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311 La nascita di Roma e il periodo monarchico Veio Cerveteri Alba Longa Roma Tivoli Tuscolo Velletri Ostia Lavinio Fidene Tevere Aniene Lago di Bracciano Lago di Bolsena Lago di Vico ETRUSCHI ERNICI MARSI EQUI SABINI VOLSCI LATINI AURUNCI Saline Saline Monti Albani Via Salaria MAR T IRRENO Capitolo 13 La nascita di Roma e il periodo monarchico N el IX secolo a.C., men- tre nell’area centro- occidentale della pe- nisola italiana la civiltà e la potenza degli etruschi comin- ciarono la loro espansione, in un sito strategico posto sulle rive del Tevere, a pochi chi- lometri dalla confluenza di questo fiume navigabile con l’Aniene, si svilupparono len- tamente piccoli villaggi di pa- stori e agricoltori, in prevalen- za latini. Nel corso del secolo successivo, i villaggi strinsero tra loro un’alleanza difensiva e si sottoposero all’autorità di un sovrano elettivo. Secon- do la tradizione, nel 753 a.C., per opera del mitico fondatore Romolo nacque qui la città di Roma. La data corrisponde al periodo della federazione tra i villaggi e le leggende intor- no a Romolo, discendente del mitico Enea, servirono, in epo- ca successiva, a nobilitare le origini della grande metropo- li. Per la sua posizione Roma crebbe rapidamente e, tra l’VIII e la fine del VI secolo a.C., sot- to la guida prima di re latino- sabini, poi di sovrani etruschi, si espanse fino al mare e divie- ne una potenza regionale. Il periodo monarchico terminò, secondo la tradizione, nel 509 a.C., quando l’ultimo re stra- niero e tirannico, Tarquinio il Superbo, venne cacciato. Fu al- lora che la classe dominante di patrizi instaurò la repubblica. dal IX secolo al 509 a.C. IX secolo a.C. 509 a.C. IX secolo a.C. Sul Palatino si sviluppa un villaggio di agricoltori VIII secolo a.C. I villaggi posti sui colli si sviluppano grazie alla loro posizione strategica Metà VIII secolo a.C. I villaggi stringono un’alleanza: il Septimontium VIII-VII secolo a.C. Periodo dei re latino- sabini VI secolo a.C. Periodo dei re etruschi 509 a.C. Fine della monarchia e istituzione della repubblica

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Alcune pagine esemplificative dell'opera Uomini nel Tempo e nello Spazio

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Page 1: Uomini nel Tempo e nello Spazio - Preview

311La nascita di Roma e il periodo monarchico

Veio

Cerveteri

Alba Longa

Roma

Tivoli

Tuscolo

Velletri

Ostia

Lavinio

Fidene

Teve

reAniene

Lago diBracciano

Lago diBolsena

Lago diVico

ETRUSCHI

ERNICI

MARSI

EQUISABINI

VOLSCI

LATINI

AURUNCI

Saline

Saline

MontiAlbani

Via Salaria

M AR T IRRENO

Capitolo

13 La nascita di Romae il periodo monarchico

N el IX secolo a.C., men-tre nell’area centro-occidentale della pe-

nisola italiana la civiltà e la potenza degli etruschi comin-ciarono la loro espansione, in un sito strategico posto sulle rive del Tevere, a pochi chi-lometri dalla confluenza di questo fiume navigabile con l’Aniene, si svilupparono len-tamente piccoli villaggi di pa-stori e agricoltori, in prevalen-za latini. Nel corso del secolo

successivo, i villaggi strinsero tra loro un’alleanza difensiva e si sottoposero all’autorità di un sovrano elettivo. Secon-do la tradizione, nel 753 a.C., per opera del mitico fondatore Romolo nacque qui la città di Roma. La data corrisponde al periodo della federazione tra i villaggi e le leggende intor-no a Romolo, discendente del mitico Enea, servirono, in epo-ca successiva, a nobilitare le origini della grande metropo-

li. Per la sua posizione Roma crebbe rapidamente e, tra l’VIII e la fine del VI secolo a.C., sot-to la guida prima di re latino-sabini, poi di sovrani etruschi, si espanse fino al mare e divie-ne una potenza regionale.Il periodo monarchico terminò, secondo la tradizione, nel 509 a.C., quando l’ultimo re stra-niero e tirannico, Tarquinio il Superbo, venne cacciato. Fu al-lora che la classe dominante di patrizi instaurò la repubblica.

dal IX secolo al 509 a.C.

IX secolo a.C. 509 a.C.

IX secolo a.C.Sul Palatino si sviluppa un villaggio di agricoltori

VIII secolo a.C.I villaggi posti sui colli si sviluppano grazie alla loro posizione strategica

Metà VIII secolo a.C. I villaggi stringono un’alleanza: il Septimontium

VIII-VII secolo a.C.Periodo dei re latino-sabini

VI secolo a.C.Periodo dei re etruschi

509 a.C.Fine della monarchia e istituzione della repubblica

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312 Nascita e ascesa di Roma

Unità 3

13.1 Roma: dalle oRigini al Vi secolo a.c.

Una posizione strategica

Il sito nell’Italia centro-occidentale in cui sorse e si sviluppò la città di Roma era bagnato dal fiume Tevere, ma non era ricco di terre fertili né di risorse minerarie. Si trovava, tuttavia, al centro di una regione di particolare interesse economico. Qui confluivano, infatti, percorsi commerciali che attraversavano l’Italia centra-le da nord a sud e dagli Appennini alle coste del Mar Tirreno. Lungo queste vie, fin da epoche precedenti al sorgere della città, erano attivi gli scambi basati su un prodotto prezioso, utiliz-zato per la conservazione degli alimenti: il sale, che veniva prodotto nelle saline poste sulle co-ste marine nella zona dove poi sorse Ostia.

Pochi chilometri a sud della sua confluenza con l’Aniene, il corso del Tevere, navigabile per lunghi tratti e da qui fino al mare, è co-steggiato, a sinistra, da una serie di 7 bassi rilievi. Una di queste dolci colline, il colle Palatino, sorge in corrispondenza di un’ansa del fiume, dove si trova l’Isola Tiberina, cosí battezzata dai romani. Qui è facile guadare e qui si sviluppò, nel corso dell’VIII secolo a.C., un attivo mercato che attirava le popolazioni dell’intera regione.Dai ritrovamenti archeologici sappiamo che, fin dal II millennio a.C., questi colli furono abi-tati prevalentemente da latini (vedi il Capitolo 12). I loro insediamenti, tuttavia, non furono particolarmente sviluppati fino al IX secolo a.C., probabilmente perché le valli che li divi-devano erano acquitrinose e di difficile coltiva-zione. Solo a cominciare da quell’epoca, a cau-sa del crescente interesse per gli scambi com-merciali tra i popoli dell’Italia centrale, comin-ciò il graduale sviluppo della città destinata a creare un immenso e duraturo impero.

Le origini di Roma secondola leggenda

La straordinaria importanza di Roma e del suo impero fece sí che gli storici e i letterati si impegnassero a elaborare leggende di diver-sa provenienza allo scopo di nobilitare le sue umili origini.Questa produzione letteraria sviluppò par-ticolarmente il legame, testimoniato da an-tiche tradizioni, tra la storia della città e il ciclo omerico dell’Iliade e dell’Odissea (vedi il Capitolo 6), che narrava le mitiche vicende della conquista di Troia. Enea, eroe troiano alla guida di un manipolo di sopravvissuti alla guerra, sbarcò sulle coste del Lazio e fon-dò, con i latini, la città di Lavinio. Suo figlio, Ascanio (o Iulo), fondò invece Alba Longa. Il trono della città passò poi a 10 successori di Ascanio fino al re Proca, che ebbe due figli: Numitore, primogenito ed erede di diritto, e Amulio. Amulio spodestò il fratello maggiore e, per privarlo di ogni discendenza, costrinse sua figlia, Rea Silvia, a votarsi come vergine nell’ordine delle vestali. Ma il dio Marte gene-rò con la donna due gemelli: Romolo e Remo.

TI RICoRdI...Quali

elementi ambientali rendevano

interessante l’area dove poi sorse la

città di Roma?

Fondi di capanne protostoriche trovati sul colle Palatino e risalenti al IX secolo a.C. Dentro ai fori praticati nella roccia si inserivano i pali per erigere la capanna: una volta terminata, la capanna aveva l’aspetto rappresentato nel disegno.

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Capitolo 13

313La nascita di Roma e il periodo monarchico

Amulio abbandonò i bambini alle acque del Tevere per farli morire. La loro culla li tra-sportò fino ai piedi del colle Palatino e qui si arenò. Una lupa, scesa dalle alture, allattò i due infanti e un pastore, di nome Faustolo, li adottò. Una volta cresciuti, Romolo e Remo rovesciarono Amulio e ristabilirono come re di Alba Longa Numitore. Successivamente, a capo di un gruppo di albani, decisero di fon-dare una nuova città nella zona del Palatino, dove i due gemelli erano stati salvati.Il volo degli uccelli assegnò a Romolo il com-pito di tracciare con l’aratro il solco che se-gnava i limiti dell’area, che fu poi detta «Roma Quadrata», entro cui doveva sorgere la città. Remo, invidioso del fratello, osò varcare il sacro limite e Romolo lo uccise, rimanendo il solo e primo re di Roma. Era, secondo gli scrittori romani, l’anno 753 a.C.

VIII secolo a.C.: le origini ricostruite dagli storici moderni

Come sempre accade, l’antica leggenda por-ta in sé alcuni elementi della realtà storica. È quasi certo, infatti, che una fondazione vera e propria non ci sia mai stata, poiché, già prima dell’VIII secolo a.C., il colle Palatino, il piú vi-cino al Tevere, fu la sede di uno dei primi vil-laggi dei latini. La Roma Quadrata di Romolo corrisponderebbe, quindi, al piú importante nucleo originario della città.Tuttavia sappiamo che altre comunità si svi-lupparono ben presto anche sui 6 colli cir-costanti: prima sull’Esquilino, il Celio e il Viminale e in seguito anche sul Quirinale, il

Campidoglio e l’Aventino. Lungo il Tevere il sale giungeva ai piedi del Palatino e

le popolazioni della regione venivano qui a rifornirsene, scambiandolo con i prodotti della terra e dell’artigiana-to per poi tornare alle loro sedi per-

correndo la via Salaria e altre pi-ste verso gli Appennini. I villaggi latini sui 7 colli cominciarono, quindi, ad arricchirsi, attirando

probabilmente le mire dei vicini piú potenti.Per difendersi da nemici comu-ni, i villaggi costituirono tra loro

un’alleanza, detta «Septimontium»: un ter-mine che significava «sette monti» (da septem montes) o «monti recintati» (da saeptimon-tes).La data leggendaria della fondazione di Roma, il 753 a.C., corrisponderebbe, quindi, al periodo in cui fu stabilita l’unione di questi villaggi. Essi fortificarono in una prima fase almeno alcuni punti dell’area che li circonda-va tutti, poi completarono la cinta muraria e si diedero un unico capo militare: un rex, «re». Intorno alla metà dell’VIII secolo a.C., quindi, non era ancora nata una città, ma vi era già un’unica entità politica.

Roma sotto la guida dei re

Dalla sua nascita al termine del VI secolo a.C., Roma non cessò di crescere sia economica-mente che politicamente. Durante questi 2 secoli e mezzo fu guidata da re. La tradizio-ne ci ha tramandato i nomi di soli 7 sovrani, compreso Romolo, il mitico fondatore. È opi-nione diffusa che i nomi dei 7 re corrisponda-no a personaggi realmente esistiti. Tuttavia, se attribuiamo al periodo monarchico una durata di 244 anni, dal 753 al 509 a.C., anno in cui la monarchia fu abbattuta, appare evi-dente che 7 re sono pochi per coprire un pe-riodo cosí lungo. Sicuramente ci furono altri sovrani, ma la tradizione non ha conservato i loro nomi. Sappiamo che la carica di rex non era eredi-taria, ma elettiva. Egli infatti veniva eletto a vita dai rappresentanti delle piú importanti famiglie, riuniti, come vedremo, nel senato:

TI RICoRdI...Come ebbe origine e come era composto il centro che divenne in seguito la città di Roma?

Simbolo della fondazione di Roma, la lupa che allatta Romolo e Remo ha ispirato non solo opere artistiche; si trova infatti anche sul rovescio delle monete di età repubblicana; VI-V secolo a.C. Roma, Musei Capitolini.

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314 Nascita e ascesa di Roma

Unità 3

Secondo le leggende e la ricostruzione degli storici, il Palatino fu il primo colle abitato dai romani, già nel IX secolo a.C. Da allora in poi, a ricordo di questa primogenitura, l’area del Pala-

I sette colli di Roma e la fondazione della cittàTempo e spazio

tino rimase sempre per Roma e i suoi abitanti la piú antica e la piú sacra. Qui, in ogni epoca, sor-sero i templi piú importanti.

Ai piedi del Palatino, il Tevere disegna un’am-pia ansa e nel mezzo del suo alveo sorge l’Iso-la Tiberina, che facilita il guado da una sponda all’altra del fiume. Il sito era perciò adattissimo all’organizzazione di un fiorente mercato, come al controllo dei transiti e alla difesa della città da eventuali nemici.

Esquilino, Celio e Viminale furono abitati su-bito dopo il Palatino da comunità di pastori e agricoltori tra loro indipendenti. Quirinale, Capi-tolino e Aventino furono gli ultimi colli a essere popolati dai futuri romani. Le valli tra i colli furo-no bonificate nel corso dell’VIII secolo a.C. Qui sorgeranno il Foro, che fin da epoca antica fu so-prattutto sede di mercato, e il Circo Massimo, che si estenderà tra il Palatino e l’Aventino.

Le mura risalgono alla seconda metà dell’VIII secolo a.C., ma furono successivamente ampliate e rinforzate. In una prima fase non comprendeva-no ancora l’Aventino, che fu circondato solo nel IV secolo a.C. Fin dalle origini, comunque, furono esse a rendere effettiva e visibile l’unione tra i diversi villaggi che diedero vita a Roma.

Una pista molto importante fiancheggiava il Te-vere e collegava Roma alle popolazioni appenni-niche: questa pista sarebbe diventata col tempo la Via Salaria e sarebbe giunta fino all’Adriatico. Ma Roma si trovava anche in posizione perfetta per controllare i traffici che piú tardi, tra VII e VI secolo a.C., avrebbero unito le città etrusche meridionali (Capua, Nocera, Pompei) a quelle settentrionali (Tarquinia, Volterra, Chiusi).

In definitiva, gli storici pensano che Roma sia nata dalla progressiva riunione in un solo centro urbano degli insediamenti dispersi sui vari colli di questa zona della valle del Tevere. Non ci fu quindi un vero e proprio atto di fondazione, sul modello delle pòleis greche dell’Italia meridiona-le. Il processo di aggregazione che abbiamo ap-pena descritto prende il nome di sinecismo, che significa letteralmente «unione delle case».

Un tratto delle Mura serviane che circondano il colle dell’Aventino, risalenti al IV secolo a.C. Il disegno sopra ricostruisce l’antico aspetto dell’isola Tiberina.

I sette colli di Roma e la fondazione della città.

Fiume Tevere

ViminaleQu

irinale

Celio

Esquilino

Gianicolo

MonteTestaccio

MonteVaticano

MonteGiordano

MonteCitorio

Aventino

Capitol

ino

PalatinoIsolaTiberina

Campo Marzio

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315La nascita di Roma e il periodo monarchico

Capitolo 13

un sistema che era tipico delle istituzioni di tutte le città etrusche fino alla seconda metà del VI secolo a.C. (vedi il Capitolo 12). Il re era anzitutto supremo capo militare. Inoltre, egli esercitava il ruolo di custode dell’ordine pubblico e quindi dirimeva le controversie giuridiche e stabiliva leggi che regolavano ogni aspetto della vita comune. Infine, rappresentava la città intera davanti agli dèi e presiedeva, come sacerdote supre-mo, ai piú importanti riti e sacrifici. Accom-pagnavano il re 12 littori, i quali portavano fasci di verghe con in mezzo una scure: ciò significava che il re poteva infliggere la fusti-gazione e la morte mediante decapitazione.I nomi e le azioni attribuite dalla tradizione ai 7 re di Roma ci permettono di suddividere il pe-riodo monarchico in due fasi, corrispondenti alla successiva prevalenza di diversi elementi etnici e al controllo esercitato sulla città dalle potenze confinanti. I primi 4 re, infatti, furono certamente di origine latina e sabina: Romo-

lo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio e Anco Marzio rappresentano, quindi, un periodo di collabo-razione e fusione tra latini e sabini, un popolo, questo, che esercitava una certa supremazia sull’intera regione. I 3 re successivi (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo) ap-partengono, invece, all’epoca della dominazio-ne etrusca sull’intera Italia tirrenica.

VIII-VII secolo a.C.: il periodo dei re latini e sabini

Ai 4 re di origine latino-sabina, i cui nomi co-prono un periodo che va dalla metà dell’VIII alla fine del VII secolo a.C., la tradizione at-tribuisce anzitutto la definizione della strut-tura sociale e dell’organizzazione della vita

Supremo potere militare, giuridico e religioso

Eletti a vita dai nobili

L’autorità dei re di Roma - (VIII-VI secolo a.C.)

Due fasi: a re latini e sabini (VIII-VII secolo a.C.) succedono re etruschi (VI secolo a.C.)

Il rapimento delle sabine, l’episodio che, secondo la leggenda, avrebbe scatenato la guerra tra latini e sabini; 78 a.C. Roma, particolare del fregio della Basilica Emilia.

Il re di Roma Numa Pompilio incontra i sacerdoti.

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316 Nascita e ascesa di Roma

Unità 3

religiosa di Roma. In questa fase, latini e sabini avrebbero insieme definito le loro principali divinità, costruito i primi templi, organizzato i ruoli dei componenti degli ordini sacerdota-li, fissato i riti. Inoltre sarebbe stato stabilito un calendario, basato sull’anno solare di 12 mesi per complessivi 365 giorni.A questi re si attribuisce anche la prima espan-sione della città: dalla conquista di Alba Lon-ga, opera di Tullio Ostilio, a quella del litorale, dove fu fondata la colonia di Ostia. Al termine del periodo latino-sabino, Roma era dunque divenuta una potenza: aveva ac-cesso diretto al mare e dominava sui com-merci tra Italia settentrionale e meridionale. Gli etruschi non potevano rinunciare a eser-citare un controllo anche su questa città, che si trovava proprio tra l’Etruria e la Campania, dove essi avevano fondato diverse colonie.

VI secolo a.C.: il periodo dei re etruschi

Tarquinio Prisco, secondo la tradizione quinto re di Roma, aveva un nome di chiara

TI RICoRdI..Perché al

termine del VII secolo a.C.

Roma attira inevitabilmente

l’interesse degli etruschi?

origine etrusca. Questa indicazione ci confer-ma quanto i reperti storici segnalano inequi-vocabilmente: tra la fine del VII secolo a.C. e l’inizio del successivo, gli etruschi, al culmine della loro potenza e dello sviluppo della loro civiltà, sottomisero Roma, la governarono e la fecero diventare una città evoluta al pari dei loro principali centri urbani.Probabilmente non si trattò di una conquista militare: Roma era una città nuova e in cre-scita che attirava un numero considerevole di stranieri. Inevitabilmente l’influsso crescente della popolazione etrusca, trasferitasi pacifi-camente in città già nei decenni precedenti, e l’autorevolezza della superiorità tecnica e culturale dei potenti vicini, giustificarono l’affidamento del potere all’elemento stra-niero. I re etruschi portarono con sé l’abilità di co-struttori di strade, mura, edifici civili e templi in pietra, ponti, acquedotti e fognature. Inol-tre erano eredi di una tradizione religiosa evoluta a contatto con il mondo greco e ricca delle conoscenze nell’arte divinatoria molto rispettate dai latini. Infine, erano in contatto con il mondo attraverso la vasta rete delle cit-

Tutta la fase arcaica della storia di Roma, dalle origini alla lunga fase monarchica, era presentata dagli scrittori roma-ni attraverso la rielaborazione di antiche leggende. Abbia-mo già accennato a quelle relative alla fondazione della città, ma è di grande interesse anche quella che «spiega» l’alleanza, e piú ancora l’unione e in parte la fusione, tra latini e sabini. Si tratta della tradizione del rapimento delle sabine.Romolo ha costruito con i suoi sudditi una città bella e presto potente, ma ha il problema di far crescere la sua popolazione. A tale scopo organizza una festa e invita a parteciparvi con figlie e mogli i sabini che vivono sui col-li in prossimità di Roma. Nel corso dei festeggiamenti, i romani rapiscono le donne degli ospiti e le costringono a sposarli. La reazione dei sabini all’offesa è ovviamente violenta e scoppia una guerra che rischia di essere lun-ga e sanguinosa. A risolvere la situazione sono proprio le donne rapite. Esse, infatti, si mostrano soddisfatte dei loro nuovi legami e si frappongono tra gli eserciti schierati, chiedendo e ottenendo che i loro parenti e i mariti non si uccidano a vicenda. In seguito, Romolo e Tito Tazio, il capo

La voce del tempoL’unione tra latini e sabini tra leggenda e realtà

dei sabini, regnano insieme sulla città.Ed ecco, nobilitata da un racconto edificante, la storia di una progressiva e pacifica fusione tra i due popoli. Tito Li-vio descrive il momento dell’intervento delle donne contro la guerra.

Allora le donne sabine, per l’oltraggio fatto alle quali era scoppiata la guerra, coi capelli sciolti e le ve-

sti stracciate, vinto dalle sventure il femminile timore, osarono gettarsi tra il volar dei dardi: irrompendo di fianco si diedero a separare le schiere nemiche, a smor-zar la foga dei combattenti, scongiurando da una parte i padri, dall’altra i mariti, di non macchiarsi, suoceri e generi, d’empio sangue, di non contaminare col par-ricidio le loro creature, i nipoti gli uni, gli altri i figli. […] Questa vista commuove sia la massa che i capi; si crea un silenzio, una calma improvvisa; quindi i capi si avanzano per concludere un’alleanza […].

Tito Livio, Storia di Roma dalla sua fondazione, vol. I, trad. di M. Scandola, BUR, Milano 1982

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317La nascita di Roma e il periodo monarchico

Capitolo 13

tà etrusche e gli intensi commerci con tutto il Mar Mediterraneo.Per questi motivi, alcuni storici sostengono che gli etruschi furono i veri fondatori della città, cui diedero il nome di «Rumon» («cit-tà del fiume»). Essi svilupparono opere pub-bliche, bonificarono definitivamente le valli grazie alla Cloaca Massima – un’opera di ca-nalizzazione fognaria che consentiva di scari-care nel Tevere le acque malsane –, rafforza-rono le mura, riformarono il sistema sociale e cercarono di rendere possibile la partecipa-zione di un maggior numero di cittadini alla vita politica.Occupandoci, nelle pagine seguenti, dell’evo-luzione delle istituzioni politiche nella Roma monarchica, vedremo come queste riforme furono probabilmente la vera causa della leg-gendaria cacciata dell’ultimo re etrusco Tar-quinio, soprannominato «il Superbo»: l’ele-mento latino reagí al tentativo di cambiare i tradizionali equilibri della società e questo

TI RICoRdI...Quali motivi spinsero le comunità dei colli ad affidare il potere a re di origine etrusca?

portò a una riaffermazione del ruolo del se-nato, che si oppose all’ultimo re straniero. Se-condo la tradizione, nell’anno 509 a.C. Roma cessò quindi di essere una monarchia e fu istituita la repubblica (vedi il Capitolo 14).

13.2 società, isitituzioni e Religione nella Roma monaRchica

Ai vertici della società: gentiles divisi in tribú, curie e gentes

In origine la popolazione di Roma che godeva di diritti politici, e si distingueva quindi, come vedremo, dalla massa del popolo, era suddi-visa in 3 tribú: i Tizi, i Ramni e i Luceri. Esse rappresentavano, probabilmente, l’eredità dell’antica unione tra le diverse comunità che fu all’origine della nascita della città e costituivano la base per organizzare il reclutamento dell’eserci-to, che fu fin dall’ini-zio il principale motivo di coesio-ne dei villaggi au-tonomi.

Istituzioni sociali, politiche e religiose

Prima espansione della città

Re latini e sabini

Opere pubbliche

Sviluppo dei commerci

Ulteriore espansione

Re etruschi

L’uomo effigiato apparteneva a una gens e poteva vantare un’importante genealogia: infatti egli porta con sé i ritratti dei suoi antenati; metà del I secolo a.C. Roma, Musei Capitolini.

La prima espressione romana tra VIII e VI secolo a.C.

Veio

Roma

Tivoli

Ostia

Teve

re

Aniene

Lago diBracciano

Lago diVico

ETRUSCHI

SABINI

LATINI

Saline

Saline

MontiAlbani

Via Salaria

Via Salaria

Via Laurentina

Via Latina

Via Prenestina

M AR T IRRENO

Roma sotto i re sabini(VIII-VII secolo a.C.)Roma sotto i re etruschi(Tarquini) (VI secolo a.C.)

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318 Nascita e ascesa di Roma

Unità 3

I Tizi costituivano la componente sabina; i Ramni abitavano il Palatino nella zona vicino al Tevere; i Luceri rappresentavano probabil-mente la componente etrusca che abitava nei luci, i boschi a sud della città. Ogni tribú era a sua volta suddivisa in 10 cu-rie, «raggruppamenti di uomini», cia-scuna delle quali forniva all’esercito ed equipaggiava con armi e cavalli 100 fanti, cioè una «centuria», e 10 cavalieri.Ogni curia era a sua volta suddivisa in gentes, che costituivano la vera base della società che contava. Le gentes erano, infatti, raggruppamenti di famiglie nobili, cioè clan compo-sti da decine di cittadini liberi, i gen-tiles, con diversi legami di paren-tela, che vantavano la discendenza comune da uno stesso antenato. I gentiles si dicevano quindi discen-denti dei piú antichi abitatori della città. All’interno di ogni gens vi era-no le familiae, gruppi minori con a capo un paterfamilias, («padre di fa-miglia» e quindi «capofamiglia»), costituiti da liberi e schiavi.

Istituzioni: il re, il senato e i comizi curiati

I re venivano eletti a vita da un’assemblea che rimarrà il punto di riferimento fondamentale durante tutta la storia di Roma: il senato (da senes, «anziani»).Nel senato sedevano i senatori, eletti dalle gentes, le grandi famiglie aristocratiche: uno per ogni gens. Questa assemblea sceglieva al

suo interno il re e lo affiancava nella sua azione di governo.

Inizialmente il se-nato era composto

da 100 senatori; col tempo il numero fu

raddoppiato e infine triplicato.

A fianco del re c’era anche un’altra assemblea, ben piú am-pia: i comizi curiati. Qui si radu-navano i gentiles delle 30 curie

della città per provvedere alla for-mazione dell’esercito, per svolge-re pratiche religiose, per eleggere i senatori e per riconoscere il re eletto dal senato.I comizi curiati non compren-

devano tutta la popolazione di Roma, ma solo i gentiles. Chi non

faceva parte delle gentes era del tutto escluso dalla vita politica, o in quanto schiavo, e quindi consi-

derato come un semplice strumento di proprietà del padrone, o in quanto membro della plebs («moltitudine»).

I cittadini liberi sono divisi in: patrizi...

I gentiles costituivano, dunque, la classe pri-vilegiata, che dal termine patres, «padri», «ca-pifamiglia», fu detta dei «patrizi». A giustifi-cazione della loro supremazia i patrizi van-tavano, come abbiamo accennato, la discen-denza da un antenato illustre, considerato il capostipite, spesso mitico, della propria gens. Il nome di questo personaggio faceva parte integrante del nome di ciascun membro del-

Gentes

Familiae

3 tribú

10 curie

La società romana

La statua a destra raffigura un uomo intento ad arringare la folla. Come i senatori porta la toga e i calzari; 90 a.C. Firenze, Museo Archeologico Nazionale. Sotto: Cesare Maccari, Cicerone inveisce contro Catilina, 1882 circa; Roma, Palazzo Madama. L'abbigliamento della statua è stato ripreso dal pittore.

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319La nascita di Roma e il periodo monarchico

Capitolo 13

la stessa gens perché accompagnava il nome proprio e lo specificava: Caio Giulio Cesare, ad esempio, apparteneva alla gens Iulia, che si considerava discendente di Iulo, il figlio di Enea. La gens Claudia si pensava discendente di un antico Claudio, un sabino immigrato a Roma già ai tempi di Romolo. Quinto Fabio Massimo apparteneva, invece, ai Fabii, che si facevano risalire al mitico eroe Ercole.In realtà il vero fondamento dei privilegi dei patrizi era il possesso delle terre, la fonda-mentale misura della ricchezza in tutte le so-cietà arcaiche. In origine, infatti, pare che le terre fossero considerate proprietà della gens, cioè del clan, piú che di ogni singola familia.I patrizi avevano il potere economico e quello politico. Potevano diventare senatori o sacer-doti. Nell’esercito svolgevano il ruolo di capi. Mantenevano gelosamente il monopolio dei saperi e della cultura, sia tecnica e civile che religiosa.

... e plebei

Al di fuori della cerchia dei patrizi c’era il resto della popolazione: la plebe. Essa era costituita da una vasta tipologia di persone libere, ma senza diritti. Il numero maggiore era costituito da contadini privi del posses-so delle terre, che lavoravano quelle dei pa-trizi. Vi erano poi artigiani e commercianti, che potevano godere anche di un certo be-nessere economico ma non vantavano l’ap-partenenza a una famiglia illustre. I matrimoni tra patrizi e plebei erano seve-ramente proibiti e dunque era impossibile ai plebei, anche benestanti, l’ingresso nel si-stema delle famiglie ai vertici della società,

TI RICoRdI...Quali erano i privilegi di cui godevano i patrizi? E quali i fondamenti della loro supremazia?

visto che la parentela era l’unico criterio di appartenenza a una determinata classe so-ciale.

Gli ultimi nella scala sociale: clientes e schiavi

I patrizi piú influenti avevano al loro servizio anche un certo numero di clientes, «clienti». Si trattava di stranieri trasferitisi in città, di contadini liberi senza lavoro o di altre perso-ne senza diritti, per esempio figli di artigiani, che offrivano ai patrizi i loro servizi e otte-nevano in cambio una certa protezione e aiu-to economico.Il legame tra il patrizio che assumeva la fun-zione di «patrono» e il cliente era basato su una sorta di giuramento di fedeltà personale: il cliente si impegnava a difendere e a soste-nere il patrizio e la sua famiglia in ogni cir-costanza, con i suoi beni (se ne aveva), con alcune giornate di lavoro sui suoi campi, con l’appoggio politico (se aveva diritto di voto in qualche assemblea, come accadde in epoche successive), con le armi. Se veniva meno ai suoi impegni, era considerato un traditore: non avendo rispettato la fides, la «fiducia», veniva accusato di spergiuro e bandito dalla società in quanto nemico di Giove, custode dei patti. Nel momento in cui si instaurava il rapporto tra cliente e patrono, il primo ag-giungeva al suo nome quello della gens del patrono. Di conseguenza il cliente abbando-nava il proprio culto domestico e riconosceva come propri gli dèi della gens del patrono.Come vedremo, nel corso della storia di Roma i clienti costituirono efficaci gruppi di pres-sione che potevano essere usati dai diversi

TI RICoRdI...Che cosa distingueva i patrizi dai plebei?

Plebei impegnati a impastare il pane; 40-30 a.C. Roma, Museo della Civiltà Romana.

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320 Nascita e ascesa di Roma

Unità 3

esponenti del patriziato a proprio vantaggio.Del tutto privi di diritti e dignità erano invece gli schiavi . Essi appartenevano al paterfamilias come qualsiasi altro strumento di lavoro e do-vevano eseguire i suoi ordini. Alla morte del ca-pofamiglia passavano in eredità ai successori.

Tra monarchia e repubblica: la Riforma Serviana e il criterio del censo

Tra la fine del VI secolo e la prima metà del V secolo a.C., il sistema politico romano subí una progressiva riforma, che fu attribuita dalla tradizione all’ultimo periodo della mo-narchia, ma ebbe in realtà piena efficacia solo nel successivo periodo repubblicano (vedi il Capitolo 14). Secondo la tradizione, l’iniziativa di impor-

tanti cambiamenti fu assunta dal re Servio Tullio e prese quindi il nome di «Riforma Serviana». Al posto della tradizionale suddi-visione basata sull’appartenenza alle grandi famiglie, fu introdotta una divisione della po-polazione con diritti politici in 6 classi basate sul censo, cioè sulla ricchezza. Esse doveva-no fornire all’esercito un numero diverso di centurie : la prima classe, la piú ricca, doveva

armare 80 centurie di fanteria dotate di arma-mento pesante, cioè completo di armatura, e 18 di cavalleria; la quinta classe, che aveva un reddito molto inferiore, doveva arruolare 30 centurie di soldati con armamento leg-gero: un impegno proporzionale, in termini economici, alle proprie possibilità. La sesta classe, quella dei nullatenenti o di chi vive-va del proprio lavoro manuale, forniva solo 5 centurie di ausiliari, ovvero falegnami, fabbri e altri tecnici.

FocusCome si diventa schiavi e come si riacquista la libertà

A Roma erano o divenivano schiavi i figli nati da madre schiava, i debitori insolventi e i prigionieri di guerra. Questi ultimi venivano portati a Roma e venduti all’asta. Il prezzo variava in base al fisico, ma anche a seconda dell’istruzione, caratteristica che rendeva possibile uti-lizzare lo schiavo per compiti di amministra-zione della casa o della proprietà terriera o come maestro per i figli.In età arcaica il paterfamilias, cioè il proprie-tario, aveva piena autorità sullo schiavo, ma in epoche piú recenti furono introdotte norme che limitavano l’uso eccessivo del-le punizioni corporali. In ogni caso, anche quando gli schiavi svolgevano ruoli impor-tanti nella vita della famiglia e dell’azienda padronale, essi rimanevano sempre privi di qualsiasi diritto. Lo schiavo, ad esempio, non poteva contrarre un matrimonio valido e i suoi figli erano quindi sempre illegittimi e proprietà del padrone.Lo schiavo diventava o ridiventava libero nel caso in cui il padrone avesse deciso di affrancarlo con la pratica della manumissio, «manomissio-ne». Questa poteva essere effettuata o con un testamento o con l’intervento di una persona che garantiva per lo schiavo davanti ai magistrati.A seguito della manumissio lo schiavo diventava un liberto. Egli acquistava libertà e diritti civili, ma mante-

Questo rilievo raffigura due schiavi che pigiano l’uva. È probabile che il committente abbia fatto raffigurare questa scena per sottolineare il proprio status sociale, mostrando che poteva permettersi di mantenere degli schiavi; II secolo a.C. Venezia, Museo Archeologico.

neva un rapporto di fedeltà con il padrone o con chi ave-va garantito per lui. Inoltre, non poteva citare in giudizio l’ex padrone ed era spesso tenuto a prestargli servizi o a cedergli parte dei suoi guadagni. Diveniva, pertanto, un cliente fedele al suo patrono.

TI RICoRdI...Chi erano i

clienti? Quale impegno li

legava ai patrizi e quali

erano le sue conseguenze?

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321La nascita di Roma e il periodo monarchico

Capitolo 13

FocusLe centurie, l’equipaggiamento dei soldati e la «carriera» del cittadino romano

Classi Centurie

I Classe 98 (18 di cavalleria e 80 di fanteria pesante)

II Classe 20 (fanteria pesante)

III Classe 20 (fanteria pesante)

IV Classe 20 (fanteria leggera)

V Classe 30 (arcieri, ausiliari)

VI Classe 5 (falegnami, fabbri, carpentieri)

L’attribuzione di maggiori diritti politici a chi poteva con-tribuire alla costituzione dell’esercito rispondeva a un criterio di utilità pubblica della proprietà privata. I piú ric-chi avevano piú potere proprio in quanto benestanti, e lo avevano non per la sola influenza economica, ma perché

usavano parte delle loro ricchezze e mettevano a rischio la propria vita, prestando servizio, per garantire la sicu-rezza di tutti e accrescere la potenza di Roma. L’equipag-giamento di un soldato, e ancor piú quello di un cavaliere, a cominciare dalla bestia, rappresentava una spesa molto importante. Ma la possibilità di carriera sociale e politica che si apriva a chi poteva sostenere quella spesa era uno stimolo efficace alla partecipazione dei cittadini al bene comune. Questo scambio tra l’uso dei propri beni e del rischio per-sonale per la città, da una parte, e i privilegi politici ed economici, come l’assegnazione di terre ai soldati a fine servizio, per sé e per la propria famiglia, dall’altra, fu uno dei motori dell’efficace espansione di Roma in tutto il Mar Mediterraneo. L’arruolamento nell’esercito e il servizio mi-litare erano quindi la via maestra per la propria «carriera» come cittadini.

In questo modo le classi piú facoltose soste-nevano maggiori sacrifici personali ed econo-mici per mantenere l’esercito, ma in cambio godevano di maggiori diritti politici e pri-vilegi sociali. Cosí Roma strutturò l’esercito che doveva permettere, nei secoli successivi, la conquista della Penisola.In una nuova assemblea popolare, che pre-se il nome di «comizi centuriati», ogni classe aveva tanti voti quante erano le centurie che

forniva all’esercito, con un evidente pre-valenza del peso politico delle classi su-

periori: la prima aveva da sola 98 voti, tutte le altre insieme ne contavano 95. Col tempo i comizi centuriati ac-quisirono una funzione sempre piú

importante nella vita politica romana e sostituirono i comizi curiati.

Le grandi famiglie patrizie contro la monarchia

Il nuovo sistema permise già agli ultimi re di Roma di inserire nelle classi superiori uomini che non appartenevano alle antiche famiglie patrizie, cioè plebei che ormai avevano il di-ritto di far parte delle classi superiori in base al reddito cui erano giunti grazie alle loro at-

Un fante armato: il suo equipaggiamento è composto da elmo, corazza, schineri, spada (perduta) e scudo; V secolo a.C. Firenze, Museo Archeologico Nazionale.

FocusCome si diventa schiavi e come si riacquista la libertà

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322 Nascita e ascesa di Roma

Unità 3

tività economiche. In questo senso la riforma ebbe un effetto antiaristocratico, perché sostituiva al criterio della nascita quello del successo economico. Servio Tullio è presen-tato infatti dalla tradizione come il sovrano rappresentante dei diritti della moltitudine, in quanto permise l’ascesa di gruppi sociali esclusi dal potere.Tra i nuovi gentiles, cioè tra le famiglie pro-mosse al rango patrizio dal loro censo, ce ne furono diverse di provenienza straniera. Un parziale superamento del rigido sistema del-le antiche gentes fu infatti prodotto anche dalla suddivisione del territorio, definitasi nel corso del V secolo a.C., in 4 tribú urba-ne (Suburana, Palatina, Esquilina e Collina) e 16 tribú rustiche, cioè poste fuori le mura, al posto delle antiche 3 tribú. Ormai Roma atti-rava un numero crescente di immigrati, e i re etruschi, o i primi magistrati alla guida della repubblica, decisero quindi di offrire ai nuovi venuti un inquadramento nell’organizzazio-ne della cittadinanza.La suddivisione per censo e quella per nuove tribú portò alla costituzione di nuove gentes di origine plebea e si ebbe, probabilmente, un periodo in cui le «genti maggiori», i patrizi da maggior tempo, cercavano di distinguersi dalle «genti minori», i nuovi patrizi, che un tempo erano plebei.La reazione dell’aristocrazia delle gentes alla riforma e soprattutto la crescente ostilità nei confronti di una monarchia straniera sem-pre piú autoritaria potrebbero meglio spie-gare la cacciata, nel 509 a.C., dell’ultimo re, Tarquinio il Superbo, attribuita dalle leggen-de al suo carattere e ai suoi eccessi.

La religione: gli dèi protettori della società e della città

Fin dalle origini, la religione svolse per i ro-mani la funzione di garanzia della coesione sociale e della stabilità delle istituzioni ad ogni livello: dagli intimi legami familiari ai privilegi delle classi dominanti, fino ai rap-porti tra le cariche politiche.In epoca piú antica, gli abitanti dei colli lun-go il Tevere adoravano divinità legate ai lavo-ri agricoli, che venivano chiamate generica-

TI RICoRdI...A che cosa

potrebbe alludere la tradizione

della cacciata di Tarquinio il Superbo e

dell’istituzione della

repubblica?

mente «numina», «potenze divine». In segui-to, venuti a contatto con il mondo greco an-che attraverso gli etruschi, ne assimilarono la cultura e importarono divinità elleniche. Gio-ve, lo Zeus dei greci, era il re indiscusso della grande famiglia celeste: a lui, già nel VI secolo a.C., fu edificato uno dei templi piú antichi, nei pressi del colle Palatino. Giunone, moglie di Giove, proteggeva i matrimoni, la fedeltà delle mogli e i parti. Due divinità erano inve-ce di origine romana: Quirino, cioè Romolo, il mitico fondatore della città divenuto un dio, e Vesta . Quest’ultima era la protettrice del focolare domestico e ciò le dava, a Roma, un ruolo di primaria importanza: una simile divinità non aveva altrettanta autorità nella religione dei greci. Una funzione determi-nante ebbe molto presto anche il dio Marte, signore della guerra e guida della città in pie-na espansione nel Lazio e poi nel mondo. Tra i primi templi ve ne furono alcuni dedicati a forze divine meno identificabili con un per-sonaggio antropomorfo, come la Concordia o la Speranza, che esprimevano aspetti positivi della vita, o la Fortuna.Secondo la concezione romana, tutti questi esseri superiori erano costantemente impe-gnati nelle vicende della città, le cui sorti sta-vano loro a cuore sopra ogni cosa. Ai greci veniva lasciata la fantasiosa invenzione di una vita degli immortali coinvolti in amori, banchetti, gare e rivalità reciproche: Roma e ciascuna famiglia romana potevano invece contare sulla costanza, sulla serietà e sulla fe-deltà dei protettori divini. In cambio, i romani concepirono sempre come un dovere civico il rispetto degli dèi, delle offerte, delle feste e dei riti e a questo scopo regolarono le istitu-zioni religiose con la stessa cura e impegno che riservarono a quelle politiche.

Gli dèi della famiglia

Se l’intera cittadinanza si concepiva come una grande famiglia, non a caso guidata dai «patres», cioè dai capifamiglia delle gentes che sedevano in senato, ciascun focolare dome-stico era considerato un universo completo, che aveva le sue gerarchie, le sue leggi e le sue divinità. Il culto di Giove e di Marte proteg-

TI RICoRdI...Qual era la principale

funzione della religione nella vita

della città di Roma?

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323La nascita di Roma e il periodo monarchico

Capitolo 13

Idue templi dedicati a Vesta e alla Fortuna sono, tra quelli giunti fino a noi, i piú antichi. Risalgono al II secolo a.C., ma furono in quell’epoca restaurati su modelli precedenti.

Leggi l’immagineI Templi di Vesta e della Fortuna

20 colonne, disposte a cerchio, circondano l’aula interna, riservata esclusivamente alle vestali, che vi

avevano accesso per mantenere sempre acceso il fuoco in onore della dea. Un’apertura alla sommità del

tetto lasciava uscire il fumo, segno per tutti i romani dell’ardere perpetuo della fiamma.

Il podio e la gradinata di accesso erano tipici dei templi etruschi.

L’uso di colonne portanti e di semicolonne solo decorative

divenne un elemento tipico dell’architettura romana.

Il Tempio di Vesta ha pianta circolare, secondo un modello

greco del IV secolo a.C. Le colonne, di stile corinzio, hanno però

scanalature molto piú profonde di quelle in uso in ambito greco.

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324 Nascita e ascesa di Roma

Unità 3

geva la città, quello delle divinità familiari proteg-

geva in particolare ogni casa e i suoi abitanti. Sulle pareti e in appo-siti tempietti venivano

rappresentati e ve-nerati i lari e i pe-nati domestici, le divinità piú vicine

alla vita quotidiana alle quali si rivolgeva

un culto presieduto dal paterfa-milias. Esse

avevano ori-gine antichissi-

ma. Un tempo spiriti della terra, venerati nelle cam-pagne a garanzia dei raccolti, divennero nella vita della cit-

tà i protettori della casa.

I penati, in particolare, furo-no progressivamente identi-ficati con gli antenati, quasi sempre eroi mitici o figli di dèi e comunque in contatto diretto con il mondo di-vino.

Le istituzioni religiose

Per la grande importanza politica della vita religiosa, il re aveva tra i suoi compiti

quello di presiedere al culto riservato agli dèi. Egli, inoltre, era a capo di una gerarchia di sa-cerdoti con diverse funzioni. I piú importanti erano i pontefici (da pons, «ponte», e facere, «fare»): coloro che, conoscendo e praticando i riti, mantenevano a vantaggio di tutta la co-munità un legame costante tra il mondo uma-no e il mondo divino. Il re ne presiedeva il col-legio in quanto pontefice massimo.

Accanto ai pontefici vi era-no altri ordini di sacerdoti,

ciascuno con il compito di rappresentare la città di fronte

a diverse divinità o in particolari occasioni: i flàmini rendevano un cul-to specifico a Giove, Marte e Quirino,

i principali protettori della città; i salii compivano riti propiziatori in caso di guer-ra, gli arvali purificavano i campi, i feziali

assicuravano la sacralità delle alleanze, le vestali, unico ordine sacerdotale

femminile, erano vergini consacra-te a Vesta e mantenevano sempre acceso il fuoco nel suo tempio, se-

gno della eterna vitalità della città.Un ruolo determinante era svolto da chi inter-pretava il volere degli dèi: gli àuguri e gli arú-spici, eredi dell’arte divinatoria degli etruschi.

I primi leggevano il volo degli uccelli e i fenomeni atmosferici, i secondi il fe-gato degli animali.

Il ruolo di tutte queste figure era inscin-dibilmente religioso e politico e le piú importanti famiglie di Roma

ambivano a collocare propri mem-bri nei diversi ordini religiosi.

Queste due statuette rappresentano le divinità protettrici del focolare domestico, poi identificate con i lari: in comune hanno il gesto di porgere o di ricevere un’offerta con la mano; VII secolo a.C. (a destra), I secolo d.C. (al centro). Roma, Musei Capitolini. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

L’arte divinatoria era praticata anche a Roma, come mostra questo bassorilievo: a destra viene raccontata l’origine divina delle predizioni. L’urna è portata a terra da 6 pescatori con l’aiuto degli dèi. Al centro il dio offre al bambino la sorte (una tavoletta in legno) estratta dall’urna, che la riferisce all’uomo alle sue spalle; I secolo a.C. Ostia, Museo Ostiense.

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325La nascita di Roma e il periodo monarchico

Capitolo 13

La famiglia e i rapporti tra uomo, donna e figli vita quotidiana

Abbiamo sottolineato piú volte la centralità della fa-miglia nella struttura sociale e politica di Roma anti-ca: in questa città l’uomo e la donna sono «qualcu-no» proprio in quanto parte di una famiglia e di un insieme di famiglie.All’interno di ogni casa tutto ruota intorno al pater-familias, come i pianeti rispetto al Sole. Da lui di-pendono i figli, sui quali egli esercita la patria pote-stas, cioè l’autorità assoluta del genitore dominan-te. Gli storici discutono sui limiti che il potere del padre ebbe durante la storia di Roma, soprattutto in epoche successive a quella arcaica. Conosciamo comunque casi in cui egli poteva punire i figli con violenza e addirittura con la morte. Sappiamo che egli aveva l’ultima parola su ogni questione che li riguardava, compreso il loro matrimonio. Inoltre, l’uccisione del padre era considerato il crimine piú orrendo: una colpa che offendeva gli dèi e gli uomi-ni e prevedeva una morte tra atroci tormenti.L’autorità del capofamiglia si esercitava anche nei suoi rapporti con la moglie. La donna era in tutto

sottomessa al marito e relegata in casa. Non aveva, come invece accadeva presso gli etruschi, beni per-sonali e autonomia: tutta la sua dignità le derivava dal legame con il marito. La donna non partecipava ai banchetti con gli uomini. Gli estranei, ma anche gli amici o i colleghi del marito, non le rivolgevano la parola se non in rare occasioni. E quando questo accadeva, non usavano il suo nome personale (il prenomen), ma solo quello della gens (il nomen) di appartenenza.Vediamo nell’immagine la rappresentazione ge-rarchica di una famiglia romana. Essa poteva com-prendere, come sappiamo, anche un certo numero di schiavi, proprietà personale del capofamiglia. La stele funeraria riprodotta qui sotto risale al I seco-lo a.C. e rappresenta una coppia. Si noti la severa dignità degli sposi e la rispettosa distanza tra di loro: atteggiamenti che possiamo confrontare con quelli degli etruschi rappresentati nel Sarcofago degli sposi di Cerveteri, che abbiamo presentato a pagina 262.

A sinistra, stele funeraria della famiglia di Longidieno; I secolo d.C. Ravenna, Museo Nazionale. A destra, stele funeraria raffigurante due coniugi; metà del I secolo a.C. Roma, Palazzo dei Conservatori.

1 Il paterfamilias e, al suo fianco, la moglie.

2 I figli.

3 Gli schiavi, pro-prietà del padrone.

4 L’uomo è a capo scoperto.

5 La donna è vela-ta, ma la mano è rap-presentata nell’atto di coprirsi pudica-mente anche il volto, per non esporsi allo sguardo di estranei.

3

1

2

4 5

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326 Nascita e ascesa di Roma

Unità 3

Il potere del patriziato romano, cioè dei membri del-le gentes, era basato sul possesso delle terre stabi-lito in età molto antica. Sappiamo che durante il VI secolo la proprietà minima di una gens era misurata in 2 iugeri di terreno. Uno iugero corrispondeva alla superficie di terreno che un paio di buoi attaccati allo stesso giogo (iugum) riusciva ad arare in una giornata. Si trattava di circa 2.500 m2. Gli iugeri ap-partenenti a una famiglia nobiliare erano 2 perché vigeva il sistema della rotazione delle coltivazioni su due campi: ogni anno uno era coltivato, l’altro era lasciato a riposo. A questa proprietà privata del-le terre coltivabili si aggiungevano terre occupate da boschi e pascolo, di proprietà collettiva.Un sistema economico e sociale basato soltanto sull’agricoltura e sulla trasmissione ereditaria della terre favoriva certamente la rigidità della divisione in classi sociali: le terre, ormai divise in epoca re-mota e trasmesse invariate ai figli, non aumentavano e quindi non c’erano nuo-ve famiglie che si affacciavano ai vertici della società.

Roma, tuttavia, fin dalla sua nascita non fu solo un centro agricolo, ma, grazie alla sua posizione, divenne ben presto anche un centro commercia-le. E dunque fin dagli inizi un’ampia parte della popolazione era certamente dedita agli scambi e all’artigianato, piú che alla produzione agricola.Inoltre la città era in continua espansione. Si cal-cola, a questo proposito, che la sua popolazione fosse già, nei primi decenni del VI secolo a.C., cioè al termine della fase regia latino-sabina, di oltre 20.000 abitanti, compresi quelli che risie-devano fuori le mura. Un secolo dopo, al termine del periodo monarchico, Roma e il suo territorio, che ormai giungeva al mare e comprendeva i colli Albani e altri territori, ospitava circa 50.000 abi-tanti, divisi, come abbiamo visto, nelle 4 tribú entro le mura (circa 15.000) e nelle 16 rustiche (i restanti).Questa numerosa popolazione, in continuo in-cremento anche a causa del sopraggiungere di immigrati dai centri dell’Italia centrale, compren-deva un numero sempre piú consistente di nuovi proprietari terrieri (nelle terre conquistate e sot-tomesse) e di mercanti con un giro di contatti e di affari in crescita. Era dunque evidente che la tradizionale ripartizione dei ruoli sociali, basata sulla divisione delle antiche terre, non poteva piú reggere.

Roma, da sempre centro agricolo e commercialesocietà ed economia

Nelle immagini vediamo le attività principali su cui si fondava l’economia romana: il lavoro nei campi, rappresentato dalla statuetta del 400 a.C. circa (sopra) e il commercio in città del quale si vede un aspetto nella scena di mercato (a fianco) nel bassorilievo del II secolo a.C. Roma, Museo Nazionale di Villa Giulia. Ostia, Museo Ostiense.

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327La nascita di Roma e il periodo monarchico

Capitolo 13

Le origini di Roma. Esaltate in epoche successive con leggende che le ricollegano alla leggendaria tradizione della Guerra di Troia, le origini di Roma sono in realtà legate a un’alleanza, stretta intorno alla metà dell’VIII secolo a.C., tra un gruppo di villaggi posti sui colli che si elevano sulla riva sinistra del Tevere. Il primo villaggio abitato è posto sul colle Palatino, che verrà sempre considerato l’area piú sacra della città. I villaggi federati si cingono di mura e si danno un capo: un re. La nuova città si sviluppa rapidamente grazie alla sua posizione strategica, che ne fa un attivo centro commerciale.

Il periodo monarchico. Per 2 secoli e mezzo circa (metà VIII secolo-fine VI secolo a.C.), Roma è guidata da re eletti a vita dal senato. Questi sovrani guidano l’esercito, hanno il potere giudiziario e presiedono ai culti re-ligiosi. La tradizione ci ha tramandato i nomi di 7 re, ma essi dovettero essere in numero maggiore. Il periodo monarchico può essere suddiviso in due fasi: quella dei re latino-sabini (fino all’inizio del VI secolo a.C.) e quella dei re etruschi (VI secolo a.C.). Sotto i primi si stabilizzò l’organizzazione sociale e religiosa e la città ebbe una prima espansione nell’area dei colli Albani e sulla costa, dove sorgerà il porto di Ostia. Sotto i secondi, Roma si abbellisce di opere pubbliche e diventa una vera città al livello dei maggiori centri etruschi. Gli ultimi sovrani introducono anche riforme politiche, che estendono i diritti politici alla parte piú ricca della plebe e a molti stranieri. Le tensioni intorno a queste riforme spiegano probabilmente la cacciata dell’ultimo re, accusato di atteggiamenti tirannici.

La società romana. L’originaria gerarchia sociale romana è basata sull’appartenenza della classe dirigente (i gentiles o patrizi) a clan plurifamiliari che vantano la comune discendenza da un unico antenato: le gentes. Il po-tere delle gentes si basa, in realtà, sul possesso delle terre. I patrizi partecipano ai comizi curiati, dove eleggono i senatori, che costituiscono il senato. Questo ristretto collegio elegge il re e lo affianca nell’opera di governo. La plebe, cioè la restante parte della popolazione di cittadini liberi, è priva di diritti politici, anche se ne fanno parte mercanti e artigiani che raggiungono un certo benessere economico. La Riforma Serviana, introdotta sul finire del VI secolo a.C., prevede una divisione dei cittadini in base a 6 classi di censo. Tale riforma apre le porte alla partecipazione politica anche alla parte piú ricca della plebe. Anche la suddivisione del territorio in 4 tribú urbane e 16 tribú rurali permette agli stranieri di entrare a far parte della cittadinanza.

FASE DEI RE LATINO-SABINI

FASE DEI RE ETRUSCHI

MONARCHIA (VIII-VI SECOLO A.C.)

Organizzazione sociale e religiosa. Prima espansione territoriale

Edilizia pubblica. Espansione economica.Riforma censitaria della società

IX-VIII SECOLO A.C. SVILUPPODI VILLAGGI SULLA RIVASINISTRA DEL TEVERE

METÀ VIII SECOLO A.C.I VILLAGGI SI ALLEANO TRA LORO,

COSTRUISCONO MURAED ELEGGONO UN REX

sintesi

mAPPA ConCETTuAlE

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328 Nascita e ascesa di Roma

Unità 1

VErIfICA dEllE ConosCEnzE

1 dove nacque la città di roma e perché?

..........................................................................................................................................................................................................................................................................

..........................................................................................................................................................................................................................................................................

2 Individua quali tra le seguenti affermazioni sono vere e quali false. V f

a) Il sito in cui sorse Roma era ricco di terre fertili.

b) Roma sorse in un punto strategico per i percorsi commerciali che attraversavano l’Italia da nord

a sud e dagli Appennini al Mar Tirreno.

c) Gli insediamenti piú antichi di Roma si svilupparono sul colle Palatino e sull’Isola Tiberina.

3 riassumi in quattro righe il capitolo appena studiato e trova un nuovo titolo.

Titolo ............................................................................................................................................................................................................................................................

Sommario .................................................................................................................................................................................................................................................

..........................................................................................................................................................................................................................................................................

..........................................................................................................................................................................................................................................................................

..........................................................................................................................................................................................................................................................................

4 metti nel giusto ordine cronologico i seguenti avvenimenti numerandoli da 1 a 5 e indica la data esatta di ognuno di essi.

a) Re etruschi ...........................................................

b) Istituzione della Repubblica ...........................................................

c) Re latino-sabini ........................................................... - ...........................................................

d) Primo insediamento romano sul Palatino ...........................................................

e) Alleanza tra i villaggi romani (Septimontium) ...........................................................

5 Il 753 a.C. è, secondo la tradizione, la data della fondazione della città di roma. spiega a quali avvenimenti cor-risponde questa data, sia secondo il racconto mitologico, sia in base alla ricostruzione degli storici.

a) leggenda b) storia

6 Completa la seguente tabella spiegando sinteticamente quali erano i poteri e le attribuzioni dei re romani.

a) Potere militare ...............................................................................................................................................................

b) Potere .................................................. Il re stabiliva le leggi per tutta la comunità

c) Potere giuridico ...............................................................................................................................................................

d) Potere religioso ...............................................................................................................................................................

7 Come saliva al potere il re? a) Per ereditarietà. b) Per elezione da parte del senato. c) Per acclamazione da parte dei soldati.

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329La nascita di Roma e il periodo monarchico

Capitolo 13

8 I re di roma: a) Furono sicuramente sette. b) Furono sicuramente di origine latina, sabina ed etrusca.

c) Furono tutti e sette etruschi, tranne il primo: Romolo.

9 Quanto restavono in carica i re romani? a) Duravano in carica un solo anno. b) Erano eletti a vita. c) Duravano in carica 5 anni.

10 Completa la seguente tabella inserendo per ogni fase del periodo monarchico i relativi avvenimenti.

a) VIII-VII sec. re latini e sabini b) VI sec. re etruschi

11 su quale criterio si basa la riforma serviana? Perché essa permise un allargamento dei diritti politici? Che rela-zione esisteva tra ricchezza, partecipazione alla vita politica ed esercito romano?

12 spiega sinteticamente i seguenti termini: Septimontium – Rex – Paterfamilias – Centuria – Decuria – Gentiles – Pa-

trizi.

la fondazione e le fasi piú antiche della storia di roma sono state oggetto di narrazioni mitologiche e leggen-darie. Approfondisci alcune di esse anche attraverso opportune ricerche, rispondi alle domande e poi scrivi una breve trattazione sull’argomento proposto.

a) Come avviene la fondazione di Roma secondo la leggenda?

b) Chi è il fondatore di Roma, in base a quanto narrato da Virgilio nell’Eneide? Chi è il progenitore dei romani?

È un umano o un semidio?

c) Cosa racconta la leggenda del «ratto delle Sabine»?

d) Chi furono i protagonisti della fase monarchica di Roma?

e) Scrivi una breve trattazione in cui metti a confronto realtà storica e leggenda della storia di Roma,

individuando gli elementi di verità storica presenti anche nelle narrazioni mitologiche.

VErIfICA dEllE ComPETEnzE

Competenze disciplinari Capacità di collocare ogni evento nella giusta

successione cronologica; guardare alla storia come a una dimensione significativa

per comprendere, attraverso la discussione critica e il confronto fra una varietà di prospettive e interpretazioni, le radici del presente.

Competenze trasversali Risolvere problemi; individuare collegamenti e relazioni.

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