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Quello che dovevi sapere sulla Banca Popolare di Vicenza noi lo abbiamo scritto. Da sempre editore Vicenza. La città sbancata

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VicenzaPiù n. 288 speciale "Vicenza la città sbancata"

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Quello che dovevi sapere sulla Banca Popolare di Vicenzanoi lo abbiamo scritto. Da sempre

editore

“Il grande merito, non l'unico, di "Vicenza. La città sbancata" sta nell'esercizio della memoria. Tra il primoallarme sulla situazione della Banca Popolare di Vicenza e l'arrivo del Fondo Atlante sono passati sei anni, chevengono puntigliosamente ricostruiti. Nulla è accaduto in una notte. E queste pagine mostrano come, giornodopo giorno, chi poteva e doveva intervenire si è voltato dall'altra parte, ha chiuso gli occhi. Lasciando 118mila soci nel buio totale delle loro perdite finanziarie.”

Stefano Righi, Il Corriere della Sera e Il Corriere Economia

“Quasi sei anni di "scritti corsari" che hanno raccontato la genesi di una delle crisi bancarie più pesanti degliultimi decenni, quella della Popolare di Vicenza. E anche la fine di un mito in una città ricca e sempre molto,troppo riservata, quello di Gianni Zonin. Una battaglia coraggiosa e difficile quella di VicenzaPiù.com. Daleggere e rileggere per non cadere più in tentazione.”

Maurizio Crema, Responsabile Economia de Il Gazzettino

€ 9,99

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VicenzaLa città sbancata

Quello che dovevi sapere sulla Banca Popolare di Vicenza

noi lo abbiamo scritto.Da sempre

Editore

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VicenzaPiù Speciale n. 288

Idea e progetto di Giovanni Coviello

Curatrice e Assistente Giulia Biasia

Risorse web Edoardo Andrein

Ricerche di archivioSara Todisco e Federico Sammarco

Autori degli articoliEdoardo Andrein, Giulia Biasia, Giovanni Coviello

Contributi Giancarlo Marcotti, Pietro Rossi, Autori vari come da firme

Referenze fotografiche Le immagini delle pagine 220-231

fanno parte della collezione di cartoline d’epoca del sig. Antonio Rossato

Direttore ResponsabileGiovanni Coviello [email protected]

EditoreMEDIA CHOICE s.r.l.

Viale Milano 29/31, 36100 Vicenza Tel. 0444 1429915 / 1429915 - fax 0444 1429917 - [email protected]

Autorizzazione VicenzaPiù Tribunale di Vicenza n. 1181 del 22 agosto 2008

RedazioneViale Milano 31, 36100 Vicenza

Tel. 0444 1429915 - fax 0444 1429917 - [email protected]

PubblicitàMedia Way & Net Partner

Viale Milano 29, 36100 Vicenza Tel. 0444 1429916 - Fax 0444 1429917 - [email protected]

DistribuzioneMedia Distribution

Viale Milano 29-31, 36100 VicenzaTel. 0444 1464734 - Fax 0444 1429917 - [email protected]

Segretaria di RedazioneAngela Mignano

[email protected]

Copertina e impaginazioneScriptorium (VI)

[email protected]

© Media Choice srl

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INDICE

Prefazionep. 7

Terminologia minima da conoscere e capirep. 10

La fase iniziale e fino al 2012 dei rating che crollano senza allarmi sul territoriop. 13

Il numero maledetto del 2013: 62,50p. 29

Lo stress test promuove Vicenza ma è l’ultimo brindisip. 49

2015 parte I: polemiche sterili per le Spa e primo crollo dei titolip. 63

2015 parte II: Gianni Zonin annuncia l’abdicazione ma è fuga dalle responsabilità. Arriva Iorio

p. 83

2015 parte III: vicentini “arrendevoli” come certa stampa, scarica barile su Sorato e partono le indagini

p. 113

2015 parte IV: da Francesco Iorio protagonista al suo protagonismop. 127

2015 parte V: si accentuano le critiche alla nuova gestionep. 143

2016 parte I: il tragico balletto del valore delle azioni, altre falle e Iorio comincia a “sfuggire” alle sue promesse

p. 167

2016 parte II: arriva il salvataggio vero, ma non quello dei soci tra mille conflitti di interesse

p. 219

2016 parte III: lorio incassa, Zonin attacca VicenzaPiù, si attendono i magistratip. 249

Il futuro di quel che rimane della Banca Popolare e di tutta Vicenzap. 291

Appendicep. 297

Galleria fotograficap. 315

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Prefazione

150 anni di storia della Banca Popolare di Vicenza Il 12 settembre 2016 l’istituto bancario più conosciuto nel territorio vicentino, la Banca Popolare di Vicenza, compirà 150 anni.Ma la banca e i suoi amministratori sono ora al centro di un vero e proprio scan-dalo economico finanziario che ha portato alla scelta obbligata, dai conti e dalla BCE, di diventare una società per azioni e di aumentare il capitale sociale, il tutto a discapito dei circa 118.000 soci che hanno visto i loro titoli scendere dai 62,50 euro dell’ultimo loro “valore”, fissato dalla BPVi stessa, ai 10 centesimi dell’aumento sottoscritto in pratica dal solo Fondo Atlante con, quindi, anche la mancata quota-zione in Borsa per insufficienza del flottante (una quantità di azioni che dovrebbero essere trattabili sul mercato per un 25% almeno del totale di capitale). Oggi Atlante, iniettando 1,5 miliardi circa di capitale, possiede il 99,43% della Popolare vicentina mentre i circa 6,5 miliardi pre aumento dei soci precedenti sono diventati poco più di 10 milioni di euro: lo 0,67% del capitale totale.I valori delle azioni gonfiati dalla gestione di Gianni Zonin e dei suoi consiglieri fino a portarli a 62,50 euro e crollati oggi, quando ancora non sono liquidizzabili, a 10 centesimi di euro, a seguito dei controlli della Bce e ai dati pre fallimentari dell’I-stituto, hanno “bruciato”, sia pure con qualche eccezione ora sotto le lenti della magistratura che sta indagando anche su Gianni Zonin, Giuseppe Zigliotto e altri protagonisti del caso, i risparmi dei piccoli e grandi risparmiatori che avevano de-ciso di investire con fiducia nella banca che rappresentava (il passato è d’obbligo) la storia economica del territorio berico, che ora patirà per anni i riflessi negativi di un flop diretto da circa 6,5 miliardi e indiretto per una cifra che potrebbe triplicare questo dramma. La redazione di VicenzaPiù ha seguito, in quasi totale solitudine locale e sotto at-tacco costante, il caso della Banca Popolare di Vicenza da metà 2010 con numerosi articoli di informazione e di approfondimento sul tema scottante della gestione della banca negli ultimi anni. Prima di raccontare gli ultimi sei anni della banca grazie a una selezione degli arti-coli pubblicati da VicenzaPiù e da VicenzaPiu.com e dei video girati da VicenzaPiu.tv, vi rimandiamo, se volete, alla parte finale di questo volume in cui presentiamo ai vicentini e non solo a loro alcuni passaggi dei 150 anni di storia di quello che è stato il maggiore istituto bancario vicentino. Ripercorreremo prima i suoi momenti più importanti fino al 1996, già riportati nel libro di Gabriele De Rosa “Storia della Banca Popolare Vicentina”, donato per l’occasione dall’allora neo presidente Gian-ni Zonin ai soci, e poi ricostruiremo sinteticamente il successivo “ventennio” da cui la banca esce ora fortemente ridimensionata e con una fisionomia che non è dato oggi conoscere ma che sarà, comunque, completamente diversa da quella storica che la faceva qualificare e identificare come “vicentina”.Gianni Zonin presentava nel 1996 l’opera di De Rosa ai soci della banca con le se-guenti parole: “l’auspicio è quello che la costante e singolare sintonia che ci ha sin qui legato al nostro territorio storico di insediamento continui ad accompagnare la BPVI oltre questo scorso di decennio del nuovo secolo”.

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Quella frase oggi assumerebbe un significato drammatico se 20 anni dopo dovessi-mo verificare che il flop attuale derivasse, sociologicamente, proprio dalla “singo-lare sintonia” tra l’ora ex presidente e “il territorio storico di insediamento”. Se il testo di De Rosa riassume 130 anni di storia della Banca Popolare dalla sua fondazione 1866 fino al 1996, i fatti degli ultimi 20 anni sono stati ricostruiti, somma-riamente e senza commenti, essenzialmente dalle comunicazioni ufficiali della Banca Popolare di Vicenza presenti sul suo portale. Il nostro scopo, in questa parte finale del nostro lavoro, è raccontare la cronaca dei fatti accaduti fino al 2016 (e quelli dei primi anni già dovevano dare una qualche lezione oggi attuale) prima di riferirvi in dettaglio degli ultimi sei anni, quelli seguiti direttamente da VicenzaPiù che ai suoi lettori ha reso possibile una conoscenza ben diversa dalla “narrazione” datane dalla gran parte della stampa locale. Lasciamo il giudizio soprattutto ai nuovi lettori, perché i nostri già lo hanno “emesso”, anche se i fatti ad oggi potrebbero darci ragione, tristemente, però, per tutto il territorio di cui anche noi facciamo parte. Quello che ci sentiamo di consigliarvi dopo la lettura di questo volume (in versione eBook o cartacea) è quello di capire, prima, se i media che leggete, ascoltate e vedete rispondono solo agli interessi dei loro editori o anche se non soprattutto a quelli vostri. Noi di VicenzaPiù proviamo a focalizzarci sui lettori. Sempre di Più.

Vicenza, la città sbancataQuello che dovevate sapere sulla Banca Popolare di Vicenza noi lo abbiamo sempre scritto, da sempreÈ alla vigila di ferragosto 2010, per la precisione il 13 agosto di quell’anno, che la nostra attenzione cade su una notizia che segnerà, poi, l’inizio della fine dell’era di Gianni Zonin ma, soprattutto, dei risparmi di circa 118.000 soci fino ad allora felici di avere i loro soldi in “musina”. Fitch, che con Standard & Poor’s e Moodys è una delle tre maggiori agenzie di rating (quelle che fanno le valutazioni, i rating cioè, di una qualunque realtà economica), lancia il primo allarme da noi raccolto ma non diffuso, prima, e poi non seguito nelle sue evoluzioni successive con la giusta attenzione dagli altri organi di stampa locali, che potevano e dovevano. Ma, peg-gio, quel warning e gli altri che lo seguirono, confermati anche da altri enti, BCE in primis, non furono gestiti a dovere dai vertici della Banca Popolare di Vicenza, che pure le due agenzie di rating, Fitch e Standard & Poor’s, le pagava per avere le loro valutazioni (i migliori rating fanno pagare meno interessi a chi “presta” denaro alle banche, i peggiori impongono costi elevati per finanziarsi perché accendono luci rosse sull’affidabilità della banca). Quel 13 agosto 2010 inizia la storia della Banca Popolare di Vicenza per come l’abbiama scritta noi, giorno dopo giorno, soppor-tando minacce implicite ed esplicite e rinunciando col silenzio, se non addirittu-ra con la complice condiscendenza, ai vantaggi che ci saremmo guadagnati, dalla BPVi di allora e dal mondo su cui allungava i suoi tentacoli. Quella storia, che fa tanto male ai 118.000 soci che hanno visto il valore complessivo delle loro azioni passare da 6,5 miliardi circa (a 62,50 euro ognuna) ai 10,5 milioni del giorno della, mancata, quotazione in Borsa a 10 centesimi, per giunta ancora oggi non liquidiz-

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zabile, la raccontiamo con una ridotta anche se corposa selezione dei nostri articoli e dei nostri video, nessuno ritoccato oggi per correggere eventuali errori di cronaca, o di interpretazione, ma scritti o ripresi e pubblicati in tempo reale mano a mano che i fatti si susseguivano e attingendo, visto che molte fonti ci erano precluse, a quella migliore che conosciamo: l’onestà verso i lettori.Non siamo felici che sia stato confermato quello che dal 13 agosto 2010 si comin-ciava a capire, se solo lo si fosse voluto capire, perché attribuirci il merito di una cronaca corretta e di interpretazioni senza interessi condizionanti significa oggi prendere atto che il danno enorme arrecato dalla cattiva e, a dir poco, impreviden-te gestione della ormai fu Banca Popolare di Vicenza non si ferma all’azzeramento dei risparmi di decine di migliaia di soci (il 40% dei quali vive nel nostro territorio più prossimo) ma annullamento del loro effetto moltiplicatore sull’economia locale che pagherà effetti ad oggi non calcolabili con precisione. Ma se prendiamo come riferimento la cifra complessiva di 20 miliardi di danni al territorio, tra diretti e indotti, azzardata da alcuni analisti, ecco che dire che “quello che dovevate sapere sulla Banca Popolare di Vicenza noi lo abbiamo sempre scritto, da sempre” non ci fa particolarmente felici per tutti quelli che, noi inclusi, oggi e per anni vivremo in una “città sbancata”.

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Terminologia minima da conoscere e capire

Rating. Qui trovate alcune spiegazioni https://it.wikipedia.org/wiki/Rating e di segui-to la tabella con la classifi cazione dei “rating” delle tre agenzie che ogni investitore (anche e di più ogni risparmiatore) deve conoscere e che ogni funzionario di banca o consulente fi nanziario è sicuramente in grado di spiegarvi, se vuole…

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In estrema sintesi, come spiega in un articolo dell’agosto 2012 un nostro collaboratore, «i “voti” delle Agenzie di rating vanno dalla tripla A (AAA) che è l’etichetta attribuita al miglior debitore in circolazione, alla D (Default) con la quale quindi si sancisce un fallimento. In mezzo un’infinità di “gradini” diversi. Ma non tutti questi gradi-ni hanno la stessa ampiezza, in particolare ce n’è uno (un vero e proprio gradone) che spaventa tutti ed è quello che intercorre fra la tripla B e la doppia B. Infatti in maniera un po’ grossolana (ma non c’era altro modo) sui mercati finanziari si fa la distinzione fra debitori Investment Grade (investimento di qualità) sul quale quindi il rischio viene considerato basso; da quelli Non Investment Grade (inve-stimento speculativo), sui quali quindi il rischio è decisamente più elevato. Ora se voi pensate che gli investitori Istituzionali (Fondi d’Investimento, Fondi pensione ecc. ecc.) hanno sovente nel loro statuto la clausola che possono investire solo in titoli “Investment grade” capirete bene quale sia la differenza fra una tripla B (o superiore) ed una doppia B (o inferiore)».“Credit watch” e “outlook”. Altri termini che occorrono per capire quello che leg-gerete sono “credit watch” e“outlook”. Il credit watch, scrive Il Sole 24 Ore, è un periodo di osservazione di breve durata, non superiore in genere ai 2-3 mesi, volto a rivedere il rating. L’outlook è invece una previsione di lungo periodo che indica un “atteggiamento” degli analisti riguardo al debito di uno Stato, di una banca o di una società, incorporando però trend, rischi e fattori più incerti rispetto a quelli presi in considerazione per il credit watch.Stress test. Gli stress test, per La Stampa, si compongono di due parti, un test di base e uno “sotto stress”, e sono una specie di esame effettuato dalla BCE per valutare lo stato di salute delle banche, dando conto di quelle che si trovano effettivamente in difficoltà: offrono quindi una valutazione positiva sullo stato delle altre, indiret-tamente. Fanno parte di una valutazione più ampia, il cosiddetto “comprehensive assessment”, che si compone anche di un’analisi sulla qualità degli attivi degli isti-tuti (la cosiddetta “asset quality review”, spesso indicata come “AQR”).In pratica, viene analizzato quanto “capitale”, ossia quanto denaro proprio (non “prestato”), possiede ciascuna banca: si tratta del denaro che la banca può even-tualmente utilizzare nel caso in cui si verifichi la necessità di dover assorbire per-dite improvvise determinate da una crisi economica. La soglia di capitale minimo da raggiungere per poter passare gli stress test è fissata da una percentuale che viene calcolata considerando tutte le attività della banca “pesate” per il rischio: per intenderci, prestiti molto rischiosi hanno una “peso” maggiore rispetto all’acquisto di titoli di stato, generalmente ritenuti un investimento più sicuro.Common equity tier 1. Per valutare la solidità patrimoniale delle banche vengo-no impiegati degli indicatori, chiamati ratio. Quello che è diventato il parametro più utilizzato per valutare la solidità di una banca è il Cet 1 (Common equity tier 1) ratio, il rapporto tra Cet 1 (rappresentato principalmente dal capitale ordinario versato) e le attività ponderate per il rischio. Secondo le norme della Bce, il Cet 2 R ratio deve essere superiore all’8%.

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La fase iniziale e fino al 2012 dei rating che crollano senza allarmi sul territorio

Dopo queste spiegazioni vi proponiamo alcuni dei nostri articoli su VicenzaPiu.com, arricchiti frequentemente da pezzi di colleghi “nazionali”, oltre che sugli intrecci dimostratisi deleteri tra BPVi, poteri locali, Confindustria Vicenza e il suo giornale locale, anche e soprattutto sui rating e sui parametri di valutazione della Popolare di Vicenza che calavano in continuazione e su una situazione che peggiorava a vista d’occhio, purché l’occhio fosse aperto. Negli articoli qui riprodotti, a partire dal primo del 13 agosto 2010, abbiamo eliminato, per semplicità di lettura, i link a tabelle e rapporti che sono presenti negli articoli originari per documentarli ma che sono sempre rintracciabili sul VicenzaPiu.com.

Fitch: Popolare Vicenza declassata BBB+Redazione economica VicenzaPiù, venerdì 13 agosto 2010 L’agenzia di rating Fitch ha declassato la Banca Popolare di Vicenza da A- a BBB+ confermando, però, come stabili le prospettive (outlook). Ricordato che quest’an-no l’abbassamento del rating ha toccato anche in Italia molti istituti di credito, il peggioramento di quello della Popolare di Vicenza, secondo Fitch, nasce dalla va-lutazione che al miglioramento degli utili operativi nel 2009 si accompagna una redditività operativa della banca sotto pressione in una situazione complessa con un andamento dell’economia incerto e debole sul fronte locale.

S&P taglia a BBB il rating di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile), |mercoledì 19 ottobre 2011 Standard & Poor’s, che ha tagliato il rating di 24 banche e istituzioni finanziarie italiane, ha declassato anche la vicentina Banca Popolare di Vicenza e la Veneto banca con sede a Montebelluna (Tv), ma con forte identità veneta e notevole pre-senza nel vicentino. I due Istituti sono classificati ora a BBB, appena un “grado” sopra la soglia critica BBB-. I titoli che hanno un rating superiore a BBB- per S&P (o Baa3 per Moody’s) rientrano nella categoria degli “investment grade” (qualità da investimento), mentre al di sotto di tale soglia si passa negli “speculative grade” (letteralmente “qualità speculativa” quindi alto rischio, o “titoli spazzatura”). La BPVi per S&P è passata da BBB+/stabile/A-2 a BBB/Stabile/A-2, mentre Vene-to Banca è scesa da BBB+/Negativo/A-2 a BBB/Negative/A-2. Se in città corrono ancora domande sulle dimissioni improvvise dalla BPVi di Divo Gronchi con l’arrivo come Vice Presidente di Andrea Monorchio, c’è da dire anche che la decisione è stata presa a seguito del declassamento di rating sul Paese delle scorse settimane: “Le rinnovate tensioni di mercato sui Paesi periferici dell’area euro - scrive l’agenzia - e l’indebolimento delle prospettive di crescita porteranno,

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a nostro parere, a un ulteriore deterioramento del contesto operativo per le banche italiane”. S&P avverte anche di attendersi un “aumento dei costi di rifinanziamen-to a carico degli istituti della penisola”, una situazione “non di breve respiro o facilmente reversibile” e che porterà gli istituti di credito italiani a misurarsi con i rivali dell’Eurozona in condizioni di svantaggio. Per il settore è previsto un aumen-to del costo della raccolta e un calo della redditività nei prossimi due anni mentre il rallentamento dell’economia nel 2012 potrebbe impedire il miglioramento della qualità degli attivi”.Il declassamento di S&P riguarda Banca Mps (da A- con prospettive stabili a BBB+ nella fascia dei titoli di qualità medio-bassa), Ubi Banca (da A con prospettive stabi-li ad A-), Banca Popolare dell’Emilia Romagna (da A- ad BBB+), Banca Popolare di Milano (da A- a BBB+), Banco Popolare (da A- a BBB), Credito Bergamasco, Banca Aletti & C, Banca Akros, Banca Carige, Banca Popolare di Vicenza, Credito Emilia-no, Veneto Banca, Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, Cassa di Rispar-mio di Cento, Banca Popolare dell’Alto Adige, Banca di Bologna, Iccrea Holding e Iccrea Banca, Iccrea BancaImpresa, Agos-Ducato, Farmafactoring, Banca Mediocre-dito del Friuli-Venezia Giulia, BancaSai. L’agenzia ha, invece, confermato il rating ad altre 19 banche. Confermati i rating a lungo (A) e di breve termine (A-1) di Unicredit e delle sue principali controllate: UniCredit Bank, UniCredit Bank Austria e UniCredit Leasing. L’outlook è stato confermato negativo. Anche il giudizio su Intesa Sanpaolo non è stato ritoccato.

VicenzaPiu.com a Prima di Tutto, Radio 1 Rai: Azionisti attendono notizie su BPVi declassataRedazione economica VicenzaPiù,| venerdì 21 ottobre 2011Alle 6,20 di stamattina VicenzaPiu.com e il suo direttore Giovanni Coviello hanno di nuovo contribuito a “svegliare l’Italia” nella trasmissione “Prima di tutto” in onda su Radio 1 Rai e condotta da Antonello Orlando. Ecco la pillola radiofonica con commento: “Standard & Poor’s, che ha tagliato il rating di 24 banche italiane, ha declassato anche la Banca Popolare di Vicenza, uno dei primi 10 istituti in Italia con sedi anche a Roma e in Sicilia.”“Il rating attuale BBB è appena sopra la soglia critica BBB- e preoccupa soprattutto le migliaia di piccoli azionisti della Popolare, che proprio in questi giorni ha anche sostituito il suo vicepresidente. Sarà per evitare queste preoccupazioni che gli altri media locali e, soprattutto, la stessa Popolare di Vicenza non hanno fornito puntua-li informazioni su una decisione nota da martedì anche a livello nazionale?”

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Video Prima di tutto su Radio Rai

S&P: credit watch negativo per rating Banca Popolare di Vicenza a lungo e breve termine Di Redazione economica VicenzaPiù | giovedì 8 dicembre 2011 In data 7 dicembre, Standard & Poor’s, come diretta conseguenza della decisione presa il 5 dicembre di porre in credit watch negativo il rating sovrano dell’Italia e quello di altri 14 paesi europei, ha rivisto le sue raccomandazioni su molte banche italiane. Nell’ambito di tale azione, S&P ha posto in credit watch negativo i rating della Banca Popolare di Vicenza a lungo e breve termine, rispettivamente BBB e A-2.

S&P: a BBB- il rating a lungo termine di Banca Popolare di Vicenza. Al di sotto di “spazzatura” Di Pietro Cotròn | lunedì 13 febbraio 2012 In data 10 febbraio Standard & Poor’s, dopo averlo già fatto il 19 ottobre 2011, ha ulteriormente abbassato i rating della Banca Popolare di Vicenza a lungo e breve

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A seguire vi sintetizziamo i primi 150 anni della Banca Popolare di Vicenza con foto storiche e con immagini che nella storia ci stanno entrando, visto che i primi 150 anni potrebbero essere gli ultimi e che comunque non si ripeteranno più, come le occasioni mancate.

Ma nelle pagine precedenti vi abbiamo proposto la parte iniziale del nostro racconto del dramma che alla fine degli ultimi 6 anni del “ventennio” di Gianni Zonin ha colpito oltre 118.000 soci della Banca Popolare di Vicenza e con loro tutto il nostro territorio con ripercussioni che ancora oggi molti non sembrano (vogliono?) capire.

Ma noi avevamo iniziato a mettervi in guardia fin dal 13 agosto 2010 su quello che nessuno vi ha raccontato mentre stava avvenendo e perciò possiamo sottotitolare il nostro libro rassegna “Quello che dovevi sapere sulla noi lo abbiamo scritto. Da sempre". Acquista, quindi, subito il libro: “Vicenza. La città sbancata” con gli articoli con cui VicenzaPiù da agosto 2010 fino ad oggi ti ha per raccontato la verità senza censure sulla Banca Popolare di Vicenza e sulla sua gestione, costata almeno 6 miliardi ai suoi risparmiatori.

“Vicenza. La città sbancata” ti svela chi e come ha sbancato i vicentini.

Puoi acquistare sulle piattaforme di e-commerce più diffuse, come Ama-zon e Kobo, l’e-book a solo 4 euro e 99, oppure puoi richiedere la versione stampata a soli 9 euro e 99 centesimi telefonando allo 0444 142 99 15 o inviando una mail a [email protected].

Altre informazioni le troverai sul sito vicenzapiu.com.

Con VicenzaPiù nessuno ti sbanca più se leggi “Vicenza. La città sbancata”.

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Quello che dovevi sapere sulla Banca Popolare di Vicenzanoi lo abbiamo scritto. Da sempre

editore

“Il grande merito, non l'unico, di "Vicenza. La città sbancata" sta nell'esercizio della memoria. Tra il primo

allarme sulla situazione della Banca Popolare di Vicenza e l'arrivo del Fondo Atlante sono passati sei anni, che

vengono puntigliosamente ricostruiti. Nulla è accaduto in una notte. E queste pagine mostrano come, giorno

dopo giorno, chi poteva e doveva intervenire si è voltato dall'altra parte, ha chiuso gli occhi. Lasciando 118

mila soci nel buio totale delle loro perdite finanziarie.”

Stefano Righi, Il Corriere della Sera e Il Corriere Economia

“Quasi sei anni di "scritti corsari" che hanno raccontato la genesi di una delle crisi bancarie più pesanti degli

ultimi decenni, quella della Popolare di Vicenza. E anche la fine di un mito in una città ricca e sempre molto,

troppo riservata, quello di Gianni Zonin. Una battaglia coraggiosa e difficile quella di VicenzaPiù.com. Da

leggere e rileggere per non cadere più in tentazione.”

Maurizio Crema, Responsabile Economia de Il Gazzettino

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Vicenza. La città sbancata

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nza.

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Il grande merito, non l'unico, di "Vicenza. La città sbancata" sta nell'esercizio della memoria. Tra il primo allarme sulla situazione della Banca Popolare di Vicenza e l'arrivo del Fondo Atlante sono passati sei anni, che vengono puntigliosamente ricostruiti. Nulla è accaduto in una notte. E queste pagine mostrano come, giorno dopo giorno, chi poteva e doveva intervenire si è voltato dall'altra parte, ha chiuso gli occhi. Lasciando 118 mila soci nel buio totale delle loro perdite fi nanziarie.”

Stefano Righi, Il Corriere della Sera e Il Corriere Economia

Quasi sei anni di "scritti corsari" che hanno raccontato la genesi di una delle crisi bancarie più pesanti degli ultimi decenni, quella della Popolare di Vicenza. E anche la fi ne di un mito in una città ricca e sempre molto, troppo riservata, quello di Gianni Zonin. Una battaglia coraggiosa e diffi cile quella di VicenzaPiù.com. Da leggere e rileggere per non cadere più in tentazione.”

Maurizio Crema, Responsabile Economia de Il Gazzettino

e.book a € 4,99edizione cartacea (340 pp.) a € 9,99

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Vicenza. La città sbancata

Appendice

1866 - 1868: LA NASCITA E I PRIMI SVILUPPI DELL’ISTITUTO BANCARIO VICENTINO “BANCA POPOLARE DI VICENZA” Nella seconda metà dell’ottocento nell’Italia appena riunita si assiste alla nascita delle Banche popolari, che si rifacevano alle teorie economiche di Franz Hermann Schulze-Delitzsch, divulgate da Luigi Luzzatti nel 1863 nella sua opera “La diffusio-ne del credito e le banche popolari”. La prima regione in cui presero piede questi nuovi istituti fu la Lombardia dove, per la precisione a Milano, Luzzatti aveva stabilito verso la fine del 1863 la sua attività propagandistica dei nuovi istituti di credito, creando la corrente di pensiero luzzattiana. La nascita della prima banca popolare, diretta da Tiziano Zalli, è datata 28 marzo 1864 a Lodi. Vicenza è l’unico capoluogo in cui non riesce ad attecchire la Banca dell’Alvisi, ovvero la Banca Romana, perché in quel periodo, all’inizio del 1866, sono già in corso le pratiche per l’apertura di una banca popolare locale.Nel territorio berico sono attivi, infatti, gli amici ed estimatori del Luzzatti (come ad esempio Fedele Lampertico) che esercitano una forte influenza sulla vita pub-blica cittadina.Vicenza con i suoi 35.690 abitanti (censiti nel 1866) era riconosciuta all’avanguardia a livello nazionale per quanto riguardava le società di mutuo soccorso, ma il pro-blema principale era dato dall’assenza di istituti bancari veri e propri visto che era presente sul territorio soltanto il Monte di Pietà fondato nel 12 giugno 1486.Il 12 settembre 1866 grazie a un decreto del principe Eugenio di Savoia Carignano, luogotenente generale di Vittorio Emanuele II re d’Italia, viene legalmente costitu-ita la Banca Popolare di VicenzaLa banca nasce poco prima dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia (costituito il 17 marzo 1861) avvenuta il 22 ottobre 1866 in seguito alla sua cessione ufficiale, assieme a quella del Friuli e di Mantova, avvenuta il 19 ottobre da parte della Fran-cia Secondo quanto fissato nel decreto reale del 12 settembre sarebbe toccato al Co-mune di Vicenza assumersi l’onere delle spese di primo impianto e gestione, pre-stando al neonato istituto una somma pari a 10.000 lire fino alla formazione di un uguale capitale di riserva.La cifra massima di un libretto di risparmio emesso dalla Banca Popolare di Vicen-za era fissato a 1.000 lire (oggi circa 5.100 euro).Nel novembre 1866 si celebrava la prima assemblea della Banca Popolare in cui venivano poste le basi per l’attività di una istituzione che operasse affinché “le case lavoratrici, le piccole industrie, il minuto commercio e i bottegai possano agevol-mente godere del credito sorto dal fecondo e liberale principio della previdenza e della mutualità”.Il 9 dicembre 1866 si assisteva alla prima assemblea generale per l’elezione de-gli organi sociali alla quale presenziarono solamente 16 soci mentre la precedente assemblea, quella datata 4 novembre, era stata sciolta per mancanza del numero

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legale della metà dei soci. In questa occasione furono eletti Gaetano Valmarana pre-sidente, Giuseppe Romanelli vicepresidente, come consiglieri Francesco Ferrarese, Ernesto Porto, Sebastiano Anti, Francesco Formenton, Matteo Zampieri e Giovanni Bertolini mentre Antonio Marocco, Demetrio Viviani e Ladislao Martinelli furono i primi controllori-revisori.Al termine dell’assemblea e delle elezioni “si deliberò di notificare immediatamen-te per via telegrafica la costituzione della Società al Professore Luigi Luzzati in Milano e di nominarlo presidente onorario” per onorare la figura di colui che aveva contribuito alla diffusione delle banche popolari in Italia.Il 25 dicembre 1866 venne emanato un regio decreto di approvazione nel quale si imponeva di aggiungere al dispositivo statutario una guarentigia (una garanzia) che doveva risultare proporzionata alla quantità delle operazioni effettuate dall’i-stituto bancario.Nell’aprile del 1867 venivano nominati 5 membri incaricati di amministrare la cassa: Gaetano Valmarana, Giuseppe Romanelli, Domenico Meschinelli, Costante Grassi e Giacomo Calvi.Obiettivo della neonata banca era quello di trovare più soci azionisti possibili. I primi soci presenti all’interno dell’istituto bancario erano nobili di antico lignag-gio e borghesi in cerca di consolidamento.Si contrapponevano all’alta società gli iscritti alla società di mutuo soccorso che erano piccoli industriali, commercianti, bottegai, due tipografi, un avvocato, un sacerdote (don Antonio Fusconi), un doratore, un “barbitonsore” e un operaio.In quel frangente risultò importante, se non fondamentale, la figura di Fedele Lam-pertico, che riuscì a coagulare attorno alla Banca Popolare di Vicenza un discreto numero di azionisti provenienti, in buona parte, proprio dalla Società di mutuo soccorso di cui era presidente. Nel 1867 si potevano contare 120 azionisti tra cui spiccavano alcuni nomi impor-tanti come Sebastiano Anti, Giovanni Bertolini, Carlo Bonora, Girolamo Burato, Girolamo Chinotto, Bortolo Clementi, Vincenzo Creazzo, Francesco Formenton, Paolo Lioy, Emanuele Lodi, Domenico Meschinelli, Valentino ed Ernesto Porto, Giovanni Scola, Matteo Zampieri, il conte Giangiorgio Trissino, i Conti Angelo e Gaetano Valmarana.Il 31 marzo 1867 una sentenza del consiglio di Stato vietò alle popolari di ricevere depositi dai non soci, ma il provvedimento non era retroattivo, quindi la Banca Po-polare di Vicenza e le altre popolari create precedentemente poterono continuare a ricevere depositi anche da soci non mutuatari. La Banca Popolare di Vicenza poteva contare su sostegni anche a livello governati-vo e celebre fu l’intervento di Lampertico nella seduta parlamentare del 13 maggio 1867 quando appoggiò la petizione con cui i direttori delle popolari di Padova, Vicenza, Mantova e Venezia chiesero sulla base della legge 14 luglio 1866 l’esonero dall’obbligo del bollo per il libro mastro così da allinearsi alla norma vigente per le altre banche del regno. Nella primavera del 1867, nonostante apparissero per la città manifesti che pubbli-cizzavano la nuova banca, si assisté ad uno stallo dei conti della Banca Popolare di Vicenza. Il capitale sociale rimase fermo alle 236 azioni sottoscritte dai 120 soci iniziali equivalenti a 7080 lire con l’aggiunta del patrimonio sociale di 7670 lire.

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Questa situazione era causata da una dirigenza inadeguata, con una mentalità poco dinamica legata più al settore agricolo che a quello mercantile, animata dalla filantropia piuttosto che dal profitto d’impresa, con una linea gestionale timida ed un’interpretazione troppo rigida dello statuto imposto dai dettami del Luttazzi. Inoltre venivano respinti dei potenziali prestiti redditizi perché coperti da cauzioni ritenute dall’amministrazione troppo poco sicure. Il giornale “Il Berico” avanzò delle critiche nei confronti della dirigenza della Po-polare verso la fine dell’anno 1867 e proseguì per vari mesi provocando le reazioni di Fedele Lampertico nei confronti del giornale che a suo parere pubblicava “arti-colacci”.Nonostante tutto le critiche alla Popolare di Vicenza da parte del giornale vicentino riuscirono a dare uno scossone alla dirigenza, che alla luce di ciò optò per l’offerta di dimissioni anche se la discussione fu rinviata perché le critiche furono conside-rate ingiustificate.Nel marzo 1867 Valmarana e Romanelli informarono Luzzati dell’intenzione di emettere buoni da una lira ad imitazione di quanto fatto dalle Popolari di Milano, Firenze, Venezia e Padova. Con una circolare del 1 aprile 1867 il consiglio di am-ministrazione informava i vicentini che era stata deliberata l’emissione di buoni da una lira tramite i quali si sarebbero cambiate le “cedule” della Banca Nazionale con un importo di almeno 5 lire e non superiore a 100, rimborsando i buoni stessi con-tro biglietti di almeno 20 lire e fino a un massimo di 100. Tale operazioni era stata portata avanti per andare incontro al popolo. Così, a maggio si decise di emettere anche buoni da 50 centesimi. Nel 1868 la Popolare ritirò i buoni in corso “ridotti indecenti”, sostituendoli con alcuni nuovi e più numerosi per evitare che i com-mercianti ricorressero a buoni emessi da altre banche. A inizio 1869 i buoni di cassa non erano più essenziali perché il progresso della Banca era assicurato dal capitale azionario e dai buoni fruttiferi. Il 19 gennaio 1868 all’assemblea della popolare erano presenti 41 dei 120 soci azio-nisti.In quest’occasione vennero accolte le dimissioni della vecchia dirigenza e venne rinnovato il consiglio di amministrazione nominando presidente il conte Giangior-gio Trissino, vicepresidente Antonio Zerbato e consiglieri Giuseppe Romanelli, Giuseppe Bianchini, Giuseppe Sacerdoti, Carlo Bonora, Pietro Meneghini e Vincen-zo Creazzo. Girolamo Lupieri e Scipione Panzoni assunsero il ruolo di “censori”.La prima iniziativa della nuova amministrazione fu la ricerca accanita di nuovi soci ricorrendo soprattutto alla Società del Casino, istituita nell’omonimo stabile presso il Duomo.Questa era un’associazione a carattere ricreativo e culturale avente lo scopo di pro-muovere la conversazione, la lettura, il gioco, la danza e altri intrattenimenti, vi potevano accedere uomini e donne di “vita onesta e maniere educate” e, inoltre, ospitava pure le assemblee generali della Banca Popolare di Vicenza.Nell’aprile del 1868 il Consiglio di amministrazione attuò uno stratagemma che lo porterà ad aumentare il numero di soci.Grazie alla legge non retroattiva del 31 marzo 1867 citata precedentemente costrin-se, però, i mutuatari non azionisti, i quali potevano usufruire e beneficiare dei ser-vizi di deposito bancario, a diventare di fatto soci azionisti della banca obbligan-

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doli ad acquistare un’azione da una lira per ogni 100 lire di mutuo contratto fino al tetto delle 10 azioni (limite massimo imposto dallo statuto). Questa abile mossa da parte dell’amministrazione comportò un notevole aumento della compagine sociale dai 120 azionisti storici a 414 a fine del 1868 fino ad arriva-re, nel 1869, a 729 soci sottoscrittori (di cui 80 erano donne, aumentate in maniera esponenziale in confronto alle sole 3 che risultavano tra i primi 120) e ampliò il raggio d’azione estendendolo ad altri gruppi come gli artigiani, gli esercenti di attività varie e i bottegai.La Banca Popolare di Vicenza poteva, inoltre, contare su un numeroso seguito co-munale: di fatto 25 consiglieri comunali su 40 erano soci azionisti dell’istituto be-rico.Un altro intervento del Consiglio di amministrazione fu attuato nel 1868, anno in cui la Popolare allargò il servizio ai conti correnti utilizzando dei libretti di conto corrente e chèques.Gli anni tra il 1867 e il 1869 si rivelano cruciali per gli istituti di credito che si rifa-cevano al modello Schulze Delitzsch diffuso dal Luzzatti, perché il problema prin-cipale degli statuti era il fatto di essere decisi da un accordo fra autorità di governo e banche stesse.

1868 - 1892: LA CRESCITA DELLA BANCA, LA CRISI DEL 1879 E L’OTTAVA BANCA POPOLARE CON IL BILANCIO ATTIVO PIU’ ALTO D’ITALIANel febbraio 1869 il consiglio comunale approvò la proposta della Banca Popolare di Vicenza di assumere a sue spese il servizio di cassa di risparmio, con l’impegno di ridurre la cifra minima dei depositi a 50 centesimi e a corrispondere il 5% di interesse ad iniziare dalla lira. In cambio e per far fronte al servizio di cassa e con-tabilità che avrebbe comportato l’assunzione di nuovo personale, la Banca ottenne dal comune un premio di 6.000 lire per il triennio 1869-1871. Ciò fu possibile grazie al consolidamento della banca nel territorio vicentino avve-nuto tra la fine del 1868 e il 1870. Condizioni di precarietà dell’amministrazione però portarono ad un’altra assem-blea riconvocata il 1°marzo 1869 alla quale intervennero solo 24 soci.In questa occasione furono eletti il conte Angelo Valmarana presidente, Emanuele Lodi vicepresidente, Paolo Lioy e Antonio Zerbato consiglieri, Lodovico Zuccani censore.Poco tempo dopo però l’abbandono del presidente Valmarana segnò il passaggio dell’amministrazione della banca in mano a Lodi.Il 15 agosto 1869 si assistette ad un importante evento perché un decreto reale au-torizzò la Popolare di Vicenza a modificare l’art. 9 dello statuto aumentando il nu-mero di azioni massime possedute dagli azionisti da 10 a 50.Questo aumento azionario servì ad accompagnare la crescita della Banca ed elimi-nare definitivamente l’ostacolo imposto dallo Stato che fissava l’importo massimo della somma di depositi e mutui passivi al doppio del capitale sociale.

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Da sx: il soprintendente per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, Fabrizio Magan, il sindaco Achille Variati, il presidente della

Fondazione Roi Gianni Zonin e lo storico dell’arte Fernando Rigon

Chiesa di Santa Corona, la Fondazione Roi finanzia il restauro della Cappella del Rosario

La Basilica Palladiana di Vicenza vince il premio 2014 dell’Unione Europea/Europa Nostra

Il presidente della Fondazione CariVerona Paolo Biasi, il sindaco di Vicenza Achille Variati e il presidente della Banca Popolare di Vicenza Gianni Zonin

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La filiale di Piazzola Gualdi 10 in centro città della BPVi vicino alla residenza cittadina di Gianni Zonin con pubblicità per la raccolta al 2% di interessi e una delle prime ad essere

chiuse nel piano Iorio

Nell’era web una tipica filiale semivuota della Banca Popolare di Vicenza

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