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Teresa Biondi Il cinema antropomorfico di Luchino Visconti L’affresco umano degli antieroi viscontiani M eti edizioni

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Page 1: 012 - Biondi (Meti Ed 2016) · Il cinema antropomorfico di Luchino Visconti 9 un’attenzione assoluta. Per questo visconti, che negli anni giovanili si è dilettato di esperienze

Teresa Biondi

Il cinema antropomorfico di Luchino Visconti

L’affresco umano degli antieroi viscontiani

Metiedizioni

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Legge n. 633 del 22/04/1941

Teresa Biondiil cinema antropomorfico di Luchino viscontiL’affresco umano degli antieroi viscontiani

© 2016 Meti edizionivia Chambery, 36 - 10141 [email protected] - www.metiedizioni.it

isBn 978-88-6484-012-3Prima edizione: ottobre 2016

ristampa anno5 4 3 2 1 0 2020 2019 2018 2017 2016

in copertina: anna Magnani e Luchino visconti sul set di Anna Magnani (1953) di Luchino visconti.

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IndIce

7 introduzione di Caterina D�Amico

11 Prefazione Linee guida dell’arte filmica di Luchino Visconti

37 L’uomo “vivo” e “vero” nel cinema viscontiano: dalla formazione umana al saggio sul cinema antropomorfico

il manifesto dell’antropomorfismo filmico, p. 55 ‒ La trasformazione dell’immagine dell’antropomorfismo, p. 74

85 La “scintilla intellettuale” del Neorealismo o l’origine dell’(anti)modernitàcinematografica viscontiana

113 Applicazioni, mutamenti, aggiornamenti e sviluppi del cinema antropomorfico viscontiano

Ossessione, p. 118 ‒ Giorni di gloria, p. 124 ‒ La terra trema, p. 126 ‒ appunti su un fatto di cronaca, p. 139 ‒ Bellissima, p. 142 ‒ anna Magnani, p. 151 ‒ senso, p. 154 ‒ Le notti bianche, p. 162 ‒ rocco e i suoi fratelli, p. 168 ‒ il lavoro, p. 177 ‒ il Gattopardo, p. 184 ‒ vaghe stelle dell’Orsa…, p. 202 ‒ La strega bruciata viva, p. 212 ‒ Lo straniero, p. 220 ‒ La caduta degli dei, p. 232 ‒ alla ricerca di Tadzio, p. 240 ‒ Morte a venezia, p. 247 ‒ Ludwig, p. 259 ‒ Gruppo di famiglia in un interno, p. 270 ‒ L’innocente, p. 277

307 Bibliografia

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Luchino visconti, serge reggiani e Burt Lancaster sel set di Il Gattopardo (1963); fotografia di Giovan Battista Poletto.

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A Luciana,sempre viva nel mio cuore.

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anna Magnani in Bellissima (1951).

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in trentacinque anni di attività Luchino visconti ha realizzato “soltanto” 14 lun-gometraggi, ai quali vanno aggiunti 3 mediometraggi per quei film a episodi di registi diversi che furono tanto in voga nel cinema italiano degli anni Cinquanta e sessanta, e altrettante incursioni abbastanza particolari nel cinema documentario.

vero è che contrariamente alla maggior parte dei suoi colleghi visconti si è dedi-cato con uguale impegno all’attività teatrale, mettendo in scena un gran numero di commedie e di opere liriche; forse soltanto ingmar Bergman si è prodigato in modo analogo su tutti questi fronti, eppure i film da lui realizzati sono più del doppio di quelli di visconti. se cerchiamo un altro autore cinematografico altrettanto poco prolifico, e altrettanto diversificato nelle opere, dobbiamo pensare a stanley Ku-brick.

infatti quello che spiazza in visconti è il fatto che i suoi film sono stilisticamente molto personali, inconfondibili; eppure così diversi tra loro che la critica si è sempre dibattuta nel tentativo di rintracciare una coerenza all’interno di tutta la sua produ-zione cinematografica. La letteratura sul suo cinema è sterminata. a quarant’anni dalla sua morte ancora si pubblicano saggi e monografie in cui si discute se il vi-sconti più autentico – e più importante – vada rintracciato nei primi film definiti neorealisti oppure negli ultimi film definiti decadenti; e tra i due periodi si sorvola su due titoli intermedi considerati “minori”, che non si riesce a collocare in nessuna delle due categorie.

Teresa Biondi affronta la questione in modo radicale, prendendo come chiave di lettura un saggio scritto da visconti nel 1943, prima ancora di affrontare la sua pri-ma regia. in questo saggio, intitolato “il cinema antropomorfico”, visconti afferma, tra l’altro:

Che cosa mi ha portato ad un’attività creativa nel cinema? (attività creativa: opera di uomo vivente in mezzo agli uomini. Con questo termine sia chiaro che mi guardo bene dall’intendere qualcosa che si riferisca soltanto al dominio dell’ar-tista. Ogni lavoratore, vivendo, crea: sempre che egli possa vivere. Cioè: sempre che le condizioni della sua giornata siano libere e aperte; per l’artista come per l’artigiano e l’operaio). … al cinema mi ha portato soprattutto l’impegno di rac-contare storie di uomini vivi: di uomini vivi nelle cose, non le cose per se stesse. il cinema che mi interessa è un cinema antropomorfico. […] di tutti i compiti che mi spettano come regista, quello che più mi appassiona è dunque il lavoro con

IntroduzIone

di Caterina D’Amico

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8 Teresa Biondi

gli attori; materiale umano con il quale si costruiscono questi uomini nuovi, che, chiamati a viverla, generano una nuova realtà, la realtà dell’arte. Perché l’attore è prima di tutto un uomo. Possiede qualità umane-chiave. su di esse cerco di basar-mi, graduandole nella costruzione del personaggio: al punto che l’uomo-attore e l’uomo-personaggio vengano a un certo punto ad essere uno solo.

Teresa Biondi commenta minuziosamente questo saggio di visconti, e quindi procede a un’attenta analisi di tutte le sue opere cinematografiche, dimostrando come visconti sia stato sempre fedele a questo manifesto: l’ispirazione costante e coerente di tutti i suoi film – sostiene Biondi – è proprio qui, nella rappresentazione dell’uomo vivo e vero. il fatto che la maggior parte delle opere di visconti nascano da fonti letterarie non contraddice affatto “l’impegno di raccontare storie di uomini vivi”, perché i grandi scrittori sono stati i primi a scandagliare in profondità l’animo umano. Le storie narrate da visconti nei suoi film sono sempre secondarie rispetto ai personaggi, perché da questi scaturiscono: l’intreccio drammaturgico nasce dalla tensione che si sviluppa tra le pulsioni, i desideri, la natura dei personaggi e le regole, le costrizioni, le dinamiche del contesto che li circonda. anche nei film in costume, dove il personaggio si confronta con la storia, è presente l’uomo contemporaneo, progressivamente disumanizzato dalla società, fino a perdere la sua qualità di “uomo vivo nelle cose”.

il linguaggio cinematografico di visconti accompagna questo suo punto di vista, collocando sempre il personaggio in primo piano, anche se il contesto è denso, opulento, ricchissimo di dettagli, reali e non realistici, tutti indispensabili alla defi-nizione degli uomini. Perché non sono i fatti che contano, bensì il discorso sui fatti, e soprattutto l’uomo, la sua personalità, il suo ruolo nella società. Questa attenzione predominante si rivela anche nella presenza costante del nucleo familiare, elemento fondamentale per descrivere gli uomini in modo approfondito, per comprendere il modo di pensare e di intendere la vita che ogni persona acquisisce nel contesto am-bientale e culturale nel quale si forma e si istruisce; e spesso nell’importanza attribu-ita al loro lavoro, elemento fondamentale di importanza “creativa” nella vita umana viva, attività essenziale per la vita antropomorfica dell’individuo, che definisce il rapporto esistente (o potenziale) tra l’uomo e la società. Perfino a proposito del bre-vissimo documentario Appunti su un fatto di cronaca Biondi nota: “sembra piuttosto un saggio di antropologia del territorio che sublima il fatto cronachistico stesso, incorniciandolo in una più ampia prospettiva umana/disumana che non narra il fatto in sé e per sé (l’omicidio di annarella Bracci, una bambina dell’arida periferia urbana della Capitale) ma evoca ciò che sembra essere l’insieme delle circostanze culturali, sociali ed economiche che hanno creato le condizioni in cui si formano le personalità degli uomini coinvolti, e non coinvolti, nei fatti accaduti”.

Questa centralità della figura umana “è la sola cosa che veramente colmi il fo-togramma” scrive visconti. da qui l’importanza dell’attore, cui visconti dedica

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9Il cinema antropomorfico di Luchino Visconti

un’attenzione assoluta. Per questo visconti, che negli anni giovanili si è dilettato di esperienze letterarie (un romanzo incompiuto, commedie amatoriali) abbandona le ambizioni di scrittore e diventa un regista. il suo impegno nella direzione degli attori è stato universalmente riconosciuto e apprezzato dalla critica; ma Biondi lo analizza capillarmente da un punto di vista inconsueto, che diventa particolarmente interessante nei capitoli relativi al lavoro di visconti con i pescatori di aci Trezza interpreti di La terra trema e con anna Magnani, attrice in Bellissima e interprete di se stessa nell’episodio viscontiano del film Siamo donne.

La scrittura di Teresa Biondi è densa e a tratti impervia. Chi non se ne farà sco-raggiare sarà ricompensato da un’analisi più che esauriente, fertile di spunti e di osservazioni brillanti, che costituisce un contributo originale e molto stimolante in una controversia tuttora aperta.

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Luchino visconti e anna Magnani sul set di Anna Magnani - Episodio di Siamo donne (1953).

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«al cinema mi ha portato soprattutto l’impegno di raccontare storie di uomini vivi: di uomini vivi nelle cose, non le cose per se stesse» (cfr. infra Cap. 1, p. 62): da questa affermazione tratta dal saggio “Cinema antropomorfico” scritto da Luchino visconti nel 19431 si snoda il filo portante di questo libro, che affronta l’arte filmica di un grande “maestro” del cinema italiano e internazionale a partire dall’analisi della sua “idea” iniziale sul cinema antropomorfico. il principio di base è quello di parlare agli uomini degli uomini, attraverso gli uomini rappresentati nei suoi film (uomo-per-sonaggio), ovvero tramite il linguaggio che egli considera più prossimo alla riprodu-zione realista/verista dell’uomo e delle sue qualità che definiscono le verità umane. infatti, come spiega nel saggio, il cinema è capace di riflettere l’essenza vivente (viva) e autentica (vera) dell’uomo nella misura dell�antropomorfismo rappresentata dal perso-naggio per il tramite dell�attore: questo è ciò che essenzialmente interessa a visconti della pratica di quest�arte; o meglio ciò che egli definisce, nelle condizioni migliori dell�antropomorfismo pieno, nei termini di vita “viva” e “vera”.

inizialmente visconti sperimenta questo aspetto nel racconto e nei tratti tipici della sua drammaturgia filmica neorealista, dunque sia nelle innovazioni formali che in quelle contenutistiche, ma successivamente lo riadatta in nuove pratiche ed esteti-che filmiche con le quali, in forme “differenti”, intende sempre affermare, con nuova forza espressiva lungo tutta la sua carriera cinematografica, il realismo umano oppure disumano dei suoi personaggi, raccontati sempre, come sua consuetudine, a partire dalle competenze antropomorfiche. si tratta di una caratteristica di tipo narrativo-rappresentazionale che costituisce l’ontologia portante della sua arte filmica, riferita in modo diretto alle multicomplesse, e multiespressive, capacità drammaturgiche dei suoi film e alle specifiche competenze psico-socio-antropologiche testimoniate nel riprodurre in modo “vivificato” la vita dell�uomo-personaggio. La capacità “vivifican-te la materia filmica”, innata nell�uomo-attore come precisato nel saggio (cfr. infra Cap. 1, p. 62), grazie a questi è rinvenibile, direttamente, nella forma e nell’estetica filmica delle singole opere, e in quanto proiettata dal personaggio nella scena è indi-rettamente rinvenibile anche nelle ambientazioni e nelle scenografie. Quest�ultime infatti, di pari passo con i cambiamenti antropomorfici degli uomini rappresentati, subiscono continue trasformazioni, fino ai radicali stravolgimenti degli ultimi film,

1 visconti L., Cinema antropomorfico, in “Cinema”, n. 173-174, settembre-ottobre 1943, pp. 108-109.

PrefazIone

Linee guida dell’arte filmica di Luchino Visconti