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G www.regione.veneto.it DALLA COREA DEL SUD ... CON AMORE INSERIRE TITOLO INTERVISTA LA DIFFICILE ARTE DI ESPORTARE IN BRASILE La rivoluzione alimentare nasce da un “Piano Verde” MAROCCO Veneto Glob @ l I.P.

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dossier a cura di

Settembre 2015

I.P.

www.regione.veneto.it

Veneto Glob@l

IL PORTODI VENEZIASi torna ai commerci e alle rotte intercontinentali

DOGANE, MENO BUROCRAZIA MENO COSTI MONTEBELLUNA LO SPORTSYSTEM HA CAMBIATO PELLE CANADA: GLI ACCORDI CON L’EUROPA RIAPRONO IL MERCATO ALL’ITALIAN FOOD

www.regione.veneto.it

dalla Corea del sud... Con amore

inseriretitolointervista

la diFFiCile arte di esportare in Brasile

la rivoluzione alimentare nasce da un “piano verde”

maroCCo

Veneto Glob@l

I.P.

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portinuovi mercati

Lo sviluppo della filiera agroalimentare è un impegno prioritario a cui il Governo marocchino ha dedicato diverse iniziative. La principale è il Piano “Maroc Vert” (Marocco Verde) avviato otto anni fa e supportato da consistenti finanziamenti (circa 1,3 miliardi di euro all’anno) in aggiunta ad agevolazioni fiscali e a diversi incentivi per chi investe

Marocco: la rivoluzione aliMentare nasce da un “Piano verde”

Agroindustria in forte crescita, ma il Paese ha bisogno di importare tecnologia sia nel settore produzione che della trasformazione. Cambiano anche i consumi e grazie allo sviluppo dei canali GDO e Horeca, c’è spazio anche per le specialità italiane

per chi investe. I risultati ci sono e si sono tradotti, in questi anni, in un aumento del 7,6% annuo in media del Pil agricolo che ormai supera ampiamente i 10 miliardi di euro in parallelo con una cresci-ta del 34% delle esportazioni (cir-ca 2 miliardi di euro). Sono anche raddoppiati gli investimenti e nel Paese ci sono ora 250 mila ettari di colture con irrigazione a goc-cia. L’obiettivo, nei prossimi anni, è di raggiungere l’autosufficienza del Paese almeno per i prodotti primari e contestualmente di far crescere il livello di produttività dell’intera filiera agroalimenta-re e le esportazioni in direzione

dell’Unione Europea, mercati asiatici, mediorientali, dell’Africa mediterranea e subsahariana e della Russia.In parallelo con la trasformazione economica del Paese si è verificata anche una importante evoluzione del mercato interno che riguarda sia le abitudini di consumo che i canali di distribuzione con un of-ferta sempre più ampia di prodotti di diversa provenienza. Il Paese, in sostanza, presenta uno scenario in movimento su più fronti dove da tempo si sono inserite imprese spagnole, francesi e in misura cre-scente anche capitali provenienti dai Paesi del Golfo. L’Italia registra

Il Marocco (33 milioni di abitanti) è attualmente considerato come il più stabile dei Paesi del Norda-frica anche se condivide con gli altri Stati del Maghreb (Egitto, Algeria,Tunisia) molti problemi: disoccupazione giovanile, forti disuguaglianze sociali. In questo contesto, lo sviluppo dell’intera filiera agroalimentare è un impe-gno prioritario del Governo a cui sono dedicate diverse iniziative. La principale è il Piano “Maroc Vert” (Marocco Verde) avviato otto anni fa e supportato da consistenti finanziamenti (circa 1,3 miliardi di euro all’anno) in aggiunta ad age-volazioni fiscali e incentivi diversi

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nuovi mercati

Agroindustria in forte crescita, ma il Paese ha bisogno di importare tecnologia sia nel settore produzione che della trasformazione. Cambiano anche i consumi e grazie allo sviluppo dei canali GDO e Horeca, c’è spazio anche per le specialità italiane

Filiere agricole emergentiOlio La coltivazione dell’ulivo copre il 60% della superfici dedicate a pro-duzioni arboree. Qualità coltivate: in grande prevalenza Picholine, se-guita da Haouzia e Menara. La cre-scita di questo settore è uno degli obiettivi chiave della prossima fase del Piano Maroc Vert. In cifre, il Go-verno di Rabat punta a un aumento del 76% delle superfici dedicate e del 260% della produzione, sia attra-verso interventi di modernizzazione nella meccanizzazione di raccolta e prima trasformazione, sia nell’ado-zione di nuove specie (arbequina, arbosana, koroneiki). Ma soprat-

tutto, a livello di “sistema”, si tratta di abbreviare i tempi tra raccolta e trasformazione con l’installazione di un maggior numero di frantoi mo-derni nelle diverse località. Quelli attualmente esistenti sono spesso obsoleti e comunque insufficienti a coprire un’attività svolta in mas-sima parte da piccoli produttori diffusi sul territorio. Tra le iniziative di punta, da segnalare il polo agri-colo di Meknes (www.enameknes.ac.ma/content/agropole) che offre una serie di infrastrutture e servi-zi di supporto ai produttori locali: prima lavorazione del prodotto, logistica, ricerca, formazione. Oltre

un consistente ritardo, ma le possi-bilità di recupero non mancano. In particolare, per le imprese venete si aprono numerose opportunità che riguardano sia le esportazioni sia possibili iniziative di investimen-to e localizzazione. Che in estrema sintesi si possono riassumere nei seguenti punti:Fornitura di tecnologie lungo tutta la filiera (dalla terra alla tavo-la): attrezzature agricole e impianti di prima lavorazione, irrigazione, movimentazione e stoccaggio dei prodotti, macchinari industriali per trasformazione e packaging, impianti refrigerazione.Investimenti in loco orientati sia al mercato locale sia ai mercati contigui Esportazione di specialità orien-tate al segmento alto di mercato coperto da ceto medio urbano, grande distribuzione organizzata, ristorazione e industria alberghiera.

agricoltura: una crescita sostenutaL’attività agricola copre il 15 % del Pil nazionale, a cui si aggiunge una quota pari al 4% dell’industria di trasformazione. Complessivamen-te queste due filiere coprono il 16% delle esportazioni e occupano il 46% della popolazione attiva. Tra il 2008 e il 2012, le superfici coltivate si sono ampliate dell’11% e attual-mente coprono 8,7 milioni di ettari. Con il raccolto 2014/2015 il Maroc-co ha conquistato un record stori-co: 55 milioni di quintali di grano tenero, 32 milioni di quintali di l’or-zo e 22 milioni di il grano duro. Il Paese però resta importatore netto di prodotti agroalimentari con par-ticolare riguardo a cereali, zucchero (il 70% del fabbisogno è importato), oli vegetali, prodotti lattiero-case-ari. In cambio, si colloca al primo posto nelle classifiche mondiali per l’esportazione di alcune specialità come i capperi, l’olio di argan e i fagiolini, al terzo per l’olio d’oliva (con una quota dell’export mondia-le superiore al 10%), al quarto per pomodori e clementine.

““l’agricoltura copre il 15% del Pil nazionale, a cui si aggiunge una quota pari al 4% dell’industria di trasformazione

Capitali dal Golfo

lo sviluppo del settore agroindustriale in Marocco sta raccogliendo un crescente interesse da parte delle monarchie del Golfo. In occasione di

una recente visita, il Ministro delle finanze del Qatar, Ali Sheriff Al Emadi, ha donato 136 milioni di dollari (pari a circa 100,74 milioni di euro) per cofinanziare due progetti. Il primo, del valore complessivo di 61 milioni di dollari, prevede l’irrigazione di 2.500 ettari situati nella provincia settentrionale di Ouazzane (tra Tangeri e Tetouan) e la diversificazione delle coltivazioni già esistenti introducendo alberi da frutto, prodotti ortofrutticoli e foraggio per il bestiame. La seconda iniziativa, del valore complessivo di 109 milioni di dollari ha l’obiettivo di razionalizzare l’attività della transumanza nelle regioni meridionali del Paese. Prevede, tra l’altro, la creazione di cooperative ad hoc per incrementare e valorizzare la produzione animale.

Una macelleria tradizonale al mercato di Ouazzane

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profumeria e nella pro-duzione di cosmetici. Il Governo punta a quali-ficare il settore con un programma dedicato di ricerca scientifica e la redazione di un co-dice di regolamentazio-ne del settore (Codex Aromaticus). Il maggio-re operatore del settore (idrodistillazione ed estrazione di solventi) è il gruppo francese Na-turex (www.naturex.fr) in aggiunta a diversi gruppi locali come santis (www.santis-co.com), agrinmaroc (www.agrinmaroc.ma), Haddou (www.haddou.ma), benmchaib (www.benchaib.ma),babasidi (www.babasidi-herbs.com), atlas (www.herbier-atlas).Datteri Il Marocco copre il 3% della produzione mondiale con alcuni prodotti di pregio coperti da deno-minazione geografica protetta.Ortaggi La produzione è concen-trata soprattutto in aree agricole

nuovi mercati

irrigate nelle regioni di Meknes-Ta-filalet, Tangeri-Tetouan, del Gharb e Sousse Massa Draa. Copre una vasta gamma di prodotti: pomodo-ri, fagiolini, patate, aspargi, pepe-roni, zucchine, melanzane. è una filiera che nelle sue componenti più qualificate ha forti prospetti-ve sia sul fronte dell’esportazione (principalmente fagiolini, pomo-dori, e conserve per un valore su-periore ai 750 milioni di euro) che su quello della forniture al merca-to interno (approvvigionamento della Grande Distribuzione).Vino Può essere una curiosità, in un Paese islamico con una tassa-zione piuttosto consistente degli alcolici, ma il Marocco, con una produzione di 40 milioni di bot-tiglie e un fatturato di 170 milioni di euro è il secondo produttore di vino del mondo arabo. Eredità che deriva dalla fornitura di vini da taglio destinati alla Francia, fio-rente nel passato. La produzione si articola tra Casablanca, Meknès ed Essaouira.

Con il Piano “Maroc Vert”, il Marocco ha adottato un modello di sviluppo innovativo basato sul concetto di aggregazione, attraverso il quale si cerca di superare il la frammentazione territoriale con operazioni di affiliazione tra imprese, per facilitare il loro sviluppo tecnologico, l’accesso al credito e quindi al mercato.

““il Piano maroc Vert prevede di far crescere la produttività dell’intera filiera agroalimentare e di aumentare l’export

alla Lesieur francese operano nel settore alcune imprese di medie dimensioni, locali e straniere.Agrumi La produzione ammonta a circa 2 milioni di tonnellate e occupa il 47% delle aree irrigate. Il Piano Maroc Vert prevede una forte crescita sia delle superfici dedicate (+52%) che della produ-zione (+70%) con forti incentivi ai programmi di irrigazione, sele-zione delle piante, trattamento del prodotto, calibrazione, stoccaggio in atmosfera controllata, confezio-namento. Più di un quarto della produzione è destinata all’esporta-zione (circa 500mila tonnellate di cui l’80% clementine) per un valore che si avvicina ai 250 mlioni di euro. Il Marocco ha puntato fortemente sul mercato russo e ora sta cer-cando di diversificare in direzione dell’Asia e dei Paesi del Golfo. Piante aromatiche e medicinali Col-tivate principalmente nelle regio-ni montuose del Rif e del Medio Atlante hanno largo impiego in

Le “AgroPoLes” deL PLAn Vert

Aree per contratti di sviluppo con imprese pilota da da definire, studio fattibilità in corso. Produzioni previste latte, agrumi, olivi, ortofrutta, carni, prodotti tipici

102 ettari per agrumi, olivi, ortofrutta, carni

130 ettari per agrumi, olivi, ortofrutta, carni, cereali

208 ettari per agrumi, olivi, ortofrutta, carni

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IGP. Di seguito sono indicate le de-nominazioni più impoertanti per le quali il Marocco ha ottenuto il rico-noscimento, con indicata tra paren-tesi la regione di produzione: olio d’oliva (Tyout-Chiadma), olio d’ar-gan (Meknès), clementine (Berka-ne), zafferano (Taliouine), carne d’a-gnello (Béni Guil), melograni (Sefri Ouled Abdellah), fichi di Barberia (AïtBaâmrane, mandorle (Tafraout), miele Zaqqoum (Tadla Azilal), datte-ri Boufkous e Aziza Bouzidi (Figuig), rose (Kelâat M’gouna-Dadès),Produzioni biologiche La bioagricol-tura è considerata come una delle filiere dotate di maggior potenziale per aumentare il valore aggiunto dell’agricoltura e l’occupazione considerata anche la vasta disponi-bilità di terre sostanzialmente non inquinate da fertilizzanti, fitofarma-ci e trattamenti diversi. Lo Stato ha siglato un contratto di sviluppo con l’Associazione locale di riferimento (Amabio: Association Marocaine de la filière des productions biolo-giques) finanziato con 100 milioni

di euro) che prevede un aumento delle superfici dedicate dagli attuali 3.800 ettari a 40 mila ettari e della produzione (principalmente agru-mi, olio, ortaggi e prodotti trasfor-mati) da 13 mila a 60 mila tonnel-late. Coperto anche il settore delle carni con un obiettivo di 5 mila tonnellate anno di carni bianche e di 875 tonnellate di carni rosse. Il settore beneficia di numerose agevolazioni sotto forma di premi per chi esporta, contributi in conto capitale per chi investe ed esen-zioni iva e doganali per materiali e attrezzature importate, rimborsi fino al 70% per le spese di certifi-cazione. Gli enti di certificazione operanti nel Paese sono Ecocert Qualité France, Afaq-Ascert Interna-tional, Sygma-Procert. Per maggio-ri informazioni: www.fellah-trade.com/fr/developpement-durable/contrat-programme-2011-2020-fi-liere-biologique Mercato Halal Analogamente ad altri Paesi, il Marocco ha avviato un servizio di certificazione per prodotti Halal (conformi alle regole islamiche). La normativa è stata messa a punto dall’Institut Marocain de Normali-sation (IMANOR) sulla base delle specifiche della Organizzazione di cooperazione islamica. L’obiettivo è di consolidare il Marocco come piattaforma produttiva globale per questo mercato con un potenziale di 1,3 milioni di consumatori nel mondo di cui 17 milioni in Europa. Sito Imanor: www.imanor.ma.

Allevamento Il Paese, con 25 milioni di capi di bestiame ovino, caprino e bovino è largamente autosuffi-ciente per la produzione di carne e latte (ma non di derivati: burro, yogurt, formaggi). La produzione di carne è suddivisa tra una cin-quantina di imprese di media taglia e poco concentrate. Il Governo ri-tiene che l’introduzione di pratiche di allevamento intensivo potrebbe aumentare considerevolmente il potenziale del Paese. Da rilevare che recentemente, l’ente preposto alla sicurezza alimentare in Marocco (Onssa: Office National de Sécurité Sanitaire des Produits Alimentai-res) ha siglato un accordo preli-minare con la filiale di Marrakech dell’Agenzia Ice un per lo scambio di esperti e di “good practices” nel settore delle tecnologie agricole e della trasformazione alimentare. In particolare, una prima iniziativa do-vrebbe riguardare la realizzazione di un centro tecnico per le carni bovi-ne e bovine. Il settore avicolo, con un fatturato di 2,6 miliardi di euro/anno e circa 400mila addetti diretti e indiretti copre un terzo del fabbiso-gno di proteine animali del Paese. Il Marocco è sostanzialmente autosuf-ficiente per la produzione di uova (5 miliardi/anno con una crescita del 50% negli ultimi 5 anni). L’intero settore nelle sue diverse attività è rappresentato dalla Fisa: Federation Inteprofessionalle du Secteur Avico-le (www.fisamaroc.org.ma).

Produzioni speciali ad alto valore aggiunto In parallelo al proseguimento del Plan Vert, il Governo di Rabat punta a sviluppare alcuni segmenti specialistici che consentono margini più elevati: prodotti a indicazione geografica protetta, bioagricoltura e conformi alle prescrizioni islamiche

Produzione di carni in Marocco (2014)

Specie Capi di bestiame Produzione annua carni (in tonnellate)

Ovini 18.737 24.000

Caprini 6.991 143.000

Bovini 3.037 198.000

Equini 1.554 nd

Cammelli 55 nd

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nuovi mercati

2012. Consistente l’incremento anche per quanto riguarda le importazioni di altre tipologie di macchine agricole, per un valore di 24,6 milioni di euro, con una crescita del 35% rispetto al 2012. La distribuzione è dominata da 8 operatori che coprono il 90% del mercato, il primo dei quali (Somma) supera un terzo del totale. Considera-

zioni analoghe valgono per le attrez-zature di irrigazione. Tra il 2008 ed il 2012, le aree irrigate sono cresciute di 370.000 ettari. E il trend è destinato a proseguire. Il Programme National d’Economie d’Eau en Irrigation (PNE-EI) varato dal Governo prevede un in-vestimento complessivo di 2 miliardi di euro, con la partecipazione finan-ziaria anche della Banca Europea degli Investimenti con la realizzazio-ne di numerose opere di ingegneria idraulica, tra cui dighe e canali, con l’obiettivo di irrigare nei prossimi anni ulteriori 155.000 ettari.

Il 20% delle superfici agricole del Paese è coperto da aziende mo-dernamente attrezzate. Il restante 80% è frammentato tra una miriade di produttori la maggior parte dei quali con proprietà inferiori ai 5 et-tari. Lo scenario complessivo è però in fase di trasformazione e in questo contesto il mercato della meccanizza-zione, coperto quasi totalmente dalle importazioni, è in significativa cre-scita. L’Italia è oggi il terzo fornitore, dietro a Stati Uniti e Francia. In par-ticolare, nel 2013, il numero di trat-trici importate dall’Italia ha raggiunto quota 1.582, per un valore di oltre 29 milioni di euro, che corrisponde ad un incremento di oltre il 63% rispetto al

La sfida tecnologica L’Italia ai primi posti nella fornitura di macchinari per l’agricoltura. Un piano ambizioso per estendere di 155mila ettari le superfici irrigate

Dealer nel settore della meccanizzazione agricola

Société Marocaine des Machines Agricole (SOMMA) www.somma.ma

Stokvis www.stokvis.ma

Comicom/Dimateq www.comicom.ma

Socopim www.groupe-premium/socopim

Slaoui www.kslaoui.ma

Incentivi per chi investe

il Piano Maroc Vert e altri programmi governativi mira-ti allo sviluppo agricolo prevedono numerosi incentivi

e supporti a chi investe nel Paese. Di seguito alcuni dei più significativi:1. esenzioni dalla tassazioni sui redditi. Ma non dall’I-va sugli acquisti (tranne esenzioni specifiche in genere riservate a nuovi investimenti) che non è scaricabile.2. sussidi per investimenti gestiti prevalentemente dal Fondo di Sviluppo Agricolo del Ministero dell’Agricoltura per:

- irrigazione - meccanizzazione agricola, attrezzature per stalle e serre- acquisto di piante e sementi certificate (cereali, frutticultura ecc) e prove di laboratorio- esportazioni di frutta (via aerea) e olio, fiori, prodotti d’allevamento- miglioramento genetico (acquisto di riproduttori) nel settore bovino ovino, caprino e in apicultura-attrezzature per raccolta triturazione olive, stoccag-gio e refrigerazione frutta, raccolta e produzione latte, macellazione integrata

3. Partenariati stato-Privati per l’affitto (40 anni) di terre di proprietà statale e collettiva con partecipazio-ne eventuale al capitale dell’Agenzia di sviluppo agri-

colo (ADA). A oggi gli accordi siglati riguardano più di 100mila ettari.4. creazione di infrastrutture (cosiddette “unità di valorizzazione agricola”) ad opera dello Stato: Si tratta di circa 300 sili per creali con capacità di 3000-5000 tonnellate, 48 unità di triturazione delle olive con una capacità di 60-100 tonnellate al giorno, 23 unità re-frigerate per lo stoccaggio dei datteri e di tre grandi piattaforme logistiche per l’agricoltura localizzate a Meknès, Al Hoceima et Agadir.5. esenzioni da iva e dazi per attrezzature per la mag-gior parte dei macchinari materiali importati ai fini di un miglioramento della produzione agricola.6. Poli di sviluppo agricolo. Il Governo ha scelto sei lo-calità in cui creare poli qualificati di sviluppo agricolo (Agropoles) dove intende concentrare una serie di infra-strutture per stoccaggio, prima lavorazione dei prodotti, commercializzazione, assistenza alle imprese mettendo anche a disposizione aree agricole per investitori qua-lificati che avranno il ruolo di “imprese pilota” per l’in-sieme del territorio. Per maggiori dettagli: www.agriculture.gov.ma/pages/incitations-a-linvestissement

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nuovi mercati

La ricchezza che viene dal mareEntro il 2020 la produzione ittica dovrebbe salire a 1,5 milioni di tonnellate anno

(Agar Agar). Da alcuni anni il Gover-no di Rabat ha attivato un progetto, denominato Halieutis, finalizzato alla modernizzazione della filiera la cui realizzazione fa capo all’Ufficio Nazio-nale della Pesca del Ministero dell’A-gricoltura. Gli obiettivi sono ambiziosi: entro il 2020 il pescato dovrebbe salire a 1,5 milioni di tonnellate, il fattura-to a 2 miliardi di euro, i consumi pro capite a 12 Kg/anno e le esportazioni a 280 milioni. In questo contesto, le opportunità per le aziende italiane si presentano nella fornitura di attrezza-ture per la produzione delle conserve (soprattutto sardine), impianti di sur-gelamento del pesce e lavorazione del fresco. Contestualmente è stata costi-

tuita nel 2011 l’ANDA (Agence natio-nale pour le développement de l’aqua-culture) con l’obiettivo di sviluppare il settore dell’acquacoltura. Sono già stati identificati 10 siti nella baia di Dakla (sul versante atlantico) e lungo la costa mediterranea, con uno stan-ziamento complessivo di 114 milioni di euro per l’allevamento di pesci e di molluschi (in particolare, ostriche). Registrandosi sul sito di Agenzia Ice e andando sulle pagine dedicate al Ma-rocco è possibile scaricare una guida aggiornata del settore (produzione, operatori, iniziative in corso).

ll Marocco dispone di 3.500 chilometri di coste, 3.000 sull’Atlantico e 500 sul Mediterraneo e l’industria ittica copre circa il 50% delle esportazioni agroalimentari. Il 70% del pescato viene lavorato nelle industrie di trasformazione, il restante è venduto fresco. Il settore è rappre-sentato da una forte federazione, la FENIP (Fédération des Industries de Transformation et de Valorisation des Produits de la Pêche) a cui aderisco-no le principali aziende della filiera attraverso diverse associazioni: prima lavorazione (Fipromer), Anicom (pesce congelato), Amascop (semiconserve), Unicop (conserve), farine e olio di pesce (Anafap), produzione di alghe

Per saPerne di Piùsito onP www.onp.co.ma

sito FeniPCliccando sulle sezioni delle organizzazioni di categoria si ottiene l’intero elenco delle aziende aderenti www.fenip.org.ma

sito andawww.anda.gov.ma

Industria alimentare: è l’ora della crescitaNel Paese operano diversi grandi gruppi che dominano i rispettivi settori, ma nell’insieme l’attività è presidiata da piccole imprese che devono modernizzarsi e acquistare tecnologia

Attualmente, la metà del fatturato si concentra su una cinquantina di grandi società, locali ed estere, che dominano industria molitoria, zuc-cherifici, produzione di birra, oleifici, lavorazione del latte. Il resto della produzione fa capo a circa 2.000 im-prese con oltre 100mila dipendenti. In questo segmento si configurano anche significative opportunità per le imprese venete di fornitura di tec-nologia. Il settore è infatti sottoposto

a una crescente competizione inter-nazionale. Un ulteriore stimolo alla modernizzazione è stato introdotto due anni fa con una legge sulla si-curezza alimentare che impone una messa a norma degli impianti per le aziende del settore entro il 2016. Infine, i produttori locali devono fare fronte alle specifiche di fornitura della grande distribuzione. Nell’ac-quisto di macchinari, le Pmi ma-rocchine si rivolgono principalmente

Le industrie alimen-tari coprono poco meno del 30% della produzione industriale del Paese. Tra il 2007 e il 2013 il fatturato aggrega-to è cresciuto da 6,75 a 8,66 miliardi di euro. Una quota pari al 13% viene esportata. Grazie anche alla crescita della grande distribuzione il mercato dei prodotti alimentari confezionati ha superato ormai i 6 miliardi di dollari Usa, registrando tra il 2008 e il 2013 una crescita superiore al 37 per cento.

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porti

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distretti industriali

nibilità. In generale, in questa fase l’approccio delle Autorità del Paese è di dare forte sostegno a iniziative con un impatto sulle rispettive filie-re produttive sotto il profilo tecnolo-gico, dei servizi e delle infrastruttu-re e più in generale dell’innovazione (Progetti Pilota), per le quali è pos-sibile sottoscrivere veri e propri con-tratti di investimento sia a livello governativo sia di Amministrazioni locali con l’accesso ad agevolazioni e vantaggi diversi.

a importatori-distributori locali, a differenza delle grandi imprese che tendono a rifornirsi direttamente dai costruttori in prevalenza europei.Per gli investitori, sia locali sia esteri, sono previsti incentivi fi-scali (esclusione da dazi e Iva per attrezzature e macchinari importati, contributi per la formazione del per-sonale e per iniziative di promozione all’estero) nonché di eventuali con-tributi del Fond de Promotion Indu-strielle, dotato di consistenti dispo-

il cous cousè un alimento tipico del Nordafrica e anche della Sicilia occidentale,

costituito da agglomerati ovvero granelli di semola cotti a vapore (del diametro di un millimetro prima della cottura)

Pane, Pasta e couscousIl Marocco è un importante produttore e consumatore di paste alimentari, couscous, prodotti da forno. Attualmente, la sua produzione cerealicola copre il 60% delle superfici coltivabili. Benché in crescita, resta però insufficiente a coprire il fabbisogno, che nelle proiezioni de Governo dovrebbe salire a 13 milioni di tonnellate nel 2020. Principali fornitori di grano duro sono Canada (80% dell’import) e Francia. A valle delle coltivazioni, l’attività di trasformazione coinvolge un importante settore molitorio concentrato soprattutto tra Fez e Casablanca, con circa 150 unità produttive di farine di grano tenero, semole per couscous e pasta e farine di orzo, e una capacità produttiva attorno ai 9 milioni di tonnellate che però è utilizzata solo al 60% circa, tenendo conto di una cinquantina di unità non più operative. Si aggiungono 44 produttori di pasta e couscous con una capacità complessiva di 310 mila tonnellate anno e una leggera prevalenza del secondo prodotto (161 mila tonnellate) sul primo. Infine si contano oltre 2.400 produttori industriali di pane e prodotti da forno.

Anche in questo settore, c’è una forte polarizzazione tra un grande numero di ditte che mantengono caratteristiche semiartigianali e un numero molto più limitato di operatori che servono l’insieme del mercato con una quota marginale anche di esportazioni. è il caso, ad esempio, della produzione di biscotti, in cui la quota preponderante del mercato fa capo a una decina di aziende di cui una (BIM: Biscuiterie industrielle du Maghreb) copre da sola il 44%.Dati di mercato e altre informazioni sono reperibili sul sito dell’associazione di settore, la Federation Nationale de la Minoterie (www.fnm.org.ma)

ll mercato dei prodotti alimentari confezionati (in milioni di euro)

Latte e derivati 2.252

Acque minerali e soft drink 1.016

Prodotti da forno 1.074

Oli e grassi 925

Dolciumi 581

The, caffè e infusi 386

Conserve in lattina 251

Prodotti essiccati 250

Gelati 209

Surgelati 141

Baby food 119

Condimenti e salse 104

Pasta e noodles 104

Snacks 83

Totale prodotti confezionati

6.095

Fonte: euromonitor 2014

Le maggiori aziende marocchine nel settore dell’agroindustria nel 2013

Imperial Tobacco Maroc Coltivazione, produzione, commercializzazione e distribuzione di prodotti di tabacco

1.140

Centrale Laitière (gr. Danone) Lavorazione di latte e derivati 1.000

National des Pêches Pesca e industria ittica 593

Cosumar Zuccherifici 509

Anwar Development (gruppo Boutgueray)

Biscotti (Biscolux, Cahimsa, Fapasa), conserve di pesce (Silver Food), succhi di frutta, produzione farine prodotti dolciari e commercio the e cereali (Fandy), logistica

nd

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distretti industriali

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La spesa per consumi alimentari del Marocco è valutata in 25 miliardi di dollari. Sul mer-cato prevalgono prodotti e canali commerciali tradizionali (85% del fatturato) ma, soprattutto nelle maggiori città, avanza rapidamen-te la GDO (Grande Distribuzione Organizzata), con tassi di crescita attorno al 15% annuo grazie anche ad attenzione e interesse per spe-cialità straniere con particolare ri-guardo agli aspetti dietetici e alla sicurezza alimentare. Si calcola che su 30 milioni di abitanti una quota del 15% disponga di redditi adeguati per acquistare prodotti alimentari confezionati e importa-ti. Sono circa 250 i punti vendita di grande e media taglia concentrati per il 50% lungo la direttrice Ca-sablanca-Rabat, città che, da sole, contano oltre 8 milioni di abitanti. Coperte anche le altre maggiori città del Paese (Marrakesh, Aga-dir, Tangeri, Fes, Meknes, Tetouan, Mohamedia) e in misura crescente anche località minori. Non sono di-sponibili dati disaggregati nel seg-mento alimentare, ma il fatturato complessivo ammonta a 2 miliardi di euro. Secondo Nielsen la GDO copre almeno il 13% delle vendite di alimentari del Paese. Di seguito, i maggiori operatori.marjane e acima Le due insegne coprono da sole il 65% del mercato GDO. La catena di controllo fa capo alla Sni (Société National d’Inve-stissement) il cui principale azio-

nista è la famiglia reale. Marjane (30 ipermercati) punta sull’orto-dossia islamica: niente alcol e pre-valenza di prodotti halal. Gestisce anche un sito per la vendita online di prodotti grocery (www.epicerie.ma). Per vino e alcolici bisogna dirottare su Acima, 35 insegne con un formato prevalente “covenience store”). carrefour Il gruppo francese ope-ra nel Paese con un accordo di frahchising con il gruppo Label Vie con 4 ipermercati, 40 supermercati e 8 centri per vendita all’ingrosso e discount (ex Metro) con insegna Atacadao. Si colloca al secondo posto con una quota del 28% delle vendite. Obiettivo è di chiudere il 2015 con una settantina di punti vendita operativi.aswak assalam con 13 super-mercati copre una quota dell’8%. Anche questo gruppo bandisce le bevande alcoliche.Bim Il gruppo turco domina il segmento discount con 120 punti vendita (l’azienda in realtà ne di-chiara 250). Propone una gamma molto limitata di prodotti.Si è aggiunto recen-temente il gruppo bri-tannico costcutter che dovrebbe aprire il primo supermercato a Mar-rakech. Si aggiunge un numero peraltro limitato di piccoli supermercati, con superfici superiori ai 2mila m2 e un numero più

il traino dei canali Ho.re.ca

anche il segmento della ristorazione è in notevole espansione. Euromonitor

valuta in oltre 4 miliardi l’insieme del mercato ”foodservice” che include ristoranti, alberghi, catene di fastfood, chioschi, bar e caffè. Operano nel Paese diverse insegne internazionali come McDonald’s Burger King , Pizza Hut, KFC. In espansione anche l’insegna locale la Grillardière con una decina di ristoranti che capo al gruppo Hima (lavorazione/distribuzione delle carni). Ma soprattutto il Marocco attrae ogni anno un flusso di 10 milioni di turisti stranieri (provenienza prevalente: Francia, Spagna, Usa, Regno Unito). Di qui la forte forte presenza di catene alberghiere come il gruppo Risma-Accor con le sigle Ibis, Sofitel e Novotel (in tutto 38 alberghi e 5.500 camere); Atlas e Mogador, ciascuno con una decina di hotel e altri ancora. Un utile punto di riferimento è la federazione dell’industria alberghiera (www.fnih.ma) con sette sezioni regionali e 1.500 strutture aderenti. Il fatturato dei ristoranti full service viene valutato da Euromonitor in circa 360 milioni di euro a cui si aggiungono oltre 300 milioni per quelli associati a strutture alberghiere e 600 milioni per la ristorazione in aeroporti, stazioni e luoghi di transito. Più del 50% in questo contesto i canali disponibili per gli esportatori veneti sono principalmente le grandi catene di supermercati e i negozi specializzati che si concentrano nelle maggiori città, spesso in contiguità con supermercati e centri commerciali.

I supermercati aprono la strada alle specialità importate A fianco di prodotti e canali commerciali tradizionali, nelle maggiori città avanza, rapidamente, la GDO

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elevato (circa 300) di minimarket e punti vendita presso stazioni di rifornimento.è da rilevare che per la crescita della grande distribuzione è ope-rante un programma governativo (Rawaj) mirato a promuovere l’in-tero settore della distribuzione in Marocco: non si tratta solo di punti vendita, ma anche di organizzare le supply chain di fornitori loca-li e le piattaforme logistiche con spazi attrezzati di conservazione e di stoccaggio. Uno degli obiettivi dichiarati è di creare 600 nuovi su-permercati di cui 50 ipermercati, in aggiunta a 15 centri commerciali in grado di ospitare 3mila negozi prevalentemente in franchising e 15 outlet.

i canali Per accedere al mercatoPer accedere al mercato dei prodot-ti agroalimentari occorre passare dai maggiori importatori-distri-butori del Paese che dispongono di rapporti consolidati con i mag-giori operatori commerciali: GDO e grossisti locali. Per alcuni prodotti, i maggiori gruppi GDO possono essere contattati direttamente. Da rilevare che in genere le catene di grande distribuzione richiedono forti sconti per introdurre nuovi prodotti sul mercato. Attualmente le importazioni dall’Italia sono so-prattuitto nei settori di pasta, riso, salse e prodotti da forno (grissini), ma esiste spazio per estendere la gamma a conserve, preparati, settore dolciario, acque minerali, bevande diverse e vini, Esiste un associazione di riferimento: Aidpa (association des importateurs et distributeurs de produits alimen-taies) associata a Fenagri (vedi box a fianco con indirizzi web).

inFormazioni generali istituzioniministère de l’agriculture et de la Pêche maritime Fornisce una vasta gamma di informazioni sulle politiche di sviluppo agricolo, progetti di irrigazione, modernizzazione delle infrastrutture, regolamentazioni sanitarie. Particolarmente utile la sezione dedicata al Fondo di Sviluppo, dove sono indicati i diversi incentivi forniti ai produttori del campo dell’innovazione agricola, meccanizzazione, irrigazione. Aggiornati anche i dati statistici su produzione e prezzi all’ingrosso delle diverse filiere (sezioni: services en ligne e veille economique). Riportati anche i termini degli accordi di libero scambio con Unione europea, Stati Uniti e diversi Paesi Arabi. www.agriculture.gov.ma/onssa (Office National de Sécurité Sanitaire et des Produits Agricoles) è la fonte di informazione più completa su tutti gli aspetti normativi per vendere e produrre in Marocco. Per chi intende affrontare il mercato delle attrezzature di lavorazione e trasformazione dei prodotti (dalla terra alla tavola) sono di particolare utilità gli elenchi settoriali delle aziende certificate) scaricabili dal sito www.onssa.gov.maFenagri La Federazione Nazionale dell’Industria Agroalimentare raggruppa numerose organizzazioni di categoria (sezione “adhesion” del sito con relativi link). Gestisce anche una struttura di supporto tecnici (Cetia) e una per la formazione professionale nel settore (OFPPT).www.fenagri.org/- www.cetia.ma - www.ofppt.maada (Agence pour le Developpement agricole) è l’organismo a cui fa capo la realizzazione del Piano Maroc Vert. La sezione dedicata al piano Maroc Vert fornisce anche alcune informazioni generali sui diversi Piani agricoli a livello regionale (settori di intervento e investimenti previsti). www.ada.gov.mainra L’Istituto Nazionale della Ricerca Agronomica, presente con sedi locali su tutto il territorio, è un punto di riferimento per individuare iniziative e operatori locali di maggior interesse. www.inra.org.maodco (Office de Development del la Cooperation) sta effettuando un censimento aggiornato del settore cooperativo composta da circa 8.000 soggetti per lo più di piccole dimensioni con l’ eccezione di alcuni considerati come modello di riferimento. Il più importante è Copagri che gestisce anche impianti di macellazione, raccolta e lavorazione del latte e altri prodotti agricoli. www.odco.gov.ma

Fieresalon international de l’agriculture (SIAM) E’ il principale evento fieristico dedicato all’agricoltura che si tiene normalmente in maggio dedicato sia ai prodotti che a tutti gli “input” della filiera agricola: sementi, fertilizzanti e fitofarmaci, macchinari e impiantisifel Il Salon Interporfessionel des filières fruits et légumes è specializzato nel settore ortofrutta. Si tiene in dicembre ad Agadir.www.sifelmorocco.commafex Fiera dedicata specificamente alle tecnologie del settore agroalimentare inclusi packaging, refrigerazione e così via. www.mafex-morocco.com/fr

riviste di settoreagriculture du maghreb è la pubblicazione di riferimento per l’intero Maghreb. Copre quindi anche la Tunisia e l’Algeria. www.agriculturedumaghreb.comFoodmagazine Copre soprattutto l’industria di trasformazione e anche i settore grande distribuzione e Horeca. www.foodmagazine.ma

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I distretti veneti guidano l’Italia dell’exportA marzo 2015, per la prima volta hanno superato anche la Lombardia. In valore assoluto la crescita più rilevante è stata realizzata dal settore tessile e abbigliamento di Vicenza

consentito di mantenere un co-stante livello di crescita. Nel caso di Treviso, invece, si tratta di una svolta significativa che finalmente riporta il volume delle attività all’e-stero su livelli pre-crisi. Lo stesso vale per l’oreficeria di Vicenza, con una performance tanto più rilevan-te in quanto il distretto concorrente di Arezzo continua a dare segni di declino. Altrettanto importante, sotto questo profilo, la performance del settore dolciario e della pasta di Verona che più di altri aveva risen-tito della crisi del 2008.Il Monitor mette in evidenza anche un altro aspetto rilevante: in ter-mini di crescita delle esportazioni, la rincorsa dei distretti italiani nei confronti dei competitor tedeschi sta accelerando come indicato an-che dalla tabella. Il risultato viene imputato anche alla maggiore fles-sibilità con cui gli imprenditori ita-liani stanno reagendo alla mutata geografia dei mercati.

Quali sono le prospettive di cresci-ta nei prossimi? Il rapporto Intesa Sanpaolo non fornisce dati specifici per le diverse Regioni italiane, ma alcune indicazioni sono chiare. Tra i mercati più rilevanti, Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera e Spagna stanno dando i risultati migliori. Tra quelli emergenti si distinguono Hong Kong, Polonia, Turchia. Ma il mondo è vasto e segnali inaspettati di crescita vengono anche da Paesi come il Bangladesh, il Sudafrica e la Tunisia. Resta il segno negativo per Russia, Ucraina e Bielorussia, Brasile e Venezuela. Più articolata la situazione sugli altri mercati europei come la Germania (il più rilevante in assoluto) e la Francia dove la performance apparente dei distretti italiani è negativa. Così come avviene per la Cina. Ma il dato non è necessariamente valido estendibile ai distretti veneti che anzi, su alcuni di questi mercati, stanno conquistando posizioni.

In un clima di gradua-le ripresa dell’economia italiana, i distretti produttivi del Veneto con-fermano il loro ruolo di traino sul fronte delle esportazioni. Con una crescita superiore all’8% (rispet-to a una media italiana del 3%) si collocano saldamente al primo posto, superando la Lombardia. è il dato che emerge dal Monitor dei Distretti, realizzato da Intesa San-paolo. In particolare, nella classifi-ca dei primi 20 distretti italiani per crescita delle esportazioni, nove sono veneti, con tessile/abbiglia-mento di Treviso e occhialeria di Belluno in posizione di testa. Nel secondo caso, si tratta di una conferma: l’occhialeria bellune-se domina da tempo la classifica dei distretti veneti per fatturato, ed è rimasta sostanzialmente in-denne dalla crisi del 2008 e dalle sue conseguenze, grazie anche a un forte insediamento sui mercati statunitense e cinese che hanno

I distretti Veneti nella classifica italiana di crescita dell’export

Settore Territorio I tr. 2015 I tr. 2014 Aumento Principali mercati in crescita

1 Tessile e abbigliamento Treviso 297,5 212,4 85,1% Germania, Spagna, Francia

2 Occhiali Belluno 704,3 619,8 84,5% Usa e Cina

5 Mobili Livenza e Quartiere del Piave 539,1 494,5 44,6% Regno Unito, Usa, Svizzera, Cina

7 Oreficeria Vicenza 361,4 326,2 35,2% Hong Kong, Usa, Sudafrica

9 Concia Arzignano 564,9 531,6 33,3% Polonia, Vietnam, Romania, Svizzera

13 Tessile e abbigliamento Schio, Thiene, Valdagno, 417,5 392,5 25,9% Germania, Hong Kong, Regno Unito

14 Calzatura sportiva Montebelluna 281,9 257,8 24,1% Germania, Usa, Regno Unito, Spagna

16 Prosecco Valdobbiadene 117,5 95,5 22,0% Usa, Regno Unito, Germania

19 Dolci e pasta Verona 93,2 74,4 18,2% Germania, Polonia. FranciaFonte: Monitor Distretti di Intesa Sanpaolo

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export manager

la diFFicile arte di esPortare in Brasile

Un grande mercato con un sistema fiscale

complesso che può scoraggiare

chi vi si affaccia. Ma esistono eccezioni

e procedure che possono ridurre

significativamente l’ammontare

dei diritti di confine

tasse e imposte locali. Una buona conoscenza delle procedure inoltre , consente in molti casi di ridurre le barriere di ingresso grazie allo sfruttamento delle numerose zone “grigie” della legislazione locale.Il livello dei dazi in Brasile (indicati con la sigla II o Impostas de Impor-taçao) è calcolato su base CIF, ed è in genere piuttosto elevato. Ma l’ostacolo maggiore deriva dal fatto che a questi si aggiungono una se-rie di balzelli ed imposte aggiuntive. Ad esempio, un tornio, che ufficial-mente paga dazio al 14% è in realtà sottoposto a diritti in dogana che superano il 25% al netto delle impo-ste federali e di quelle locali. Al mo-mento della contrattazione con un importatore, sono elementi di cui bisogna tenere conto. Una cautela ancora maggiore è necessaria se si negozia con rese che implicano il pagamento dei dazi da parte dell’e-sportatore (DAP e DDP).

ageVolazioni cHe è oPPortuno conoscereEsistono però agevolazioni di cui un esportatore può tenere conto per abbattere il più possibile l’am-montare dei diritti di confine. So-no regimi doganali particolari, che lasciano ampie zone “grigie” e che non implicano un’applicazione au-tomatica, di cui gli spedizionieri (ma anche gli importatori) trascurano spesso di informare i clienti: spetta quindi all’impresa informarsi in via preventiva sull’esistenza o meno di queste possibilità, confrontadosi poi col proprio cliente/importatore.Ex Tarifario Si tratta di un regime privilegiato di importazione, che va autorizzato dalla pubblica autorità brasiliana (Ministero dell’Industria in collaborazione con l’Agenzia del-le Dogane) e che prevede sconti ed esenzioni sui dazi quando si impor-tano prodotti che non sono repe-ribili in Brasile a costi ragionevoli.

Aattualmente l’economia brasiliana è ferma, ma il Paese continuerà a essere, anche nei prossimi anni, un mercato di grande interesse per le imprese italiane, tenuto conto an-che del fatto che nel 2016 ospiterà le Olimpiadi. Ricchissimo di risorse naturali agricole e minerarie, con un apparato industriale di note-vole consistenza, inclusi settori di punta come l’industria aeronautica, persegue però una politica di forte protezione dei propri prodotti. Per le imprese italiane che intendono affrontare il mercato si rende neces-saria quindi, oltre alla definizione di una accorta strategia commerciale, anche una particolare conoscenza degli aspetti fiscali legati alle im-portazioni. Questo anche ai fini di una corretta politica di “pricing” dei prodotti che spesso invece viene lasciata ai distributori locali proprio per una mancata cono-scenza dell’incidenza delle diverse

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export manager

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Per usufruirne, va fatta richiesta for-male alle autorità federali, allegan-do una scheda tecnica del prodotto fornendo tutte le prove possibili del fatto che quel prodotto, in Brasile, non è ancora disponibile (oppure, è disponibile a prezzi assolutamente fuori mercato) presso un produt-tore locale. Si tratta di un processo piuttosto laborioso, ma che ben si adatta a tutti quei prodotti ad alto contenuto tecnologico che, in Pae-se in via di sviluppo, sono difficili da trovare o da produrre.Drawback è un istituto diffuso in tutto il mondo, anche se con no-mi e procedure differenti. Possono beneficiarne le imprese italiane che vendono componenti a clienti brasiliani che poi riesportano il pro-dotto assemblato. In questo caso, la fornitura non dovrebbe pagare dazio, e quindi l’importatore avrà diritto alla restituzione di quanto pagato in precedenza. La limitazio-ne nell’uso di questo regime, però, è il fatto che per goderne bisogna dimostrare che l’impresa importa-trice/destinataria della spedizione deve essere un esportatore abitua-le (quindi, deve avere una soglia minima di esportazioni all’anno), e che i prodotti soggetti a drawback devono essere in qualche modo “di-stinguibili” all’interno del prodotto esportato. La seconda limitazione è che il Drawback si basa non sull’e-senzione, ma sul rimborso, e quindi non presenta vantaggi immediati in termini di gestione della liquidità.

come calcolare le imPosteè da rilevare poi che una volta esauriti gli adempimenti doganali occorre tenere conto di una suc-cessiva serie di imposte a livello nazionale con particolare riguardo all’IPI (Imposto sobre Produtos In-dustrializados) un’accise che può arrivare a livelli particolarmente elevati per alcuni beni di lusso. La base di calcolo è calcolata sulla somma del prezzo CIF e del dazio. Si aggiungono poi altri balzelli mi-nori. Per i trasporti via mare sono un contributo alla flotta marittima pari al 25% dei costi di spedizione a cui vengono aggiunti quelli di movi-

mentazione in porto. E i contributi al Fondo di sicurezza sociale (PIS/PASEO) e a quello per la forma-zione a livello nazionale (COFINS) con criteri di calcolo piuttosto complessi (includono prezzo CIF, dazio, ICI e le stesse imposte) ma che possono superare facilmente il 10%. Una volta completati in doga-na, gli adempimenti verso lo Stato Federale si aggiungono quelli verso lo stato locale (Imposto Sobre Cir-culação de Mercadorias e Serviços o ICMS) che varia a seconda delle località e può arrivare anche al 25%. La media è pari al 17% nella mag-gior parte degli Stati brasiliani ma sale al 18% nel Minas Gerais, Paranà e Sao Paulo e al 19% nello Stato di Rio de Janeiro. La base di imposta è il prezzo CIF in aggiunta all’IPI e agli altri balzelli doganali.

Per saperne di più Sito dell’Agenzia delle Dogane brasiliana

con un simulatore che consente di calcolare l’ammontare degli adempimenti

in dogana inclusivi di Dazio (II) + IPI + COFINS + PIS per i diversi prodotti sulla

base del sistema NMS.www.receita.fazenda.gov.br/Aplicacoes/

ATRJO/SimuladorImportacao/default.htmSullo stesso sito è possibile reperire i

codici della nomenclatura NMSwww4.receita.fazenda.gov.br/simulador/

PesquisarNCM.jsp

il mercosul e la “testa di Ponte” in america latinaIl Brasile è il principale Paese del Mercosul, la più grande area di libero scambio del Sudamerica di cui sono membri effettivi anche Argentina, Uruguay, Paraguay e Venezuela, e a cui sono associati Cile, Colombia, Ecuador e Perù. In linea di principio, tutti i Paesi aderenti applicano la stessa tariffa doganale alle merci in arrivo dall’estero (TEC o Tarifa Externa Comum). Il Mercosul prevede un sistema di classificazione specifico (NCM o Nomenclatura Comun Mercosul) basato su quello armonizzato a cui, dopo le sei cifre di base sono aggiunte due cifre di “personalizzazione” NCM. Quindi, una volta pagato il dazio in un Paese aderente, le merci possono transitare semi-liberamente da uno Stato all’altro. Ciò semplifica molto gli aspetti logistici per chi intende distribuire sull’insieme di questi mercati. Non solo, talora è possibile sfruttare alcuni margini di disomogeneità nelle tariffe nazionali dei Paesi membri. A ogni Stato, infatti, è concessa una serie

di eccezioni tariffarie su determinati prodotti, quindi, in alcuni casi, è possibile abbassare gli oneri doganali scegliendo

il luogo di importazione più favorevole. Ma il vantaggio maggiore di questa Unione Doganale sta nel fatto che per i prodotti locali le barriere sono state abbattute o sensibilmente ridotte, Quindi, ad esempio, chi produce in Argentina è fortemente avvantaggiato anche nelle vendite sul mercato brasiliano. Condizione necessaria per godere di queste agevolazioni, è che vi sia un minimo “contenuto regionale”. In sostanza, un prodotto è ritenuto originario Mercosul se almeno il 60% delle componenti (o del suo valore) lo sono: nel caso specifico, il prodotto deve avere almeno il 60% di componenti o di valore prodotti in Argentina (o in Brasile, Uruguay, o Venezuela). Ulteriori vantaggi risiedono in una serie di accordi siglati dal Mercosul con Stati terzi, che ricalcano le forme e lo stile degli “accordi di origine preferenziale” della UE. Al momento, vigono fra Mercosul e Comunità Andina (Bolivia, Ecuador, Colombia, Perù), Messico, Cile, in aggiunta a Israele, Egitto, India. Condizione necessaria per beneficiarne è di adempiere ai criteri di origine Mercosul.

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Un mercato in costante crescita per il turismo. Una

passione crescente per le destinazioni europee, Italia

inclusa. Accanto ai viaggi organizzati cresce anche il “fai

da te” con l’aiuto del web

dalla corea del sud... con aMore

Con 51 milioni di abi-tanti e un reddito pro capite superiore ai 28 milioni di dollari all’anno, la Corea del Sud è oggi uno dei Pa-esi che registra la mag-

gior crescita di turisti intenzionati a visitare il mondo. Nel 2014 il numero di partenze è stato di 16 milioni, con una crescita del 13% sul 2013. Nel 2010 era attorno ai 12,5 milioni. De-stinazioni tradizionali: Cina, Giappo-ne, Thailandia, Stati Uniti, Australia. Incidono sulla scelta la vicinanza e il turismo d’affari (o per motivi di stu-dio). Ma per il turismo “vacanziero” l’Europa, Italia inclusa, sta facendo passi da gigante. Il nostro continente è sempre più di moda, grazie anche a una serie di trasmissioni televisive che hanno promosso lo stile di vita, la cultura e la gastronomia. E in Eu-ropa i Coreani, soprattutto quelli che hanno imparato a viaggiare in auto-

nomia, amano muoversi. Nel 2014 le vendite in Corea di biglietti Europass da parte di Eurorail hanno segnato un incremento del 24,8%, collocan-do il Paese al secondo posto dopo gli Stati Uniti. E secondo l’autonoleggio Hertz la clientela coreana in Europa è cresciuta del 50% nel 2014.

tour oPerator, ma non solo Il mercato incoming dalla Corea è in via di trasformazione. Dominano an-cora i grandi gli operatori turistici che gestiscono anche le maggiori reti di agenzie al dettaglio. Si calcola che i cin-que maggiori, da soli, coprano il 25% del mercato. I primi due (Hana Tour e Modu Tour vendono in media 160mi-la pacchetti al mese). Dispongono in genere di un’organizzazione molto strutturata con divisioni specifiche dedicate ad esempio al turismo di lus-so e ai viaggi di nozze e con un’offerta piuttosto segmentata sia da catalogo che personalizzata: città d’arte, laghi

e mare, montagna estiva e invernale, benessere, parchi naturali. Lo standard punta su alberghi a 3 e 4 stelle ma può salire a categorie superiori (viaggi di nozze, segmenti top) o invece anche a soluzioni diverse come B&B e cam-peggi, soprattutto per offerte perso-nalizzate e segmento giovani. Tutti di-spongono di canali di acquisto online. In parallelo però, sempre grazie alla diffusione del web, sta emergendo un segmento di crescente rilevanza di persone che invece preferiscono orga-nizzarsi in modo autonomo.

C Chi viaggia all’estero dalla Corea

Coppie 35,4%

Gruppi di amici 26 %

Single 10,3 %

Famiglie con bambini 12 %

Altri 16,3 %

turismo

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Va rilevato che, da un’analisi effettua-ta da Epp Anica, la Corea risulterebbe il primo Paese nel mondo per utilizzo di connessione attraverso telefonia mobile. E secondo Interpark Tour, maggiore agenzia di viaggio coreana online a giugno 2014 le prenotazioni alberghiere effettuate tramite l’appli-cazione ‘Check In Now’ hanno toc-cato una quota del 58%. Le prenota-zioni alberghiere effettuate mediante smartphone costituivano il 13,5% a febbraio 2013. Nel giugno del 2014 la quota era arrivata al 58%, pari adun aumento del 44,5% in un periodo di sedici mesi. E anche Expedia sta crescendo con tassi estremamente sostenuti. La fascia di età che più si avvale di tali modalità di acquisto è quella dai 25 ai 34 anni (58% del tota-le). In generale l’acquirente coreano è molto attento ai costi, soprattutto per i viaggi di gruppo e quindi esami-na le diverse offerte. Unico modo per sottrarsi alla “price competition è di proporre itinerari, mete e attività con caratteristiche particolari.

l’euroPa si PromuoVe Diciassette anni fa l’Italia è stata il pri-mo Paese europeo a proporre ai turi-sti coreani un “pacchetto” destinato

esclusivamente al nostro Paese. Fino ad allora tutti i viaggi organizzati con destinazione Europa prevedevano la visita di almeno tre/quattro Paesi nel breve arco di 7-10 giorni. L’iniziativa era il frutto di un accordo tra Alita-lia (insieme a Korean Airlines) e la coreana Eurotour. Negli anni, però, la competizione è cresciuta e ormai esistono offerte analoghe anche per la maggior parte degli altri Paesi con iniziative mirate a questo mercato. Ad esempio l’ente per il turismo francese ha promosso diverse manifestazioni, come ad esempio la Chamonix Mont Blanc Trekking Event in collabora-

zione con uno dei principali marchi sportivi coreani (Kolon). In paralle-lo, Accor Hotels Group, Air France e Rail Europe, hanno promosso una massiccia campagna pubblicitaria sui principali social network per una du-rata sei settimane focalizzata sulle sei maggiori città francesi. La Svizzera ha incentrato invece la promozione sui panorami del Paese categorizzati in sei diversi ambiti tematici. Risultato: gli acquisti di abbonamento Swiss Pass, molto usato dai viaggiatori in-dividuali per il trasporto pubblico in Svizzera, sono cresciuti del 66% rispetto al 2012. Anche l’ente per il

Italia, amata dalle donne

secondo un’indagine della rivista Travel Times, tra i Sudcoreani, a spendere, nei viaggi all’estero sono

soprattutto i giovani (15-30 anni), ma solo perché tendono a prolungare i loro soggiorni. Il budget tipico dei giovani coreani è attorno ai 115 dollari a notte con viaggi che però durano due o tre mesi. Con l’aumentare dell’età, passati i 40/45 anni, aumenta la disponibilità a spendere di più: 260/280 dollari a notte. Ma i soggiorni si riducono attorno ai 10/14 giorni. Le principali motivazioni per viaggiare sono invece: turismo (36%), riposo (31%) e shopping (9%). Con alcune lievi differenze tra pubblico femminile e maschile. Le donne sono più motivate da shopping e riposo, gli uomini dal turismo. I periodi preferiti per viaggiare sono maggio, luglio e agosto, seguiti da ottobre, in cui ricorre la festività del Chuseok (14%). In genere le coppie senza figli sono quelle più disponibili a scegliere anche periodi fuori stagione. Sempre secondo un sondaggio online realizzato dalla rivista Travel Times, l’Italia figura attualmente al terzo posto tra Paesi europei che i turisti coreani vorrebbero visitare seguita

da Svizzera e Spagna. La Francia è risultata prima col 4,8% delle preferenze mentre la Gran Bretagna si colloca al secondo. Da rilevare che l’Italia è stata indicata come prima scelta dal 3,7% delle donne contro il 2,4% degli uomini. E’ stato proposto anche un voto per coppie e in questo caso l’Italia ha raggiunto il risultato migliore con una quota del 17,2% sul totale dei Paesi europei. L’Italia è particolarmente amata dai turisti sudcoreani perché è vista come il Paese della gioia di vivere ed è anche la destinazione con l’offerta più ricca e diversificata di attrazioni: le attese possono variare a seconda delle categorie di turisti ma in genere prevalgono arte e cultura, seguite da mare e relax, shopping, gastronomia. C’è anche chi sostiene che nei ‘pacchetti Europa’ viene spesso collocata come ultima tappa perché rischierebbe di mettere in ombra il resto del viaggio. Tra le mete italiane, oltre alle destinazioni tradizionali come le maggiori città d’arte (Venezia, Roma, Firenze, Napoli) fortemente richieste sono state anche Verona, Torino, Cinqueterre, Milano, Dolomiti, Orvieto e Siena.

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turismo

turismo tedesco ha portato avanti un’attivita` promozionale incentrata sui patrimoni culturali dell’Unesco mediante l’organizzazione di semi-nari e conferenze.L’aumento dei flussi verso l’Europa è stato aiutato anche dalla forte cresci-ta dei collegamenti aerei, con tariffe scontate, ad opera soprattutto delle tre principali compagnie aeree me-diorientali (Emirates, Etihad e Qatar Airlines) che operano anche in regi-me di code sharing con Asiana e Kore-an Air. Nel caso dell’Italia prevedono scali a Dubai, Doha o Abu Dhabi con proseguimento per Roma e anche Ve-nezia. I collegamenti diretti (13 voli settimanali sulla rotta Incheon-Ro-ma e Incheon Milano) sono gestiti da Korean Air a cui si sono aggiunti quest’anno Asiana e Alitalia.

cosa cHiedono i turisti Per il turista coreano il viaggio ha sempre un obiettivo chiaro e so-prattutto, anche in vacanza, il tempo non si butta: la grande maggioranza dei turisti coreani infatti considera il tour, soprattutto in Europa, come un’occasione per imparare e cono-scere. E al ritorno vuole avere molte cose da mostrare e raccontare. Sono aspetti determinanti per costruire un’offerta turistica vincente e dotar-si di una strategia di comunicazione adeguata sul mercato. E sotto questo profilo, invece, tranne rare eccezio-ni, l’Italia è ancora carente. Regioni e Territori, se vogliono investire sulla Corea (e ne vale la pena) hanno in-teresse a proporre al turista percorsi e contenuti particolari accompagna-ti da spiegazioni esaustive: perché è famosa quella città o quell’opera d’arte, perché quel piatto o quel pro-dotto alimentare è unico e speciale. Devono anche aggregare le propo-ste. Una singola località avrà diffi-coltà a promuoversi. La vastità delle opzioni italiana è un asset a doppio taglio: è una ricchezza ma può esse-re dispersiva. Anche la lingua è un problema da tenere in considerazio-ne. I giovani, soprattutto quelli (an-cora pochi) che si muovono da soli spesso sanno un po’ di inglese. Ma la maggior parte dei turisti accom-pagnati ha difficoltà. In generale, i tour operator quando vengono in

Italia devono cercare persone su cui appoggiarsi che parlino coreano e non è facile. Una risorsa che si può utilizzare, per venire in aiuto sono gli studenti coreani in Italia. In questo contesto è vincente la disponibilità a fornire materiale informativo in coreano sia in fase di accoglienza (cartine, depliant, menu negli alber-ghi) sia, a maggior ragione, in fase di promozione: siti internet, brochu-res. E un investimento, per farsi co-noscere in Corea (contati diretti con tour operator, pubblicità e articoli su riviste del settore e siti Internet) è assolutamente necessario.

località secondarie e destagionalizzazioneSecondo opinioni raccolte dall’Uffi-cio Enit di Seoul presso i tour ope-rator coreani, esiste anche la possi-bilità di prolungare la permanenza dei turisti nei dintorni delle maggiori città oggetto dei pacchetti viaggio includendo itinerari paesaggistici, attrazioni locali, specialità gastrono-miche. E sotto questo profilo la ten-denza crescente all’utilizzo dell’auto-noleggio da parte dei turisti coreani può essere d’aiuto. Occorre però fornire consigli dettagliati su come godere al meglio di questa offerta turistica complementare. Sempre secondo le rileva-zioni Enit, oggi c’è spazio anche per una maggiore “destagionalizzazione” de-gli arrivi sfruttando periodi invernali, come il Capodan-no Lunare e il Chuseok, la Festa del Raccolto, che av-viene in ottobre.

la lista degli acquisti è già Pronta

il turista coreano quando arriva in Italia ha pronta la lista (alla cui

compilazione spesso contribuiscono parenti e amici) con indicato tutto quello che dovrà comprare. In realtà molti prodotti e marchi del made in Italy sono presenti anche a Seoul e nelle altre città coreane ma - questo il commento dei visitatori - “da voi i negozi e i prodotti sono un’altra cosa”. Per i viaggi organizzati è importante, nel contatto con i tour operator, inserire un programma lo shopping a cui in genere è dedicata l’ultima giornata. Senza dimenticare alcuni aspetti: bisogna proporre/segnalare negozi con u’ampia scelta di marchi e prodotti. Sotto questo profilo, hanno sempre successo i grandi outlet. Non sempre i coreani, soprattutto se inseriti in gruppi organizzati, hanno tempo per ‘scoprire’ il negozietto particolare. E comunque, chi organizza e accompagna il viaggio si attende, in genere, dai negozianti… un riconoscimento.

Per saPerne di Piùufficio enit a seoul Può essere una base iniziale di informazione per gli operatori che intendono promuoversi sul mercato [email protected]

tour operator sudcoreani con pacchetti per l’europaHana www.hanatour.comMode tour www.modetour.com

Lotte www.lotte.co.kr/eng/02_bussiness/sightseeing8.jspTour 2000 www.tour2000.co.krNaeil Tour www.naeiltour.co.kr

Fiere specializzateLa manifestazione di riferimento per il settore è Korea World Travel Fair (KOTFA) dal 12-16 giugno 2016http://en.kotfa.net/