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Vita Olgiatese Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 73° - N. 12 - 2 Luglio 2017 - € 1,00 www.parrocchiaolgiate.org Di don Primo Mazzolari Tra l'argine e il bosco (1938, Dehoniane) La via crucis del povero (1938, Dehoniane) Tempo di credere (1941, Dehoniane) Anch'io voglio bene al Papa (1942, Dehoniane) La pieve sull'argine (1952, Dehoniane) Con il titolo di questo articolo non voglio pub- blicizzare qualche pen- sioncina che offre a basso prezzo letto e prima colazione. Le due “B” non sono altro che le iniziali delle due loca- lità appena visitate dal papa in un pellegrinag- gio di altissimo valore simbolico: Bozzolo e Barbiana. La prima è legata a don Primo Mazzolari, la seconda a don Lorenzo Milani. Don Primo, vissuto dal 1890 al 1959 e par- roco di Bozzolo in pro- vincia di Mantova e dio- cesi di Cremona dal 1933 alla morte, con la sua intensa attività di predicatore, pubblicista, giornalista, scrittore, riuscì a formare intere generazioni di credenti e a instaurare un con- fronto e un dialogo con coloro che egli definiva “i lontani” (i comunisti in ambito politico, i pro- testanti in ambito reli- gioso) in tempi in cui dominava invece la logi- ca dello scontro e della contrapposizione fron- tale. Fondatore e diret- tore del quindicinale “Adesso”, dopo appena due anni dall’inizio delle pubblicazioni subì una dura censura ecclesia- stica con la proibizione di predicare fuori dalla sua diocesi e di scrivere articoli (dopo una breve chiusura, il giornale riprese, comunque, le pubblicazioni e don Primo poté continuare a scrivere, seppur ricor- rendo a vari pseudoni- mi…). Don Lorenzo, nato nel 1923 e morto a soli 44 anni il 26 giugno del 1967 (proprio in questi giorni ricorre il cinquan- tesimo della morte), dopo una giovinezza di ricerca interiore entrò nel seminario di Firenze e venne ordinato prete per quella diocesi nel 1947. Cappellano di san Donato di Calenzano, impostò la pastorale parrocchiale con metodi assolutamente innovati- vi (riassunti nel suo libro “Esperienze pasto- rali”), entrò presto in rotta di collisione con la Curia fiorentina e dal 1954 fu relegato, con evidente intento puniti- vo, nella piccolissima e praticamente disabitata parrocchia di Barbiana, in mezzo ai boschi del Mugello. Qui, attraverso l’esperienza della scuola popolare portò avanti una profonda riflessione sulla Chiesa e sulla B&B società civile italiana proponendo una inter- pretazione del mondo e dell’uomo che ancora oggi smuove le coscien- ze. * * * Visitando Bozzolo e Barbiana - gesto asso- lutamente inaspettato - papa Francesco lancia un messaggio ben pre- ciso alla Chiesa intera e soprattutto alla Chiesa italiana. Credo di poter- lo riassumere in tre punti. Anzitutto ci vuole ricordare che nella Chiesa (e anche nel mondo…) è sempre in azione lo Spirito Santo e che la sua azione è libera e non vincolata da nulla. Certo, agisce attraverso le strutture organizzative ecclesiali ma anche attraverso i vari “profeti” che susci- ta nei modi e nei luoghi più impensati. E proprio questi spesso sono misconosciuti ed emar- ginati, esattamente come è accaduto a don Primo e a don Lorenzo, per i quali ci sono voluti quasi cinquant’anni per una riabilitazione defini- tiva e per una adeguata valorizzazione. Poi, con questo gesto simbolico vuole ribadire che nella Chiesa è essenziale la scelta dei poveri, l’apertura al mondo e il dialogo con tutti. Proprio quello stile che ha mirabilmente riassunto nella locuzio- ne “ Chiesa in uscita ”. Stile pastorale che don Mazzolari e don Milani hanno interpretato in modo esemplare e pre- correndo i tempi, ognu- no con la sua persona- lità e il suo carisma. Infine, credo che voglia attirare l’atten- zione di tutti, credenti e non credenti, sull’ur- genza di superare la mentalità della guerra e di lavorare seriamente per un mondo di pace. Sia don Primo che don Lorenzo sono stati dei veri profeti anche in questa direzione. Il par- roco di Bozzolo con il bellissimo e provocato- rio libretto “ Tu non uccidere ”, il priore di Barbiana con la difesa degli obiettori di coscienza e con le profonde riflessioni con- fluite nel testo L’obbedienza non è più una virtù ”. Un’attenzione urgente oggi forse ancor più che negli anni della “guerra fredda”, un’attenzione che comporta anche una lucida analisi sulle cause profonde che por- tano alle guerre, spe- cialmente alle cause di carattere economico legate alla produzione e al commercio delle armi. * * * Sono sicuro che papa Francesco si riconosce molto nelle scelte pastorali dei due preti italiani. Sono sicuro che ha deciso di visitare insieme B&B per prega- re sulle loro tombe ma anche per proporre in modo autorevole le loro figure e la loro testimo- nianza specialmente alla Chiesa italiana, purtroppo ancora parec- chio lenta e chiusa. Senza dubbio un gesto “profetico” il suo, un gesto che viene ad aggiungersi ai molti altri “Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: "Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!" Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tra- disce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritia- mo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, bacian- dolo, consumava il tradimento del Maestro. (…) Qualcheduno però, deve avere aiutato Giuda a diventare il Traditore. C’è una parola nel Vangelo, che non spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lo mette davanti in un modo impressionante: "Satana lo ha occupato". Ha preso possesso di lui, qualcheduno deve avervelo introdotto. (…) E la tentazione è incominciata col denaro. Le mani che contano il denaro. Che cosa mi date? Che io ve lo metto nelle mani? E gli contarono trenta denari.” (don Primo Mazzolari, “Nostro fratello Giuda”) “È la storia che mi s'è buttata contro, è il 18 aprile che ha guastato tutto, è stato il vincere la mia grande sconfitta. Ora che il ricco t'ha vinto col mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a com- battere il ricco. Ma non me lo dire per questo, Pipetta, ch'io sono l'u- nico prete a posto. Tu credi di farmi piacere. E invece strofini sale sulla mia ferita. E se la storia non mi si fosse buttata contro, se il 18... non m'avresti mai veduto scendere lì in basso, a combattere i ricchi. Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver ragione. Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione. Ma come è poca parola questa che tu m'hai fatto dire. Come è poco capace di aprirti il Paradiso questa frase giusta che tu m'hai fatto dire. Pipetta, fratello, quando per ogni tua miseria io patirò due miserie, quan- do per ogni tua sconfitta io patirò due sconfitte, Pipetta quel giorno, lascia che te lo dica subito, io non ti dirò più come dico ora: “Hai ragione”. Quel giorno finalmente potrò riaprire la bocca all'unico grido di vittoria degno d'un sacerdote di Cristo: “Pipetta hai torto. Beati i poveri perché il Regno dei Cieli è loro”. Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancel- lata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai più fame né sete, ricordatene Pipetta, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno finalmente potrò cantare l'unico grido di vittoria degno d'un sacerdote di Cristo: “Beati i... fame e sete”. (don Lorenzo Milani, “Lettera a Pipetta”) Due brani famosi Papa Francesco ultimamente ha citato sia don Mazzolari che don Milani. Del primo la famosa omelia del giovedì santo 1958 da titolo “Nostro fratello Giuda”, del secondo un brano della “Lettera a Pipetta”. Ecco un assaggio sia dell’una che dell’altra. Tu non uccidere (1955, San Paolo) I preti sanno morire (1958, Dehoniane) Su don Primo Mazzolari Mariangela Maraviglia,” Don Primo Mazzolari. Con Dio e con il mondo”, Qiqajon- Comunità di Bose, 2010 Di don Lorenzo Milani Esperienze pastorali, 1958. L'obbedienza non è più una virtù. Documenti del proces- so di don Milani, 1965. Lettera a una professoressa, come Scuola di Barbiana, 1967. Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, 1970 Lettere alla mamma, a cura di Alice Comparetti Milani, 1973 Tutte le Opere, Collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 2017 Su don Lorenzo Milani Neera Fallaci, “Dalla parte dell’ultimo, vita del prete Lorenzo Milani”, 1974 Michele Gesualdi, “Don Lorenzo Milani, l’esilio di Barbiana”, 2016 a cui ci sta abituando. L’augurio è che non fac- ciamo anche di papa Francesco uno dei tanti profeti inascoltati in vita e riabilitati poi dopo vari decenni… Incorreremmo anche noi nei “Guai” pronunciati da Gesù contro i farisei del suo tempo, zelanti ad elimi- nare sistematicamente tutti i profeti, per poi onorarne in modo ipo- crita i sepolcri. don Marco Qualche suggerimento di lettura

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Page 1: Vi ˆa O giaˆeˇe - Parrocchia Olgiate Comasco · La via crucis del povero (1938, Dehoniane) Tempo di credere (1941, Dehoniane) Anch'io voglio bene al Papa (1942, Dehoniane) La pieve

Vita OlgiateseQuindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 73° - N. 12 - 2 Luglio 2017 - € 1,00

www.parrocchiaolgiate.org

Di don Primo Mazzolari

Tra l 'argine e il bosco(1938, Dehoniane)La via crucis del povero(1938, Dehoniane)Tempo di credere (1941,Dehoniane) Anch'io voglio bene al Papa(1942, Dehoniane)La pieve sull'argine (1952,Dehoniane)

Con il titolo di questoarticolo non voglio pub-blicizzare qualche pen-sioncina che offre abasso prezzo letto eprima colazione. Le due“B” non sono altro chele iniziali delle due loca-lità appena visitate dalpapa in un pellegrinag-gio di altissimo valoresimbolico: Bozzolo eBarbiana. La prima èlegata a don PrimoMazzolari, la seconda adon Lorenzo Milani.

Don Primo, vissutodal 1890 al 1959 e par-roco di Bozzolo in pro-vincia di Mantova e dio-cesi di Cremona dal1933 alla morte, con lasua intensa attività dipredicatore, pubblicista,giornalista, scrittore,riuscì a formare interegenerazioni di credentie a instaurare un con-fronto e un dialogo concoloro che egli definiva“i lontani” (i comunistiin ambito politico, i pro-testanti in ambito reli-gioso) in tempi in cuidominava invece la logi-ca dello scontro e dellacontrapposizione fron-tale. Fondatore e diret-tore del quindicinale“Adesso”, dopo appenadue anni dall’inizio dellepubblicazioni subì unadura censura ecclesia-stica con la proibizionedi predicare fuori dallasua diocesi e di scriverearticoli (dopo una brevechiusura, il giornaleriprese, comunque, lepubblicazioni e donPrimo poté continuare ascrivere, seppur ricor-rendo a vari pseudoni-mi…).

Don Lorenzo, natonel 1923 e morto a soli44 anni il 26 giugno del1967 (proprio in questigiorni ricorre il cinquan-tesimo della morte),dopo una giovinezza diricerca interiore entrònel seminario di Firenzee venne ordinato preteper quella diocesi nel1947. Cappellano di sanDonato di Calenzano,impostò la pastoraleparrocchiale con metodiassolutamente innovati-vi (riassunti nel suolibro “Esperienze pasto-rali”), entrò presto inrotta di collisione con laCuria fiorentina e dal1954 fu relegato, conevidente intento puniti-vo, nella piccolissima epraticamente disabitataparrocchia di Barbiana,in mezzo ai boschi delMugello. Qui, attraversol’esperienza della scuolapopolare portò avantiuna profonda riflessionesulla Chiesa e sulla

B&B

società civile italianaproponendo una inter-pretazione del mondo edell’uomo che ancoraoggi smuove le coscien-ze.

* * *Visitando Bozzolo e

Barbiana - gesto asso-lutamente inaspettato -papa Francesco lanciaun messaggio ben pre-ciso alla Chiesa intera esoprattutto alla Chiesaitaliana. Credo di poter-lo riassumere in trepunti.

Anzitutto ci vuolericordare che nellaChiesa (e anche nelmondo…) è sempre inazione lo Spirito Santoe che la sua azione èlibera e non vincolatada nulla. Certo, agisceattraverso le struttureorganizzative ecclesialima anche attraverso ivari “profeti” che susci-ta nei modi e nei luoghipiù impensati. E proprioquesti spesso sonomisconosciuti ed emar-ginati, esattamentecome è accaduto a donPrimo e a don Lorenzo,per i quali ci sono volutiquasi cinquant’anni peruna riabilitazione defini-tiva e per una adeguatavalorizzazione.

Poi, con questo gestosimbolico vuole ribadireche nella Chiesa èessenziale la scelta deipoveri, l’apertura almondo e il dialogo contutti. Proprio quello stileche ha mirabilmenteriassunto nella locuzio-ne “Chiesa in uscita”.Stile pastorale che donMazzolari e don Milanihanno interpretato inmodo esemplare e pre-correndo i tempi, ognu-no con la sua persona-lità e il suo carisma.

Infine, credo chevoglia attirare l’atten-zione di tutti, credenti enon credenti, sull’ur-genza di superare lamentalità della guerra edi lavorare seriamenteper un mondo di pace.Sia don Primo che donLorenzo sono stati deiveri profeti anche inquesta direzione. Il par-roco di Bozzolo con ilbellissimo e provocato-rio libretto “Tu nonuccidere”, il priore diBarbiana con la difesadegli obiettori di

coscienza e con leprofonde riflessioni con-fluite nel testo“L’obbedienza non è piùuna virtù”.Un’attenzione urgenteoggi forse ancor più chenegli anni della “guerrafredda”, un’attenzioneche comporta ancheuna lucida analisi sullecause profonde che por-tano alle guerre, spe-cialmente alle cause dicarattere economicolegate alla produzione eal commercio dellearmi.

* * *Sono sicuro che papa

Francesco si riconoscemolto nelle sceltepastorali dei due pretiitaliani. Sono sicuro cheha deciso di visitareinsieme B&B per prega-re sulle loro tombe maanche per proporre inmodo autorevole le lorofigure e la loro testimo-nianza specialmentealla Chiesa italiana,purtroppo ancora parec-chio lenta e chiusa.

Senza dubbio ungesto “profetico” il suo,un gesto che viene adaggiungersi ai molti altri

“Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’animaio non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noitroviamo nella Passione del Signore. Non cercheròneanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarviun po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Nonvergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non mene vergogno, perché so quante volte ho tradito ilSignore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsidi lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggiodel Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento,nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelleparole che non dobbiamo dimenticare: "Amico, con unbacio tradisci il Figlio dell’uomo!"

Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezzadella carità del Signore, vi fa’ anche capire perché iol’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva dettonel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. GliApostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no,generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici.Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tra-disce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritia-mo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anchequando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suocuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda èun amico del Signore anche nel momento in cui, bacian-dolo, consumava il tradimento del Maestro. (…)

Qualcheduno però, deve avere aiutato Giuda adiventare il Traditore. C’è una parola nel Vangelo, chenon spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lomette davanti in un modo impressionante: "Satana lo haoccupato". Ha preso possesso di lui, qualcheduno deveavervelo introdotto. (…)

E la tentazione è incominciata col denaro. Le maniche contano il denaro. Che cosa mi date? Che io ve lometto nelle mani? E gli contarono trenta denari.”

(don Primo Mazzolari, “Nostro fratello Giuda”)

“È la storia che mi s'è buttata contro, è il 18 aprileche ha guastato tutto, è stato il vincere la mia grandesconfitta.

Ora che il ricco t'ha vinto col mio aiuto mi tocca dirtiche hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a com-battere il ricco.

Ma non me lo dire per questo, Pipetta, ch'io sono l'u-nico prete a posto. Tu credi di farmi piacere. E invecestrofini sale sulla mia ferita.

E se la storia non mi si fosse buttata contro, se il18... non m'avresti mai veduto scendere lì in basso, acombattere i ricchi.

Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi saraisempre te povero a aver ragione.

Anche quando avrai il torto di impugnare le armi tidarò ragione.

Ma come è poca parola questa che tu m'hai fattodire. Come è poco capace di aprirti il Paradiso questafrase giusta che tu m'hai fatto dire. Pipetta, fratello,quando per ogni tua miseria io patirò due miserie, quan-do per ogni tua sconfitta io patirò due sconfitte, Pipettaquel giorno, lascia che te lo dica subito, io non ti dirò piùcome dico ora: “Hai ragione”. Quel giorno finalmentepotrò riaprire la bocca all'unico grido di vittoria degnod'un sacerdote di Cristo: “Pipetta hai torto. Beati i poveriperché il Regno dei Cieli è loro”.

Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancel-lata di qualche parco, installata insieme la casa deipoveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non tifidar di me, quel giorno io ti tradirò.

Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nellatua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per tedavanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avraipiù fame né sete, ricordatene Pipetta, quel giorno io titradirò. Quel giorno finalmente potrò cantare l'unicogrido di vittoria degno d'un sacerdote di Cristo: “Beati i...fame e sete”.

(don Lorenzo Milani, “Lettera a Pipetta”)

Due brani famosiPapa Francesco ultimamente ha citato sia donMazzolari che don Milani. Del primo la famosaomelia del giovedì santo 1958 da titolo “Nostrofratello Giuda”, del secondo un brano della“Lettera a Pipetta”.Ecco un assaggio sia dell’una che dell’altra.

Tu non uccidere (1955,San Paolo)I preti sanno morire (1958,Dehoniane)Su don Primo Mazzolari

Mariangela Maraviglia,” DonPrimo Mazzolari. Con Dio econ il mondo”, Qiqajon-Comunità di Bose, 2010Di don Lorenzo Milani

Esperienze pastorali, 1958.

L'obbedienza non è più unavirtù. Documenti del proces-so di don Milani, 1965.Lettera a una professoressa,come Scuola di Barbiana,1967.Lettere di don LorenzoMilani priore di Barbiana, acura di Michele Gesualdi,1970Lettere alla mamma, a curadi Alice Comparetti Milani,

1973

Tutte le Opere, Collana IMeridiani, Milano,Mondadori, 2017

Su don Lorenzo Milani

Neera Fallaci, “Dalla partedell’ultimo, vita del preteLorenzo Milani”, 1974

Michele Gesualdi, “DonLorenzo Milani, l’esilio diBarbiana”, 2016

a cui ci sta abituando.L’augurio è che non fac-ciamo anche di papaFrancesco uno dei tantiprofeti inascoltati in vitae riabilitati poi dopo varidecenni… Incorreremmoanche noi nei “Guai”pronunciati da Gesùcontro i farisei del suotempo, zelanti ad elimi-nare sistematicamentetutti i profeti, per poionorarne in modo ipo-crita i sepolcri.

don Marco

Qualche suggerimento di lettura

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2 Vita Olgiatese

Don Francesco ha terminatoil suo anno di diaconato duranteil quale ha prestato servizio nellanostra parrocchia, ed è stato ordi-nato sacerdote lo scorso 10 giu-gno in Cattedrale dal nostroVescovo mons. Oscar Cantoni.Come vuole la tradizione cisiamo preparati alla celebrazionedella prima Messa di donFrancesco nella scorsa domenica18 giugno, e pensavamo in quel-l'occasione di ringraziarlo per ilservizio svolto e salutarlo.Invece, come molti auspicavano,lasciando sorpresi altri, ilVescovo ha scelto di affidare peril nuovo ministero don Francescoalla nostra parrocchia. Per questa

ragione la prima Messa di donFrancesco si è tramutata anche inuna Messa di benvenuto, unnuovo benvenuto ad un nuovosacerdote per la nostra comunità.

Prima Messa celebrata inuna domenica particolare, quelladella solennità del CorpusDomini, per la cui occasione èstata celebrata in chiesa parroc-chiale un’unica Messa domeni-cale alle 10.30 con rito solenne.Don Francesco durante l’omeliaha sottolineato come sia signifi-cativo l’uso di paramenti antichie particolarmente artistici, chesottolineano il clima solenne diqueste festività. La chiesa eragremita di persone, che al termi-

Di nuovo benvenuto, Don Francescone della celebrazione hannorivolto gli auguri a donFrancesco per un buon ministerocon un lungo applauso.

Alla santa Messa è seguitoun aperitivo all’ingresso dellacasa parrocchiale, quindi il pran-zo per tutti coloro che si sonovoluti unire ai festeggiamentiper don Francesco, con molteportate e tanta allegria. Neimomenti finali del pranzo, insie-me alla torta è stato consegnatoa don Francesco anche un regaloda parte della comunità.

La sera come da tradizioneper la solennità del CorpusDomini è stato recitato il vespro,seguito dalla processione per le

vie del paese: come ha sottoli-neato don Romeo era da qualcheanno che non si usciva dallachiesa in processione per questaoccasione, mentre quest’anno IlSignore ci ha donato un finaleadeguato alla giornata, dandocila possibilità di portare e dimo-strare, con semplici gesti, lanostra fede anche al di fuoridelle mura della chiesa.

Una giornata intensa, ricca dimomenti che ci fanno capirequanto la Chiesa rappresenti unafamiglia di famiglie, che onora ilSignore e festeggia per i doniche da Egli riceve, e dove ognipersona può sentirsi accolta eparte di un disegno più grande.

BENVENUTO DON FRANCESCONella mia mente rimane

impressa un immagine: 11settembre del 2015, allavigilia delle ordinazioni dia-conali insieme a quattroseminaristi eravamo sul bal-cone del seminario accom-pagnati dall’ immancabilesigaro intenti a chiacchiera-re. In quella serata per laprima volta ho condiviso unodi quei momenti che, inmodo tanto singolare, hannoaccompagnato questi mieiprimi 2 anni di seminario.Serate capaci di interrompe-re il ritmo dei giorni inseren-do una tinta di allegria e di“normalità” ma soprattuttomomenti per crescere inquella vera e autentica ami-cizia che travolge soltantocoloro che hanno sperimen-tato concretamente l’amoredi Gesù nella loro vita. È inuna di queste serate che hoconosciuto don Francescoper la prima volta come fra-tello maggiore nel camminodel seminario. Quella sera dipropedeutica non avrei maipensato di trovare un fratellocon cui condividere questopezzo di strada ma soprat-tutto non mi sarei mai aspet-tato di incontrare in lui unamico semplicemente capa-ce di esserci e di esserci perdavvero, certo, a volte colsuo carattere impetuoso epoco diplomatico ma che,dietro quella voce “dabasso” a primo impatto unpo’ inquietante, cela unaprofonda attenzione e deli-catezza per tutti coloro chegli sono accanto. DonFrancesco in questi anni,accanto alla fede graniticatipica di noi valtellinesi, miha trasmesso la “necessitàdell’amicizia”. Essa non èsoltanto un incontrarsi perpassare il tempo o una rela-

zione dettata dal comunvivere. Infatti non è vero chel’amicizia caratterizza tuttele relazioni piuttosto netocca alcune che in modoparticolarissimo diventanoluoghi privilegiati per incon-trare il Signore crescendonella fede e nell’umanità.L’amicizia credo si possadefinire come uno dei donipiù belli e significativi cheDio riversa sulla nostra vitaperché una vera amicizia,vissuta nella fede in Gesù,apre al mistero di DioTrinità. A molti forse potran-no sembrare parole un po’altisonanti ma sono certoche il vostro nuovo vicariopuò comprendere facilmentequesto canto che mi nascedal cuore. Carissimo donFrancesco ho solo un augu-rio che riprendo dall’immagi-netta della tua ordinazione:“Maiorem ac dilectionemnemo habet ut animamsuam ponat quis pro amicissuis”(Gv 15,13). Prego ilSignore perché possa dav-vero far crescere la tua ami-cizia con Lui ogni giornonella celebrazione dell’Euca-ristia quotidiana, nella pre-ghiera incessante per le per-sone che ti sono state affi-date, nella fraternità con dondon Marco e don Romeo,nella relazione con i ragazzie le persone che ogni giornoincontrerai. Ti auguro dipoter donare tutta la vita acoloro che sarai chiamato aservire nel Suo nome comeha fatto il Beato NicolòRusca al quale tu sei moltodevoto e che, sono certo, tiproteggerà con la sua lumi-nosa intercessione in ogniistante del tuo sacerdozio.

Nel segno dell’amiciziaJacopo

Un compagno, un amico...

2 Luglio 2017

Nella luce già estiva disabato 10 giugno, ci siamoritrovati a gruppetti sparsi inCattedrale per la Messa diordinazione: la presenza ditanti ragazzi e giovani hadato subito la percezione diun anno fecondo di incontri,relazioni, momenti seri omeno impegnativi trascorsiperò con uno stile inconfon-dibile, lo stile del diaconoFrancesco: nobile, costante-mente in ascolto della comu-nità e delle singole persone,attento a tutti, capace dicoinvolgere ragazzi e adulticon autorevolezza, con fer-mezza e con la giusta dosedi umorismo. Tutti, dobbia-mo ammetterlo, siamoentrati in Duomo con unatrepidante attesa e un desi-derio nel cuore: speriamoche il vescovo Oscar lasciad Olgiate il "nostro"Francesco!

Significativi alcuni pas-saggi dell'omelia del vesco-vo:

"Carissimi Fratelli ordi-nandi: è questo un giorno digrande gioia e consolazioneper tutta la nostra Chiesa,che dal suo Sposo eSignore sta per ricevervicome nuovi presbiteri e viaccoglie come un vero donodello Spirito. Voi siete laprova più persuasiva che ilSignore Gesù ama questaChiesa e non le lascia man-care i suoi pastori... A voiripeto l'annuncio auguraledel Vangelo appena procla-mato: Pace a voi! ... A voil ' impegno e la fatica didiventare uomini e pastori dipace. In questa opera loSpirito Santo non si tireràindietro, ma voi dovrete met-terci del vostro: innanzituttola rinuncia al vostro io, cioèla piena e libera consegna divoi stessi, quindi una fiduciaincondizionata nella graziadi Dio, ma anche in chi,

insieme con voi edifica laChiesa, evitando ogni auto-nomia, compreso ogni atteg-giamento padronale. Lapace è frutto di uno stile dipresenza che stima gli altrisuperiori a se stessi egareggia nello stimarsi avicenda. La pace vieneespressa dalla vostra mitez-za, dalla vostra capacità diascolto, dalle vostre relazio-ni fraterne, che fanno di voidei testimoni dellaMisericordia di Dio. Solocosì potrete venire incontroagli uomini di oggi chehanno bisogno di pastoriattenti e solleciti, da cui nonsi sentono giudicati, maaccompagnati affabilmentenel loro cammino di fedenon sempre lineare... Cariamici, se sarete uomini di

pace, miti e umili servi,come vi auguro, potrete,assieme a tutti noi, attende-re all'impegnativo, ma esal-tante compito di offrire almondo l'immagine di unaChiesa di padri e di madriche manifestano la miseri-cordia di Dio, una Chiesache è ancora capace diaccendere e di riscaldare dibene il cuore degli uomini."

La solenne celebrazioneha avuto il suo momentocentrale con il rito di ordina-zione: il rettore del semina-rio, don Ivan, presenta gliordinandi al Vescovo checon voce emozionata, fannorisuonare il loro "Eccomi". Ilvescovo li interroga riguardoagli impegni che davanti alpopolo di Dio assumono: l'e-sercizio per tutta la vita del

ministero sacerdotale, i lministero della parola nellapredicazione del Vangelo edella fede cattolica, la cele-brazione dei misteri diCristo, la promessa di obbe-dienza e di filiale rispetto alui e ai suoi successori. I cin-que diaconi si prostrano poia terra mentre tutta l'assem-blea chiede l'intercessionedei Santi; poi i l Vescovoinvoca il dono dello Spirito,stende le mani sul capo dei5 giovani e proclama la pre-ghiera di consacrazione,unge le loro mani con il cri-sma, i parroci delle loro par-rocchie di origine li rivestonocon gli abiti sacerdotali einfine, ancora il Vescovo,consegna loro il pane e ilvino che da quel giorno inpoi consacreranno e spez-zeranno per tutti i fedeli, liabbraccia ad uno ad unocome segno di accoglienzanel presbiterio diocesano.Per la prima volta, donFrancesco e i suoi 4 amiciconcelebrano l'Eucaristia:sono preti per sempre!

Al termine della Messa ilmomento dell'invio, o megliodella consegna: "Affido allapaternità di don Marco e didon Romeo ... DonFrancesco Orsi!" Un applau-so ha liberato dal cuore tuttala nostra gioia e la nostragratitudine al Signore. DonFrancesco resterà adOlgiate come vicario. Il"nostro" Francesco, affidatoalla paternità dei preti giàpresenti, ma anche a noicomunità, è ora di tutti, prete"per la gloria di Dio". A cia-scuno di noi il compito bellodi custodire il dono ricevutoe di accompagnare consapienza e pazienza i suoipassi sull'unica strada giàpercorsa dal Maestro, stradadove l'unico gesto permessoè quello di dare la vita comeha fatto Lui.

Nelle scorse settimane sonoiniziati i lavori di pulizia del-l’ex-cimitero in Via dell’Isola,ora reso edificabile nel piano digoverno del territorio.

Per saperne qualcosa di più,ecco alcune righe sulla storiadei cimiteri a Olgiate.

Il primo cimitero, come siusava in antichità ed ancora siusa in certi paesi di montagna(ad esempio in Alto Adige), erail terreno attorno alla chiesa diS. Cassiano. Ma anche aSomaino e a Baragiola nelMedio Evo si seppelliva attor-no, e anche dentro le chiese,r i s p e t t i v a m e n t edell’Annunciata e di S. Ilario.Per questo la piazza delle chie-se si chiamava “sagrato”, cioèterreno consacrato, appunto perseppellirvi i morti. Un sepolcrodi famiglia fu costruito nel1706 per il questore CarloFrancesco Carpani anche nellacappella di S. Carlo, nella chie-sa di S. Gerardo. Non pare vifosse cimitero a S. Giorgio.

Nel Cinquecento il cimiterodi Olgiate era collocato nell’a-rea dietro la chiesa romanica diS. Cassiano, inclusa in quellaora occupata dall’attuale par-rocchiale. Poi si cominciò aseppellire dentro la chiesa: dap-prima si fecero i sepolcri delle

famiglie Lucini e Caimi. Nel1630 vi fu seppellito il canoni-co Defendente Volpi, già vica-rio generale del vescovo cardi-nale Scaglia, morto a Olgiate dipeste. Nel 1647 si costruirononella prima campata della chie-sa tre nuove fosse sepolcrali:una per i confratelli, una per iparrocchiani adulti, ed una per ibambini.

I morti vi venivano calatisenza bara e si ammonticchia-vano gli uni sopra gli altri.Evidentemente i cadaveri indecomposizione mandavanoodore, specialmente d’estate;perciò negli atti delle visitepastorali si trovano gli ordiniper una congrua manutenzionedei sigilli delle sepolture.

Nella prima metà delSettecento fu costruito un ossa-rio (in corrispondenza dell’areaparcheggio della gelateria), perdeporre le ossa “spurgate”periodicamente dalle fossecomuni: era una fossa grande,con sopra una cappella.

Nel 1784 l’imperatoreGiuseppe II, per igiene, ordinòche non si seppellisse piùall’interno delle chiese e cheogni comune costruisse uncimitero lontano dai centri abi-tati. Da allora in poi la gestionedel cimitero passò dalla parroc-

chia al comune.Innanzitutto fu scelta l’area,

che doveva essere approvatadall’autorità superiore. Verso lafine del 1785 vi fu destinato unappezzamento di 2 pertiche, 9tavole (circa 1560 mq) delmappale n. 878 di 132 pertiche,chiamato Bravello, già delleMonache di Cernobbio, passatotra i beni del cosiddetto Fondodi Religione dopo la loro sop-pressione, avvenuta nel 1784.

La delibera di costruzionedel nuovo cimitero è del 1786,ma i lavori furono appaltatisolamente nel 1788 a unDomenico Bulgheroni, olgiate-

se, che, un anno dopo, costruitii muri di cinta di due lati, nonfu più in grado di proseguire, el’opera fu compiuta entro il1791 da DomenicoBernaschina di Maccio, cheaveva dato la fideiussione per ilBulgheroni.

La prima persona ad esservisepolta fu Barbara Somaini, di48 anni circa, moglie di G.Antonio Bulgheroni, il 10 mag-gio 1791.

Il progetto redatto dal peritoPaolo Zambra prevedeva diimpiantarvi al centro una crocedi castagno o di rovere, ma –forse in un momento successi-vo – fu eretta la colonna concroce di ferro, che tuttora è inloco.

Nel 1838 don AngeloRoncoroni (che abitava la casaora occupata dalla gelateria)per ottenere la demolizione del-l’ossario contiguo alla sua casa,propose di costruire due edico-le (ossario e camera mortuaria)agli angoli frontali del cimitero.Di fatto nel 1879 c’era un ossa-rio a sinistra dell’ingresso e unacella mortuaria all’angolo fron-tale verso Via Verga.

Nel 1879 si era fatto un pro-getto per costruire una serie dicappelle di famiglia; ma nonavendo potuto acquisire il ter-

reno in ampliamentodai signori Rossi,divenuti proprietaridei terreni intorno, sipensò di costruire unnuovo cimitero.

Il signor LuigiPini offrì l’area oraoccupata dal fabbri-cato che fa angolotra Via de Amicis eVia Carducci versoBaragiola; ma dopopolemiche varie siaccettò l’offerta delprevosto CarloBelgeri del terrenodel beneficio parroc-chiale lungo la stra-da verso Como. Ilprogetto fu redattonel 1880 dall’inge-gner Angelo Testoni,e il nuovo cimitero fu benedet-to il 4 novembre 1883.

L’ultimo sepolto nel vec-chio cimitero fu RoncoroniBenedetto, di 73 anni, morto il4 ottobre 1883. La prima sepol-ta in quello nuovo fu GrigioniErminia, oriunda di Cavallasca,moglie ventunenne di MolteniPaolo.

Il 10 gennaio 1896 ilConsiglio Comunale deliberòdi donare l’ex-cimitero allaFabbriceria Parrocchiale.

La donazione fu formaliz-zata il 10 agosto 1896 tra il sin-daco Ferdinando Sala e il

Auguriamo quindi a donFrancesco che si possa sentire incomunione con la Chiesa viven-te nella nostra comunità, pressola quale il nostro Vescovo lo ha

chiamato a iniziare il suo mini-stero sacerdotale. Di nuovo ben-venuto don Francesco, e tantiauguri!

Riccardo G.

Note storiche sull’ex-cimitero di Olgiate

signor Tomaso Bulgheroni fab-briciere con atto n. 56 rogatodal notaio Mario Bordini diCastiglione Intelvi.

La voltura catastale del ter-reno dal Comune allaFabbriceria Parrocchiale diOlgiate Comasco è stata perfe-zionata il 20 novembre 1896.Come gli altri beni della chiesa,non usati direttamente dallaparrocchia, il terreno è statointestato alcuni anni faall’Istituto diocesano per ilmantenimento del clero, che loha ceduto a privati.

Mario Mascetti

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Nel solco del concilio Siamo giunti alla fine delle riflessioni sul magistero di pa-

pa Francesco. Nel corso di questi quattro anni gli scritti, gliatti e le parole del papa hanno offerto al mondo un messag-gio ed una concezione di chiesa che molti osservatori hannodefinito “rivoluzionaria”. In realtà Francesco mi pare simuova nel solco nella migliore tradizione cristiana. Tradizio-ne che affonda le proprie radici nella lettura della “buonanotizia” fatta dai primi padri della Chiesa; lettura ripresa eriproposta dai documenti conciliari. Francesco cerca di libe-rare il corpo della Chiesa da tutti quegli orpelli rituali, tal-volta con aspetti idolatrici, che hanno appesantito il messag-gio cristiano nel corso di tanti, troppi secoli passati. Cerca dicapovolgere una situazione dove esistono cristiani di serie A(il clero) e di serie B (i laici), una chiesa “docente” ed unachiesa “discente”. Tutti i credenti, seppur con ruoli e carismidiversi, hanno pari dignità. Da tutti si può imparare e nessu-no possiede per intero la Verità, ma tutti siamo in camminoper cercare di avvicinarci ad essa il più possibile. Insomma,l’intero agire di papa Bergoglio si muove in una prospettivadal basso. Ma che cosa significa prospettiva dal basso?

Innanzitutto l’attenzione per i poveri. Qualcuno ha scrit-to che Francesco è “innamorato dei poveri, con intelligenza,passione, impegno”. Si tratta di un attenzione che non hanulla a che vedere con il nostro concetto di “elemosina”troppo spesso sinonimo di assistenzialismo. L’esperienza pa-storale in Argentina gli ha insegnato che se non si rimuovo-no le cause strutturali che generano povertà e diseguaglian-za il problema non ha soluzione. Alto e forte è il grido diFrancesco contro un sistema che mercifica ogni cosa, che an-tepone il profitto all’individuo, che incorona il mercato co-me indiscusso ed onnipotente sovrano.

Questa prospettiva dal basso “stride con quelle realtà diChiesa cattolica, come quella italiana, che possiedono diver-si beni materiali e risorse finanziarie, godono di benefici sta-tali di diverso tipo, possono contare su beni mobili e immo-bili di notevole valore. Tutto questo, molto spesso, fa assi-milare la comunità cattolica alle diverse istituzioni che fannodel profitto l’unico o il maggiore scopo” (1).

Prospettiva dal basso significa avere sempre davanti leparole della Gaudium et Spes quando afferma che “la Chie-sa stessa si serve delle cose temporali nella misura che lapropria missione richiede. Tuttavia essa non pone la sua spe-ranza nei privilegi offertile dall’autorità civile. Anzi essa ri-nunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti,ove constatasse che il loro uso possa far dubitare della since-rità della sua testimonianza o nuove circostanze esigano al-tre disposizioni (Gaudium et Spes, nr. 76).

Prospettiva dal basso significa rendersi conto che tantevolte anche le nostre strutture cattoliche sono “toccate” dauna logica che poco a che vedere con criteri evangelici econ l’attenzione al bene comune.

Prospettiva dal basso significa che, pur in presenza di unanorma generale, ciascuna situazione è particolare e non puòessere giudicata non tenendo conto del contesto nel quale sicolloca. Bisogna insomma utilizzare grande “discernimento”.

Prospettiva dal basso da usare anche in campo dottrina-le, ricordandosi che l’Eucaristia è medicina per i malati nonsolo cibo per i sani.

È questa la “filosofia” dell’azione pastorale di papa Fran-cesco, azione che, come ho detto sopra, non è una novitànella storia della Chiesa: il suo Fondatore partiva da unaprospettiva dal basso, i primi Padri della Chiesa accolseroquesta logica, il Concilio Vaticano II la riprese.

Riuscirà Francesco nel suo intento? Riusciremo tutti noiche ci definiamo cristiani a seguirlo? Vorrei chiudere questaserie di articoli sul magistero di papa Bergoglio con le paro-le, piene di speranza, di un intellettuale cattolico, RanieroLa Valle che, ponendosi la domanda se “ce la farà France-sco?”, così scrive: “la prognosi si scioglierà nel futuro. Mauna risposta a quella domanda – ce la farà? – si può tentaregià oggi. E la risposta è che il papa in un certo modo già cel’ha fatta: perché ci sono delle cose che una volta compiutenon vengono mai meno, ci sono delle dracme, dei tesori na-scosti, che una volta trovati non si perdono più. Non solo ilmale, anche il bene, se rompe un tabù può poi sempre ripe-tersi. E di tabù Francesco ne ha rotto più di uno e dopo lecose non possono essere più come prima” (32 – fine)

erre emmeNote

(1) (1)Rocco D’Ambrosio: “Ce la farà Francesco?”, Ed. LaMeridiana, pag. 76.

Vita Olgiatese2 Luglio 20173

BUONGIORNO! SONO LA DIOCESI…

A cura di Gabriella Roncoroni

San Pietro martire, prioredei Domenicani di Como,ucciso nel 1252 mentreassolveva l’incarico di inqui-sitore in Lombardia, fuassunto presto come campio-ne della lotta, spesso cruenta,contro l’eresia. Pietro fu ineffetti inquisitore, ma soltan-to negli ultimi anni di unavita spesa in ben altre attivitàe il suo modo di inquisire eraben diverso da quello prati-cato da altri del suo tempo.

Originario di Verona,Pietro era nato in un famigliache aveva qualche simpatiaeretica; forse quella primaesperienza gli servì a vedereanche gli eretici come perso-ne umane. Prese l’abitodomenicano e, fedele allacaratteristica di quest’ordineiniziò un’intensa attività dipredicazione. Il successo fugrande: una volta che parlò aFirenze, il Comune dovetteprendere in seria considera-zione il progetto di ingrandi-re la Piazza di S. MariaNovella, per contenervi lafolla che accorreva ad ascol-talo. Anche a Cesena la pre-dicazione di Pietro fu seguitacon grande entusiasmo. Fuqui che egli si trovò a svolge-re anche il faticoso compitodi paciere tra varie città dellaregione: sorretto da un’in-stancabile spirito di carità,correva da una città all’altra,trattando la pace.

A Milano lo vediamo inazione in un altro campopastorale, l’assistenza spiri-tuale a gruppi di suore. Cosìla veste di inquisitore sta unpo’ stretta al nostro fraPietro. Ricoprì questo incari-co su proposta del papa, inLombardia, dall’autunno del1251 alla primavera dell’an-no seguente, quando fu ucci-so. In questi mesi non cirisulta abbia svolto nessunprocesso né tanto meno gli sipossono attribuire i roghi dieretici che la tradizione suc-cessiva gli ha affibbiato, nel-l’intento di onorarlo comestrenuo difensore della fede.Anche nel trattare con glieretici, il supposto grandeinquisitore, appare ben lonta-no dai metodi del tempo.Abbiamo il resoconto di unsuo incontro con un accusatodi eresia: innanzitutto non lo

Amici ben trovati! Continuiamo la conoscenza con l’ufficio perla pastorale della famiglia iniziata con il numero scorso di VitaOlgiatese.

L’ufficio per la pastorale della famiglia,si avvale per le sue molteplici iniziative dialcune Commissioni:

La commissione operativa formata dalDirettore, da un Coordinatore, dalVicedirettore, da un rappresentantedell’Azione Cattolica, da persone disponibilie competenti in riferimento alle attività darealizzare, nominate dalla competente auto-rità ecclesiastica.

Compiti specifici della commissione ope-rativa sono lo studio e la progettazione dellapastorale della famiglia e la traduzione in iti-nerari concreti delle linee del piano pastora-le. La commissione operativa si avvale di esperti per l’approfondi-mento di specifiche tematiche e per la realizzazione di particolariattività.

Il Comitato scientifico per la scuola per operatori di pastoralefamiliare:

è costituito da persone che possiedono una competenza specifi-ca in merito agli ambiti della famiglia e/o della pastorale. È unorgano consultivo e di appoggio all’Ufficio diocesano per la pasto-rale della famiglia con il duplice compito di fare proposte e diesprimere pareri su tutte le potenziali iniziative inerenti lo studio,la ricerca, le sperimentazioni formative nel campo della pastoraledella famiglia.

Ha le funzioni di: valutare, approvare e verificare i contenutiformativi e la metodologia utilizzata nel corso della Scuola; pro-muovere l’aggiornamento e la formazione permanente degli opera-tori di pastorale familiare; proporre, in stretta sintonia con l'Ufficiodiocesano, le iniziative formative e divulgative nell’ambito dellapastorale della famiglia, con particolare attenzione allo studio,all’approfondimento e alla diffusione della teologia nuziale.

Le Commissioni di studio secondo le iniziative proposte e letematiche attuali da affrontare.

Inoltre ci si avvale di molte collaborazioniL’Ufficio offre un servizio di coordinamento a quanti operano

pastoralmente nell’ambito della famiglia: Parrocchie, Vicariati,Azione Cattolica, Associazioni, Movimenti, Gruppi, Consultori diispirazione cristiana, Centri di aiuto alla vita.

Attua collaborazioni specifiche in riferimento agli itinerari dipreparazione al matrimonio con gli Uffici liturgico, catechistico, dipastorale giovanile e con i Consultori di ispirazione cristiana.

Per la formazione cristiana nell’ambito dell’affettività e dellasessualità si stanno avviando collaborazioni con con gli Ufficiliturgico, catechistico, di pastorale giovanile, vocazioni, missiona-rio, Caritas, con i Consultori di ispirazione cristiana, AzioneCattolica, associazioni e movimenti.

(2-continua)

,5 La legge sul fine vita,attesa da molti anni, sta solle-vando non poche critiche per-ché sembra lontana da un’im-postazione mirata alla persona,al contesto sociale, alla solida-rietà ed ai rapporti tra gli esseriumani. È una normativa che hascelto la strada di un individua-lismo radicale in cui anche ilruolo del medico sembra esseremolto simile a quello di un fun-zionario notarile.

A questo proposito è inter-venuto lo scorso marzo il cardi-nale Angelo Bagnasco affer-mando che si tratta di un “prov-vedimento che si adatta ad unindividuo che si interpreta aprescindere dalle relazioni,padrone assoluto di una vitache non si è dato”. Il cardinaleaggiunge anche che “la mortenon deve essere dilazionata tra-mite l’accanimento terapeutico,cioè con cure sproporzionate aipossibili benefici, ma neppureessere anticipata tramite l’euta-nasia”.

Il tema “fine vita, tra medi-cina e morale” è stato trattatodal dott. Mario Bernasconi e damons. Angelo Riva nel corso diun incontro che si è svolto nelsalone della casa parrocchialedi Olgiate Comasco.

Nella società di oggi nonpiù patriarcale, i malati psichi-ci, i colpiti da Aids, i disabiligravi, le persone affette damalattie degenerative o datumori, gli anziani con croni-

trovano in una situazione senzavia d’uscita, si sentono isolati esfiduciati se intuiscono l’im-possibilità di guarire. Per soste-nere un malato cronico irrever-sibile con conseguente decadi-mento psicofisico, è richiesta larelazione “ familiari – amici –medico” per evitare il pericolodi cadere nella depressione e lasuccessiva tentazione di rifiu-tare qualsiasi cura. In questocaso anche il medico di fami-glia può diventare un supportopsicologico fondamentale seriesce a conquistare la fiduciadi questa tipologia di paziente,nella consapevolezza che lavita è un valore inalienabile; ilmedico, con il suo agire, non

cità senza prospettive di guari-gione, diventano un problemaserio per chi li deve assistere.La cronicità va di pari passocon la fragilità o con l’emargi-nazione; ecco perché per questimalati c’è bisogno di un conte-sto sanitario e sociale che lisostenga e per la famiglia serveuna “rete” che le sia di aiutonell’assistenza. Gli ospedalioggi, con l’alto sviluppo tecno-logico, si occupano sempre dipiù delle terapie e sempre menodi questo genere di pazienti chetrovano assistenza nelle case dicura, presso i familiari o, per imalati terminali, negli hospi-ces.

Molto spesso coloro che si

La tentazione di negoziare la vita umana in una società sempre più individualista

Medicina e morale per i malati terminali

L’insegnamento diFrancesco,

il papa venuto “dalla fine del mondo”

deve mai essere nocivo delladignità della persona e conside-rare che la debolezza è il luogoprivilegiato della presenza diDio.

Questa relazione tra pazien-te e medico deve produrreun’alleanza terapeutica, unincontro tra la fiducia (delmalato) e la competenza (delmedico). Considerando l’acca-dimento terapeutico una possi-bilità che può anche trasforma-re il malato terminale in unaspecie di “campo di battaglia”quali sono i criteri tra l’interve-nire troppo o troppo poco neicasi in cui non c’è più la spe-ranza della guarigione ?

Il primo criterio è la pianifi-cazione degli interventi, ricor-rendo al principio della propor-zionalità (tutto ciò che è appro-priato e ragionevole) ricordan-do che ogni caso clinico è un“caso” particolare. A questoproposito la Convenzione diOviedo del 1997 sui diritti del-l’uomo e la bio-medicina, san-cisce che bisogna “risolveresecondo scienza e prudenza icasi più problematici di conflit-to tra l’abbandono terapeutico el’eccesso futile delle cure”.

Il secondo criterio stabilisceun “no” deciso alla culturadello scarto che può portare asituazioni estreme aberranti. Aquesto “no” si deve contrappor-re un “si” a tutto ciò che servea curare nel senso di accudireed accompagnare il paziente

MEGLIO MORIRES. PIETRO DA VERONA (? - 1252)

avvinse con catene di ferro,come facevano i suoi colle-ghi, ma soltanto con “lacci diparole”; non riuscendo peral-tro a farsi ascoltare da costui,ricorse alla preghiera “sup-plicando Dio che riconosces-se il suo errore e risplendessea lui la luce della verità.” Lapersuasione e la preghieranon erano tra i metodi piùusati nell’inquisizione: disolito si ricorreva alla tortura.Pietro dunque non aveva lastoffa dell’inquisitore: prefe-riva soffrire che far soffrire.La sua preghiera preferita, citestimoniano, era questa:“Quando innalzo il Corpo delSignore chiedo a Lui che nonmi permetta di morire in altromodo se non per la fede inCristo.” Fu presto esaudito. Il6 aprile 1252, mentre si reca-va da Como a Milano, apiedi, fu aggredito a colpi dironcola e barbaramente ucci-so.

Un anno dopo neppure, lacanonizzazione: sulla Piazzadi Perugia, Innocenzo IV loriconobbe associato allaschiera dei martiri il 9 marzo1253. Di seguito alla santità imiracoli. Il più grande fuquello della conversione delsuo uccisore, Carino.

Lodiamo Dio per questosanto che ha illuminato conla sua presenza e ha irroratocon il suo sangue la nostraterra lombarda. Ha ricevutola grazia del martirio. È statomeglio, per lui, morire piut-tosto che versare sanguealtrui. Non è stato un grandeinquisitore, né un martellodegli eretici, eppure la fedel’ha difesa lo stesso. E come!

(Saverio Xeres – Passatofuturo della Chiesa di Como.

15. Continua)

senza speranza di guarigione.La terapia del dolore e le curepalliative sono la strada peralleviare le sofferenze delmalato terminale e per poterloaccompagnare verso una mortedignitosa, senza dover insisterenell’accanimento terapeutico.Tuttavia in alcune nazionieuropee, vedi Olanda e Belgio,è stata legalizzata l’eutanasiaattiva; in Svizzera è legale l’eu-tanasia attiva indiretta. InSvezia come in Germania ed inAustria è possibile l’eutanasiapassiva cioè l’interruzione deidispositivi di cura e di manteni-mento in vita.

In Italia la “buona morte” èconsiderata ancora un reatoanche perché sarebbe necessa-ria una modifica dellaCostituzione, in cui l’articolo32 così recita: “la Repubblicatutela la salute come fonda-mentale diritto dell’individuo einteresse della collettività egarantisce cure gratuite pertutti”. Il dibattito però rimanesempre aperto.

L’eutanasia diretta è un

intervento che porta la morte adun soggetto malato o disabile,ma comunque non prossimo alfine vita. È uno sconvolgimen-to dell’etica, se si tiene contoche la vita umana ha qualcosadi “sacro” non in senso religio-so, ma nel significato di “sepa-rato”, di non negoziabile: è ilfondamento dello stare insie-me. Ci si chiede allora se ladomanda di morte sia unarichiesta libera oppure unabreccia che, una volta aperta, sipossa prestare ad abusi. Sipensi soltanto ad una ipoteticaeutanasia per i minori d’età.

La risposta a questo tentati-vo di scavalcare il comanda-mento “non uccidere” è l’affer-mazione che la cultura delloscarto, tentazione dell’odiernasocietà del benessere, è unascelta sbagliata, perché il benedella vita va difeso con la pre-senza, la solidarietà e una fortemotivazione etica anche quan-do si è di fronte ad una fragilitàestrema.

P.D.

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GREST 2017

PER BAMBINI E RAGAZZIdal 24 agosto al 7 settembre

Giornate animatori 21-23 AGOSTO

4 Vita Olgiatese2 Luglio 2017

Vita OlgiateseEsce la seconda e la quarta

domenica del mese

Autorizz. Tribunale Como n. 10/82.

Con approvazione ecclesiastica.

Direttore responsabile:Vittore De Carli

Redazione:Marco Folladori, Romeo Scinetti,Paolo Donegani, Rolando Moschioni,Gabriella Roncoroni, Chiara Spinelli.

Impaginazione grafica:Francesco Novati, Tarcisio Noseda.

Abbonamento annuale:

ritiro a mano: € 20,00spedizione postale: € 50.00Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C.

Redazione e impaginazione:

Casa ParrocchialeVia Vittorio Emanuele, 522077 Olgiate ComascoTel. / Fax 031 944 [email protected]

sot to i l campanile del f icoNote di bontà

Carità del PapaOfferte raccolte durante le S.Messe di domenica 25.06Parrocchia € 1298 S. Gerardo € 210Somaino € 102

Dai registriparrocchiali

BattesimiCaglioni Riccardo diAlessio e Canino RitaP. Bal labio Sauro eSambatadoro JosephineD'Alberto Joele di Fabio eCammarata ElenaP. Colombo Marco eBergamin ManuelaBovo Camilla Francescadi Tiziano e Thule NausikaaAnastasia RonaghiP. Ronaghi Nicolò eGuffanti LillianaMinardi Chloe diFrancesco e GelardiGabrielaP. Frontini Andrea eGelardi SimonaChiodo Denise di Morenoe Motta Maria ConcettaP. Motta Giampaolo eSchoppe MicaelaTino Arianna di Christian eVignali SaraP. Tino Arnaldo e RossiAnna

Per i bisogni della Chiesa

Battesimi del 04/06 €450 –Per uso tearo € 86 – Peruso sala Giovane € 30 –Funerale di SaladannaGiacomo € 150 – Offertamatrimonio Balzarano -Chiaradia € 150 – Offertafiori S. Rita € 304 – Offertamalati € 12 – OffertaRodigari Vittorio € 50 –Funerale di DanesiniFrancesco € 150 – Funeraledi Cimetti Marta € 100 –Funerale di MascettiGiovanni € 100 – N.N. fune-rale € 100 – Malati € 30 –Coetanei 1937 (S. Messa il26.08.2017 ore 18.00) –Battesimi del 25.06 € 300 –Condom. Scuderie per usosala € 50

Chiesa di SomainoIn occasione S. Messa di rin-graziamento fine anno scola-stico docenti e collaboratori diSomaino € 50

Chiesa di San GerardoOfferta S. Messa del 06/06San Gerardo € 290 - Offerteper esposizione reliquia € 20- Offerte per S. Gerardo€ 150 – Matrimonio diDaniele ed Emanuela € 100

Restauro organoN.N. € 50 + € 50 + € 50

VACANZE: EREMITAGGIO O SERVIZIO?VACANZE: EREMITAGGIO O SERVIZIO?

Sono già iniziati regolar-mente, i campi estivi aGualdera. Sono iniziati,com’è tradizione, con iragazzi più piccoli, quellidelle ultime classi elementa-ri. Una trentina di ragazzi,quattro animatori con unseminarista che li coordina,

In diretta... da Gualdera

Ecco il gruppone alla prima uscita, davanti alla chiesetta di Bondeno

un’adeguata batteria di cuci-na, qualche ospite, un pretee un cane: insomma, unabella famiglia numerosa evariegata.

Diversamente dallo scor-so anno, sembra che iltempo ci sia favorevole. Ene stiamo approfittando

abbondantemente: gite, gio-chi, serate attorno alfuoco… praticamente vivia-mo sempre fuori casa. Ed èun bene, perché svolgendoil tema del creato con la suaricchezza di cose belle (aria,acqua, terra, fuoco…) nonc’è di meglio che gustare

direttamente tutto questoben di Dio.

Ecco qualche foto, unprimo assaggio di questeesperienze estive e un augu-rio che possano continuarenel modo migliore possibile.Comunque, se il buon giornosi vede dal mattino…

Sparsi tra le case e i pascoli delbellissimo alpeggio di Avero

Si cammina accompagnatianche da un paio di giovani esimpatiche caprette

Le nostre ragazzine tra una fiorituraeccezionale di rododendri

Dopo le fatiche, è l’ora della merenda

Durante la Festa dei Canestri del prossimo settembre, lapesca di beneficienza manterrà il modello organizzativodello scorso anno: rimane occasione per permettere a gran-di e piccoli di esprimere in modo visibile la propria disponibi-lità a sostenere economicamente la parrocchia, ma vorrebbetentare di essere uno spazio in cui la gente possa trovarepiccoli oggetti nuovi e dal quale i bambini possano ricevereoggetti adeguati alla loro età. Pertanto:

i numeri abbinati ai relativi oggetti saranno suddivisi: cisaranno biglietti di diverso prezzo con oggetti per i bambini ebiglietti di diverso prezzo con oggetti per adulti;

gli oggetti, di prezzi diversi, saranno esclusivamentenuovi.

Per questo desideriamo chiedere la collaborazione ditutti: gentilmente, siete invitati a non portare in oratoriooggetti usati, a non portare libri né enciclopedie né vestitiusati perché non verranno ritirati e non saranno inseriti neinumeri della pesca.

Come collaborare alla festa?Innanzitutto non prendiamo impegni per i giorni 8 e 9

settembre perché la parrocchia è in festaNella settimana precedente è possibile portare in parroc-

chia (mattino 9-12) o all’oratorio oggetti nuovi per la pesca dibeneficienza

Il banco vendita che sarà allestito come ogni anno, atten-de dolci speciali che tutti possono cucinare e portare (iresponsabili, a suo tempo, diffonderanno avvisi di come edove portare torte e dolci vari)

Il crotto sarà funzionante con tutte le sue specialitàMa soprattutto…sarà la presenza di tutti voi alle varie ini-

ziative a rendere bella la festa!

La pesca di beneficenzaalla festa dei canestri

8/9 settembre 2017

«In Inghilterra non avetequerce?»

L’uomo la fulminò con losguardo. «Le querce, cara sorel-la, sono alberi inglesi. Devonoaverli importati. Ma inInghilterra non posso starmeneseduto sotto una quercia per piùdi qualche settimana all’anno, ameno che non voglia ammalar-mi. Pioggia, mia cara sorella,pioggia e nebbia. Mi verrebberoi reumatismi immediatamente.Qui posso stare fuori pratica-mente tutto l’anno. Di solitocelebro la messa in quella pic-cola grotta laggiù, solo uccellicome mia congregazione.Niente tosse, starnuti, scalpic-cio, niente tintinnare di rosari.Solo il Signore Benedetto e io.»

«E gli uccelli» aggiunseTantucci.

«Gli uccelli non starnuti-scono» disse l’eremita «Nontrascinano i piedi e non…».

«Credevo foste un monacoagostiniano» lo interruppeCaterina sorpresa. Tantuccirise. «Infatti lo è. E il suo prio-re gli ha chiesto più volte dicelebrare la messa su al mona-stero, ma lui non vuole lasciarei suoi alberi.»

«Allora sarebbe proprio ilcaso di tagliarli» disseCaterina.

«Il priore, il priore» mor-morò William Flete. «Fra’Antonio da Nizza. Non capisce

gli alberi, tutto qua. Sono unconforto donato da Dio. Nonmi riesce di pregare… intendopregare davvero, in nessunaltro luogo.»

«Ma certo che potete» glidisse Caterina con fermezza.«E non dovreste conservare il

conforto tutto per voi.»«Sono un eremita» le rispo-

se William Flete ostinato.«Anche un eremita deve

amare il suo prossimo» disseCaterina. «C’è stato un periodoin cui vivevo come voi, sebbe-ne la mia cella fosse ben più

piccola del vostro bosco. Manostro Signore ha aperto laporta e mi ha ordinato di uscireper unirmi alla gente. È quelloche ho fatto.»

«Non l’ha ordinato a me»ribatté William Flete burbero.

«Sì che lo ha fatto. Primaattraverso il priore e poi attra-verso di me. In questo momen-to.» L’uomo la fissò senza direniente. […]

«Per tutto il bene che fate,credo che quando andrete incielo chiederete a nostroSignore di donarvi un bosco edi tenere lontani tutti gli intru-si!» disse Caterina.

«È una buona idea» feceWilliam Flete serio. «Ma solose gli alberi sono dei lecci e sevicino c’è un lago come que-sto.»

«Il che significa» Caterinadisse irrigidendosi «che anchevoi volete il vostro paradiso interra, e chiedete a Dio di asse-condare i vostri desideri invecedi fare ciò che lui desidera.Comportatevi secondo la suavolontà, e io vi dico in nome diCristo che non perderete laGrazia di Dio solo perché per-derete il vostro conforto. Alcontrario, la riceverete per averfatto la sua Volontà.»

(da Louis De Wohl,La mia natura è il fuoco.

Vita di Caterina da Siena,Rizzoli 2007)

Suor Caterina Benincasa, accompagnata dal maestro Tantucci, incontra nel bosco di LeccetoWilliam Flete, dotto eremita di origine inglese.

Matrimoni

Balzarano Giuseppe conChiaradia Elisabetta

Gilardi Daniele conTorchia Emanuela

MortiMascetti Giovanni di anni77- Casa AnzianiNava Mirella di anni 84 –via Lucini 8Bordoli Riccardo di anni86 – via Perretta, 28