welfare24 n.3 - "innovazione, una risorsa strategica" - n.3/2014 assidai

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ANNO 1 NUMERO 3 - GIUGNO 2014 Welf a re 24 Il Valore delle Persone per Assidai Innovazione, una risorsa strategica È il principale fattore per la crescita della produttività e dell’occupazione ma a lungo è stata trascurata in un Paese restio al cambiamento L’ITALIA È IN CODA NELLE CLASSIFICHE DEL WORLD ECONOMIC FORUM I nnovazione motore di sviluppo. Chi non è d’accordo con questa affermazione? A pa- role tutti convengono su quanto sia fondamentale, sia per un’azienda che per il Paese, ma nei fatti l’Ita- lia sconta un grave ritar- do, come verifichiamo dai dati raccolti in questo nu- mero di Welfare24, anche se i primi germogli di una nuova cultura, più aperta alla competitività, stanno crescendo. Innovare è ciò che permet- te a un’azienda di cresce- re, di sperimentare nuove strategie, di dotarsi di si- stemi e logiche di gestione in grado di rispondere alle esigenze dei clienti o, nel nostro caso, agli assistiti. Per chi offre servizi signi- fica poter garantire il mas- simo dell’eccellenza an- ticipando le richieste che arrivano dal mercato. C’è anche un’altra con- siderazione da fare: l’a- ci vuole un terreno fertile: risorse umane con moti- vazione, attitudine, cultura aziendale. La ripresa del Paese passa anche da qui: l’espansione dei settori innovativi pro- duttivi costituisce il princi- pale motore della crescita della produttività e dell’oc- cupazione. La Banca d’Italia ha stima- to ad esempio che ad ogni nuovo lavoro high-tech creato in un’area metropo- litana si associno cinque nuovi posti di lavoro in altri settori, spesso anche nei servizi a più basso con- tenuto di istruzione e di competenze. Il fermento che si registra nel campo delle start-up innovative, soprattutto da parte dei giovani, grazie an- che ai molti incubatori che trasformano un progetto in nuova impresa, promette bene per il futuro. Lorena Capoccia Presidente di Assidai Secondo i dati del World Economic Fo- rum, nella classifica 2013 sulla competiti- vità l’Italia è retrocessa dal 42esimo posto del 2012 al 49esimo, principalmente per l’incertezza politica. Il Wef scatta quindi una fotografia ad alta risoluzione del gra- do di innovazione, attraverso un’indagine campionaria su 148 Paesi. Per la capacità di innovare delle imprese, su una scala da 1 a 7 l’Italia si piazza sopra la media (3,6 punti) con un ranking di 4,2 e si trova al 31esimo posto, dietro i principali partner europei e in calo rispet- to al 2012 (28esimo). Un’altra classifica riguarda le opinioni degli executive sulla qualità degli enti di ricerca scientifica. Qui l’Italia è in posizione arretrata, (40esima), ma in miglioramento rispetto al 2012 (43esima). In miglioramento anche la col- laborazione imprese-università. Il ranking più umiliante è, invece, quello elaborato sulle risposte alla domanda “Fino a che punto le politiche di acquisto del Gover- no incentivano l’innovazione?” L’opinione degli executive mette l’Italia tra i fanalini di coda: 129esima su 148. SALUTE QUALITÀ ASSISTENZA WELFARE www.assidai.it BENEFIT >LORENA CAPOCCIA zienda capace di innovare incentiva la formazione e l’investimento in capitale umano, è portatrice non solo di ricchezza ma an- che di etica. Una visuale di osservazione di questo numero è l’innovazione di processo con il caso di un’azienda famosa. Per le imprese l’innovazione di processo è determinante in quanto accresce l’efficien- za e quindi la competitivi- tà di costo. Per farla però The Global Competitiveness Report 2012–2013 Insight Report Klaus Schwab, World Economic Forum

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Page 1: Welfare24 n.3 - "Innovazione, una risorsa strategica" - n.3/2014 Assidai

ANNO 1 NUMERO 3 - giugno 2014

Welfare24I l V a l o r e d e l l e P e r s o n e p e r A s s i d a i

Pantone Orange 021 C Pantone 418 C

C 0, M 55, Y100, K 0 C 0, M 0, Y30, K 75

Innovazione, una risorsa strategicaè il principale fattore per la crescita della produttività e dell’occupazione ma a lungo è stata trascurata in un Paese restio al cambiamento

l’italia è in coda nelle classifichedel World economic forum

Innovazione motore di sviluppo. Chi non è d’accordo con questa affermazione? A pa-

role tutti convengono su quanto sia fondamentale, sia per un’azienda che per il Paese, ma nei fatti l’Ita-lia sconta un grave ritar-do, come verifichiamo dai dati raccolti in questo nu-mero di Welfare24, anche se i primi germogli di una nuova cultura, più aperta alla competitività, stanno crescendo. Innovare è ciò che permet-te a un’azienda di cresce-re, di sperimentare nuove strategie, di dotarsi di si-stemi e logiche di gestione in grado di rispondere alle esigenze dei clienti o, nel nostro caso, agli assistiti. Per chi offre servizi signi-fica poter garantire il mas-simo dell’eccellenza an-ticipando le richieste che arrivano dal mercato. C’è anche un’altra con-siderazione da fare: l’a-

ci vuole un terreno fertile: risorse umane con moti-vazione, attitudine, cultura aziendale. La ripresa del Paese passa anche da qui: l’espansione dei settori innovativi pro-duttivi costituisce il princi-pale motore della crescita della produttività e dell’oc-cupazione. La Banca d’Italia ha stima-to ad esempio che ad ogni nuovo lavoro high-tech creato in un’area metropo-litana si associno cinque nuovi posti di lavoro in altri settori, spesso anche nei servizi a più basso con-tenuto di istruzione e di competenze. Il fermento che si registra nel campo delle start-up innovative, soprattutto da parte dei giovani, grazie an-che ai molti incubatori che trasformano un progetto in nuova impresa, promette bene per il futuro.

Lorena CapocciaPresidente di Assidai

Secondo i dati del World Economic Fo-rum, nella classifica 2013 sulla competiti-vità l’Italia è retrocessa dal 42esimo posto del 2012 al 49esimo, principalmente per l’incertezza politica. Il Wef scatta quindi una fotografia ad alta risoluzione del gra-do di innovazione, attraverso un’indagine campionaria su 148 Paesi. Per la capacità di innovare delle imprese, su una scala da 1 a 7 l’Italia si piazza sopra la media (3,6 punti) con un ranking di 4,2 e si trova al 31esimo posto, dietro i principali partner europei e in calo rispet-to al 2012 (28esimo). Un’altra classifica riguarda le opinioni degli executive sulla qualità degli enti di ricerca scientifica. Qui l’Italia è in posizione arretrata, (40esima), ma in miglioramento rispetto al 2012 (43esima). In miglioramento anche la col-laborazione imprese-università. Il ranking più umiliante è, invece, quello elaborato sulle risposte alla domanda “Fino a che punto le politiche di acquisto del Gover-no incentivano l’innovazione?” L’opinione degli executive mette l’Italia tra i fanalini di coda: 129esima su 148.

salute

qualitàassistenza

welfare

www.assidai.it

benefit

>lorena capoccia

zienda capace di innovare incentiva la formazione e l’investimento in capitale umano, è portatrice non solo di ricchezza ma an-che di etica. Una visuale di osservazione di questo numero è l’innovazione di processo con il caso di un’azienda famosa. Per le imprese l’innovazione di processo è determinante in quanto accresce l’efficien-za e quindi la competitivi-tà di costo. Per farla però

The GlobalCompetitiveness Report2012–2013

Insight Report

Klaus Schwab, World Economic Forum

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Pantone Orange 021 C Pantone 418 C

C 0, M 55, Y100, K 0 C 0, M 0, Y30, K 75 ItalIa In rItardo ma qualcosa InIzIa a muoversIla r&s assorbe l’1,25% del Pil; nell’unione il 2,1 Per cento

quanta innovazio-ne fanno le impre-se italiane? Con quali strumenti? La Ricerca e Svi-luppo è ovviamen-

te l’elemento cardine: assor-be l’1,25% del Pil, secondo il dato più recente dell’Istat che si riferisce al 2011. Valore che si conferma molto al di sotto della media della Ue, pari al 2,1%, e distante dall’o-biettivo fissato con la stra-tegia europea ‘Europa 2020’ che è dell’1,53 per cento.

mica inferiore, come Portogallo (5,3 addetti) e Spagna (4,6). Il progresso italiano dal 2002 al 2011 è stato contenuto (da 2,9 a 3,8 addetti), ma il gap nei con-fronti del resto d’Europa è rima-sto alto. In Italia, tuttavia, per calcolare il poten-ziale innovativo del-le imprese non biso-gna guardare solo alla spesa in R&S. Le piccole imprese, in-fatti, innovano di più attraverso l’acquisto di macchinari e im-pianti. Un’indagine Eurostat (Community Innovation Survey,

Cis) ha verificato che nel trien-nio 2008-2010 l’Italia con il 38% delle imprese innovatri-ci si era collocata al di sopra della media europea (35,3%). Si tratta di imprese che hanno introdotto sul mercato innova-zioni di prodotto (o servizio) o hanno adottato innovazioni di processo. La spesa per innovazione in-clude anche l’acquisto di tec-nologie non incorporate in beni capitali (brevetti, licenze), la progettazione industria-le (design), la formazione e il marketing legati allo sviluppo delle innovazioni. Secondo la rilevazione Cis la Germania nel triennio considerato ha avu-to un ruolo trainante (50,1% delle imprese) e tra i leader dell’innovazione ci sono i Paesi dell’Europa settentrionale.

Gli addetti nel comparto della R&S sono 3,8 ogni mille abi-tanti (3,7 nel 2010), ma anco-ra una volta se si guardano i

numeri dei 27 Paesi Ue si scopre una media degli ad-detti di 5,8 per mille abitanti. L’Italia in q u e s t a classifica è dietro a Paesi di taglia econo-

StARt-Up: il 60% NEll’high-tEch

In Italia le Start-up innovative, quelle iscritte nel registro delle imprese in

base al decreto sviluppo-bis del 2012, sono circa 1.800 che per oltre

il 60% operano nei settori high-tech. Secondo i dati del ministero dello

Sviluppo il 30% sono nel Nord-Ovest, il 28% nel Nord-Est, il 23% al

Centro e il 19% nell’Italia meridionale e insulare. Le start-up innovative

godono in base alla legge di una serie di agevolazioni. La Lombardia

è in testa alla classifica con il più alto numero di imprese (341 start-up,

seguita dall’Emilia-Romagna con 192 e dal Lazio con 177. Fanalini di

coda Calabria (20), Molise (10) e Basilicata (9). Per quanto riguarda

la distribuzione settoriale, il 78% delle imprese si occupano di servizi,

4% di commercio, con esempi anche nel turismo e dell’agricoltura.

Sono inoltre 19 gli incubatori certificati: strutture con esperienza conso-

lidata nell’attività di sostegno alle start-up innovative.

NEi BREvEtti i tEdESchi SONO lEAdER

La quota italiana di brevetti depositati in Europa secondo l’Ocse è

pari al 4,2% : poco più della metà della Francia, un quinto della

Germania, meno di un sesto degli Stati Uniti. La rilevanza dell’Italia,

secondo dati Banca d’Italia, è ancora minore nei settori innovativi

delle biotecnologie, dell’Ict e delle nanoteclnologie: i brevetti italiani

in questi campi sono pari a poco più del 2 per cento del totale ( il

16% quelli tedeschi, il 34% del totale quelli ‘made in Usa’). Secondo

la Banca d’Italia tuttavia con gli indicatori R&S e numero di brevetti

c’è il rischio di sottostimare lo sforzo innovativo del sistema delle im-

prese in un Paese, come l’Italia, in cui le pmi innovano senza registra-

re ufficialmente spese in ricerca e sviluppo.

Un segnale incoraggiante per l’Italia in tema di inno-

vazione è la progressiva chiusura del fossato con gli

altri paesi Ue rappresentato dal digital divide rispetto

alla media. Dal 2006 al 2013 la quota di famiglie che

dispongono di una connessione veloce per accedere

a internet da casa è salita dal 14,4 al 59,7% secon-

do i dati Istat. Nel confronto internazionale, che tiene

conto però solo dei dati del 2012, la percentuale delle

famiglie italiane con la banda larga, pari al 55%, era

nettamente inferiore alla media europea (73%).

BANdA lARgA SOttO lA MEdiA UE

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GIovanI e start-up: così sI costruIsce un’Impresa

a iutare a trasformare un’idea in una start-up e un giovane universitario in un

imprenditore. è la scommes-sa vinta da InnovActionLab, un’associazione non profit che in pochi anni ha promos-so la nascita di una trentina di nuove imprese innovati-ve create da universitari che

hanno raccolto risorse dal venture capital per oltre 4,5 milioni e creato oltre 130 po-sti di lavoro. Secondo uno dei fondatori, il venture capitalist Augusto Coppola, l’iniziativa punta a cambiare un atteggia-mento culturale molto diffuso in Italia soprattutto nei giova-ni, riassumibile nella frase ‘il mio futuro non dipende da

me e dalle mie capacità ma da fattori esterni’. InnovActionLab chiede agli studenti di costruire l’infra-struttura di un’azienda in tre mesi, un corso pratico, senza libri di testo e gratuito. L’obiet-tivo afferma Coppola nella pre-sentazione “è far capire come un investitore privato guarda un progetto, capire le poten-

zialità di quel progetto e a pre-sentarlo in maniera efficace ai fondi di venture capital”. InnovActionLab, sponsorizza-ta tra gli altri dalla Fondazione Cariplo e da Microsoft, è infat-ti anche il più grande evento europeo di incontro tra giova-ni delle università e fondi di venture capital. Ai ragazzi non insegna quindi l’imprendito-rialità ma a saper affrontare in team i problemi che pone la costruzione dell’infrastrut-tura di un’azienda. A Roma, il prossimo 23 giugno la finale nazionale dell’edizione 2014.

innovactionlab ha Promosso la nascita di 30 iniziative che hanno raccolto oltre 4 milioni

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“tecnoloGIa ed effIcIenza così trasformIamo zuccHI”carradori: le scelte innovative favorite dalla comunicazione interna e dalla formazione

a lla fine dovremo ringraziare il crac della Lehman Brothers e la crisi del debito sovrano. Ric-cardo Mainetti amministratore

delegato di Polihub, l’acceleratore di im-presa del Politecnico gestito dalla Fonda-zione Politecnico di Milano, ama le imma-gini forti. Se in Italia, finalmente, il tema dell’innovazione è di grande attualità lo si deve alla doppia crisi per cui oggi “è fon-damentale riflettere sui temi di innovazio-ne perché è lotta per la sopravvivenza” tra sistemi di imprese e aree del mondo. Un primo passo è stato fatto con le agevo-lazioni per le start-up innovative, le certifi-cazioni degli incubatori, le deroghe ai prin-cipi civilistici per avviare le imprese ma ora serve dare una priorità al sistema paese”. Mainetti fa l’esempio dei miliardi investiti nel Mose di Venezia, ennesimo scandalo italiano “risorse che forse potevano essere meglio impiegate per dare al Paese la rete di nuova generazione”. Ci sono quindi “al-cune tessere ma manca il puzzle comple-to”. Il vento nuovo sull’innovazione in Italia lo respira anche Luigi Capello, founder di Luiss Enlabs, joint venture tra l’Università

Luiss Guido Carli e l’acceleratore Enlabs, attivo dal 2010. “Per fortuna sta cambiando tutto: le corporation oggi dicono che l’in-novazione è un passo fondamentale e si è creato l’ecosistema dove le aziende innova-tive possono prosperare”. Ci vorranno però anni, aggiunge Capello, prima di vedere un effetto del cambiamento sulla crescita del Paese. Dal Polihub si osserva come la spin-ta all’innovazione si stia affacciando anche in settori più tradizionali come quello della sanità. Dall’incubatore del Politecnico in 14 anni di attività sono uscite iniziative come Artexe che ha sviluppato una piattaforma per gestire il settore accoglienza e le atte-se nelle strutture sanitarie o come Advice Pharma che ha sviluppato servizi e tecno-logie per la gestione di dati e informazioni in ambito medico-scientifico. Mainetti cita anche la tecnologia sviluppata da Empatica con un braccialetto per rilevare parametri come la temperatura corporea, la condutti-vità della pelle, il battito cardiaco. Dati che contribuiscono all’analisi in tempo reale degli stati d’animo delle persone. L’accesso alle informazioni raccolte avviene attraver-so smartphone e applicazioni software.

riccardo carradori > A.d. e direttore generale della Vincenzo Zucchi Spa

I Il gruppo Zucchi nel 2012 ha avviato una profonda trasformazione basata su un piano industriale che

ha messo al centro l’innova-zione come racconta l’ammi-nistratore delegato, Riccardo Carradori.Nel vostro piano strategico indicate tra i punti chiave una ‘forte spinta’ all’innova-zione. quali sono gli elementi cardine?“Da due anni abbiamo deciso di intraprendere una profon-

da trasformazione interna, seguendo le linee guida di un nuovo modello di business caratterizzato da una forte discontinuità rispetto al pas-sato. L’obiettivo che ci siamo prefissati è quello di passare da tradizionale produttore domestico di biancheria per la casa a leader internazionale nei segmenti home fashion e home innovation. Alcuni degli elementi cardine del nostro piano strategico sono legati all’innovazione di processo sia industriale, sia distributivo che di comunicazione. Puntate su una maggiore ef-ficienza o sulla riduzione dei costi?In primo luogo, stiamo pun-tando certamente a una mag-giore efficienza industriale,

concentrandoci sul controllo delle fasi produttive a mag-gior valore aggiunto. Per migliorare l’efficienza indu-striale abbiamo investito in tecnologia evoluta ma anche ridisegnato e reso più fles-sibili e affidabili i principa-li processi che presidiano il consumo delle energie e l’im-piego di manodopera sempre più specializzata, anche at-traverso una formazione tra-sversale del personale. In secondo luogo, abbiamo selezionato i canali distributi-vi che presentano la maggior massa critica e il maggior po-tenziale di sviluppo e redditi-vità. Queste scelte ci hanno permesso di abbattere il ma-gazzino di oltre 25 milioni di euro in 2 anni e di ridurre il

tempo di risposta in maniera consistente. Stiamo, inoltre, ridisegnando la rete dei no-stri punti vendita: solo per fare un esempio concreto, il flagship store Bassetti di Mila-no è un concentrato di tecno-logia. In terzo luogo, abbiamo investito in comunicazione, orientandoci verso un media-mix più evoluto e al passo coi tempi, non solo attivando l’e-commerce, ma anche operan-do sui social network.

Stefano Mainetti, amministratore delegato Polihub (in alto) e Luigi Capello, founder di Luiss Enlabs (nella foto in basso)

aIutIamo lo svIluppo del nuovo ecosIstema

dagli incubatori di Politecnico e luiss segnali di fiducia; tanta innovazione Per i servizi legati alla salute

>>> segue a pagina 4

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Previdenza complementare e welfa-re integrativo: due ambiti che in Ita-lia richiedono una riflessione urgen-te non solo per l’economia ma anche e soprattutto per i singoli individui, sempre più spesso chiamati - per ci-tare l’economista William Beveridge - a “provvedere al proprio benessere oltre quel tanto che lo Stato è in gra-do di fornire”. L’occasione sarà il 14 luglio a Milano con il convegno che approfondirà lo stato del quadro normativo sul ver-sante della previdenza obbligatoria e complementare, dell’assistenza sani-taria pubblica e integrativa e delle as-sicurazioni.Assidai sarà presente, assieme a rap-presentanti del Governo e delle parti sociali, con la presidente Capoccia che interverrà sullo sviluppo dei fondi sani-tari nel corso della tavola rotonda “Wel-fare integrativo in sanità: lo sviluppo dei fondi sanitari e della LTC dalle prospet-tive alle realizzazioni concrete”.

Welfare24I l V a l o r e d e l l e P e r s o n e p e r A s s i d a i

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Pantone Orange 021 C Pantone 418 C

C 0, M 55, Y100, K 0 C 0, M 0, Y30, K 75 tutte le InIzIatIve tarGate assIdaI

Una giornata dedicata alla sanità integrativa e alle nuove linee gui-da: è il Welfare Day che si terrà il 17 giugno a Roma e che vedrà la partecipazione di Assidai. La pre-sidente Lorena Capoccia illustrerà il contributo di Assidai all’interno della tavola rotonda “Forme di Sanità Integrativa a confronto”. Un incontro di approfondimento volto a promuovere il dibattito sul tema del welfare integrativo tra oltre 900 stakeholder di riferi-mento. Il Welfare Day, giunto alla sua quarta edizione e patrocinato dal Ministero della Salute, si con-centrerà sul ruolo che ha ormai assunto la sanità integrativa nel sistema sanitario italiano. Una ricerca inedita, sviluppata da RBM Salute in collaborazione con il Censis, ne approfondirà gli aspetti mentre quattro grup-pi di lavoro dibatteranno su al-trettanti focus tematici.

welfare daY: un confronto con assidai sulla sanità integrativa

www.assidai.it

lo sviluPPo dei fondi sanitari e il caso assidai: dalle ProsPettive alle aPPlicazioni

ROMA, 17 GIUGNO 2014

COSTRUIRE LA NUOVASANITÀ INTEGRATIVA

Con il patrocinio del Ministero della Salute

IV edizioneWelfare Day IV Edizione - Palazzo Colonna, Piazza SS. Apostoli, 66 - Roma

“con l’innovazione ritroveremo volumi, redditività e capacità di generare cassa”

L’innovazione di processo è condivisa all’interno? Nell’affrontare il cambiamento abbia-mo inciso non solo sulla comunicazio-ne esterna, ma anche su quella interna e sulla formazione. Abbiamo presentato in maniera trasparente al management team e al personale le prospettive del mercato e la nostra strategia di intervento, chiaren-do che nell’attuale contesto economico, per avere successo, la nostra offerta deve mirare obbligatoriamente a realizzare un rapporto prezzo/qualità coerente con le aspettative ed il budget dei clienti, che sono in continua evoluzione. L’innovazione, per un’azienda come la vo-stra, come si declina in termini di spesa? Il nuovo modello di business è fortemen-te improntato all’innovazione, per con-sentire di ritrovare volumi, redditività e

capacità di generare cassa con la gestio-ne operativa, esplorando anche settori complementari o totalmente diversi dal nostro, che abbiano maggiori prospettive di crescita. In quest’ottica, associamo agli investimenti in tecnologia, un continuo e quotidiano lavoro di ricerca e sviluppo.

C’è un ritardo dell’Italia nelle classifiche che misurano l’innovazione. Vede qual-che segnale che possa anticipare l’emer-sione di nuova cultura sul tema nel Paese?Credo che chi fa impresa debba concen-trarsi più sulle proprie capacità proposi-tive. è la nostra capacità di tradurre sogni in progetti credibili ad attrarre risorse fi-nanziarie e umane, che sono disponibili in grandi quantità ma in maniera selet-tiva. Nel nostro caso un grande capitano come Gianluigi Buffon, azionista di rife-rimento con il 57% del capitale, ma anche le banche finanziatrici hanno dimostra-to, con l’aumento di capitale sottoscrit-to a dicembre del 2013, di credere nel progetto del Gruppo Zucchi. Ora, viste le criticità dei mercati, soprattutto quello domestico, la sfida è riuscire a generare valore in tempi rapidi. Noi ci crediamo.

>>> continua da pagina 3