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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRENTO FACOLTÀ DI ECONOMIA Corso di Laurea in Economia delle organizzazioni nonprofit e delle cooperative sociali TESI DI LAUREA Strategie di creazione e misurazione del capitale sociale: il caso Castelfolk Relatore Laureando Prof. Carlo Borzaga Alberto Zandonati ANNO ACCADEMICO 2006/2007

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRENTO

FACOLTÀ DI ECONOMIA

Corso di Laurea in Economia delle organizzazioni nonprofit

e delle cooperative sociali

TESI DI LAUREA

Strategie di creazione e misurazione

del capitale sociale: il caso Castelfolk

Relatore Laureando

Prof. Carlo Borzaga Alberto Zandonati

ANNO ACCADEMICO

2006/2007

II

Dedico questo lavoro a Federica

per non avermi mai fatto mancare affetto,

sostegno e incoraggiamento lungo tutto il percorso di studio.

Dedico questo lavoro alla memoria di mio padre, Giorgio.

INDICE

INTRODUZIONE pag. 7

CAPITOLO PRIMO: Capitale sociale

1.1 Capitale sociale: un concetto astratto? pag. 9

1.2 Cronologia delle principale teorie sul Capitale sociale pag. 10

1.3 Il capitale sociale come risorsa individuale:

tra legami deboli e legami forti pag. 13

1.4 Il capitale sociale come risorsa collettiva pag. 15

1.5 Il capitale sociale secondo l’approccio relazionale pag. 16

1.6 La misurazione del capitale sociale:

complessità metodologica e approcci alternativi pag. 17

1.7 Laboratorio “Castelfolk”: Capitale sociale collettivo

e analisi qualitativa pag. 18

1.8 Il bilancio Sociale pag. 20

CAPITOLO SECONDO: Castellano e Castefolk

Introduzione pag. 23

2.1 Il paese: Castellano. Posizione geografica

e composizione demografica pag. 23

2.2 Attività sociali ed economiche pag. 24

2.3 L’associazionismo pag. 25

2.3.1. Il contesto storico economico provinciale pag. 25

2.3.2. L’associazionismo a Castellano pag. 26

2.4 La manifestazione: Castelfolk pag. 27

2.4.1 Le origini pag. 27

2.4.2 Castelfolk oggi pag. 30

CAPITOLO TERZO: Il bilancio sociale di Castelfolk 2006

3.1 Introduzione: Presupposti teorici e metodologici pag. 31

3.2 Mission e scopo sociale pag. 32

3.3 Vision pag. 32

3.4 Organizzazione e Meccanismi decisionali pag. 33

3.5 Principi metodologici pag. 34

3.6 Programmazione pag. 35

3.6.1 La musica pag. 35

3.6.2 La valorizzazione della cultura locale pag. 36

3.6.3 La cultura e la sensibilità sociale pag. 37

3.6.4 La cucina pag. 39

3.6.5 L’intrattenimento per bambini pag. 40

3.6.6 L’attenzione all’ambiente: Eco-Festa Rifiuti Zero pag. 40

3.7 Comunicazione pag. 41

3.7.1 Logo pag. 41

3.7.2 Castelfolk On Line – Castelfolk On Air pag. 42

3.7.3 Il Blog pag. 43

CAPITOLO QUARTO: I volontari di Castelfolk:

caratteristiche e motivazioni

Introduzione pag. 45

4.1 Le caratteristiche demografiche dei volontari:

distribuzione per sesso e per età pag. 45

4.2 Professionalità e titoli di studio pag. 47

4.3 Nascita e residenza pag. 48

4.4 La fidelizzazione dei volontari pag. 50

4.5 I volontari e le associazioni di Castellano pag. 51

4.6 Le motivazioni dei volontari pag. 54

Allegato 1: Questionario Castelfolk 2005 pag. 61

APPENDICE 1: Le associazioni

1.1 Le associazioni del paese pag. 63

1.2 Le associazioni nonprofit pag. 66

CONCLUSIONI pag. 77

BIBLIOGRAFIA pag. 81

RINGRAZIAMENTI pag. 85

7

Introduzione

Gli ultimi decenni del secolo passato sono stati caratterizzati dall’avvio di una

fase di progressivo e crescente cambiamento della società europea. Queste

trasformazioni, avvenute principalmente nella sfera demografica e del lavoro, da una

parte mettono in crisi il modello sociale tradizionale (famiglia monoreddito, impresa

“fordista”, stato assistenziale tradizionale), dall’altra inducono una “polverizzazione”

crescente dei soggetti sociali, sempre più “frammentati” al proprio interno.

Tali elementi sono stati riscontrati già nel 2002 dal Censis, nel suo Rapporto

sulla Situazione Sociale del Paese, così come in altri documenti più recenti1, che

mettono in evidenza come la società italiana appaia immersa in una "galleggiante

stazionarietà", segnalata non solo dagli indicatori quantitativi (i consumi, l'occupazione,

il risparmio) ma anche da atteggiamenti collettivi che indulgono alla stazionarietà

economica e soprattutto sociale: la mancanza di tensioni comuni, la difficoltà di

riferimento ad un futuro condiviso, la generale mancanza di aspettative. Un ulteriore

elemento da considerare sono le pressioni esercitate, a livello economico e sociale, dai

processi di internazionalizzazione e globalizzazione, e le conseguenti reazioni di

chiusura che possono generare.

Il risultato è il venir meno di alcune esperienze di coesione sociale, ovvero

quella capacità delle molteplici componenti soggettive e istituzionali di una comunità di

cercare e trovare compattezza e proposte unificanti, pur in presenza di spinte

centrifughe.

Il presente studio ha preso spunto dall’aver riscontrato, all’interno di una

comunità circoscritta, la presenza di alcuni elementi peculiari che ne caratterizzavano

le dinamiche sociali. Nello specifico si farà riferimento ad una realtà marginale, non

solo dal punto di vista geografico, del contesto, per molti aspetti privilegiato, della

provincia di Trento. La dimensione sociale riguarda una comunità montana che, in

base agli elementi raccolti, risulta essere “a rischio” di disgregazione, evidenziando

fenomeni di esclusione sociale, scarsa capacità di risolvere costruttivamente

conflittualità interne alla comunità, tendenze a fenomeni di auto-isolamento ed

individualismo, il venir meno di reti di solidarietà e assistenza comunitarie.

Accanto a questi elementi, sono stati riscontrati anche fattori di coesione e

sviluppo, rappresentati in particolare da un importante evento simbolo della tradizione

1 Si veda, ad esmpio: Censis, I nuovi termini della coesione sociale, Roma, Edizioni Franco Angeli, 2003

8

dell’associazionismo locale: la manifestazione Castelfolk. Si analizzeranno quindi i

fattori di sviluppo di questi elementi e quali sono stati i risultati raggiunti.

L’obiettivo del presente studio è duplice: in primo luogo, come si evince dal

titolo, analizzare le possibili strategie per attivare, o ri-attivare, meccanismi di

socializzazione individuali e collettivi attraverso l’esame di un caso concreto.

Secondariamente, presentare i due strumenti utilizzati per misurare gli effetti

dell’implementazione di questa strategia (il bilancio sociale e l’analisi di un questionario

sottoposto ai volontari durante la manifestazione).

Per fare questo si è utilizzato l’approccio teorico sul concetto di capitale sociale

(cap. 1). Quello di “capitale” è un concetto economico indicante l'insieme dei mezzi

umani, materiali e finanziari necessari per la produzione di beni e servizi. Anche il

capitale sociale può essere inteso in questa accezione, sebbene come si vedrà, abbia

un significato più ampio, non limitato alle scienze economiche: da questo deriva la

complicazione sulle possibili metodologie di misurazione di questa particolare forma di

capitale. In conclusione del primo capitolo verrà quindi presentato il fenomeno oggetto

dello studio (la manifestazione Castelfolk), e verrà motivata la scelta di utilizzare,

accanto all’analisi di un questionario, uno strumento di natura qualitativo-descrittiva per

la sua misurazione: il bilancio sociale. Questa scelta comporta infatti la possibilità di

analizzare il valore aggiunto, dal punto di vista sociale, dell’evento.

Nel secondo capitolo viene descritto il paese di Castellano (frazione del

Comune di Villa Lagarina), che rappresenta il contesto oggetto di studio, e la

manifestazione Castelfolk, le sue origini e alcune linee di sviluppo.

Il terzo capitolo contiene il bilancio sociale dell’edizione 2006 di Castelfolk. Nel

documento vengono spiegati gli elementi organizzativi, metodologici, programmatici e

di comunicazione che caratterizzano la manifestazione e dal quale è possibile ricavare

alcuni importanti dati descrittivi circa i risultati raggiunti.

Le analisi di tipo quantitativo sono messe in evidenza nel quarto capitolo, in cui

viene analizzato il questionario somministrato ai volontari nel corso dell’edizione 2005

di Castelfolk.

L’Appendice 1 contiene invece la descrizione delle associazioni che, a vario

titolo, partecipano alla realizzazione della manifestazione.

Nelle conclusioni verranno commentati gli obiettivi che ci si è prefissati, alla luce

dei riscontri qualitativo-descrittivi e statistico-quantitativi che sono stati raccolti.

9

CAPITOLO PRIMO

Il capitale sociale

1.1 Capitale sociale: un concetto astratto?

Il capitale sociale è un concetto oggetto di numerosi approfondimenti, sia teorici

che empirici a livello internazionale, per le implicazioni che può avere in relazione al

benessere delle persone e delle popolazioni, alla qualità dello sviluppo economico e

alla solidarietà sociale. Nonostante l’ampio uso che ne viene fatto nelle analisi

sociologiche, politologiche e socio-economiche, non esiste una definizione univoca del

concetto. In prima approssimazione è possibile comunque sostenere che il capitale

sociale riguarda la fiducia fra le persone, la solidarietà, le aspettative di cooperazione

reciproca, la capacità di realizzare reti di collaborazione, la partecipazione e l’impegno

nella vita pubblica.

Questa indeterminatezza non significa peraltro che le definizioni fornite dai

diversi studiosi risultino vaghe o imprecise. Ci troviamo piuttosto di fronte ad un

dibattito teorico-pratico molto vivace in cui non mancano certo contributi scientifici

rilevanti. Così, se se da un lato i confronti tra i diversi approcci non sono sempre

semplici, tanto che, secondo alcuni “nella maggior parte dei casi, non riescono a

comunicare fra di loro”1, dall’altro c’è la disponibilità di una quantità rilevante di

strumenti teorici con i quali è possibile affrontare efficacemente uno studio della

materia.

Gli apporti teorici si dividono in due categorie2: i contributi che inquadrano il

capitale sociale come risorsa del singolo individuo e quelli che ne privilegiano l’aspetto

di risorsa collettiva. Un approccio più recente3 individua una terza categoria che

concepisce il capitale sociale come elemento caratterizzante le reti di relazioni sociali.

“Il paradigma relazionale, contrariamente ai due precedenti, concepisce il capitale

sociale come particolare qualità e configurazione delle reti di relazioni che alimentano e

rendono sinergiche le dotazioni individuali e le opportunità di vita delle persone

coinvolte. In questo senso coincide con le pratiche di relazioni di sussidiarietà”4.

1 Forsé (2005), pag. 5 2 Si veda ad esempio: Bagnasco (2001) o Mutti (1998) 3 Donati (2003) 4 Rossi (2003), pag. 4

10

I principali autori che verranno presi in considerazione hanno sviluppato sistemi

teorici completi che meriterebbero di essere studiati singolarmente. La catalogazione

dei diversi orientamenti in tre categorie è, evidentemente, un compromesso che

permette un approccio metodico alla materia senza rinunciare troppo alla

valorizzazione dei contributi dei singoli autori. Fatta questa opportuna precisazione, nel

prossimo paragrafo verrà proposta una breve rassegna in ordine cronologico delle

principali teorie.

1.2 Cronologia delle principale teorie sul capitale sociale

Dopo aver operato una suddivisione nelle tre categorie analizzate (il capitale

sociale come risorsa individuale, come risorsa collettiva e secondo l’approccio

relazionale), nel presente paragrafo si analizzeranno brevemente i più importanti

contributi teorici in ordine cronologico, così da fornire ulteriori spunti bibliografici e

consentire una visione più completa dell’argomento. Per evitare eccessive ripetizioni, in

questo paragrafo non verranno quindi ripresi quegli autori, come ad esempio

Granovetter e Donati, di cui si tratterà più ampiamente nei paragrafi successivi.

Se si escludono i riferimenti impliciti al concetto di capitale sociale che si

possono individuare agli inizi degli studi di sociologia economica (come ad esempio in

Etica protestante e Spirito del Capitalismo di Max Weber, ma anche nei testi di Smith e

Marshall), il primo utilizzo del termine come viene inteso oggi si può far risalire ad

Hanifan (1916) che ha utilizzato il concetto di capitale sociale per sottolineare

l’importanza del livello di partecipazione all’interno di un comunità per migliorare il

rendimento scolastico. Se il termine “capitale” richiama comunque un qualcosa che

può essere creato e accumulato, Hanifan specifica che con il termine capitale sociale

non ci si riferisce ad un patrimonio immobiliare o ad una proprietà personale. Piuttosto

si intende fare riferimento alle entità sensibili che contano nella vita quotidiana, in

particolare: la buona volontà, il cameratismo, la simpatia e lo scambio sociale fra gli

individui e le famiglie che compongono una unità sociale – la comunità rurale -, il cui

centro logico è in molti casi la scuola. Nel costruire la comunità, come nelle

organizzazioni economiche, deve esserci un’accumulazione di capitale, prima che il

lavoro di costruzione possa essere fatto. Dopo il contributo di Hanifan, l’idea di capitale

sociale scompare per qualche decennio dal panorama dei dibattiti sulle scienze sociali.

I successivi interventi sull’argomento, pur non citando nessun precedente lavoro sul

11

capitale sociale, utilizzano tutti il termine per riassumere l’importanza e la vitalità dei

legami comunitari. Tra questi si può citare il lavoro di Banfield (1958) che, trent’anni

prima di Putnam, ha utilizzato il concetto di capitale sociale per spiegare l’arretratezza

economica dell’Italia meridionale, senza però che il suo studio suscitasse l’interesse

del mondo economico.

Nel contributo di Jacobs (2000), invece, le reti sociali sono analizzate come

elementi in grado di favorire forme di auto-organizzazione e auto-governo, che

permettono la risoluzione di problemi politici, e che rappresentano un capitale

insostituibile di una città. Ogni volta che il capitale sociale è perso, per qualsiasi causa,

il reddito che esso produce scompare, e non ritorna più fintanto che, e a meno che, un

nuovo capitale venga accumulato lentamente e con rischio.

Il termine capitale sociale viene proposto anche da Loury (1977)5 per tentare di

collegare l’eterogeneità della distribuzione dei redditi della popolazione americana,

tramite le differenze etniche e di genere. Differenze che si mantenevano rilevanti anche

considerando il livello di istruzione formale. L’autore sviluppa la sua tesi analizzando le

circostanze sociali in cui è acquisito il capitale umano, in particolare quelle che

favoriscono la trasformazione dell’istruzione formale in posizioni lavorative ben

remunerate. In particolare, Loury individua queste “caratteristiche sociali” nella classe

di origine, identificandola con il capitale sociale degli individui. Opera inoltre

un’interessante distinzione tra capitale sociale e capitale umano, intendendo con

capitale sociale la rete di relazioni familiari e sociali che può accrescere il capitale

umano. Con il termine capitale umano si riferisce invece alle conoscenze e alle abilità

del soggetto spendibili nel mercato del lavoro. Il capitale sociale è quindi quell’insieme

di risorse inerenti alle relazioni familiari e all’organizzazione sociale della comunità, utili

per lo sviluppo socio-cognitivo di un bambino o di un giovane. Tali risorse sono quindi

patrimonio della singola persona e possono rappresentare un importante vantaggio per

bambini e adolescenti nel processo di sviluppo del loro capitale umano

Riprendendo il concetto di classe di Loury, il sociologo francese Bourdieu6

distingue tra capitale economico, culturale e sociale in relazione alla classe sociale di

appartenenza. L’accento è quindi posto sulla dimensione delle lotte di classe: le

relazioni sociali vengono utilizzate dal singolo per migliorare le sue capacità nel

perseguire i propri interessi e il capitale sociale diventa una risorsa da usare per

migliorare la propria posizione sociale. Il capitale sociale è la somma delle risorse, in

5 “It may thus be useful to employ a concept of “social capital” to represent the consequences of social position in facilitating acquisition of the standard human capital characteristics”, Loury (1977), pag. 176 6 Si veda, ad esempio, Bordieu (1995) pag. 22 – 26; e Bordieu (2004)

12

atto o virtuali, che derivano all’individuo o ad un gruppo in virtù del fatto che questi

possiedano una rete stabile di relazioni più o meno istituzionalizzate di mutua

conoscenza e riconoscimento. Questa visione del capitale sociale di Bordieu viene

ripresa alla fine degli anni ‘80 da Coleman, che definisce il capitale sociale come

insieme di relazioni che un individuo o un gruppo può usare per i propri interessi:

“Social capital is defined by its function. It is not a single entity, but a variety of different

entities, with two elements in common: they all consist in some aspect of social

structures, and they facilitate certain actions of actors within the structure”7.

Il capitale sociale, come altre forme di capitale, è produttivo, perché rende

possibile il raggiungimento di certi scopi che non potrebbero essere ottenuti in sua

assenza. Il capitale sociale, inoltre, non è completamente fungibile (così come il

capitale fisico e il capitale umano), lo è solo rispetto a certe attività. Una data forma di

capitale sociale che ha un valore per facilitare certe azioni può essere inutile o anche

dannoso per altre. A differenza di altre forme di capitale, quello sociale non può essere

individuato negli individui e nemmeno negli strumenti fisici della produzione, ma è

relativo alla struttura delle relazioni fra le persone.

Nella teoria di Coleman, il capitale sociale identifica certi aspetti della struttura

sociale mediante la loro funzione. La funzione identificata dal concetto di capitale

sociale, è il valore di quegli aspetti della struttura sociale che sono risorse per gli attori,

che possono utilizzarli per realizzare i loro interessi. Tali aspetti sono: le informazioni

che le relazioni sociali veicolano, la stabilità e osservanza delle norme che rendono

sicuro un ambiente sociale, le norme che, in una comunità o in una rete di scambio,

spingono alla solidarietà verso gli altri e in particolare quelle norme che spingono e

vincolano gli individui a scambiarsi reciprocamente doni e aiuti informali.

Nel 1993, a conclusione della sua famosa ricerca sulle regioni italiane8, Robert

Putnam sostiene che le performance delle istituzioni politiche e sociali dipendono

fortemente del livello di coinvolgimento dei cittadini all’interno della propria comunità di

riferimento, ovvero dal livello di capitale sociale. Putnam definisce quindi il capitale

sociale come "features of social life-networks, norms, and trust, that enable participants

to act together more effectively to pursue shared objectives”9. L'autore, come verrà

evidenziato nel paragrafo 1.4, pone l'accento sulla caratteristica del capitale sociale

che ne fa un facilitatore di azione collettiva. Uno dei fattori che influisce sul rendimento

delle istituzioni, viene individuato da Putnam nella civicness (cultura civica). Mentre sul

7 Coleman (1988), pag. 98. 8 Putnam (1993). 9 Putnam (1994), pag. 1.

13

piano empirico la civicness viene misurata con riferimento alla partecipazione ad

associazioni, da un punto di vista teorico viene identificata una fiducia interpersonale

ampiamente diffusa, che facilita il funzionamento delle istituzioni politiche e la

cooperazione tra i cittadini verso obiettivi comuni. C’è quindi una visione dell’interesse

individuale che non coincide con aspettative particolaristiche ma che è legata al

concetto di bene comune.

Nelle analisi di Fukuyama10, invece, uno degli aspetti più importanti del capitale

sociale, è rappresentato dal suo carattere normativo, di origine simbolica e religiosa.

Pur classificando il capitale sociale come risorsa collettiva, Fukuyama rovescia in parte

la prospettiva di altri autori “collettivisti”, sostenendo che non è la società civile che

produce il capitale sociale, ma è il capitale sociale che produce la società civile. Da qui

la constatazione che molte delle definizioni, anziché riferirsi al capitale sociale in se

stesso, sono collegate ad alcune delle sue manifestazioni.

Fukuyama distingue tra l’origine del capitale sociale e i suoi meccanismi di

trasmissione. La risorsa rappresentata dal capitale sociale nasce dal prevalere della

fiducia nella società o in parte di essa (dalla famiglia, ai corpi intermedi, fino ad

un’intera nazione). Inoltre, il capitale sociale si forma e viene tramandato attraverso le

generazioni da meccanismi culturali (la religione, la tradizione, le abitudini acquisite, le

esperienze storiche condivise) più che da fattori di razionalità strumentale. Il capitale

sociale diventa quindi quell’insieme di norme e di valori che promuovono un

comportamento cooperativo fra individui e gruppi sociali. Norme e valori di tipo

simbolico-religioso, che hanno la capacità di creare fiducia, reti sociale, società civile.

Nei successivi paragrafi verrà proposta un’analisi dei principali contributi teorici

suddivisi in tre categorie: il capitale sociale come risorsa individuale, come risorsa

collettiva e secondo l’approccio relazionale.

1.3 Il capitale sociale come risorsa individuale: tra legami deboli e

legami forti

Secondo i cosiddetti “individualisti”11 il capitale sociale è l’insieme delle “risorse,

materiali e simboliche, di cui l’individuo, attraverso la sua rete di relazioni personali

dirette (le relazioni di Ego con altre persone) e indirette (le relazioni con le persone con

10 Si veda ad es.: Fukuyama (1996) 11 Tra i quali è possibile inserire, come si vedrà in seguito, P. Bourdieu e J. Coleman

14

cui Ego ha contatti diretti intrattengono con altri), può appropriarsi per conseguire i suoi

scopi”12. E’ “una risorsa individuale e strumentale e si configura come legame con

l’esterno (è un “connettitore”: capitale sociale di tipo bridging)”13.

Uno dei campi in cui è stato privilegiato questo approccio è quello delle ricerche

sul mercato del lavoro per mostrare l’importanza delle relazioni interpersonali

nell’inserimento e per la mobilità occupazionale. All’interno di questi studi si è

evidenziata la dicotomia tra legami forti (quelli che si instaurano all’interno della cerchia

familiare e amicale) e legami deboli (quelli che si instaurano in un contesto di

conoscenze più superficiale ma più allargato). Parallelamente è possibile fare una

distinzione tra le ricerche che sottolineano la maggiore importanza dei primi piuttosto

che dei secondi. Trattandosi spesso di ricerche empiriche, questo risultato dipende

principalmente dalle caratteristiche sociali ed economiche del contesto oggetto di

studio. Ad esempio, lo studio di Granovetter14 si concentra sulla mobilità dei lavoratori

più qualificati in un mercato del lavoro con forte domanda in una grande città

americana (Boston). Sulla base delle documentazione raccolta è risultata fondata la

tesi della “forza dei legami deboli”15.

Altri studiosi16 sottolineano, al contrario, l’importanza dei legami familiari e di

parentela nei mercati del lavoro operaio dei grandi centri industriali e in quelli

dell’imprenditoria legati a fenomeni migratori.

Per sintetizzare i due approcci si può quindi sostenere che “i membri delle

famiglie operaie, strettamente attaccati alla famiglia e agli amici, hanno occasione di

mobilità occupazionale solo attraverso il loro gruppo di origine. Invece, i membri delle

famiglie medio-alte, inseriti in relazioni più larghe, che consentono l’accesso a sistemi

diversi di informazione, trovano le migliori opportunità di avanzamento e di carriera

attraverso i legami deboli”17.

Risulta così possibile generalizzare le conclusioni raggiunte nelle analisi del

mercato del lavoro, estendendo il ragionamento alle condizioni di vita individuali. Si può

così sostenere che i legami forti, derivanti da relazioni familiari strette, rivestono una

fondamentale importanza nel garantire al singolo un sostegno fondamentale (anche se

all’interno di un circuito chiuso). E’ invece la presenza di un capitale sociale formato

12 Piselli F., “Capitale sociale: un concetto situazionale e dinamico” in Bagnasco (2001), pag. 54 13 Forsé M., (2005), pag. 13 14 Granovetter (1974) 15 “There is, however, a structural tendency for those to whom one is only weakly tied, to have better access to job information”, Granovetter (1974), pag. 52 16 Si veda ad esempio Grieco (1987) con una analisi sulle lavoratrici nell’industria del pesce ad Aberdeen (Scozia), o Redding (1990) con uno studio sui legami famigliari, etnici e religiosi, nel capitalismo cinese 17 Piselli F., op. cit, pag. 56

15

anche da legami deboli che permette, attraverso un numero maggiore di relazioni

diversificate, l’opportunità di una effettiva mobilità sociale.

1.4 Il capitale sociale come risorsa collettiva

La classificazione del capitale sociale come risorsa collettiva fa riferimento,

secondo i “collettivisti”18, alle caratteristiche di bene pubblico. La fiducia, le norme e i

valori che regolano la convivenza, le obbligazioni e controbbligazioni che si creano tra

le persone, le tradizioni culturali che da queste scaturiscono, sono solo alcuni degli

elementi che lo caratterizzano in questo senso. “Il capitale sociale è una risorsa

collettiva ed espressiva e si configura come legame interno (è un “legame comune”:

capitale sociale di tipo bonding)”19, potendo venire identificato con i valori, le norme e le

reti sociali che mettono in grado le persone di agire collettivamente, in maniera

associata, anche prescindendo da particolari tipologie di vincoli. E’ quindi un bene

pubblico, inalienabile e non divisibile. I suoi benefici non sono fruibili solo da coloro che

hanno contribuito a crearlo, ma possono estendersi anche ad altri20.

Quale sia l’entità di questi benefici, e quale sia l’identità dei soggetti che di volta

in volta se ne avvantaggiano, dipende dal contesto economico-sociale a cui si intende

fare riferimento. Si può così avere il caso di società primitive, al di fuori di contesti di

mercato21, in cui il capitale sociale si identifica con l’organizzazione sociale e con le

norme che regolano i rapporti di reciprocità. Sono società la cui economia è basata

sulla redistribuzione, realizzata in maniera non necessariamente equa, ma in ogni caso

in funzione del mantenimento degli equilibri sociali. In questo tipo di società qualsiasi

forma di capitale sociale (dalla consuetudine alla legge, dalla magia alla religione)

produce benefici che vengono recepiti da tutta la collettività, il primo dei quali è proprio

la garanzia della coesione e della riproduzione della società.

Diversamente, nel momento in cui si affermano le logiche di mercato, il capitale

sociale ed i benefici correlati possono avvantaggiare specifici gruppi. E’ ampiamente

documentato22 il legame che intercorre tra l’avere forti legami sociali all’interno di

determinati gruppi etnici e le possibilità di avanzamento economico. La presenza di

specifici attributi (identità etnica, regionale, confessionale, ecc.) e l’insieme di norme e

18 Si vedano, ad esempio, R. Putnam e F. Fukuyama 19 Forsé M., (2005), pag. 13 20 Si veda, ad esempio, Coleman (1990), pag. 315-317 21 Coleman (1990), pag. 307-308 22 Si veda ad esempio, Werbner (1990)

16

consuetudini ad essi legati, sono “riconosciuti” nel contesto sociale più ampio e

permettono così ai membri di quel determinato gruppo di appropriarsi dei vantaggi

connessi. Dal punto di vista della società in senso più ampio, si possono evidenziare

comunque delle ricadute positive (ad esempio in termini di aumento della ricchezza

complessiva o di riduzione dei costi di transazione). Per quanto riguarda i possibili

effetti negativi, è sufficiente sottolineare come tali dinamiche possano assumere

l’aspetto di processi di esclusione o mancata integrazione sociale, un eccessivo

controllo normativo, conformismo, mantenimento dello status quo a favore della classe

dominante, ecc. Aspetti che, a ben vedere, sono solo il “negativo” di una visione del

capitale sociale come elemento di coesione e riproduzione del gruppo.

1.5 Il capitale sociale secondo l’approccio relazionale

In quest’ottica il capitale sociale non è un attributo individuale o relativo alle

strutture sociali ma è una qualità delle relazioni sociali che valorizza i beni relazionali.

E’ possibile quindi individuare un capitale sociale primario e uno secondario. Il capitale

sociale primario, ovvero le relazioni che valorizzano i beni relazionali primari, si

sviluppa nell’ambito famigliare e nelle reti informali primarie (tra familiari, parenti, vicini,

amici). Esso si concretizza nella fiducia tra i soggetti e nella reciprocità tra le persone

attraverso lo scambio simbolico (ovvero dono come atto in un circuito di scambi

reciproci senza equivalenti monetari). Inoltre, “il capitale sociale primario è il fattore

precipuo della civility, che indica il fatto di essere “civili” in quanto si agisce con buone

maniere e con considerazione positiva per gli altri così da essere loro di aiuto”23.

L’ambito del capitale sociale secondario, cioè l’insieme di relazioni che

valorizzano i beni relazionali secondari, di cultura civica o civile, è invece quello della

società civile (le associazioni o reti civiche di individui e/o famiglie). E’ formato dalla

fiducia tra gli individui che hanno in comune solo l’appartenenza ad una associazione o

ad una comunità civile o politica, e si evidenzia nella reciprocità sociale allargata

(attraverso l’estensione dello scambio simbolico a coloro che appartengono ad una

stessa associazione o comunità civile o politica). Il capitale sociale secondario è,

secondo questo approccio, un “fattore precipuo di civicità o cultura civica, che indica

23 Donati (2003), pag. 52

17

quelle buone pratiche attraverso cui i cittadini esercitano i loro diritti e responsabilità

per quanto attiene alla vita pubblica della città o municipalità”24.

Il capitale sociale mette così in evidenza la presenza di relazioni sociali non

strumentali, come la fiducia (fatta di aspettative reciproche) e la regola della reciprocità

(fatta di obbligazioni sovrapersonali), la cui funzione è riconducibile alla creazione della

stessa relazionalità sociale, ed i cui effetti secondari costituiscono risorse.

Il capitale sociale “è un bene in sé, che può essere visto come insieme a) dal

lato dell’individuo, come risorsa che l’individuo utilizza per la sua azione e b) dal lato

della società, come trama di relazioni che fanno il mondo comune”25.

1.6 La misurazione del capitale sociale: complessità metodologica e

approcci alternativi

La descrizione del concetto di capitale sociale fornita dai diversi contributi

teorici, risulta essere non univoca, multidimensionale e prevalentemente qualitativa.

Inoltre, l’impiego del concetto di capitale sociale in economia ha posto il problema della

sua “misurazione”. Gran parte della letteratura socio-economica, infatti, ne sottolinea i

vantaggi economici26 dal momento che l’interazione sociale sarebbe in grado di

generare delle esternalità positive: facilita l’azione collettiva riducendo i costi di

transazione, riduce il problema dell’opportunismo in quanto facilita la trasmissione della

conoscenza circa il comportamento degli altri soggetti, riduce i fallimenti informativi del

mercato dal momento che agevola la trasmissione della conoscenza circa la tecnologia

e i mercati. Risulta quindi chiaro l’interesse che suscita la possibilità di analizzare e

misurare il capitale sociale e i suoi effetti in particolare in un’ottica di riproducibilità dei

risultati positivi. Tale interesse è testimoniato dalla vasta letteratura presente

sull’argomento, da cui risulta evidente però come la scelta di una definizione piuttosto

che di un’altra e del contesto oggetto di analisi, porta comunque a risultati difficilmente

confrontabili se non addirittura discordanti27. In particolare, risulta difficile la costruzione

di indicatori corretti del capitale sociale: in genere si utilizzano degli indicatori puntuali o

in alternativa delle indagini sulle opinioni e sulle azioni. Oltre a questo bisogna valutare

nel concreto alcuni elementi di criticità. Ad esempio, nel caso che ci si rifaccia ad una

24 Donati (2003), pag. 54 25 Ibid., pag. 50 26 Si vedano, ad esempio: Collier (1998) e Cohen (2001) 27 Si veda ad es.: Durlauf (2004)

18

visione di capitale sociale di tipo “individualistico”, il fatto che la dotazione di capitale

sociale di qualcuno aumenti, non sempre apporta un miglioramento al benessere della

collettività, ma può andare a discapito di qualcun altro. Oppure alla necessità di

specificare il fine per cui si coopera, poiché si potrebbe essere in presenza di casi

perversi: lobbies, mafia, accorsi di cartello. O ancora, come evidenziato nel paragrafo

1.4, dal fatto che le obbligazioni verso il gruppo possano andare a discapito della

creatività individuale o generare processi di esclusione o mancata integrazione sociale,

un eccessivo controllo normativo, conformismo, mantenimento dello status quo a

favore della classe dominante, ecc.

Se quindi la raccolta e l’analisi di dati risulta essere un esercizio fondamentale

per una progressiva definizione della materia, oltre a mettere in evidenza alcuni casi

concreti di estremo interesse, d’altra parte va sottolineato come un tipo di studio, ad

esempio di tipo quantitativo, richieda una rigorosa definizione degli standard di ricerca.

L’approccio alternativo fa riferimento ad un’analisi di tipo qualitativo. Questa

metodologia di analisi, per avere una valenza descrittiva, deve circoscrivere il suo

campo d’indagine ad un fenomeno limitato. Un esame qualitativo del capitale sociale,

pur non permettendo un processo di sintesi spesso necessario nelle analisi

economiche, consente di apprezzare gli aspetti fondanti del concetto: la fiducia fra le

persone, la solidarietà, le aspettative di cooperazione reciproca, la capacità di

realizzare reti di collaborazione, la partecipazione e l’impegno nella vita pubblica, ecc.

Sulla base di queste considerazioni nel presente studio si è scelto di utilizzare

un’analisi di tipo qualitativo-descrittiva.

1.7 Laboratorio “Castelfolk”: capitale sociale collettivo e analisi

qualitativa

Il caso oggetto del presente studio è “Castelfolk”, una manifestazione che si

svolge a Castellano (Villa Lagarina), tradizionalmente durante il primo fine settimana di

agosto. Come si vedrà più approfonditamente nel prossimo capitolo, la manifestazione,

organizzata inizialmente come semplice festa di paese, ha consentito, agli

organizzatori, alle associazioni ed ai volontari coinvolti, una progressiva presa di

coscienza sull’effettivo valore delle dinamiche attivate dalla realizzazione di questo

evento. Infatti, se lo scopo iniziale esplicito era quello di creare un momento di visibilità

in chiave turistica per il paese e il territorio, la festa ha consentito il raggiungimento di

19

altri obiettivi: ha offerto un momento di ricomposizione di alcuni dissidi tra le

associazioni del paese, ha favorito il coinvolgimento attivo delle generazioni più giovani

nonché un punto di contatto per i nuovi abitanti della frazione. Come facilmente

verificabile in molte realtà di paesi distanti dai principali centri abitati, la carenza di

coesione sociale, la mancanza di alternative per i giovani e la dimensione di “paese

dormitorio”, sono spesso il riflesso di una realtà sociale, se non disgregata,

quantomeno a rischio.

La scelta di fare di Castelfolk un laboratorio sociale e culturale, è evidenziato

dalla mission che i volontari e le associazioni coinvolte hanno scelto e hanno deciso di

comunicare:

Castelfolk è una manifestazione organizzata dai volontari e dalle associazioni di

Castellano che ha, tra i suoi obiettivi, quelli di:

� offrire occasioni di socializzazione e intrattenimento di qualità realizzando un

evento aperto a tutti;

� valorizzare le proposte artistiche di gruppi musicali con curriculum caratterizzati

da attenzione verso la musica popolare, d’autore, etnica e folk;

� promuovere il territorio di Castellano, del Lago di Cei e delle aree circostanti

attraverso la valorizzazione di elementi naturali, sociali e culturali orientati alla

conservazione dell’ambiente e alla promozione di forme di turismo sostenibile e

responsabile;

� alimentare la rete di relazioni, di solidarietà e di fiducia della comunità in

un’ottica di accoglienza e apertura verso l’esterno, attraverso la collaborazione

tra volontari, associazioni di Castellano e organizzazioni nonprofit;

� promuovere la sensibilizzazione verso tematiche sociali, l’ambiente, la

cooperazione e la solidarietà, attraverso il coinvolgimento di associazioni

nonprofit;

� favorire le risorse culturali e contribuire alle attività economiche della comunità

locale.

Anche se appare chiaro come l’approccio teorico di riferimento sia quello del

capitale sociale come risorsa collettiva, risulta necessario fare alcune precisazioni. Il

concetto di capitale sociale è dotato di notevoli capacità esplicative. D’altra parte,

20

l’ampia letteratura disponibile e i diversi apporti teorici, sembrano metterne in risalto

anche contraddizioni ed ambiguità. Tale aspetto deriva spesso dalla rigidità del punto

di vista con cui viene analizzato il singolo episodio. Non a caso questo è il punto di

partenza di molte critiche28 allo studio di Putnam29, il cui limite principale è quello di

aver esasperato la rigidità degli schemi interpretativi, attraverso un’eccessiva

semplificazione del contesto di riferimento, arrivando a produrre generalizzazioni

arbitrarie. Ai fini del presente studio si cercherà quindi di valorizzare gli aspetti del

capitale sociale che lo caratterizzano come “concetto situazionale e dinamico”30, come

il risultato di un processo di interazione, come potenziale esistente di risorse che

diviene capitale sociale nel momento in cui viene attivato. Questo perché il capitale

sociale non è un oggetto identificabile o definibile in maniera rigorosa. E’ invece un

concetto che diviene concreto attraverso la realizzazione di progetti pratici da parte di

attori creativi, soggetti che producono capitale sociale attraverso l’instaurarsi di nuove

relazioni o combinando in maniera diversa quelle esistenti.

E’ questa la dimensione di capitale sociale che si è scelto di “misurare”, proprio

partendo dalla constatazione che Castelfolk è una manifestazione organizzata

sfruttando le sinergie di diverse associazioni nonché il contributo di singoli volontari,

all’interno del contesto di una comunità di un paese montano.

E’ evidente come una misurazione di questo tipo debba necessariamente

passare per un’analisi di tipo qualitativo-descrittiva, l’unica in grado di coglierne

l’aspetto “situazionale e dinamico”. Lo strumento individuato per tale operazione è

quello del bilancio sociale.

1.8 Il bilancio sociale

La convinzione che le risultanze economiche, pur rilevanti, non siano sufficienti

a descrivere compiutamente un aspetto complesso quale è il capitale sociale, ha

orientato il presente studio nella ricerca di uno strumento descrittivo capace di

evidenziare, oltre agli aspetti quantitativi, anche quelli qualitativi del fenomeno. Tale

strumento è stato individuato nel bilancio sociale31.

28 Si veda ad esempio: Piselli F., “Capitale sociale” in Bagnasco (2001), pag. 64 e segg. 29 Putnam (1993) 30 Bagnasco (2001), pag. 47 31 Le principali informazioni di questo paragrafo sono tratte da www.capitalesociale.it

21

Il bilancio sociale è, infatti, quel documento volontario che racconta, descrive e

cerca di misurare la dimensione sociale di un’organizzazione. Diventa quindi uno

strumento fondamentale per supportare la gestione interna e per comunicare con tutti i

soggetti esterni interessati.

Questa tipologia di rendiconto trova sempre maggiore applicazione sia nel

settore profit sia in quello nonprofit. La principale ragione della sua diffusione risiede

nella versatilità: può infatti venire utilizzato con diverse finalità, in base al modello di

riferimento adottato dalla singola impresa o associazione. Un primo modello è quello

del bilancio sociale come rendiconto delle attività non solo economiche, adottato

principalmente con finalità di comunicazione.

Questo primo modello, che corrisponde spesso ad una prima adozione da parte

di un'impresa, implica un’analisi della mission e della storia dell’azienda o

dell’associazione, che aiuta a fare chiarezza e creare condivisione sulla definizione e

sulla comunicazione della propria realtà.

Nel secondo modello il bilancio sociale ha una funzione di strumento d'ascolto e

di comunicazione agli stakeholder. In questo caso, vi è una focalizzazione su temi quali

la gestione del valore del marchio, lo sviluppo del "patrimonio di fiducia" soprattutto

verso i clienti e i dipendenti e sulla capacità di gestire un sistema aperto e dinamico di

conoscenza verso la comunità e l'ambiente.

Un terzo modello d'interpretazione è quello del bilancio sociale come

opportunità per una gestione integrata di processi. Nel concreto, il rendiconto viene

utilizzato per indicare gli obiettivi di miglioramento attraverso la misurazione di

numerosi indicatori di performance, sviluppati spesso in sintonia con i sistemi di

gestione della qualità o di gestione ambientale. In questo caso, agli obiettivi legati alla

comunicazione si aggiungono benefici in termini di controllo e riduzione dei rischi

operativi, di recupero d'efficienza del lavoro, d'innovazione di processo e di prodotto. E'

invece assente l'ascolto e il coinvolgimento dei portatori di interesse, essendo

l'attenzione posta più sui processi che non sulle relazioni con i soggetti esterni.

Un quarto modello, il più evoluto, prevede la specificazione di indicatori e

obiettivi per tutti i principali portatori di interesse ed individua, inoltre, un legame tra i

risultati economico-finanziari e le implicazioni di ordine sociale. Questo modello è

adottato da imprese che mostrano di sapersi adattare alle aspettative degli stakeholder

e nei rapporti con le istituzioni e le comunità locali. In questa interpretazione, il bilancio

sociale viene utilizzato per integrare, da un lato la capacità di generare valore

22

finanziario-patrimoniale, dall’altro la capacità di generare valore in termini di fiducia,

consenso, capitale intellettuale e relazionale.

Sinteticamente le principali finalità per cui un bilancio sociale viene realizzato sono:

• mezzo di comunicazione esterna;

• mezzo per migliorare l'organizzazione, la gestione, la comunicazione interna;

• mezzo istituzionale;

• mezzo per elaborare una strategia sociale;

• mezzo per individuare la propria missione sociale.

In particolare, visto l’oggetto del presente studio, la scelta del bilancio sociale

come strumento per “misurare” il capitale sociale permette di coglierne l’aspetto

“situazionale e dinamico” evidenziato nel paragrafo precedente, dato che consente di:

• comprendere il ruolo svolto dalle diverse attività nella comunità di riferimento;

• avere uno strumento che, confrontando quanto realizzato con le esigenze

sociali preesistenti, fornisce informazioni sul raggiungimento degli obiettivi

sociali prefissati;

• dimostrare che il fine della manifestazione è anche quello di fornire un valore

aggiunto per la comunità;

• sviluppare la democrazia, la condivisione delle decisioni e la trasparenza

nell’ambito di tali attività;

• avere uno strumento per rendicontare se le azioni sociali intraprese hanno delle

ricadute in termini di utilità, legittimazione ed efficienza;

• avere l’occasione di riflettere sulla manifestazione in un’ottica di miglioramento

dei rapporti interni ed esterni, della qualità e del rispetto dell’ambiente.

In altre parole, il bilancio sociale, è uno strumento fondamentale per valorizzare

il ruolo della comunicazione, intesa come possibilità di un dialogo aperto alle

aspettative del contesto, all'ascolto delle ragioni e alle proposte delle parti in causa

(stakeholders) determinando così un incontro di posizioni dialettiche ma non

contrapposte. Il bilancio sociale, dunque, rappresenta il veicolo attraverso il quale poter

comunicare ai propri interlocutori gli impatti prodotti dalle proprie scelte gestionali sulla

qualità della vita all'interno della propria comunità, nonché valutare la coerenza tra

quanto programmato e quanto, invece, operativamente realizzato.

23

CAPITOLO SECONDO

Castellano e Castelfolk

Introduzione

Come anticipato nel paragrafo 1.7, la manifestazione Castelfolk è nata con un

obiettivo esplicito (la creazione di un’occasione di visibilità per il paese e il territorio). E’

poi risultata funzionale nel favorire un momento di aggregazione qualificata per la

popolazione e le associazioni di Castellano. Questo aspetto sta rivestendo un ruolo

molto importante per fronteggiare le dinamiche economiche e sociali che hanno

investito la comunità nel corso degli anni. A partire dalla posizione geografica

(relativamente isolata e distante dai principali centri abitati), fino alla sostanziale

mancanza di opportunità lavorative sul territorio e di occasioni di socializzazione, è

venuta a delinearsi una realtà sociale, se non disgregata, quantomeno a rischio. Si

assiste infatti ad una realtà in cui la dimensione di “paese dormitorio” si intreccia con le

spinte all’individualismo e alla mancanza di solidarietà, tipiche dei sistemi di sviluppo

economico capitalistici.

Nella prima parte del presente capitolo questa realtà verrà delineata attraverso

una breve descrizione del contesto sociale ed economico. Nella seconda parte si

analizzerà la storia della manifestazione, cercando di porre attenzione alle principali

conseguenze in termini di valorizzazione e incremento del capitale sociale, mentre si

rinvia al terzo capitolo relativo al bilancio sociale e all’analisi (trattata nel quarto

capitolo) del questionario somministrato ai volontari per le riflessioni di maggior

dettaglio.

2.1 Il paese: Castellano. Posizione geografica e composizione

demografica.

Il territorio del Comune di Villa Lagarina si sviluppa per circa 24 Kmq sulla

sponda destra dell’Adige, ai piedi del rilievo montuoso Stivo-Cornetto (2180 metri). Nel

Comune risiedono 3411 abitanti suddivisi tra il capoluogo, Villa Lagarina (1628 ab., 180

24

m.), e le frazioni di Piazzo (358 ab., 200 m.), Pedersano (836 ab., 400 m.) e Castellano

(589 ab., 800 m.).

Castellano “è il villaggio più elevato della Valle Lagarina che alla positura

montana estremamente panoramica, unisce un confortevole clima, favorito dall’ottima

esposizione solare, in ambiente prealpino”1.

Dal punto di vista demografico2, la popolazione di Castellano è composta da

589 abitanti raccolti in 244 nuclei familiari con una media di 2,4 persone per famiglia.

Pur non essendo disponibile un dato sulla suddivisione in classi di età, è possibile

ottenere delle informazioni dalle liste elettorali. Sono infatti presenti 511 iscritti nelle

liste elettorali della Camera dei Deputati e 469 per il Senato: con questi dati è possibile

calcolare che a Castellano risiedono un totale di 120 persone sotto i 25 anni (78

minorenni e 42 persone tra i 18 e i 25 anni). La fascia di età fino ai 18 anni costituisce

quindi il 13% della popolazione, che considerando anche le persone fino ai 25 anni di

età arriva al 20%.

La popolazione di Castellano è inoltre equamente suddivisa tra maschi e

femmine: 297 maschi (50,4%) e 292 femmine (49,6%).

2.2 Attività sociali ed economiche

Per quanto riguarda i servizi sociali alla popolazione, a Castellano è presente

una scuola materna con 21 bambini iscritti nel 2006 e 20 nel 2007. I Servizi Provinciali

hanno invece decretato la chiusura della scuola elementare nel 2001. All’interno

dell’ex-edificio scolastico trova ora posto, accanto alle sedi di alcune associazioni, un

punto di lettura aperto due giorni a settimana per 2 ore al giorno. Nel corso del 2006,

sempre nei locali delle scuole, è stato aperto uno spazio per l’intrattenimento ludico-

ricreativo dei più giovani, aperto tre giorni a settimana nelle ore serali.

Il Teatro Comunale di Castellano viene utilizzato per ospitare rassegne teatrali,

concerti, presentazioni, incontri pubblici, ecc.

E’ presente inoltre un ambulatorio medico nel quale i medici di base operanti sul

Comune sono presenti per alcune ore alla settimana.

1 Gorfer A. (1977), p. 242 2 Dove non diversamente specificato, i dati sono stati forniti dall’Ufficio Anagrafe del Comune di Villa Lagarina e sono aggiornati al 15/06/2006

25

Il Corpo Comunale dei Vigili del Fuoco Volontari (con sede a Villa Lagarina e

con una trentina di effettivi), è presente a Castellano con un automezzo e può contare

su circa una decina di volontari.

Per quanto riguarda invece le attività produttive, a Castellano sono presenti

quattro ditte, di cui tre individuali (un agricoltore, una ditta di idraulica e una

falegnameria) e una in forma societaria (edilizia).

Le uniche attività commerciali sono rappresentate dalla Cooperativa (alimentari)

e dal Bar gestito dal circolo ENAL (v. appendice 1). Per trovare delle strutture ricettive

è necessario spostarsi nei pressi del Lago di Cei, a circa 3 Km da Castellano, dove

sono presenti tre alberghi-ristoranti (il più grande dei quali è però gestito dal Corpo

Nazionale dei Vigili del Fuoco ed è destinato ad accogliere solo appartenenti al Corpo

e i loro familiari) e una malga con ristorante e alcuni posti letto.

2.3 L’associazionismo

2.3.1 Il contesto storico economico provinciale

La dimensione associativa del panorama trentino è, storicamente, molto ricca. Il

sistema economico tradizionale, fondato in buona parte sull'autonomia,

l'associazionismo e la cooperazione, si fonda sul suo essere una realtà “di confine”. Un

termine che vuole descrivere sia la situazione geo-politica che quella socio-ambientale,

che alle popolazioni di fondovalle unisce le piccole comunità montane, incentivate dal

vivere in situazioni limite a forme di auto-organizzazione.

Per una migliore comprensione di tali dinamiche, possiamo analizzare queste

riflessioni da un punto di vista più strettamente storico economico, iniziando dalla metà

del XIX secolo3. L'integrazione del Lombardo Veneto con il Regno d'Italia sconvolse

profondamente i mercati del Trentino che, da territorio di cerniera si ritrovò in posizione

marginale, con la necessità di trasformare il proprio apparato industriale (basato

principalmente sui tre settori del ferro, della seta e dei materiali da costruzione) in

funzione di una maggiore integrazione con l'Impero Austro-Ungarico. Con l'annessione

del Trentino all'Italia nel 1918, il trauma si rinnova per la perdita dei mercati dell'Impero;

a questo si aggiunge una politica economica fortemente nazionalista che, nella

3 Le principali informazioni di questo paragrafo sono tratte da: http://www.tn.camcom.it/

26

sostanza, si pone in forte contrasto con il sistema economico tradizionale fondato in

buona parte sull'autonomia, l'associazionismo e la cooperazione.

Il Trentino, tra la metà del 1800 e quella del 1900, conosce uno dei periodi più

duri della sua storia sotto il profilo delle condizioni economiche e sociali della sua

popolazione. Ne sono testimonianza i 185.000 emigranti trentini che, nel periodo citato,

scelsero la via delle Americhe, dell'Africa, dei restanti Paesi dell'Europa, per ritrovare

quel tenore di vita che la nostra terra non era in grado di garantire a tutti.

É a partire da questo stato di necessità che nasce e si sviluppa, a cavallo del

secolo un fiorente sistema di cooperazione, che investe principalmente i settori del

consumo, del credito e dell'agricoltura, con l'intento di alleviare le situazioni di grave

disagio della popolazione. L'economia era infatti ancora prevalentemente agricola e su

questa si basava tutta la produzione di beni e di materie prime destinata alla

trasformazione manifatturiera. Le cose cambiarono rapidamente con l'ottenimento,

negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, dell'autonomia speciale, in base

ad un accordo riconosciuto a livello internazionale tra il Governo italiano e quello

austriaco ("Accordo Degasperi-Gruber").

Le risorse finanziarie, affidate ai governi locali in base alle norme di attuazione

dei principi autonomistici, permisero un rapido mutamento delle condizioni economiche

provinciali, dentro un disegno tendente a realizzare una situazione di equilibrio sia

territoriale che settoriale e con la valorizzazione delle risorse tipiche presenti in loco.

2.3.2 L’associazionismo a Castellano

Per quanto riguarda le realtà associative, Castellano non fa eccezione rispetto

al contesto provinciale: è infatti possibile individuare un’associazione praticamente in

ogni settore della “vita pubblica”. Alcune sono attive nell’organizzazione di Castelfolk, e

di queste si fornirà una scheda di approfondimento nella appendice A. Qui risulta

sufficiente fornirne un elenco, a dimostrazione della capacità auto organizzativa della

popolazione: Gruppo Pensionati e Anziani, Circolo Ricreativo Culturale e Sportivo, Pro

Loco Villa Lagarina – Castellano - Cei, Sezione Culturale Don Zanolli, Filodrammatica

di Castellano, Gruppo Alpini, Comitato Carnevale, Famiglia Cooperativa Castellano,

Consorzio Miglioramento Fondiario, A.S.U.C. (Usi Civici), Associazione Yellow Kapras.

27

2.4 La manifestazione: Castelfolk

2.4.1 Le origini

A fronte di una realtà associativa vivace, prima di Castelfolk l’elemento

predominante sembra fosse quello di una sostanziale incapacità di far convergere le

potenzialità presenti sul territorio in un progetto di più ampio respiro. Pur condividendo

molti associati, ogni organizzazione tendeva ad agire per comparti stagni, con una forte

attenzione verso i propri fini istituzionali “interni”, ma con difficoltà nell’affrontare le

opportunità di aggregazione che un contesto sociale relativamente piccolo mette a

disposizione. Questi ostacoli si sono evidenziati, tra la fine degli anni ’80 e ’90, nei

tentativi fatti di organizzare manifestazioni e di creare nuove associazioni che non sono

riuscite a coagulare e hanno anzi approfondito divisioni e spaccature, alimentando il

fenomeno di erosione del capitale sociale, evidenziato anche dalla diminuzione di

iscrizioni nelle associazioni presenti sul territorio (v. capitolo 4).

Il gruppo di 5-6 persone che nel 2000 ha iniziato ad immaginare Castelfolk, ha

avuto l’intuito, o la fortuna, di impostare la manifestazione su presupposti diversi. In

primo luogo quello di organizzarsi autonomamente rispetto alle associazioni e

cercando invece adesioni individuali intorno al progetto. Secondariamente, ma legato a

questo aspetto, realizzando una contabilità economica ad hoc per la manifestazione,

con l’obiettivo di garantirne una continuità slegata dagli aspetti amministrativi delle

associazioni, chiarendo così fin dal principio un aspetto che nel passato era stato fonte

di dissapori.

La validità del progetto si è evidenziata così nel corso degli anni, in primis nel

numero di persone coinvolte a livello individuale: dalle 30 della prima edizione (2001)

alle 80 delle edizione 2006, riuscendo ad aggregare anche chi fino a quel momento era

sempre stato estraneo alla dimensione associativa (v. capitolo 4). Allo stesso modo,

per quanto riguarda le associazioni del paese, si è assistito ad un crescente

coinvolgimento, soprattutto a livello di responsabilità. Questo ha portato ad un graduale

miglioramento dei rapporti tra le diverse organizzazioni, attraverso la crescente

collaborazione resa necessaria dall’aumentata complessità organizzativa che la

programmazione sempre più ricca della festa richiedeva.

E’ stato un percorso “naturale” dal momento che alcune delle persone coinvolte

a titolo individuale erano anche inserite nelle associazioni di Castellano (circa la metà

nella prima edizione). La loro “doppia cittadinanza” ha costituito il tramite per

28

l’attivazione formale dell’impegno delle associazioni nella manifestazione. Tale aspetto

si è rivelato fondamentale per incrementare sia il numero di volontari sia la qualità e la

quantità di competenze organizzative che venivano messe a disposizione della festa.

Tra il 2004 e il 2005 la Pro Loco ha così assunto il ruolo di “capofila” delle

associazioni, incaricandosi del coordinamento generale nell’organizzazione della

manifestazione e proponendosi come interlocutore unico nei confronti di istituzioni,

imprese e privati che a vario titolo interagiscono con la manifestazione, garantendo

così la trasparenza e la correttezza necessarie anche negli aspetti contrattuali.

Come si vedrà meglio nel terzo capitolo, quando si analizzeranno gli aspetti

organizzativi, il ruolo della Pro Loco non ha comunque un valore maggiore rispetto agli

apporti delle altre associazioni o dei singoli volontari, dal momento che gli indirizzi della

festa vengono stabiliti con metodo assembleare.

Per quanto riguarda il ruolo concreto delle altre associazioni si rimanda

all’Appendice 1, mentre può risultare qui interessante la scansione cronologica del loro

coinvolgimento, sottolineando ancora una volta come in realtà gli aderenti alle

associazioni fossero già attivi all’interno di Castelfolk. In virtù del consistente numero di

associati è quindi il Circolo Ricreativo Culturale e Sportivo, oltre alla Pro Loco, ad

essere tra le prime organizzazioni aderenti. A queste si aggiungono poi il Comitato dei

Genitori dell’Asilo, il Gruppo Alpini e la Sezione Culturale “Don Zanolli”. L’ultima

adesione formale è quella del Gruppo Pensionati e Anziani.

Curiosamente l’unico settore associativo che, fino ad ora, non ha aderito è

quello parrocchiale. In questo caso hanno giocato un ruolo fondamentale alcune

polemiche, venate di personalismo, con le gerarchie ecclesiastiche locali che non si è

ancora riusciti a superare. L’appoggio favorevole crescente al progetto Castelfolk da

parte della comunità di Castellano è comunque un indice sicuro della correttezza degli

indirizzi intrapresi e delle modalità operative, e fa quindi ben sperare in tal senso.

Un ultimo aspetto da sottolineare è quello dell’intervento, anche economico,

dell’Amministrazione Comunale. Oltre all’importante supporto logistico ed

amministrativo, il Comune di Villa Lagarina si è infatti adoperato fortemente nel

sostenere Castelfolk. Anche in questo caso è interessante analizzare come questo

impegno si sia evoluto nel tempo. Come evidenziato nella tab. 1, la manifestazione ha

goduto di un contributo pubblico che, nelle prime edizioni, è arrivato a superare i

13.000,00 Euro, per arrivare ai 1.500,00 Euro del 2006. Il dato viene confrontato con il

bilancio della manifestazione che da poco più di 17.000,00 Euro nella prima edizione, è

arrivato a superare i 36.000,00 Euro nel 2006.

29

Da queste poche cifre sono possibili due ragionamenti. In primo luogo la visione

dell’Amministrazione Comunale che ha inteso favorire un progetto che, già dalle

premesse, si configurava come un investimento su un’intera comunità e non

semplicemente un finanziamento ad una festa. E’ stata questa una visione corretta, dal

momento che i dati (vedi capitoli 3 e 4) mettono sicuramente in risalto un andamento

positivo nelle dinamiche sociali del paese. L’evidenza delle cifre sembrerebbe quindi

suggerire, almeno in una prima fase, un qualche legame tra finanziamento pubblico e

capitale sociale. Pur non essendo il fine del presente lavoro, è evidentemente una

tematica interessante, che però dovrebbe venire analizzata anche invertendo i termini

della questione: ovvero, se in assenza di una qualche forma di capitale sociale, di

coinvolgimento delle persone (attraverso un progetto condiviso e condivisibile),

sarebbe possibile raggiungere risultati positivi esclusivamente attraverso forme, anche

consistenti, di finanziamento pubblico.

In secondo luogo è importante sottolineare l’approccio dei volontari e delle

associazioni che organizzano la manifestazione, nel cercare un affrancamento dal

sostegno pubblico. L’edizione 2006 di Castelfolk, oltre ad essere stata la più

impegnativa dal punto di vista organizzativo e finanziario, è stata la prima ad ottenere

un risultato economico positivo anche senza il contributo pubblico.

Vengono così evidenziate le capacità progettuali delle associazioni e dei

volontari che, attraverso un percorso che si è realizzato progressivamente, sono stati in

grado di realizzare un evento in continua crescita qualitativa e quantitativa. La notorietà

e il radicamento territoriale raggiunti da Castelfolk, hanno consentito di reperire in

misura crescente risorse economiche dal settore privato, che si è cercato di

coinvolgere sulla base di progetti di comunicazione articolati e di condivisione della

mission della manifestazione.

BILANCIO CASTELFOLK ANNO

ENTRATE USCITE RISULTATO

CONTRIBUTO

PUBBLICO

RISULTATO

NETTO

2001 17.311,00 11.656,00 5.655,00 8.842,00 - 3.187,00

2002 18.146,00 13.783,00 4.363,00 13.358,00 - 8.995,00

2003 23.605,00 22.763,00 842,00 11.474,00 - 10.632,00

2004 33.760,00 27.905,00 5.855,00 13.364,00 - 7.509,00

2005 34.587,00 28.865,00 5.722,00 7.500,00 - 1.778,00

2006 36.864,00 33.350,00 3.514,00 1.500,00 2.014,00

Tab. 1

30

2.4.2 Castelfolk oggi

Castelfolk si svolge a Castellano (Villa Lagarina), tradizionalmente durante il

primo fine settimana di agosto, dal giovedì alla domenica. Nel corso degli anni è stata

sviluppata una programmazione che è risultata funzionale sia per le esigenze

organizzative sia per “incontrare” i gusti del pubblico, naturalmente sviluppando

contenuti diversi di anno in anno e con ampi margini di elasticità. I principi metodologici

seguiti nella programmazione verranno illustrati nel successivo capitolo, qui ci si

limiterà a descriverne i contenuti principali.

Il giovedì è dedicato all’apertura della manifestazione. Solitamente viene

proposta l’esibizione di un Coro quale elemento caratteristico della tradizione locale e

per la possibilità di valorizzare anche questa forma di canto popolare. Anche il concerto

serale viene tenuto da formazioni locali con l’obiettivo di promuovere gli sforzi creativi e

di ricerca realizzati sul territorio (v. capitolo tre, alla voce Programmazione).

I concerti serali sono uno degli elementi principali della manifestazione, ma oltre

a questi, nelle giornate dal venerdì alla domenica, vengono offerte svariate opportunità

di intrattenimento. Il venerdì si inaugurano le esposizioni: prodotti artigianali, mostre

sulle tradizioni, sulla storia e sul territorio di Castellano (come ad esempio le raccolte

degli alberi genealogici delle famiglie, le testimonianze sui fenomeni di emigrazione, le

descrizioni degli aspetti geomorfologici, ecc.). Sempre il venerdì viene dato spazio

anche alle rappresentazioni teatrali che, negli ultimi anni, sono state messe in scena

dalla Compagnia Teatrale Ikaro che collabora con la Cooperativa Sociale La Rete di

Trento. Il sabato pomeriggio è dedicato ai bambini, con la realizzazione di specifici

momenti di intrattenimento. Le attività della domenica iniziano già dalla tarda mattinata

con incontri di approfondimento su varie tematiche: la promozione di prodotti eno-

gastronomici locali, le problematiche relative al turismo sostenibile, all’ambiente, ecc.

Nel pomeriggio le proposte possono riguardare la scoperta del territorio, attraverso

visite guidate, piuttosto che spettacoli di gruppi musicali o folkloristici. Durante tutto

l’arco della manifestazione sono inoltre presenti dei punti informativi gestiti da diverse

associazioni nonprofit. Accanto alla musica, l’elemento che garantisce la dimensione di

“festa popolare” a Castelfolk, è quello gastronomico. La cucina, che fornisce

esclusivamente piatti prodotti artigianalmente, è infatti operativa durante l’intera

manifestazione.

31

CAPITOLO TERZO

Il bilancio sociale di Castelfolk 2006

3.1 Introduzione: presupposti teorici e metodologici

Come evidenziato nel paragrafo 1.7, l’approccio teorico del presente lavoro, fa

riferimento al concetto di capitale sociale come risorsa collettiva. Approccio nel quale è

possibile far rientrare i contributi visti, in precedenza, dei seguenti autori: Hanifan

(1916), Banfield (1958), Coleman (1988 e 1990), Werbner (1990), Putnam (1993),

Fukuyama (1996 e 1999).

Per evitare l’applicazione di rigidi schemi interpretativi, con l’approccio

metodologico utilizzato si intende valorizzare soprattutto gli aspetti del capitale sociale

che lo caratterizzano come “concetto situazionale e dinamico”1, come il risultato di un

processo di interazione, come potenziale esistente di risorse che diviene capitale

sociale nel momento in cui viene attivato. Questo perché il capitale sociale non è un

oggetto identificabile o definibile in maniera rigorosa, ma è appunto un concetto che

diviene concreto attraverso la realizzazione di progetti pratici da parte di attori creativi.

Soggetti che producono capitale sociale attraverso l’instaurarsi di nuove relazioni o

combinando in maniera diversa quelle esistenti. E’ questa la dimensione di capitale

sociale che si è scelto di analizzare, proprio partendo dalla constatazione che

Castelfolk è una manifestazione organizzata sfruttando le sinergie di diverse

associazioni nonché il contributo di singoli volontari, all’interno del contesto di una

comunità di un paese montano. E’ evidente come una misurazione di questo tipo

debba necessariamente passare per un’analisi di tipo qualitativo-descrittiva, l’unica in

grado di coglierne l’aspetto “situazionale e dinamico”. Di conseguenza lo strumento

individuato per tale operazione è quello del bilancio sociale così come descritto nel

paragrafo 1.8.

1 Bagnasco (2001), pag. 47

32

3.2 Mission e scopo sociale

Castelfolk è una manifestazione organizzata dai volontari e dalle associazioni di

Castellano che ha, tra i suoi obiettivi, quelli di:

� offrire occasioni di socializzazione e intrattenimento di qualità realizzando un

evento aperto a tutti;

� valorizzare le proposte artistiche di gruppi musicali con curriculum caratterizzati

da attenzione verso la musica popolare, d’autore, etnica e folk;

� promuovere il territorio Castellano, del Lago di Cei e delle aree circostanti

attraverso la valorizzazione di elementi naturali, sociali e culturali orientati alla

conservazione dell’ambiente e alla promozione di forme di turismo sostenibile e

responsabile;

� alimentare la rete di relazioni, di solidarietà e di fiducia della comunità in

un’ottica di accoglienza e apertura verso l’esterno, attraverso la collaborazione

tra volontari, associazioni di Castellano e organizzazioni nonprofit;

� promuovere la sensibilizzazione verso tematiche sociali, l’ambiente, la

cooperazione e la solidarietà, attraverso il coinvolgimento di associazioni

nonprofit;

� favorire le risorse culturali e contribuire alle attività economiche della comunità

locale.

3.3 Vision

“La festa nasce e rinasce ogni anno.

Continuiamo a consumare, confusi, il sentiero. Partiamo da dove lo abbiamo lasciato

l’anno scorso. La direzione da prendere la decide lo spirito e ne declina la

responsabilità al passato. Perché, anche se non ci sentiamo responsabili delle

nostalgie (queste ambigue sentinelle!), conserviamo buona la memoria. Ci serve per

cercare in questo spigoloso presente l’idea di un futuro possibile.

Usiamo la luce della curiosità e il calore della solidarietà per immaginare un tempo in

cui le differenze saranno un valore, e verranno nutrite dalla dignità dello scambio

reciproco di esperienze e sentimenti.

Non abbiamo niente da insegnare. Ci regaliamo solo un’occasione e vogliamo

condividerla con voi.”

33

3.4 Organizzazione e meccanismi decisionali (assemblea e delega)

L'organizzazione di Castelfolk si basa sui seguenti meccanismi: innanzitutto le

decisioni vengono prese con modalità assembleari, preferibilmente basate

sull'unanimità e non sulla maggioranza. “Preferibilmente” perché non si è mai verificato

il caso di votazioni esplicite. Tale risultato si ottiene a priori attraverso il confronto e la

valutazione di scelte che possano risultare condivisibili da tutti. Unanimità non significa

ottenere l’accordo di tutti i membri, ma trovare un compromesso tra le varie posizioni

che non risulti sfavorevole per nessuno. La maggioranza non prevarica dunque le

minoranze. Esiste, inoltre, un meccanismo di delega, per alcuni specifici compiti, che

ha la caratteristica principale di perseguire la valorizzazione delle capacità e degli

interessi di tutti i volontari. Solitamente è il singolo che si propone di seguire un

determinato aspetto organizzativo in base a quanto deciso dall'assemblea. Così, ad

esempio, in assemblea vengono indicati gli orientamenti generali per la scelta del

menù, degli spettacoli, ecc. Successivamente i delegati, dopo aver condiviso le scelte

con i volontari del loro settore, riportano in assemblea le alternative individuate per

giungere ad una decisione definitiva. Nell’unico caso in cui si è evidenziato un

contrasto, è stato il singolo che, così come si era proposto, ha preferito rinunciare

all’incarico prima che la delega venisse revocata.

Le deleghe individuate dall’assemblea riguardano funzioni strettamente legate

al presidio dei seguenti specifici aspetti organizzativi:

- Coordinamento: con il compito di mantenere i contatti tra gli altri delegati, curare i

rapporti con le istituzioni al fine di assolvere alle formalità burocratiche e garantire il

corretto assolvimento degli aspetti amministrativi e contabili. Per la complessità del

ruolo questa delega viene solitamente affidata a due-tre persone.

- Cucina: con il compito di seguire tutta la filiera per la produzione dei pasti:

dall’acquisto delle derrate alimentari, alla preparazione nei giorni precedenti la

manifestazione (preparazione dei semilavorati ma anche l’allestimento delle strutture),

fino alle attività di cucina nei giorni della festa. Anche in questo caso sono state

individuate due persone di riferimento all’interno di un gruppo di circa 20 volontari che

sono impegnati in questo settore.

- Bar: come per la cucina, anche i 2 delegati alla gestione dei bar (uno per birre e

analcolici e uno per le grappe) devono gestire l’intero processo che va dall’allestimento

delle strutture, alla cura degli ordinativi, alla turnistica dei circa 15 volontari che si sono

dichiarati disponibili.

34

- Vini tipici e giochi per bambini: per quanto l’accostamento possa sembrare forzato,

va tenuto presente che, come specificato in precedenza, la manifestazione si basa

esclusivamente su volontari. Sono loro che hanno definito le linee di sviluppo della

festa sulla base delle loro capacità e interessi, in una logica che vede la singola

persona proporre l’inserimento di una nuova attività e, dopo averne verificato la

coerenza con la mission attraverso la condivisone con l’assemblea, è la stessa

persona che si fa carico di realizzarla individuando le possibili sinergie e con l’aiuto

degli altri volontari. Nel caso specifico sono circa 15 i volontari impegnati in queste

attività.

- Cassa: le 2 persone (assieme ad altri 10 volontari) che si occupano della gestione

della cassa, naturalmente operano in stretto contatto con i delegati che curano gli

aspetti contabili.

- Torte: il numero di volontari è, in questo caso, difficilmente quantificabile dal

momento che, se sono circa in dieci quelli presenti nei giorni della festa, il lavoro di

preparazione delle torte coinvolge anche altre persone del paese.

- Allestimenti: pur essendo un lavoro di rete che viene realizzato con l’indispensabile

collaborazione di molte più persone, sono stati individuati 5-6 volontari che per le loro

competenze professionali possono fungere da riferimento per la realizzazione delle

strutture (costruzione prefabbricati, impianti elettrici, gas, installazione impianti luci e

audio, ecc.).

- Organizzazione degli spettacoli, comunicazione, raccolta fondi, rapporti con le

associazioni nonprofit: anche in questo caso la delega riguarda una équipe di 2-3

persone che, in stretto contatto con i referenti del coordinamento, seleziona le proposte

artistiche da proporre all’assemblea, cura i rapporti con la stampa, con i potenziali

finanziatori e le organizzazioni nonprofit ospiti. Quest’attività viene supportata anche

con il coinvolgimento a titolo volontario di professionisti del settore (musicisti, grafici,

giornalisti, ecc.).

3.5 Principi Metodologici L’attività della manifestazione si basa sui seguenti principi:

� Partnership: è la collaborazione tra volontari e associazioni coinvolte, che

garantisce l’integrazione delle risorse e l’uso sinergico delle capacità di ognuno

attraverso la condivisione del percorso comune.

35

� Attivazione comunitaria ed empowerment comunitario: si crede

fermamente che nella comunità vi siano molte persone che, accanto a

specifiche competenze artistiche, tecniche e operative, sono in grado di

sviluppare relazioni di collaborazione e di amicizia con gli altri. E’ necessario

però mobilitare e attivare queste risorse potenziali attraverso un’azione di

informazione (fornendo dati, integrando le conoscenze già presenti) e di

corresponsabilizzazione (fornendo, con l’organizzazione della manifestazione,

l’occasione di attivarsi in un intervento costruttivo).

3.6 Programmazione

Le tipologie di intrattenimento che si possono trovare a Castelfolk si rifanno

interamente ai principi espressi nella mission e, nello specifico:

3.6.1 La musica

In ogni edizione viene proposta l’esibizione di un Coro quale elemento

caratteristico della tradizione locale e per la possibilità di valorizzare anche questa

forma di canto popolare.

Per i concerti serali ci si è orientati nella ricerca di complessi musicali con

curriculum caratterizzati da attenzione verso la musica popolare, d’autore, etnica e folk,

eseguite in forme adatte all’intrattenimento in spazi aperti. Viene inoltre garantita la

possibilità di esibirsi a formazioni locali che possiedono queste caratteristiche, con

l’obiettivo di valorizzare gli sforzi creativi e di ricerca realizzati sul territorio.

Nella selezione dei gruppi musicali, effettuata sempre con l’obiettivo di

raggiungere una scelta condivisa dal maggior numero di persone possibile, si cerca

anche di orientarsi verso quelle formazioni che esprimono una sintonia con la mission

della manifestazione, attraverso la musica, i testi delle canzoni piuttosto che dagli

elementi desumibili da altre fonti (comunicati stampa, sito internet, ecc.).

I gruppi che si sono esibiti nelle 6 edizioni di Castelfolk sono: Caravane de Ville,

Here be Dragons, Lake District, Tupamaros, Bassapadana, Yellow Kapras, Tilak,

Serif's, Les Anarchistes, Tamales de Chipil, Apocrifi, I Luf, Daniele Di Maglie e la

Salamandra FolkOrchestra, I Plebei, Klamandra, Marmaja.

36

Nella serata conclusiva viene solitamente proposta l’esibizione di orchestre da

ballo per garantire un intrattenimento di qualità alle numerose persone del paese e

delle comunità vicine che mostrano un evidente interesse per questo tipo di spettacolo.

3.6.2 La valorizzazione della cultura locale

Il patrimonio culturale locale è una ricchezza irrinunciabile che oggi è

necessario valorizzare, con intelligenza e lungimiranza, al fine di produrre sviluppo

economico e socio-culturale compatibili.

Per evitare il rischio della riproposizione di un “come eravamo” nostalgico e

sterile, sono stati scelti percorsi che evidenziassero come l’identità non sia un dato

storico immutabile ma sia invece un elemento in continua evoluzione. E’ questo un

orientamento che, attraverso una rilettura delle stratificazioni storiche e culturali,

consente una visione più articolata degli sviluppi sociali in atto, nonché un approccio

positivo, consapevole e propositivo nell’elaborazione di idee per il futuro individuale e

collettivo attraverso il confronto con realtà esterne alla comunità.

I progetti sviluppati in questi anni dalle associazioni di Castellano (in particolare

dalla Pro-Loco, dalla sezione culturale Don Zanolli e dal Gruppo pensionati e Anziani)

hanno quindi riguardato:

- Il territorio locale, attraverso visite guidate e mostre sulle peculiarità geo-

morfologiche del territorio.

- Il territorio della memoria della Comunità, attraverso l’esposizione dei risultati di

ricerche storiche (Mostra degli alberi genealogici, Mostra sull’emigrazione, ecc.)

e di prodotti artigianali (tessitura, legno, ecc.)

Inoltre, come evidenziato nei paragrafi precedenti, la valorizzazione della

cultura locale viene ricercata anche attraverso le scelte musicali e culinarie.

Le altre finalità di questi progetti riguardano inoltre la possibilità del rilancio di un

indotto economico qualificato: turismo culturale e servizi di supporto. Uno sviluppo

dell'offerta culturale integrata di beni e servizi a partire dalla conoscenza del

patrimonio, dalla sua riqualificazione e dalla valorizzazione dell'identità e delle culture

locali.

37

3.6.3 La cultura e la sensibilità sociale

La frammentazione dei sistemi valoriali, la compresenza di individui di origine

diversa all’interno di una stessa società e le innumerevoli forme con cui “il diverso” si

presenta, possono essere causa di problemi di convivenza: il senso di appartenenza

ad un gruppo e la diffidenza nei confronti degli altri possono indurre ad erigere barriere,

bloccando sul nascere qualunque forma di dialogo. E’ anche possibile, però, andare

oltre questi atteggiamenti ed avvertire l’alterità come fonte di ricchezza per la propria

crescita umana. Così nella vision di Castelfolk viene chiarito che la diversità è un

valore, e nella sua mission si fa esplicito riferimento alla volontà di alimentare reti di

“relazioni, di solidarietà e di fiducia della comunità in un’ottica di accoglienza e apertura

verso l’esterno”, nonché di operare per la “sensibilizzazione verso tematiche sociali,

l’ambiente, la cooperazione e la solidarietà”.

L’obiettivo è quindi quello di ricercare modelli sociali e culturali nuovi, condivisi e

che siano il risultato di uno sforzo comune compiuto per trasformare positivamente la

società contemporanea, superando il modello occidentale, limitato e limitante,

attraverso la presa di coscienza dei problemi comuni e individuando strategie risolutive

che consentano di realizzare concretamente inclusione sociale e sviluppo culturale.

I progetti che sono stati sviluppati per perseguire questi obiettivi hanno

riguardato la valorizzazione dei contributi di gruppi e associazioni di terzo settore che

sono portatori di quegli stessi valori. A loro è stato riservato un settore della festa

appositamente attrezzato, all’interno del quale hanno potuto promuovere le loro

iniziative. Il dettaglio delle singole organizzazioni verrà fornito nella Appendice 1; qui

verrà fornito un elenco delle associazioni che hanno partecipato in questi anni alla

realizzazione di Castelfolk, mentre di seguito vengono descritte nel dettaglio le

campagne di sensibilizzazione che le hanno viste coinvolte:

Le associazioni: Amnesty International, Associazione di Amicizia Italia-Cuba,

Gruppo Ambiente e Nonviolenza, Rete Lilliput, Mandacarù, Emergency, ZeroGradi, Il

Quinto Sigillo, GreenPeace, Macramè, Ci.Cu.Ta., Mi Gente, Legambiente,

NoInceneritoreNoTav, LiLa.

Le campagne di sensibilizzazione collegate: “Perle di Giustizia”, “ControlArms”

e “Liberiamo l’acqua dalle bottiglie”.

Nonostante l’eterogeneità delle mission, si è cercato di evitare che la presenza

delle associazioni si riducesse ad una semplice vetrina. In occasione delle edizioni

2004, 2005 e 2006 sono state quindi cercate delle modalità sia per dare una visione

38

d’insieme delle stesse, sottolineandone le sensibilità comuni, sia per incentivare una

collaborazione reticolare tra di loro. L’abitudine ad un approccio cooperativo e

costruttivo nella ricerca di soluzioni da parte dei volontari è risultato fondamentale.

Sono state quindi evidenziate da un lato la necessità di creare un legame tra le

associazioni per trasmettere un senso di continuità e di contiguità, proponendo la

realizzazione di un progetto in maniera unitaria.

Nel 2004 è stato quindi realizzato il progetto “Perle di Giustizia”: alle persone

intervenute alla manifestazione è stato proposto un percorso tra gli stand delle

associazioni. Ad ogni stand veniva consegnata una perlina di legno dipinta a mano dai

bambini della colonia estiva diurna di Villa Lagarina. A completamento del percorso si

entrava quindi in possesso anche dello spago con cui unirle per realizzare un

braccialetto o una collana. Il risultato è stato positivo tanto nell’incentivare le persone

ad avvicinarsi alle associazioni per raccogliere informazioni, così come nel trasmettere

un senso di condivisione di valori comuni.

Nel 2005 le associazioni hanno aderito unitariamente alla campagna

internazionale “ControlArms”: una foto-petizione che aveva l’obiettivo di raccogliere un

milione di volti per richiedere la stipula di un Trattato Internazionale sul Commercio di

armi all'assemblea dell'Onu nel luglio 2006. Castelfolk è stata così la prima

manifestazione in Provincia nella quale è stata promossa la campagna oltre che con

l’installazione di un punto per la realizzazione e la raccolta delle foto, anche con

avvenimenti di contorno per la sensibilizzazione sul tema (proiezione di film e dibattiti).

L’edizione 2006 di Castelfolk ha invece supportato la campagna “Liberiamo

l’acqua dalle bottiglie”, un’operazione di informazione sull’incrocio di interessi e diritti

promossa dal Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale sull’acqua. Oltre a

momenti informativi e di sensibilizzazione, la condivisione del progetto si è

concretizzata nel promuovere, presso le persone che sceglievano di approfittare delle

proposte culinarie della festa, l’utilizzo dell’acqua “del rubinetto” che veniva servita in

brocche serigrafate.

Un ulteriore aspetto relativo alla promozione di sensibilità sociale ha riguardato,

nelle ultime edizioni, l’inserimento nel programma della festa di due spettacoli realizzati

dalla Compagnia Teatrale Ikaro e dalla Coop. Soc. La Rete (“Chiudi gli occhi” nel 2005,

“Il silenzio del lupo” nel 2006) che si descrivono così:

Compagnia Teatrale Ikaro

Un esperimento teatrale legato alla cooperativa “la Rete”, che da 12 anni realizza

spettacoli teatrali cercando di avvicinare mondi diversi: quello di attori “normali” e attori

39

“disabili” (sempre se si accetta come buona la definizione che un attore posa essere

normale). Da un paio d'anni ricerchiamo un teatro che sia emancipatore tanto per gli

attori quanto per gli spettatori proponendo un 'esperienza che nasca dal confronto di

differenti punti di vista, con l'obbiettivo di realizzare uno spettacolo e non una

conferenza.

La Rete

La Cooperativa di solidarietà sociale «La Rete» nasce nel 1988 ad opera di un gruppo

di operatori e genitori di persone disabili impegnati nel mondo del lavoro sociale. Essa

è aconfessionale, apartitica e non ha fini di lucro e non ha utili. Tende a realizzare due

principali finalità:

- Sostegno e aumento della forza del nucleo familiare della persona disabile

- Attività di informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento della comunità sul

problema disabilità

3.6.4 La cucina

I principi guida nella gestione degli aspetti culinari della manifestazione partono

dalla consapevolezza del ruolo sempre più importante che la ristorazione va

assumendo per la capacità che è in grado di esprimere sia in termini di promozione

che di tutela dei valori e delle tradizioni del territorio.

La scelta delle proposte gastronomiche parte quindi dalla volontà di

promuovere e valorizzare la cucina tradizionale. L’altro aspetto, fortemente ricercato, è

quello che riguarda l’accessibilità di tali proposte culinarie di qualità. Questo viene

realizzato attraverso l’offerta delle pietanze a prezzi che, pur garantendo la necessaria

sostenibilità economica dell’iniziativa, non entrino in contrasto con il primo punto della

mission “Offrire occasioni di socializzazione e intrattenimento di qualità realizzando un

evento aperto a tutti”. Un terzo aspetto, derivante dallo sviluppo di maggiori sensibilità

e attenzioni verso le problematiche sociali e ambientali, ha portato all’inserimento nel

menù di piatti vegetariani. Inoltre, Castelfolk intende avere, attraverso una forte

integrazione di filiera, anche una funzione di promozione delle produzioni tipiche che,

nell’edizione 2006, è stata realizzata attraverso l’organizzazione di un momento di

confronto che ha visto la partecipazione della associazione Slow Food e di alcuni

produttori locali, che accanto alla loro esperienza, hanno proposto una selezione dei

loro prodotti.

40

3.6.5 L’intrattenimento per bambini

L’attenzione verso i bambini, si concretizza durante la manifestazione

attraverso l’installazione di un parco con strutture gonfiabili, realizzato in un’area

delimitata, all’interno della quale sono sempre presenti alcuni volontari della festa. Nei

pomeriggi del sabato e della domenica vengono tradizionalmente programmati ulteriori

momenti di intrattenimento per i bambini (spettacoli teatrali, burattini, costruzione di

aquiloni, passeggiate ecologiche, ecc.). Gli spettacoli vengono solitamente proposti

all’interno del castello, in una cornice che unisce ulteriore suggestione e che

solitamente richiama la partecipazione di un centinaio di bambini. Tra le

rappresentazioni realizzate ricordiamo: “Paladino ed il coniglio Roger”, “Tito: le

avventure dei giullari e della fata azzurra”, “Arrivano i burattini!”, “Potter contro il

malvagio Zuc Hot”.

3.6.6 L’attenzione all’ambiente: Progetto Eco-Festa Rifiuti Zero

Di anno in anno l’organizzazione di Castelfolk, coerentemente con la propria

mission, si è posta degli obiettivi qualificanti la manifestazione che dessero un senso

agli sforzi delle associazioni e dei volontari. Si è dato ampio spazio alle organizzazioni

nonprofit e alle voci fuori dal coro, non come contorno ma con lo sforzo di dare loro

centralità e possibilità comunicativa concreta, quest’anno ad esempio attraverso la

radio; ma lo è anche la scelta di puntare sui giovani mettendoli alla prova, così come la

scelta di mantenere un radicamento profondo con la genuinità del territorio attraverso

le esposizioni sulla storia locale, dell’artigianato locale, attraverso la proposta di menù

completamente preparati a mano. Ed altri ancora.

La decisione di realizzare una eco-festa è stata quindi una scelta naturale,

coerente con i valori sostenuti già dalla prima edizione: l’attenzione verso l’ambiente

oltre alla promozione di tematiche sociali, la cooperazione e la solidarietà.

Il progetto prevede l’utilizzo di stoviglie biodegradabili, riciclabili nella raccolta

differenziata dell’umido, quindi niente da smaltire in discarica. Tutte le stoviglie che si

utilizzano sono realizzate con polimeri derivanti dal mais; in particolare forchette,

cucchiai, coltelli e piatti sono in Mater-Bi, polimero ricavato dal mais e da altri scarti

vegetali, mentre i bicchieri delle bevande, trasparenti e rigidi, ma non di plastica, sono

realizzati con un altro polimero innovativo: il PLA, acido polilattico, anche questo

derivante da zuccheri del mais.

41

Entrambi i materiali, Mater-Bi e PLA, rappresentano polimeri naturali plastici,

non derivanti dal petrolio, ma da materie prime vegetali. Questi materiali naturali non

vengono dispersi nell’ambiente, smaltiti in discarica, ma recuperati totalmente negli

impianti di compostaggio. Forchette, bicchieri, piatti diventeranno così concime,

compost, un ottimo fertilizzante utilissimo in agricoltura.

Il Mater-Bi viene prodotto da una azienda tutta italiana, la Novamont Spa,

mentre il PLA da una azienda Statunitense, la NatureWorks. Sono materiali prodotti da

fonti rinnovabili (coltivazioni di mais, scarti vegetali, ecc.), ben diversi quindi dalle

comuni plastiche derivanti dal petrolio, prodotto questo ultimo sempre più costoso e

sempre meno adatto ad uno sviluppo sostenibile del pianeta.

3.7 Comunicazione 3.7.1 Il Logo

Dopo aver “lavorato” per cinque anni sui contenuti, si è evidenziata la necessità

di trovare i canali adeguati per far conoscere Castelfolk, gli eventi proposti e i valori di

riferimento. Il primo passo è stato lo studio di un nuovo logo. Anche in questo caso la

metodologia utilizzata si è basata sulla libera espressione di idee tra le persone che

“fanno” la festa, per individuare gli elementi che potevano meglio rappresentarle2.

Questi elementi sono stati individuati nel castello e nei colori. L’immagine del castello di

Castellano, fotografata o disegnata, è stata utilizzata anche nelle precedenti edizioni

quale principale elemento comunicativo. La riduzione di questo simbolo in un profilo

che ne rispettasse realisticamente i principali elementi architettonici, ha permesso di

raggiungere compiutamente i tre obiettivi che ci si era prefissati: avere un’immagine

riconoscibile, graficamente accattivante e facilmente riproducibile (sul materiale

cartaceo, sull’abbigliamento dei volontari e sui gadget).

Il profilo stilizzato del castello riproduce quello che è visibile dall’area della

festa, e risulta immediatamente riconoscibile anche nei giochi di ombre creati

2 Gli autori materiali del logo sono Tommaso Sega e Andrea Miorandi

42

dall’illuminazione notturna. Il segno grafico costituisce l’elemento di congiunzione tra

un simbolo antico e la sua rappresentazione contemporanea, un ponte tra la

consapevolezza di un passato solido ed un presente concreto. La linearità del logo è

risultata così facilmente riproducibile sia sul materiale informativo (pieghevoli,

locandine, striscioni, cartelli informativi, comunicati stampa, ecc.), sia sulle magliette

messe a disposizione dei volontari e sui cappellini messi in vendita.

Anche per quanto riguarda i colori, la scelta si è orientata verso la

valorizzazione degli elementi tradizionalmente usati negli scorsi anni. Il colore giallo e

quello “vinaccia” sono infatti stati utilizzati alternativamente per i depliant e le magliette

delle precedenti edizioni. L’utilizzo di colori caldi, consente inoltre un richiamo forte al

territorio rurale, alla stagione e alla dimensione di “calda” accoglienza che caratterizza

la manifestazione.

Al logo si accompagna la scritta “Castelfolk”, alle cui lettere è stato dato un

aspetto usurato, come fossero state consumate dal tempo. Elemento che,

introducendo maggior dinamicità all’immagine nel suo complesso, sembra riprodurre

una vecchia insegna o un manifesto dimenticato su di un muro, e trasmette un’idea di

ruvida concretezza. Il richiamo vuole essere riferito in particolare alle proposte musicali

presentate durante la manifestazione: sonorità autentiche, comunque le si voglia

definire (folk, popolari, etniche…), proposte da gruppi in grado di trasmetterne la

ricchezza di stimoli.

3.7.2 Progetto “Castelfolk On Line – Castelfolk On Air”

Il progetto “Castelfolk On Air - Castelfolk On Line” si è configurato come

un'iniziativa concreta in materia di sviluppo sia sociale che economico locale. Il duplice

obiettivo di ampliare le possibilità comunicative e di valorizzare i rapporti con volontari

e associazioni (che abbiamo individuato come nostri stakeholder) sono state attuate

attraverso la Radio e la Rete internet. Coerentemente con la mission della

manifestazione, tale processo si è concretizzato utilizzando i due mezzi per:

� presentare la manifestazione;

� promuovere il territorio;

� “dare voce” alle associazioni coinvolte e ai loro progetti.

Per questo si è scelto un approccio comunicativo che potesse rispondere, nella

maggior misura possibile, alle attese in merito alle finalità espresse in precedenza. Si è

43

scelto quindi di privilegiare i media che consentissero un approccio vicino e dai toni

caldi (come la radio), che possa essere il più possibile personalizzato e con un alto

contenuto esplicativo (come la rete internet), rifiutando proposte basate

esclusivamente sulla pubblicità, lontana e impossibilitata ad offrire le informazioni che

Castelfolk vuole divulgare.

Il progetto ha quindi permesso la realizzazione di una trasmissione radiofonica

durante i quattro giorni della manifestazione e la costruzione del sito internet della

manifestazione (www.castelfolk.it). Per la realizzazione della trasmissione radiofonica

della manifestazione il partner tecnico è stata Radio Gamma, emittente locale che già

in diverse occasioni ha sperimentato positivamente questa tipologia di intervento (ad

esempio nel corso delle fiera equo-solidale “Fa la cosa giusta” tenutasi a Trento lo

scorso anno). Per la realizzazione del sito internet della manifestazione ci si è avvalsi

delle collaborazione di un gruppo di studenti di informatica del comune di Villa

Lagarina, riuscendo così a valorizzare il loro spirito di iniziativa.

Il supporto economico all’iniziative è invece venuto dalla Cassa Rurale di

Rovereto, che ha valutato positivamente il progetto e lo ha sostenuto nella sua

interezza.

3.7.3 Il Blog: www.castelfolk.splinder.com

Un blog, abbreviazione di web log, è un sito web autogestito dove vengono

pubblicate in tempo reale notizie, informazioni, opinioni o storie di ogni genere.

Il Blog di Castelfolk è attivo dall’edizione 2005 e consente di mantenere aperto

un ulteriore canale di comunicazione con le persone interessate, tenendole aggiornate

sulle fasi di preparazione , sul programma e sugli sviluppi che le attività realizzate nella

manifestazione hanno nel corso dell’anno.

La praticità della gestione, e soprattutto la possibilità di garantire la

partecipazione attiva ad un maggior numero di persone sono gli elementi che,

coerentemente con i valori espressi nella mission, hanno orientato alla scelta di attivare

il blog.

44

45

CAPITOLO QUARTO

I volontari di Castelfolk: caratteristiche e motivazioni

Introduzione

Il presente capitolo ha per oggetto l’analisi di un questionario somministrato ai

volontari che hanno partecipato alla realizzazione di Castelfolk 2005 (5^ edizione) nei

giorni dal 4 al 7 agosto.

Il modello era composto da 11 domande (che verranno analizzate nel dettaglio),

somministrate all’intero campione a disposizione costituito da 65 volontari.

Il questionario, come si vedrà, è stato impostato per delineare, oltre che il profilo del

volontario, anche l’aspetto motivazionale e il livello di coinvolgimento nella

realizzazione della manifestazione.

Da una prima e superficiale analisi, sembrerebbe possibile descrivere

abbastanza precisamente le caratteristiche del volontario-tipo di Castelfolk: maschio,

sui trent’anni, nato e residente a Castellano, svolge una professione operativa (operaio

o impiegato) e possiede una qualifica coerente con il lavoro esercitato (diploma

professionale o maturità). Non è inserito in nessuna delle associazioni presenti nel

paese e partecipa a Castelfolk già dalla prima edizione. La sua adesione alla

manifestazione è strettamente legata alla possibilità di condividere tempi e spazi con

gli amici, ma con la consapevolezza di “fare qualcosa di utile” per il paese e la sua

comunità. Il dettaglio del questionario consente d’altra parte di svolgere uno studio

meno generico e sicuramente più utile, al fine di verificare l’effettivo successo della

manifestazione nel valorizzare e nell’incrementare il capitale sociale esistente, nonché

di individuare alcuni degli elementi di maggior criticità.

4.1 Le caratteristiche demografiche dei volontari: distribuzione per

sesso e per età

Il primo dato che si ricava dall’analisi del questionario (grafico n. 1) mette subito

in evidenza un elemento migliorabile. Il 74% di volontari maschi e il 26% di femmine

indica che la componente femminile, all’interno dei volontari che partecipano alla

46

realizzazione della manifestazione, è sottorappresentata dal momento che a

Castellano la popolazione è equamente suddivisa tra maschi e femmine: 297 maschi

(50,4%) e 292 femmine (49,6%). A parziale correzione del dato, va sottolineato come il

questionario non sia stato somministrato ai volontari che sono stati impegnati solo nelle

attività di preparazione precedenti ai giorni della manifestazione. Tali attività riguardano

in particolare la preparazione dei semilavorati per la cucina, delle torte nonché la

realizzazione di prodotti artigianali (pizzi e merletti). E’ presumibile che, considerando

questi volontari, il dato sulla partecipazione femminile sarebbe in qualche misura

maggiore. Un ulteriore ragionamento, che qui viene solo anticipato e che verrà

sviluppato più ampiamente nel paragrafo 4.5, riguarda il basso coinvolgimento della

componente femminile all’interno delle associazioni che partecipano a Castelfolk.

Rimane inoltre da sottolineare la bassa rappresentanza femminile all’interno dei ruoli di

coordinamento.

Grafico n. 1

Per quanto riguarda l’analisi dell’età dei volontari, sulla base dei dati illustrati nel

secondo capitolo, è possibile verificare come la loro distribuzione per età non

rappresenti correttamente quella della popolazione del paese nel suo complesso. A

fronte infatti di un 13% di popolazione sotto i 18 anni (grafico n. 2), i volontari in quella

fascia di età sono solo il 6%. Con minore precisione è invece possibile supporre una

sovrarappresentazione della fascia 0 – 30 che, nell’ambito della manifestazione,

costituisce il 40% dei volontari (6%+34%), mentre il dato del paese (riferito però alla

fascia 0 – 25) si ferma al 20%.

Distribuzione per sesso

74%

26%

maschi

femmine

47

Grafico n. 2

4.2 Professionalità e titoli di studio

Il profilo professionale dei volontari, illustrato nel grafico n. 3 delinea la

seguente composizione: operai 25%, impiegati 18%, artigiani e pensionati 12%,

studenti e disoccupati 6%, casalinghe, commercianti, liberi professionisti e insegnanti

3%. Una composizione in cui prevalgono professionalità operative, mentre sono

assenti i ruoli di dirigenti e quadri, e che ha registrato un consistente 9% alla voce

“altro”, dato quest’ultimo di difficile interpretazione dal momento che il questionario non

prevedeva la possibilità di inserire una specificazione.

Grafico n. 3

Distribuzione per età

6%

34%

24%

21%

15%

fino a 18

18 - 30

31 - 40

41 - 50

più di 50

Distribuzione per professione

6%

25%

3%

6%

18%

12%

3%

3%

3%

12%

9%

Studente

Operaio

Commerciante

Disoccupato

Impiegato

Artigiano

Libero Professionista

Casalinga

Insegnante

Pensionato

Altro

48

L’analisi del livello di istruzione dei volontari mette in evidenza i seguenti valori:

il 3% ha conseguito la licenza elementare, il 21% è in possesso di una licenza di

scuola media inferiore, il 38% di un diploma di scuola professionale (due o tre anni), il

32% di un diploma quinquennale e il 6% di una laurea.

Nella analisi relativa alla percentuale di laureati va evidenziato come uno solo

degli intervistati che hanno fornito questa risposta, risulta essere originario di

Castellano (ma non residente). Tutti gli altri sono nati e risiedono fuori dal paese. Tale

precisazione segnala l’attrattività del progetto Castelfolk di volontari istruiti anche se i

volontari laureati risultano attivi all’interno della manifestazione solo a partire dalla terza

edizione.

Grafico n. 4

4.3 Nascita e residenza

Le domande illustrate nei grafici n. 5 e n. 6 consentono alcune riflessioni sulla

capacità della manifestazione di agevolare un allargamento della rete di rapporti sociali

della comunità di Castellano. Ad una prima osservazione risulta infatti evidente come la

maggioranza dei volontari abbiano un legame, per nascita o per residenza, con il

territorio (il 79% dei volontari è a Castellano dalla nascita e il 76% vi risiede). Un

elemento interessante che si ricava dalla domanda sulle origini dei volontari, mette in

evidenza che l’85% dei volontari appartiene alla comunità di Castellano dalla nascita e

vi risiede tuttora. E’ quindi interessante notare come il 15% dei volontari originari del

Titolo di studio

3%

21%

38%

32%

6%

Elementare

Media Inferiore

Diploma Professionale

Media Superiore

Laurea

49

paese non vi risiedano più, e come abbiano comunque deciso di impegnarsi nella

manifestazione.

Il dato sui volontari che non sono originari di Castellano, ad una analisi più

approfondita, rileva come il 43% di questi siano residenti e il 57% non residenti. In

aggregato significa che il 10% di tutti i volontari è costituito da “nuovi cittadini” di

Castellano, e l’11% da persone che non hanno alcun legame “territoriale”. Il primo

valore è sicuramente positivo dal momento che mette in evidenza il buon successo

della manifestazione nell’integrare nel tessuto della comunità chi ha deciso di stabilirsi

a Castellano. Anche la seconda percentuale segnala l’aspetto positivo di apertura del

corpo sociale nei confronti di chi proviene dall’esterno. Nel complesso sono indicatori

che sottolineano la capacità della manifestazione sia di creare inclusione sociale sia di

favorire sviluppo culturale mantenendosi aperta al contributo di chi, pur non avendo

legami territoriali, si riconosce nelle finalità del progetto.

Grafico n. 5

Grafico n. 6

Nati a Castellano

79%

21%

SI

NO

Residenti a Castellano

76%

24%

SI

NO

50

4.4 La fidelizzazione dei volontari

Come detto in precedenza, il presente questionario è stato somministrato nel

corso della edizione del 2005; il dato può venire quindi aggiornato con quello relativo

alle presenza della edizione del 2006.

In termini assoluti è possibile innanzitutto evidenziare il costante incremento del

numero di volontari che, nel corso di cinque edizioni, è raddoppiato (vedi par. 2.4). Dai

circa trenta che hanno partecipato alla prima edizione, nel corso degli anni se ne sono

aggiunti altri fino ad arrivare ai circa 70 (nel 2005), e ai poco più di 80 (nel 2006), con

un ulteriore incremento di circa il 10%. E’ un elemento che si rispecchia nella costante

crescita organizzativa, programmatica ed economica che la manifestazione ha avuto

nel corso degli anni fino ad arrivare a coinvolgere direttamente più di 80 persone, il

15% circa della popolazione di Castellano.

L’analisi delle risposte a questa domanda consente di sottolineare l’alto livello di

fidelizzazione dei volontari alla manifestazione. Nel 2005, la metà circa dei volontari ha

dichiarato di aver partecipato già alla prima edizione. In valori assoluti questo

corrisponde a circa 30 persone: il numero di volontari che, secondo quanto riferito dagli

organizzatori, erano effettivamente coinvolti nel 2001. Pur valutando prudenzialmente

un valore non supportato da riscontri verificabili con certezza, sembrerebbe evidente la

validità dell’iniziativa nel garantire una continuità del rapporto. Validità che, come si

vedrà nella analisi della risposta 9, si basa su diversi elementi, da quelli ludico-ricreativi

a quelli solidaristici e comunitari.

Grafico n. 7

Distribuzione per numero di partecipazioni

9%12%

15%

15%

49%

1 edizione

2 edizioni

3 edizioni

4 edizioni

5 edizioni

51

4.5 I volontari e le associazioni di Castellano

Poco più del 40% dei volontari partecipa alla manifestazione a titolo individuale,

mentre il 60% fa parte di una (o più) delle associazioni presenti sul territorio di

Castellano. Un dato equilibrato che mostra come la manifestazione sia riuscita a

coinvolgere anche le persone non “inserite”, in larga parte i più giovani come risulta

analizzando il valore per classi di età.

Grafico n. 8

Grafico n. 9

Il ragionamento vale particolarmente per la fascia di età 18-30 che, assieme a

quella “fino a 18”, costituisce più della metà (il 56%) dei volontari che non aderiscono a

nessuna organizzazione del paese (grafico n. 9). Questo aspetto risulta ancora più

evidente se viene ulteriormente analizzata la provenienza. Sembra infatti più corretto

togliere le persone che non sono nate o che non risiedono a Castellano, per le quali è

Partecipazione in quanto membro di

41%

8%15%

13%

13%10%

A titolo individuale

Gruppo Pensionati eAnziani

Gruppo Alpini

Circolo ENAL

Pro-Loco

Altro

Distribuzione per età dei partecipanti a titolo individuale

13%

43%13%

25%

6%

fino a 18

18 - 30

31 - 40

41 - 50

più di 50

52

lecito ipotizzare un legame con la manifestazione Castelfolk che non passa per altre

realtà associative.

Grafico n. 10

Da quest’ultimo grafico si rileva infatti come i volontari che partecipano a titolo

individuale (che cioè non aderiscono a nessuna delle associazioni presenti a

Castellano), nati e residenti a Castellano, rientrano per la maggior parte nella fascia di

età sotto i 30 anni (72%).

Se il dato relativo alla fascia “fino a 18” era prevedibile, dal momento che la

possibilità di affiliarsi ad alcune associazioni è legata al raggiungimento della maggiore

età, quello relativo alla fascia 18-30 si presta ad ulteriori riflessioni. Come già anticipato

nel par. 2.4, sembrerebbe infatti che le associazioni abbiano “perso” quella

generazione. Il distacco è oltremodo evidenziato dal fatto che la fascia successiva (31-

40) risulta completamente assente. Questo significa che, in questa fascia di età, tutti i

volontari nati e residenti a Castellano, risultano affiliati a qualche associazione. Il

coinvolgimento di volontari estranei all’associazionismo da parte di Castelfolk oltre a

segnalare la presenza di risorse e idee che erano già presenti sul territorio, è

sicuramente un indice di raggiungimento di alcuni punti della mission della

manifestazione (“Alimentare la rete di relazioni, di solidarietà e di fiducia della

comunità” attraverso meccanismi di attivazione ed empowerment comunitario)

finalizzati a fornire l’occasione per rinsaldare legami di collaborazione e solidarietà,

ovvero ad incrementare la dotazione di capitale sociale.

Un ragionamento analogo è possibile in termini di politiche di genere,

verificando separatamente per maschi e femmine il tipo di partecipazione:

Distribuzione per età dei partecipanti a livello individuale NATI E RESIDENTI A CASTELLANO

29%

43%

0%

14%

14%

fino a 18

18 - 30

31 - 40

41 - 50

più di 50

53

Grafico n. 11

Grafico n. 12

Per quanto riguarda i volontari di sesso maschile, il primo aspetto che si

evidenzia è quello di una rappresentazione equilibrata delle associazioni aderenti con

la sola esclusione del Gruppo Pensionati e Anziani (grafico n. 11). Viceversa, le

volontarie intervengono nell’organizzazione della manifestazione soprattutto a titolo

individuale (78%), mentre l’unica associazione in cui sono presenti è il Gruppo

Pensionati e Anziani (22%). La prima riflessione riguarda proprio il Gruppo Pensionati

e Anziani che, all’interno della manifestazione, è rappresentato soprattutto da donne

(circa il 70%). Il secondo e più importante aspetto riguarda in generale la

partecipazione femminile. Come già anticipato, un elemento critico è rappresentato

proprio dalla partecipazione femminile relativamente scarsa. Questo aspetto viene qui

ulteriormente ribadito dalla totale assenza di volontarie aderenti ad altre associazioni.

La causa può derivare semplicemente dal mancato coinvolgimento delle donne

presenti nelle associazioni o, più probabilmente, dalla assenza di donne all’interno

Partecipazione maschile e Associazioni

30%

3%

20%17%

17%

13%

A titolo individuale

Gruppo Pensionati eAnziani

Gruppo Alpini

Circolo ENAL

Pro-Loco

Altro

Partecipazione femminile e Associazioni

78%

22%A titolo individuale

Gruppo Pensionati eAnziani

54

delle stesse organizzazioni. Questo aspetto, assieme alla mancanza di figure femminili

nei ruoli di coordinamento della manifestazione (con un paio di significative eccezioni),

confermano il permanere di una struttura sociale tradizionalmente centrata sulla

preminenza di figure maschili. L’aspetto positivo è rappresentato dalla capacità della

manifestazione di essere riuscita, nonostante questo, a coinvolgere una parte di

popolazione solitamente assente dai fenomeni associativi “istituzionali”.

Certamente, le reti relazionali (e di conseguenza il capitale sociale) di una

comunità si creano e si sviluppano anche e soprattutto al di fuori delle associazioni

formalmente costituite: nelle case, nelle strade, nelle piazze. Proprio per questo è

evidente la necessità di valorizzare l’apporto di ogni persona e della sua specificità,

ampliando il livello di partecipazione.

4.6 Le motivazioni dei volontari

Per completare il profilo dei volontari coinvolti nella realizzazione della

manifestazione, all’interno del questionario è stata inserita una domanda a risposta

multipla.

Nel presente paragrafo si prenderanno quindi in esame le risposte date alla

domanda: Perché hai deciso di collaborare alla realizzazione di Castelfolk?. L’intento

era quello di sondare l’aspetto motivazionale dei volontari. Per farlo sono state indicate

8 affermazioni per ognuna delle quali erano possibili quattro livelli di adesione (No, Più

no che sì, Più sì che no, Sì).

Dalle risposte alla prima affermazione Perché mi è stato chiesto (grafico n. 13),

è possibile ricavare come la maggior parte dei volontari abbia scelto autonomamente di

“proporsi” alla manifestazione (il 60% ha risposto No e il 3% Più no che sì),

sottolineando così la capacità della festa di riuscire ad aggregare le persone attorno ad

un progetto comune ritenuto valido. Allo stesso modo la percentuale, comunque

consistente, di risposte positive (Più sì che no il 3%, Sì il 34%) mostra la capacità di

incrementare il numero di volontari che possono venire coinvolti attraverso una

semplice richiesta. Il risultato mette quindi in risalto come, all’interno della

manifestazione, le persone siano in grado sia di auto-attivarsi in favore della comunità

sia di garantire la loro disponibilità rispondendo positivamente ad uno stimolo in tal

senso.

55

Grafico n. 13

Nel grafico n. 14 risulta chiaro l’elevato numero di risposte positive (70%) alla

affermazione Per aiutare degli amici. Questo valore evidenzia l’importanza di rapporti

amicali già presenti nella comunità di riferimento, ovvero di un tessuto sociale che

nonostante le difficoltà evidenziate nel par. 2.4 presenta comunque un insieme di

relazioni positive che possono rappresentare un importante elemento su cui costruire

altro capitale sociale.

Grafico n. 14

Con l’affermazione Per stare con gli amici (grafico n. 15) si intendeva sondare

la potenziale dimensione aggregativa della manifestazione. Il 94% di risposte positive

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

No Più no che sì Più sì che no Sì

Perché mi è stato chiesto

0%

10%

20%

30%

40%

50%

No Più no che sì Più sì che no Sì

Per aiutare degli amici

56

evidenzia fortemente questo aspetto e la percezione della festa come momento in cui

condividere esperienze comuni in un contesto di attività di volontariato.

Grafico n. 15

L’affermazione Perché è una festa importante per Castellano è stata valutata in

modo positivo dal 90% dei volontari (grafico n. 16). La percezione di essere partecipi di

qualcosa di utile per il proprio paese è quindi molto forte. In termini di capitale sociale,

di volontà di attivarsi per la propria comunità di riferimento, è un dato che mostra la

valenza positiva dell’iniziativa.

Grafico n. 16

Il 100% di adesioni positive date alla affermazione successiva (Perché mi

diverto), comunica la bontà di una proposta in cui l’impegno a cui sono chiamati i

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

No Più no che sì Più sì che no Sì

Per stare con gli amici

0%10%20%

30%

40%

50%60%

70%80%

90%

No Più no che sì Più sì che no Sì

Perché è una festa importante per Castellano

57

volontari, si associa ad una importante dimensione ludico-ricreativa che consente di

poter ipotizzare il permanere del loro legame con la manifestazione anche per il futuro.

Grafico n. 17

L’aspetto interessante delle risposte negative alla affermazione Per riempire del

tempo libero (74%), risiede nella percezione che i volontari hanno della loro

partecipazione. Partecipazione che non viene vista come una attività fine a se stessa o

esclusivamente di svago, ma come un impegno importante di tempo ed energie che,

d’altra parte, vengono ritenute ben spese, come dimostra il grafico n. 18.

Grafico n. 18

L’affermazione Perché mi dà soddisfazione (grafico n. 19) ha ricevuto infatti il

97% di risposte positive, confermando, assieme alla affermazione precedente (Perché

0%10%

20%

30%

40%

50%60%

70%80%

90%

No Più no che sì Più sì che no Sì

Perché mi diverto

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

No Più no che sì Più sì che no Sì

Per riempire del tempo libero

58

mi diverto), come l’investimento personale nell’organizzazione della manifestazione

abbia importanti risvolti emotivi.

Grafico n. 19

L’affermazione Per fare qualcosa per gli altri, era stata proposta per sondare

una dimensione motivazionale più strettamente solidaristica (grafico n. 20).

La risposta, seppur più articolata rispetto a quelle legate alla soddisfazione

personale e al divertimento, è stata comunque largamente positiva: 87% (24% Più no

che sì, 63% Sì). Ai fini della creazione di capitale sociale, questo è un risultato

estremamente importante, dal momento che indica la presenza all’interno della

comunità, di una forte componente orientata verso comportamenti altruistici.

Grafico n. 20

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

No Più no che sì Più sì che no Sì

Perché mi dà soddisfazione

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

No Più no che sì Più sì che no Sì

Per fare qualcosa per gli altri

59

4.7 Il coinvolgimento dei volontari

Castefolk è una manifestazione che si basa esclusivamente sull’impegno

personale dei volontari. Il potenziale contrasto tra la volontà di condividere le scelte

organizzative e l’esigenza di garantire la funzionalità operativa necessaria alla

realizzazione del programma, è stato risolto con il meccanismo decisionale descritto

nel terzo capitolo, che si basa sul metodo assembleare e sulla delega. Questo

procedimento prevede l’assegnazione, da parte dell’assemblea, di specifici compiti

organizzativi ai volontari divisi per settori di attività (cucina, spettacoli, ecc.). Nelle fasi

successive, questi delegati condividono con l’assemblea le possibili alternative per

giungere ad una decisione definitiva.

Le domande, illustrate nei grafici n. 21 e n. 22, miravano a verificare la

percezione da parte dei volontari dell’effettivo livello di democraticità che questo

modello organizzativo sembrerebbe garantire. Alla domanda Secondo te le decisioni

sull’organizzazione della festa sono state sufficientemente condivise?, la risposta è

sostanzialmente positiva ed è rappresentata dal 53% di Più sì che no e dal 44% di Sì,

per un 97% totale. La preminenza di risposte Più sì che no indica comunque la

presenza di margini di miglioramento in questo settore.

Grafico n. 21

La riflessione svolta sulla domanda precedente viene qui confermata da un

28% di risposte positive (22% Più sì che no, 6% Sì). La richiesta di una partecipazione

più intensa da parte dei volontari è sicuramente un segnale positivo che indica come la

manifestazione venga sentita propria da queste persone. Un elemento che soddisfa già

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

No Più no che sì Più sì che no Sì

Secondo te le decisioni sull’organizzazione della festa sono state sufficientemente condivise?

60

il 78% degli intervistati e che, oltre alla volontà, sottolinea la capacità di farsi carico

dell’organizzazione della manifestazione e del sistema di relazioni che sottintende,

fattore che si traduce inevitabilmente in un incremento di capitale sociale.

Grafico n. 22

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

No Più no che sì Più sì che no Sì

Vorresti essere coinvolto di più nelle decisioni relative all’organizzazione della festa?

61

QUESTIONARIO CASTELFOLK 2005

Sesso: M F

Età: fino a 18 18-30 31-40 41-50 più di 50

Professione: Studente Disoccupato Casalinga

Operaio Impiegato Pensionato

Dirigente Artigiano Insegnante

Commerciante Libero Professionista Altro

Titolo di studio:

Nessuno Diploma Istituto Professionale (2-3 anni)

Elementare Media Superiore

Media Inferiore Qualifica Post-Diploma

Laurea Post-laurea

Provenienza:

� Sei originario di Castellano? Sì No

� Vivi a Castellano? Sì No

Partecipazione: � A quante edizioni di Castelfolk hai collaborato (compresa questa)?

1 2 3 4 5

� Fai parte di qualche associazione che collabora a Castelfolk?

No, partecipo a titolo individuale Anziani

Alpini Circolo Enal

Pro-loco Altro (specificare)___________________

Motivazione: � Perché hai deciso di collaborare alla realizzazione di Castelfolk?

No Più no che sì Più sì che no Sì

Perché mi è stato chiesto

Per aiutare degli amici

Per stare con gli amici

Perché è una festa importante per Castellano

Perché mi diverto

Per riempire il tempo libero

Perché mi dà soddisfazione

Per fare qualcosa per gli altri

Organizzazione: � Secondo te le decisioni sull’organizzazione della festa sono state sufficientemente

condivise? No Più No che Sì Più Sì che No Sì

� Vorresti essere coinvolto di più nelle decisioni relative all’organizzazione della festa?

No Più No che Sì Più Sì che No Sì

62

63

APPENDICE 1

Le associazioni

1.1 Le associazione di Castellano

Oltre ai numerosi volontari che partecipano a livello individuale, alla

realizzazione della manifestazione contribuiscono in maniera fondamentale molte

realtà associative del paese. La possibilità di avere la collaborazione di gruppi di

persone strutturati, con solide e comprovate capacità organizzative, consente di

affrontare efficacemente i numerosi problemi pratici che si incontrano nella

realizzazione di una manifestazione come Castelfolk che si sviluppa in ambiti

diversificati: dal gastronomico al musicale, dall’intrattenimento per bambini alla

realizzazione di mostre legate al territorio.

Di seguito verranno brevemente presentate le associazioni di Castellano,

analizzandone la storia, le attività in cui sono impegnate e il loro contributo alla messa

in opera della festa.

Pro Loco di Villa Lagarina - Castellano – Cei

Nata nei primi anni cinquanta, la “Pro Loco di Villa Lagarina - Castellano - Cei”,

si è occupata principalmente di valorizzare l’aspetto turistico del territorio legato

principalmente alle potenzialità del Lago di Cei.

Con le riforme degli anni ’80 e il passaggio di competenze e finanziamenti alle

Aziende di Promozione del Turismo, il suo compito è stato drasticamente

ridimensionato.

Potendo contare sull’impegno di una quarantina di soci, la Pro Loco è

impegnata nell’organizzazione di serate a tema e di manifestazioni (ad esempio

“Balconi fioriti”) che hanno lo scopo di mettere in luce le potenzialità e le attrattive del

paese e del territorio circostante.

64

Coerentemente con la sua storia e con il suo statuto1, nell’ambito di Castelfolk

la Pro Loco ha assunto dal 2005 il ruolo di “capofila” delle associazioni, incaricandosi

del coordinamento generale nell’organizzazione della manifestazione e proponendosi

come interlocutore unico nei confronti di istituzioni, imprese e privati che a vario titolo

interagiscono con la manifestazione, garantendo così la trasparenza e la correttezza

necessarie anche negli aspetti contrattuali.

All’interno della Pro Loco è inoltre attiva la Sezione Culturale “Don Zanolli” che

opera nell’ambito della ricerca naturalistica e documentaristica e che ogni anno, nei

giorni della manifestazione, espone i risultati della sua attività (mostre sulle

caratteristiche geomorfolgiche dei dintorni del paese, esposizione degli alberi

genealogici delle famiglie di Castellano, ecc.)

Circolo Ricreativo Culturale Sportivo (ENAL)

L’ENAL, sigla dell'Ente Nazionale Assistenza Lavoratori, istituito nel 1945 allo

scopo di coordinare la realtà dei CRAL (per la promozione di attività ricreative e

culturali dei lavoratori), fu sciolto nel 1980. Nonostante questo e nonostante sia stato

sostituito dal Circolo Ricreativo Culturale e Sportivo (CRCS) aderente alla FECCRIT

(Federazione dei Circoli Culturali e Ricreativi del Trentino), a Castellano quando ci si

riferisce al bar gestito dal Circolo o alle attività da questo promosse, si parla sempre

dell’ENAL (così, ad esempio, si dice “il bar Enal” piuttosto che “la castagnata

dell’Enal”). Con i suoi oltre cento soci è l’associazione più consistente del paese ed è

attiva nell’organizzazione di serate a tema e attività ricreative (dai corsi di ginnastica

alle gite in montagna) oltre a gestire l’unico esercizio pubblico oggi presente a

Castellano. All’interno della festa è presente con buona parte degli associati che

mettono a disposizione le loro abilità realizzative e il loro senso dell’organizzazione.

Gruppo Pensionati e Anziani

Il Gruppo Pensionati e Anziani è attivo a Castellano dalla metà degli anni ’80. Si

occupa della promozione e organizzazione di attività destinate alla terza età (dalle

1 “Gli scopi che l’associazione si propone sono […] promuovere, coordinare ed attuare iniziative anche in collaborazione altri organismi, attività e manifestazioni di interesse culturale, turistico, ricreativo e sportivo a carattere locale” Art. 3 punto b) dello Statuto

65

visite turistiche alla ginnastica dolce). Il fondamentale apporto a Castelfolk è evidente

nei giorni precedenti la manifestazione, quando i suoi 50 associati si attivano nella

realizzazione delle pietanze, che verranno poi distribuite dalla Cucina, e delle torte che

provvederanno invece a offrire direttamente agli ospiti.

Nel corso dell’anno, inoltre, i suoi associati sono attivi nella produzione di

manufatti artigianale che vengono esposti nei giorni della manifestazione.

Gruppo Alpini di Castellano

Il Gruppo Alpini di Castellano, affiliato alla Associazione Nazionale Alpini (ANA),

viene fondato alla fine degli anni ’60 e la sua storia è stata legata per lungo tempo al

Coro del paese. Terminata l’esperienza del Coro, il Gruppo rimane attivo e, con i suoi

40 associati, ha continuato ad operare sul territorio.

Oltre ai doveri “istituzionali”, quali la partecipazione alle adunate nazionale, il

Gruppo Alpini ha provveduto negli anni al restauro di una baita nei pressi del Lago di

Cei che è stata inizialmente adibita a locale pubblico dotato di bar e cucina e,

successivamente è stata messa a disposizione di privati o di associazioni che avessero

la necessità di utilizzare locali attrezzati.

Le competenze che il Gruppo ha accumulato con questa esperienza e con la

partecipazione dei suoi soci ai Nuclei Volontari Alpini (i NU.VOL.A., noti per l’efficienza

dei loro interventi di protezione civile) sono state messe a disposizione della Cucina

della festa.

La puntuale organizzazione che ha saputo creare è risultata indispensabile nel

presidiare un settore tanto delicato quanto cruciale.

Comitato dei Genitori dell’Asilo di Castellano

L’elemento culturale importante di attenzione verso i più piccoli, che questo

gruppo di persone porta con se, è evidente all’interno della festa. Sono stati infatti

attrezzati spazi adeguati e appositamente creati numerosi avvenimenti (il parco dei

gonfiabili, spettacoli di burattini, costruzione di aquiloni, ecc.).

Inoltre, la struttura dell’asilo, che è stata messa a disposizione della

manifestazione dal Gruppo genitori, è risultata indispensabile da un punto di vista

66

logistico per l’installazione di una parte dei frigoriferi necessari alla conservazione degli

alimenti deperibili preparati nei giorni precedenti.

1.2 Le associazioni nonprofit

Come già detto, oltre alle associazioni del paese, durante la manifestazione

sono presenti altre realtà associative.

La volontà di invitare associazioni di volontariato, di lobbing, ecc. è emersa da

una semplice considerazione: l’aver organizzato una festa con l’esclusivo apporto di

impegno volontario, di singoli o associazioni, e la voglia di declinare questa tensione

etica sotto forma di un ampliamento dell’offerta culturale della manifestazione.

Sono quindi state contattate quelle realtà che gli organizzatori hanno scelto di

valorizzare per la loro presenza sul territorio e per la validità dei progetti promossi.

A loro è stato riservato un settore della festa appositamente attrezzato,

all’interno del quale hanno potuto promuovere le loro iniziative.

Di seguito vengono riportate le parole che queste associazioni hanno deciso di

utilizzare per descriversi.

Amnesty International

Amnesty International è un movimento mondiale di persone impegnate nella

difesa dei diritti umani internazionalmente riconosciuti.

La visione di Amnesty International è quella di un mondo in cui a ogni persona sono

riconosciuti tutti i diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e da altri

standard internazionali sui diritti umani.

Nel perseguire questa visione, la missione di Amnesty International è quella di svolgere

ricerche e azioni per prevenire e far cessare gravi abusi dei diritti all'integrità fisica e

mentale, alla libertà di coscienza e di espressione e alla libertà dalla discriminazione,

nell'ambito della propria opera di promozione di tutti i diritti umani.

67

Associazione nazionale di amicizia Italia-Cuba

E' nata nel 1961, momento dell'aggressione degli Stati Uniti a Playa Girón, per

solidarietà con la Rivoluzione Cubana.

Attualmente, l’obiettivo prioritario dell'Associazione è quello di continuare la lotta contro

l'illegale blocco economico, culturale e finanziario, che gli Stati Uniti impongono a

Cuba. Il blocco è stato condannato per nove volte consecutive dall’Assemblea

Generale delle Nazioni Unite - l’ultima votazione del 9 novembre 2000 ha registrato

167 voti a favore di Cuba, 3 contro e 4 astenuti - dal Parlamento Europeo,

dall'Organizzazione degli Stati Americani, dal Parlamento Latino-Americano, dai Paesi

Non Allineati, dal Papa, dalla Conferenza dei Vescovi Cattolici Cubani e da centinaia di

Istituzioni Internazionali.

La solidarietà con Cuba si esprime su più linee, tutte ugualmente importanti:

- l'informazione sulla situazione e sulle cause che hanno prodotto lo stato di difficoltà

economica a Cuba, mediante la partecipazione a dibattiti, conferenze, pubblicazione di

documenti e libri, esposizione di mostre, incontri. I tradizionali mezzi di comunicazione,

infatti, offrono un'informazione distorta o addirittura tacciono su questo argomento;

- la raccolta di fondi e di materiale da inviare a Cuba. Conclusi con ottimi risultati i

quattro progetti agro-alimentari approvati e finanziati dall'Unione Europea, la

campagna nazionale di raccolta fondi cede il posto ai "gemellaggi" tra i Circoli di

Regioni italiane e le Province cubane. E' un nuovo modo di sostenere Cuba che,

tenendo conto delle richieste prioritarie cubane, formulerà e attuerà dei progetti nei

quali coinvolgerà anche realtà italiane omologhe a quelle cubane. Per sostenere i

nuovi progetti è necessario raccogliere fondi, materiale specifico, ma anche materiale

vario (medicinali, materiale igienico, materiale didattico, attrezzi da lavoro, giocattoli,

ecc.).

L'Associazione chiede la partecipazione e l'appoggio di tutte le persone che intendono

offrire la loro solidarietà al popolo cubano.

68

Comitato delle Associazioni per la Pace e i Diritti Umani di Rovereto

Il Comitato delle Associazioni per la Pace e i Diritti Umani di Rovereto nasce nel

1988 con l’intento di coordinare le iniziative autonome che le associazioni e i membri

aderenti, localizzati prevalentemente nella Vallagarina, promuovono ed organizzano

sulle tematiche dello sviluppo umano, del disarmo, della salvaguardia dell’ambiente e

della cooperazione internazionale. L’impegno su base gratuita e volontaria delle

persone coinvolte nel Comitato è quello di offrire alla cittadinanza un maggior

coinvolgimento, informazione e conoscenza attraverso mostre, dibattiti, proiezioni,

incontri con esperti e momenti di convivialità. Il Comitato gestisce un proprio sito

Internet [www.rovepace.org] sul quale si trovano i documenti, gli appuntamenti, gli

approfondimenti relativi alle attività svolte. Nella sede del Centro di Educazione

Permanente alla Pace è disponibile una biblioteca con libri e periodici, oltre ad una

piccola videoteca sulle tematiche di maggior interesse. Il Centro, che ha sede in Via

Vicenza 5 presso la Ca Rossà (sopra il Municipio di Rovereto) è aperto al pubblico tutti

i martedì dalle 18.00 alle 21.00 e tutti i giovedì dalle 15.00 alle 18.00.

Emergency

Oggi molti paesi si sono schierati, e stanno dalla parte della guerra.

Emergency ha deciso di stare dalla parte delle vittime: in Afganistan, in Iraq, in Sierra

Leone, in Cambogia, in Algeria e in Palestina. Ha costruito ospedali, ambulatori centri

protesi e di primo soccorso, per portare assistenza medica nei paesi dove manca tutto.

Soprattutto la PACE.

69

Gruppo Ambiente e Nonviolenza

Il Gruppo Ambiente e Nonviolenza è composto da persone che credono nella

pratica dell'azione nonviolenta per il cambiamento sociale e una conversione ecologica

nella gestione del bene comune. A partire da questa scelta ecologica - che fa

riferimento al principio della “decrescita felice” – sono stati organizzati alcuni

appuntamenti tra cui ‘Pedala la tua città sulla triste situazione delle ciclabili in città - e la

vittoriosa campagna per il latte in vetro a rendere che ha segnato un importante

risultato dei consumatori su una catena di supermercati con l’obiettivo della riduzione

nella produzione dei rifiuti.

Il GAN è stato promotore in Trentino della raccolta di più di mille foto-adesioni alla

campagna “Control Arms” che chiede un Trattato internazionale con l'obiettivo di

frenare la vendita incontrollata di armi leggere nel mondo (www.disarmo.org). In

Trentino sono stati quattro i Comuni che hanno approvato un sostegno alla campagna

“Control Arms”. La loro diffusione incontrollata e il loro uso arbitrario da parte di eserciti

regolari e di gruppi armati hanno un costo elevato in termini di vite umane, di risorse e

di opportunità per sfuggire alla povertà.

A due anni dalla sua costituzione il GAN ha all’attivo numerose iniziative tra cui scene

di teatro di strada sui temi della guerra, armi e privatizzazione dei servizi pubblici. Tra

le campagne sostenute nel corso delle attività da segnalare la pressione sulle “banche

armate”, il boicottaggio mirato sulla Coca Cola per le politiche antisindacali in Colombia

e campagne sul sostegno del controllo pubblico dell’acqua. Nel corso dell’attività il

GAN ha offerto varie occasione di formazione sulla nonviolenza attiva e punta a

diffondere la pratica della nonviolenza. Il Gruppo si incontra periodicamente e in modo

partecipato si confronta sui vari temi e sulle azioni necessarie da fare. Il Gruppo è

aperto a nuove persone che condividano lo spirito della nonviolenza.

www.ganga.tn.it

70

Legambiente

Tutela dell'ambiente, difesa della salute dei cittadini, salvaguardia del

patrimonio artistico italiano... Sono molti i campi in cui Legambiente è quotidianamente

impegnata, a livello nazionale e locale. Alle grandi battaglie si affianca infatti la

quotidiana attività degli oltre centodiecimila soci e degli oltre duemila tra circoli e classi

per l'ambiente sparsi su tutto il territorio nazionale: numeri che fanno di Legambiente la

più diffusa associazione ambientalista italiana. Probabilmente hai già incontrato o

conosciuto Legambiente grazie alle sue campagne nazionali (dal Treno Verde alla

Goletta Verde, dall'Operazione Fiumi a Salvalarte); oppure hai partecipato a una delle

grandi giornate di volontariato (da Puliamo il Mondo all'Operazione Spiagge Pulite).

Siamo presenti a Castelfolk con un punto informativo dove potrai scoprire cosa fa

Legambiente, e come fare per impegnarti anche tu per salvaguardare l'ambiente, per

migliorare la qualità della vita della tua città, o magari solo per sostenerci nelle nostre

attività.

Cooperativa Mandacarù

E’ possibile ridurre la povertà, introdurre in interi Paesi il rispetto dei diritti umani

e del lavoro, promuovendo la piccola-media impresa artigiana, agricola e di

trasformazione, vendendo prodotti che parlano di culture antiche, belli ed

ecosostenibili, a volte anche biologici, e soprattutto non svendere i beni comuni?

L’esperienza del Commercio Equo e Solidale dimostra che è possibile. Esiste da più di

40 anni un’organizzazione mondiale del commercio giusto, fatta di piccole cooperative

come di grandi realtà di importazione e di distribuzione, ad esempio le botteghe del

71

mondo, che già oggi rappresentano un’alternativa etica e produttiva al nostro sistema

commerciale ingiusto.

In Italia il Commercio Equo rappresenta una solida esperienza di economia sociale

con circa 400 botteghe del commercio equo e solidale attive su tutto il territorio

nazionale, una decina di organizzazioni di sviluppo e importazione, 400 persone

impegnate professionalmente accanto a 10.000 volontari,

In Trentino da ormai 15 anni la Cooperativa Mandacarù sostiene il commercio equo,

con le Botteghe di Trento, Rovereto, Riva del Garda, Predazzo, Lavarone, Fiera di

Primiero, Mezzolombardo, a Cles, Tione e Lavis, Ponte Arche, Pergine e coopera con

150 gruppi di piccoli produttori in Asia, Africa e America Latina.

I produttori del commercio equo sono organizzati in piccoli gruppi o cooperative di

villaggio, non utilizzano nessuna intermediazione di grossisti locali. Attraverso il

rapporto diretto con le organizzazioni di commercio equo e solidale i produttori

possono pattuire il prezzo dei prodotti e quindi ottenere una retribuzione dignitosa. I

prodotti sono lavorati e confezionati attraverso la manodopera di persone competenti,

attente all’utilizzo di materie prime locali, naturali e biologiche. Le famiglie dei produttori

riescono così a migliorare le loro condizioni di vita grazie al commercio equo e solidale.

0° ZEROGRADI

ZeroGradi è un gruppo di giovani volontari che fa riferimento all’ACAT

(Associazione dei Club degli Alcolisti in Trattamento). L’impegno principale è quello di

creare maggiore sensibilizzazione attorno ai problemi alcol-correlati, in particolare per

quanto riguarda la guida. Per fare questo cerchiamo di essere presenti all’interno di

momenti aggregativi (feste, concerti, ecc.), dove mettiamo a disposizione materiale

informativo e… succhi di frutta!

72

Il Quinto Sigillo

L'Associazione Sportiva IL QUINTO SIGILLO affiliata U.S.ACLI TRENTINE

effettuerà trattamenti Shiatsu durante il periodo della manifestazione con i propri allievi

della Scuola Professionale di Trento. Benessere e rilassamento garantito.

Rete di Lilliput

Il cammino della Rete di Lilliput prende avvio nel 1999 sulla spinta di un

Manifesto di intenti elaborato dal Tavolo delle Campagne, un gruppo di coordinamento

formato dalle principali Associazioni e Campagne nazionali di stampo sociale. Padre

Alex Zanotelli è il grande ispiratore della Rete, che si propone come obiettivo principale

quello di far interagire e collaborare le miriadi di esperienze locali che nel nostro Paese

cercano di lottare contro le disuguaglianze nel Mondo. Si cerca insomma di mettere in

atto una "strategia lillipuziana", con la quale poter bloccare il gigante disumano del

liberismo sfrenato servendosi di piccoli fili, cioè azioni mirate e concrete, da intessere

insieme. Questa volontà comune e diffusa della società civile si è esplicitata con il

Primo incontro nazionale tenutosi a Marina di Massa nell'ottobre 2000 che ha dato

avvio alla costruzione, faticosa e da compiere un passo alla volta, di questa "idea-

sogno" di Rete. Nel secondo incontro nazionale del gennaio 2002 si sono iniziati a

vedere i primi frutti di questo nuovo modo di agire, basato sulla opzione fondamentale

della nonviolenza e su un nuovo metodo di scelta da sperimentare: il consenso fra le

73

varie realtà in gioco. Quanto la Rete crescerà dipende ora solo dallo slancio e la

passione che i Lillipuziani sapranno mettere in essa. (www.retelilliput.it)

Ci.Cu.Ta.

Ci.Cu.Ta. - Circuito Culturale Tana - è un progetto che intende innanzitutto

valorizzare ed ampliare la rete di rapporti instaurati fra diverse realtà impegnate nel

mondo dell'arte, della cultura e del sociale. Negli ultimi anni si è assistito ad un

graduale aumento di queste relazioni la cui quantità e qualità si è manifestata ancora

una volta nella occupazione dell'area S.L.O.I., da cui il progetto Ci.Cu.Ta. prende le

mosse.

Lo spazio ospita associazioni, performance artistiche, dibattiti, cineforum, concerti; e

tuttavia lo scopo non è quello di creare un centro, sociale e culturale, che rischi di

chiudersi in se stesso, ma dare vita a relazioni e accorciare le distanze tra luoghi e

soggetti attivi della città, spesso nascosti o isolati: favorendo le autoproduzioni, il

confronto e le collaborazioni.

Dell'esperienza Tanaliberatutt@, Ci.Cu.Ta. riprende il desiderio di conoscere, criticare

e contribuire al cambiamento della città, prestando attenzione tanto alle specificità,

quanto a ciò che accomuna Trento alle altre città italiane e non solo; riprende il forte

desiderio di autonomia dalle istituzioni, pubbliche e private, aspetto fondamentale

specialmente in una città dove queste contribuiscono a limitare lo sviluppo di quanto

nato spontaneamente dal basso, o a drogarlo fino alla completa dipendenza.

In sintesi la speranza è quella di accrescere l'espressione critica e accorciare il circuito

culturale.

Il risultato auspicato è facilmente immaginabile.

www.globalproject.info (redazione di Trento)

www.labmod.org

74

Macramè

Macramè è l’arte di intrecciare fili e cordoncini in trame raffinate e preziose:

l’intreccio della piccola ma preziosa disponibilità che ognuno può dare, può creare una

trama capace di cambiare la qualità della vita di molte persone.

Il Progetto Macramè, promosso dalla Cooperativa Sociale “Villa Maria”, nasce con

l’idea di favorire un “intreccio prezioso” tra persone, nel quale possano trovare

sostegno le persone disabili e le loro famiglie.

Macramè opera sia all’interno dalla Cooperativa Villa Maria, sia sul territorio,

proponendo varie iniziative in collaborazione con gli altri servizi che si occupano di

disabilità.

Promovendo la risorsa del volontariato mette a disposizione un indispensabile

strumento di aiuto per l’integrazione ed il miglioramento della qualità della vita delle

persone disabili.

www.macrame.altervista.org

Greenpeace

Con quasi tre milioni di sostenitori in 160 paesi, Greenpeace è uno dei più

grandi movimenti ambientalisti del mondo. Greenpeace si ispira ai principi della

nonviolenza; è indipendente da qualsiasi partito politico; non accetta aiuti economici né

da governi né da società private e si finanzia esclusivamente con il contributo di singoli

individui che ne condividono gli ideali e la missione.

Greenpeace è formata da una rete di uffici nazionali e regionali interdipendenti che

lavorano insieme a Greenpeace International, ad Amsterdam.

75

Il ruolo di Greenpeace International è di avviare e coordinare i programmi e le attività di

campagna. Ogni ufficio nazionale o regionale lavora su alcune o su tutte le priorità

stabilite da International, anche se questo non impedisce agli uffici nazionali di stabilire

priorità a livello locale che possono anche portare a una vera e propria campagna.

Greenpeace International è finanziata dagli uffici nazionali che, a loro volta, vivono

delle donazioni fatte dai sostenitori dei rispettivi paesi. Tutti gli uffici sono tenuti a

sostenere Greenpeace International con il 18% delle loro entrate, mentre Greenpeace

International, oltre a finanziare le campagne internazionali, ad assicurare la

manutenzione della flotta e a investire in ricerca scientifica ed innovazione tecnologica,

lavora su specifiche campagne internazionali in paesi chiave e aiuta economicamente

gli uffici più piccoli che non riescono ad autofinanziarsi.

www.greenpeace.it

MI GENTE

A maggio 2004 un numeroso gruppo di latinoamericani si è riunito a Rovereto

per creare un’associazione culturale e di promozione sociale che si proponga come

luogo di incontro e di aggregazione per i cittadini dell’America Latina residenti in

Trentino; ed altrettanto per gli italiani interessati alle culture, lingue e problematiche di

quella parte del mondo. L’associazioni, costituita inizialmente da 24 persone

provenienti da dieci nazioni diverse, è stata chiamata “Mi Gente”, che è uno dei modi in

cui i latinoamericani chiamano i loro connazionali. L’idea di fondare questa

organizzazione è nata a partire dalla necessità di aggregare persone che vengono da

diversi paesi dell’America Latina, approfittando delle possibilità di unione che offrono

due lingue e un’identità culturale simile. Per questo l’atto costitutivo della nuova

associazione è stato sottoscritto da cittadini provenienti da: Argentina, Bolivia, Cile,

Colombia, Cuba, Ecuador, Messico, Nicaragua, Uruguay e, ovviamente, Italia. Persone

che abitano in comuni diversi e che fanno i più svariati mestieri. Tutti noi abbiamo

condiviso l’importanza di creare un’organizzazione finalizzata allo scambio di

informazioni, all’orientamento delle persone appena arrivate e, soprattutto, al

mantenimento, alla promozione e allo sviluppo della cultura latinoamericana e delle

lingue parlate in quel continente. Ci proponiamo inoltre di coordinare, autofinanziare e

gestire progetti di sviluppo comunitario e di solidarietà con le nazioni latinoamericane,

continuando il lavoro iniziato dall’associazione “Pachamama. Amigos de Quilmes”.

76

«Mi Gente» si propone inoltre di diffondere informazioni e sensibilizzare l’opinione

pubblica sulle problematiche sociali e politiche che affliggono i paesi del Centro, Sud

America e i Carabi. Tutto questo oltre ad organizzare convegni, mostre, fiere, festival,

asados, eventi sportivi ed attività culturali ed educative.

77

CONCLUSIONI

La scelta di concentrare il tema del presente studio su un caso concreto ha

consentito il raggiungimento di un duplice obiettivo. In primo luogo la possibilità di

approfondire, almeno in parte, la vasta produzione in ambito teorico sul concetto di

capitale sociale. Secondariamente ha consentito una più puntuale riflessione

analizzando un’esperienza locale che ha contribuito alla creazione di capitale sociale

nella comunità di riferimento: la manifestazione Castelfolk, svolta presso un paese

della provincia di Trento. L’analisi si è basata sia sull’utilizzo di uno strumento più

classico di tipo quantitativo (l’analisi del questionario), sia su uno maggiormente

innovativo di tipo qualitativo-descrittivo (il bilancio sociale).

Nell’approccio teorico scelto si è evidenziato come il capitale sociale abbia una

natura fortemente relazionale, la cui conservazione e riproduzione sono legate alla

capacità dei soggetti di poter mantenere o arricchire legami con altri individui che

costituiscono parte integrante di una rete. Nel presente studio infatti si fa riferimento al

capitale sociale, non come caratteristica del soggetto, ma come elemento del contesto

relazionale nel quale egli si trova inserito. Il bilancio sociale di Castelfolk 2006 è molto

chiaro circa la consapevolezza che, in questo senso, è presente all’interno della

comunità.

Nella mission vengono infatti evidenziati gli obiettivi che, in quest’ottica, la

manifestazione intende promuovere :”Alimentare la rete di relazioni, di solidarietà e di

fiducia della comunità”, “Offrire occasioni di socializzazione” e “Favorire le risorse

culturali […] della comunità locale”. Una prima concreta realizzazione di questi obiettivi

è quella relativa al metodo decisionale adottato: assemblea e delega. E’ evidente come

questo risulti funzionale ad un concreto esercizio di democrazia partecipata e di

condivisione, attraverso un confronto continuo, delle scelte gestionali. Nello stesso

senso risultano funzionali anche le metodologie operative adottate: la partnership tra

volontari e associazioni, l’attivazione comunitaria e l’empowerment comunitario. Tali

metodi implicano inoltre un’assunzione in proprio di responsabilità nei confronti della

propria comunità di riferimento, con un’attivazione di quella rete di rapporti interni alla

collettività cui si faceva riferimento nella definizione degli obiettivi, oltre che dei principi

metodologici della manifestazione, anche del presente studio.

Un ulteriore elemento di valutazione positiva, è riscontrabile nella

programmazione in cui il “favorire le risorse culturali della comunità locali” è presente,

78

oltre che attraverso la realizzazione di mostre ed esposizioni dedicate, anche negli

aspetti musicali, culinari, organizzativi e di comunicazione evidenziati nel bilancio

sociale.

La rilevazione statistica, realizzata attraverso il questionario, conferma queste

conclusioni. I dati presentati hanno infatti consentito di verificare sia quegli elementi di

“rischio disgregazione” a cui si faceva riferimento nell’introduzione, sia il processo

virtuoso di superamento degli stessi attivato dalla manifestazione.

Questo legame risulta evidente nell’analisi di tre tipologie di volontari: le donne,

la generazione più giovane (fino ai 30 anni) e le persone residenti a Castellano ma

originarie di altri luoghi.

Per quanto riguarda la componente femminile, il questionario ha messo in

evidenza come la loro partecipazione, all’interno delle associazioni che realizzano

Castelfolk, sia nulla (con l’eccezione del Gruppo Pensionati e Anziani). La capacità

della manifestazione di aver coinvolto anche questa parte della popolazione è

esplicitato dalla percentuale di volontarie presenti: 26% sul totale. Un dato che può

venire letto positivamente, ma solo a patto di considerarlo come punto intermedio di un

percorso che parte dall’assenza di rappresentanza femminile all’interno delle

associazioni, ma che può sicuramente puntare ad avvicinare il dato della reale

distribuzione per sesso della popolazione di Castellano (50%).

Un ragionamento analogo può venire proposto per quella che è stata definita la

“generazione perduta”, ovvero quella fascia di volontari compresa tra 0 e 30 anni.

Anche in questo caso la perdita è per le associazioni di Castellano, che non risultano

avere aderenti che appartengano a questa classe di età, dal momento che nella

manifestazione costituiscono invece il 40% dei volontari. Il valore è significativo nel

segnalare il successo di Castelfolk come momento di aggregazione qualificato, in

grado di alimentare la rete di relazioni all’interno della comunità e di attivare le risorse

presenti sul territorio.

In questo senso vanno segnalati anche i dati relativi ai volontari non originari

ma residenti a Castellano, i “nuovi cittadini”, che costituiscono il 10% del totale, e

quello delle persone che non hanno alcun legame territoriale (11%). Nel complesso

sono indicatori che sottolineano la capacità della manifestazione sia di creare

inclusione sociale sia di favorire sviluppo culturale mantenendosi aperta al contributo di

chi, pur non avendo legami territoriali, si riconosce nelle finalità del progetto

Sempre in quest’ottica, un ulteriore obiettivo raggiunto da Castelfolk è, come

sottolineato nelle analisi del questionario proposte nel quarto capitolo, l’aver avuto un

79

incremento costante di volontari nel corso degli anni e l’essere riuscita a fidelizzare il

loro contributo.

La validità delle strategie di creazione di capitale sociale è riscontrabile anche

nell’analisi delle risposte sulle motivazioni dei volontari, dalle quali risulta sia la

capacità di attivarsi autonomamente per la comunità, sia la risposta positiva ad una

richiesta di collaborazione ad un’iniziativa giudicata valida. Validità che assume di volta

in volta l’aspetto di una motivazione ludico-ricreativa, piuttosto che di un investimento

di tempo, ritenuto “prezioso”, a favore della manifestazione o di un obiettivo più

esplicitamente solidaristico.

Un’ultima riflessione riguarda la capacità, di una manifestazione come

Castelfolk, di ampliare la valorizzazione del capitale sociale ad un contesto più ampio

rispetto alla comunità di riferimento, quella del paese di Castellano. Questo obiettivo è

verificabile forzando, solo in parte, il concetto di “legami deboli” sviluppato da

Granovetter1 con riferimento ad un concetto di capitale sociale individuale, adattandolo

invece ad un concetto aggregato di capitale sociale collettivo.

I “legami forti”, quindi, a livello individuale (quelli familiari e parentali) sono

funzionali nel garantire livelli base di assistenza, mentre i “legami deboli” (derivanti da

una cerchia di relazioni diversificate) sono quelli che offrono l’opportunità di una

effettiva mobilità sociale. Allo stesso modo, a livello collettivo, il rafforzare

esclusivamente i “legami forti” attraverso ambigue affermazioni identitarie, nostalgiche

e portatrici di fenomeni di auto-isolamento, processi di esclusione o mancata

integrazione sociale, un eccessivo controllo normativo e conformismo, risulta

funzionale al mantenimento dello status quo a favore della classe dominante. La

rivalutazione dei “legami deboli”, invece, realizzata con la presenza consistente di

volontari esterni alla comunità (11%), con la partecipazione costante di associazioni

attive a livello nazionale e internazionale, con la programmazione di eventi musicali e

non caratterizzati dalla valorizzazione delle diversità culturali, depone a favore di una

sostanziale apertura verso “l’altro” e di una curiosità vista come opportunità di crescita

umana e relazionale.

La concezione di capitale sociale che con Castelfolk si è riusciti a valorizzare,

misurandone anche numerosi aspetti, si amplia quindi partendo da quelle

caratteristiche che lo caratterizzano come “concetto situazionale e dinamico”2 non

definibile in maniera rigorosa, ma che si concretizza attraverso l’instaurarsi di nuove

1 Granovetter (1974), pag. 52 2 Bagnasco (2001), pag. 47

80

relazioni o combinando in maniera diversa quelle esistenti. Lo stesso concetto si

amplia a ricomprendere un livello di capitale sociale che, attraverso uno sforzo

comune, operi per la ricerca di modelli sociali e culturali nuovi, condivisi, in grado di

superare i limiti dell’attuale modello di sviluppo occidentale, con la consapevolezza di

dover affrontare problemi comuni e con la capacità di individuare possibili soluzioni che

consentano di realizzare concretamente inclusione sociale e sviluppo culturale.

81

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www.economiasolidaria.net

www.infed.org

www.tn.camcom.it

www.socialcapitalgateway.org

85

Per la realizzazione di questa tesi desidero ringraziare il relatore, Prof. Carlo

Borzaga, per la sua competenza, per le preziose indicazioni e suggerimenti,

la dott.ssa Mariangela Mongera, per avermi sostenuto fin dal principio e per

l’interesse dimostrato durante la redazione del presente lavoro, per la sua

professionalità e disponibilità che ho potuto veramente apprezzare,

il dott. Alessio Manica, Sindaco di Villa Lagarina, per avermi coinvolto in questa

avventura, per essere riuscito a darmi gli ultimi dati con un solo giorno di ritardo, ma

soprattutto per l’amicizia,

Il personale del Comune di Villa Lagarina e in particolare: Mirtis Baldessarelli (Ufficio

Anagrafe) e Luisa Ceschi (Ufficio Ragioneria e Bilancio), delle quali ho potuto

apprezzare la professionalità e gentilezza,

tutti gli amici di Castellano, e in particolare Aurelia, Carlo, Edino, Ennio, Enzo,

Ferruccio, Iginio, Manuel, Michele e Rolando, le Associazioni di Castellano, le

Organizzazioni nonprofit, e tutte le volontarie e i volontari che hanno scelto di

impegnare tempo ed energie nella realizzazione di Castelfolk,

gli “amichetti” che hanno continuato a cercarmi nonostante i numerosi rifiuti motivati

dallo studio (ci rifaremo!),

un “grazie” speciale a Federica, motivo per cui questa tesi è dedicata a lei, e alle mie

famiglie (Annamaria, Michele e Lucio, Clara, Romano, Stefania e Mirko, nonna

Dosolina , le innumerevoli zie e zii, cugine, cugini e nipoti) per l’affetto e tutti quelli che

mi hanno incoraggiato e mi sono stati vicini in questo percorso di studio.