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LA SELVA OSCURA Nel primo canto dell’ Inferno Dante racconta quanto gli è successo all’età di trentacinque anni, nel 1300, anno del Giubileo indetto da papa Bonifacio VIII. ll poeta si ritrova in una situazione particolarmente critica, “in una selva oscura”, tanto che a distanza di tempo ripercorrendo nella memoria quel terribile periodo “nel pensier rinnova la paura”. Il poeta confessa di aver smarrito la “ diritta via” e di ritrovarsi in una situazione psicologica rappresentata dalle parole “pien di sonno”, cioè in uno stato di confusione, di apatia e tristezza. Ma giunto all’inizio di un colle illuminato dal sole, simbolo dell’aiuto divino, egli percepisce finalmente la possibilità di intraprendere una strada del bene, la pallida speranza di poter uscire da tale opprimente situazione. Per questo si incammina per quella nuova via, volgendo contemporaneamente lo sguardo ancora timoroso verso la selva che l’aveva precedentemente terrorizzato. INFERNO CANTO I Incomincia la Comedia di Dante Alleghieri di Fiorenza, ne la quale tratta de le pene e punimenti de' vizi e de' meriti e premi de le virtù. Comincia il canto primo de la prima parte la quale si chiama Inferno, nel qual l'auttore fa proemio a tutta l'opera.

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Page 1:  · Web viewVirgilio e Dante affrontao il cammino nell’oltretomba. Attraversata la porta infernale , i due entrano nell’Inferno. La prima schiera di anime che incontrano si presenta

LA SELVA OSCURA

Nel primo canto dell’ Inferno Dante racconta quanto gli è successo all’età di trentacinque anni, nel 1300, anno del Giubileo indetto da papa Bonifacio VIII.

ll poeta si ritrova in una situazione particolarmente critica, “in una selva oscura”, tanto che a distanza di tempo ripercorrendo nella memoria quel terribile periodo “nel pensier rinnova la paura”. Il poeta confessa di aver smarrito la “ diritta via” e di ritrovarsi in una situazione psicologica rappresentata dalle parole “pien di sonno”, cioè in uno stato di confusione, di apatia e tristezza. Ma giunto all’inizio di un colle illuminato dal sole, simbolo dell’aiuto divino, egli percepisce finalmente la possibilità di intraprendere una strada del bene, la pallida speranza di poter uscire

da tale opprimente situazione. Per questo si incammina per quella nuova via, volgendo contemporaneamente lo sguardo ancora timoroso verso la selva che l’aveva precedentemente terrorizzato.

INFERNOCANTO IIncomincia la Comedia di Dante Alleghieri di Fiorenza, ne la quale tratta de le pene e punimenti de' vizi e de' meriti e premi de le virtù. Comincia il canto primo de la prima parte la quale si chiama Inferno, nel qual l'auttore fa proemio a tutta l'opera.

 Nel mezzo del cammin di nostra vita1 mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

1 Nel mezzo...vita: all’età di trantacinque anni Dante, perchè la durata media della vita era stimata in settant’anni. Dante era nato nel 1265 e, quindi, il viaggio è situato nel 1300. E’ questo un anno cruciale per il poeta, per Firenze e per l’umanità: è l’anno del priorato di Dante e del suo esilio; delle prime divisioni (Bianchi e Neri) tra i guelfi di Firenze; del primo giubileo o anno santo.

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Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!

Tant' è amara che poco è più morte2; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.

Io non so ben3 ridir com' i' v'intrai, tant' era pien di sonno4 a quel puntoche la verace via abbandonai.

Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,là dove terminava quella valleche m'avea di paura il cor compunto,

guardai in alto e vidi le sue spallevestite già de' raggi del pianeta5

che mena dritto altrui per ogne calle.

Allor fu la paura un poco queta,che nel lago del cor6 m'era duratala notte7 ch'i' passai con tanta pieta.

E come quei che con lena affannata,uscito fuor del pelago a la riva,si volge a l'acqua perigliosa e guata,

così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,si volse a retro a rimirar lo passo8

che non lasciò già mai persona viva9.

2Tant’è....morte:la selva è simbolodel peccato: rimanere nel peccato determin una situazione di tormentosa angoscia, paragonabile alla morte. 3del ben:il bene che Dante trova nella selva oscura del peccato è l’inizio della salvezza. 4pien di sonno:assonnato; ma è una condizione interiore, non fisica; Dante afferma di aver avuto la coscienza ottenebrata, ha perso cioè la vigilanza e la chiarezza che impediscono la caduta dei valori morali e religiosi.5del pianeta:del sole, cnsiderato nel sistema tolemaico un pianeta che girava attorno alla Terra. Il sole qui rappresenta Dio che illumina ogni uomo e lo guida per la retta via nella ricerca della felicità. 6nel lago del cor: il cuore era concepito come una cavità al cui interno si raccoglie il sangue. Il senso del verso è dunque: per la paura mi era sembrato di morire. 7la notte:sul piano simbolicola notte coincide col sonno, con la caduta nel peccato e l’ottenebramento della coscienza.8lo passo:il passaggio (la selva), il luogo del peccato. 9che.......viva:il peccato priva l’anima della vita e, una volta commesso, crea un pericolo mortale dal quale è difficile liberarsi.

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LE TRISTI ANIME DEGLI IGNAVI

Virgilio e Dante affrontao il cammino nell’oltretomba. Attraversata la porta infernale , i due entrano nell’Inferno. La prima schiera di anime che incontrano si presenta come uomini nudi che si lamentano e inseguono uno straccio di insegna, senza potersi fermare. Vespe e mosconi li punzecchiano e orribili vermi strisciano ai loro piedi. Sono gli ignavi che in vita non scelsero mai tra bene e male, furono incapaci di difendere una qualsiasi bandiera, non seppero assumersi nessuna responsabilità. Come in vita furono passivi e apatici per ogni esperienza , così in quel luogo dannato, per la legge del contrappasso, sono costretti ad un perpetuo movimento.

CANTO III

Canto terzo, nel quale tratta de la porta e de l'entrata de l'inferno e del fiume d'Acheronte, de la pena di coloro che vissero sanza opere di fama degne, e come il demonio Caron li trae in sua nave e come elli parlò a l'auttore; e tocca qui questo vizio ne la persona di papa Cilestino.

Quivi10 sospiri, pianti e alti guai11

risonavan per l'aere sanza stelle12,per ch'io al cominciar ne lagrimai.

Diverse lingue, orribili favelle,parole di dolore, accenti d'ira,voci alte e fioche, e suon di man con elle

10quivi:nel vestibolo dell’Inferno; gli ignavi sono tanto insignificanti da non poter stare neppurenell’Inferno vero e proprio. 11guai: sono lamenti simili a versidi animali, guaiti. 12sanza stelle: l’atmosfera è completamente buia, priva di cielo e di stelle, a indicare l’oscurità totale del peccato.

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facevano un tumulto, il qual s'aggirasempre in quell' aura sanza tempo13 tinta,come la rena quando turbo spira.

E io ch'avea d'error la testa cinta14,dissi: «Maestro15, che è quel ch'i' odo?e che gent' è che par nel duol sì vinta?».

Ed elli a me: «Questo misero modotegnon l'anime triste di coloroche visser sanza 'nfamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo corode li angeli che non furon ribelliné fur fedeli a Dio, ma per sé foro16.

Caccianli i ciel per non esser men belli,né lo profondo inferno li riceve,ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli».

E io: «Maestro, che è tanto grevea lor che lamentar li fa sì forte?».Rispuose: «Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte,e la lor cieca vita è tanto bassa,che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo esser non lassa;misericordia e giustizia li sdegna:non ragioniam di lor, ma guarda e passa».

E io, che riguardai, vidi una 'nsegnache girando correva tanto ratta,che d'ogne posa mi parea indegna;

13sanza tempo: dove la completa oscurità toglie anche ogni distinzione tra giorno e notte. 14d'error...cinta: è ancora l’errore del male che avvolge la mente di Dante. Secondo alcuni si deve invece leggere d’orror, e in tal caso vorrebbe dire che Dante ha ancora la testa oppressa dallo spavento. 15Maestro: è Virgilio. 16cattivo coro...foro:Dante si riferisceall’episodio biblico della ribellione di lucifero e della cacciata degli angeli ribelli dal Paradiso. Questi angeli che si trovano con gli ignavi non si schierarono nè per Lucifero nè per Dio, ma si mantennero neutrali.

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e dietro le venìa sì lunga trattadi gente, ch'i' non averei credutoche morte tanta n'avesse disfatta.

Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,vidi e conobbi l'ombra di coluiche fece per viltade il gran rifiuto17.

Incontanente intesi e certo fuiche questa era la setta d'i cattivi,a Dio spiacenti e a' nemici sui.

Questi sciaurati, che mai non fur vivi18,erano ignudi e stimolati moltoda mosconi e da vespe ch'eran ivi.

Elle rigavan lor di sangue il volto,che, mischiato di lagrime, a' lor piedida fastidiosi vermi era ricolto.

17l’ombra...il gran rifiuto: è l’anima di Papa Celestino V, che, eletto nel 1924, dopo pochi mesi abdicò, ritenendosi incapace di governare la Chiesa in grave crisi. Dopo di lui fu eletto Bonifacio VIII, di cui Dante fu acerrimo oppositore perchè intromettendosi nella politica fiorentina causò l’esilio del poeta. Secondo altri questo personaggio sarebbe Pilato, che “si lavò le mani” nel processo di Gesù.18mai non fur vivi: non ebbero mai una vita vera, perchè la vita è scelta e responsabilità e gli ignavi si sottraggono alla scelta.

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CARONTE(Inferno, canto III)

Dante e Virgilio giungono alla palude del primo fiume dell’ Inferno: l’Acheronte. Qui vedono un’immensa moltitudine di persone che non si sono pentite dei loro peccati ed attendono di essere trasportate sulla barca di Caronte, vecchio demonio dai capelli bianchi e dagli occhi di fuoco.

Michelangelo, particolare Giudizio Universale, Cappella Sistina, Roma.

Ed ecco verso noi venir per naveun vecchio, bianco per antico pelo19,gridando: «Guai a voi, anime prave20!

Non isperate mai veder lo cielo:i' vegno per menarvi a l'altra rivane le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo21.

19Ed ecco...pelo: è Caronte, il demone che ha il compito di traghettare le anime dannate al di là dell’Acheronte. Figlio di Erebo e della Notte, secondo le credenze religiose antiche il terribile nocchiero trasportava le anime dei morti nell’Ade, ricevendole in consegna dal dio Ermes (il Mercurio latino) e traghettandole sulle livide acque del fiume Averno. Qui il demone si tramuta in terribile “strumento” della giustizia divina.20prave: malvage e dannate.21ne le tenebre... e 'ngelo: Caronte fa allusione alle diverse pene dei dannati, ora avvolti dalle fiamme e ora stretti dalla morsa dei ghiacci.

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E tu che se' costì, anima viva22,pàrtiti da cotesti che son morti».Ma poi che vide ch'io non mi partiva,

disse: «Per altra via, per altri portiverrai a piaggia, non qui, per passare:più lieve legno convien che ti porti»23.

E 'l duca24 lui: «Caron, non ti crucciare:vuolsi così colà dove si puoteciò che si vuole25, e più non dimandare».

Quinci fuor quete le lanose goteal nocchier de la livida palude,che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote.

Ma quell' anime, ch'eran lasse e nude,cangiar colore e dibattero i denti,ratto che 'nteser le parole crude.

Bestemmiavano Dio e lor parenti,l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l semedi lor semenza e di lor nascimenti.

Poi si ritrasser tutte quante insieme,forte piangendo, a la riva malvagiach'attende ciascun uom che Dio non teme.

Caron dimonio, con occhi di bragialoro accennando, tutte le raccoglie;batte col remo qualunque s'adagia.

Come d'autunno si levan le fogliel'una appresso de l'altra, fin che 'l ramovede a la terra tutte le sue spoglie,

22E tu...viva: Caronte si è accorto che Dante è vivo e cerca di allontanarlo in malo modo. 23Per altra via...porti:tu dovrai passare nel regno dei morti lungo un altro cammino (per altra via, per altri porti) e non da qui.Ti trasporterà il vascello più leggero (più lieve legno) dell’angelo che guida in Purgatorio le anime destinate a salvarsi e a vedere Dio.24E 'l duca: Virgilio è spesso chiamato Duca (guida) con parola derivante dal latino: ducere = condurre25vuolsi così...vuole: si è disposto così in Cielo, là dove si può tutto ciò che si vuole. Questa espressione ritornerà più volte durante il viaggio di Dante, per ribadire che Dante lo compie per volontà di Dio. Di fronte a questa non c’è alcun impedimento che possa resistere efficacemente.

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similemente il mal seme d'Adamogittansi di quel lito ad una ad una,per cenni come augel per suo richiamo26.

Così sen vanno su per l'onda bruna,e avanti che sien di là discese,anche di qua nuova schiera s'auna.

IL FOLLE VOLO DI ULISSENell’VIII bolgia dell’ VIII cerchio dell' Inferno sono puniti i tessitori di inganni e tra gli spiriti 26similmente...suo richiamo:il “richiamo” indica i suoni emessi dal cacciatore o da uccelli in gabbia o da struementi appositi per attrarre gli uccelli verso le reti con cui venivano catturati. Dante crea una similitudine con un’immagine familiare.

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avvolti tra le fiamme si trova Ulisse. Infatti è

attraverso l’inganno del grande cavallo

escogitato dall’eroe greco che gli Achei

sconfissero gli avversari Troiani. Il sommo poeta

immagina che Ulisse, dopo essere tornato ad

Itaca alla conclusione della guerra di Troia, sia

stato preso dal desiderio di nuove avventure e

dal bisogno di ampliare le sue conoscenze,

proprio lui che aveva viaggiato per anni, in lun-

go e in largo per i Paesi del Meditteraneo. Da

questa sua esigenza interiore nasce l’idea di affrontare un’ultima impresa spingendosi sul mare oltre i limiti del mondo allora conosciuto. Così Ulisse con un abile discorso riuscì a convincere alcuni dei vecchi compagni ad affrontare l’ultimo impossibile obiettivo: il superamento delle Colonne d’Ercole (lo Stretto di Gibilterra) anticamente credute confine della ricerca e della conoscenza dell’uomo. Qui l’eroe greco racconta al poeta fiorentino la sua avventura anche se, per la legge del contrappasso, Ulisse dalla parlata sciolta in vita, a fatica riesce ad esprimersi attraverso la fiamma che lo sprigiona.

CANTO XXVI

Canto XXVI, nel quale si tratta de l'ottava bolgia contro a quelli che mettono aguati e danno frodolenti consigli; e in prima sgrida contro a' fiorentini e tacitamente predice del futuro e in persona d'Ulisse e Diomedes pone loro pene.

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Lo maggior corno de la fiamma antica27

cominciò a crollarsi mormorando,pur come quella cui vento affatica;

indi la cima qua e là menando,come fosse la lingua che parlasse,gittò voce di fuori e disse: «Quando

mi diparti' da Circe28, che sottrasseme più d'un anno là presso a Gaeta,prima che sì Enëa la nomasse29,

né dolcezza di figlio, né la pièta30

del vecchio padre, né 'l debito amorelo qual dovea Penelopè far lieta,

vincer potero dentro a me l'ardorech'i' ebbi a divenir del mondo espertoe de li vizi umani e del valore;

ma misi me per l'alto mare apertosol con un legno e con quella compagnapicciola31 da la qual non fui diserto.

L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna,fin nel Morrocco, e l'isola d'i Sardi,e l'altre che quel mare intorno bagna.

Io e ' compagni eravam vecchi e tardiquando venimmo a quella foce strettadov' Ercule segnò li suoi riguardi

27antica: o perchè racchiude personaggi che si trovano lì da secoli, o perchè fascia eroi antichi e famosi.28da Circe: dall’isola di Circe, la maga che tratteneva presso di sè gli eroi con le sue lusinghe, per poi trasformarli in animali.29prima...nomasse: Enea diede il nome di Gaeta al promontorio Circeo, in onore della nutrice Caieta, che lì era morta dopo aver condiviso la fuga da Troia.30pièta: pietà, nel senso latino di riverenza, cura affettuosa.31compagna picciola: la piccola schiera di compagni che erano sopravvissuti alla guerra di Troia e che avevano rischiato con Ulisse tante avventure.

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acciò che l'uom più oltre non si metta;da la man destra mi lasciai Sibilia32,da l'altra già m'avea lasciata Setta33.

"O frati", dissi, "che per cento miliaperigli siete giunti a l'occidente,a questa tanto picciola vigilia34

d'i nostri sensi ch'è del rimanentenon vogliate negar l'esperïenza,di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza35".

Li miei compagni fec' io sì aguti,con questa orazion picciola, al cammino,che a pena poscia li avrei ritenuti;

e volta nostra poppa nel mattino36,de' remi facemmo ali al folle37 volo,sempre acquistando dal lato mancino38.

Tutte le stelle già de l'altro polovedea la notte, e 'l nostro tanto basso,che non surgëa fuor del marin suolo.

Cinque volte racceso e tante cassolo lume era di sotto da la luna39,poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo,

32Sibilia: Siviglia, città della Spagna, che però non è sul mare. Dante vuole indicare in questo modo le coste della regione sivigliana o Andalusia.33Setta: Ceuta, in Africa, di fronte a Gibilterra. 34vigilia: veglia, e quindi periodo molto limitato.35virtute e canoscenza: quella virtù o capacità di impegno che può darvi la gloria e quel desiderio di conoscenza che vi rende uomini. 36e volta nostra poppa nel mattino: e rivolta la poppa (la parte posteriore della nave) a Oriente (verso il mattino, quindi dove il sole nasce: quindi la prua, cioè la parte anteriore della nave era rivolta a Occidente).37folle: folle perchè con i propri mezzi voleva raggiungere l’infinito.38dal lato mancino: verso sinistra, quindi a sud, verso l’Equatore.39Cinque volte...luna: erano avvenute cinque lunazioni e quindi erano trascorsi cinque mesi.

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quando n'apparve una montagna40, brunaper la distanza, e parvemi alta tantoquanto veduta non avëa alcuna.

Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;ché de la nova terra un turbo nacquee percosse del legno il primo canto.

Tre volte il fé41 girar con tutte l'acque;a la quarta levar la poppa in susoe la prora ire in giù, com' altrui42 piacque,

infin che 'l mar fu sovra noi richiuso».

MANFREDIDante e Virgilio si trovano ai piedi del monte del Purgatorio, posto sopra un’isola in mezzo all’oceano, nel punto opposto a Gerusalemme. Ai piedi del monte espiano le proprie colpe le anime dei negligenti che in vita tardarono a pentirsi dei loro peccati. Tra questi si trovano gli scomunicati e con loro Manfredi, figlio dell’imperatore Federico II di Svevia e nipote di Costanza d’Altavilla, che nel 1250 assunse il governo dell’Italia meridionale. Nemico della chiesa tanto da essere scomunicato, Manfredi perì durante la battaglia di

40una montagna: secondo Dante la montagna del Purgatorio.41il fè: lo fece; regge anche levar del verso seguente e ire del terzo verso.42altrui: Dio, che nell’Inferno non è mai nominato esplicitamente, ma è citato attraverso riferimenti vari e particolari perifrasi.

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Benevento del 1266, che lo opponeva a Carlo d’Angiò, dopo essersi pentito delle proprie “orribili” colpe negli ultimi istanti della sua vita. Dante sottolinea quanto la misericordia di Dio venga incontro alla miseria degli uomini che si rivolgono a luianche solo per istanti brevissimi.

PURGATORIO

CANTO III

Canto III, nel quale si tratta de la seconda qualitade, cioè di coloro che per cagione d'alcuna violenza che ricevettero, tardaro di qui a loro fine a pentersi e confessarsi de' loro falli, sì come sono quelli che muoiono in contumacia di Santa Chiesa scomunicati, li quali sono puniti in quel piano. In essempro di cotali peccatori nomina tra costoro il re Manfredi.

Io mi volsi ver' lui e guardail fiso:biondo era e bello e di gentile aspetto,ma l'un de' cigli un colpo avea diviso.

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Quand' io mi fui umilmente disdettod'averlo visto mai, el disse: «Or vedi»;e mostrommi una piaga a sommo 'l petto.

Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi,nepote di Costanza43 imperadrice;ond' io ti priego che, quando tu riedi,

vadi a mia bella figlia, genitricede l'onor di Cicilia e d'Aragona44,e dichi 'l vero a lei, s'altro si dice45.

Poscia ch'io ebbi rotta la personadi due punte mortali, io mi rendei,piangendo, a quei che volontier perdona.

Orribil furon li peccati miei;ma la bontà infinita ha sì gran braccia,che prende ciò che si rivolge a lei.

Se 'l pastor di Cosenza, che a la cacciadi me fu messo per Clemente allora,avesse in Dio ben letta questa faccia46,

l'ossa del corpo mio sarieno ancorain co del ponte presso a Benevento,sotto la guardia de la grave mora47.

Or le bagna la pioggia e move il ventodi fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde48,dov' e' le trasmutò a lume spento49.

43Costanza: figlia di Ruggero d’Altavilla, sposa dell’imperatore Arrigo VI e madre di Federico II, cioè nonna di Manfredi.44genitrice...d’Aragona: Costanza, figlia di Manfredi, si sposa con Pietro III d’Aragona, quindi è generatirce della corona di Sicilia e della corona d’Aragona ed è madre di Giacomo (re d’Aragona) e di Federico (re di Sicilia).45E dichi...si dice: la verità, che Manfredi vuole che si dica alla figlia, è che è stato salvato dalla misericordia di Dio: il motivo verrà avanzato alla fine dell’episodio.46avesse...questa faccia: avesse ben compreso la misericordia di Dio che, come è detto subito dopo, è disposto a perdonare al peccatore più incallito. 47sotto...mora: narrano i cronisti che, quando il corpo di Manfredi fu ritrovato, si decise di sepellirlo ma non in luogo sacro, perchè il re era stato scomunicato: lo si collocò in una fossa vicino a un ponte e i vincitori, sfilando per rendergli omaggio, gettarono ognuno un sasso, cosicchè si formò un grande tumulo. Ma fu poi disseppellito dal vescovo di Cosenza e abbandonato lungo la riva del Garigliano.48di fuor...Verde: fuori del mio regno di Puglia e Sicilia, lungo il fiume Liri (il Verde).49a lume spento:senza accendere le candele, come si usava per gli scomunicati.

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Per lor maladizion sì non si perde,che non possa tornar, l'etterno amore,mentre che la speranza ha fior del verde.

Vero è che quale in contumacia moredi Santa Chiesa, ancor ch'al fin si penta,star li convien da questa ripa in fore50,

per ognun tempo ch'elli è stato, trenta,in sua presunzïon, se tal decretopiù corto per buon prieghi non diventa.

Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto,revelando a la mia buona Costanzacome m'hai visto, e anco esto divieto51;

ché qui per quei di là molto s'avanza».

LA PREGHIERA DI SAN BERNARDO

Nell’Empireo insieme a san Bernardo, tra i santi e i beati, il poeta vede una luce oltremodo splendente e sopra di essa si trovano più di mille angeli festanti. Anche la Madonna è presente e san Bernardo si rivolge a Maria dapprima con una lode, poi con la supplica che Dante possa accedere alla visione suprema di Dio.

50star...fore:deve stare all’inizio di questa parete del Purgatorio , cioè deve rimanere per un certo periodo nell’Antipurgatorio.51divieto:il divieto di Dio ad entrare in Purgatorio prima di un certo tempo, che Manfredi condivide con le altre anime che dimorano nell’Antipurgatorio.

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PARADISO

CANTO XXXIIICanto XXXIII, il quale è l'ultimo de la terza cantica e ultima; nel quale canto santo Bernardo in figura de l'auttore fa una orazione a la Vergine Maria, pregandola che sé e la Divina Maestade si lasci vedere visibilemente.

«Vergine Madre52, figlia del tuo figlio53,umile e alta più che creatura,termine fisso d'etterno consiglio54,

52Vergine Madre: il culto di Maria ha sempre associato queste due caratteristiche, che la mostrano come modello perfetto di ogni donna, destinata alla maternità e riservata solo all’amore di Dio.53figlia del tuo figlio: Maria è come tutti gli uomini figlia di Dio Creatore, ma è anche Madre di Gesù Cristo, la sconda persona della Trinità; quindi è figlia di Colui che si è fatto suo figlio. 54termine fisso d'etterno consiglio: Maria appare come il termine che chiude un’epoca dell’umanità e ne apre un’altra: ella è la realizzazione di un pensiero divino volto alla salvezza dell’uomo dall’eternità.

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tu se' colei che l'umana naturanobilitasti sì, che 'l suo fattorenon disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore,per lo cui caldo ne l'etterna pacecosì è germinato questo fiore55.

Qui se' a noi meridïana face56

di caritate, e giuso, intra ' mortali,se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,che qual vuol grazia e a te non ricorre,sua disïanza vuol volar sanz' ali57.

La tua benignità non pur soccorrea chi domanda, ma molte fïateliberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,in te magnificenza, in te s'adunaquantunque in creatura è di bontate.

Or questi, che da l'infima lacunade l'universo infin qui ha vedutele vite spiritali ad una ad una,

supplica a te, per grazia, di virtute58

tanto, che possa con li occhi levarsipiù alto verso l'ultima salute.

E io, che mai per mio veder non arsipiù ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghiti porgo, e priego che non sieno scarsi,

55questo fiore: è la candida rosa dei beati che Dante ha dinanzi ai suoi occhi, costituita da tutte le anime sante, che appaiono come i petali di un fiore splendente il cui centro è Dio.56meridïana face: nell’immagine della fiaccola si raccoglie la luce e il calore: luce e caloe che rappresentano la Grazia che consente la visione di Dio e la carità che riscalda il cuore. 57Donna.... senz’ali:Maria , nella dottrina cattolica, la mediatrice di ogni grazia. 58di virtute: non la “virtù” in senso cristiano, ma la virtù latina che è forza, coraggio e virilità.

Page 18:  · Web viewVirgilio e Dante affrontao il cammino nell’oltretomba. Attraversata la porta infernale , i due entrano nell’Inferno. La prima schiera di anime che incontrano si presenta

perché tu ogne nube59 li disleghidi sua mortalità co' prieghi tuoi,sì che 'l sommo piacer60 li si dispieghi.

Ancor ti priego, regina, che puoiciò che tu vuoli, che conservi sani,dopo tanto61 veder, li affetti suoi.

Vinca tua guardia i movimenti umani:vedi Beatrice con quanti beatiper li miei prieghi ti chiudon le mani!».

59nube:quell’oscurità, quell’appannamento della vista che gli impedirebbe di vedere Dio.60'l sommo piacer: Dio, che è l’estrema e più alta beatitudine. Il Paradiso, secondo Dante e secondo la dottrina cattolica, consiste nella visione di Dio.61tanto:nel senso di “così abbondante”: quindi “dopo una tale pienezzadi beatitudine derivante dalla visione di Dio”.