressi dai decisori (valori minori o
uguali a 0,1 dell’inconsistenza, sono ritenuti accettabili), più precisamente in questo caso,
considerando i criteri, la soglia entro la quale considerare consistente la matrice risulta
essere minore o uguale a 0.08 (vedi Tabella 5.4).
Si può concludere questo paragrafo dicendo che, le cause che rendono i giudizi
inconsistenti possono essere molteplici; un esempio potrebbe essere legato ad errori
compiuti nel riportare giudizi espressi (magari trascrivendoli in modo errato) provocati il
più delle volte da una mancanza di attenzione e/o di interesse riguardo al problema che si
sta affrontando. E’ importante quindi sottolineare che un valore non elevato
dell’Inconsistency Ratio è necessario ma non sufficiente per giungere ad una buona
decisione.
È preferibile per tal scopo, essere precisi nell’esprimere i propri giudizi piuttosto che
ricercare a tutti i costi una perfetta consistenza [Kardi, 2006].
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
157
5.1.2.2 II confronto: confronto a coppie fra alternative e criterio
Il secondo passo nel proseguire lo sviluppo dell’AHP, avvalendosi sempre dell’apporto del
software Expert Choice, è stato quello di elaborare i confronti a coppie tra le alternative
rispetto a ciascun criterio, con la stessa procedura con cui sono stati realizzati i confronti a
coppie tra i criteri.
Di seguito si riportano gli identificativi delle alternative spiegate nel paragrafo 6.1.1.1.
A1 – RAFFORZAMENTO DELLA PARTNERSHIP
A2 – INTEGRAZIONE LOGISTICA-DISTRIBUTIVA
A3 – INTEGRAZIONE DELLE POLITICHE DI COMUNICAZIONE INTERNE
ED ESTERNE
A4 – INVESTIMENTI IN INFRASTRUTTURE ED IN NUOVE TECNOLOGIE
A5 – INVESTIMENTI IN CORSI DI FORMAZIONE ED APPRENDIMENTO
MIRATI ALL’INTEGRAZIONE
Una volta ottenute le preferenze dei decisori sulle alternative rispetto al primo criterio C1,
si è passati alla costruzione della matrice dei confronti a coppie di seguito riportata.
Confronto a coppie tra alternative rispetto a C1- Efficienza Operativa-Economica
A1 A2 A3 A4 A5
A1 1 4 1 3 3
A2 1 1/3 1/3 1/3
A3 1 2 1
A4 1 1
A5 1
Tabella 5.6 – Matrice dei confronti a coppie tra alternative rispetto a C1
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
158
Figura 5.4 – Pesi delle alternative rispetto a C1
Figura 5.5 – Pesi delle alternative normalizzati rispetto a C1
Dall’analisi dei valori ottenuti è possibile vedere che il valore dell’Inconsistency Ratio è
accettabile (0.03, quindi di molto inferiore a 0.1) e l’alternativa più importante tra quelle
utilizzate per i confronti rispetto al criterio C1, risulta essere la A1-Rafforzamento della
partnership, seguita da A3, A5, A4 e A2. Pertanto, il pensiero dei decisori è coerente sul
fatto che per un miglioramento dell’efficienza in termini di risorse, tempi e costi aziendali
sarebbe opportuno intensificare i rapporti di partnership tra committente e affidatari di
questo contratto di Global Service. Quest’ultima alternativa infatti è proprio vista come
uno dei principali vantaggi organizzativi derivanti dall’attuazione di un Global Service,
quanto detto, si può ritrovare anche nel paragrafo 3.13.
Non sembrano essere molto rilevanti in merito a questo criterio, sulla base delle preferenze
ricevute, A2-Integrazione logistica-distributiva in primis ma anche A4-Investimenti in
infrastrutture ed in nuove tecnologie ed A5-Formazione mirata all’integrazione.
Nonostante ciò, pensare ad un’integrazione tra il personale nello svolgimento dei vari
servizi affini al Global, seguito da una formazione per motivarlo e educarlo a nuove
procedure per sfruttare così le sinergie che si potrebbero venire a creare con lo svolgimento
di un servizio da parte di un fornitore unico (ATI in questo caso), potrebbe portare ad una
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
159
razionalizzazione della spesa, accompagnata da una maggiore razionalizzazione funzionale
del personale, che svolge i servizi no-core all’interno dell’ente committente.
A seguire, si prosegue il secondo confronto, quello tra coppie di alternative con il criterio
C2-Livello di innovazione.
Si riportano di seguito la matrice dei confronti a coppie ed i risultati ottenuti.
Confronto a coppie tra alternative rispetto a C2- Livello di Innovazione
A1 A2 A3 A4 A5
A1 1 2 1 1/3 1
A2 1 1/3 1/3 1/3
A3 1 2 2
A4 1 2
A5 1
Tabella 5.7 – Matrice dei confronti a coppie tra alternative rispetto a C2
Figura 5.6 – Pesi delle alternative rispetto a C2
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
160
Figura 5.7 – Pesi normalizzati delle alternative rispetto a C2
Anche in questo caso, dato che il livello di inconsistenza è sempre minore della soglia
massima 0.1, si può dire che i giudizi dei decisori risultano essere abbastanza coerenti.
Per far si quindi, che l’utilizzo di tecnologie appropriate risulti essere di maggiore
immediatezza e possa apportare dei miglioramenti nei servizi produttivi dell’ATI, le
alternative valutate, risultano secondo questo ordine di preferenza: A3, A4, A1, A5 e A2.
Dalle risposte ottenute infatti, è vista di buon occhio un’implementazione delle funzionalità
in merito ai servizi offerti dall’utilizzo di un sistema di comunicazione integrata, oltrechè
un investimento volto alla realizzazione di un sistema informativo unico che unisca nella
pratica, i servizi offerti dalle aziende del raggruppamento.
La semplificazione delle procedure di comunicazione, flessibile ed aperta alle variazioni va
di pari passo con l’automatizzazione delle procedure tramite, ad esempio, l’inserimento di
robot AGV riportati precedentemente nella spiegazione dell’alternativa A4.
Le risposte quindi, sono coerenti con uno dei vantaggi caratterizzanti il Global Service, che
mostra quanto sia importante l’ottimizzazione nella gestione dei mutamenti tecnologici per
stare al passo con i tempi ed evolversi verso orizzonti sempre migliori.
Al contrario di quanto sarebbe scontato pensare, una formazione mirata allo sviluppo di
nuove tecnologie o a nuove procedure automatizzate, non sembra avere molta importanza
rispetto a questo secondo criterio in analisi.
Di seguito, si prosegue il confronto tra alternative rispetto al criterio C3–Efficacia
qualitativa. La misura degli aspetti qualitativi delle attività svolte, nel rispetto del livello di
soddisfacimento del cliente/degente (prioritario in un questo contratto di Global Service),
ha un peso molto importante per i decisori.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
161
I risultati ottenuti mostrati a seguire, indicano un’importanza relativamente bassa in
relazione a due delle alternative proposte ossia A2-Integrazione logistica-distributiva e A5-
Formazione mirata all’ integrazione. Si pensa invece che C3-Efficacia qualitativa possa
migliorare, sostenuta da A1-Rafforzamento della partnership garante della continuità del
servizio e degli standard qualitativi, seguito poi da A3-Integrazione delle politiche di
comunicazione interne ed esterne oltrechè, da A4-Investimenti in nuove tecnologie ed
infrastrutturali che potrebbero far accrescere l’immagine dell’ospedale, attribuendogli ad
esempio l’etichetta di una struttura all’avanguardia ed innovativa.
Confronto a coppie tra alternative rispetto a C3- Efficacia Qualitativa
A1 A2 A3 A4 A5
A1 1 3 1 2 2
A2 1 1/3 1/3 1/3
A3 1 2 1
A4 1 2
A5 1
Tabella 5.8 – Matrice dei confronti a coppie tra alternative rispetto a C3
Figura 5.8 – Pesi delle alternative rispetto a C3
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
162
Figura 5.9 – Pesi normalizzati delle alternative rispetto a C3
Infine, si riportano di seguito, i risultati ottenuti nel confronto tra le alternative rispetto a
quest’ultimo criterio C4-Efficacia quantitativa .
Confronto a coppie tra alternative rispetto a C4 - Efficacia Quantitativa
A1 A2 A3 A4 A5
A1 1 3 2 1 2
A2 1 1/3 1/3 1
A3 1 1 1
A4 1 1
A5 1
Tabella 5.9 – Matrice dei confronti a coppie tra alternative rispetto a C4
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
163
Figura 5.10 – Pesi delle alternative rispetto a C4
Figura 5.11 – Pesi normalizzati delle alternative rispetto a C4
Anche per la valutazione delle alternative rispetto a quest’ultimo criterio C4-Efficacia
quantitativa, che è stato deciso di tradurre nella trattazione di questo lavoro di tesi come
efficacia del grado di soddisfazione del degente rispetto agli obiettivi prefissati in termini
di tempestività degli interventi, modalità e tempi di effettuazione dei servizi in analisi, si
può vedere che, un posizionamento di maggiore rilevanza sembra essere affidato ad A1-
Rafforzamento della partnership, seguito da A4-Investimenti infrastrutturali ed in nuove
tecnologie.
Le alternative A2, A3 ed A5 hanno invece un peso minore nel raggiungimento di un
servizio più accurato e completo rispetto agli obiettivi fissati da capitolato.
E’ proprio in relazione all’alternativa A2-Integrazione logistica-distributiva che vengono
espresse le principali criticità esplicitate nel momento in cui venivano formulate le
domande inerenti al questionario; il pensiero dei decisori, reputa molto interessante l’idea
di integrazione tra i vari servizi proposti dall’ATI ma al contempo molto difficile da
realizzare per i vincoli imposti soprattutto dai precisi dettagli di orario nel rispetto delle
tempistiche indicate da capitolato.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
164
5.1.3 Analisi di sensitività
A questo punto, si può elaborare l’ultima fase prevista per l’implementazione della tecnica
AHP, denominata Analisi di Sensitività.
Infatti, per verificare se si è effettuata una corretta valutazione dei criteri, è possibile
effettuare un’analisi di sensitività.
Quest’ultima, permette di analizzare i pesi delle alternative ottenuti in precedenza e
rilevare la loro sensitività ad un eventuale mutamento dell’importanza attribuita ai criteri
del modello.
Con l’utilizzo di Expert Choice è possibile realizzare cinque diverse tipologie di analisi:
Dynamic Sensitivity Analysis: utilizzata per determinare come i cambiamenti dei
pesi dei criteri influenzino i pesi delle alternative;
Performance Sensitivity Analysis: mostra i pesi associati a ciascuna alternativa
rispetto ai vari criteri presenti nel problema;
Gradient Sensitivity Graph: permette di visualizzare attraverso un grafo, i pesi
associati a ciascuna alternativa rispetto ad un criterio alla volta;
Two-Dimensional (2D Plot): mostra i pesi associati a ciascuna alternativa rispetto a
due criteri alla volta. L’area del grafo è divisa in quadranti. L’alternativa migliore
viene mostrata nel quadrante in alto a destra mentre l’alternativa peggiore è situata
nel quadrante in basso a sinistra.
Head-to-Head Graph: mette a confronto due alternative rispetto ai criteri del
problema. Una alternativa è mostrata sulla sinistra del grafo e l’altra sulla destra: se
la prima alternativa è preferita alla seconda, rispetto ad uno specifico criterio, allora
una barra orizzontale è presente nella parte sinistra del grafo.
Queste sono le caratteristiche e le funzionalità principali offerte dal software Expert Choice
in merito a quest’ultima fase di indagine.
A seguire, viene riportata l’analisi di sensitività operata ai fini dell’analisi del caso
aziendale, inerente allo sviluppo delle prime due tipologie applicative tra le cinque appena
citate, in quanto ritenute le più adatte in questa tipologia di analisi.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
165
5.1.3.1 Dynamic Sensitive Analysis
Dall’implementazione della metodologia fin qui svolta, è possibile vedere in linea con le
aspettative di pensiero, come C3 e C4, rispettivamente Efficacia qualitativa ed Efficacia
quantitativa, siano risultati essere i criteri più importanti.
Quest’ultimi inoltre, stando ai dati ottenuti nei grafici di sintesi, sono subito seguiti da C1-
Efficienza operativa-economica.
A dimostrazione di questo risultato, si inserisce il fatto che, nell’ambito delle Pubbliche
Amministrazioni, tipicamente “rigide”, si tende fortemente ad attenersi agli obiettivi fissati
in sede di capitolato.
La loro predominanza inoltre, è data dal fatto che all’interno di una struttura “particolare”
come può essere un ospedale, è prioritaria la valutazione delle esigenze e delle aspettative
della delicata classe di persone destinatarie del servizio offerto ossia, i pazienti ospedalieri.
Analizzando questo preciso ambito, potrebbe risultare importante introdurre dei concetti
proposti dal modello Open Facility Management (OFM) espressi da De Toni A. nel libro
omonimo del modello in questione.
L’OFM, modello organizzativo attinente un contratto di Global Service ed utilizzato molto
spesso tra gli enti pubblici come gli ospedali, coinvolge un insieme di innovazioni
organizzative e gestionali finalizzate al contenimento nel tempo dei costi dei servizi
esternalizzati e al miglioramento della loro qualità espressa anche in termini di livello di
innovazione a sostegno di un monitoraggio e controllo costante delle varie attività di
processo svolte.
In accordo con quanto detto fin ora, si potrebbe per esempio andare ad aumentare la
priorità del criterio C2 nonostante quest’ultimo sia risultato in assoluto il criterio meno
dominante, al fine di vedere quali cambiamenti di contesto si potrebbero ottenere.
Secondo i principi dell’OFM infatti, l’efficienza delle innovazioni tecnologiche (espresse
nella misura del grado di attività dei servizi di Facility Management di una struttura
pubblica quale un ospedale), costituiscono una prerogativa molto importante volta ad un
miglioramento del livello produttivo delle aziende del Global Service. Utilizzando la
Dynamic Sensitivity Analysis, per eseguire l’analisi in questione, sono stati raggiunti i
seguenti risultati.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
166
Figura 5.12 – Dynamic Sensitivity Analysis – pesi originali
Dall’analisi di questo primo grafico che mostra la sintesi dei criteri con i pesi originali, si
può vedere chiaramente che, i criteri C3-Efficacia qualitativa e C4-Efficacia quantitativa
seppure si discostino di poco da C1-Efficienza operativa-economica, abbiano un
posizionamento più rilevante rispetto a C2-Livello di innovazione e che l’alternativa
migliore risulti essere A1-Rafforzamento della partnership.
Attribuendo invece maggior peso ai criteri C2-Livello di innovazione e C1-Efficienza
operativa-economica, prestando attenzione ai principi espressi nell’OFM (sopra riportati)
sono stati raggiunti i risultati presenti nel seguente grafico.
Figura 5.13 – Dynamic Sensitivity Analysis – pesi variati
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
167
Da quest’ultimo grafico, dando arbitrariamente un peso molto più elevato rispetto
all’originale al criterio C2, si può vedere come l’alternativa migliore risulterebbe essere
A3-Integrazione delle politiche di comunicazione interne ed esterne.
5.1.3.2 Performance Sensitivity Analysis
Questa tipologia di analisi, mostra i pesi associati a ciascuna alternativa rispetto ai vari
criteri presenti nel problema.
Inoltre, le alternative sono riportate sull’asse delle ordinate mentre i criteri sono riportati
sull’asse delle ascisse. Il peso di ciascuna alternativa rispetto ai criteri del problema è
rappresentato dall’intersezione della curva dell’alternativa con la linea verticale relativa al
criterio. L’importanza del criterio invece, è rappresentata da barre verticali di lunghezza
pari al valore dei pesi relativi.
Figura 5.14 – Performance Sensitivity Analysis – pesi originali
Considerando i pesi originali derivati dall’interviste effettuate ai Manager, questo grafico
mostra come l’alternativa A1-Rafforzamento delle partnership (a cui viene attribuito un
peso più rilevante) presenti il più alto valore in merito al criterio C1-Efficienza operativa-
economica, seguito da C3-Efficacia qualitativa e C4-Efficacia quantitativa. Inoltre, si può
vedere che l’alternativa A3-Integrazione delle politiche di comunicazione interne ed
esterne ottenga invece un alto valore in concomitanza del criterio C2-Livello di
innovazione.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
168
L’alternativa A2-Integrazione logistica-distributiva invece, presenta valori molto bassi in
base a tutti i criteri selezionati.
Variando i pesi così come era stato fatto precedentemente, si ottengono i seguenti risultati:
Figura 5.15 – Performance Sensitivity Analysis – pesi variati
Tra le cinque alternative proposte quindi, l’utilizzo del software Expert Choice, ha
mostrato, come il Rafforzamento della Partnership sia l’alternativa “migliore” sulla base di
tre dei criteri proposti, rispettivamente in merito a C1-Efficienza operativa-economica, C3-
Efficacia qualitativa e C4-Efficacia quantitativa.
5.2 Riepilogo dei risultati ottenuti
Al termine di quest’ultimo capitolo, si inseriscono nella trattazione, i grafici inerenti la
sintesi dei risultati fin ora ottenuti, analizzandoli dapprima sulla base delle risposte dei
singoli intervistati e successivamente valutandoli secondo una media aritmetica dei singoli
giudizi accorpati insieme.
Si procede ora nel mostrare i risultati relativi alla prima analisi (risposte dei singoli
intervistati) ed inerenti il confronto a coppie tra i 4 criteri proposti.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
169
Figura 5.16 – Riepilogo grafici di sintesi dei pesi dei criteri per singolo intervistato rispetto al Goal
Come è chiaramente mostrato dagli andamenti dei grafici di sintesi sopra riportati, tutti i
Manager intervistati attribuiscono una maggiore priorità ai criteri C3-Efficacia qualitativa e
C4-Efficacia quantitativa. Due di questi inoltre, mostrano anche una forte propensione
rispetto al criterio C1-Efficienza operativa-economica mentre tutti, accordano il giudizio
sul fatto che il criterio C2-Livello di innovazione, sia il meno dominante tra quelli
presentati.
Questo dimostra quanto in un ambiente restio al cambiamento come un ospedale, fornire
un servizio qualitativamente soddisfacente sia dal punto di vista del committente che dal
punto di vista del degente oltrechè, il rispetto dei vincoli imposti da capitolato (inerenti la
tempestività degli interventi associata ad un’accurata effettuazione del servizio nei tempi e
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
170
nelle modalità adeguate), sia prioritario, rispetto ai vantaggi che possono invece venire
dall’utilizzo di sistemi di comunicazione integrata più avanzati.
Si può dire dunque che il lavoro svolto, avviene principalmente nel massimo rispetto dei
criteri di efficacia ed efficienza, non perdendo mai di vista il grado con cui l’azienda stessa
(ATI) debba soddisfare le esigenze dei propri clienti (degenti) e del committente.
A questo punto, rifacendosi alla letteratura (come già riportato nel paragrafo 3.2.4), si può
dire che i servizi definiti come “application management” rivolti principalmente alla
gestione dei sistemi informativi e degli applicativi software non siano basilari per
migliorare i vari servizi svolti dall’ATI.
Tutti i membri dell’ATI intervistati ritengono infatti, che i benefici attesi dai responsabili
della struttura ospedaliera nel passaggio al Global Service, sono molto lontani dal
raggiungere un livello di innovazione più avanzato.
Bensì, tra i benefici attesi da questi, vi è maggiormente quello di rendere meno “rigida” la
struttura dell’azienda sanitaria nel senso di ridurre il numero di appalti affidati a singoli
fornitori di servizi esterni, di ridurre le procedure e i documenti utilizzati per assicurare il
corretto svolgimento delle attività, oltrechè raggiungere una migliore comunicazione tra
committente e erogatori del servizio, relazionandosi direttamente e continuamente con
un’unica interfaccia.
A questo punto, si inseriscono di seguito i grafici di sintesi dei confronti tra le alternative
rispetto a ciascun criterio (risposte dei singoli intervistati).
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
171
Figura 5.17 – Riepilogo grafici di sintesi dei pesi delle alternative per singolo intervistato rispetto al Goal
E’ interessante vedere da questi grafici riassuntivi, come in relazione ai criteri proposti e
sopra spiegati, l’alternativa A1-Rafforzamento della partnership predomini in due delle
risposte riportate ed abbia molto valore per uno dei Manager intervistati, seppur non il
maggiore.
Nonostante i decisori diano a quest’ultima molta rilevanza e quindi reputino un maggior
dialogo fondamentale per migliorare le strategie di performance aziendali, non sembrano
quasi per niente interessati ad una possibile forma di integrazione tra i vari servizi, dato
che, l’alternativa A2-Integrazione logistica-distributiva mostra un peso veramente esiguo
rispetto alle altre.
Questo quindi dimostra che nonostante siano aperti ad un’integrazione nel dialogo, siano
invece molto rigidi in un’eventuale integrazione dei servizi. Per meglio dire, in contrasto
con “l’impresa dei servizi no-core in outsourcing integrato”, appositamente formata per
svolgere i servizi di Facility Management presso l’ospedale di Terni, i Manager Cosp e All
Foods sono poco inclini ad una eventuale forma di integrazione dei servizi, scettici sul
fatto che un’integrazione di questo tipo, ovviamente applicabile unicamente ai servizi
distributivi e non specialistici (come ad esempio la preparazione dei cibi o la gestione del
magazzino dei farmaci ecc.) potrebbe essere auspicabile ma non efficiente.
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
172
Quest’ultima infatti, dal loro punto di vista, potrebbe apportare dei problemi in merito a:
ritardi/rallentamenti nella tempistica di erogazione del servizio e maggiori contrasti tra il
personale piuttosto che un’ottimizzazione del servizio logistico-distributivo.
Da quanto emerge quindi, le imprese, tendono a chiudersi “proteggendo” il rispettivo
know-how. Aprirsi dunque ad un approccio innovativo come quello prima citato
nell’analisi di sensitività, ossia l’OFM, che mira ad apportare dei cambiamenti ed una
razionalizzazione operativa-funzionale, sembra ancora molto lontano.
Nonostante ciò, le risposte dei singoli intervistati, indicano invece una apertura al
cambiamento per quanto riguarda i contenuti relativi ad A3-Integrazione delle politiche di
comunicazione interne ed esterne ed A4-Investimenti infrastrutturali ed in nuove
tecnologie, presentando quindi delle discrepanze di pensiero per quanto concerne il loro
giudizio in merito al criterio C2-Livello di innovazione. Dalla precedente analisi infatti era
emerso che, nel rispetto della “relazione di alleanza strategica” tra questi (paragrafo 3.3), il
criterio C2, non comportasse un grande valore né per la proprietà né per gli affidatari
stessi.
La discrepanza quindi è data dal fatto che sono scettici dal punto di vista del livello di
innovazione, ma allo stesso tempo, investirebbero nell’apportare migliorie ai sistemi già
esistenti o crearne addirittura di nuovi. Si può vedere invece come siano tutti piuttosto
d’accordo nel valutare importante A5-Investimenti in una formazione mirata
all’integrazione.
Infine, andando a valutare i risultati inseriti in Expert Choice, sulla base di una media
aritmetica delle risposte ottenute dai tre Manager intervistati, si ottengono i seguenti
risultati:
Figura 5.18 – Importanza criteri rispetto al Goal
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
173
Da quanto è possibile vedere in Figura 5.18, la sintesi dei confronti a coppie tra i criteri, ha
portato ad una equa preferenza riguardo i criteri C3-Efficacia qualitativa e C4-Efficacia
quantitativa.
Un’importanza moderata a C1-Efficienza Operativa-Economica e un importanza scarsa a
C2-Livello di innovazione.
Figura 5.19 – Preferenza alternative rispetto al Goal
Operando una spiegazione del grafico di sintesi sopra riportato, si può dire che l’alternativa
di gran lunga preferita in ottica di raggiungimento del goal prefissato, ovvero in ottica del
miglioramento delle strategie di performance aziendali, risulta puntare su A1-
Rafforzamento della Partnership.
Ad ogni modo, ad avvalorare le opinioni raccolte e discusse in sede di somministrazione
del questionario ai vari Manager, si pone l’ottenimento di questo risultato che, se poi viene
valutato in prospettiva futura, assume ancor più valore.
Considerando i lunghi orizzonti temporali dell’appalto e la dinamicità dell’ambiente in cui
opera il Facility Management infatti, potrebbe essere importante intensificare l’alternativa
proposta, per evitare la generazione di eventuali contenziosi tra committente ed assuntore.
Quest’ultimi, possono essere dovuti ad esempio a: cambiamenti dei bisogni del
consumatore/degente che sviluppa nel tempo la necessità di un servizio migliore o a
cambiamenti delle esigenze del committente in merito ad una migliore qualità del servizio.
Proprio in quest’ambito, maggiori brainstorming tra i partner, porterebbero più
velocemente identificare i gap tra le prestazioni reali del servizio (percezioni) e le
prestazioni che dovrebbero essere erogate (aspettative).
Capitolo 5 –Elaborazione della proposta di integrazione con l’Analytic Hierarchy Process
174
Questa prima alternativa, è seguita in linea generale da: A4-Integrazione delle politiche di
comunicazione interne ed esterne e subito dopo da A3-Investimenti in infrastrutture ed in
nuove tecnologie. Nonostante i contratti pubblici non diano molto spazio all’ambito delle
innovazioni (come dichiarato dai Manager intervistati), i cambiamenti e le
implementazioni nelle opportunità tecnologiche ed infrastrutturali, contribuiscono
fortemente alla dinamicità dell’ambiente in cui opera il Facility Management. In questo
lavoro di tesi, le alternative proposte, vertono nell’introduzione di sistemi di
comunicazione unici e integrati e procedure automatizzate di ultima generazione.
Quest’ultime forse non sono di immediata comprensione, ma banalmente, per dare valore
all’importanza dei cambiamenti tecnologici ed infrastrutturali non valutando in questa sede
il rapporto tra costi ed efficienza, basti pensare a quanto in passato le macchine
automatiche (aspirapolvere, monospazzola ecc.) abbiano modificato e migliorato di gran
lunga gli interventi per la pulizia delle pavimentazioni.
Tutto questo per dire che, i cambiamenti nella conduzione delle attività, nell’evoluzione
delle logiche organizzative e nei sistemi di gestione comportano una “difficile”
accettazione di nuovi modelli e pratiche che intaccano gli approcci tradizionali alla
gestione e impattano sulla cultura aziendale [De Toni A., 2007]. Le aziende in questo
senso, sono molto restie ai cambiamenti, a dimostrazione del fatto che, l’alternativa A2-
Integrazione logistica-distributiva, ha un peso molto esiguo rispetto alle altre, questo
perché le logiche organizzative e i sistemi di gestione sono composti da norme ed
atteggiamenti che è spesso complesso modificare. A2 è vista poco plausibile dato che, per
supportare il cambiamento nell’erogazione dei servizi di Facility Management, sarebbe
necessaria una maggiore flessibilità culturale per ridisegnare i processi organizzativi e gli
stili direzionali.
Per questi motivi, in ottica di integrazione dei servizi offerti da un’organizzazione unica,
come l’ATI in questo caso, la più grande problematica è proprio l’integrazione dei servizi
fra loro differenti ma comunque integrabili e la resistenza al cambiamento delle varie
aziende che costituiscono l’ATI. Un’altra motivazione che può giustificare l’inadesione a
questa alternativa dipende dal fatto che nelle Pubbliche Amministrazioni si tende
fortemente ad attenersi a quanto fissato in fase di programmazione, ossia si pone
l’attenzione esclusivamente a quanto fissato in sede di capitolato.
175
Conclusioni e sviluppi futuri
Per quanto riguarda lo scopo generale di questo lavoro di tesi, grazie ai dati ed alle
riflessioni evidenziate nei capitoli precedenti, si pensa di aver dato tutte le informazioni
necessarie a dimostrare con evidenza oggettiva sia lo svolgimento dei servizi no-core
all’interno del “Santa Maria” di Terni, sia una eventuale proposta di integrazione dei
servizi in grado di ipotizzare scenari futuri di possibile miglioramento.
Ripercorrendo quanto svolto, per raggiungere l’obiettivo impostosi, ossia il miglioramento
delle strategie di performance aziendali, si è operato un Business Process Reengineering
(BPR), conosciuto come una nota modalità di cambiamento organizzativo.
Alla luce di quanto detto, è stato deciso di operare la modellazione dei processi aziendali
con la tecnica IDEF0.
L’apporto di questa metodologia, ha consentito di rappresentare schematicamente i
processi e le attività aziendali connesse ad essi, che hanno contribuito ad una più completa
formulazione del modello AHP proposto poi nella fase di “TO-BE”, con il fine ultimo di
pervenire verso un più elevato standard qualitativo e vantaggio competitivo.
La metodologia AHP in questo senso, ha permesso di valutare in base a quattro criteri
proposti, riguardanti l’area di efficacia, di efficienza e il livello di innovazione, le migliori
alternative volte a raggiungere l’obiettivo impostosi.
Tra le cinque alternative proposte, l’utilizzo del software Expert Choice, ha mostrato come
il Rafforzamento della Partnership è risultata essere l’alternativa “migliore” sulla base di
tre dei criteri proposti.
Ricordando che, ciò che contraddistingue il rapporto di partnership, è una discussione tra i
contraenti non più finalizzata solamente sugli aspetti di prezzo, qualità e tempo, ma sulla
progettazione (o riprogettazione) di prodotti/servizi, per poter rispondere prontamente alle
variabili dinamiche del mercato.
Ci si augura quindi che il risultato conseguito da questo lavoro, possa apportare evidenti
benefici all’azienda, sia in termini di gestione ed erogazione dei servizi oggetto di gara, sia
per la creazione di sinergie gestionali in grado di permettere l’integrazione delle
potenzialità delle società raggruppate, in quanto la domanda dei servizi forniti e garantiti
dall’ATI è in continua crescita ed evoluzione. Pertanto, si può concludere con il dire che
l’aumento del rafforzamento della partnership, permetterà all’azienda di allargare i propri
orizzonti, e conseguentemente ottenere maggiori ritorni economici.
176
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