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Macchie di velocità Marzo 2012 - N°1 Marchionne uno e bino Orgoglio senza pregiudizio Botte e risposte Com’è lenta la TAV Viviamo in un mondo che ha trasformato il sensazionale in ordinario Il Joystic del capitano

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Page 1: Velocita macchie

Macchiedi velocità Marzo 2012 - N°1

Marchionne uno e binoOrgoglio senza pregiudizioBotte e risposteCom’è lenta la TAVViviamo in un mondo che ha trasformato il sensazionale in ordinarioIl Joystic del capitano

Page 2: Velocita macchie

La macchia è genericamente considerata il segno evidente di un errore irrimediabile. Destinato a produrre i suoi effetti in maniera permanente. Fino ad influenzare o addirittura compromette-re la vita stessa dell’uomo così come accade al protagonista della “la macchia umana” di Phill Roth. Ma questa, definitivamente negativa, non è la sola interpretazione possibile. Al contra-rio la macchia può essere rappresentata anche come una interruzione emotiva di un percorso logico. Che di per se non è un male perché indu-ce a riflessioni e ripensamenti che, in un mondo dominato dalla velocità, quasi mai possono av-venire volontariamente. La macchia restituisce quella imprevedibilità che una vita sempre più programmata ci toglie. Perché la traiettoria di un pensiero subisce modifiche proprio per effet-to della macchia al punto di provocare momen-tanee interruzioni o addirittura inversioni, del rapporto tra causa ed effetto. E siccome il futuro ci parla di velocità crescente anche la proba-bilità di incorrere in una macchia è destinata a rafforzarsi. E così la macchia diventa la più puntuale rappresentazione di quegli scenari di cambiamento che dominano la nostra vita. E la necessaria casualità che le deriva dalla sua na-turale impenetrabilità, ci toglie definitivamente ogni illusione circa la possibilità di dominare completamente il nostro futuro.

Page 3: Velocita macchie

Piccole o grandi. Ma sempre macchie

Marchionneuno e bino

“ “ “E’ indispensabile ridur-re la capacità produt-tiva dell’Europa, oggi superiore del 20% alle necessità” (Dichiarazione di Sergio Marchion-ne 20 marzo 2012 Bruges)

Sergio Marchionne è abi-lissimo nell’enunciare con-cetti tra loro opposti facen-doli apparire come una conseguenza logica l’uno dell’altro. E così la denun-cia di una intollerabile sovracapacità produttiva in Europa finisce per con-ciliarsi con l’apertura di

un nuovo stabilimento in Serbia, la ricerca della più spinta produttività anche se applicata a stabilimenti svuotati dalla cassa inte-grazione incontra il plau-so della politica e degli imprenditori e la rinnovata conferma degli obiettivi di “Fabbrica Italia”, raddop-pio della produzione degli stabilimenti nazionali entro il 2014, rimane a portata di mano. Poco importa se nel frattempo il vertiginoso calo delle vendite non ac-cenna ad arrestarsi.

Page 4: Velocita macchie

“Non sopporto tutte questa auto elettriche che nessuno vuole! Sal-vo qualche snob che considera trendy avere una vettura plug in. Va anche bene ma non a spese del contribuente: per ognuno di questi veicoli lo stato da un contributo di 7500 dollari. E allora io reagisco provocando: sono orgoglioso del mio grosso pick up Dodge e dell’impronta ambientale che lascio ovunque vado”(Il repubblicano “Joe l’idraulico” si candica alla presidenza degli Stati Uniti).

“Si al cioccolato ma senza grassi; si al caffè ma decaffeinato; si alla Coca Cola ma dietetica. Il consumismo illimitato ha riscritto le regole del godimento. Che deve essere salubere e controllatto. L’obiettivo è quello di epurare ogni piacere.(Slavoy Zizek, filosofo e psicanalista)

Famoso per aver avuto una accesa discussione con Obama sulle tasse durante un comizio dell’allora candidato democratico, l’idrau-lico più famoso d’America preso a testimone del comune sentire del cittadino americano, si scaglia contro la “moda” dell’auto eco-logica. Difficile dargli torto. La Volt, ibrido di ultima generazione, della GM giace nei piazzali di stoccaggio, gli investimenti massic-ci (in larga parte governativi) sull’auto elettrica di Renault stentano a produrre i attesi e così all’orizzonte si profila un altro clamoroso insuccesso dopo quello dell’Idrogeno. C’è perfetta coerenza con il filosofo e psicanalista Slavoy Zizek perché l’auto elettrica e quella ecologica in generale poco hanno a che fare con quello che una volta si chiamava piacere di guida.

“Orgoglio senza pregiudizio”

Page 5: Velocita macchie

“Sarebbe ora che Sky Italia ricominciasse a trasmettere la Formula 1”.(Messaggio via twitter inviato dal vice direttore della Gazzetta dello sport Umberto Zappelloni durante la telecronaca del Gran Premio di Australia a Andrea Sscorasati, Carlo Vanzini e Annalaure Bonnet, rispettivamente vididi-rettore, telecronista e collaboratrice di SKY Sport)“Prendiamo atto della scelta di campo fatta dal vice direttore della Gazzetta dello sport. Anche il Giro d’Italia su SKY ?”(Rsiposta della account di RAI al termine della gara)

Per colpa di twitter scoppia la guerra tra la Gazzetta e la Rai. Eppure fino ad oggi i rapporti erano stretti con coproduzioni editoriali basate sull’utilizzo delle immagini e dei filmati delle teche Rai. Senza dimenticare che Pino Al-lievi, l’inviato ai GP, del quotidiano sprtivo è ospite fisso della trasmissione di approfondimento “pole position”

“Botte e risposte”

Page 6: Velocita macchie

“La nuova ipotetica linea, suscitarice di tanto sciagurato trambusto distillerebbe solo una mezz’ora in meno” (rispetto agli attuali tempi di percorrenza sulla tratta Milano - Parigi )(Intervento di Guido Ceronetti su La Stampa di giovedì 22 marzo 2012)

Sempre più spesso l’ebbrezza della velocità si nutre di cifre invece che di sensazioni. Ed è l’astrazione costituita dalla velocità istantanea a prendere il posto di quelle valutazioni, quelle si davvero concrete, che la fisica antica e me-dievale traeva dal confronto o da un risultato. Per le quali un corridore che corre due volte più veloce di un altro arriva alla meta in metà tempo, oppure percorre uno spazio doppio ri-spetto al rivale. E la velocità era sempre corre-lata allo sforzo necessario per raggiungerla. Al contrario del concetto di velocità istantanea, che sfugge ad ogni rapporto di causa ed ef-fetto. Fino a nasconderci una grande verità. I migliori risultati si ottengono quando si au-mentano le velocità basse mentre quando si ha a che fare con le alte velocità il risultato tende asintoticamente a zero. Passare da 30 a 60Km/h vuol dire guadagnare 1’ a Km ma un ulteriore incremento a 120 km/ produce un guadagno della metà mentre l’energia neces-saria quadruplica.La tecnologia complica la percezione etica del-la responsabilità, nasconde le conseguenze, le

“Viviamo in un mondo che ha trasformato il sensazionale in ordinario”(Dal libro la “Società eccitata” di Christoph Turke)

Il risultato è la deriva dell’attuale design automobilistico verso forme che privilegiano una ag-gressività che, imbrigiata dalle norme sempre più restrittive e dalla crescente densità del traffi-co, diventa un segnale di indifesa impotenza. Fanno la faccia feroce. Forme scolpite e sbalzi aggettanti. Le auto denunciano una propensione alla velocità che, paradossalmente, si esprime soprattutto da fermo. Una volta in movimento, infatti, la velocità finisce per rivelarsi un credito inesegibile. E i costi legati alla irraggiungibile utopia della prestazione si trasformano in una costosa ed inefficiente zavorra. Perché auto progettate per uno scenario virtuale, che acquista concretezza solo nella testa degli uomini di marketing, denunciano un imbarazzante disagio una volta impegnate nel mondo reale.

Com’è lenta la TAV

Page 7: Velocita macchie

fa apparire più leggere.(Giancarlo Bosetti a commento del comporamento del comandante Schettino nel naufragio della Costa Con-cordia. La Repubblica giovedì 19 gennaio 2012)

Quando tutto sarà connesso in rete – dal pacemaker di un cardiopatico al container che arriva dalla Cina, dagli elettrodmestici di casa alle autostrade e alle auto che le percorrono, le ultime barriere che separano il mondo reale da quello digitale cadranno.(Marco Magrini, Nova 24 29 gennaio 2012)

Ma ci possiamo davvero fidare di un mondo il cui ac-cesso è necessariamente mediato dal computer. Dav-vero i robot, come il Robi Robot, protagonista del film “il pianeta perduto” insegna, sono fondamentalmente onesti ? In realtà i sempre più diffusi comandi by wire che sostituiscono i tradizionali collegamenti meccanici introducono qualche elemento di dubbio. In quel caso, infatti, gli ordini impartiti dal pilota che agisce sui co-mandi sono solo richieste destinate, prima di essere attuate, a passare al vaglio di computer che ne veri-ficano preventivamente la coerenza rispetto all’equili-brio dinamico del veicolo in quel dato istante e solo successivamente certifica, se è il caso, il comando del pilota. Del tutto inconsapevole di scelte sulle quali non può influire. E non ci sarebbe da stupirsi se un giono l’elettronica imparerà a dire bugie, purché per il no-stro bene. Ma chi deciderà qual è il nostro bene?

Il Joysticdel capitano

Page 8: Velocita macchie

C’è un dettaglio che misura l’imbarazzo del-la Ferrari in questo avvio di stagione. Anche questa volta, come negli ultimi tre anni, non c’è nessuno che abbia a ridire sulla macchina pensata a Maranello per il 2012. (…) Nem-meno sugli scarichi la Ferrari è stata contesta-ta. (…) Sono andati a Melbourne con quelli normali. Regolamentari. Lenti

(Marco Mensurati, La repubblica 22 marzo 2012)

La stagione 2012 di Formula 1 verrà ricor-data come quella dell’effetto Coanda, quel-lo che la Ferrari, almeno per ora, non pare essere riuscita ad interpretare correttamente. Henry Marie Coanda nato a Bucarest alla

fine dell’800 era un ingegnere aeronautico. A lui si deve la scoperta della proprietà di un fluido di seguire senza distaccarsene una superficie concava o convessa, a patto che la curvatura non sia troppo accentuata. Le nuo-ve norme tecniche che impongono agli scari-chi del motore di arrestarsi ad una distanza compresa tra 500 e 1200 mm dall’asse po-steriore sembravano impedire lo sfruttamento dei gas di scarico ai fini dell’aumento della deportanza aerodinamica. Sfruttando l’effet-to Coanda, però, si riesce a definire un vero e proprio prolungamento “virtuale” degli scarichi sfruttando la convessità e la conca-vità della parte poseriore della carrozzeria della monoposto recuperano almeno in parte (30%) il carico perso.

Con l’aria che tira