5. le fonti

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Laboratorio di Storia Greca, 09/11/2015 1. Hom. Il. XI, 624-641 “…ed essi rinfrescarono il sudore delle tuniche ritti nel vento lungo la spiaggia del mare; poi, nella tenda entrando, sedettero ai seggi. E una bevanda preparò loro Ecamede riccioli belli,… prima davanti a loro spinse una tavola bella, piedi di smalto, lucida; poi sopra questa un canestro di bronzo, e dentro cipolle, compagne del bere, e miele giallo; e la farina del sacro orzo accanto. Poi una coppa bellissima che il vecchio portò da casa, sparsa di borchie d’oro, i manici erano quattro; e due colombe intorno a ciascuno, d’oro, beccavano; sotto v’eran due piedi; un altro dalla tavola l’avrebbe mossa a stento quand’era piena; ma Nestore la sollevava senza fatica. In essa fece il miscuglio la donna pari alle dee con vino di Pramno; vi grattò sopra cacio caprino con una grattugia di bronzo, versò la bianca farina e li invitò a bere, quand’ebbe fatto il miscuglio. I due, poi che bevvero, cacciarono la sete bruciante, si ricreavano con discorsi, parlando fra loro.” 2. Hom. Od. VII, 112-132 Oltre il cortile, vicino alle porte, v’è un grande giardino di quattro misure: ai due lati corre un recinto. Grandi alberi rigogliosi vi crescono, peri e granati e meli con splendidi frutti, fichi dolcissimi e piante rigogliose d’ulivo. Mai il loro frutto marcisce o finisce, né inverno né estate: è perenne. Sempre lo Zefiro gli uni fa crescere, gli altri matura, soffiando… È piantata lì la sua vigna ricca di frutti: una parte, esposta ai raggi su un aperto terreno, è seccata dal sole; le altre uve invece le colgono, altre ancora le pigiano. Davanti sono grappoli acerbi, che gettano il fiore e altri che imbrunano. Lungo l’estremo filare crescono verdure diverse in bell’ordine, che brillano per tutto l’anno. Vi sono due fonti. Una si spande per tutto il giardino, l’altra sotto la soglia dell’atrio scorre verso l’alto palazzo: i cittadini attingono ad essa. Questi gli splendidi doni degli dei nella casa di Alcinoo. 3. Hes. Op.588-593 Ma a quel tempo mi bastava avere una pietra ombreggiata e vino, un coagulo di cagliata e latte di capra con la carne di una giovenca alimentata nei boschi e che non aveva mai figliato, e poi bere vino brillante ... 4. Anassandride, fr. 42 Kassel-Austin (Ath. Deipn. 131d) Non mancano profumi di mirra di di Siria e fumi d’incenso, tenere

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Storiografia greca

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Page 1: 5. Le fonti

Laboratorio di Storia Greca, 09/11/2015

1. Hom. Il. XI, 624-641 “…ed essi rinfrescarono il sudore delle tunicheritti nel vento lungo la spiaggia del mare;poi, nella tenda entrando, sedettero ai seggi.E una bevanda preparò loro Ecamede riccioli belli,…prima davanti a loro spinse una tavolabella, piedi di smalto, lucida; poi sopra questaun canestro di bronzo, e dentro cipolle, compagne del bere, e miele giallo; e la farina del sacro orzo accanto.Poi una coppa bellissima che il vecchio portò da casa,sparsa di borchie d’oro, i manicierano quattro; e due colombe intorno a ciascuno,d’oro, beccavano; sotto v’eran due piedi;un altro dalla tavola l’avrebbe mossa a stentoquand’era piena; ma Nestore la sollevava senza fatica.In essa fece il miscuglio la donna pari alle deecon vino di Pramno; vi grattò sopra cacio caprino con una grattugia di bronzo, versò la bianca farinae li invitò a bere, quand’ebbe fatto il miscuglio.I due, poi che bevvero, cacciarono la sete bruciante,si ricreavano con discorsi, parlando fra loro.”

2. Hom. Od. VII, 112-132Oltre il cortile, vicino alle porte, v’è un grande giardinodi quattro misure: ai due lati corre un recinto.Grandi alberi rigogliosi vi crescono,peri e granati e meli con splendidi frutti,fichi dolcissimi e piante rigogliose d’ulivo.Mai il loro frutto marcisce o finisce,né inverno né estate: è perenne. Semprelo Zefiro gli uni fa crescere, gli altri matura, soffiando…È piantata lì la sua vigna ricca di frutti:una parte, esposta ai raggi su un aperto terreno,è seccata dal sole; le altre uve invece le colgono,altre ancora le pigiano. Davanti sono grappoli acerbi,che gettano il fiore e altri che imbrunano.Lungo l’estremo filare crescono verdure diversein bell’ordine, che brillano per tutto l’anno.Vi sono due fonti. Una si spande per tutto il giardino,l’altra sotto la soglia dell’atrio scorreverso l’alto palazzo: i cittadini attingono ad essa.Questi gli splendidi doni degli dei nella casa di Alcinoo.

3. Hes. Op.588-593Ma a quel tempo mi bastava avere una pietra ombreggiata e vino, un coagulo di cagliata e latte di capra con la carne di una giovenca alimentata nei boschi e che non aveva mai figliato, e poi bere vino brillante ...

4. Anassandride, fr. 42 Kassel-Austin(Ath. Deipn. 131d)Non mancano profumi di mirra di di Siriae fumi d’incenso, tenerevisioni di mazai, di trippe, di sugnadi salsicce di sughetto, di bietole, di fagottini in foglia di fico,di purè di piselli, di aglio, bianchetti, sgombri,di enthrimatides, di crema d’orzo, di semolata di farrodi fave e cicerchie, di mochi e fagiolini,di miele, formaggio, placente e ricotte di colostro,di noci, di semolino,e poi aragoste arrosto, calamari arrosto,muggine lessa, seppie lesse,murena lessa, ghiozzi lessi,tonni arrostiti, labri arrostiti,

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rane pescatrici, perchie,dentici, naselli, razze, passere di mare,squalo, pesce cappone, sardine, torpedini,tranci di squadro, favi, grappoli d’uva,fichi, pasticcini, mele, corniole,melegrane, serpillo, papavero, pere selvatiche,zafferano bastardo, olive, sansa, focacce di latte,porri, cipolla porraia, cipolle, physté,cipollacci, steli e radice di silfio, aceto,finocchi, uova, lenticchie, cicale arrostite,crescione, sesamo, tritoni, sale,pinne telline, cozze, ostriche,canestrelli, tonni giganti; e oltre questiun’indicibile quantità di uccelletti,di anatre, colombi selvatici, oche, passeri,tordi, allodole, gazze, cigni,un pellicano, merli d’acqua…

5. Ath. Deipn. 138d“Secondo il racconto di alcuni, anche un Sibarita, che soggiornò a Sparta e partecipò a quei pasti comuni (i phidítia), disse: «Non c’è da meravigliarsi che gli Spartani siano i più valorosi di tutti; infatti uno che sia a posto con la testa preferirebbe morire un’infinità di volte piuttosto di condividere un tenore di vita così frugale».

6. Tim. FGrHist 566 F48 (Ath. Deipn. 518d)A proposito dei Sibariti Timeo riporta questo aneddoto: un Sibarita raccontava che una volta, passeggiando in campagna, al solo vedere dei braccianti che zappavano gli era venuto uno strappo; al che uno di quelli che lo stavano ad ascoltare ribatté: «Solo a sentirtelo raccontare mi si è incrinata una costola!».

7. Filarco FGrHist 81 F45 (Ath., Deipn. XII, 521 c-d) “(Presso i Sibariti) se uno dei cuochi o degli chef inventava un piatto speciale e particolarmente prelibato, per un anno non era consentito che la ricetta venisse utilizzata da altri se non dal solo inventore, in modo tale che questi potesse godere per il periodo in questione del diritto esclusivo alla confezione del piatto e che anche gli altri fossero stimolati a impegnarsi per superarsi l’uno con l’altro in questo genere d’invenzioni. In base allo stesso principio, sia i venditori che i pescatori di ostriche erano esentati dal pagamento delle imposte. E allo stesso modo venivano trattai i produttori e gli importatori di tessuti di porpora”.

8. Metagene, Fr. 6 Kassel-Austin (Ath., Deipn., VI 270 a)“Il fiume Crati, da un lato, ci porta giù enormi focacce impastatesi da sole, mentre l’altro (scil. il Sibari) sospinge innanzi flutti di schiacciate e di carni, e di razze bollite mentre si dimenano nella corrente. Questi piccoli fiumicelli, poi, scorrono da un lato con seppie arrosto, e ‘fagri’ e granchi, dall’altro con salsicce e spezzatini; di qui con sardine, di là con frittelle. E i bocconi, già stufati, schizzano su per ricadere nelle nostre bocche o dinanzi ai nostri piedi, mentre focacce dolci di farina fine nuotano in cerchio attorno a noi”.