a venezia...mario schifano, l'in-verno attraverso il museo, 1965, smal-to su carta intelata. l'opera...

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A VENEZIA \ i Sessanta rivoluzione delle immagini Alla Guggenheim, il decennio incui tra Roma e Torino l'arte italiana ridefinì la sua nuova identità. Forte e internazionale DI GIORGIO VERZOTTI

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  • A VENEZIA

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    i Sessantarivoluzione delle immagini

    Alla Guggenheim, il decennio in cui tra Roma e Torino l'arteitaliana ridefinì la sua nuova identità. Forte e internazionale

    D I G I O R G I O V E R Z O T T I

  • Mario Schifano, L'in-verno attraverso ilmuseo, 1965, smal-to su carta intelata.L'opera è in mostraalla collezione PeggyGuggenheim di Ve-nezia nella rassegna

    Imagine, aperta dal23 aprile al 19

    settembre.

  • E un decennio molto intenso quellopreso in considerazione dalla mo-stra Imagine, nuove immagini nell'ar-te italiana 1960-69, aperta dal 23aprile al 19 settembre alla Collezione PeggyGuggenheim di Venezia: il passaggio da un"aniconismo" radicale che dalla fine deglianni Cinquanta con Piero Manzoni ed En-rico Castellani giungeva alla monocromiatotale, fino al riemergere di un "iconismo"via via più deciso e innovativo, che ha fat-to parlare addirittura di Pop art italiana:questo almeno nelle letture più consuete,diciamo pure in una vulgata un po' superfi-ciale. Ma è proprio fuori dalla vulgata che lamostra ci vuole condurre, per opera del suocuratore, Luca Massimo Barbero, che pres-so la Collezione Guggenheim di Venezia hagià realizzato altre indagini, su momenti eprotagonisti italiani di epoche precedenti:Fontana e appunto l'avventura di Manzonie compagni. Ora giungiamo dunque alleimmagini "nuove", anche nel senso di nuo-ve possibilità della loro lettura. Dopo il gra-do zero dell'espressività, che a sua volta re-

    agiva alla visceralità esistenzialista dell'In-formale, le ricerche artistiche internazionali(si trattava infatti di un comune sentire,sorto all'assestarsi della società occidentalein direzione dell'opulenza consumisticaannunciata negli anni Sessanta) riscopronoil mondo delle immagini, e in particolarequelle che celebrano i nuovi miti collettivi,sorti negli Stati Uniti e presto dilagati nelresto del mondo. La critica d'arte si è nonpoco impegnata nel delineare una specifi-cità italiana in questa dinamica delle articontemporanee, e il fatto che abbia spessoceduto alla semplificazione rende tanto piùinteressante la rassegna veneziana.

    AVANGUARDIE E TRADIZIONE. N ien tescuole, niente gruppi, niente assimilazionicon ciò che arriva a noi da Oltreoceano: Bar-bero individua nel sorgere delle nuove poe-tiche italiane un gusto per l'immagine, chetiene conto sia delle decostruzioni linguisti-che delle avanguardie, sia della natura colta,aulica, della nostra tradizione, cui gli artistiguardano senza più tensioni antipassati-

    D Tano Festa, La gran-de odalisca, 1964,smalto su carta emul-sionata su legno.0 Pino Pascali, Ladecapitazione del ri-noceronte, 1966-67,tela dipinta su stecchedi legno, 3 elementi.Q Franco Angeli, Stem-ma pontificio, 1964,olio su tela con velosovrapposto. Q MarioCeroli, Studio per Pi-per, 1965, collage.

    76 Arte

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    ROMA SI TRASFORMANEL CENTRO PROPULSIVODELLE NUOVE TENDENZEE DELLE NUOVE MITOLOGIE

    ste. Imagine dunque propone una disaminacentrata sull'opera di alcuni protagonistiindiscussi di quegli anni, articolata in undi-ci sezioni tematiche che chiariscono benel'intento interpretativo. Già dall'anticameradedicata ai precedenti immediati si coglie ilsenso delle poetiche incipienti: Fabio Maurielabora schemi visivi che hanno già il sapo-re dell'emblema, cioè di un'immagine rac-chiusa in un suo mistero, e lo stesso si puòdire dei piccoli segnali che campeggiano suimonocromi di Mario Schifano. È forse dal-la sala dedicata all'immagine come appa-rizione che il senso della mostra si esprimeal meglio: interessante che in questa dimen-sione siano inclusi i Filtri di Francesco LoSavio, e poi come altrimenti definire i quat-tro bellissimi dipinti di Franco Angeli, chesembrano sinopie, matrici, progetti primaancora che immagini vere e proprie. Roma èin questi anni il centro propulsivo delle nuo-ve tendenze, o meglio delle nuove mitologiecome vengono qui chiamate: Tano Festa,Giosetta Fioroni, Mario Ceroli, e poi unasala dedicata a Mario Schifano. Figurazione

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  • LO STRANIAMENTOÈ ANCHE NELLA FUNZIONEATTRIBUITA Al SEGNIELABORATI DAGLI ARTISTI

    sì, e dichiarata, ma dentro una ricerca do-ve l'immagine, il segno iconico riconosci-bile come tale, è dato come ipotesi, comeistanza che confina con la sua negazione,come se fosse ricavata a forza da una me-moria storica indebolita, da un'attenzionesopraffatta dal bombardamento massme-diatico di cui siamo già, in quest'epoca, iricettori non sempre consenzienti: segniframmentati, sovrapposti, ripetuti, imma-gini ridotte a silhouettes, a profili ingarbu-gliati; ampie superfici dove linea e colorenon si fondono, ma si contrappongono,come campi di intensità opposte.

    FETICCI & RITROVAMENTI. Una sala è poidedicata a Domenico Gnoli, pittore atipico,fuori da schieramenti di sorta, e per questotanto più adatto a figurare in questa rasse-gna, per quella sua patologia dello sguar-do che lo induce a concentrarsi sulle aso-le, sulle cuciture delle giacche, sui collettidelle camicie, insomma su feticci e mai sulcorpo, sempre evocato e mai "conquista-to": un altro modo di rendere l'immagine

  • 0 Giosetta Fioroni,Particolare della na-scita di Venere, 1965,olio su tela, collezioneIntesa Sanpaolo, Gal-lerie d'Italia. 0 GiulioPaolini, Académie 3,1965. D Mimmo Ro-tella, Posso?, 1963-65, riporto fotograficosu tela. E! DomenicoGnoli, Due dormienti,1966, acrilico e sab-bia su tela (courtesyFondazione Orsi).0 Michelangelo Pi-stoletto, Mappamon-do, 1966-68, carta digiornale, ferro.

    una meta inibita, significata da un processolinguistico altamente straniante. Lo stra-niamento è anche nell'uso, nella funzioneche viene attribuita ai segni elaborati dagliartisti. A volte l'immagine "imita" la realtà,nel senso che l'opera riporta le icone dellacomunicazione sociale (Mimmo Rotella), avolte viene posta come oggetto di riflessio-ne a partire dalla storia a cui è legata: GiulioPaolini usa le immagini per riflettere sulleimmagini, in un'analisi "interminabile" chelo avvicina, come è noto, al concettualismo.Paolini espone a Roma, ma opera a Torino,città che alla fine degli anni Sessanta divental'altro polo della creazione artistica italiana(e "ospita" Jannis Kounellis e Pino Pascali,attivi a Roma). Qui i primordi dell'Arte po-vera pongono le basi per una cultura visivache è ancora diversa. Rifiuto degli strumentitradizionali, adozione di materiali extra ar-tistici. L'immagine persiste, ma all'internodi pratiche più interessate ai materiali che

    alle icone, e ancora una volta manca unasua centralità. Diventa la sfera di giornalio la statua lignea antica di MichelangeloPistoletto, frutto di pratiche performativeo di "ritrovamenti" à la Duchamp. Eppure,anche nel cuore delle ricerche più radica-li di quegli anni, le immagini emergono,persistono quasi opponendo una loro forzasegreta e la loro integra fascinazione, ma-gari solo venata di ironia. È forse questo ilmessaggio che Barbero intende lasciarci?Sia come sia, questa mostra esemplare ter-mina con i fiori: la grande rosa di cartonedi Pistoletto, quelle di stoffa bianca e neradi Jannis Kounellis, e la sua margherita difuoco, opera epocale quant'altre mai. Ag-gressiva e gentile a un tempo. •

    IMAGINE, NUOVE IMMAGINI NELL'ARTE ITALIANA

    1960-69. Venezia, Collezione PeggyGuggenheim (tei. 041-2405415).Dal 23 aprile al 19 settembre. Catalogo Marsilio.

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