adolescenza e formazione del copione

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1 ADOLESCENZA E FORMAZIONE DEL COPIONE Si esplorare la formazione del copione in adolescenza, attraverso l’osservazione di un gruppo di allievi di una classe seconda superiore impegnati in una serie di attività proposte ai ragazzi stessi. Gennaio 2005 Cristiana Vettori Counselor ad indirizzo Analitico Transazionale

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Cristiana Vettori

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ADOLESCENZA E FORMAZIONE DEL COPIONE Si esplorare la formazione del copione in adolescenza, attraverso l’osservazione di un gruppo di allievi di una classe seconda superiore impegnati in una serie di attività proposte ai ragazzi stessi. Gennaio 2005

Cristiana Vettori Counselor ad indirizzo Analitico Transazionale

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Premessa Il concetto di copione è stato molto discusso in AT, a partire dalla prime formulazioni che ne diede Eric Berne. Nel presente lavoro, mi ispiro alle definizioni che del copione hanno dato i Gouldings, la Romanini e altri, che ne hanno parlato in termini positivi e soprattutto dinamici, come piano di vita che ci permette di strutturare la nostra esistenza all’interno di alcuni limiti, senza i quali saremmo travolti dal caos dell’indefinito. Il copione si forma, secondo molti teorici di AT fra cui la stessa Romanini, tra i due e i sette anni di vita: nell’adolescenza esso viene ribadito e arricchito dai nuovi permessi che l’individuo riceve dai coetanei e da adulti significativi con cui è in contatto “…se l’adolescente ottiene il permesso di superare le barriere copionali infantili …dal gruppo di compagni psichicamente sani, da qualche adulto accettante e nei casi più gravi in analisi, l’adolescenza procede, come fisiologico, in un susseguirsi di self-reparentings e redecisions (di cui fanno parte le richieste che non vogliono risposte ma discussione) che procedono in correlazione della evoluzione psico-fisica di questo periodo” (Romanini), fino a che l’adolescente si riconosce definitivamente nell’Adulto. Dal punto di vista dell’Analisi Transazionale, l’adolescenza è il periodo in cui l’individuo vive una continua ambivalenza tra il viversi bambino e il viversi e volersi vedere adulto: un periodo quindi di progressivo mutamento. Per l’adolescente il fine della comunicazione con l’adulto è principalmente quello di confermarsi nella convinzione che non può ulteriormente dipendere dai consigli degli adulti di famiglia: si tratta quindi di un confronto indirizzato a permettersi una ridecisione identificatoria (il bisogno di un nuovo modo di giudicare che sia proprio e non di altri). Una transazione tipica di questa fase della vita è la seguente: gli adolescenti tornano allo stato dell’io Bambino per chiedere consiglio, ma nel momento in cui ascoltano la risposta la vivono come transazione Bambino-Genitore e si ribellano, perché ormai si vivono nello stato dell’io Adulto. Questi scambi di stati dell’io sono quasi immediati e gli adulti in genere hanno difficoltà a comprenderli nella loro vera essenza che è appunto un modo fisiologico di formarsi, di darsi il permesso di enuclearsi dalla vita infantile e diventare responsabili di sé. L’attività L’attività proposta aveva lo scopo di svolgere un lavoro di ricerca che permettesse una comprensione del fenomeno “adolescenza” utilizzando le categorie dell’Analisi Transazionale e, al tempo stesso, quello di realizzare un percorso che fosse di sostegno ad una classe che gli insegnanti giudicano “difficile”. Ma difficile in che senso? Soprattutto nell’atteggiamento di forte disinteresse per la scuola: è come se, stando in quella classe, si avvertisse un’estraneità dei ragazzi rispetto a qualsiasi attività proposta dagli insegnanti. E’ come se sentissimo che loro fanno un po’ gruppo per conto loro e non hanno bisogno di noi! Forse quindi si potrebbe riformulare questa difficoltà in una difficoltà di comunicazione fra noi e loro. L’attività che ho proposto poteva così costituire un “ponte” che permettesse anche una migliore comprensione reciproca.

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Il lavoro proposto ha utilizzato una serie di esercizi tratti dai manuali classici di AT (v. Stewart – Joines “L’analisi transazionale” Editore Garzanti e James – Jongeward “Nati per vincere” Edizioni San Paolo). Voglio precisare che il mio intervento si è rivolto a tutta la classe, è stato per così dire un intervento collettivo, che non ha preso in esame singoli casi, anche se non escludo di poter ricavare utili informazioni per successivi interventi individuali mirati, ove emergessero difficoltà e problematiche di qualche allievo in particolare. La definizione di sé Dopo il contratto iniziale con la classe, ho proposto la prima attività che consisteva in questo: è stato chiesto ai ragazzi di completare la frase “io sono quel tipo di persona che…” e successivamente di indicare se le affermazioni che avevano fatto appartenevano all’Io Bambino, all'Io Adulto o all’Io Genitore (in precedenza ho spiegato la teoria berniana degli Stati dell’Io). La cosa che più mi ha colpito è il fatto che in questa prima discussione quasi nessuno abbia classificato i propri comportamenti come genitoriali: anzi c’è stata una levata di scudi, soprattutto da parte di una ragazza, che, quando ho parlato di comportamenti genitoriali, ha immediatamente esclamato: “Io non sono d’accordo!” e successivamente ha spiegato che pensava che io volessi attribuire ai genitori reali la responsabilità di certi loro comportamenti; ho dovuto faticare per far capire che si parla di ordini interiorizzati dei genitori. Riporto di seguito alcuni esempi delle autodefinizioni dei ragazzi e la classificazione che ciascuno di loro ha fatto successivamente, distinguendo i vari Stati dell’Io presenti nelle rispettive affermazioni. C’è stata poi una discussione in classe su queste definizioni e sulle successive classificazioni, che ha portato alcuni a rivederle, almeno in parte, ma preferisco riportare il dato originario che mi sembra più “genuino”. Io sono quel tipo di persona che ..ama stare con gli altri, determinata, a cui piace divertirsi ed avere stimoli. Quel tipo di persona che ama avere doveri e impegni, a cui piace studiare, trasgredire, che ama andare in giro. Il tipo di persona a cui piace fermarsi a riflettere, ma che adora reagire d’istinto, che ama provare piacere ma che odia l’ipocrisia, l’ignoranza, la gelosia ed il giudicare. Il tipo di persona che non capisce le cose senza senso, ma che ama farle. Il tipo di persona che vuole capire, che insiste, che odia e che ama. (Stati dell’Io: Bambino, Adulto, Genitore) E. ..Mi piace stare in compagnia degli amici, mangiare tanto e fare tardi il sabato sera, ascoltare buona musica e giocare a pallone con gli amici. (Stati dell’Io: in quello che ho scritto mi sento prevalentemente Bambino)

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T. ..ha tanta passione per la musica; mi piace stare con gli amici, mi piace frequentare persone che la pensano come me, sono sincero e responsabile. (Stati dell’Io: Adulto, Bambino) F. ..ama molto stare a contatto con le persone, molto emotiva, quasi sempre solare, e che ha sempre voglia di scherzare; sono molto estroversa, quando penso che sia giusto non ho problemi a parlare in faccia , invece che dietro le spalle, come fanno molte persone, io non sopporto le persone false, e le persone che non si fanno gli affari propri. Alle volte sono molto timida e questa cosa un po’ mi turba perché è una cosa che ti blocca molto. (Stati dell’Io: Adulto e Bambino. Molto emotiva e che ha sempre voglia di scherzare. Alle volte sono molto timida e questa cosa mi turba perché è una cosa che ti blocca molto).[Rispetto al Bambino] V. ..se vuole ottenere qualcosa in un modo o nell’altro cerca di ottenerla. Sono il tipo di ragazza che se sente o deve dire qualcosa a una persona, la dice, a volte anche senza pensare alle conseguenze, ma se sento qualcosa la devo dire, sennò sto male con me stessa. Sono una ragazza che ama stare in compagnia, ridere, scherzare e divertirsi. So ascoltare e capire quando una persona a cui tengo sta male. Sono un po’ timida, ma quando ce n’è bisogno so tirar fuori il mio carattere. Sono abbastanza sensibile e dolce, ma so essere cattiva se qualcuno mi fa un torto. Sono il tipo di persona che sa prendersi le proprie responsabilità e sa prendere le proprie decisioni da sola. So cosa voglio e cosa non voglio. (Stati dell’Io: Adulto Bambino Genitore) D. Non mi piace litigare con le persone a cui tengo molto. Non ho voglia di fare niente. Permalosa. Estroversa. Mi piace stare in compagnia dei miei amici e del ragazzo che mi piace. (Stati dell’Io: Bambino) M. Io sono quel tipo di persona che: è un po’ riservata ma anche un po’ estroversa, che va d’accordo con gli altri e a cui piace molto stare con gli amici e rispettare le loro idee. Ma nello stesso tempo rispettare i professori nella mia più possibile educazione. Mi piace molto viaggiare e fare nuove esperienze e conoscere nuove amicizie. Non sto molto fuori di casa con gli amici, ma mi piace molto studiare le materie della mattina.

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(Stati dell’Io Adulto: Che è un po’ riservata ma anche estroversa, che va d’accordo con gli altri e a cui piace molto stare con gli amici e rispettare le loro idee. Stati dell’Io Genitore: Ma nello stesso tempo rispettare i professori nella mia più possibile educazione. Mi piace molto viaggiare e fare nuove esperienze e conoscere nuove amicizie. Non sto molto fuori di casa con gli amici, ma mi piace molto studiare le materie della mattina). J. .. ama uscire con gli amici, fare conoscenze nuove; sono il tipo di persona che scherza, gioca e si diverte; sono il tipo di persona che cerca di stare più vicino possibile alle persone a cui vuole bene; io sono il tipo di persona che odia la falsità, soprattutto se essa proviene da una persona che si dice “mia amica”. (Stati dell’Io: Adulto, Bambino) R. Io sono quel tipo di persona che riesce più o meno a fare amicizia con tutti, mi affeziono molto alle persone, sono permalosa e quindi me la prendo anche per una sciocchezza, sono timida e questo mi comporta anche qualche problema quando magari vorrei dire una mia opinione, prendo le cose importanti quasi sempre “sotto gamba” per esempio lo studio. Sono introversa con le persone con cui ho meno confidenza, ma molto estroversa con le persone con cui la ho. Non riesco ad affrontare da sola certe situazioni, ma ho bisogno di una persona accanto che mi dia coraggio. Sono molto sensibile verso le persone a cui tengo molto, anche verso gli amici. (Stati dell’Io: Genitore, Bambino, Adulto) S. Io sono quel tipo di persona che…..si sente insicura di fronte al futuro. Sto per raggiungere la maggiore età e sento che è arrivato il momento di fare delle scelte nella vita, è arrivato il momento di maturare ed ho bisogno di chiarirmi le idee, di scoprire cosa è giusto fare per creare le basi di un futuro felice, in queste occasioni non ci possiamo permettere di sbagliare. Ho voglia di lavorare e rendermi autonoma ed indipendente, sento che è arrivato il momento di stare in piedi da sola, sono ambiziosa rispetto a quello che mi trovo di fronte. Voglio progettare e creare, non mi sento grande, ma non mi sento più nemmeno una bambina. Sono quel tipo di persona che vuole crescere: sono stanca di giocare con i giocattoli. (Stati dell’Io: Adulto, Bambino) A.

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Il gruppo Uno degli elementi più importanti dell’adolescenza è senza dubbio il gruppo di amici: come sappiamo, questo costituisce un punto di riferimento alternativo alla famiglia e favorisce il processo di autonomizzazione. Per esplorare questo aspetto, ho fatto ricorso ad un tema che aveva questo titolo: Si dice che il gruppo dei coetanei sia molto importante per gli adolescenti perché costituisce un punto di riferimento e facilita l’autonomia dalla famiglia. Sei d’accordo con questa affermazione e quali sono le tue esperienze di gruppo? La maggior parte dei ragazzi ha ammesso l’importanza del gruppo, anche se ci sono voci contrastanti, come quella di M. , che, a sostegno della sua tesi, riporta anche un episodio in cui è stato determinante l’intervento degli adulti. “Io non sono d’accordo con chi dice che il gruppo dei coetanei è importante e facilita l’autonomia dalla famiglia perché con un gruppo di coetanei ti puoi divertire, puoi ritrovare in altri i tuoi problemi e possono capirti, ma, se hai un’incertezza e ti serve un consiglio, che cosa ne può sapere un tuo coetaneo? Ci vuole qualcuno più grande che abbia qualche esperienza e soprattutto che ti possa tirare fuori dai guai, senza che i tuoi genitori lo scoprano. Ecco un esempio pratico di un’esperienza non molto positiva che abbiamo combinato con delle mie coetanee e, se non c’erano dei nostri amici più grandi, non ne saremmo uscite molto facilmente. Abbiamo preso il treno da .... per ....., ovviamente all’insaputa dei nostri genitori. Arrivate alla nostra fermata, parlavamo e non ci siamo accorte che dovevamo scendere, ed il treno è ripartito. Siamo dovute scendere alla fermata dopo, a ...., erano le 5:00 ed il treno per tornare a ..... sarebbe arrivato alle 6:00, troppo tardi per prendere il pullman e tornare a casa. Per fortuna a .... c’era T. , un amico di M. , che con la macchina è venuto a prenderci e ci ha accompagnate alla stazione di ... così siamo tornate a .... . Questo è un esempio che, senza qualcuno di più grande, un tuo coetaneo non può facilitarti l’autonomia. “ M. Le altre testimonianze sono però concordi nell’attribuire al gruppo di amici una grande importanza, proprio nel processo di autonomizzazione. Di seguito riporto alcuni esempi che mi sembrano significativi. “Avere un gruppo di coetanei facilita veramente l’autonomia dalla famiglia, perché ti aiuta a fare scelte e passi importanti; ti aiuta un po’ a camminare con le tue gambe e non più con l’appoggio dei genitori. E’ molto importante per un adolescente avere un gruppo di coetanei: il gruppo deve avere gli stessi ideali, avere una passione in comune, ma soprattutto deve essere unito e seguire uno stile di vita. Avere un gruppo vuol dire anche confidarsi su ogni genere di cosa, perché sei ascoltato da persone della tua età che sanno quello che provi, di cosa hai bisogno e il periodo che stai passando, perché qualcuno di loro l’avrà già passato; con la famiglia è diverso, perché magari i genitori hanno vissuto in un altro periodo. Quando ero più piccolo, stavo soltanto con coetanei che

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giocavano a calcio, non facevo altro che giocare a calcio; dagli undici anni in poi ho conosciuto una nuova passione, la musica, che si è sviluppata come uno stile di vita. Avere un gruppo musicale è come avere una famiglia; praticamente viviamo tutti nella nostra sala prove, dove troviamo canzoni nuove, scriviamo testi al computer parlando dei problemi sociali e dell’attualità, traducendoli poi in inglese, delle volte mangiamo tutti la pizza nella stanza, spesso usciamo tutti insieme; ma non è mai tutto rose e fiori, perché spesso litighiamo o dal punto di vista musicale per o altro. Siamo tutti molto alla mano, aperti con tutti, diciamo che ci troviamo bene anche con chi non è un musicista, parlando un po’ di tutto e scambiandoci le nostre idee. Per un adolescente quindi avere un gruppo di coetanei è fondamentale anche per maturare e per fare esperienze importanti di ogni tipo.” F. “Avere un gruppo, secondo me, vuol dire molto perché si può sempre parlare di tutto, confidarsi e nei momenti peggiori, quando vorresti mollare tutto, loro ci sono e ti aiutano ad andare avanti. Il mio gruppo si è formato grazie allo sport che faccio, l’atletica, riusciamo a trovarci bene nonostante le diverse età. Ormai ci conosciamo tutti da più di due anni e penso che questa grande amicizia duri per sempre anche perché, quando gli altri ci vedono insieme, ci dicono che siamo un gruppo veramente unito. La frase “Si dice che il gruppo dei coetanei sia molto importante per gli adolescenti perché costituisce un punto di riferimento e facilita l’autonomia dalla famiglia” la approvo in pieno perché grazie al gruppo sono maturato molto e sicuramente adesso dipendo molto meno dalla mia famiglia. Sono contento quindi di far parte di questo gruppo e spero che continui così. Posso affermare anche che il nostro sia un vero gruppo perché ci siamo sempre aiutati. Ad esempio, l’anno scorso alcuni di noi, io compreso, dovevamo fare una gara molto importante per il nostro allenatore. Siccome quella volta dovevamo dormire fuori, il nostro “coach” si raccomandò che dovevamo andare a letto presto e non combinare guai come al nostro solito. Noi ovviamente quella sera facemmo tutto il contrario e il giorno dopo le gare andarono male e il nostro allenatore si arrabbiò con noi. Ma fortunatamente il nostro è un gruppo speciale e quelli più grandi si presero al colpa dicendo che non ci avevano tenuto d’occhio e che si erano divertiti anche loro. L’allenatore, però, dopo questo gesto, capì la nostra unione e quindi ci dette una punizione, a tutti, molto più clemente.” T. “Sì, sono molto d’accordo che a stare con i coetanei ti diverti e sei più autonomo, e fai più “mattate”, per esempio per Halloween andiamo io e i miei amici in ... a ballare in discoteca senza che i nostri genitori lo sappiano. Fra amici a volte litighiamo, perché siamo talmente uniti che ci si vorrebbe fare del bene, ma se si sbaglia non è per cattiveria.Tutti i giorni ci troviamo a casa mia per raccontarci cosa abbiamo fatto la mattina a scuola o per andare a fare una partita a pallone. Sulle cose da fare è il gruppo che decide, mentre quando ero piccino erano i miei genitori a decidere per me, anche se ora una buona parte di me viene sempre gestita dai miei genitori. Negli

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ultimi tempi sono molto maturato anche se a volte mi sento sempre bambino, me ne sono accorto da tante cose, per esempio litigavo sempre con mia sorella, mentre ora no, e via discorrendo. Spero di maturare ancora un po’ e di non lasciare mai il mio gruppo perché è stata un fortuna conoscerli.” A. “Avere un gruppo di amici coetanei è una cosa più che giusta, perché è come se avessi una doppia famiglia (amici con cui ci si può parlare se si hanno problemi di qualsiasi genere). In questo anno scolastico mi trovo ancora meglio con i miei amici, perché ci siamo creati un mondo che ci coinvolge sia fisicamente che emotivamente ; la musica per noi è vita, ci fa sentire meglio suonare in un gruppo, dai problemi e molto altro. Con i miei amici cresco e faccio delle scelte che mi aiutano a diventare autonomo: per esempio è già un paio di mesi che suono uno strumento musicale (il basso) e mia madre mi dice sempre di andarlo a suonare da un’altra parte, basta che non lo suoni in casa, quindi, dopo un po’ che me lo diceva, mi sono trovato un lavoro e le ho detto che mi sarei pagato le lezioni di basso e che sarei andato a suonare con degli amici; questo è uno dei tanti esempi che mi porteranno alla totale autonomia (quando avrò finito le superiori troverò un lavoro migliore di quello che ho oggi e andrò all’università).” M. “Sicuramente un adolescente che fa parte di un gruppo si può considerare più sicuro perché è vero che il gruppo sociale resta un punto di riferimento. Non sempre possiamo considerare un gruppo composto da coetanei: le adolescenti spesso tendono ad inserirsi con persone più grandi perché le femmine hanno uno sviluppo più veloce rispetto ai maschi. Quando si parla di gruppo intendiamo un insieme di ragazzi e ragazze giovani che si considerano amici. Far parte di un gruppo vuol dire riuscire a rispettare i diversi interessi delle persone e credo che sia anche un processo di maturazione perché non sono più solo i genitori e la famiglia i punti di riferimento, ma anche gli amici, perché inizi a dare fiducia anche a nuove persone. Solitamente i gruppi iniziano a formarsi frequentando la scuola che viene considerata come luogo di incontro, dove puoi conoscere varie persone: è proprio da qui che inizia la suddivisione in gruppi; a volte è anche una vera e propria selezione; capita spesso di non essere considerati all’altezza per fare parte di un gruppo, quindi la fase più complicata è trovare le persone che siano di tuo interesse. Ho la possibilità di vedere gruppi diversi perché vivo a ...., ma passo tutta la giornata a ...., dove lavorano i miei genitori. Facendo parte di due gruppi, riesco ad osservare le generazioni che cambiano: i miei coetanei hanno un senso di rispetto e responsabilità per i più deboli, tutti hanno interesse a stare bene insieme, è come girare intorno al mondo stretti per mano senza mai staccarsi, perché se si dovesse staccare un anello della catena, tutti saremmo pronti a ripararlo. Quando sono a ...., mi capita spesso di stare con persone più piccole di me, anche se solo di due o tre anni, e noto che l’interesse nell’amicizia non è più il solito, ci sono molte persone avide e molti

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egoisti: nei gruppi c’è sempre aria di sfida perché tutti vogliono dominare, purtroppo le persone di carattere debole vengono trascinate e ridicolizzate in situazioni stupide. Credo che sia bello fare parte di un gruppo, può facilitare tanto la crescita dei ragazzi ma quelli che sono gli interessi personali devono essere distaccati da quelli degli amici e noto che con il passare degli anni tutti i valori della vita stanno svanendo. Quindi penso che siano i gruppi ad esser un punto di riferimento per i giovani e non più i genitori, ma non penso che sia un atteggiamento positivo, soprattutto per la maturazione dei ragazzi.” A. La mia vita come una commedia L’attività successiva era più specifica rispetto alla riflessione sul copione: ho proposto ai ragazzi di immaginare la propria vita come una commedia e di dare ad essa un titolo Ecco i diversi titoli: La mia vita dentro o fuori casa: commedia tragica/avventurosa. (O, in alternativa: Le panchine della mia vita) Il ballo libero: una improvvisazione di danza tra gioia e dispiacere L’adolescenza: commedia tragica/avventurosa Cose comuni: comico/avventuroso La vita in piazza: commedia allegra Made in Gello L’amicizia nella mia vita: commedia triste e allegra La mia vita tra alti e bassi: commedia avventurosa e un po’ triste Fuori dalla chiesa: storia comica e avventurosa Gli amori della mia vita: storia un po’ drammatica, un po’ allegra La vita non è un film: storia triste e allegra Tutti alla chiesa: storia comica Una vita tutta da vivere La mia vita alla stanza: storia comica, tragica, interessante Il processo: storia comica in cui i personaggi sono i genitori e gli amici che giudicano e criticano quello che fa il protagonista Le donne della mia vita La mia vita è una tragedia: storia allegra, ma in qualche punto anche tragica. In questi titoli emerge di nuovo l’importanza del gruppo di amici, nominati sia direttamente (Cose comuni L’amicizia nella mia vita), sia attraverso i luoghi di aggregazione (Fuori dalla chiesa, Tutti alla chiesa, La mia vita alla stanza, La vita in piazza, Le panchine della mia vita); si avverte inoltre l’oscillazione tra stati d’animo diversi e contrastanti, che è tipica di questa età di ricerca e di ristrutturazione (La mia vita tra alti e bassi, La mia vita è una tragedia). In qualche caso ho avvertito l’espressione di tematiche più personali che potrò approfondire in una fase successiva (Il processo).

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Immaginando il futuro Per approfondire questa attività, ho proposto di immaginare tutta la commedia della propria vita, a partire dal titolo, secondo la formulazione che riporto di seguito: La commedia della tua vita: immagina di essere in un teatro, stai aspettando che la commedia inizi. Questa commedia è la storia della tua vita. Qual è il titolo della tua commedia?

Vedi la prima scena, una delle primissime scene della tua vita che ricordi. In questa scena sei molto piccolo o piccola. Che cosa succede? Quali volti vedi intorno a te?

Ora la scena cambia: il tempo della scuola elementare, della tua scuola elementare. Guardati intorno e descrivi la scena.

Poi la scena cambia di nuovo e si apre sulla tua età dagli undici ai quattordici anni di età circa, l’età del passaggio alla scuola media. Dove sei, che cosa succede intorno a te? Qual è la tua espressione? Che cosa senti?

Adesso è la volta del tempo presente, dell’età di adesso. Com’è questa scena? Che cosa rappresenta?

Infine, una scena tutta da vivere: quella del tuo futuro. Come sarai tu negli anni a venire? Quali sono le tue speranze? Chi c’è con te sul palcoscenico? Come ti immagini le giornate future, il loro tempo, le loro gioie, le loro amarezze, il tuo esistere?

Il sipario si chiude. Ci sono applausi? Come si conclude la tua partecipazione a questo evento teatrale? Qual è il tuo stato d’animo alla fine della commedia?

Riporto di seguito, a titolo di esempio, tre lavori scritti dai ragazzi: Una vita molto speciale La prima scena che io ricordo quando ero molto piccola è la prima volta che mia madre mi prese in braccio e mi riempì di baci dalla contentezza, e mi strinse molto forte quasi da soffocarmi; intorno a me vidi le prime persone che mi avrebbero amato fin a quando diventerò adulta, questi volti mi colpirono: mio zio, mia nonna, mio nonno, e finalmente colui che avrei apprezzato per sempre, mio padre, tutti i miei parenti dissero immediatamente che ero uguale a lui, e dicevano a mia madre che non ero sicuramente un corno. Dopo alcuni anni, arrivai al primo impatto con la scuola elementare, entrai nell’aula e intorno a me vidi molti bambini, della mia stessa età, il clima era un po’ teso ma, si sa, il primo giorno è teso per tutti. Le maestre erano gentili, l’aula sembrava un parco giochi, tutti i disegni ai muri e tutti i giochi a terra: era un giorno veramente speciale. Passa un po’ di tempo ed eccoci a un nuovo scontro con la realtà, il passaggio dalla scuola elementare a quella media, Mi ero iscritta alle ...., una scuola molto bella vista esteticamente, ma dentro una grande dispersione che era difficile farci l’abitudine, tante custodi che corrono qua e là, tanti ragazzi che fanno a gara per arrivare per primi in classe e infine le insegnanti che sembrano gentili ma poi conoscendole cambi la tua opinione. Appena entrata in classe, sentii un grande vuoto dentro di me perché non c’erano più i compagni delle elementari ma altri molto diversi che dovevo imparare a conoscere. In questo momento mi trovo a scuola e sto scrivendo la mia vita per farla leggere a tante persone, per far capire come sono e anche per conoscermi un po’ meglio, questo momento rappresenta una

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grande emozione dentro di me perché sto raccontando la mia vita che da parte mia è molto speciale. Pensando un po’ al futuro spero di conoscere nuove cose e capire cose che un’adolescente non conosce ancora, le mie speranze sono di avere un buon lavoro e certo di prendere il diploma delle superiori; con me non c’è nessuno soltanto io che parlo di me stessa. Le giornate future saranno molto stancanti ma anche divertenti, molto lunghe e meravigliose, spero anche in una laurea, ma sono preparata anche alle delusioni, sono sicura che il mio modo di vita cambierà, ma io sono pronta ad affrontare ogni ostacolo. Alla fine della mia commedia, tutti applaudono, io me ne vado e tutto finisce con gli applausi del pubblico. Il mio stato d’animo è molto felice ed entusiasta di aver colpito il pubblico con la mia vita speciale. J. Una vita tutta da vivere Era Natale e io con la mia mamma ero intorno all’albero di Natale e aspettavo i miei parenti. Da piccola mi piaceva molto portare i cappelli di mio padre, infatti avevo un cappello grigio grandissimo e un vestitino nero. Indossavo scarpe da ballerina ed ero buffissima. Arrivò finalmente il primo giorno di scuola elementare, io non conoscevo nessuno perché prima abitavo a ..., ero agitatissima e ricordo il mio banchino accanto a S. la bimba che conobbi subito. Eravamo accanto al muro e stavamo facendo un disegno. Sono a scuola con le mie quattro amiche del cuore; ridevamo, scherzavamo. Io, come sempre, sorridevo e un ragazzo più grande mi disse che gli piacevo, cosi, all’improvviso. Mi sentii un po’ in imbarazzo e diventai tutta rossa. Il cuore mi batteva a mille… Era il ragazzo che mi piaceva fin dal primo giorno di scuola media. Purtroppo in questa fascia di età morì mio nonno, ricordo ancora la scena. In casa c’era tanta gente, io detti un bacio alla bara e incominciai a piangere dicendo “ciao nonno”; mamma mi portò via dicendomi di stare tranquilla. Vedo una ragazza cresciuta con tutto quello che la vita può e ha potuto darle. Una bimba cresciuta con una famiglia sempre unita, con dei valori che porterà sempre avanti. Una ragazza che vuole vivere la vita e che affronta tutti i suoi problemi e che non si perde mai d’animo. Vedo la mia famiglia, mia sorella e una persona speciale accanto a me che spero di non perdere mai.. Loro per me rappresentano la gioia di vivere, essere sempre solare e allegra perché loro mi danno questo. Negli anni avvenire spero di essere come sono ora e di non cambiare mai; sì, crescere ma restare sempre quella che sono. Sul mio palcoscenico ci sono tutte le persone a cui io voglio bene, amici, parenti ecc. vorrei che fosse una grande festa. Le mie giornate future saranno speciali come lo è la mia vita. Tutto deve avere il suo tempo e quando sarò grande abbastanza da poter gestire tutte le mie responsabilità vorrei essere mamma, lo so è presto per dirlo, ma quando sarà il momento lo desidererei tanto, potrei essere davvero completa. Accetterò la vita con tutte le sue difficoltà e le sue amarezze. Il sipario si chiude, le persone applaudono e salgono sul palco per festeggiare con noi. Io sono al settimo cielo… E cosi sarà UNA GRANDE FESTA.

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D. Cose comuni Il sipario si apre e il teatro è pieno di persone, la mia storia sta per iniziare. Nella prima scena si vede un bambino piccolo che vuole imparare ad andare in bicicletta senza le ruotine, quel bambino sono io da piccolo. Accanto a me c’è mio fratello più grande che cerca di aiutarmi. Dopo svariato tempo e svariate cadute il bimbo raggiunge il successo e si sente subito grande, e questo lo fa capire la musica che da leggera e lenta diventa imponente. Qui la scena cambia e il bimbo, già un po’ cresciuto e sempre sicuro di sé, con il suo bel fiocco celeste legato al collo, si avventura verso il suo primo giorno di scuola. Quando però mette piede in quella scuola tutte le cose diventano enormi e si sente smarrito. Non conosce nessuno e l’ambiente è nuovo, così, terrorizzato scappa e torna a casa. Arrivato lì, i genitori gli fanno capire che quello che aveva appena fatto era sbagliato e che la scuola gli serviva per crescere e diventare forte. Sicuro di sé torna a scuola pronto ad affrontare tutto. La scena cambia nuovamente, il ragazzo è cresciuto e il palco comincia a riempirsi di ragazzi e ragazze, e da qui cominciano una serie di nuove cose. Da qui cominciano i primi amori, le prime risse e le prime gare con i motorini. Tutto lo fa sentire forte e così continua a crescere. Adesso è la volta del tempo presente, e la scena cambia di continuo, luoghi, amici, cose e contemporaneamente a questo cambiano anche le musiche. E ora si prepara tutto per l’ultima scena, il mio futuro, in mezzo al palcoscenico c’è una pista di atletica, il mio sport, a correre ci sono atleti di livello mondiale e tra questi anche io, sulle gradinate ci sono i miei parenti, la mia ragazza e mia figlia. T. Conclusioni e possibili sviluppi La “Commedia della tua vita” è stata l’ultima attività che ho proposto ai ragazzi e che quindi posso qui riferire: tuttavia il percorso non è concluso e intendo continuarlo con un approfondimento di queste tematiche ed eventualmente, come ho accennato, con una attenzione particolare agli elementi problematici che sono emersi in alcuni casi, proprio grazie alle attività fin qui proposte. Quello che mi colpisce in questo percorso è la positività dell’atteggiamento dei ragazzi, la loro proiezione nel futuro in modo gioioso e pieno di speranza. In effetti, dunque, l’adolescenza può essere un momento molto importante per le decisioni di copione: essa rappresenta infatti un punto di frattura rispetto al passato, una frattura in cui possono inserirsi esperienze nuove che conducano a nuovi permessi e, in definitiva, ad una ridecisione. Ritengo che, per far crescere questa possibilità, ci sia bisogno soprattutto di offrire agli adolescenti relazioni positive e autentiche, secondo quello che ci suggerisce l’AT: il dialogo e la relazione appaiono come le uniche risorse di conoscenza dell’altro e di cambiamento con l’altro. Relazioni improntate ad una fiducia nelle potenzialità dell’altro, secondo il concetto di okness che si basa sulla convinzione che l’individuo può, in qualunque situazione egli si trova, compiere delle scelte che aprono nuove prospettive esistenziali. Questo è soprattutto vero per i più giovani.

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“Con ogni nuova generazione l’umanità ha da sempre nuove opportunità di autorealizzazione: ci vorrà del tempo ma l’occasione sicuramente arriverà…Il potenziale umano è infinito come infinita è la capacità dell’uomo ad adattarsi. Ogni generazione di genitori (o insegnanti/educatori) ha l’alternativa di opprimere i figli con maledizioni vecchie come il mondo, oppure di tutelare la loro spontaneità, di incoraggiarne la consapevolezza e rispondere ai loro intimi bisogni, perché possano sviluppare appieno tutto il loro potenziale…L’intimità, la consapevolezza e la spontaneità sono parte della natura umana e anche se soffocate riemergono sempre con ogni nuova generazione…” Steiner “Scripts people live” New York 1974. Le principali teorie sull’adolescenza Per concludere questo lavoro, mi sembra utile riportare, in estrema sintesi, le principali teorie sull’adolescenza per ampliare il raggio di visione su questo periodo della vita ( teoria psicoanalitica, la teoria sociologica e la teoria analitico transazionale). La teoria psicoanalitica Secondo la teoria psicoanalitica, le caratteristiche essenziali dell’adolescenza sono lo stabilizzarsi del primato della sessualità genitale e la scelta di nuovi oggetti nei quali viene investita la libido. Lo sviluppo della vita istintuale disturba l’equilibrio psichico acquisito alla fine dell’infanzia, causando un rivolgimento emotivo interno e, di conseguenza, accentuando fortemente il carattere vulnerabile della personalità: ciò dà luogo all’impiego di meccanismi di difesa psicologica, volti a far fronte agli istinti e all’ansia (Freud S., Freud A.). Blos, un autorevole esponente della corrente psicoanalitica, ha descritto l’adolescenza come il “secondo processo di formazione dell’individualità”, il primo dei quali giunge a compimento all’incirca alla fine del terzo anno di vita. A giudizio di quest’autore, i due periodi hanno un certo numero di elementi in comune: l’urgente bisogno di cambiamenti psicologici che contribuiscono alla maturazione dell’individuo; l’accentuazione del carattere vulnerabile della personalità. Tuttavia vi è una differenza fondamentale: il bambino, nel tentativo di staccarsi dalla persona amata, la interiorizza e può, in tal modo, diventare indipendente pur trattenendo dentro di sé una rappresentazione della figura di cui ha bisogno; l’adolescente , invece, deve rinunciare alla figura interiorizzata per operare il proprio distacco e rendere quindi possibile la ricerca d’amore nel mondo esterno. Un discorso a parte merita Erikson, secondo il quale la forza che spinge il processo di costruzione della personalità di ogni individuo è la ricerca dell’identità, che possiamo appunto considerare il nucleo centrale della teoria eriksoniana. Erikson riconosce vari stadi di sviluppo, ricollegandosi alla teoria degli stadi freudiani e ampliandola: ogni stadio è caratterizzato da un problema di crescita da risolvere e questo determina una crisi, che può risolversi in positivo o in negativo. Il problema dell’identità diventa saliente nella crisi adolescenziale, quando all’esito positivo dell’individuazione di un principio di identità si oppone una dispersione della medesima. L’adolescenza è lo stadio in cui ogni soggetto ha il compito di reintegrare le identificazioni infantili con una differenziazione rispetto alle figure genitoriali e familiari e l’apertura a contesti sociali più ampi.

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La teoria sociologica La teoria sociologica situa le cause della transizione adolescenziale in primo luogo nell’ambiente sociale dell’individuo e si volge all’esame della natura dei ruoli e ai loro conflitti, nonché alla pressione esercitata dalle aspettative sociali e all’influenza relativa di diversi fattori di socializzazione. Una delle posizioni più radicali è quella di Gerard Lutte, il quale sostiene che l’adolescenza è una condizione di emarginazione e di inferiorità, imposta ad una classe di età, nelle società che sono fondate sul profitto e il potere, e non sul valore e la dignità di ogni persona umana. Secondo Lutte, quindi, l’adolescenza è una “creazione sociale” che tende a perpetuare una condizione di subalternità in individui che sarebbero in realtà perfettamente in grado di entrare a pieno titolo nell’età adulta. L’adolescenza secondo l’AT Rispetto alle teorie che abbiamo visto, l’AT propone una riflessione sull’adolescenza in termini di ridecisione: si tratta di un’età dinamica in cui i giochi possono ancora cambiare e il segreto del cambiamento sta nella possibilità di costruire nuove relazioni significative che conducano ad una revisione del copione interiorizzato nell’infanzia. Il concetto di copione elaborato dai Gouldings si basa sulla convinzione che il copione sia il risultato di decisioni attive prese nell’infanzia, piuttosto che il risultato di ingiunzioni imposte sul bambino in fase di sviluppo. Secondo questa prospettiva, il copione non è più una corazza rigida che il soggetto è costretto a indossare, ma diventa un piano di vita che, pur essendo condizionato, è attivamente costruito dal soggetto. In questo senso nuove transazioni possono indirizzare il soggetto verso significativi cambiamenti: e ciò è vero, in particolare, per un’età della vita che presenta una frattura rispetto al passato ed una nuova energia. La specificità della teoria dell’AT mi sembra possa situarsi nei seguenti punti:

- l’importanza della relazione e delle transazioni; - la fiducia nelle capacità di ogni soggetto di trovare ciò che è più giusto per sé, ovvero - il concetto di okness; - l’importanza delle carezze come riconoscimenti positivi e ristrutturanti.

Su queste basi si può impostare un lavoro educativo attento a leggere nei comportamenti presenti il riflesso di messaggi e decisioni infantili e teso a realizzare interventi che forniscano alla persona nuovi permessi e aiutino a ridecidere il piano della propria vita.

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Bibliografia Peter Blos – L’adolescenza: un’interpretazione psicoanalitica – Franco Angeli John C. Coleman – La natura dell’adolescenza - Il Mulino Erik H. Erikson – Infanzia e società – Armando Erik H. Erikson – Gioventù e crisi d’identità – Armando Anna Freud – L’io e i meccanismi di difesa – Martinelli Sigmund Freud – Tre saggi sulla sessualità – Boringhieri Goulding R., Goulding M. - Il cambiamento di vita nella terapia della ridecisione - Astrolabio Muriel James – Dorothy Jongeward – Nati per vincere – Edizioni San Paolo Gérard Lutte – Psicologia degli adolescenti e dei giovani – Il Mulino Gérard Lutte – Quando gli adolescenti sono adulti… - Edizioni Kappa Maria Teresa Romanini – Il copione e la vita – in Copione, e poi? Quaderni di Psicologia, Analisi Transazionale e Scienze umane, n. 22/1997 – Edizioni La Vita Felice C. Steiner – Scripts people live – Grove Press Ian Stewart - Vann Joines – L’Analisi Transazionale – Garzanti