a spasso con la storia

32
progetto realizzato da in collaborazione con Comune di Villa Estense Comune di Urbana Comune di Stanghella Comune di Ponso Comune di Granze Comune di Carceri A c o n l a S T O R I A Spasso con il patrocinio del Consiglio Regionale del Veneto con il patrocinio Consorzio Atesino delle Pro Loco Scoprire e Conoscere il Territorio Atesino

Upload: consorzio-atesino-delle-pro-loco

Post on 06-Apr-2016

257 views

Category:

Documents


3 download

DESCRIPTION

Il Progetto "A Spasso con la Storia" si propone come obbiettivo primario la promozione e la valorizzazione del territorio e della cultura storica della Bassa Padovana. Attraverso il coordinamento messo in atto dal Consorzio Atesino delle Pro Loco e dalla RegioneVeneto in collaborazione con le Pro Loco ed i Comuni di Stanghella, Granze, Villa Estense, Carceri, Ponso ed Urbana si propone di dare visibilità e far conoscere i "gioielli culturali" del territorio Atesino. Questi straordinari luoghi, così vicini a noi e così unici, sono al centro di una rete di promozione che comprende visite guidate ai musei ed ai luoghi caratteristici del territorio a cura del Gruppo Bassa Padovana, con presentazione dei prodotti tipici locali, degustazioni ed intrattenimenti folcloristici. Attraverso questo progetto e grazie alle attività messe in atto dalle Pro Loco e dai Comuni si vuole dare una maggiore conoscenza e consapevolezza alle persone che vivono nel territorio ai turisti e ai visitatori delle

TRANSCRIPT

Page 1: A Spasso con la Storia

progetto realizzato da in collaborazione con

Comune diVilla Estense

Comune diUrbana

Comune diStanghella

Comune diPonso

Comune diGranze

Comune diCarceri

Acon

la STORIA

SSpasso

con il patrocinio del

Consiglio Regionale del Veneto

con il patrocinio

Consorzio Atesinodelle Pro Loco

Scoprire e Conoscere il Territorio Atesino

Page 2: A Spasso con la Storia

Acon

la STORIA

Spasso

Ringraziamenti: Patrocinio e Contributo del Consiglio Regionale del Veneto.foto: Archivio fotografi co Consorzio Atesino delle Pro Loco e Gruppo Bassa Padovana.Testi: Agostino Merlin, Gianni Barollo. Collaborazioni: Roberto Soliman, Claudia Vigato, Riccardo Merlin.Consulenza storica: Prof. Camillo Corrain.Comitato tecnico: Consorzio Atesino delle Pro Loco. Realizzato in collaborazione con: Progetto culturale di promozione turistica Euganeamente, Agenzia di Comunicazione Futurama snc - Monselice. www.euganeamente.it - www.futuramaonline.com

in collaborazione con:

Progetto realizzato da

Consorzio Atesinodelle Pro Loco

Page 3: A Spasso con la Storia

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

Il Progetto “A Spasso con la Storia” si propone come ob-biettivo primario la promozione e la valorizzazione del territorio e della cultura storica della Bassa Padovana. Attraverso il coordinamento messo in atto dal Consorzio Atesino delle Pro Loco e dalla Regione Veneto in col-laborazione con le Pro Loco ed i Comuni di Stanghel-la, Granze, Villa Estense, Carceri, Ponso ed Urbana si propone di dare visibilità e far conoscere i “gioielli cultu-rali” del territorio Atesino.Questi straordinari luoghi, così vicini a noi e così uni-ci, sono al centro di una rete di promozione che com-prende visite guidate ai musei ed ai luoghi caratteristici del territorio a cura del Gruppo Bassa Padovana, con presentazione dei prodotti tipici locali, degustazioni ed intrattenimenti folcloristici. Attraverso questo progetto e grazie alle attività messe in atto dalle Pro Loco e dai Comuni si vuole dare una mag-giore conoscenza e consapevolezza alle persone che vivo-no nel territorio, ai turisti e ai visitatori, delle meraviglie culturali ed architettoniche presenti. Maggiore cono-scenza significa quindi maggiore partecipazione alla tutela ed alla valorizzazione dei tesori che si trovano nel territorio, per stimolare la volontà di dare un aiuto concreto alla conoscenza, alla salvaguardia ed al migliora-mento del territorio Atesino.

Il Presidente Consorzio Atesino delle Pro Loco

Giuliano Venturini

In un territorio ricchissimo di storia fin dall’antichità, com’è quello della Bassa Padovana e atesino in parti-colare, ogni iniziativa che porti alla conoscenza di tutto questo patrimonio è benvenuta e fondamentale. Plaudo pertanto al progetto “A spasso con la Storia” realizzato dal Consorzio atesino delle Pro Loco, associazioni prezio-se per la tutela e la valorizzazione degli angoli meno noti ma più affascinanti dei nostri paesi. Mi sono adoperata personalmente presso la Regione del Veneto per dare un sostegno a questo evento, trovando nella Giunta Zaia un valido apporto, nella consapevolezza del valore profondo di ogni proposta che permetta di fruire al meglio di un territorio ricco di storia, cultura, tradizione ed identità.

Consigliere regionale del VenetoArianna Lazzarini

Page 4: A Spasso con la Storia

Stanghella

a S

paSS

o c

on l

a S

To

RIa

STANGHELLA MUSEo CiViCo ETNoGRAfiCo

Il Museo Civico Etnografico di Stanghella, sorto nel 1980 per merito del Gruppo Bassa Padovana diretto dal Prof. Camillo Corrain, si propone oggi come centro di documentazione sulla colonizzazione umana del ter-ritorio che dai Colli Euganei si spinge sino all’Adige, contribuendo ad evidenziarne una storia insediativa pro-pria e talvolta originale, quasi sempre caratterizzata da soluzioni di tipo autarchico.La disposizione su tre piani dei vari settori del museo, segue una sequenza cronologica a ritroso e precisamente da quando le campagne erano popolate ed organizzate in contrade e corti, nel periodo preindustriale, all’inizio del-la meccanizzazione agraria e del grande esodo. Tale aspet-to è curato nei settori posti al piano terra, dall’osteria alle officine rurali.L’ambiente “dell’osteria” è stato ricreato con elementi provenienti da vecchie osterie locali come i lunghi tavoli fratini del seicento, le botti di varie dimensioni ed altri vari contenitori vinari. Su una parete è stesa una grande rete a strascico dei primi del ‘900 localmente detta rega-gna. Si è cercato di ricreare il tipico ritrovo degli adulti della passata civiltà rurale. L’osteria quindi come luogo di incontro e di discussione dove anche i più umili pote-vano esprimere un parere.Le “officine rurali” sono dedicate ai mestieri portan-ti dell’agricoltura e precisamente i fabbri, i carradori e i maniscalchi, spesso operanti nelle grandi corti padrona-li ma non di rado anche in piccole officine sistemate in modestissime “casone”.L’attrezzatura della bottega del fabbro qui esposta è stata integralmente asportata e rimessa nello stesso ordine di lavoro dal luogo ove originariamente si tro-vava. A dominare le varie attrezzature esposte è sicu-ramente il vistoso mantice, azionato a mano ed utiliz-zato per mantenere ben acceso il carbone del crogiolo su cui veniva arroventato il ferro da modellare poi con il martello sull’incudine. La bottega del carradore

Page 5: A Spasso con la Storia

Stanghella

a S

paSS

o c

on l

a S

To

RIa

era un’officina assolutamente indispensabile per le at-tività agricole. Vi si fabbricavano o vi si aggiustavano carri, calessi, birocci e molti altri mezzi di trasporto dai più umili ai più signorili. Nella sala sono esposti due torni da legno e tutta l’attrezzatura necessaria alla costruzione ed al montaggio di una ruota.L’attività del maniscalco invece richiedeva meno at-trezzatura: per ferrare gli animali da traino era suffi-ciente un deschetto, piazzato solitamente all’aperto, con sopra raschietti, chiodi, martello e ferri per caval-lo, mulo, asino e buoi. Al primo piano nella sala di destra è esposta la grande carta catastale del “Retratto del Gorzon” lunga 7,95 metri e larga 3,385 metri, disegnata con colori a tempera. Essa è composta da 121 listelli di cartoncino originaria-mente incollati su tela di lino, dopo il restauro del 1980 reincollati su lino e canapa. Recentemente è stata effet-tuata la digitalizzazione fotografica ad altissima risoluzio-ne dell’antica carta catastale.Fu commissionata dal Rettorato ai Beni Inculti di Ve-nezia al perito Ercole Peretti che la ultima nel gennaio del 1633. Trattandosi di una carta tematicamente attenta alla bonifica ed alla catastazione delle proprietà terriere del territorio a sud dei colli Euganei da sottoporre ad in-terventi di bonifica, presenta una particolare attenzione nella descrizione della rete idraulica e della parcellazione indicando per quest’ultime il nome del proprietario e l’e-stensione misurata in campi, quarti e tavole.Anche i nuclei abitati sono rappresentati con una certa dovizia di particolari anche se si deve annotare la man-canza di alcuni paesi già sviluppatisi all’epoca dell’ulti-mazione della carta quali: Granze, Stanghella e Barbo-na. Non meno minuziosi sono i tracciati degli antichi percorsi di terra denominati talvolta semplicemente come “argini”.La carta è in scala approssimativamente di poco superio-re a 1:10.000 e grazie a ciò diventa un validissimo stru-mento comparativo per esplorare la primitiva situazio-ne ambientale della Bassa Padovana, prima cioè che i lavori di bonifica ne avessero cancellato l’antico assetto, rimasto pressoché invariato dalla preistoria.

Page 6: A Spasso con la Storia

Stanghella

a S

paSS

o c

on l

a S

To

RIa

Nella mansarda dapprima si incontra la sala della “Ru-ralità” ove sono esposti gli oggetti d’uso quotidiano per il lavoro, per la casa e per la persona. Superato l’archivio, si accede alla sala della “Colonizzazione antica” dove trovano spazio gli importantissimi reperti ritrovati pres-so la stazione neolitica di Selva di Stanghella. In tale stazione, scoperta durante i lavori di scavo e pulizia del fiume Gorzone ad una profondità di circa 4 metri, sono venuti alla luce i resti scheletrici umani di almeno 28 in-dividui, ora conservati presso il Museo archeologico di Este, di cui 11 maschi, 12 femmine e 5 bambini.A testimonianza di questo primitivo insediamento, in una grande vetrina posta al centro della sala, si possono osservare ossa di diverse specie animali quali il cinghiale, il bisonte, ed il cervo, nonché un cranio ben conservato di un esemplare di Orso delle caverne. Ossa che offrono il quadro faunistico del paleoambiente in cui si trovava ad insistere la stazione.Ma corna, cubiti e frammenti di ossa lunghe costituiva-no anche materia prima da cui ricavare strumenti per le attività di sostentamento che caratterizzavano la primiti-va economia dell’epoca. Si possono vedere infatti esempi di fusaiola e aghi che venivano utilizzati per la filatura e la cucitura e ancora diversi punteruoli, lisciatoi e spatole dalla accurata lavorazione. L’insediamento di Selva ci ha restituito inoltre un ab-bondante corredo di manufatti in selce tra cui numero-se lame e raschiatoi. Notevole è la quantità di schegge e lamelle riportate alla luce. Splendide per forma, di-mensioni e accuratezza di lavorazione, sono le punte di pugnale di cui la maggiore è lunga 13 e larga 4, 6 cm. All’estremità destra della vetrina sono ben visibili alcuni pali di bonifica in legno. Dietro di essi una foto, ricostruisce graficamente le capanne con struttura portante in legno che dovevano formare i villaggi delle aree paludose di cui si narra la storia.Nella sala della “Ceramica” sono raccolte, iniziando dal tardo medioevo, le terracotte ed il vasellame caratteriz-zanti l’evoluzione nel tempo delle tecniche di lavorazione e di decorazione.Preziosissime sono le due scodelle e il piattello di legno di

Page 7: A Spasso con la Storia

Stanghella

a S

paSS

o c

on l

a S

To

RIa

salice dipinti con ornamentazioni che richiamano sche-mi islamici. Tali oggetti provengono da tombe della chie-sa di San Paolo a Monselice e sono databili agli inizi del XIV sec. Gli altri tre esemplari del corredo sono conser-vati a Monaco di Baviera.All’interno del Museo Civico è ospitata la Pinacoteca intitolata al Maestro e artista concittadino Pietro Fava-ro, costituita nel 1993 dalla donazione di 66 opere che l’artista stesso ha fatto al Comune e che vanno dal 1930 al 1990. La Pinacoteca presenta inoltre opere di illustri pittori del ‘700 e ‘800 veneziano e del ‘900.

PARCo PUBBLiCo CENTANiNiVia Roma - Stanghella

Realizzato attorno al 1865 per volere di Marc’Antonio Centanini, è situato nel centro cittadino dirimpetto alla composita Villa Centanini, a lato della sede del Museo Civico Etnografico, e vanta una superficie di circa 6 etta-ri. L’impostazione si rifà al modello di “giardino roman-tico”, in voga nell’800.L’accesso avviene da via Roma ed il suo spazio è organiz-zato in tre aree separate da cortine arboree. Le prime due aree sono mantenute a prato, mentre la terza è ca-ratterizzata dalla presenza di un laghetto circondato da collinette su cui svettano piante secolari.Al suo interno si incontrano specie vegetali tipiche dell’antica foresta padana accanto a svariate specie ar-boree esotiche. I visitatori, hanno l’opportunità di ammi-rare da vicino un mondo vegetale quasi del tutto scom-parso dal nostro territorio.

___________________________________________MUSEo CiViCo ETNoGRAfiCoPiazza Otello Renato Pighin, 21 - 35048 Stanghella (Pd)Tel. 0425 95670 - [email protected] [email protected]

Periodo apertura:Da marzo a settembre: sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00Da ottobre a febbraio: sabato e domenica dalle 14.30 alle 17.30Per gruppi e scolaresche tutti i giorni su prenotazione.

Page 8: A Spasso con la Storia

Gra

nze

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

GRANZE MUSEo CiViCo dELLE CENTURiAZioNi

Il Museo Civico delle Centuriazioni di Granze raccoglie manufatti e oggetti provenienti principalmente dall’area del comune e dal territorio tra Adige e Colli Euganei.

La scelta di Granze, quale sede di questa esposizione, è motivata dal fatto che il territorio comunale, in età ro-mana, fu al centro di diverse divisioni agrarie, identificate dalle numerose fotografie aeree all’infrarosso termico le quali hanno evidenziato queste lineazioni che a tutt’oggi sono ancora in parte tratti di strade, carrarecce, fossati che delimitano i confini delle proprietà.Il percorso espositivo presenta inizialmente quattro carte tematiche su pannelli luminosi che, a varie scale, illu-strano gli interventi di sistemazione agraria di carat-tere centuriato in tutta la Bassa Padovana. Tali azioni di bonifica vennero probabilmente reiterate, nel corso del I - II d.C., per ben tre volte a causa di un problema legato allo scolo delle acque.Nelle sale sono esposte, in diverse vetrine, reperti romani legati al mondo dell’edilizia (frammenti di pavimenta-zione, intonaci, tessere musive, mattoni di diverse misu-re fra cui alcuni bollati), della casa (frammenti di anfore, olle e patere, pesi da telaio, frammenti di ceramica grigia e ceramica sigillata, due frammenti in cotto con inciso il gioco magico – religioso della trea) e dell’ambito funera-

Page 9: A Spasso con la Storia

Gra

nze

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

rio (frammenti di urna cineraria contenenti residui di os-sa, un lacrimatorio, un vasetto di ceramica sigillata e una moneta dell’imperatore Gallieno del 260 d.C.). Un reperto significativo dell’esposizione posto al centro della sala è un cippo gromatico in trachite, con inciso sulla sommità il segno di decussis. Per spiegare l’uso di questo reperto è stata ricostruita, al di sopra dello stes-so, una groma in legno, sul modello di quella ritrovata a Pompei, un pannello luminoso illustra con immagini il posizionamento e il procedimento per tracciare i cardi e i decumani.Il più importante monumento romano è la Stele fune-raria scoperta nel 1902 in località Calalte, allora di pro-prietà della famiglia Ferretto Federico. Si tratta di un ma-nufatto in calcare, ascrivibile alla prima metà del I sec. d.C., con ritratto del defunto e con iscrizione che ricorda Publio Papirio Sereno figlio di Publio. Una frattura alla fine dell’iscrizione non permette di conoscere con esat-tezza gli anni di Papirio. È probabile che manchi una sola cifra, per cui l’età potrebbe essere di venti o quaran-ta anni. Il busto del defunto, rivestito di tunica e toga, si presenta in posizione frontale. I lineamenti del volto assumono la rigidità e la severità della maschera funebre. Purtroppo alcuni tratti fisionomici non sono ben leggibi-li per la corrosione della pietra. Da notare la caratteristica pettinatura a ciocche virgolate sulla fronte, le orecchie larghe e sporgenti, la mano destra stesa sul petto che tie-ne un lembo della toga: quest’ultima posa la ritroviamo in molti altri monumenti dello stesso genere, forse era tipica di qualche rituale religioso. Il panneggio delle vesti è reso con un sistema di pieghe che, pur nella sua sche-maticità, acquista una funzione decorativa.La stele è opera di officina locale e si rivela come esempio di arte romana “popolare” e “provinciale”.È esposta nell’atrio dell’edificio comunale poiché il suo considerevole peso non ha permesso la collocazione all’interno del museo.Il 26 ottobre 2014 è stata inaugurata una nuova sala espositiva nelle cui vetrine sono raccolti reperti rinvenuti negli ultimi anni. I più antichi risalgono al terzo millen-

Page 10: A Spasso con la Storia

Gra

nze

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

nio a.C. con varie selci dell’industria campignana; sono inoltre esposte: una fusarola, un rocchetto e frammenti di ceramica dei Veneti Antichi rinvenute in località Gri-mana di Granze. Nelle altre vetrine sono visibili diverse ceramiche del periodo medioevale, in particolare fram-menti di ceramica arcaica (XII – XIII sec. d.C.), nelle al-tre sono esposte ceramiche graffite di vasi, piatti, ciotole del XV – XVI secolo assieme a vetri di ampolle e bicchie-

ri risalenti al XVII secolo. Un oggetto particolarmente raro è la Bocca o Boccatura che serviva per calibrare la quantità di polvere da sparo delle antiche bombarde.Il materiale esposto nelle varie vetrine testimonia di in-sediamenti continuativi nel territorio di Granze a partire dal neolitico al paleoveneto, al periodo romano, medioe-vale fino ai giorni nostri.

dAL ViLLAGGio di SANTA CRiSTiNA ALL’odiERNA PARRoCCHiALE

L’antico villaggio di S. Cristina di Vescovana, proba-bilmente verso la fine XIV sec. d.C., si è trasferito a destra del fiume S. Caterina (antica Fossa Lovara), in-fatti, nella visita pastorale, il vescovo Barozzi, nel 1486, descrive l’antica chiesa in stato di abbandono e non più ufficiata da tanto tempo. La nuova chiesa dedicata a S. Giovanni Decollato fu edificata dalla nobile fami-glia Pisani nel 1570 accanto alla villa padronale, essi avevano acquistato nel 1486, dal ramo padovano degli Estensi, un vastissimo territorio che comprendeva Ve-scovana, Stanghella, Boara Pisani e parte di Solesino.La popolazione del vecchio villaggio di Santa Cristina si era spostata più a nord, in terreni più salubri, vi-cino alla località Gazzolo, di proprietà della famiglia

Page 11: A Spasso con la Storia

Gra

nze

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

padovana Conte. Sorse quindi la necessità di edificare una nuova Chiesa, che si volle dedicata, come l’antica, a Santa Cristina. I lavori iniziarono nel 1582, come è inciso sull’architrave della porta d’ingresso. Natural-mente, per la costruzione dell’edificio, occorreva acqua per l’impasto delle malte, quindi, il primo lavoro fu la costruzione del pozzo.

Purtroppo, anche a quei tempi, la mancanza di fondi rallentava notevolmente i lavori, la chiesa, con enormi sacrifici, fu costruita dalla popolazione locale. Uno scal-pellino, sicuramente sotto dettatura di una persona che conosceva bene il latino, scolpì nella vera in trachite la seguente frase: “DECVNTA - ANNO SALVT – 1586 – BNDÆ C PT PO” cioè: DECVNCTA(ta) – ANNO SALUT(is) – 1586 – B(e)N(edicta) Æ(terno) C(ristina) P(osuit) T(itulum) P(ute)O. La traduzione dovrebbe quindi essere: “Non essendo ancora completata la chie-sa, nell’anno di salute 1586, Cristina, benedetta a Dio Eterno, diede il titolo al pozzo”.Negli anni sessanta del secolo scorso il pozzo, che si trovava davanti alla canonica, venne demolito e la vera in trachite venne spostata nel lato nord della chiesa su un basamento a finto pozzo. Nel 1984 questa incisione fu fotografata e pubblicata in un quaderno del Grup-po Bassa Padovana: “Granze 1984 - Una contrada un paese un comune”.Nel 2009, il Gruppo Bassa Padovana, in accordo con il parroco, ha trovato una degna e sicura sistemazione nel portico nord della chiesa. È il documento più antico della parrocchia di Santa Cristina, una testimonianza della volontà e della fede di una comunità. La chiesa infine fu consacrata il 15 ottobre 1594.

__________________________________MUSEo CiViCo dELLE CENTURiAZioNiVia della Libertà, 36 - 35040 Granze (Pd)Tel. 0429 690209

Periodo apertura:Sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00 su prenotazione.Per gruppi e scolaresche tutti i giorni su prenotazione.

Page 12: A Spasso con la Storia

Villa

Est

ense

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

ViLLA ESTENSE MUSEo CiViCo dEi ViLLAGGi SCoMPARSi

Il Museo Civico dei Villaggi scomparsi, allestito nel 1996 e gestito dal Gruppo Bassa Padovana, si propone di il-lustrare, attraverso documenti, cartografia (in particolare mappe e foto aeree) nonché reperti archeologici, la sto-ria degli antichi insediamenti della Bassa Padovana generatisi da impianti di bonifica agraria del periodo romano, sviluppatesi notevolmente tra i sec. X - XII e scomparsi tra i sec. XIV e XV. Lo studio ha preso spunto da un documento del 1077 nel quale Arrigo IV Re di Germania e d’Italia conferma ad Ugo e Folco il possesso dei beni acquisiti dal Padre Azzo II, signore d’Este. In questo elenco compaiono no-mi di villaggi del tutto scomparsi dalla toponomastica attuale o al massimo ricordati da toponimi oggi relegati in località quasi del tutto disabitate. Un museo che da spazio e voce a quelle piccole comu-nità, che seppur umili e primitive, furono artefici della colonizzazione del territorio tra l’Adige e i Colli Euganei, che racconta la quotidianità di chi non ha mai fatto la “grande storia” ma ha invece dovuto subirla – la storia del popolo, anzi, del Popolo della Bassa Padovana.Il museo si articola in tre aree: la sala di ingresso è di in-troduzione generale, in cui si illustrano le metodologie di ricerca utilizzate per identificare fisicamente le località in cui sorgevano questi primi agglomerati, le condizioni ambientali con cui si trovarono a coesistere, le trasforma-zioni subite dal territorio e le tracce (sotto forma di reper-ti) lasciate da questi nostri antichi progenitori. L’ambiente in cui si svilupparono questi primi agglome-rati non era tra i più ospitali anche se, proprio per la sua tipologia, garantiva il necessario per il sostentamento quo-tidiano (prati per il pascolo, pesce in abbondanza e innu-merevoli animali da cacciare). Un contesto ambientale del tutto simile a quello proposto dal Bosco dei Lavacci.In questa prima sala, a scopo storico-didattico, è stato in-stallato il plastico di un villaggio tipico alto-medievale con capanne in legno e paglia e chiesa (unico edificio

Page 13: A Spasso con la Storia

Villa

Est

ense

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

in muratura). Questi villaggi erano sovente protetti da un fossato e da un terrapieno su cui sorgeva una “palizzata in vivo” costituita da un fitto intreccio di piante spinose e rovi. L’accesso era consentito da un rudimentale ponte le-vatoio. La funzione di protezione svolta da questo genere di difesa era intesa più verso gli animali selvatici che infe-stavano la zona che verso veri e propri nemici. La seconda area del Museo è dedicata alla descrizione di alcuni Villaggi Scomparsi di cui si è potuto determi-narne con certezza l’esatta ubicazione grazie proprio ai tre tipi di testimonianze su cui si è sempre basato il no-stro studio: la testimonianza scritta (talvolta anche quella orale) la testimonianza cartografica e fotografica e la te-stimonianza “oggettiva”. Il primo villaggio descritto è Ancarano con chiesa de-dicata a Santa Colomba, citato per la prima volta in un documento del 1077. L’abbandono del villaggio dovette avvenire attorno al ‘400 in quanto il Vescovo Barozzi nella sua visita Pasto-rale del 1489 descrive la chiesa abbandonata, senza tet-to e con il pavimento pieno di rovi ed il territorio quasi disabitato a seguito delle inondazioni del Fossa Lovara. Il villaggio è stato individuato nel Comune di Villa Estense, in un appezzamento di terreno ancor oggi in proprietà alla Curia Padovana compreso tra via Grompa di Sopra e Grompa di Sotto. I reperti venuti alla luce testimoniano inequivocabilmen-te tracce di epoche passate. In questo caso si parte da frammenti di oggetti risalenti al paleoveneto, si prosegue con frammenti di periodo romano per concludersi con numerosissimi frammenti di ceramica grezza “pettinata” appartenenti in prevalenza a vasellame di uso domestico. il Villaggio del finale con chiesa dedicata a S. Maria viene citato per la prima volta sempre nel documento del 1077. La sua ubicazione è stata individuata, sempre nel Comune di Villa Estense, grazie a foto aeree, al ritro-vamento di reperti e, soprattutto, grazie al persistere del toponimo con cui ancor oggi viene indicata la località in cui si trovava ad insistere e cioè: Sgiazza o Cesazza (Chie-sa Vecchia). I Reperti venuti alla luce confermano in pri-mo luogo la presenza di un insediamento di età romana (frammenti di vaso, pesi da telaio etc.), mentre i reperti sicuramente ascrivibili al periodo medioevale, per la loro grossolanità e il loro impasto grezzo indicano un arco di

Page 14: A Spasso con la Storia

Villa

Est

ense

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

tempo piuttosto ridotto, limitato ai secoli XI e XII.All’individuazione del primitivo Villaggio di Vescovana con chiesa dedicata a S. Cristina si è giunti grazie ad un “particolare” individuato nella grande carta del Retrat-to del Gorzon custodita presso il Museo Etnografico di Stanghella. In corrispondenza dell’attuale Località “Li-velli” (oggi Comune di Granze) si nota, in una zona to-talmente disabitata, la rappresentazione di una Chiesetta (o i resti di essa). In questo, accanto alla classica ceramica grezza “pettina-ta” tipicamente medioevale, sono ben rappresentate le “Ceramiche arcaiche” quelle ceramiche ingobbiate, di-pinte ed esternamente invetriate che appaiono verso la metà del XIV secolo. La loro presenza, data il grado di raffinatezza ben al di sopra di quello primitivo sino ad allora accertato, porta a supporre la presenza in loco di qualche famiglia facoltosa. La terza ed ultima area del museo è interamente dedicata al Villaggio di Villa. Di grande interesse risulta inoltre il ritrovamento di una moltitudine di frammenti di secchielli e testucci in pietra ollare una roccia tenera denominata anche pietra verde diffusa prevalentemente in Piemonte, Valle d’Aosta e Li-guria. Non essendo quindi una roccia rinvenibile nei no-stri dintorni appare piuttosto chiaro che, pur trattando-si di villaggi molto primitivi, gli abitanti, probabilmente in maniera sporadica, commerciavano anche con locali-tà piuttosto lontane. Secondo le fonti scritte la Pieve di Villa viene citata per la prima volta in un documento del 1179, mentre dal già citato documento degli statuti Pa-dovani del 1281 si desume che la sua consistenza era di appena 36 famiglie; testimonianza questa che ci porta a supporre che i villaggi di Ancarano e Finale fossero ancora notevolmente floridi. Nella mappa del Retratto del Gor-zon, appena ad ovest dell’abitato di Villa compare una scritta che indica che la località era conosciuta come Sasso Castellaro, un toponimo questo che starebbe ad indicare un luogo sicuramente fortificato. In quest’ultima sala so-no esposti in due vetrine ceramiche che testimoniano il progredire di questi abitati dando spazio in particolare a quelle ascrivibili al periodo rinascimentale.

Page 15: A Spasso con la Storia

Villa

Est

ense

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

BoSCo di LAVACCiVia Gorzone - Villa Estense

È situato in un’area golenale delimitata dai canali Gor-zone e Masina, nei comuni di Villa Estense, Granze e Sant’Urbano.Il toponimo, secondo quanto ipotizzato dallo storico Camillo Corrain, è di origine tardo romana (da Fundu-sa’lpago da cui Lapaciense con le sue varianti volgari). Da un documento del 1424 si desume che la valle dei “Lavachi” doveva allora estendersi su di un’area molto più ampia dell’attuale, spingendosi a sud sino all’argine del canale S.ta Caterina e a nord sino al vecchio tragitto medioevale che da Carmignano giungeva sino a Granze passando per le località Grompa e Finale di Villa Estense.Il Bosco dei Lavacci ha cominciato a generarsi nel 1928 a seguito dei lavori di scavo del Canale Masina ed alla conseguente formazione di una cassa di espansione per le piene di questi due canali.

Al suo interno è un continuo alternarsi di aree palu-dose poco profonde, prati e aree boschive.Le piante arboree sono in prevalenza salici, pioppi, ed in misura minore, ontani e aceri campestri, tra gli arbusti tro-viamo la sanguinella, il pruno selvatico e il biancospino.Le pozze acquitrinose sono colonizzate dal carice e nei punti meno profondi dalla cannuccia palustre. Non mancano le ninfee, il nannufero, il giaggiolo di palude e la sarcinella. Tra il folto di questa vegetazione, ora che l’area è stata preclusa alla caccia, trovano ospitalità un numero sempre maggiore di specie animali tra cui: il cuculo, la garzetta, l’arino cinerino e bianco, la nitticora.

___________________________________________MUSEo CiViCo dEi ViLLAGGi SCoMPARSiVia Municipio, 22 - 35040 Villa Estense (Pd)Tel. 0429 91896 - [email protected]

Periodo apertura:Sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00 su prenotazione.Per gruppi e scolaresche tutti i giorni su prenotazione.

Page 16: A Spasso con la Storia

Carc

eri

a s

pass

o C

on l

a s

To

RIa

CARCERi MUSEo dELLA CiViLTà CoNTAdiNA

Al primo piano del grande Chiostro dell’Abbazia di Santa Maria del ‘500 è stato inaugurato nel 2002 il Museo della Civiltà Contadina. L’allestimento, curato dagli architetti Eugenio e Marianna Barato, permette l’esposizione di moltissimi attrezzi, utensili e oggetti (oltre un migliaio), tanto da renderlo uno dei più ric-chi e significativi musei di questo genere. Il materiale espositivo proviene in buona parte dalle famiglie del paese, diversi attrezzi e mezzi agricoli sono stati cedu-ti gratuitamente dalla famiglia Capuzzo di Conselve.L’esposizione segue un ordine ben definito, con un percorso sistematico e riguarda: la lavorazione della terra, la semina, la raccolta del frumento, del gra-noturco, della barbabietola; l’ambiente della stalla; il ricordo delle “rogazioni” e le benedizioni delle stalle. Vari settori presentano varie lavorazioni come: i lavori domestici, la lavorazione della canapa e la tessi-tura, il calzolaio, il falegname e il fabbro. Sono esposte le unità di misura e di peso, oggetti riguardanti i giuo-chi dei ragazzi e il tempo libero. È riprodotta un’aula di scuola con i banchi, la cattedra, la lavagna, la stufa, le carte geografiche e il materiale scolastico in uso 50 anni or sono. All’interno è presente una sala con diversi

Page 17: A Spasso con la Storia

Carc

eri

a s

pass

o C

on l

a s

To

RIa

reperti della prima e seconda guerra mondiale che testimoniano esperienze tragiche che hanno inciso pro-fondamente nell’esistenza delle famiglie di quel perio-do storico. Un’altra ala del Chiostro, nonostante le tra-sformazioni avvenute lungo i secoli, testimonia ancora la vita dell’Abbazia dove erano ubicate le celle dei monaci oggi trovano posto alcune carrozze per il tra-sporto delle persone e i carri agricoli utilizzati per usi diversi. Nel grande corridoio centrale sono esposti vari attrezzi e contenitori che servivano per la produzio-ne e conservazione del vino. In due celle comunicanti si può constatare quali erano gli oggetti usati nella cu-cina e nella stanza da letto.

ABBAZiA di SANTA MARiA

Fondata nel XII secolo dai monaci Portuensi Agostiniani e passata ai Camaldolesi nel 1407, è stata, sino alla sop-pressione (1690), una delle abbazie più ricche di storia, cultura, ospitalità e religiosità del Nord Italia, tanto da meritarsi l’appellativo di “Montecassino del Veneto”.Sul finire del XVII secolo il complesso, a cui era annes-so un podere di ben 20.000 campi, venne acquistato dai Carminati che lo trasformarono in una grande azienda agricola. Parte dei chiostri vennero abbattuti e gran parte degli edifici, come ad esempio la splendida “Foresteria” (XVI sec.), vennero destinati a ricovero per gli animali,

Page 18: A Spasso con la Storia

Carc

eri

a s

pass

o C

on l

a s

To

RIa

per le attrezzature agricole e per la servitù.Tra gli edifici che attualmente compongono il comples-so abbaziale si evidenziano tre elementi architettonici di indubbia importanza.L’ingresso, opera probabilmente risalente al XV secolo, abbellita da una merlatura a “coda di rondine” e, al pri-mo piano da una loggetta a quattro archi. A fianco di

questo edificio si eleva la torre di guardia.La chiesa, costruita dai Regolari Portuensi verso la fine del XII secolo, fu più volte rimaneggiata ed ampliata sino a raggiungere, tra il XVI ed il XVII secolo, l’attuale asset-to architettonico per opera dei cenobiti Camaldolesi. Al suo interno sono custodite opere pittoriche di notevole

Page 19: A Spasso con la Storia

Carc

eri

a s

pass

o C

on l

a s

To

RIa

rilievo tra cui “l’Annunciazione” di Lucca da Reggio, “la Crocifissione” attribuita alla Bottega di Guido Re-ni e due lunette affrescate probabilmente da Iacopo da Montagnana.

Un inestimabile gioiello è inoltre il Battistero, in origi-ne era la torre d’angolo del chiostro romanico salvatasi, assieme al presbiterio, al coro e a parte del campanile, dall’incendio del 1242 e pure da quello del 1643.Al suo interno conserva una serie di splendidi affreschi alcuni ascrivibili al XV sec. che evidenziano in maniera inequivocabile gli influssi della scuola del Giotto. Il chiostro Romanico o chiostrino, costruito tra il XII ed il XIV secolo dai padri fondatori dell’Abbazia oggi ne rimane solo un lato; poca cosa purtroppo, ma certamen-te sufficiente per far comprendere l’originario splendo-re dell’edificio. Tale lato, salvatosi probabilmente perché addossato alla Chiesa, è caratterizzato da una fuga di co-lonnine binate intercalate da una più robusta, tutte in marmo rosso di Verona, che delimitano il porticato da cui un tempo i frati accedevano alle sale di servizio.

Il chiostro Rinascimentale fu edificato per volontà dei padri Camaldolesi nel XVI secolo ed è costituito da una vasta costruzione, con archi a tutto sesto sostenuti da co-lonne in pietra d’Istria, che racchiude un cortile al cui centro spicca un maestoso pozzo in marmo rosso di Ve-rona sormontato dallo stemma dei Camaldolesi. Al pri-mo piano di questo edificio si segnala la sala della Bi-blioteca le cui pareti sono state decorate con affreschi raffiguranti Santi, Profeti e dottori della Chiesa, opera del Salviati o della sua scuola.

___________________________________________MUSEo dELLA CiViLTà CoNTAdiNAVia Camaldoli35040 Carceri (Pd)Tel. 0429 619777

Periodo apertura:Visite guidate sabato e domenica pomeriggio.

Page 20: A Spasso con la Storia

Ponso

a s

Pass

o c

on l

a s

To

RIa

PoNSo - CESAZZA CHiESA SANTA MARiA Ai PRATi

Sorge piuttosto lontano dall’attuale centro urbano, lungo quello che fu un antico “argine” che nel medio-evo permetteva i collegamenti con Casale e Vighiz-zolo, costeggiando per alcuni tratti la grande palude denominata “Lago di Vighizzolo”.

L’edificio è oggi una delle pochissime testimonianze di architettura romanica ancora presenti nel territorio della Bassa Padovana e l’appellativo “Cesazza” (e sue varianti) con cui i locali la stanno ad indicare non è un dispregiativo ma indice della sua innegabile vetustà.Nelle immediate vicinanze, lungo la strada arginale “della Motta” che dalla Crosarazza scendeva verso la Palude, sorgeva la Chiesa di Michele appartenente al monastero della Vangadizza di Badia. Una inscrizione presente nella “Carta del Retratto del Gorzon” indica appunto “Motta della Giesia de S. Michel”.La chiesetta, un tempo parrocchiale, è a pianta subret-tangolare, lunga quasi 18 m e larga circa 9,5 m, con un campanile posto sull’angolo nord-est alto circa 14 m terminante con un tetto a cuspide. Oggi vi si accede solo dall’interno ma un tempo, una porticina rivolta a nord, ne permetteva l’accesso dall’esterno.A differenza di altre chiesette campestri in stile roma-

Page 21: A Spasso con la Storia

Ponso

a s

Pass

o c

on l

a s

To

RIa

nico questa non presenta la tipica abside sporgente all’esterno. In origine tale abside era presente ed è an-data abbattuta o parzialmente inglobata nella struttu-ra dai ripetuti rifacimenti subiti nel tempo. Il Vescovo Barozzi infatti, nella sua visita del 1489, ne testimo-nia la presenza e la descrive a “5 facierum ad rotundi-tatetendentium-cinque facce tendenti alla rotondità”. Nel XVI secolo subisce una devastante inondazione e abbandonata tanto che nella visita del 1587 l’E.mo Federico Cornelio la descrive così: “Sembra quasi una stalla, ed è totalmente priva di decorazioni”.Già nelle visite Pastorali del ‘700 la chiesetta risulta ristrutturata ed in buono stato anche se da tempo è ormai divenuta solamente chiesetta campestre i cui paramenti vengono trasportati quando necessitano dalla Parrocchiale.

Page 22: A Spasso con la Storia

Ponso

a s

Pass

o c

on l

a s

To

RIa

Molti segni di queste vicissitudini si notano sulla sua struttura muraria. Lo zoccolo, costituito prevalente-mente da un insieme caotico di frammenti di laterizi di varie epoche (anche romana) e blocchi trachitici di varie dimensioni, ne è il testimone più antico, mentre la parte alta ed il campanile dovrebbero essere di epo-ca rinascimentale.L’interno è semplice, ad una sola navata con tetto in coppi sostenuto da capriate in legno e tavelle in cotto.Il pavimento è in tavelle in cotto piuttosto lise posate prevalentemente a “spina-pesce”. Al centro della na-vata è posta una lapide marmorea che testimonia la sepoltura in quel luogo di un “Rettore”avvenuta nel 1747. Possiede tre altari: quello a settentrione è dedi-cato alla Beata Vergine ed è il più antico.Sulla parete settentrionale e nell’ultimo tratto del-la parete meridionale, dopo un’attenta e meticolosa opera di restauro, campeggiano ora una serie di splen-didi affreschi che la rendono molto interessante sotto il profilo estetico ed al tempo stesso costituiscono una base per una migliore datazione dell’edificio o delle sue evoluzioni.Di pareti interamente affrescate parla il Vescovo Ba-rozzi sempre nella già citata visita pastorale del 1489, mentre in quella del 1587 la si descrive totalmente spoglia. Fu probabilmente in questo lasso di tempo, forse in occasione di qualche pestilenza o di qualche grave epidemia, che le pareti vennero rintonacate a

Page 23: A Spasso con la Storia

Ponso

a s

Pass

o c

on l

a s

To

RIa

calce nascondendo così alla vista tali affreschi sino al secolo scorso.

Tra questi affreschi meritano di essere menzionati: due ritratti della “Madonna con Bambino”, “L’an-nunciazione” e un “San Giovanni”. La gamma di co-lori usati e la tecnica pittorica portano ad ascriverli al tardo Trecento.

_______________________________CHiESA SANTA MARiA Ai PRATiVia Vittorio - Località Chiesazza35040 Ponso (Pd) Tel. 0429 95030 - 335 7514207

Periodo apertura:Domenica per Messa Vespertina ore 18.00.Per gruppi e scolaresche su prenotazione.

Page 24: A Spasso con la Storia

Urb

ana

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

URBANA MUSEo CiViCo dELLE ANTiCHE ViE

Il Museo è distribuito su cinque locali e l’ingresso avviene dal portale cinquecentesco del Monastero.La prima stanza a cui si accede è l’osteria che rievoca, da un lato, il ruolo di accoglienza e ricovero svolto da Mona-steri e Abbazie e, dall’altro, costituisce uno spazio di sosta e ristoro per i visitatori del Museo.Alcune stanze sono rispettivamente dedicate agli antichi strumenti da viaggio (veicoli, abbigliamento, etc.), ai la-vori di strada (ambulanti, piccoli artigiani, saltimbanchi, etc.) e agli antichi giochi di strada. Molto importante è la sala della cartografia storica in cui si racconta l’evoluzione del territorio e dei suoi tracciati viari principali avvenuti nel corso dei secoli ed in partico-lar modo nel medioevo.

MoNASTERo di SAN SALVARo

La chiesa di San Salvatore, o San Salvaro come il volgo la denomina dai tempi più remoti, sorge accanto alla riva destra del Fiume Fratta, nell’omonima frazione che dista qualche chilometro dal centro di Urbana.Viene menzionata per la prima volta in un atto notarile del 1084 mentre da un documento del 1099 si appren-de che vi è attiva una scuola di formazione sacerdotale. Tale scuola non va intesa come un vero e proprio Se-minario ma bensì un gruppo di persone che vivono in comunità, intorno ad un superiore, per prepararsi a di-ventare sacerdoti.Sebbene tale chiesa dipenda da quella di Casale, grazie proprio alla presenza di questa Scuola, riesce comunque a vivere di luce propria, tanto che nel 1100 Folco, Marche-se di Montagnana, elargisce a tale chiesa (per l’anima sua e dei suoi genitori) una vasta proprietà che si estendeva tra Trecontadi e la selva di Carracedo.Nel 1181 il vescovo Gerardo, su esortazione di Papa Ales-sandro III e su preghiera dei Marchesi d’Este, concede la

Page 25: A Spasso con la Storia

Urb

ana

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

Chiesa di San Salvaro ed i suoi possedimenti all’Abbazia di Santa Maria delle Carceri all’epoca retta dai monaci Agostiniani di Porto di Ravenna.Da questo momento San Salvaro diverrà un Priorato.Nel 1407, Papa Gregorio XII soppresse l’ordine degli Agostiniani Portuensi ormai ridottisi per numero ed im-portanza e, nel contempo, affida l’Abbazia delle Carceri ed il Priorato di San Salvaro ai monaci Camaldolesi di Giorgio. Verso la metà dello stesso secolo a questi suben-trano i Camaldolesi di San Michele di Murano.

Page 26: A Spasso con la Storia

Urb

ana

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

Nel 1690, Papa Alessandro VIII sopprime i complessi monastici di San Salvaro e Carceri che nel 1693 verran-no acquistati, assieme a tutte le proprietà, dalla facolto-sa Famiglia Veneziana dei Conti Carminati. Da questo momento la chiesa di San Salvaro sarà sempre retta da Sacerdoti diocesani mentre il monastero, dapprima ria-dattato ad uso abitativo, verrà pian piano abbandonato a se stesso sino a diventare quasi un rudere. Nel 1995 verrà acquistato dalla Parrocchia e dal Comune di Urbana con il proposito di restauralo e dargli nuovo vigore.

Page 27: A Spasso con la Storia

Urb

ana

a s

pass

o c

on l

a s

To

RIa

La chiesa di questo complesso monastico, nonostante i numerosi rifacimenti succedutesi nei secoli, presenta an-cor oggi, almeno all’interno, tutta la sua semplice e antica bellezza. Interessantissimo è il “Pantocratore” (o Cristo Salvatore benedicente) posto nella conca dell’abside che alcuni critici d’arte lo fanno risalire alla seconda metà del trecento, cioè in pieno periodo gotico.Il Monastero dopo il recente restauro è stato in parte de-stinato a centro parrocchiale, in parte ad ostello della Gioventù ed in parte a Museo dedicato alle Antiche Vie.Il Gruppo Bassa Padovana ha voluto istituire un simile Museo proprio in questo luogo soprattutto per esaltarne l’importante funzione sociale svolta, seppur involontaria-mente, nei secoli.Sorgendo accanto ad un corso d’acqua e lungo un antico tragitto che collegava l’Estense con il Basso Veronese, fu certamente luogo di passaggio, di sosta e di ristoro per pellegrini, commercianti, ambulanti e quanti svolgessero attività che contemplavano lunghi spostamenti.Un luogo quindi dove ci si poteva riposare, rifocillarsi e soprattutto si aveva l’opportunità di scambiarsi notizie, idee e, talvolta, ideali.

__________________________________________MUSEo CiViCo dELLE ANTiCHE ViEVia Marconi, 10 - Località San Salvaro di Urbana35040 Urbana (Pd) - Tel. 347 [email protected]

Periodo apertura:Dal 1 febbraio al 30 giugno e dal 1 settembre al 30 novembre, domenica e festivi, dalle 16.00 alle 19.00.Tutti i giorni per gruppi e scolaresche su prenotazione.

Page 28: A Spasso con la Storia

Luoghi da V

isitare

a s

pass

o c

on L

a s

To

RIa

ALTRi LUoGHi dA ViSiTARE:

Vescovana - La “Santa Casa” - Via Roma, 44Si tratta di una piccola cappella situata sul lato sinistro della parrocchiale, edificata dai nobili Pisani agli inizi del ‘700, a riproduzione della più famosa Santa Ca-sa di Loreto. Al suo interno sono conservati pregevoli affreschi, attribuiti al famoso pittore veneziano Pietro Longhi, raffiguranti i momenti salienti della vita della Santa Vergine. Nel catino della piccola abside, protetta da una grata in legno, è posta una interessante riprodu-zione della Madonna di Loreto.

Vescovana - Villa Pisani Scalabrin - Via Roma, 19 Si tratta di un pos-sente complesso che domina il centro di Vescovana. Venne costruita dall’omoni-ma nobile Famiglia veneziana nei primi decenni del XVII se-

colo. Esternamente presenta un’architettura piuttosto semplice, con pianta rettangolare ed un corpo centrale leggermente avanzato. Sulla facciata, al di sotto dello stemma del casato, si nota un’iscrizione con la data di ultimazione, mentre a destra dell’ingresso compare una lapide datata 1750 con le tariffe di pedaggio per il transito al passo sull’Adige a Boara e ai due ponti sul Gorzone a Stanghella. Passi e ponti erano ovviamente sotto la giurisdizione del Casato.Il giardino antistante la villa è ben curato ed imprezio-sito da statue disposte prevalentemente lungo il viale d’accesso.

Granze - Cà Conte Rusconi-Camerini - Via Ca’ Conti, 12 Sorge piuttosto lontano dal centro del paese e la si rag-giunge imboccando la strada alberata che fiancheggia la parrocchiale di Santa Cristina. Il complesso inizialmente dovette essere probabilmen-te una fortificazione degli Estensi a guardia dell’Argine Conselvano, una delle principali vie di comunicazione medioevale della Bassa Padovana che in quel tratto gli passava accanto.Quando divenne proprietà della famiglia Conte fu desti-nato a casino di caccia e a dimora estiva, indi, nell’Otto-cento passando ai Marchesi Rusconi Camerini fu trasfor-mata come attualmente possiamo ammirala.All’interno numerose stanze sono abbellite con affreschi seicenteschi, mentre la barchessa è stata recentemente ri-struttura per ospitare eventi pubblici e privati.Accanto all’ingresso principale si incontra l’oratorio pri-vato di famiglia che, secondo le cronache locali, svolse per un certo periodo di tempo funzione di Parrocchiale.

Page 29: A Spasso con la Storia

Luoghi da V

isitare

a s

pass

o c

on L

a s

To

RIa

Dai primi anni ’90, lungo la già citata strada alberata che dal centro di Granze porta alla villa, in occasione della Fe-sta Patronale del 24 luglio si svolge una particolare mani-festazione denominata Infioriata. L’infiorata è una tecnica molto particolare che consiste nel riprodurre disegni, quadri, tappeti di varie forme e dimensioni, realizzati direttamen-te su strada e colorati con i petali dei fiori, sementi, foglie e tutto ciò che la natura fornisce. A Granze, in particolare, i disegni realizzati riguardano principalmente la simbolo-gia del Corpus Domini e della vita e del martirio di Santa Cristina, ma non mancano anche disegni astratti o figure geometriche.Durante la settimana antecedente l’evento l’intero paese si mobilita per decorare nel migliore dei modi questo tratto di strada che farà da tappeto naturale alla processione di chiu-sura della festa patronale.

Villa Estense - Palazzo San Bonifacio – Ardit - Via Roma È la struttura archi-tettonica che accoglie chi giunge nel paese di Villa Estense e ne è il suo edificio più antico.La sua costruzione ri-sale al XVI secolo ad

opera di Ludovico III dei San Bonifacio. Fu costruito sopra un precedente edificio fortificato indicato nella mappa del Retratto del Gorzon e le cui tracce sono state confermate durante alcuni recenti lavori di re-stauro.L’edificio si compone di un corpo centrale ai cui lati si muovono due ali che gli conferiscono una particolare forma a U. Poggia su uno zoccolo e si eleva per tre piani più la soffitta un tempo abitabile. Le facciate dei piani superiori sono scandite da due ordini di lesene con capitelli tuscanico-dorici. La facciata non è in asse, infatti l’angolo nord arretra di 50 cm, come spesso av-veniva quando la nuova costruzione si elevava sopra un edificio precedente.Il palazzo è circondato da un grazioso giardino impre-ziosito da numerose statue raffiguranti alcuni guerrieri della Famiglia, simili a quelle poste a guardia dell’in-gresso principale. Un’ampia scalinata in trachite, in-gentilita da statue di putti, costruita nel XVII secolo, porta direttamente al maestoso salone delle feste deco-rato con stucchi e colonne rinascimentali.Nelle immediate vicinanze sorge il piccolo oratorio pri-vato dedicato a S. Giuseppe in cui riposano le spoglie di molti discendenti del Casato. Del palazzo fanno par-te le stalle e le barchesse dove in origine si allevavano cavalle di razza.L’intero complesso è vincolato dal 1927 come Monu-mento Nazionale.

Page 30: A Spasso con la Storia

Luoghi da V

isitare

a s

pass

o c

on L

a s

To

RIa

Sant’Urbano - Palazzo Loredan – Via Priula, 1

Sorge in aperta cam-pagna, piuttosto lontano dal centro urbano , lungo l’an-tico alveo della Rotta Sabadina, un impor-tante diversivo dell’A-dige che per secoli ha

costituito una delle principali vie per i trasporti fluviali interni e di comunicazione tra l’area Atestina, l’area Euganea e Padova.L’edificio, a tipica pianta quadrata, fu costruito dalla nobile famiglia veneziana dei Nani che qui vantava da tempo numerose proprietà. Nell’ottocento passò quindi ai Loredan e nel novecento, dopo aver cono-sciuto per molti anni il degrado dell’abbandono, è sta-to rilevato dall’Ente Ville Venete che, restaurandolo, ha riportato agli antichi splendori gli affreschi cinquecen-teschi presenti al piano nobile.In particolare il salone centrale è caratterizzato da tre splendidi affreschi di tipo mitologico: due raffiguranti alcune scene del Ratto d’Europa ed il terzo dedicato a Diana che si bagna con le Ninfe.Le pareti della prima stanza dell’ala destra sono sparti-te da architetture con tre paesaggi, mentre quelle del-la stanza accanto sono decorate da colonne corinzie e grandi medaglioni ovali che racchiudono le “Quattro virtù teologali”.Le due stanze dell’ala sinistra sono invece decorate con grottesche.

Vighizzolo - Ponte canale delle Tre Canne – Via Tre Canne Sorge nell’omonima località, oggi disabi-tata ma sino agli an-ni ‘60 del novecento prosperosa frazione agricola di Vighizzo-lo.Si tratta di un’impo-

nente struttura idraulica costruita durante le bonifiche veneziane del XVI secolo per consentire alle acque di drenaggio del Lago di Vighizzolo, convogliate nel fiu-me Fratta-Gorzone, di sottopassare il fiume Santa Ca-terina e defluire quindi a mare. Il Ponte-canale, costruito interamente in muratura, è costituito da tre botti-sifone affiancate, con volte a tut-to sesto, aventi, sia a monte che a valle, una pendenza del 33% rispetto al tratto centrale orizzontale. Tale for-ma particolare è stata ideata dagli ingegneri veneziani per creare dei vortici tali da agevolare il deflusso delle acque altrimenti rallentate dalla presenza delle opere murarie che ostruivano parzialmente l’alveo.

Page 31: A Spasso con la Storia

Museo Civico EtnograficoPiazza Otello Renato Pighin, 2135048 Stanghella (Pd)Tel. 0425 [email protected]@comune.stanghella.pd.it

Museo Civico delle CenturiazioniVia della Libertà, 3635040 Granze (Pd)Tel. 0429 690209

Museo Civico dei Villaggi ScomparsiVia Municipio, 2235040 Villa Estense (Pd)Tel. 0429 [email protected]

Museo della Civiltà ContadinaVia Camaldoli35040 Carceri (Pd)Tel. 0429 619777

Chiesa Santa Maria ai PratiVia VittorioLocalità Chiesazza35040 Ponso (Pd)Tel. 0429 95030 - 335 7514207

Museo Civico delle Antiche VieVia Marconi, 10Località San Salvaro di Urbana35040 Urbana (Pd)Tel. 347 [email protected]

Acon

la STORIA

Spasso Scoprire e Conoscere il Territorio

Atesino

Page 32: A Spasso con la Storia

Il Consorzio ha lo scopo di coordinare le iniziative promosse dalle singole Pro

Loco e funge da collegamento tra le stesse ed i vari Enti ed Associazioni operanti nel territorio, con lo scopo di valorizzare e promuovere le eccellenze locali e la cresci-ta socio-culturale delle comunità locali.È un soggetto giuridico di coordinamen-to e indirizzamento che programma degli obiettivi comuni tra le singole Pro Loco e le relative Amministrazioni Comunali di appartenenza.Il Consorzio di Pro Loco crea sinergie tra queste due realtà: si ha quindi la possibili-tà di incidere nel territorio, partecipando alla governance e portando avanti gli ob-biettivi delle singole Pro Loco.Questi obiettivi sono stilati annualmen-te e devono essere legati alla promozione e sviluppo del territorio in cui si opera. Gli ambiti di partecipazione sono quelli turistici, storici, culturali ed enogastrono-mici.Le attività hanno normalmente una ca-denza annuale, derivati da proposte delle varie Pro Loco del Consorzio. Le linee operative di ogni singola attività non de-vono discostarsi dagli obiettivi strutturali programmati.Un’altra funzione del Consorzio è di fun-gere da legame tra UNPLI Unione Na-zionale delle Pro Loco d’Italia, Regione, Provincia di appartenenza e le Pro Loco. Tale legame si esplicita con manifestazio-ni, organizzate e svolte a rotazione nelle varie Pro Loco dove moltissimi volontari lavorano in favore del proprio paese.

www.atesinoproloco.net

Consorzio Atesinodelle Pro Loco

futur

amao

nlin

e.com